10 marzo 2013

Un caso emblematico di falso abuso.

Due suore innocenti travolte da un'accusa infamante e riabilitate in pieno, per due volte, dalla corte di appello di Brescia.


Milano, 27 maggio 2009

Oggi la Corte d’Appello di Brescia, presieduta dal dottor Mario Sannite, ha assolto due suore
Orsoline accusate di abusi sessuali in un asilo del bergamasco.
La difesa - rappresentata dall’avv. Prof. Guglielmo Gulotta e dall’avv. Mauro Angarano - ha sostenuto che tutto nasceva da come alcune madri preoccupate avevano interrogato i loro bambini, ottenendo risposte equivoche, e da come alcuni genitori dell’asilo si erano reciprocamente suggestionati fino a credere ciò che temevano essere accaduto.
Le suore erano state condannate in primo grado dal Tribunale di Bergamo, assolte dalla Corte d’Appello di Brescia, ma la sentenza era stata annullata con rinvio a questa sezione della Corte d’Appello che oggi ha deciso sul caso.

Di seguito la notizia della prima assoluzione con formula piena per due suore ingiustamente condannate in primo grado (luglio 2004) e l'autorevole commento dell' avvocato e psicologo Luisella de Cataldo Neuburger, Presidente dell'Associazione Italiana di Psicologia Giuridica (AIPG) a proposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione.


LA NOTIZIA - 2 luglio 2004

Assolte in appello con formula piena due suore
condannate in primo grado per pedofilia

Sono state assolte, in secondo grado con formula piena, due suore che nel febbraio dell'anno scorso vennero condannate dal Tribunale di Bergamo a nove anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale. Lo ha deciso questo pomeriggio la prima sezione penale della Corte d'Appello di Brescia che ha assolto le due religiose «perché il fatto non sussiste».
Le due suore, allora di 61 e 74 anni, erano state accusate di aver commesso, tra il 1999 e il 2000, abusi sessuali nei confronti di otto bambini che frequentavano la scuola materna di un paese della bergamasca. Soddisfazione è stata espressa dal prof. Guglielmo Gulotta, uno dei difensori, che oggi in aula ha sostenuto «che le accuse sono state frutto di una diceria di paese priva di fondamento».

Le due suore hanno sempre respinto le accuse sostenendo che le dichiarazioni dei bambini erano frutto di fantasia. Le indagini presero avvio dopo l'allarme lanciato nell' autunno del '99 dai genitori di due allievi di una scuola materna della Valle Seriana: erano preoccupati per il comportamento dei loro figli. I piccoli rivelarono di essere stati sottoposti ad atti sessuali da parte delle due suore, entrambe insegnanti. Dalle indagini vennero alla luce altri episodi, ai danni di altri sei bimbi. In primo grado le religiose avevano rifiutato il giudizio con riti alternativi per poter meglio dimostrare la loro innocenza.

E così la pesante condanna in primo grado questo pomeriggio, in appello, è stata ribaltata. In aula, il professor Gulotta, che difende le due religiose insieme agli avvocati Luca Cordovana e Mauro Angarano, ha sostenuto che «le voci di paese, prive di ogni fondamento, avevano impaurito le madri dei bambini a tal punto da indurle a interrogare i piccoli con modalità suggestive. Si sarebbe creato - ha aggiunto il difensore che è anche docente di psicologia giuridica all' Università di Torino - un vero e proprio contagio psicologico con un passaparola di confidenze che ha coinvolto dapprima le madri e poi i bambini interrogati».

Il legale ha sottolineato che le madri avevano interrogato i loro figli «in un modo così suggestivo da arrivare addirittura al punto di far dire loro che all'asilo c'era anche un uomo che partecipava agli abusi quando, in realtà, come hanno dimostrato le indagini, nessun uomo è mai entrato lì dentro». La difesa, davanti alla Corte d'Appello di Brescia, ha inoltre esibito e commentato alcune videocassette girate dai carabinieri nel corso dell'inchiesta e un video girato da una delle due suore accusate. «Le immagini - ha reso noto il legale delle due religiose - riprendevano alcuni momenti di vita all'interno dell'asilo, che smentivano le accuse mostrando i bambini sorridenti ed evidenziando che i rapporti con le suore fossero più che corretti". "Questa sentenza - ha concluso Gulotta - riveste particolare importanza anche perché nel bresciano in questo periodo l'opinione pubblica è divisa da processi che riguardano situazioni analoghe».

http://www.falsiabusi.it/casi/casi_%20falsi_%20abusi/bg.html

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/02_suore/