30 aprile 2012

Per chi ancora non se ne è accorto:




"Gesù ti ama"

è una pagina pentecostale che si guarda bene dal dichiararlo apertamente.
per loro la nostra pasqua è una festa pagana, e infatti i pentecostali non festeggiano la pasqua:

"Se la Pasqua di Risurrezione non è stata istituita da Gesù o dai Suoi apostoli, chi ha inventato questa festività?
In altre parole, se Gesù fosse tra noi oggi, considererebbe la Pasqua un giorno di festa? La Sua risurrezione avvenne forse nel giorno stesso della Sua Pasqua o in un altro giorno? Gesù ci inviterebbe a celebrare le attuali usanze pasquali? "
..........
"La vera origine della “Domenica di Risurrezione”
Non è difficile risalire alle origini della Domenica di Risurrezione e a ciò che rappresenta realmente. Molte opere autorevoli indicano che trattasi di una festività religiosa pre-cristiana, creata e diffusa dal paganesimo molto prima dell’epoca di Cristo e portata avanti fino all’età moderna attraverso gli imperi babilonese, persiano, greco e romano.Alcuni popoli, ad esempio, chiamano questa festività Easter, un nome che non ha origini cristiane, ma deriva da Astarte, una dea pagana rinomata come “regina del cielo”."

https://www.facebook.com/note.php?note_id=180905985290249





29 aprile 2012

Pietro a Roma. Bibbia evangelica edizione A.D.I, Nuova Riveduta 2006

Nella presentazione della prima lettera di Pietro si può leggere (evidenziato in verde):

"Scritta dall'apostolo Pietro, uno dei dodici discepoli di Gesù Cristo, la prima lettera
di Pietro si rivolge ai cristiani dell'Asia Minore, per consigliarli e incoraggiarli a rimanere saldi di fronte all'opposizione. Secondo la tradizione, Pietro morì martire a Roma nel 64-65 o nel 66-67 d.C.

CI INFORMANO LE ADI:

"La Scrittura non dice nemmeno esplicitamente che Pietro sia mai stato a Roma."

http://www.cristianievangeliciadi.it/domande-dai-cristiani-e-non-cristiani/24-domande-sul-cattolicesimo/688-san-pietro-fu-il-primo-papa.html

E' in una nota introduttiva della loro stessa versione della Bibbia che ci fa sapere che secondo tradizione Pietro morì martire a Roma....







La conversione nella Chiesa di Cristo di Marcus Grodi, ex pastore protestante

Io ero un pastore protestante, laureato in teologia e Bibbia, ma mi ritrovavo dentro un grande marasma di confusioni teologiche. Avevo molte difficoltà nell’interpretare correttamente certe cerimonie liturgiche che potevano dividere la Comunità. La preparazione che avevo ricevuto in seminario non era adeguata a risolvere questi problemi... Io mi domandavo: Qual’è la volontà di Dio riguardo alla mia vita ed alla mia comunità? Come posso conoscere qual’è la verità? Nel protestantesimo ogni comunità si basa sulla Bibbia e dà le proprie interpretazioni...

Ogni domenica io interpretavo la Bibbia ai miei fedeli sapendo che nel raggio di 15 miglia dalla mia chiesa, vi erano decine di pastori protestanti che la interpretavano in modo diverso da me. Poteva essere che qualcuno di questi pastori fosse nella verità ed io nell’errore? A volte, durante le riunioni dei pastori, quando si presentavano differenti interpretazioni, si decideva per votazione. Incredibile!

In quel periodo, mia moglie Marylin, che era stata la direttrice del centro pro-vita, mi domandava come potessimo appartenere ad una congregazione presbiteriana che permetteva l’aborto dei bambini. Quando lei scoprì che parte delle offerte alla nostra Comunità andavano all’Assemblea generale presbiteriana e servivano per sostenere gli aborti, la situazione si fece insostenibile.

Un giorno seppi che Scott Hahn, da me molto ben conosciuto, si era convertito al cattolicesimo e stava per tenere una conferenza in una chiesa cattolica. Decisi di assistervi in incognito... Egli parlò, basandosi sulla Bibbia, per dimostrare tutte le dottrine cattoliche, soprattutto la messa e l’Eucaristia... Dopo la conferenza andai a salutarlo, e mi parlò brevemente delle sue lotte e della sua conversione. Mi suggerì di comprare le cassette e gli opuscoli che narravano la sua conversione, che si trovavano all’entrata. Dopo averli letti, cominciai a leggere altri libri cattolici, specialmente riguardanti i Santi Padri, i cui scritti mi aiutarono a comprendere la verità della Chiesa cattolica prima della Riforma protestante...

Lessi anche i libri di Calvino, Lutero e di altri riformatori per conoscere le loro argomentazioni contro la Chiesa e mi resi conto che le loro motivazioni contro il primato papale non erano bibliche. Dovetti riconoscere che la posizione cattolica era biblica. Il colpo di grazia venne quando lessi il “Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana” del cardinal John Newman. I miei dubbi svanirono... I miei studi sulla fede cattolica durarono più o meno un anno e mezzo. Mia moglie Marilyn ed io studiavamo insieme e condividevamo i nostri dubbi e le nostre speranze. Andavamo a messa tutte le settimane e a poco a poco iniziammo a sentirci bene facendo tutto ciò che fanno i cattolici a messa, eccetto la comunione.

Ma lungo il nostro cammino, incontrammo qualche sacerdote che non considerava necessaria la nostra conversione al cattolicesimo. Incontrammo anche cattolici che conoscevano poco la loro fede, e la cui vita era contro gli insegnamenti morali della Chiesa. Quando io e mia moglie assistevamo alla messa nessuno ci dava il benvenuto o ci salutava. Ma nonostante questo noi continuavamo a studiare, a pregare e a chiedere aiuto a Dio. Dopo aver ascoltato dozzine di cassette e aver letto dozzine di libri, capimmo che non potevamo continuare ad essere protestanti. Avevamo scoperto la veridicità del cattolicesimo e iniziammo a lottare contro i nostri pregiudizi verso la Chiesa.

Un nuovo problema ci si presentò, dato che Marilyn era divorziata e non potevamo sposarci fino a che lei non avesse ottenuto l’annullamento del suo matrimonio, poiché aveva ragioni enormi per compiere questo passo.

Lei cominciò questo tortuoso cammino e noi continuammo ad assistere alla messa, sperando che un giorno o l’altro avremmo potuto prendere la comunione e entrare in piena intimità con la Chiesa. Dopo nove mesi di attesa, si risolse il problema, ci sposammo nella Chiesa cattolica e fummo in essa accolti.

Io mi sentivo finalmente come se fossi “ritornato a casa”. Piansi lacrime di gioia e gratitudine in quella messa nella quale potei ricevere Gesù nella comunione. E ora mi rallegro come cattolico, non solo di conoscere la verità, bensì si ricevere Gesù nell’Eucaristia.

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Attualmente Marcus Grodi dirige negli USA la “Catena internazionale di ritorno a casa” (Coming Home Network Inter- national), una istituzione che aiuta pastori e fedeli protestanti a tornare a casa nella Chiesa cattolica. Ha diretto programmi nella televisione cattolica EWTN, dialogando con convertiti per diffondere la fede cattolica. Ha pubblicato le sue testimonianze nel libro Journeys Home. tratto da "RITORNO A CASA - Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica" di Padre Ángel Peña

https://www.facebook.com/pages/Marcus-Grodi/77435160749

27 aprile 2012

Lo sapete che ci sono anche pentecostali che non accettano la Trinità?:

Chiesa Unita Pentecostale Internazionale:

"Quando le Assemblee di Dio adottarono la dottrina della Trinità alla sua quarta Conferenza Generale nell'Ottobre del 1916,
i Pentecostali Unitari furono costretti ad abbandonare quell'organizzazione."
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"Per quanto riguarda la posizione dottrinale, la UPCI abbraccia la maggior parte delle credenze del Movimento di Santità-Pentecostale, AD ECCEZZIONE della dottrina conosciuta come la seconda opera della grazia, DELLA DOTTRINA SULLA TRINITA', E DELLA FORMULA TRINITARIA USATA PER IL BATTESIMO D'ACQUA."

http://www.upci.it/Chisiamo/tabid/54/Default.aspx

eppure è scritto:

"Andate adunque, ed ammaestrate tutti i popoli; battezzandoli nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo" (Matteo 28:19 Diodati)

"Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo" (Matteo 28:19 Riveduta)

Evidentemente il "sola scriptura" non sempre è in funzione....

"Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie" (2Timoteo 4,3)


26 aprile 2012

Un bellissimo video che presenta il volto più bello della Chiesa Cattolica.


Gesù è stato il il "Primogenito", il primo di altri figli? - Perché Gesù affidò sua Madre a Giovanni?

Il termine "Primogenito"

Ci sono parecchie cose da dire riguardo al termine "primogenito" e partono dalle stesse considerazioni già fatte per il termini eòs (finchè) e adelfos (fratello). Il linguaggio biblico non è né semplice né di immediata comprensione. A maggior ragione lo è per chi pretende di capire tutto da una traduzione che, di per sé, è già un’interpretazione.

Soprattutto in campo evangelico c’è un rifiuto della Tradizione che non è, come spesso alcuni vogliono far credere, il devozionalismo e/o la ritualità. La Tradizione è ben altro. La Tradizione (dal latino traditio che significa consegna, affidamento e quindi insegnamento) è il tesoro di conoscenze, di studi e di meditazioni dei cristiani che ci hanno preceduti. Rifiutarla a priori significa comportarsi come uno scalatore che, per arrivare in vetta ad una montagna, invece di appoggiarsi ai campi base già esistenti pretende di fare tutto da solo. Il risultato? Sicuramente si fermerà all’altezza del primo campo base e non arriverà mai in cima.

Sostengono gli evangelici: "Se l’evangelista Luca, che è sempre stato tra i più precisi e meticolosi, ci fa sapere che Gesù è stato il primo figlio (e non l’unico, come avrebbe potuto certamente scrivere), allora vuol dire che questo era proprio quello che la Bibbia voleva trasmetterci."

Qui risondiamo che l’evangelista Luca era "tra i più precisi e meticolosi". E tuttavia la sua precisione e la sua meticolosità non lo hanno preservato da errori ed imprecisioni. Il grande esegeta neo testamentario (ebreo) Pinchas Lapide commentando Mt 6,22 e Lc 11,34 (quindi nel suo giudizio è compreso anche l’evangelista Luca) afferma: "Quel che qui i due evangelisti evidentemente non hanno inteso bene…" Quindi a volte anche la meticolosità e la precisione possono non bastare. Ecco perché San Girolamo volle recarsi a Gerusalemme e studiare l’ebraico. Sicuramente non lo fece solo per cultura personale ma anche per cercare di dare ai posteri una traduzione il più possibile (nei limiti concessi dalla sua umanità, cultura e conoscenza dell’epoca) fedele a quello che la Bibbia voleva trasmettere.

Del resto lo stesso Lutero, già 500 anni fa, scriveva nei suoi "Discorsi conviviali": La lingua ebraica è semplice e di poche parole ma dentro c’è molto di nascosto"

Sempre gli evangelici: "Notiamo una cosa molto importante.
Quando ci si riferisce a Gesù come "Figlio di Dio", la Bibbia usa il termine unigenito.
Quando invece ci si riferisce come Figlio di Maria, la Bibbia usa il termine primogenito."
______

In realtà nel NT è solo Giovanni che usa il termine unigenito riferito a Gesù. Ma lo stesso Giovanni è poco interessato a suo albero genealogico in quanto solo due volte ne cita la paternità (facendolo chiamare "figlio di Giuseppe" mentre noi sappiamo che le cose non stanno così, ma non dice nulla di fratelli e sorelle.

La frase: Quando ci si riferisce a Gesù come "Figlio di Dio", la Bibbia usa il termine unigenito.

Quando invece ci si riferisce come Figlio di Maria, la Bibbia usa il termine primogenito. Non è neppure biblicamente fondata poiché nei seguenti versetti:

- Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. (Rm 8, 29-30)

-Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,

per ottenere il primato su tutte le cose. (Col 1,18)
E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice:
Lo adorino tutti gli angeli di Dio. (Eb 1,6)

- Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. (Ap 1, 4-5) si usa il termine "primogenito" riferito evidentemente a Gesù inteso come Figlio di Dio.

Vediamo il vero significato della parola primogenito.

La parola prototokos (πρωτοτοκος) indica nel Nuovo Testamento sia il primo nato di donna (Matteo 1,25; Luca 2,7; Ebrei 11,28) sia il primo per ordine, rango e dignità senza stretto riferimento alla nascita e all'ordine della generazione (Romani 8,29; Colossesi 1,15-18; Ebrei 1,6; Apocalisse 1,5). Anche la parola monogenes (μονογενής) è usata nelle scritture greche-cristiane sia nel senso di figlio unico (Luca 7,12; Luca 8,42; Luca 9,38) sia nel senso di prediletto o molto amato (Giovanni 1,14; Giovanni 1,18; Giovanni 3,18; Ebrei 11,7; 1 Giovanni 4,9).

Nella Bibbia dei Settanta in Esodo 11,5 "Primogenito di Faraone" è il primo figlio del re egiziano, mentre nel Salmo 89,27-28 prototokos è usato nel senso di "capo", "leader", "primo", "re messia". Di Davide viene infatti detto: "Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. Io lo costituirò mio primogenito (πρωτοτοκος), il più alto tra i re della terra."

Il fatto che il primogenito sia solo il primo di una serie di almeno due figli è un ragionamento valido ai giorni nostri, ma non lo era ai tempi di Gesù. Nell’ambiente ebraico il termine "primogenito" aveva un valore legale e tecnico in quanto era il rappresentante della famiglia. Era "colui che apre il grembo materno" (quindi in quest’appellativo era compreso anche il figlio unico) e, secondo quanto dice Dt 21,17, era la "primizia del vigore paterno". Anche in questo caso poteva essere un figlio unico. Che la primogenitura non fosse semplicemente un ordine di nascita è inoltre testimoniato dall’episodio di Esaù che vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie.

Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un pò di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" - Per questo fu chiamato Edom - . Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura". Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura? ". Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. (Gn 25,29-34)

Dai passi evidenziati in neretto si capisce perfettamente come per gli ebrei la primogenitura avesse un valore diverso dal semplice ordine cronologico di nascita!

Sempre Gesù viene definito "il primogenito della creazione" (Col 1,15). E’ ovvio che con questo titolo si vuole esaltare la Sua regalità mentre per i protestanti dovrebbe significare che, dopo di Lui, altri vennero generati.

Che il termine "primogenito" potesse anche essere dato all’unico figlio nato, ci viene anche confermato dall’archeologia. Nel 1922 in Egitto è stata scoperta una necropoli giudaica di Tell el Yehudieh. In questa necropoli è stata trovata una tomba che reca questa iscrizione: "Ma la sorte, nei dolori del parto del mio figlio primogenito, mi condusse al termine della vita." Quindi in quella tomba era stata sepolta una donna morta mettendo alla luce il suo (ovviamente) unico figlio che però viene definito "primogenito" E’ ragionevole pensare che successivamente quella donna non abbia avuto altri figli. La data dell’ iscrizione corrisponde al 28 gennaio del 5 a.C. quindi quella donna era contemporanea di Gesù. Questo ci dimostra che il valore del termine "primogenito" che il marito di quella donna sfortunata aveva attribuito al suo unico figlio e ugualmente applicato da San Luca nei confronti di Gesù, era quello usuale presso gli Ebrei dell’epoca.

Per possiamo dire che se Maria "semplicemente" partorì il suo primo figlio questo non vuol dire che "semplicemente per forza DOPO" avrebbe dovuto partorire una squadra di calcio. Come specificavo al messaggio precedente il "finchè" o anche l'uso del "primogenito" in questo caso non vogliono far dire agli scrittori del Vangelo il loro "dopo", qui nei Vangeli TUTTO IL CONCETTO DI PRIMOGENITURITA' ED UNICITA', vogliono semplicemente incentrare l'attenzione sul Cristo Gesù UNICO FIGLIO DI DIO IERI, OGGI E SEMPRE: Cristo ieri, oggi e sempre. I racconti anche sulle persone non sono un censimento sulla situazione familiare dei protagonisti di questa storia. Nei versetti di Col 1,15, si capisce che quella parola PRIMOGENITO viene usata in quel contesto per rivestire Gesù di regalità, importanza, predominanza. Mentre coloro che non credono usano questo termine non come la usò san Paolo, ma per voler dimostrare che "dopo" allora, Maria ebbe altri figli quando abbiamo visto che almeno fino a 12 anni Gesù era da solo con i suoi genitori al Tempio.

Cosa ci vuole trasmettere veramente san Luca insieme a tutto il contesto BIBLICO?

Vediamo che presso gli ebrei il primogenito ereditava dei diritti che gli altri fratelli non avevano, quindi abbiamo visto come con queste parole Paolo vuole indicare la regalità di Gesù, la potenza di Gesù, il primato di Gesù su tutte le cose create, infatti qualche versetto più avanti dice chiaramente che tutte le cose sono state create per mezzo di Lui, “Egli è principio”, e il Verbo è principio come il Padre. Ora se rileggiamo attentamente l'evangelista Luca all'inizio nell'Annunciazione cosa dice? Ci dice che: " IL SIGNORE GLI DARA' IL TRONO DI DAVIDE, SUO PADRE, E REGNERA' SULLA CASA DI GIACOBBE IN ETERNO E IL SUO REGNO NON AVRA' MAI FINE!" (Lc.1,32)
In questo senso, l'utilizzo del termine PRIMOGENITO NON RIGUARDA CERTO IL FUTURO DI MARIA, MA LA SUPREMAZIA DI GESU', l'Unigenito di Dio è il Primogenito di Maria, cioè della VERGINE che non ha avuto figli prima non perchè fosse sterile, ma perchè era VERGINE DI MENTE, DI CORPO E DI SPIRITO. "L'umile ancella sulla quale si posò lo sguardo di Dio".

Come vediamo san Luca voleva dirci ben altro e non certo parlarci di eventuali figli di Maria al futuro, se Luca avesse avuto questo interesse quando poi racconterà il Ritrovamento al Tempio, avrebbe di certo fatto sapere all'auditore che Maria aveva avuto così altri figli, 12 anni non sono pochi dalla primogenitura ^__^, perciò decade la motivazione quando si dice che l'evangelista voleva farci capire che "dopo" il primogenito, ci sarebbero stati "altri figli".

Scriveva Origene:

“Occorre quindi avere l'ardire di affermare da una parte che i vangeli sono le primizie dell'intera Scrittura e dall'altra parte che primizia dei Vangeli è quello di Giovanni, il cui senso profondo non può essere colto se non da colui che ha "appoggiato il capo sul petto di Gesù e che ha ricevuto Maria come sua propria Madre". Ma ora fai attenzione a quel che ti dico: colui che sarà un altro Giovanni deve diventare tale da essere indicato da Gesù, per così dire, come un altro Giovanni, vale a dire come un altro Gesù. Se infatti non esiste alcun figlio di Maria all'infuori di Gesù, secondo il parere di coloro che pensano rettamente di lei, e ciò nonostante Gesù disse a sua madre: "Ecco il tuo figlio";( Gv.19,26), e non già; "Ecco anche questo ti è figlio";, ciò significa: Questi (Giovanni) è Gesù che hai partorito. Perché chiunque infatti è perfetto, non è più lui a vivere, ma in lui vive il Cristo (cf.Gal.2,20); perciò fate attenzione fratelli miei, che quando si parla di lui a Maria, si dice: "Ecco il tuo figlio", cioè, ecco colui che è diventato un bravo cristiano è Gesù Cristo, quindi; "Ecco tua Madre", cioè, come è veramente Madre dell'unico Gesù Cristo, ora ti è Madre a te nella salvazione! " (Origene, "Commento a Giovanni" -la catechesi- 1,4,PG 11,1048 - "Maria nel pensiero dei Padri della Chiesa" di L. Gambero, Ed.Paoline pp.80-81)

PERCHE' GESU' AFFIDO' SUA MADRE A GIOVANNI E NON AI FRATELLI NATURALI?
1. " Ecco tua madre ". E da quel momento il discepolo la prese in casa sua" (Giovanni 19,, 27).

Questo discepolo non era un figlio di Maria. Quasi certamente era Giovanni, l'evangelista, così come ci è tramandato.

L'evangelico: "Dando per scontato che "il discepolo che Gesù amava" fosse Giovanni e non qualcun altro.... chiediamoci, perchè mai Gesù affidò Maria a Giovanni, e non agli altri figli, come sarebbe stato più naturale?"

Sarebbe molto interessante fare un’esegesi biblica che ci metta sulle tracce di questo discepolo sconosciuto eppure così importante. I Padri della Chiesa hanno scritto bellissime riflessioni su questo personaggio che è al tempo stesso una figura sia reale che simbolica.

Ma se proprio vogliamo restare alla SCRITTURALITA' DEL TESTO, cioè alla Sola Scriptura, una risposta ce l'abbiamo:
Giovanni 20:2: Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava
Giovanni 21:7: Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro


Certo, il nome di Giovanni non si fa, tuttavia si capisce che l'evangelista è colui che è stato presente alla scena tanto da descriverla bene, al verso 20 si legge che "Pietro voltatosi, vide che li seguiva il discepolo che Gesù amava", al verso 24, l'evangelista Giovanni scrive: "QUESTO E' IL DISCEPOLO CHE RENDE TESTIMONIANZA DI QUESTE COSE", sembra che parli quasi in terza persona, tipico di chi è molto umile e di chi vuol rimanere in un umile anonimato.

E’ comunque veramente molto riduttivo affrontare questo testo avendo in mente il tema "verginità sì contro verginità no" e la prima tentazione sarebbe quella di non rispondere neppure. Tuttavia una risposta, anche se breve, diventa doverosa.

E allora chiediamoci, perchè mai Gesù affidò Maria a Giovanni, e non agli altri figli, come sarebbe stato più naturale?

La risposta degli evangelici potrebbe essere più o meno questa: "Affidando la madre a Giovanni, il Signore Gesù ha voluto risparmiarle il dover dipendere da quei fratelli che "non credevano in lui" o che erano forse gelosi e avrebbero potuto rinfacciare alla madre l'apparente fallimento del ministero di Gesù."

Questa è la sola spiegazione tante volte danno gli evangelici e anche i tdG. Molto povera, per la verità, soprattutto perchè esce fuori dal concetto di Sola Scriptura e avanza per ipotesi interpretando dunque la Bibbia

Cosa ci può dire in merito la lettura delle Scritture? Dai Vangeli appare che quando Gesù ha iniziato la sua vita pubblica, coloro che lo seguivano (eccetto sua madre) non riuscivano a comprenderlo. Ma questo solo all’inizio perché man mano che lo seguivano nella sua opera di predicazione, cambiarono idea e divennero suoi discepoli.

Infatti, li troviamo concordi con gli Apostoli ed assidui nella preghiera in attesa dello Spirito Santo (cf. Atti 1, 14). Giacomo fu messo alla guida della comunità cristiana di Gerusalemme (cf. Galati 2, 9; Atti 15, 13,) e gli altri parenti si dedicarono alla predicazione del Vangelo anche fuori della Palestina (cf. 1 Corinzi 9, 5).

Restando alla letteralità del testo (una cosa assolutamente squallida, vista la solennità di quei versetti), il gesto di Gesù morente è comprensibile solo se si ammette che Gesù era figlio unico. Se Maria avesse avuto altri fìgli quattro maschi e un imprecisato numero di fìglie - quel gesto di Gesù sarebbe stato offensivo o almeno poco riguardoso ed anche illegale. I supposti figli di Maria, le fìglie, i generi, le nuore, oltre a sentirsi offesi, avrebbero contestato a Giovanni il diritto di avere con sé la loro madre, specialmente se avevano in sè il dubbio su chi fosse il Cristo. Avrebbero giudicato irresponsabile il gesto di un morente.

Nulla di tutto questo nei vangeli. Se dovessimo attenerci come gli evangelici dicono di fare, alla Sola Scriptura, Giovanni prese Maria con sé in casa sua, pacificamente, senza contestazione alcuna e l'unica ragione plausibile era perchè, rimasta probabilmente vedova visto che di Giuseppe non se ne parla più, era la cosa più logica da farsi. Gesù, perché figlio unico, poteva e doveva provvedere a sua madre un rifugio conveniente dopo la sua morte. Non avendo fratelli scelse quello di un discepolo.

Possiamo dire che anche questo testo,..... può solo dimostrare che effettivamente Gesù non aveva fratelli, se si vuole per forza trarre da esso una risposta al quesito "verginità sì contro verginità no" citato all’inizio.

Ma chiudo con un altro aspetto: cosa credeva di questo fatto TUTTA LA CHIESA dopo il primo secolo? Perchè queste domande non nascono oggi, S.Agostino riprende un pò di citazioni dei Padri passati e nell'Omelia 119 scrive:
"Questa è l'ora della quale Gesú, nel momento di mutare l'acqua in vino, aveva parlato alla madre, dicendo: Che c'è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora venuta (Gv 2, 4). Egli aveva annunciato quest'ora, che non era ancora giunta, e nella quale, morendo, avrebbe riconosciuto colei dalla quale aveva ricevuto questa vita mortale. Allora, quando stava per compiere un'opera divina, sembrava allontanare da sé, come una sconosciuta, la madre, non della divinità ma della sua debolezza umana; al contrario, ora che stava sopportando sofferenze proprie della condizione umana, raccomandava con affetto umano colei dalla quale si era fatto uomo. Allora colui che aveva creato Maria, si manifestava nella sua potenza; ora colui che Maria aveva partorito, pendeva dalla croce.


2. C'è qui un insegnamento morale. Egli stesso fa ciò che ordina di fare, e, come maestro buono, col suo esempio insegna ai suoi che ogni buon figlio deve aver cura dei suoi genitori. Il legno della croce al quale erano state confitte le membra del morente, diventò la cattedra del maestro che insegna. E' da questa sana dottrina che l'Apostolo apprese ciò che insegnava, dicendo: Se qualcuno non ha cura dei suoi, soprattutto di quelli di casa, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele (1Tim 5, 8). Chi è più di casa dei genitori per i figli, o dei figli per i genitori? Il maestro dei santi offrì personalmente l'esempio di questo salutare precetto, quando, non come Dio ad una serva da lui creata e governata, ma come uomo alla madre che lo aveva messo al mondo e che egli lasciava, provvide lasciando il discepolo quasi come un altro figlio che prendesse il suo posto. Perché lo abbia fatto viene spiegato da ciò che segue. Infatti l'evangelista dice: e da quel momento il discepolo la prese in casa sua. E' di sé che egli parla. Egli è solito designare se stesso come il discepolo che Gesú amava. E' certo che Gesú voleva bene a tutti i suoi discepoli, ma per Giovanni nutriva un affetto tutto particolare, tanto da permettergli di poggiare la testa sul suo petto durante la cena (cf. Gv 13, 23), allo scopo, credo, di raccomandare a noi più efficacemente la divina elevazione di questo Vangelo che egli avrebbe dovuto proclamare.
[Si prese cura di Maria.]

3. Ma in che senso Giovanni prese con sé la madre del Signore? Non era egli forse uno di coloro che avevano detto al Signore: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito (Mt 19, 27)? Ma ad essi il Signore aveva anche risposto che qualunque cosa avessero lasciato per seguirlo, avrebbero ricevuto, in questo stesso mondo, cento volte tanto (cf. Mt 19, 29). Quel discepolo pertanto conseguiva il centuplo di quello che aveva lasciato, fra cui anche il privilegio di accogliere la madre del donatore. Il beato Giovanni aveva ricevuto il centuplo in quella società, nella quale nessuno diceva proprio qualunque suo bene, in quanto tutto era comune a tutti; come appunto si legge negli Atti degli Apostoli. E cosí gli Apostoli non avevano niente e possedevano tutto (cf. 2 Cor 6, 10). In che modo, dunque, il discepolo e servo ricevette la madre del suo maestro e Signore tra i suoi beni, in quella società dove nessuno poteva dire di avere qualcosa di suo? Poco più avanti, nel medesimo libro, si legge: Quanti possedevano terreni e case, li vendevano e ne portavano il ricavato e lo deponevano ai piedi degli Apostoli; ed esso veniva man mano distribuito a ciascuno proporzionalmente al bisogno (At 4, 34-35). Da queste parole si può arguire che a questo discepolo venne assegnato quanto personalmente egli aveva bisogno e in più quanto gli era necessario per il mantenimento della beata Maria, considerata come sua madre. Non è forse questo il senso più ovvio della frase: da quel momento il discepolo la prese in casa sua, che cioè egli prese su di sé l'incarico di provvedere a lei in tutto? Egli se la prese con sé, non nei suoi poderi, perché non possedeva nulla di proprio, ma tra i suoi impegni, ai quali attendeva con dedizione.

Maria entra perciò a diritto nella Chiesa quale Madre non solo di Giovanni, ma di tutti i discepoli e degli Apostoli i quali erano i dispensatori anche del materiale di mantenimento fra loro stessi. E se Madre degli Apostoli e dei discepoli come la Pentecoste di quel giorno ci fa comprendere benissimo, Maria è così Madre di tutti i redenti e dentro la Chiesa continua ad esercitare il suo ruolo che è quello di richiamare i figli alle attenzioni di Dio, incessantemente mentre le generazioni la chiameranno "Beata" Ella continua a dire " Fate tutto quello che Gesù vi dirà di fare"!

Conclusione:

Secondo gli evangelici le loro argomentazioni sono state BEN FONDATE, ci dispiace aver dimostrato che sono tutte smontabili e sempre con la Bibbia alla mano. Ricordo che almeno noi diciamo chiaramente che non siamo per la Sola Scriptura, cioè che ad Essa noi accostiamo l'esperienza dei Padri della Chiesa che hanno difeso e mandato avanti la Chiesa in anni critici e di eresie e dove non risulta nessun pastore evangelico vescovo che si sia opposto con una chiesa.
Abbiamo invece dimostrato che questa dottrina non è una novità della Chiesa Cattolica (Romana) di oggi, ma è un insegnamento di 2000 anni di storia che condividiamo con gli Ortodossi e con i Padri della Riforma che almeno su questo aspetto concordavano.

.... Non ha affatto dimostrato che Gesù avesse altri fratelli e sorelle carnali, per la verità almeno fino a 12 anni si è sicuri che Gesù era ancora solo con i suoi genitori, dopo questa scena Giuseppe scompare dai riflettori degli evangelisti, perciò per chi è per la Sola Scriptura saggio sarebbe riconoscere che queste prove non ci sono come dimostrato poi dalcontesto biblico che ho inserito.

Sia lodato Gesù Cristo

La Verginità di Maria e i "fratelli" di Gesù

Il termine "fratelli" e il termine "finchè"

Nel tentativo di giustificare il loro rifiuto verso la verginità perpetua di Maria, gli evangelici sono costretti a forzare il significato di questi termini dando ad essi un solo significato. Ovviamente quello che fa comodo a loro! Allo stesso modo devono necessariamente affermare che i cattolici fanno lo stesso, altrimenti la loro falsificazione verrebbe immediatamente scoperta. Così affermano, come fa Luca, che per i cattolici il termine adelfòs (letteralmente fratello) vuole, quando è applicato agli adelfòi (letteralmente fratelli) di Gesù, dire sempre e solo "cugino". Non è vero!

Per quanto riguarda il termine "finchè" sono ovviamente costretti a sostenere che "finchè" indica sempre la fine di un’azione e l’inizio di un’altra: Non è vero!

Esiste un ossario che dice che Giacomo è fratello di Gesù


Questa "potrebbe" essere una prova archeologica anche se si mettono le mani avanti dicendo che non è su quella che sono basate le teorie evangeliche. E fanno bene, perché è stato dimostrato che l’urna è un falso!

Esistono testimonianze di storici e di persone dei primissimi secoli, persone che confermano quello che la Bibbia afferma esplicitamente

Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, ci fa partecipi di una curiosità, scrive:

"Sembra che ancora oggi molti ritengono che Maria, dopo la nascita del Figlio suo, si sia trovata nelle condizioni di una puerpera , mentre invece NON lo era. Addirittura alcuni affermano che, dopo aver partorito, sia stata esaminata da un'ostretica, la quale l'ha trovata vergine."


In verità Clemente si sta riferendo al protovangelo di Giacomo 19,1-20: un testo APOCRIFO, tuttavia questo ci fa comprendere il giro di voci che all'epoca catturavano l'attenzione sia dei Padri, sia delle persone più semplici e di come questo tema fosse sempre presente nei dialoghi e nei discorsi del popolo cristiano che ogni volta combatteva col fiorire di nuove eresie, e risponde sulla questione della Verginità PERPETUA:

"Queste cose sono attestate dalle Scritture divine, le quali pure continuano a partorire la Verità e rimangono vergini (incorrotte), nel nascondimento dei misteri della Verità stessa". Clemente paragona la Verginità Perpetua di Maria con il Mistero delle Sacre Scritture.

E' il primo ad accostare il mistero della Madre Vergine, al mistero della Chiesa che è "Madre e Vergine!" e per spiegarlo dice:

"Il Signore Gesù, frutto benedetto della Vergine Maria, non ha proclamato beato il seno delle donne; nè le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, la Sua Parola, questo Verbo stesso divenne NUTRIMENTO spirituale degli uomini virtuosi. Quale misterioso prodigio!!
Vi è un solo Padre per tutti, un solo Verbo per tutti e lo Spirito Santo è identico e uno dappertutto. E vi è anche una sola Vergine Madre, che amo chiamare CHIESA. Essa è Vergine e Madre contemporaneamente: integra in quanto Vergine e piena di amore come Madre. Attrae a sè i suoi figli e li allatta con latte sacro, cioè il Verbo divino fatto Bambino. Non ebbe latte perchè questo latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il Corpo di Cristo".(Pedagogo 1,6...) S.Clemente paragona Maria Vergine alla Chiesa per questo annulla il concetto di latte che per i figli diventa non un latte materno, ma "latte" cioè nutrimento è la Parola di Dio, ecco perchè Gesù dirà la famosa frase "chiunque fa la volontà del Padre mio mi è madre, sorella, ecc" I Padri della Chiesa associarono da subito Maria alla Chiesa, la sua verginità all'infallibilità della Chiesa come Madre e maestra dei Misteri di Dio.

VERSETTI DOVE COMPARE IL TERMINE adelfos (FRATELLO) MA AI QUALI I CATTOLICI DANNO L’INTERPRETAZIONE DI "CUGINO" E NON DI FRATELLO NATURALE

i primi cristiani erano perfettamente istruiti nel greco, che era la lingua più usata e parlata. Pensare che non conoscessero la differenza fra un fratello o un cugino è da ingenui o da persone in malafede. Inoltre la sicurezza che Maria rimase vergine per tutta la sua vita rimase patrimonio di tutta la cristianità, nonostante scismi e riforme, per almeno 17 secoli.
Cominciamo col dire che le lingue primitive erano molto povere di vocaboli e spesso cose diverse venivano chiamate usando un unico termine. Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).
La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice. 
Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni.
Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs.

Come dimostrato con l’uso dei dizionari e di versetti biblici, questo termine assume diversi significati:
·       Fratello;
·       Prossimo consanguineo;
·       Persone nate nello stesso paese;
·       Persone della stessa credenza.
Ovviamente il corretto significato della parola "fratello" deve esser armonizzato con il resto della Bibbia. Vedremo più avanti che i "fratelli" di Gesù in realtà non sono tali. Quindi, armonizzando la Bibbia con le testimonianze dei primi cristiani siamo certi che Gesù non ebbe fratelli.

Dicono gli evangelici: "Ricordiamoci che lo scrittore dell'Evangelo disponeva benissimo di un termine per cugini (anepsiòs) e, se fosse stato il caso, l'avrebbe certamente usato, proprio come è stato usato in altri contesti del Nuovo Testamento.

"Tua madre e i tuoi fratelli"... adelfòs... facile replicare

 Può far breccia solo in qualche ignorante sia delle Scritture che della fede. Perché allora non accettare la letteralità della frase "Questo è il mio corpo" E’, estì, facile no?
Eppure in questo caso gli evangelici ritengono di dover interpretare la frase mentre rifiutano a priori l’interpretazione della parola adelfòs. Mancanza di coerenza o malafede?

CONCLUSIONE

Concludiamo quindi questa prima sezione con una domanda: in greco la parola adelfòs deve essere sempre e comunque tradotta con fratello o può anche essere tradotta con altri termini, uno dei quali è "parente, consanguineo"? Poiché ci sono le prove fornite sia dalla Bibbia che dai vocabolari che la risposta corretta è la seconda, possiamo dire che quando i cattolici traducono adelfos, adelfoi con termini diversi da fratello, fratelli, non sbagliano. Ovviamente dipende anche dal contesto, ma questo lo vedremo in seguito. Per il momento è sufficiente dire che questa prima sezione dimostra la correttezza delle vedute cattoliche e l’infondatezza delle critiche evangeliche.

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LE PROVE SCRITTURALI

Veniamo adesso al brano citato da Luca che dovrebbe dimostrare che Gesù aveva dei fratelli.

"Da dove vengono a costui queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?" [Marco 6:2-3].

In realtà questo brano e altri simili non provano assolutamente nulla. Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre.

Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge: "Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"

In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre"

Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).
Questa quindi è già una prova SCRITTURA INCONFUTABILE

Senza ulteriori giri di parole leggiamo i quattro nomi che vengono citati. Sono: Giacomo, Jose (o Giuseppe) Giuda e Simone. Chi sono questi personaggi? Cominciamo da:

GIACOMO:
Dicono gli evangelici:
"Ecco un'altra scrittura dove troviamo il riferimento ai fratelli naturali di Gesù. Galati 1:18, scritto da Paolo, dice: "Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro... e non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore".
Giacomo, colui che divenne poi il pastore della chiesa di Gerusalemme, era l'adelfòs, il fratello di Gesù."
__________

  Certo, che fosse un fratello spirituale si capisce benissimo dal contesto, visto che anche gli apostoli lo erano, ma il fatto che si trattasse anche di un fratello naturale dava a Paolo il motivo per specificarlo e distinguerlo dagli altri apostoli.

  Che cosa deduciamo da queste frasi? Deduciamo che San Paolo si recò a Gerusalemme per incontrare Pietro e durante il suo soggiorno non vide nessun altro apostolo se non Giacomo. Quindi vide due apostoli: Pietro e Giacomo. Allora andiamo a leggerci l’elenco degli apostoli così come ce li presentano i Vangeli:

Matteo 10,2-4: I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.

Marco 3,16-19: Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18 e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

Luca 6,13-16: Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

I tre evangelisti sono concordi nell’affermare che nel gruppo dei dodici c’erano due persone che portavano entrambe il nome Giacomo e nessuno di loro era fratello carnale di Gesù visto che uno è "di ZEBEDEO" e l’altro è " di ALFEO". Eppure San Paolo dice di aver incontrato, degli apostoli, solo Pietro e Giacomo adelfòs del Signore. E’ evidente che in questo caso il termine adelfòs non può significare fratello carnale.

Un’ulteriore conferma la troviamo nel saluto iniziale della Lettera di Giacomo nella quale l’autore afferma di essere: Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Nessun accenno alla fratellanza con Gesù del quale questo Giacomo si professa solo servo.

Risultato: NESSUNO DEI DUE Giacomo sono fratelli carnali di Gesù.

Se Giacomo, come dimostrato, non è un fratello carnale di Gesù, andiamo ad identificare un altro cosiddetto "fratello".
GIUSEPPE
Attenzione. Nello studio di Luca c’è un imbroglietto sui nomi. Seguite attentamente il discorso e ve lo faremo notare.

Scrivono gli evangelici: "Maria, madre di Giacomo e Giuseppe".

Abbiamo visto che Giacomo non è fratello carnale di Gesù ma, da quello che leggiamo nel messaggio di Luca Giuseppe è sicuramente fratello carnale di Giacomo. Ora, se Giacomo e Giuseppe sono fratelli carnali ma Giacomo non è fratello carnale di Gesù è ovvio che neppure Giuseppe è fratello carnale di Gesù.
Risultato: Giuseppe non è un fratello carnale di Gesù

Allora, chi era questa Maria, madre di Giuseppe e Giacomo??

Sempre gli evangelici scrivono: "Chi era mai questa Maria di Cleopa?"

Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25]. Era la sorella di Maria.

Secondo le usanze del tempo, Maria di Cleopa potrebbe significare "Maria moglie di Cleopa", o "figlia di Cleopa".

Scrivono ancora gli evangelici commettendo un errore: "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile. Quindi, è da escludere che Cleopa fosse il marito di Maria. Anche perchè, dal momento che a volte Giacomo viene chiamato "di Alfeo", allora questa Maria sarebbe stata moglie di Alfeo, invece che di Cleopa."
_______
  Fermiamoci qui. ci stanno dicendo che il nome Cleopa è un nome tipicamente femminile e quindi non può essere portato da un uomo. Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca. Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? " (Lc 24,13 e seg). Come si chiamava uno dei due discepoli ( l’unico del quale ci viene riferito il nome) che andavano ad Emmaus? Cleopa, proprio quel nome che secondo Luca sarebbe "tipicamente femminile". Una gaffe veramente colossale.

La conferma la troviamo nella traduzione di Gianfranco Nolli che alla voce Klopà dice: complemento di specificazione; nome sostant proprio di pers; genit sing m; dal greco: di origine illustre. La "m" grassettata sta per "maschile"

"Ma come – potrebbe esclamare qualcuno – gli evangelici dicono che "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile.

Non è vero. Innanzitutto Cleopatra in greco si dice esattamente "Kleopàtras". Inoltre esiste anche la versione maschile: Kleopatros= Cleopatro. Ma c’è di più. Nel testo greco si legge: Marìa e tou Klopà, dove la "o" in realtà è un’omega. Quindi il nome in greco è Klopà non Cleopa. Nulla a che fare quindi con Cleopatra.
Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.

Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.

Leggiamo il testo greco (nel commento sintattico del Nolli) che dice:



Scrivono ancora gli evangelici: Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25].
In Mt 27, 55-56 leggiamo: C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo
_________

Nel gruppo delle donne c’è una Maria madre di Giacomo e di Giuseppe. Ma non è Maria madre di Gesù, altrimenti l’evangelista ce lo avrebbe detto. Quindi, evidentemente, è un’altra Maria. Pertanto neppure Giuseppe, come del resto Giacomo, può essere un fratello carnale di Gesù.

Eliminati due nomi, restano gli altri due: Giuda e Simone. La Bibbia non dice nulla della loro famiglia ma, il solo fatto che siano nominati insieme ai primi due fa ritenere che si tratti, anche in questo caso, di parenti di Gesù. Questa ipotesi è confermata da uno scrittore del secondo secolo, Egesippo.

Una conferma biblica l’abbiamo leggendo le lettere di Giacomo e di Giuda. Nessuno dei due, nella presentazione, afferma di essere fratello di Gesù ma entrambi si dichiarano "servi di Cristo". Addirittura Giuda si presenta soltanto come "fratello di Giacomo" pur sapendo che una fratellanza carnale con Gesù avrebbe dato sicuramente maggior autorità al suo scritto oltre ad identificarlo con maggior sicurezza.

Allora rileggiamo il brano dal quale siamo partiti alla luce della convinzione SCRITTURALE che né Giacomo né Giuseppe possono essere fratelli carnali di Gesù ma semplicemente dei parenti.

GIUSEPPE NON CONOBBE MARIA "FINCHE'"...

Dopo quanto abbiamo letto e dopo la verità fondamentale che in Gesù e tutto ciò che lo riguarda si crede per FEDE, trovo strano che si riponga tanta fiducia nella parola "finchè" in Mt 1,25, rifiutando poi quello che è stato realmente Maria e quello che è stato il suo ruolo che ci ha permesso di conoscere l'eternità. Nella concezione di molti evangelici il "finchè" automaticamente significa che da quel punto in avanti la situazione cambiò radicalmente e Maria perse la verginità. Ma questo è un insegnamento che limita la fede stessa.

Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa ha voluto dirci Matteo. Voleva parlarci del concepimento verginale di Maria o dirci cosa sarebbe successo dopo? La verità biblica è che Matteo ha voluto enfatizzare il concepimento miracoloso di Gesù che confermava le profezie su di Lui (La vergine concepirà..) ma non ci dice nulla del dopo. E' strano che anche l'evangelista Luca, che di certo avrà avuto le confidenze dirette della Vergine Maria sul racconto dell'Annunciazione, del "dopo" non ci dice nulla.

Invece gli evangelici danno per scontato che quando si usa la parola "finchè" la situazione si capovolge completamente, ma il punto che questo "dopo" lo sanno anche loro, non è svelato completamente e non ci rivela comunque figli come abbiamo dimostrato.

Lo stesso Luca riporta gli esempi che dimostrano come nel linguaggio semitico il finchè ha un uso molto più ampio. Oltre agli esempi citati possiamo citarne altri:

E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. (2 Pt 1,18-19)

Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell’imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare"(At 25,21)

Prendiamo quest’ultimo versetto. La costruzione sintattica (con eòs ou) è identica a quella usata da Matteo.

Quando san Paolo stava per essere inviato a Cesare sicuramente doveva rimanere sotto la custodia dei soldati romani. Ma l’uso del fino a quando (eòs ou) non significa certamente che, nel momento in cui sarebbe stato inviato a Cesare, la sua custodia sarebbe terminata. E su questo credo che anche gli evangelici possano essere d’accordo.

Quindi questi esempi, oltre a quelli già citati da Luca, dimostrano senza ombra di dubbio che l’uso del "finchè" non dimostra affatto la loro tesi.

Contro la teologia eretica degli evangelici non si è opposto solo San Girolamo, come vorrebbero fa credere, ma proprio sul tema del "finchè" si è espresso anche San Giovanni Crisostomo, oltre altri Padri della Chiesa. E' una eresia vecchia, ma viene riproposta ogni tanto con una nuova fantasia e sempre per negare poi la pienezza della rivelazione sul Cristo stesso, infatti in tutta la Chiesa dove si venera Maria non si troverà mai una eresia sulla Persona del Cristo Gesù, mentre nel mondo evangelico molte chiese che usano la stessa Bibbia negando Maria, negano la Trinità, oppure non hanno la pienezza della rivelazione di chi è questo Gesù.

Questo padre e Dottore della Chiesa era sicuramente un esperto di greco migliore di tanti evangelici e migliore di me, dato che (essendo nato ad Antiochia) il greco era la sua lingua madre. Anche lui, citando il "finchè" di Mt 1,25 affermava che non implicava assolutamente una modifica della situazione. E, per sostenere questa tesi, San Giovanni Crisostomo faceva esplicito riferimento a Gn 8,7 al salmo 90,2 e al salmo 72,7.

Per concludere questo "finchè" o fino a quando, leggiamo anche s.Luca:

Luca 1,30-34: L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".34 Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".

Tratto dalla "Vita di Gesù Cristo" di Giuseppe Ricciotti
231. Presso i Giudei il matrimonio legale si compiva, dopo alcun trattative preparatorie, con due procedimenti successivi, che erano il fidanzamento e le nozze. Il fidanzamento (ebr. qiddùshin o 'erù. sin) non era, come presso di noi oggi, la semplice promessa di futuro matrimonio, bensì era il perfetto contratto legale di matrimonio ossia il vero matrimonium ratum: quindi la donna fidanzata era già moglie, poteva ricevere la scritta di divorzio dal suo fidanzato-marito, alla morte dì costui diventava regolarmente vedova, e in caso d'infedeltà era punita come vera adultera conforme alla norma delDeuteronomio, 22, 23-24; questo stato giuridico è riassunto con esattezza da Filone quando afferma che presso i Giudei, contemporanei di lui e di Gesù, il fidanzamento vale quanto il matrimonio (De special, leg., m, 12). Compiuto questo fidanzamento-matrimonio, i due fidanzati-coniugi restavano nelle rispettive famiglie ancora per qualche tempo, che di solito si protraeva fino a un anno se la fidanzata era una vergine e fino a un mese se era una vedova : questo tempo era impiegato nei preparativi per la nuova casa e per l'arredo familiare. Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica (Ketuboth, 1, 5; febamoth, iv, 10; babliKetuboth, 12 a; ecc.), la quale informa anche che tale disordine si riscontrava nella Giudea ma non nella Galilea.

Le nozze (ebr. nissù'm) avvenivano quand'era trascorso il tempo suddetto, e consistevano nell'introduzione solenne della sposa in casa dello sposo: cominciava allora la coabitazione pubblica, e con ciò le formalità legali del matrimonio erano compiute.

  Matteo, 1, 18, apprendiamo che ella divenne gravida prima che andasse a coabitare con Giuseppe, cioè prima delle nozze giudaiche. Alla luce di queste notizie, quale significato hanno le sue parole rivolte all'angelo: Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?

232. Prese isolatamente in se stesse, non possono avere che uno di questi due sensi:
1) o richiamare alla memoria la nota legge di natura per cui ogni figlio presuppone un padre;
2) oppure esprimere per il futuro il proposito di non sottoporsi a questa legge e quindi di rinunziare alla figliolanza.

Un terzo senso, per quanto ci si pensi, non è dato scoprirlo.

Ora, in bocca a Maria, fidanzata giudea, le parole in questione non possono avere il primo di questi due sensi, perché sarebbero state di una puerilità sconcertante, tale da costituire un vero non-senso; a chi avesse espresso un pensiero di tal genere, se era una fidanzata giudea, era facile replicare: "Ciò che non è avvenuto fino ad oggi, può avvenire regolarmente domani ".

È quindi inevitabile il secondo senso, nel quale il verbo non conosco non si riferisce soltanto alle condizioni presenti ma si estende anche alle future, esprimendo cioè un proposito per l'avvenire: tutte le lingue, infatti, conoscono questo impiego del presente esteso al futuro, tanto più se tra presente e futuro non cade interruzione e se si tratta di uno stato sociale (non mi sposo; non mi faccio avvocato, ecc.). Se Maria non fosse stata una fidanzata-coniuge le sue parole, un po' forzatamente, avrebbero potuto interpretarsi come un implicito desiderio di avere un compagno nella propria vita: ma nel caso effettivo di Maria il compagno già c'era, legittimo e regolare; quindi, se l'annunzio dell'angelo avesse dovuto avverarsi in maniera naturale, non esisteva alcun ostacolo. E invece l'ostacolo esisteva : era rappresentato da quel non conosco, che valeva come un proposito per il futuro, e che giustificava pienamente la domanda come sarà ciò? L'unanime tradizione cristiana, che ha interpretato in tal senso il non conosco, ha battuto una strada che è certamente la più agevole e facile ma anche l’unica ragionevole e logica.

I razionalisti di solito non negano alle parole giacenti nel loro contesto il senso di un proposito, ma per dimostrare che non hanno valore storico sono costretti a ricorrere alla solita e comoda ipotesi dell’interpolazione, supponendo che uno o più rimanipolatori abbiano introdotto in quel punto le parole in questione. Senonché i presunti rimanipolatori sarebbero stati di una ottusità senza pari, giacché non si sarebbero accorti che le parole interpolate erano smentite da tutto il contesto.

Secondo quanto abbiamo letto dal Ricciotti, perciò, la domanda che Maria pose all'Angelo aveva un significato molto più profondo che l'Angelo aveva capito perfettamente, infatti dopo aver dato la spiegazione di come avverrà, conclude dicendo "Nulla è impossibile a Dio", cioè, tu Vergine sei e Vergine il Signore ti lascerà perchè il desiderio di Maria era puro come ci conferma l'abitudine invece del tempo: Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica.

Infine sempre il Vangelo di Luca ci attesta un altra prova, per chi vuole credere, è la scena del Ritrovamento di Gesù al Tempio: Lc.2,41 Qui Gesù ha già 12 anni e quando si parla di questa situazione non risulta che Maria e Giuseppe abbiano altri figli, anzi si legge il particolare della carovana nella quale Gesù viene cercato, ma non risulta che lasciarono a loro gli eventuali altri figli, dunque a 12 anni Gesù risulta ancora un FIGLIO UNICO DI MARIA, dopo questa scena di Giuseppe non sappiamo più nulla.

Dovremmo allora aggiungere che fino a quando Gesù aveva 12 anni di altri figli di Maria non si ha menzione, e se dopo Giuseppe esce dalla scena, inutile ed antievangelico sarebbe andare a cercare ciò che i Vangeli non hanno riportato.

Continua....

tratto da: http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8749924

22 aprile 2012

Le pagine ingannatrici di facebook

Per chi ancora non se ne fosse accorto, tale pagina non è cattolica e neanche indipendente come vuol far credere.
Le Parole di chi gestisce quella pagina , e cioè che il pane e il vino sono solo dei simboli, indicano chiaramente che tale pagina è pentecostale:

"Il Suo sacrificio è una volta e per sempre.(Eb.7:27;9:28;10:10,12)...l'unica cosa che Gesù ha detto di fare,in memoria del suo sacrificio,la santa cena con i simboli del pane e del vino...per tutto il resto che riguardano i vari riti religiosi,bisogna vederli e confrontarli alla luce della Parola di Dio se sono secondo la Sua volontà..."Bisogna ubbidire agli uomini o a Dio?"Scegliamo di essere ubbidienti a Dio!DTBG Alissa Maell"

Non lasciarsi ingannare dalle belle parole che a prima vista si leggono in quella pagina.... satana ama trasformarsi in angelo di luce per ingannare....



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=353614624673743&set=a.353614501340422.73796.148009431900931&type=1&relevant_count=1


21 aprile 2012

Mai un'immagine di profilo è stata così azzeccata    ..... e non venga a dire che lo stiamo insultando.... ha fatto tutto da solo, mica ce la possiamo aver messa noi l'immagine del suo profilo! XD

20 aprile 2012

Il battesimo dei bambini e il pseudobattesimo pentecostale

Dottrina evangelica:
“ Tutti coloro che si sono sinceramente pentiti dei loro peccati ed esercitano una fede vivente nel Signore Gesù, sono idonei a ricevere il battesimo… Poiché i bambini non hanno peccati dei quali pentirsi e non possono esercitare la fede, vengono logicamente esclusi dal battesimo nell’acqua” (Le dottrine della Bibbia di Myer Pearlman pagg. 281 Adi-Media)

Il "contratto" delle ADI per la richiesta di battesimo


La verità:
         Come ben sappiamo nell’ambito evangelico di stampo moderno ( pentecostali, battisti, avventisti, ecc…), v’è una certa idiosincrasia verso il battesimo dei bambini, questa intolleranza è dovuta dal fatto che per loro il battesimo non è altro che semplice acqua, il battesimo per loro non ha nessuna efficacia, infatti loro dicono che il battesimo è solo un patto con Dio e una testimonianza dell’avvenuta conversine a Cristo, né più, né meno!

         Il vero problema pero non è solo questo, ma è anche la poca importanza che viene dato al peccato originale, anzi per taluni specialmente i pentecostali tale peccato non esiste più, è stato annullato dal sacrificio di Cristo, questo dicono i cari fratelli.

         Essi hanno il coraggio di predicare che la chiesa primitiva non battezzava i bambini, e che solo a partire dal 350 d.C. ciò avveniva, naturalmente chi non conosce la storia della chiesa ci crede (e moltissimi evangelici non la conoscono), ma quando qualcuno che anche parzialmente ha letto buona parte degli scritti dei padri, e gli chiede delle prove storiche di ciò che dicono in loro nasce l’imbarazzo, tali prove li puoi attendere per tutta la vita tanto non te li portano mai, e lo sapete perché? Perché questi cari pastori sbagliano! E quando gli fai notare che la chiesa primitiva battezzava i bambini, tanto è l’arroganza e la loro convinzione, che affermano, o che gli scritti dei padri sono stati falsificati, o addirittura che i padri erravano e quindi sono eretici!

“Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre”. (Sal. 50:7)
“ Come dunque per la colpa di uno solo è riservata su TUTTI gli uomini la condanna” (Rm. 5:1)
TUTTI hanno peccato è sono privi della gloria di Dio” (Rm.3:23)
“In verità, in verità vi dico SE UNO (=TUTTI) non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”. (Gv. 3:5)
“In Lui (Gesù) voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo… ma nella vera circoncisione di Cristo… con Lui siete stati sepolti nel battesimo…e in Lui siete resuscitati…” (Col. 2:11-13)
“Egli ci ha salvati non in virtù di opere…ma… mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo” (Tt 3:5)


Come abbiamo scritto in precedenza il problema è la poca importanza che si da al peccato di origine, eppure i passi della Scrittura citati sopra dovrebbero farci intendere che questo è un errore, e che l’uomo nasce già con il peccato, naturalmente qualcuno obbietterà dicendo; quali peccati ha commesso un bambino?
Nessuno noi diremo! Poiché il bambino non ha commesso nessun peccato personale, ma ha contratto il peccato originale! Quel peccato che cita Paolo: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e cosi la morte è passata su TUTTI gli uomini, perché TUTTI hanno peccato (Rm. 5:12), Paolo parla di tutta l’umanità, e non solo degli adulti!.Dove sta scritto che i bambini sono esclusi?

         Purtroppo alla base di tale negazione riguardante il peccato di origine, ci sono delle teorie errate, come ad esempio che il peccato originale sia la tendenza o la propensione dell’uomo a peccare, ma se fosse cosi il sacrificio di Cristo non gioverebbe a nulla dato che anche dopo la conversione e il battesimo l’uomo continua a peccare, i peccati personali sono causati dalle tentazioni e le tentazioni sono causate dal fatto che siamo rivestiti di un corpo carnale soggetto alle tentazioni e quindi a peccare, quindi il peccato di origine non è la propensione a peccare, altri ancora pensano che il peccato di origine sia stato cancellato da Cristo mediante il sacrificio sulla croce duemila anni fa, se cosi fosse allora tutti gli uomini da quel momento in poi nascono senza peccato quindi immacolati cioè puri, ciò è assurdo e contrario alla stessa Scrittura che attesta che solo Cristo nacque senza peccato, mentre l’uomo nasce col peccato e ha bisogno della grazia di Dio per salvarsi.

Costoro nella loro stoltezza dicono:
Gesù disse ai suoi seguaci di andare ed ammaestrare tutti i popoli battezzandoli poi nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo. Quindi, non si ammaestrano i neonati e voi sapete il perché. In Atti 8:12, troviamo scritto: “Ma quand’ebbero creduto a Filippo che annunziava loro la buona novella del Regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, si battezzarono uomini e donne.Chi avrà creduto e poi si battezza (e persevera fino alla fine) sarà salvato. (Marco 16).

Risposta:
         Il Signore ha detto agli Apostoli prima della sua ascensione:" chi crederà e sarà ( e non poi come molte volte affermano) battezzato sarà salvato" (Mc 16,16). C’è chi ritiene, che il battesimo debba essere necessariamente conseguente alla libera professione di fede, interpretando come legate fra di loro, le due condizioni per la salvezza, espresse in questo testo: la fede e il battesimo.

         Ma non è detto che debbano essere necessariamente prese le due cose simultaneamente.
Per esempio in Mc.16,17-18 vengono citati molti segni che contraddistingueranno i credenti, ma non è detto affatto che tali segni debbano esserci necessariamente tutti e simultaneamente.
Pur se dal Nuovo Testamento non abbiamo una notizia certa se i primi discepoli praticassero o meno il battesimo dei bambini vi sono però dei testi che fanno ritenere che questo poteva essere possibile. Vediamo quali sono i brani in questione:
In 1 Cor 1,16 Paolo testimonia di avere battezzato anche lui una casa intera, quella di Stefana.
In Atti 16,15 sono battezzate Lidia e la sua casa
In Atti 18,8 il sovrintendente della sinagoga insieme a tutta la sua casa
In Atti 11,14 Pietro dice che un Angelo aveva detto al battezzando: "potrai salvarti tu e tutta la tua casa"

In Atti 16,33 si dice del carceriere di Filippi: "si fece battezzare con tutti i suoi
Da queste indicazioni emerge come probabile la pratica di battezzare anche i minori presenti nell’ambito della famiglia che veniva battezzata.

         Ad ulteriore conferma di questa opinione vi è anche la pratica giudaica del battesimo dei proseliti ebrei, in cui è dimostrato che venivano battezzati anche i figli in minore età. (cf. Jeremias: Kindertaufe,pp 44/47 ).
Dall’espressione di Gesù "lasciate che i bambini vengano a me" (Mc.10,13), il teologo (non cattolico ma protestante) Oscar Cullman ha voluto scorgere una formula battesimale che contiene la locuzione: "che cosa impedisce che venga battezzato?"
Infatti il verbo greco ricorre in altri passi del NT in connessione con il battesimo (Atti 8,36 / 10,47 / 11,17 / Mt 3,14)
         Inoltre in Col.2,11 il battesimo cristiano viene da Paolo accostato alla circoncisione ebraica e viene denominato come "circoncisione del Cristo". Ricordiamo a questo proposito che i bambini ebrei ricevevano la circoncisione subito dopo la nascita e venivano così inseriti ufficialmente nel popolo eletto. E notiamo anche che tali neonati non effettuavano essi stessi nessuna scelta consapevole, ma i genitori lo facevano per loro conto.
         Infine nel NT viene accennata una strana pratica da parte dei primi cristiani, descritta brevemente da Paolo in 1 Cor.15,29. Vi si dice che tra i primi cristiani vi erano taluni che si facevano "battezzare per i morti". Questa pratica sembra far pensare all’uso di applicare il battesimo a favore di parenti (forse credenti ) morti senza averlo ricevuto, nel timore della loro perdizione eterna. Paolo non biasima questa pratica ma lo cita solo come conferma della resurrezione dei morti. Se ne deduce che era quindi assai vivo il timore di non poter conseguire la salvezza senza il battesimo. Infatti tutti nasciamo con il peccato originale (Rm 5,14)

         Il sentimento e le opinioni private possono condurci all’errore, e per evitare questo grave pericolo il cristiano deve attenersi alla Bibbia ed allo sviluppo dottrinale della Chiesa primitiva. Perciò vediamo:
‑ “Tutte le genti” possono essere battezzate (Mt 28,19), e tutti, anche i bambini possono e devono essere battezzati: "Se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel regno dei Cieli" (Gv 3,5).

         I protestanti risponderanno che nei versetti di Matteo da me citati c’è scritto pure che bisogna ammaestrare tutte le genti, certo è vero ma non poteva essere altrimenti, infatti in quell’epoca esistevano solo famiglie ebree e famiglie pagane, quindi è logico che bisognava prima creare delle famiglie cristiane tramite l’insegnamento della Parola di Dio. Bisognava ammaestrare e poi battezzare, (se non si ammaestrava come si potevano formare le nuove famiglie cristiane?) non credo che Abramo cominciò a circoncidere gli ebrei senza averli prima ammaestrati, sono sicuro che se c’erano protestanti a quei tempi avrebbero attaccato anche la circoncisione dei neonati.

         Dopo che la Chiesa del N.T. si ampliò e si diffuse, appare logico che si formarono intere famiglie di cristiani, e come un buon padre ha il dovere di vaccinare il figlio, anche se questi non lo chiede perché alla sua tenera età non capisce, oppure ha il dovere di portarlo dal dottore quando sta male, e indubbiamente non è il bambino a chiederlo, o ancora di mandarlo a scuola anche se (a volte) il bimbo non ha proprio voglia di andarci, a maggior ragione un buon padre cristiano ha il dovere di togliere dal figlio quanto prima possibile il peccato originale, altrimenti significa che questo padre considera nullo il peccato di origine, e quindi non reputa necessario toglierlo al figlio, dimostrando di non aver capito ciò che dice la Bibbia in merito al peccato di origine. Non facendo partecipe il figlio della Chiesa di Cristo, negandogli la grazia gratuita di Dio che lo lava dal peccato originale e lo innesta a Cristo introducendolo nella Chiesa corpo di Cristo, lo fa restare macchiato dal peccato di Adamo. “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.” (Rm 5,12-14)

         Se ci fermiamo a leggere solo questi versetti verrebbe da pensare che il sacrificio di Gesù ha cancellato il peccato originale, e quindi tutti gli uomini sono salvati dal suo sacrificio, ma è davvero così semplice? Leggiamo ancora:

Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dá vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.” (Rm 5,18-19)
         Certo che capendo alla lettera questi versetti non ci sarebbe ombra di dubbio, tutti gli uomini, e Paolo lo ripete più volte, furono salvati per l’obbedienza di uno solo, Gesù Cristo. Quindi sembrerebbe che il peccato originale sia stato cancellato dal sacrificio di Cristo. Ma è davvero così, o serve qualcos’altro?

Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato.” (Rm 6,1-6)

Se non fosse perché Paolo -come vediamo nel capitolo sesto della sua lettera ai romani- precisa, avrebbero ragione i protestanti, ma purtroppo per loro s.Paolo precisa che è per mezzo del battesimo che venivamo lavati dai peccati, anche quello di origine, il nostro uomo vecchio, cioè tutti i nostri peccati, -e dell’uomo vecchio fa parte anche il peccato originale- è stato crocifisso con Lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato… tutto questo avviene durante il battesimo, è palese che i protestanti sbagliano fortemente insegnando che il battesimo è una semplice testimonianza della propria fede e non cancella alcun peccato asserendo che è la fede a cancellarli.
         Certamente la fede sta alla base del battesimo, sia essa diretta o indiretta, come nel caso della fede dei genitori che tramite la loro fede garantiscono per il loro bimbo, ma qui vediamo che è il battesimo a operare tale cancellazione, per mezzo dell’opera purificatrice dello Spirito Santo.

         Nella Bibbia spesso vediamo come la fede degli altri, dei parenti in particolare possa salvare i congiunti, è il caso del centurione che chiese a Gesù la guarigione di sua figlia, e di tanti altri casi simili che ci vengono raccontati nei Vangeli, anche i pagani –come il centurione o la donna che aveva perdite di sangue- possono ricevere la guarigione e la salvezza, ma questi sono casi eccezionali, i cristiani per essere chiamati tali devono battezzarsi, in questo caso è il battesimo a distruggere i peccati precedenti. Il sacrificio di Gesù sta alla base della nostra salvezza, ma ci sono delle modalità da seguire insegnate dal salvatore in persona. Il primo passo è il battesimo, che purtroppo viene svilito da molti protestanti come ad esempio i pentecostali, declassato a semplice rito, “testimonianza della propria fede”. Ma esso come abbiamo visto e vedremo ancora più nel dettaglio non è solo testimonianza, ma piuttosto il lavacro di rigenerazione, e come dice Pietro non serve a pulire dalle sozzure del corpo, ma ci purifica l’anima e lo spirito, perché oltre al segno visibile che è l’acqua, agisce invisibilmente lo Spirito Santo. Ecco perché Giovanni il battista distingueva il suo battesimo da quello di Gesù.

Ancora costoro dicono che: “Sono stato battezzato da piccolo senza che potessi dire la mia in merito. Il Battesimo dovrebbe essere fatto solo quando uno ha la possibilità di credere. La Bibbia del resto dice che bisogna prima credere e poi essere battezzati.”

In poche parole affermano che solo chi può esercitare tramite la ragione umana la propria fede può essere battezzato e poiché i bambini questa scelta mediante la ragione non la possono esercitare sono esclusi da tale pratica.

Risposta:

         Queste sono le obiezioni più comuni. Comunque se è vero che la Bibbia non dice esplicitamente di battezzare i neonati, d’altro canto non afferma esplicitamente neppure il contrario. Quindi vediamo di capire che cosa la Bibbia vuole dai veri credenti. In questo breve commento mi limiterò a citare esclusivamente la Scrittura. In realtà noi cattolici abbiamo anche la Tradizione e il Magistero della Chiesa a guidarci nei nostri giudizi e, in questo caso, l’insegnamento della Chiesa è unanime e privo di ambiguità: i bambini devono essere battezzati. Quando vi dicono che la Chiesa primitiva non battezzava i neonati vi imbrogliano. O per ignoranza o per malafede vi raccontano delle frottole grandi come mongolfiere. In effetti il primo gruppo che si oppose al battesimo dei bambini appena nati furono gli Anabattisti nel 16° secolo. Prima di allora questo tipo di battesimo era accettato da tutti senza tanti problemi tant’è vero che Lutero e Calvino (usando il principio della Sola Scriptura) lo predicavano nei loro scritti con Lutero che parlava esplicitamente di “rigenerazione battesimale”.

         In realtà colui che dice “sono stato battezzato da piccolo senza che potessi dire la mia in merito…”
Dovrebbe anche lamentarsi di aver avuto imposto un nome scelto dai soli genitori, di aver dovuto parlare una lingua che magari non gradisce, di avere avuto una cittadinanza che magari non preferisce, un pediatra che ora gli risulta antipatico, un medico di famiglia che non stima, dei maestri e professori scelti dai genitori, una casa che magari vorrebbe rifare, delle foto che avrebbe fatto in pose differenti, dovrebbe insomma ribellarsi per tutto questo con i genitori, e non solo per il battesimo. Quindi la moda del battesimo consenziente è solo un ripetere luoghi comuni. Da maggiorenni si può fare qualunque scelta in totale libertà, senza per questo assillare i genitori che hanno fatto per noi alcune scelte che hanno condizionato la nostra vita. I primi cristiani battezzavano i bambini, ed è storia.

         Dagli anticattolici viene pure rimproverato il battesimo dei bambini come violazione della loro libertà: si dovrebbe battezzare il soggetto solo quando è in grado di scegliere. L'obiezione non regge: infatti la libertà del bambino non si esercita mai a partire dal nulla, ma sempre partendo da una ben determinata condizione creatagli dalla famiglia dove è nato: innanzi tutto la vita stessa (nasce senza aver avuto il diritto di scegliere la vita), il nome, poi una certa condizione biologica, una certa ereditarietà, una certa condizione sociale, una certa educazione, lo stesso linguaggio e le verità contenute nel linguaggio, un certo ambiente, un certo territorio, una certa patria, una certa casa. Se i genitori non dovessero insegnare nulla senza il consenso del bambino, questo potrebbe allegramente morire prima di giungere all'età della ragione: credere che sia possibile educare un figlio senza condizionarlo è un'utopia, la nostra libertà non si esercita mai a partire dal nulla ma sempre a partire da precise condizioni. Ogni uomo inizia a camminare ed è libero di camminare ma sempre a partire da un determinato terreno, che lui non ha scelto, e su cui muoverà i suoi primi passi.

         Coloro che educano un figlio all'indifferenza religiosa (cioé sceglierai quello che ti pare, quando sarai grande), credendo in questo modo di rispettare la sua libertà di scelta, in realtà lo condizionano a credere che tutte le scelte si equivalgono: in questo modo il bambino viene educato ad una concezione relativistica e quindi utilitaristica: vero non è ciò che è tale oggettivamente, i comandamenti di Dio che la mia ragione, guidata dalla fede, può conoscere e capire, ma vero diventa ciò che mi conviene per cui criterio di giudizio della realtà non sarà più la ragione ma il desiderio. Ai genitori spetta il diritto e il dovere di provvedere al bene dei figli e specialmente al loro bene spirituale.

         Quali indicazioni abbiamo per il Battesimo dei bambini nel N.T.?
In At 2,38-39 San Pietro parla di una grande promessa di salvezza, la stessa promessa che era stata fatta ad Abramo e che ora con la Nuova Alleanza diventa per tutti.

         E’ limitata a coloro che hanno l’età della ragione?
No di certo, poiché è rivolta a tutti i credenti e ai loro figli, quindi anche i bambini sono inclusi. Coloro che ascoltavano Pietro erano tutti Giudei e conoscevano bene l’Alleanza di Abramo.


Quindi per loro era ovvio che anche i bambini erano compresi in quello che diceva San Pietro. Come avrebbero potuto pensare che un patto migliorativo (tanto per usare una terminologia contrattualistica) avrebbe potuto prevedere un peggioramento di alcune condizioni. Del resto, se i bambini avessero dovuto essere esclusi, sarebbe nata una grossa controversia e Pietro avrebbe dovuto intervenire e spiegare che, anche se aveva detto che la promessa era per i loro figli, in realtà si sarebbe realizzata solo dopo che questi figli avessero raggiunto l’età della ragione ma, nel frattempo, essi ne erano esclusi.

         Col 2,11-12 “In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.” 1 Cor 10,1-6 “Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.

         Ecco come episodi velati del V.T. vengono svelati nel Nuovo. Non credo che i bambini ebrei scelsero personalmente di uscire dall’Egitto, e di seguire Mosè verso la terra promessa, eppure essi furono “tutti battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare”, quel “tutti” è riferito agli adulti come anche ai neonati che indubbiamente erano presenti in una popolazione così vasta. Da questi versetti deduciamo pure un’altra analogia, cioè quella che nel battesimo non c’è solo acqua, o solo Spirito, ma entrambi, l’elemento visibile e quello invisibile. Paolo parla di nuvola e di mare, la prima rappresenta lo Spirito Santo, il secondo indubbiamente l’acqua; entrambi gli elementi li ritroviamo nel battesimo cristiano, anche se molti fratelli evangelici non distinguono adeguatamente come abbiamo visto.

         Ripetiamo che per molti di loro (escluso luterani, anglicani, valdesi, ecc.) infatti il battesimo in acqua è una semplice testimonianza della fede, quindi secondo loro il battesimo non è accompagnato necessariamente dalla presenza purificatrice dello Spirito, anzi i pentecostali affermano testualmente che il battesimo non purifica dal peccato.

         La Bibbia invece ci dice e ci fa capire in più punti che il battesimo purifica dal peccato, e sicuramente non è l’acqua a operare una tale grazia, ma lo Spirito di Dio.

Ma vediamo a chi veniva amministrato il battesimo.

         At 16,14-15 “C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia…” 1 Cor 1,16 “Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

         Ci sono delle evidenti analogie nel modo di raccontare e di insegnare di Paolo, ci fa capire che il battesimo è esteso a tutti, grandi e neonati, con modalità diverse ovviamente, ma Paolo usa fare dei paralleli tra la circoncisione del Vecchio Patto, e il Battesimo del Nuovo, proprio per farci capire il collegamento tra velato e svelato.

         I bambini ebrei che furono salvati dall’angelo della morte, non se ne resero nemmeno conto, eppure i loro genitori decisero per loro, segnando col sangue dell’agnello gli stipiti delle loro porte.
Perché i primogeniti (anche i neonati) degli egiziani furono sterminati dalla morte?
Avevano forse colpe personali?
         La giustizia divina ha sempre agito così, le colpe dei padri ricadono sopra i figli, i meriti dei padri vanno a vantaggio dei figli.
Così vediamo come le colpe degli egiziani ricaddero sui loro figli, i meriti (per la fede) dei padri ebrei furono a vantaggio dei propri figli, infatti Jahvè stipulò l’Alleanza con Abramo antenato di Mosè e dei suoi contemporanei, di tutto ciò se ne avvantaggiarono i discendenti –i figli- di Abramo.
         Quindi l’apostolo Paolo ci fa capire in maniera chiara come i genitori possano decidere della incorporazione dei propri figli nel popolo di Dio. Naturalmente con la maturità intellettuale, i figli sceglieranno di continuare sulla strada tracciata, per amore, dai loro genitori, oppure imboccarne un’altra di perdizione. La Chiesa ci viene sempre spiegato come corpo di Cristo, la famiglia piccola Chiesa è anch’essa corpo, i neonati fanno parte dello stesso corpo dei genitori che li hanno generati, ecco perché questi ultimi possono decidere per loro.
Poi l’affermazione assoluta, senza alcuna eccezione, tutti devono nascere da acqua e Spirito Santo. Non c’è alcuna ambiguità nella dichiarazione di Gesù. Non dice: Tutti devono nascere da acqua e Spirito tranne i bambini che invece entreranno nel Regno dei Cieli senza passare per questa fase. L’affermazione di Gesù è universale e si applica a tutti.

         E qui si riallaccia quanto dice Paolo in 1 Cor 10,1-2

         “Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare
         A coloro che dicono che si può “nascere di nuovo” solo quando si raggiunge l’età della ragione per accettare Gesù nella propria vita, si può rispondere che la loro teologia condanna all’inferno tutti quelli che muoiono in tenera età, dato che a loro è assolutamente preclusa la nuova nascita.
Si c’è la misericordia di Dio che potrà salvare i non colpevoli, ma allora il battesimo è una buffonata tanto per intimidirci e tenerci a bada?

Evidentemente no, se Gesù ha detto che è necessario, vuol dire che certamente lo è, per tutti, quello che poi deciderà Dio sui non battezzati e innocenti, beh, lasciamolo decidere solo a Lui, non ci mettiamo a fare previsioni.
         Come abbiamo visto già nell’ A.T. era chiaramente stabilito il principio che anche i bambini erano inclusi nel patto stabilito fra Abramo e Dio (Gn 17,9-14). Da allora i bambini di otto giorni venivano circoncisi perchè anche loro potessero entrare a far parte dell’alleanza stabilita fra Dio e l’umanità. Ovviamente questi bimbi non potevano decidere se seguire il patto di Abramo o se rifiutarlo. Ma Dio aveva detto che chi non si fosse fatto circoncidere avrebbe rotto il patto e quindi questi neonati sarebbero stati ritenuti peccatori. I bambini entravano nell’alleanza grazie e attraverso la loro famiglia ed ecco perchè la necessità di circonciderli era ritenuta così importante.
         Alcune pagine prima abbiamo ricordato la decima piaga d’Egitto, vale a dire la morte di tutti i primogeniti. Cosa successe in quell’occasione? Dio comandò di segnare con il sangue di un agnello (che a noi cristiani ricorda il sacrificio cruento di Gesù) gli stipiti delle porte delle loro case. Chi era protetto da quel sangue? Solo coloro che avevano segnato le porte o, al contrario, tutti coloro che vivevano in quella casa, indipendentemente dal fatto che fossero piccoli o grandi, capaci di scegliere la loro fede o incapaci di farlo? La risposta è ovviamente che il sangue proteggeva tutti gli abitanti di quella casa. Quindi anche i bambini, incapaci di capire, vennero salvati grazie alla fede dei loro genitori. Questo ci deve insegnare che i genitori credenti inserivano anche i loro bimbi più piccoli nell’alleanza con Dio.

         Nel Libro di Giosuè (5,8-9) si legge che Dio punì Israele perchè non aveva fatto circoncidere i suoi figli e la punizione non cessò finché tutti non furono circoncisi.
A questo punto ci si potrebbe chiedere se la Nuova Alleanza cancella quella Vecchia, vale a dire se Gesù è venuto ad abolire l’Antico Patto. Non credo che ci sia un solo cristiano che possa affermare un’eresia di questo genere. Dopo tutto la grazia della Nuova Alleanza eccede (ma non cancella) quella dell’Antica Alleanza come spiega molto chiaramente Paolo nella Lettera ai Romani cap 5,15.

         Ogni rivelazione del Nuovo Testamento è rapportata al Vecchio, nessun versetto è scritto casualmente, ma tutto è scritto in modo organico e contestuale al disegno divino, Paolo fa un parallelo tra il battesimo del N.T. e quello del Vecchio, infatti dice che tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare. E’ bello risottolineare che la nuvola e il mare simboleggiano rispettivamente lo Spirito Santo e l’acqua, e proprio questi due elementi sono parte fondamentale del battesimo. Anche la manna e l’acqua che sgorgava dalla roccia spirituale simboleggiano il corpo e il sangue di Cristo, e come furono abbattuti nel deserto tutti coloro che peccarono anche dopo essere stati battezzati in rapporto a Mosè e aver mangiato e bevuto da Cristo, così anche chi viene battezzato nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, se non rimane sulla retta via verrà abbattuto.

         Ripetiamo quindi che il battesimo del Mar Rosso prefigura il vero battesimo della Nuova Alleanza.
Senza dir poi del lavacro del siriano Naaman (2 Re 5,14), né della mirabile efficacia della piscina probatica (Gv 5,2), né di molti altri episodi affini, in cui è facile scorgere il simbolo di questo mistero. Nel dominio poi delle profezie nessuno può revocare in dubbio che le acque, a cui con tanto zelo Isaia invita tutti gli assetati “O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte” (Is 55,1), o quelle che Ezechiele vide in spirito zampillare dal tempio “Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà.” (Ez 47,9), o la fonte, che Zaccaria preannunziò alla stirpe di David e agli abitanti di Gerusalemme per la purificazione del peccatore e della donna impura “In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità.” (Zc 13,1), vogliano alludere alla salutifera acqua battesimale.

LA FEDE DEGLI ALTRI

         Quindi Dio, attraverso Abramo e Mosè, aveva ordinato di circoncidere i bimbi i quali, ovviamente, non potevano interloquire. In pratica, il Patto di Alleanza era basato sulla fede di una parte del popolo di Israele. Anche nel N.T. ci sono indicazioni che ci dicono che le benedizioni spirituali e il perdono dei peccati poteva avvenire attraverso la fede di altri. Nell’episodio del paralitico guarito, ad esempio, non si parla affatto di fede del malato ma della fede di coloro che lo trasportarono fino a calarlo da un buco nel tetto. La stessa cosa succede nel miracolo della resurrezione della figlia di Giairo, dove è evidente solo la fede del padre. Da questi due esempi (ma ce ne sono degli altri) si capisce chiaramente che sia nell A.T. che nel N.T. le benedizioni spirituali, nonché fisiche, possono avvenire grazie alla fede di altre persone. Nel N.T. ci sono delle indicazioni chiare che ci dicono che sono stati battezzati anche dei bambini. Più volte leggiamo che in determinate occasioni è stato battezzato qualcuno e poi si aggiunge “con tutta la sua famiglia”. E’ il caso di Lidia, di Crispo, del carceriere di Paolo e Sila, e, nella prima Lettera ai Corinzi, Paolo ricorda di aver battezzato Stefana e “anche la famiglia di Stefana”. Quando si parla di famiglia non si intende solo la moglie o il marito, si intendono tutti i familiari compresi, naturalmente, i bambini. Chi è contrario al Battesimo dei bambini potrebbe obiettare che forse in quelle famiglie non c’erano bambini piccoli. E’ un’obiezione molto debole perché in un epoca storica nella quale avere figli era considerata una benedizione di Dio (e in un’epoca in cui non esistevano mezzi per il controllo delle nascite) è abbastanza difficile che in tutte quelle case non ci fosse neppure un bambino.
         Comunque un’indicazione più precisa sul reale senso del Battesimo la troviamo in 1 Cor 7,14 dove si legge: “Perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri mentre invece sono santi” (con ques’ultima affermazione Paolo sta forse predicando l’inutilità del battesimo dei piccoli? Direi di no, perché altrimenti il battesimo dei figli nella famiglia già cristiane sarebbe un’optional inutile, “perché i figli dei santi nascono santi…” attenzione a non travisare l’insegnamento di Paolo, anche qui è bene ricordare la raccomandazione di Pietro che ci avverte come “nelle lettere di Paolo ci sono alcune cose difficili da capire, ed alcuni le travisano…”Bisogna capire il modo di scrivere di Paolo, il suo stile, altrimenti non si spiegherebbe come in altre lettere lui stesso ci parla dell’utilità della Nuova Circoncisione, il battesimo. Se prendiamo alla lettera il versetto che ci dice “…altrimenti i vostri figli sarebbero impuri mentre invece sono santi…” significherebbe che i figli dei credenti essendo già santi non avrebbero bisogno del battesimo, nemmeno in età adulta, quando invece -da un’attenta analisi delle lettere paoline- sappiamo che non è così. Il battesimo è necessario! Ma significherebbe pure che “il marito non credente” non avrebbe neppure lui bisogno del battesimo, oltre a non avere neppure bisogno di credere, tanto c’è la moglie che santifica tutto…(ndr)
         E’ fuor di dubbio che la Chiesa Cattolica pretenda dal catecumeno che si battezza in età adulta una conversione personale. Questo è fondamentale perché il Battesimo possa essere amministrato. Anche per il battesimo dei bambini la Chiesa Cattolica esige un'analoga condizione. Analoga nel senso che il bambino non può fare direttamente una scelta di fede; ma la può fare indirettamente tramite i suoi genitori o chi ne fa legittimamente le veci. Ed è sempre una fede valida. In effetti il capo famiglia non solo esprime validamente la fede per i membri della propria famiglia, ma si rende garante perchè la nuova vita soprannaturale gettata come seme nel battezzato venga debitamente coltivata, cresca e maturi.
         Perciò la Chiesa Cattolica prima di amministrare il battesimo ai bambini vuole essere sicura non solo della fede del capo famiglia, ma di tutti e due i genitori, dei padrini e di tutti i presenti al sacro rito del battesimo. In particolare la Chiesa Cattolica esige che per battezzare lecitamente un bambino:
         1) I genitori o almeno uno di essi o chi tiene legittimamente il loro posto, vi consentano;
         2) che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni dei diritto particolare, dandone ragione ai genitori. Per i bambini, quindi si richiede che giunti all’età della ragione dimostrino di credere in Gesù.E’ anche indubbio che, se i genitori prendono seriamente il loro compito di educare in maniera cristiana i loro figli, è più facile che i bambini battezzati da piccoli raggiungano una fede più autentica di quelli non battezzati proprio in virtù dell’insegnamento che i genitori si impegnano a dare loro. Ma come si deve interpretare l’affermazione che bisogna pentirsi e credere prima di essere battezzati?. Ovviamente tutto ciò che leggiamo nella Bibbia deve essere vagliato con un pò di buon senso. Prendiamo come esempio un altro ordine di Paolo in 2 Ts3,10 “Chi non lavora, neppure mangi”. In quel periodo molti abitanti di Tessalonica attendevano come imminente il ritorno di Cristo e avevano smesso perfino di lavorare. A loro Paolo ordina di riprendere il lavoro. E’ un ordine da intendersi in senso assoluto? Se così fosse i bambini non avrebbero dovuto mangiare, in quanto non in grado di lavorare, e così pure le donne o i vecchi. In realtà l’ordine di Paolo era riferito solo a quelli che potevano lavorare. Se adesso torniamo al tema del Battesimo e pretendiamo di applicare alla lettera questo comando, ci comporteremmo come coloro che vogliono negare il cibo ai bambini perché non lavorano. Se il cibo è tanto importante, cosa dire della salvezza dell’anima?Qualcuno potrebbe obiettare che Gesù con la Sua morte e Resurrezione ha cancellato il peccato originale dei bambini che non sono nell’età della ragione e poi viene citato il versetto di Lc18,15-16. che dice “ Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite.” Se questo versetto parla del perdono del peccato originale allora non fa altro che confermare quanto affermano i cattolici. Infatti Gesù dice esplicitamente di NON IMPEDIRE che i bambini vadano a Lui. Se la sua morte avesse automaticamente cancellato il peccato originale niente e nessuno avrebbe potuto impedire che il peccato venisse cancellato. Ma, se qualcuno ha la facoltà di impedirlo, allora bisogna concludere che esiste anche la facoltà di agire, di fare qualcosa per far entrare i bambini nel Patto della Nuova Alleanza.La Chiesa Cattolica chiama questo “qualcosa “ Battesimo dei bambini. Chi rifiuta questo Battesimo si comporta come chi voleva impedire ai bambini di avvicinarsi a Gesù.

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