30 settembre 2015

"Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato." Mc 13,13

Foto ANSA

SPUTI, INSULTI E MINACCE DI MORTE AI RIFUGIATI CRISTIANI. L’ODIO RELIGIOSO ARRIVA FINO IN GERMANIA

Anche nei centri di accoglienza sul suolo tedesco le minoranze religiose subiscono i soprusi degli estremisti islamici. Le testimonianze raccolte da Die Welt

Con una lunga inchiesta pubblicata su internet domenica 27 settembre, il quotidiano Die Welt ha raccontato come insieme alle centinaia di migliaia di profughi provenienti in questi mesi dal Medio Oriente si stia trasferendo in Germania anche uno dei principali motivi del loro gigantesco esodo: l’odio religioso. Le denunce e gli episodi di scontro e di persecuzione si sono moltiplicati nei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, e non è una bella notizia per un paese che si prepara a ricevere un milione di profughi nei prossimi dodici mesi.

«NON POSSO DIRE CHI SONO». Die Welt raccoglie per esempio la testimonianza di Said, un iraniano arrivato in Germania a piedi attraverso la Turchia e assegnato a una struttura del Land Brandeburgo, vicino al confine con la Sassonia, che ospita prevalentemente rifugiati siriani, in maggioranza musulmani sunniti. «In Iran – dice Said – i guardiani della rivoluzione hanno arrestato mio fratello in una chiesa domestica clandestina, io sono sfuggito ai servizi segreti. Pensavo che in Germania avrei potuto finalmente vivere la mia fede, invece nel mio centro di accoglienza non posso dire apertamente che sono cristiano, altrimenti vengo minacciato».

«MINACCIANO DI UCCIDERMI». «Durante il Ramadan – prosegue il rifugiato iraniano – mi svegliano prima dell’alba e mi dicono che posso mangiare solo prima che sorga il sole. Se mi rifiuto, mi dicono che sono un “kafir”, un infedele. Mi sputano addosso. Mi trattano come un animale. E minacciano di uccidermi». Al quotidiano tedesco Said ha detto di avere chiesto aiuto agli addetti alla sicurezza del centro, che però non hanno mosso un dito. «Anche loro sono tutti musulmani», spiega.
Iraniano come Said è Reza Rahmani, che quando non ha più potuto nascondere la propria appartenenza religiosa all’interno del centro di accoglienza in cui risiedeva, sul suolo tedesco, ha preferito andarsene perché là dentro «come cristiano non sono al sicuro».

LA SHARIA COME LEGGE. I casi di Reza e Said non sono affatto isolati, spiega a Die Welt Gottfried Martens, pastore della chiesa evangelico-luterana di Berlino che ha aperto ai profughi il dormitorio in cui sono ora ospitati anche i due iraniani intervistati. Martens racconta che nella sua comunità ci sono circa 600 afghani e iraniani, la maggior parte dei quali sono stati battezzati da lui personalmente. «Quasi tutti hanno gravi problemi nei loro centri», all’interno dei quali secondo il religioso prevale «la visione dei musulmani rigidi: “Dove siamo noi, regna la sharia, regna la nostra legge”». I cristiani, continua il pastore, non hanno accesso alle cucine, e chi non prega cinque volte al giorno rivolto verso la Mecca subisce intimidazioni. Soprattutto i convertiti dall’islam. I cristiani, dice Martens, «cominciano a domandarsi: cosa succederà quando i rifugiati musulmani integralisti lasceranno i centri? Noi in quanto cristiani dovremo nasconderci anche in futuro in questo paese?».

LE STESSE URLA DELL’ISIS. Die Welt riporta anche altre testimonianze ed episodi emblematici. Un giovane cristiano siriano ha denunciato di aver subito minacce in un centro di prima accoglienza a Gießen, secondo lui tra i profughi si nascondono anche i tagliagole del califfo Al Baghdadi: «Urlano gli stessi versi del Corano che strillano i miliziani dello Stato islamico prima di tagliare le teste alle persone», dice. A Ellwangen, nel Baden-Württemberg, durante il Ramadan è scoppiata una gigantesca rissa tra musulmani, cristiani e yazidi.

RITORNO A MOSUL. «Particolarmente drammatico», scrive il quotidiano tedesco, è il caso di una famiglia cristiana arrivata in Germania dall’Iraq e smistata in un centro di Frisinga, in Baviera. Il padre ha parlato davanti alle telecamere della Bayerischer Rundfunk di botte e minacce ricevute da parte di estremisti islamici siriani. «Urlavano contro mia moglie e hanno picchiato mio figlio. Dicevano: ti uccideremo e berremo il tuo sangue». Costretti a vivere come reclusi, hanno deciso di tornare a Mosul. Ma nella città irachena caduta nelle mani dell’Isis oltre un anno fa non c’è posto per i cristiani, così la famiglia si è rassegnata a riparare a Erbil, nel Kurdistan iracheno già da mesi in piena emergenza profughi.

L’ILLUSIONE INFRANTA. «Dobbiamo sbarazzarci dell’illusione che tutti quelli che arrivano qui siano attivisti dei diritti umani», dice sempre a Die Welt Max Klingberg della International Society for Human Rights, attivo da 15 anni nell’accoglienza dei rifugiati in Germania. «Una parte non indifferente dei nuovi arrivi vive una intensità religiosa di livello paragonabile come minimo ai Fratelli Musulmani». Klingberg parla di aggressioni gravi fino all’omicidio anche tra musulmani (sunniti contro sciiti), «ma il peggio tocca agli yazidi e ai cristiani».

IPOTESI SEPARAZIONE. Non a caso la Germania in questi giorni sta discutendo seriamente l’ipotesi di separare i rifugiati fisicamente e “geograficamente” a seconda dei gruppi di appartenenza. Per ora ci ha provato solo il governatore della Turingia Bodo Ramelow, della Linke (più a sinistra dei socialdemocratici), che però si è limitato a dividerli per paese d’origine escludendo esplicitamente una segregazione sulla base delle fedi professate, perché «anche i musulmani molto religiosi devono imparare a vivere con le altre religioni», ha detto a Die Welt il ministro per l’Immigrazione del Land.

Fonte: Tempi

FANTASTICO! certo che tra Marino e Paglia con le sue slinguazzate a quello che credeva essere il vero presidente del consiglio....

Scherzo de 'La Zanzara'. Il finto Renzi chiama monsignor Paglia

MARINO, MONS. PAGLIA AL TELEFONO COL FINTO RENZI:
"PAPA FURIBONDO, IL SINDACO SI È IMBUCATO"




Il caso Marino a Filadelfia non si placa. La nuova puntata arriva via radio, alla trasmissione La Zanzara di Giuseppe Cruciani, dove un imitatore del premier Renzi ha telefonato a monsignor Paglia chiedendo delucidazioni sulla vicenda del mancato invito. E la risposta è stata tranchant.

Paglia è l'arcivescovo da cui in base a quanto dichiarò Marino in un'intervista al Messaggero era partito l'invito a seguire il Papa negli States. «Lui ci ha brigato - racconta il prelato al finto premier -. Ha cercato di sfruttare questa situazione, e questo fa imbestialire il Numero Uno. Certo che si è imbucato. Il sindaco è una brava persona. Però nessuno lo ha invitato. Io con lui parlai una volta, mesi fa... su questa storia il Papa era furibondo'».

Alla domanda se la bufera possa nuocere ai rapporti tra Comune di Roma e Santa Sede in vista del Giubileo Paglia risponde con altrettanta onestà: «Il problema è proprio quello. Quando era a Filadelfia ha insistito per vederlo e rivederlo. Deve avere delle cose da farsi perdonare, sta cercando appoggi. Queste cose fanno infuriare il Pontefice. E mettono un bel freno al rapporto».

Ma non finisce qua, perché il finto Renzi si offre di intervenire su Marino ed ecco cosa risponde l'arcivescovo: «Lui non lo dirà mai di intervenire. Però certo Marino ha fatto una figura proprio da bischero. Poi con la fascia da sindaco, unico là in prima fila».

Mark McDonald, il portavoce del sindaco di Filadelfia Michael Nutter, in merito al soggiorno del sindaco negli Stati Uniti ha confermato che l'invito al primo cittadino di Roma è stato fatto prioprio da Nutter. «Si sono incontrati lo scorso giugno a Roma. Durante l'incontro hanno discusso il modo in cui la capitale d'Italia gestisce eventi dove è prevista una forte affluenza di persone e come mantenere la sicurezza dei cittadini. In quell'occasione, Marino è stato invitato a presenziare alla visita papale dallo stesso sindaco di Filadelfia». «Non siamo stati noi a pagare le spese del viaggio del sindaco di Roma», ha aggiunto. «La municipalità di Filadelfia non ha sostenuto alcuna spesa. Ci risulta che le spese siano state pagate dalla Temple University».

Fonte: LEGGO

29 settembre 2015

O Vergine, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l'ora del riposo: non abbandonarmi!.

Metti la tua mano sui miei occhi,
come una buona Madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.

L'anima mia è stanca di affanni e di tristezze.
La fatica che mi attende è qui, a me vicina..
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta il mio pensiero.

Dolce sarà il mio riposo,
se benedetto da Te.
Perchè domani, il tuo povero figlio
si desti più forte
e riprenda allegramente
il peso del nuovo giorno.

Metti la tua mano sul mio cuore.
Lui solo vegli sempre
e ridica al suo Dio
un amore eterno.
Amen.

(P. Claude Wittock)
"Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti,
amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità. Sull'esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli.

Tu invece mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona." (2Timoteo 1-16)

27 settembre 2015

Ovviamente i soliti settari pentecostali non potevano mancare nel loro j'accuse nei confronti di Papa Francesco.



Vediamo brevemente le opportune repliche alle questioni da loro poste senza dover leggere tutti i discorsi, è visionare tutti i video del viaggio di Papa Francesco negli Stati Uniti.

E' ANDATO AL CONGRESSO E HA FATTO UN DISCORSO.
Il Papa non è andato solo al Congresso! di discorsi se ne contano ben 13:

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Visita ai detenuti nell’Istituto di Correzione Curran-Fromhold (Philadelphia, 27 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Incontro con i Vescovi ospiti dell’Incontro Mondiale delle Famiglie nel Seminario San Carlo Borromeo (Philadelphia, 27 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Incontro con vittime di abusi sessuali (Seminario San Carlo Borromeo di Philadelphia, 27 settembre 2015)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Festa delle Famiglie e veglia di preghiera al B. Franklin Parkway (Philadelphia, 26 settembre 2015)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Incontro per la libertà religiosa con la comunità ispanica e altri immigrati nell’Independence Mall (Philadelphia, 26 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Visita alla Scuola “Nostra Signora, Regina degli Angeli” e incontro con bambini e famiglie di immigrati a Harlem (New York, 25 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Incontro Interreligioso al Memorial di Ground Zero (New York, 25 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - ONU: Incontro con i Membri dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (New York, 25 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - ONU: Saluto al personale delle Nazioni Unite (25 settembre 2015)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Visita al Centro Caritativo della Parrocchia di St Patrick e incontro con i senzatetto (Washington, D.C., 24 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Visita al Congresso degli Stati Uniti d'America (Washington, D.C., 24 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Incontro con i Vescovi degli Stati Uniti d'America nella Cattedrale di San Matteo (Washington, D.C., 23 settembre 2015) (Video)

Viaggio Apostolico - Stati Uniti d'America: Cerimonia di benvenuto nel South Lawn della Casa Bianca (Washington, D.C., 23 settembre 2015) (Video)

Quindi il discorso fatto al Congresso affronta vari temi sociali, non religiosi, quindi è molto, molto riduttivo ridurre il tutto al solo discorso fatto al Congresso..... comunque:

PRIMA ACCUSA: NON HA MAI NOMINATO GESÙ.
Se non erro questa frase l’ha detta proprio Gesù, e dire che loro sono quelli del “sola scrittura” (quando gli fa comodo), e quindi dovrebbero sapere perfettamente chi ha pronunciato queste parole
«Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te» (Mt 7,12) che Papa Francesco ha detto al Congresso, tra l'altro Papa Francesco ha citato anche Mosè.....
DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

SECONDA ACCUSA: NON HA PREGATO.
Al congresso ci ha fatto un discorso, ma visto che di incontri ce ne sono stati diversi si è anche pregato, non è che si è fatto tutto al Congresso!:
SANTA MESSA AL MADISON SQUARE GARDEN

C’è stata anche una veglia di preghiera e pensate, Papa Francesco  ha persino nominato Gesù!:
“…. Cristo Gesù, che si è donato per amore"
FESTA DELLE FAMIGLIE E VEGLIA DI PREGHIERA

TERZA ACCUSA: NON HA RICHIAMATO LA GENTE A RAVVEDIMENTO.
E’ stato in visita ai detenuti, e li cosa ha fatto? ha invitato al ravvedimento:
Tutti abbiamo qualcosa da cui essere puliti e purificati. Tutti. Che questa consapevolezza ci risvegli alla solidarietà tra tutti, a sostenerci e a cercare il meglio per gli altri.
Guardiamo a Gesù che ci lava i piedi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) che viene a farci uscire dall’inganno di credere che nulla possa cambiare! Gesù che ci aiuta a camminare per sentieri di vita e di pienezza. Che la forza del suo amore e della sua Risurrezione sia sempre via di vita nuova.
VISITA AI DETENUTI NELL'ISTITUTO DI CORREZIONE CURRAN-FROMHOLD

QUARTA ACCUSA: NON HA PORTATO IL VANGELO.
Cioè? non ha portato il libro del vangelo? evidentemente si dimenticano che il Vangelo, cioè Buona Notizia, non è un libro ma Cristo stesso e come si fa a dire che non ha portato il Vangelo quando Papa Francesco dice queste parole?
Guardiamo a Gesù che ci lava i piedi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) che viene a farci uscire dall’inganno di credere che nulla possa cambiare! Gesù che ci aiuta a camminare per sentieri di vita e di pienezza. Che la forza del suo amore e della sua Risurrezione sia sempre via di vita nuova.”
VISITA AI DETENUTI NELL'ISTITUTO DI CORREZIONE CURRAN-FROMHOLD

QUARTA ACCUSA: NON HA INCORAGGIATO LE PERSONE ALLA FEDE IN CRISTO.
Vedi sopra (per essere breve) ma se ancora non lo si fosse capito riporto di nuovo:
“Guardiamo a Gesù che ci lava i piedi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) che viene a farci uscire dall’inganno di credere che nulla possa cambiare! Gesù che ci aiuta a camminare per sentieri di vita e di pienezza. Che la forza del suo amore e della sua Risurrezione sia sempre via di vita nuova.”
VISITA AI DETENUTI NELL'ISTITUTO DI CORREZIONE CURRAN-FROMHOLD

QUINTA ACCUSA: HA PARLATO QUASI ESATTAMENTE COME UN MODERNO UMANISTA SECOLARE.
Ha parlato in base a chi si stava rivolgendo, dovrebbe essere chiaro che se va all’ONU dove ci sta rappresentato un po di tutto li parlerà di questioni riguardanti il mondo, problemi della fame, delle migrazioni, ecc ecc,  question i che riguardano tutti

SESTA ACCUSA: HA PARLATO COME SE I PROBLEMI DEL MONDO SI POTESSERO RISOLVERE SENZA CRISTO.
Scusate se riporto ancora una volta, quando si è volutamente duri nel comprendere è bene ripetere più volte la stessa cosa, chissà, gli si aprono gli orecchi:
“Guardiamo a Gesù che ci lava i piedi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) che viene a farci uscire dall’inganno di credere che nulla possa cambiare! Gesù che ci aiuta a camminare per sentieri di vita e di pienezza. Che la forza del suo amore e della sua Risurrezione sia sempre via di vita nuova.”
VISITA AI DETENUTI NELL'ISTITUTO DI CORREZIONE CURRAN-FROMHOLD

QUINDI IL SETTARIO CONCLUDE: DI PRECISO, CHI STA RAPPRESENTANDO IN TERRA?

E tu che punti sempre il dito verso la fede altrui invece di portare la Buona Notizia che è Cristo Gesù, chi stai rappresentando?

p.s. Ho cercato di essere molto breve, chi vuole può leggersi tutti i discorsi di Papa Francesco hai link che ho dato all'inizio, veramente ridicolo che si voglia non solo far passare Papa Francesco come non cattolico, ma neanche come cristiano
Conducimi, Signore,
per sentieri agevoli
perché io possa
più gioiosamente lodarti.

Conducimi, Signore,
per sentieri ardui
perché io possa esercitare
le virtù a te gradite.

Conducimi, Signore,
dove vuoi, come vuoi,
purché, al termine,
io non giunga a te a mani vuote.

Non si fa altro che far passare l'idea che Papa Francesco sia favorevole ai matrimoni gay


Se non favorevole chiude un occhio se non tutti e due nei loro confronti: famosissimo quel "chi sono io per giudicare" del quale furbescamente hanno omesso tutto ciò che segue.

Ma l'opinione dei gay che si legge nei loro siti riguardo Papa Francesco quale è?

Buona lettura:

GRAVE INGERENZA DI PAPA FRANCESCO CONTRO I GAY
http://gayoggi.com/politica/grave-ingerenza-di-papa-francesco-contro-i-gay/11042014/

I GAY DEL CILE CONTRO PAPA BERGOGLIO: CI NEGA I DIRITTI
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41315&typeb=0

PAPA FRANCESCO, UN PONTEFICE OMOFOBO E MISOGINO
http://www.controcopertina.com/papa-francesco-un-pontefice-omofobo-e-misogino/

BERGOGLIO AMA I GAY. MA QUELLI CHE NON ESISTONO
http://elfobruno.wordpress.com/2013/07/30/bergoglio-ama-i-gay-ma-quelli-che-non-esistono/

PAPA FRANCESCO NELLA TRADIZIONE OMOFOBA
http://gayoggi.com/cronaca/papa-francesco-nella-tradizione-omofoba/13032013/

L'ACCUSA DEI GAY CILENI: «BERGOGLIO È OMOFOBO»
http://www.cinemagay.it/dosart.asp?id=29058

PAPA FRANCESCO: "FICCA IL NASO NELLA POLITICA E PER LUI I GAY SONO PROGETTO DEL DEMONIO"
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/3/14/31937-papa-francesco-i-luaar-ficca-il-naso-nella-politica-e-per/

“PAPA FRANCESCO È OMOFOBO”: VARI ESPONENTI DEL MONDO LGBT, INCLUSO IL TEOLOGO DAVID BERGER, RIMARCANO COME IL PONTEFICE NON ABBIA COMPIUTO NESSUNA SVOLTA SUI GAY
http://www.giornalettismo.com/archives/1053563/papa-francesco-e-omofobo/

PAPA FRANCESCO: IL NUOVO PONTEFICE È PIÙ OMOFOBO DI RATZINGER? IL NUOVO PAPA SI È SEMPRE SCHIERATO CONTRO LE UNIONI GAY
http://www.gay.tv/articolo/papa-francesco-il-nuovo-pontefice-e-piu-omofobo-di-ratzinger-video/42185/

NIENTE PAURA: PAPA FRANCESCO RESTA OMOFOBO!
http://snorkisaraitu.com/2013/08/07/niente-paura-papa-francesco-resta-omofobo/

LE ASSOCIAZIONI GAY: “BERGOGLIO È UN OMOFOBO PROMOTORE D’ODIO”
http://www.articolotre.com/2013/03/le-associazioni-gay-bergoglio-e-un-omofobo-promotore-dodio/

PAPA FRANCESCO CONTRO LE ADOZIONI GAY
http://www.pianetagay.com/papa-francesco-contro-le-adozioni-gay/

LA COMUNITÀ GAY RIFIUTA IL PAPA: “UNA VERGOGNA”. E' COSÌ CHE LA COMUNIDAD HOMOSEXUAL ARGENTINA GIUDICA L'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIO
http://www.thepostinternazionale.it/mondo/argentina/la-comunit-gay-rifiuta-il-papa

COSÌ PARLÒ FRANCESCO: “NOZZE GAY SEGNO DEL DIAVOLO
http://www.fanpage.it/cosi-francesco-nozze-gay-segno-del-diavolo-donne-inadatte-alla-politica/

PAPA FRANCESCO SCOMUNICA PER ERESIA UN SACERDOTE FAVOREVOLE ALLE NOZZE GAY
http://www.articolotre.com/2013/09/papa-francesco-scomunica-per-eresia-un-sacerdote-favorevole-alle-nozze-gay/208913

CONTRO IL MATRIMONIO GAY IL GENERALE BERGOGLIO MANDÒ ALL'ASSALTO LE SUORE
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350643

PAPA FRANCESCO: «IL MATRIMONIO È SOLO TRA UOMO E DONNA, COME RECEPITO DALLA COSTITUZIONE»
http://gayburg.blogspot.it/2013/09/papa-francesco-il-matrimonio-e-solo-tra.html

Se gli stessi, che tra l'altro si dicono cattolici, che pongono questa domanda fossero vissuti ai tempi di Gesù avrebbero scelto Barabba....

«Papa Francesco è cattolico?». Perché Newsweek si pone questa domanda?

Il settimanale americano lancia un titolo provocatorio e definisce il pontefice un abile comunicatore con cali di popolarità negli States

I GESTI DI BERGOGLIO
La domanda se la pone il settimanale statunitense che si prepara così alla visita di Bergoglio negli States il prossimo 22 settembre. Il settimanale passa in rassegna tutte le mosse e le frasi del Pontefice. Azioni, dichiarazioni e note in cui il Papa ha espresso la sua posizione su diversi argomenti. Vengono elencate ad esempio le sue parole sugli omosessuali («chi sono io per giudicare un gay?») o quelle sui divorziati a cui il Pontefice vorrebbe nuovamente concedere la comunione.

ROTTURA DI SCHEMI
Bergoglio ha stupito tutti con un comportamento pieno di fede che – continua Newsweek – «rende superflua la necessità di ricordare ciò in cui egli crede». E giù con la rinuncia alle ricche vesti papali, l’adozione della Ford Focus come papamobile, la camera a Santa Marta, fino alle parole sui gay, la vicinanza ai divorziati e la lotta contro riscaldamento globale e sperequazioni del reddito. Per Newsweek sarà un successo annunciato il viaggio negli States.

IL CASO CORDILEONE
L’analisi non si limita solo ad elencare le azioni del Santo Padre ma scava anche nei problemi della Chiesa cattolica americana, toccando il caso di San Francisco. L’arcivescovo metropolita della principale diocesi cattolica degli States è infatti mons. Salvatore Cordileone, di cui Newsweekevidenzia le posizioni molto dure sopratutto nei confronti del mondo LGBT.

IL TITOLO PROVOCATORIO
Un’azione pastorale, che appare in controtendenza con i messaggi di papa Francesco, che punta a spalancare le porte a un’accoglienza universale nella Chiesa cattolica. Il settimanale cita anche il cardinale Burke come esempio di una Chiesa tradizionalista poco avvezza allo stile “rivoluzionario” di Francesco. Allora, se la Chiesa americana appare rigidamente schierata sul rispetto scrupoloso della dottrina, ecco che da qui scaturisce il titolo provocatorio.

CHI E’ IL CATTOLICO?
Bergoglio, con tutti i suoi gesti “rivoluzionari” è realmente un cattolico, visto che i più alti esponenti della Chiesa cattolica d’oltreoceano, così fedeli alla dottrina, viaggiano in una direzione che appare diversa dalla sua? Allora il cattolico chi è? Cordileone o Francesco? E’ possibile che appartengano alla stessa Chiesa? E’ un po’ questo il senso della provocazione del settimanale, che cita un sondaggio Gallup, ripreso con enfasi da Italia Oggi, ma anche da Il Giornale e Libero.

CONSERVATORI “CRITICI”
Secondo questo sondaggio in un anno Bergoglio avrebbe perso il 27% dei consensi di chi, in America, è attestato su posizioni politiche conservatrici. Un calo dovuto, secondo Newsweek, al timore che il pontefice possa aprirsi sempre più a lobby gay o greenies: «Ha spaventato i tradizionalisti per i quali la fede dev’essere immune dalle pressioni politiche».

SUPERBO COMUNICATORE
In realtà, Newsweek sostiene che il pontefice è un «superbo comunicatore», tutt’altro che sprovveduto. «Per degli osservatori perspicaci, Bergoglio è uno scaltro custode dell’immagine del cattolicesimo che è acutamente conscio dell’effetto che le sue parole e i suoi atti hanno oltre le Sacre Mura». Ottimo comunicatore, dunque, ma anche ben consapevole che certi meccanismi, certe posizioni “rigide” nella Chiesa, prosegue il settimanale, potrebbero non cambiare mai.

SGUARDO “DOPPIO”
Al contempo, il suo linguaggio è quello di un uomo che vuole allargare i consensi della Chiesa oltre i suoi tradizionali confini. Strizza l’occhio ai liberali ma cerca di contenere la presunta emorragia dei cosiddetti cattolici conservatori. Anche per questo, conclude Newsweek, il suo viaggio negli States sarà nel segno dell’ «adulazione» da parte del popolo americano cattolico e no.

Fonte: Alteia

26 settembre 2015

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono
marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Giacomo 5,1-6

24 settembre 2015

Papa Francesco incoraggia le suore che si oppongono a Obama

Stranamente – “stranamente” per modo di dire – i media italiani hanno dato poco rilievo a un fatto piccolo, ma significativo, avvenuto ieri a Washington durante la visita di papa Francesco negli Stati Uniti. Il Pontefice, infatti, ha trovato il tempo fra i tanti impegni ufficiali di visitare il convento delle Piccole Sorelle dei Poveri.
Una visita non casuale, ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della Sala stampa vaticana, con cui il Santo padre ha voluto sostenere le religiose nella loro battaglia civile. Le stesse suore hanno poi raccontato che il Pontefice le ha rincuorate e incoraggiate a proseguire sulla strada intrapresa.



FIERE OPPOSITRICI. Di quale battaglia stiamo parlando? Sì, sempre dell’opposizione dei cattolici all’Obamacare, anche se qui in Italia si preferisce sottolineare la grande “sintonia” tra Barack Obama e Francesco. In realtà, le cose paiono stare un po’ diversamente e il “fuori programma” di Francesco sembra essere un segnale. Le Piccole Sorelle dei Poveri sono infatti delle fiere oppositrici dell’amministrazione Obama, che avversano pubblicamente in merito ai provvedimenti che obbligherebbero anche gli enti religiosi a fornire gratuitamente ai dipendenti coperture assicurative per contraccettivi e farmaci abortivi.
Insomma, un altro indizio del fatto che quando l’altro giorno papa Francesco ha incalzato Barack, non stava parlando della libertà religiosa calpestata su Marte, ma proprio lì, negli States.

Fonte: Tempi.it

23 settembre 2015

Apri i miei occhi Signore,
perché io veda le meraviglie della tua Legge.
Togli il velo dal mio cuore
mentre leggo le Scritture.

Sii benedetto, Signore, perché mi insegni i tuoi decreti.
Parola del Padre, fammi dono della tua parola;
tocca il mio cuore e illumina i miei sensi;
apri le mie labbra e riempile della tua lode.

La potenza del tuo Santo Spirito
sia nel mio cuore e sulle mie labbra
perché io proclami degnamente
e con rettitudine
le tue parole.

Tu, che come carbone ardente
toccasti le lebbra del profeta
purificandole dal peccato,
ora tocca anche queste
di me peccatore; liberami da ogni sozzura
e rendimi capace di proclamare i tuoi insegnamenti.

Lancelot Andrewes, Vescovo inglese del XVII secolo


22 settembre 2015

Ma per caso sul volo per gli Stati Uniti per caso ci stava anche Socci e compagnia?

Papa Francesco: «mi chiedono se sono cattolico? se serve posso recitare il Credo»

IL PAPA SBARCA NEGLI USA
Nell'intervista sul volo da Cuba agli Stati Uniti Francesco parla delle critiche al suo magistero: «Ciò che dico è nella dottrina sociale della Chiesa». Sull'embargo: «Spero che si arrivi a un accordo che soddisfi le due parti». Sui dissidenti: «Alcuni erano stati invitati per un saluto in cattedrale. Nessuno si è identificato come tale, non ho notizia di arresti». Con Fidel «abbiamo parlato della Laudato si' e del suo insegnante gesuita»

ANDREA TORNIELLI
DAL VOLO SANTIAGO DE CUBA - WASHINGTON

«Mi chiedete se sono cattolico? Se è necessario posso recitare il Credo...». Papa Francesco incontra i giornalisti sul volo da Santiago de Cuba a Washington e risponde alle accuse di essere «comunista» o persino un «antipapa». «Tutto ciò che ho detto in tema economico è nella dottrina della Chiesa». Sull'embargo degli Usa a Cuba dice: «Spero che si arrivi a un accordo che soddisfi le due parti».

Che cosa pensa dell'embargo Usa verso Cuba? Ne parlerà al Congresso?
«Il problema dell'embargo è parte del negoziato tra Stati Uniti e Cuba, i due presidenti si sono riferiti a questo, è una cosa pubblica e va nella direzione delle buone relazioni che si stanno cercando. Spero che si arrivi a un accordo che soddisfi le parti. Rispetto alla posizione della Santa Sede sugli embarghi, i Papi precedenti ne hanno parlato di questo, non solo di questo caso. Ne parla la dottrina sociale della Chiesa. Al Congresso non parlerò in modo specifico di questo tema, ma accennerò in generale agli accordi come segno del progresso nella convivenza».

Si parla di più di 50 dissidenti arrestati. Li voleva incontrare? Che cosa avrebbe detto loro?
«Non ho notizie degli arresti. Che sia accaduto questo, non ho notizie. Le altre due domande sono futuribili. A me piace incontrare tutti, tutti sono figli di Dio, ogni incontro arricchisce. Era chiaro che io non avrei avuto udienze, non solo con i dissidenti, ma anche con altri, compresi alcuni capi di Stato. Ero in visita in un Paese, non era prevista alcuna udienza. Dalla nunziatura sono state fatte delle telefonate ad alcune persone che sono in questo gruppo di dissidenti, per dire loro che al momento del mio arrivo alla cattedrale, con piacere le avrei salutate. Nessuno però si è identificato come dissidente nel saluto, non lo so se c'erano o non c'erano, ho salutato tutti quelli che erano lì. Se li incontrassi, non so quello che direi, perché direi quello che mi viene al momento».

Perché ha deciso di non ricevere i dissidenti? La Chiesa cattolica può avere un ruolo per aiutarli?
«Non ho ricevuto nessuno in udienza privata, e c'era anche un capo di stato che la chiedeva. La Chiesa cubana ha lavorato per compilare liste di prigionieri a cui concedere l'indulto, ed è stato concesso a più di tremila. Ci sono ancora altri casi allo studio, me l'ha detto il presidente della Conferenza episcopale. Qualcuno mi ha detto: sarebbe bello eliminare l'ergastolo! È quasi una pena di morte nascosta, tu stai lì morendo tutti i giorni senza la speranza di liberazione. Un'altra ipotesi è che si facciano indulti generali ogni uno o due anni. Ma la Chiesa sta lavorando e ha lavorato... Non dico che tutti questi tremila erano nelle liste presentate dalla Chiesa, no. Ma la Chiesa ha compilato delle liste, ha chiesto indulti e continuerà a farlo».

Nei decenni in cui Fidel Castro era al potere, la Chiesa cattolica ha sofferto molto. Nel suo incontro ha avuto la percezione che fosse un po' pentito?
«Il pentimento è una cosa molto intima, una cosa di coscienza. Nell'incontro con Fidel abbiamo parlato dei gesuiti che lui ha conosciuto, perché gli ho portato come regalo uno libro e un Cd del padre Llorente, e due libri di padre Pronzato, che sicuramente lui apprezzerà. Abbiamo parlato di queste cose. Abbiamo parlato molto dell'enciclica Laudatro si', lui è molto interessato al tema dell'ecologia. È stato un incontro non tanto formale, ma spontaneo, c'era la sua famiglia presente, c'erano anche i miei accompagnatori, il mio autista, ma noi eravamo un po' separati, loro non potevano sentire. Abbiamo parlato tanto sull'enciclica, lui è molto preoccupato per l'ambiente. Per quanto riguarda il passato abbiamo parlato del collegio dei gesuiti e di come lo facevano lavorare».

In pochi anni ci sono state tre visite papali a Cuba. È perché Cuba è «malata» e soffre per qualcosa?
«No. Il primo viaggio di Giovanni Paolo II fu storico, ma normale: ha visitato tanti Paesi aggressivi contro la Chiesa. La seconda visita è stata quella di Benedetto, e pure quella era normale. E la mia è stata un po' casuale, perché inizialmente avevo pensato di arrivare negli Stati Uniti arrivando dalla frontiera del Messico, da Ciudad Juarez. Ma andare in Messico senza visitare la Madonna di Guadalupe non si poteva. Poi c'è stato l'annuncio del 17 dicembre (il disgelo tra Cuba e Usa, ndr), dopo un processo di quasi un anno. E ho detto: andiamo negli Usa attraverso Cuba. Non perché abbia dei mali speciali che non hanno altri Paesi. Non interpreterei così le tre visite. Io per esempio ho visitato Brasile, Giovanni Paolo II l'ha visitato tre o quattro volte e non aveva una "malattia" speciale. Sono contento di aver visitato Cuba».

Alcune sue denunce sull'inequità del sistema economico mondiale hanno fatto emergere reazioni bizzarre: ci sono settori della società americana che si sono chiesti se il Papa fosse cattolico...
«Un amico cardinale mi ha raccontato che è andata da lui una signora, molto preoccupata, molto cattolica, un po' rigida, ma buona. E gli ha chiesto se era vero che nella Bibbia che si parlava di un Anticristo. Lui ha spiegato che se ne parla nell'Apocalisse. Poi la signora ha chiesto se si parlava di un antipapa. E lui le ha domandato: perché me lo chiede? Ha risposto: "Io sono sicura che Francesco è l'antipapa". E perché? "Perché non usa le scarpe rosse", è stata la risposta. Sull'essere comunista o non comunista: io sono certo di non aver detto una cosa in più rispetto a ciò che c'è nella Dottrina sociale della Chiesa. Durante l'altro volo una vostra collega mi aveva chiesto, a proposito del mio intervento ai movimenti popolari: "Ma la Chiesa lo seguirà?". Ho risposto: sono io a seguire la Chiesa, e su questo credo di non sbagliare. Le cose si possono spiegare, forse qualcosa ha dato un'impressione un po' più "sinistrina", ma sarebbe un errore di interpretazione. La mia dottrina su tutto questo, la Laudato si' e sull'imperialismo economico, è nell'insegnamento sociale della Chiesa. E se è necessario che io reciti il Credo, sono disposto a farlo...».

Nell'ultimo viaggio in America Latina lei ha criticato in modo forte il sistema capitalista, ma a Cuba ha è stato più soft con il sistema comunista. Perché?
«Nei discorsi che ho fatto a Cuba ho sempre fatto cenno alla dottrina sociale della Chiesa. Ma le cose che si devono correggere le ho dette chiaramente, non in modo "profumato". Per quanto riguarda il capitalismo selvaggio non ho detto di più di ciò che ho scritto nell'Evangelii gaudium e nell'enciclica Laudato si'. Quello che ho scritto è abbastanza. Qui a Cuba il viaggio è stato molto pastorale, con la comunità cattolica, con i cristiani e anche con le persone di buona volontà. I miei interventi sono stati omelie. Anche con i giovani, che erano giovani credenti e non credenti e fra i credenti ce n'erano di diverse religioni, è stato un discorso di speranza, di incoraggiamento del dialogo per cercare quelle cose che ci accomunano. È stato un linguaggio più pastorale. Invece nell'enciclica si dovevano trattare cose più tecniche»

fonte Vaticanisider

Vale anche per quei cattolici che sembra se ne siano dimenticati, presi più da veggenti e celestiali messaggi

Joseph Ratiznger: “dobbiamo avere il coraggio di ridire chiaro che, presa nella sua totalità, la Bibbia è cattolica. accettarla come sta, nell'unità di tutte le sue parti, significa accettare i grandi Padri della Chiesa e la loro lettura; dunque, significa entrare nel cattolicesimo".


“Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger”.

21 settembre 2015

Vale anche per quei cattolici che sembra se ne siano dimenticati, presi più da veggenti e celestiali messaggi



Joseph Ratiznger: “dobbiamo avere il coraggio di ridire chiaro
che, presa nella sua totalità, la Bibbia è cattolica. accettarla come sta, nell'unità di tutte le sue parti, significa accettare i grandi Padri della Chiesa e la loro lettura; dunque, significa entrare nel cattolicesimo".


“Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger”

20 settembre 2015

Papa Francesco: «un nobel per mamma e papà»

Papa Francesco, oggi nella sua centesima udienza in Piazza San Pietro, ha proseguito la sua catechesi sulla famiglia. E, a un certo punto, ha fatto una battuta sulla capacità dei padri e delle madri di moltiplicare il tempo nella cura dell’armonia familiare: «Il tempo della famiglia, lo sappiamo bene, è un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato. È sempre poco, non basta mai. Ci sono sempre tante cose da fare. Chi ha una famiglia impara presto a risolvere un’equazione che neppure i grandi matematici sanno risolvere: dentro le ventiquattro ore ce ne fa stare il doppio! Così! Ci sono mamme e papà che potrebbero vincere il Nobel, per questo! In 24 ore fanno 48. Non so come fanno, ma si muovono e fanno».



"Vieni come sei": una chiesa nudista in virginia

C'è una chiesa in Virginia, negli Stati Uniti, che sta infondendo un nuovo (o forse antico?) significato all'espressione "Vieni come sei".

Tutti in questa chiesa sono nudi, compreso l'officiante.
Gli accoliti di questa congregazione si dicono certi che Dio non si curi di cosa si ha indosso mentre si prega, ma solo di cosa pulsa nel cuore dei fedeli.

Queste persone non hanno alcuna remora, né pregiudizio o imbarazzo ad ascoltare la parola di Dio proferita da un pastore in costume adamitico.
La chiesa fa parte di un campo attrezzato per naturisti. Più di 10.000 persone lo hanno visitato l'anno scorso.


17 settembre 2015

Misericordiae Vultus



FRANCESCO
VESCOVO DI ROMA
SERVO DEI SERVI DI DIO
A QUANTI LEGGERANNO QUESTA LETTERA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE


1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, « ricco di misericordia » (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come « Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà » (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella « pienezza del tempo » (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona[1] rivela la misericordia di Dio.

2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.

3. Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti.

L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore (cfr Ef 1,4), perché diventasse la Madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona. Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza.

La domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche Papali. Nella stessa domenica stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa.

4. Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo. Una nuova tappa dell’evangelizzazione di sempre. Un nuovo impegno per tutti i cristiani per testimoniare con più entusiasmo e convinzione la loro fede. La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre.

Tornano alla mente le parole cariche di significato che san Giovanni XXIII pronunciò all’apertura del Concilio per indicare il sentiero da seguire: « Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore … La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati ».[2] Sullo stesso orizzonte, si poneva anche il beato Paolo VI, che si esprimeva così a conclusione del Concilio: « Vogliamo piuttosto notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità … L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio … Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette … Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità ».[3]

Con questi sentimenti di gratitudine per quanto la Chiesa ha ricevuto e di responsabilità per il compito che ci attende, attraverseremo la Porta Santa con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio. Lo Spirito Santo che conduce i passi dei credenti per cooperare all’opera di salvezza operata da Cristo, sia guida e sostegno del Popolo di Dio per aiutarlo a contemplare il volto della misericordia.[4]

5. L’Anno giubilare si concluderà nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, il 20 novembre 2016. In quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro. Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi.

6. « È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza ».[5] Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: « O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono ».[6] Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso.

“Paziente e misericordioso” è il binomio che ricorre spesso nell’Antico Testamento per descrivere la natura di Dio. Il suo essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza dove la sua bontà prevale sulla punizione e la distruzione. I Salmi, in modo particolare, fanno emergere questa grandezza dell’agire divino: « Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia » (103,3-4). In modo ancora più esplicito, un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia: « Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi » (146,7-9). E da ultimo, ecco altre espressioni del Salmista: « [Il Signore] risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. … Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi » (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono.

7. “Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: “Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo di Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel ” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più importanti.

Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo quando dice che « dopo aver cantato l’inno » (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce. Sapere che Gesù stesso ha pregato con questo Salmo, lo rende per noi cristiani ancora più importante e ci impegna ad assumerne il ritornello nella nostra quotidiana  preghiera di lode: “Eterna è la sua misericordia”.

8. Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione.

Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, vedendo che erano stanche e sfinite, smarrite e senza guida, sentì fin dal profondo del cuore una forte compassione per loro (cfr Mt 9,36). In forza di questo amore compassionevole guarì i malati che gli venivano presentati (cfr Mt 14,14), e con pochi pani e pesci sfamò grandi folle (cfr Mt 15,37). Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la misericordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero. Quando incontrò la vedova di Naim che portava il suo unico figlio al sepolcro, provò grande compassione per quel dolore immenso della madre in pianto, e le riconsegnò il figlio risuscitandolo dalla morte (cfr Lc 7,15). Dopo aver liberato l’indemoniato di Gerasa, gli affida questa missione: « Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te » (Mc 5,19). Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia. Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli altri discepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo.[7] Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto.

9. Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia. Conosciamo queste parabole, tre in particolare: quelle della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr Lc 15,1-32). In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono.

Da un’altra parabola, inoltre, ricaviamo un insegnamento per il nostro stile di vita cristiano. Provocato dalla domanda di Pietro su quante volte fosse necessario perdonare, Gesù rispose: « Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette » (Mt 18,22), e raccontò la parabola del “servo spietato”. Costui, chiamato dal padrone a restituire una grande somma, lo supplica in ginocchio e il padrone gli condona il debito. Ma subito dopo incontra un altro servo come lui che gli era debitore di pochi centesimi, il quale lo supplica in ginocchio di avere pietà, ma lui si rifiuta e lo fa imprigionare. Allora il padrone, venuto a conoscenza del fatto, si adira molto e richiamato quel servo gli dice: « Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? » (Mt 18,33). E Gesù concluse: « Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello » (Mt 18,35).

La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: « Non tramonti il sole sopra la vostra ira » (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo.

Come si nota, la misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri.

10. L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa « vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia ».[8] Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.

11. Non possiamo dimenticare il grande insegnamento che san Giovanni Paolo II ha offerto con la sua seconda Enciclica Dives in misericordia, che all’epoca giunse inaspettata e colse molti di sorpresa per il tema che veniva affrontato. Due espressioni in particolare desidero ricordare. Anzitutto, il santo Papa rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella cultura dei nostri giorni: « La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia … Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio ».[9]

Inoltre, san Giovanni Paolo II così motivava l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo: « Essa è dettata dall’amore verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano e che, secondo l’intuizione di gran parte dei contemporanei, è minacciato da un pericolo immenso. Il mistero di Cristo … mi obbliga a proclamare la misericordia quale amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso mi obbliga anche a richiamarmi a tale misericordia e ad implorarla in questa difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo ».[10] Tale suo insegnamento è più che mai attuale e merita di essere ripreso in questo Anno Santo. Accogliamo nuovamente le sue parole: « La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice ».[11]

12. La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre.

La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia.

13. Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: « Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso » (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita.

14. Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi.

Il Signore Gesù indica le tappe del pellegrinaggio attraverso cui è possibile raggiungere questa meta: « Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio » (Lc 6,37-38). Dice anzitutto di non giudicare e di non condannare. Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello. Gli uomini, infatti, con il loro giudizio si fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nell’intimo. Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello in sua assenza equivale a porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Ma questo non è ancora sufficiente per esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità.

Misericordiosi come il Padre, dunque, è il “motto” dell’Anno Santo. Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama. Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. Viene in nostro aiuto quando lo invochiamo. È bello che la preghiera quotidiana della Chiesa inizi con queste parole: « O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto » (Sal 70,2). L’aiuto che invochiamo è già il primo passo della misericordia di Dio verso di noi. Egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo. E il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti.

15. In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».[12]

16. Nel Vangelo di Luca troviamo un altro aspetto importante per vivere con fede il Giubileo. Racconta l’evangelista che Gesù, un sabato, ritornò a Nazaret e, come era solito fare, entrò nella Sinagoga. Lo chiamarono a leggere la Scrittura e commentarla. Il passo era quello del profeta Isaia dove sta scritto: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di misericordia del Signore » (61,1-2). “Un anno di misericordia”: è questo quanto viene annunciato dal Signore e che noi desideriamo vivere. Questo Anno Santo porta con sé la ricchezza della missione di Gesù che risuona nelle parole del Profeta: portare una parola e un gesto di consolazione ai poveri, annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su sé stesso, e restituire dignità a quanti ne sono stati privati. La predicazione di Gesù si rende di nuovo visibile nelle risposte di fede che la testimonianza dei cristiani è chiamata ad offrire. Ci accompagnino le parole dell’Apostolo: « Chi fa opere di misericordia, le compia con gioia » (Rm 12,8).

17. La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio. Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre! Con le parole del profeta Michea possiamo anche noi ripetere: Tu, o Signore, sei un Dio che toglie l’iniquità e perdona il peccato, che non serbi per sempre la tua ira, ma ti compiaci di usare misericordia. Tu, Signore, ritornerai a noi e avrai pietà del tuo popolo. Calpesterai le nostre colpe e getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati (cfr 7,18-19).

Le pagine del profeta Isaia potranno essere meditate più concretamente in questo tempo di preghiera, digiuno e carità: « Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono » (58,6-11).

L’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV domenica di Quaresima, è da incrementare nelle Diocesi. Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita. Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore.

Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini. Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola interromperanno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia.

18. Nella Quaresima di questo Anno Santo ho l’intenzione di inviare i Missionari della Misericordia. Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede. Saranno sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato. Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono. Saranno dei missionari della misericordia perché si faranno artefici presso tutti di un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo. Si lasceranno condurre nella loro missione dalle parole dell’Apostolo: « Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti » (Rm 11,32). Tutti infatti, nessuno escluso, sono chiamati a cogliere l’appello alla misericordia. I missionari vivano questa chiamata sapendo di poter fissare lo sguardo su Gesù, « sommo sacerdote misericordioso e degno di fede » (Eb 2,17).

Chiedo ai confratelli Vescovi di invitare e di accogliere questi Missionari, perché siano anzitutto predicatori convincenti della misericordia. Si organizzino nelle Diocesi delle “missioni al popolo”, in modo che questi Missionari siano annunciatori della gioia del perdono. Si chieda loro di celebrare il sacramento della Riconciliazione per il popolo, perché il tempo di grazia donato nell’Anno Giubilare permetta a tanti figli lontani di ritrovare il cammino verso la casa paterna. I Pastori, specialmente durante il tempo forte della Quaresima, siano solleciti nel richiamare i fedeli ad accostarsi « al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia » (Eb 4,16).

19. La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente. Il mio invito alla conversione si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita. Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia. Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Ve lo chiedo nel nome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore. Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. È solo un’illusione. Non portiamo il denaro con noi nell’al di là. Il denaro non ci dà la vera felicità. La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire.

Lo stesso invito giunga anche alle persone fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza. È un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo. Corruptio optimi pessima, diceva con ragione san Gregorio Magno, per indicare che nessuno può sentirsi immune da questa tentazione. Per debellarla dalla vita personale e sociale sono necessarie prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia. Se non la si combatte apertamente, presto o tardi rende complici e distrugge l’esistenza.

Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare, e anch’io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti. È sufficiente solo accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia.

20. Non sarà inutile in questo contesto richiamare al rapporto tra giustizia e misericordia. Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore. La giustizia è un concetto fondamentale per la società civile quando, normalmente, si fa riferimento a un ordine giuridico attraverso il quale si applica la legge. Per giustizia si intende anche che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto. Nella Bibbia, molte volte si fa riferimento alla giustizia divina e a Dio come giudice. La si intende di solito come l’osservanza integrale della Legge e il comportamento di ogni buon israelita conforme ai comandamenti dati da Dio. Questa visione, tuttavia, ha portato non poche volte a cadere nel legalismo, mistificando il senso originario e oscurando il valore profondo che la giustizia possiede. Per superare la prospettiva legalista, bisognerebbe ricordare che nella Sacra Scrittura la giustizia è concepita essenzialmente come un abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio.

Da parte sua, Gesù parla più volte dell’importanza della fede, piuttosto che dell’osservanza della legge. È in questo senso che dobbiamo comprendere le sue parole quando, trovandosi a tavola con Matteo e altri pubblicani e peccatori, dice ai farisei che lo contestavano: « Andate e imparate che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt 9,13). Davanti alla visione di una giustizia come mera osservanza della legge, che giudica dividendo le persone in giusti e peccatori, Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza. Si comprende perché, a causa di questa sua visione così liberatrice e fonte di rinnovamento, Gesù sia stato rifiutato dai farisei e dai dottori della legge. Questi per essere fedeli alla legge ponevano solo pesi sulle spalle delle persone, vanificando però la misericordia del Padre. Il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone.

Il richiamo che Gesù fa al testo del profeta Osea – « voglio l’amore e non il sacrificio » (6,6) – è molto significativo in proposito. Gesù afferma che d’ora in avanti la regola di vita dei suoi discepoli dovrà essere quella che prevede il primato della misericordia, come Lui stesso testimonia, condividendo il pasto con i peccatori. La misericordia, ancora una volta, viene rivelata come dimensione fondamentale della missione di Gesù. Essa è una vera sfida dinanzi ai suoi interlocutori che si fermavano al rispetto formale della legge. Gesù, invece, va oltre la legge; la sua condivisione con quelli che la legge considerava peccatori fa comprendere fin dove arriva la sua misericordia.

Anche l’apostolo Paolo ha fatto un percorso simile. Prima di incontrare Cristo sulla via di Damasco, la sua vita era dedicata a perseguire in maniera irreprensibile la giustizia della legge (cfr Fil 3,6). La conversione a Cristo lo portò a ribaltare la sua visione, a tal punto che nella Lettera ai Galati afferma: « Abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge » (2,16). La sua comprensione della giustizia cambia radicalmente. Paolo ora pone al primo posto la fede e non più la legge. Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica. La giustizia di Dio diventa adesso la liberazione per quanti sono oppressi dalla schiavitù del peccato e di tutte le sue conseguenze. La giustizia di Dio è il suo perdono (cfr Sal 51,11-16).

21. La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere. L’esperienza del profeta Osea ci viene in aiuto per mostrarci il superamento della giustizia nella direzione della misericordia. L’epoca di questo profeta è tra le più drammatiche della storia del popolo ebraico. Il Regno è vicino alla distruzione; il popolo non è rimasto fedele all’alleanza, si è allontanato da Dio e ha perso la fede dei Padri. Secondo una logica umana, è giusto che Dio pensi di rifiutare il popolo infedele: non ha osservato il patto stipulato e quindi merita la dovuta pena, cioè l’esilio. Le parole del profeta lo attestano: « Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi » (Os 11,5). Eppure, dopo questa reazione che si richiama alla giustizia, il profeta modifica radicalmente il suo linguaggio e rivela il vero volto di Dio: « Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira » (11,8-9). Sant’Agostino, quasi a commentare le parole del profeta dice: « È più facile che Dio trattenga l’ira più che la misericordia ».[13] È proprio così. L’ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in eterno.

Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia. Dobbiamo prestare molta attenzione a quanto scrive Paolo per non cadere nello stesso errore che l’Apostolo rimproverava ai Giudei suoi contemporanei: « Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede » (Rm 10,3-4). Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova.

22. Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia essa acquista un rilievo particolare. Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini. Nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, Dio rende evidente questo suo amore che giunge fino a distruggere il peccato degli uomini. Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa. Dio quindi è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata. Noi tutti, tuttavia, facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. Mentre percepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona. Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato.

La Chiesa vive la comunione dei Santi. Nell’Eucaristia questa comunione, che è dono di Dio, si attua come unione spirituale che lega noi credenti con i Santi e i Beati il cui numero è incalcolabile (cfr Ap 7,4). La loro santità viene in aiuto alla nostra fragilità, e così la Madre Chiesa è capace con la sua preghiera e la sua vita di venire incontro alla debolezza di alcuni con la santità di altri. Vivere dunque l’indulgenza nell’Anno Santo significa accostarsi alla misericordia del Padre con la certezza che il suo perdono si estende su tutta la vita del credente. Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa a tutti i benefici della redenzione di Cristo, perché il perdono sia esteso fino alle estreme conseguenze a cui giunge l’amore di Dio. Viviamo intensamente il Giubileo chiedendo al Padre il perdono dei peccati e l’estensione della sua indulgenza misericordiosa.

23. La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. Israele per primo ha ricevuto questa rivelazione, che permane nella storia come inizio di una ricchezza incommensurabile da offrire all’intera umanità. Come abbiamo visto, le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia. L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente. Questa invocazione è spesso sulle labbra dei fedeli musulmani, che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza. Anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina perché le sue porte sono sempre aperte.

Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione.

24. Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore.

Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende « di generazione in generazione » (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina.

Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù.

La nostra preghiera si estenda anche ai tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita. In particolare il pensiero è rivolto alla grande apostola della misericordia, santa Faustina Kowalska. Lei, che fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia, interceda per noi e ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducia nel suo amore.

25. Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito, soprattutto in un momento come il nostro colmo di grandi speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo. La Chiesa è chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia professandola e vivendola come il centro della Rivelazione di Gesù Cristo. Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine. Tanto è imperscrutabile la profondità del mistero che racchiude, tanto è inesauribile la ricchezza che da essa proviene.

In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: « Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre » (Sal 25,6).

Dato a Roma, presso San Pietro, l’11 aprile, Vigilia della II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, dell’Anno del Signore 2015, terzo di pontificato.

Franciscus




[1] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 4.
[2] Discorso di apertura del Conc. Ecum. Vat. IIGaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962, 2-3.
[4] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 16; Cost. past. Gaudium et spes, 15.
[5] Tommaso D’aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 30, a. 4.
[6] XXVI Domenica del Tempo Ordinario. Questa colletta appare già, nell’VIII secolo, tra i testi eucologici del Sacramentario Gelasiano (1198).
[7] Cfr Om. 21: CCL 122, 149-151.
[8] Esort. ap. Evangelii gaudium, 24.
[9] N. 2.
[10] Lett. Enc. Dives in misericordia,15.
[11] Ibid., 13.
[12] Parole di luce e di amore, 57.
[13] Enarr. in Ps. 76, 11.