11 marzo 2013

Pedofilia, falsa indagine su un prete


Livorno - Si sono presentati in due in chiesa e hanno chiesto di parlare con il parroco: identificandosi come carabinieri in borghese, hanno ripetuto di essere lì per indagare su un presunto caso di pedofilia che lo riguardava. ma era tutta una balla. l'episodio, accaduto qualche settimana fa, è venuto alla luce solo ieri, a margine della messa celebrata nella chiesa di piazza del Luogo Pio in onore di San Ferdinando.

Il vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, lo ha rivelato dopo che, negli ultimi giorni, è stato impegnato a Roma per l'assemblea generale dei vescovi italiani. Assemblea aperta dal cardinale Angelo Bagnasco proprio affrontando il tema delle «linee guida» contro la pedofilia che Benedetto XVI, attraverso la Congregazione per la dottrina della fede, ha chiesto a ogni conferenza episcopale di definire «entro maggio 2012».

Monsignor Giusti sottolinea che in Italia, a differenza di altri paesi, soprattutto Stati Uniti e nord Europa, «esistevano già linee guida contro la pedofilia, che ora saranno arricchite e rafforzate». Linee che «seppur in modo riservato, hanno dettato fino a oggi il comportamento dei vescovi».

Il prelato, che in passato è stato vice rettore del seminario di Pisa, racconta che i candidati dovevano passare spesso dallo psicologo e fare test attitudinali: «Il vivere insieme può fare nascere tendenze problematiche, per questo occorrono regole ben precise e una selezione attenta. In passato ho espresso parecchie perplessità per come venivano organizzati i seminari, soprattutto nel Nord Europa». Monsignor Giusti cita il caso di don Riccardo Seppia, il sacerdote genovese condannato e arrestato per abusi sessuali, sostenendo che sia «isolato», ma anche «gravissimo, perché ne basta uno di casi come questo per fare danni infiniti».

«Però attenzione - interviene il vescovo - a non creare un clima da caccia alle streghe». Ed ecco l'episodio livornese, con i due sconosciuti che sono entrati in chiesa fingendo di essere nel bel mezzo di un'indagine sulla pedofilia. «Quando il nostro parroco ha ricevuto la visita dei due signori mi ha avvisato immediatamente e io ho contattato personalmente il comando dei carabinieri per chiedere se davvero fosse in corso un procedimento contro il rappresentante del nostro clero. Mi è stato risposto che i due non erano carabinieri in borghese e che non esisteva niente del genere».

Monsignor Giusti spiega che non è la prima volta che come arma di ricatto o estorsione contro gli uomini di Chiesa viene usata proprio la tremenda e infamante (soprattutto per la Chiesa) accusa della pedofilia. «Di segnalazioni - confessa - ne arrivano sempre molte, dappertutto, ma alla fine si rivelano bolle di sapone, sparate nel mucchio che rischiano di degenerare in una caccia alla streghe».

«In una diocesi come la nostra, dove il clero è limitato a un centinaio di unità, se ci fossero problemi il vescovo se ne accorgerebbe subito: stando vicino ai parroci, parlando con i parrocchiani. Più che sportelli servono accorgimenti, vicinanza. Se vogliamo dirla tutta - chiude - qui di casi particolari, in passato, ce ne sono stati. Ma niente a che fare con la pedofilia: qualche parroco ha scelto di seguire la sua signora...».

http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2011/05/30/news/pedofilia-falsa-indagine-su-un-prete-1.2510775