28 agosto 2015

Bufala: «Papa Francesco scrive all’autrice dei libri gender. “vai avanti”»

Ormai non passa giorno in cui la macchina della propaganda Lgbt non si inventi un “nemico” da abbattere nel segno dell’anti omofobia e una storiella da bulli del mainstream per saturare l’aria del solito messaggio intollerante, esibizionista e aggressivo.

Ma questa mattina, 28 agosto, vigilia dell’ultimo week-end vacanziero, la macchina ha puntato al bersaglio grosso e ha indotto il Corriere della Sera (versione online) a un titolo da bufala dell’anno: «Papa Francesco scrive all’autrice dei libri gender. “Vai avanti”».

Non si tarda a capire che la notizia ha il sapore dell’imboscata: serve a colpire il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, colpevole di avere le sue idee sul gay pride (“carnevale”) e, soprattutto, di non aver accettato di confermare la linea della precedente amministrazione di sinistra che aveva imposto nella città lagunare la “letteratura” gender nelle scuole per l’infanzia.

Ecco allora la presunta notizia bomba: una delle autrici di Piccolo uovo, improbabile apologo di una coppia di pinguini gay che adottano un pinguinetto rimasto orfano, dice di aver ricevuto dal Papa una missiva in cui la signorina autrice della favoletta Lgbt ci ha visto un incoraggiamento alla diffusione dell’ideologia gender.

Scrive infatti il Corriere.it: «Il Papa, in una lettera firmata per suo conto da monsignor Peter B. Wells, a Pardi ha detto: “Auspico che tu vada avanti”. Particolare toccante, “alla vista della lettera, la scrittrice, che con la sua compagna Maria Silvia Fiengo ha fondato la casa editrice per l’infanzia Lo Stampatello, si è sorpresa ed emozionata per le parole del Papa. “Mi ha auspicato ad andare avanti e mi ha impartito la benedizione” ».

La comunicazione allineata del corriere.it prosegue con una virata verso la sponda del sindaco di Venezia («L’augurio del Papa non farà probabilmente cambiare idea a Brugnaro») e si conclude con la citazione dell’orchestra internazionale solidale con gli insulti che Elton John rivolse qualche settimana orsono all’indirizzo del sindaco “bifolco” e “ignorante”.

Insomma, il solito film dell’imbeccata confezionata per lo scaldaletto di giornata. Peccato che dalla sala stampa vaticana venga una secca smentita alla signorina Pardi&C da parte di padre Ciro, numero due di padre Federico Lombardi, che così dice a tempi.it: «Come è noto, non è affatto singolare e, anzi, è di prammatica che la segreteria di Stato risponda alle missive inviate al Papa. È un adempimento di routine, ma è da escludere che nel cortese invito ad “andare avanti” ci sia un incoraggiamento alla teoria Lgbt. Tra l’altro, nella lettera si invita – testuale – “alla diffusione degli autentici valori umani e cristiani”. Aggiungo che il Santo Padre ne ha parlato chiaramente e diffusamente in più occasioni e il suo giudizio, a quanto ci risulta, resta immutato. Cito dal discorso del 15 aprile scorso all’udienza generale in piazza san Pietro: “Per esempio mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro”. E ancora: “La rimozione della differenza è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, e lo è per tutti, non solo per i credenti”. E in conclusione: “Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo”. Ripeto: non è vero niente dell’interpretazione della lettera messa in circolazione. E quanto alla benedizione impartita mi sembra inutile che le ricordi che è data alla persona non a una teoria».
Dopo di che, come direbbe Woody Allen, “Provaci ancora Sam”. E raccontatene un’altra Pardi&C.

Fonte: Tempi


Dichiarazione del Vice Direttore della Sala Stampa, P. Ciro Benedettini, C.P., 28.08.2015


Rispondendo a domande dei giornalisti, il Vice Direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha rilasciato questa mattina la seguente dichiarazione:

In risposta ad una lettera al Santo Padre di Francesca Pardi, dai toni educati e rispettosi, la Segreteria di Stato ha accusato ricezione della medesima con uno stile semplice e pastorale, precisando in seguito che si trattava di una risposta privata e quindi non destinata alla pubblicazione (cosa che purtroppo è avvenuta).

In nessun modo la lettera della segreteria di stato intende avallare comportamenti e insegnamenti non consoni al vangelo, anzi auspica “una sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni e della diffusione degli autentici valori umani e cristiani”.

La benedizione del Papa nella chiusa della lettera è alla persona e non a eventuali insegnamenti non in linea con la dottrina della chiesa sulla teoria del gender, che non è minimamente cambiata, come più volte ha ribadito anche recentemente il Santo Padre. Quindi è del tutto fuori luogo una strumentalizzazione del contenuto della lettera.

Fonte: Sito ufficiale della Santa Sede


Nasce la Chiesa della Cannabis: "Marijuana fonte di vita"

"Andate e fumate in pace". La Prima Chiesa della Cannabis sta per aprire i battenti in Indiana. Dove, di preciso, ancora non si sa. "Dobbiamo sistemare i dettagli e poi partiamo", fa sapere l'organizzazione guidata da Bill Levin, 'Grand Poohba e Ministro dell'amore'. Il suo progetto, che ha già raccolto donazioni per 15.000 dollari, come riferisce The Independent, è decollato dopo la decisione assunta dalle autorità tributarie americane. L'IRS, l'Internal Revenue Service, ha garantito alla chiesa lo status di organizzazione di beneficenza e, di conseguenza, un trattamento 'speciale'. I privati, poi, possono detrarre le donazioni. E pazienza, dettaglio non trascurabile, se le leggi statali non ammettono il consumo della sostanza.

Quando le attività della chiesa entreranno a regime, diventerà più chiara la 'mission': la cannabis, fa sapere il gruppo, "è la nostra fonte di salute, è il nostro amore, cura le malattie e la depressione. La abbracciamo con tutto il nostro cuore e la nostra anima, individualmente e come gruppo". Il primo meeting dovrebbe svolgersi il primo luglio.

"Non adoriamo la cannabis, noi celebriamo la grande avventura della vita. Si tratta di un ingrediente vitale per i nostri corpi e le nostre menti. Ci avvicina gli uni agli altri e ci porta verso l'amore", si legge nella 12esima e ultima norma divina diffusa dall'organizzazione. Le altre 11? 'Non fare l'imbecille. Quando ti svegli, vestiti. Aiuta gli altri non per denaro ma perché serve. Tratta il tuo corpo come un tempio. Non ferire nessuno volontariamente. Coltiva gli alimenti, alleva gli animali e accogli la natura nella tua routine. Non fare il troll su internet. Dedica 10 minuti al giorno alla contemplazione della vita. Proteggi chi non può proteggersi da solo. Ridi spesso, divertiti, sii positivo'.

Fonte: Adnkronos

27 agosto 2015

Cristiani senza Cristo......

Valdesi: niente crocifisso nelle scuole



ANTONIO GAIMO, ANDREA ROSSI

L’ultimo strappo è stato servito ieri mattina, a chiudere il Sinodo dei valdesi che ha scelto una guida tutta al femminile per la chiesa protestante che ha epicentro a Torre Pellice - confermata la pastora Maria Bonafede nel ruolo di moderatore, eletta la laica Daniela Manfrini come sua vice e Alessandra Trotta alla guida dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia -: no al crocifisso nelle aule scolastiche, sulla scia della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

I valdesi l’hanno messo nero su bianco, in un ordine del giorno che plaude alla decisione dei giudici, difende il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose, biasima la scelta del governo che ha presentato ricorso, e soprattutto «l’uso strumentale che del crocifisso è stato fatto e continua a essere fatto: non può essere considerato simbolo della civiltà e della cultura italiana».

Dura da digerire, per i cattolici, per di più al culmine di due giorni in cui i valdesi hanno impresso un’accelerata sui temi etici, schierandosi su posizioni diametralmente opposte rispetto alla chiesa romana. Prima il «sì» alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, ai registri per il testamento biologico e, seppur in maniera condizionata e dopo mille mediazioni, alla benedizione alle coppie omosessuali; infine la presa di posizione contro il crocefisso nei luoghi pubblici.

Troppo per i cattolici, e soprattutto per le gerarchie ecclesiastiche. Troppo anche per monsignor Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, membro della commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo e, per vicinanza geografica, persona attenta al mondo valdese. Dopo l’affondo sul crocifisso, ieri, il vescovo - che ogni anno partecipa all’inaugurazione del Sinodo - ha rotto gli indugi e firmato una nota densa d’amarezza, che forse mette fine ad anni di confronto pacato: «Mi addolorano profondamente le conclusioni cui è giunto il Sinodo. L’orizzonte attuale, così confuso, ci spinge a ribadire, con forza e senza compromessi né cedimenti, valori etici irrinunciabili come la sacralità della vita dal suo concepimento sino alla sua naturale conclusione e il concetto di famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna».

Nel documento, Debernardi bolla le fughe in avanti dei valdesi, sottolinea come siano state decise nonostante la contrarietà di alcuni delegati. Il Sinodo di Torre Pellice, in effetti, si chiude lasciando in eredità una spaccatura tra la maggioranza del popolo valdese e un’esigua ma battagliera minoranza conservatrice, in aperto contrasto con molte delle scelte degli ultimi giorni. Il senatore del Pdl Lucio Malan, ad esempio, tra i cinque membri della chiesa ad aver promosso un appello contro la benedizione alle coppie gay, trasuda amarezza: «Nonostante gli appelli pacati e accorati alla prudenza, si è imposta l’ala che fa del politically correct la propria sacra scrittura. Le istanze di coloro che si opponevano sono state dileggiate con affermazioni teologiche di straordinaria leggerezza. Insomma, un colpo di mano rozzo, imposto ai membri del Sinodo con irragionevole fretta».

Difficile dire se lo strappo verrà ricucito, nonostante sulle coppie gay, ad esempio, il documento finale lasci ampio spazio di manovra alle singole comunità. Al vescovo Debernardi e a Malan, però, nel pomeriggio è arrivata l’indiretta replica della moderatora Maria Bonafede, confermata per un altro anno alla guida della Tavola valdese: «Il Sinodo ci ha dimostrato che il giusto modo di procedere è quello di non perdere mai di vista il valore dell’accoglienza, che è fonte di arricchimento. Vogliamo essere una chiesa che vive nel confronto e del confronto, senza mai mettere un punto ai ragionamenti, semmai una virgola».

Fonte: La Stampa

22 agosto 2015

Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?»
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».




18 agosto 2015

Elton chi?.... Je suis Brugnaro

Chi tocca la teoria del gender muore. E lui, Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, oltre ad aver scippato alla sinistra un feudo storico, non ci ha pensato un attimo, una volta eletto, a sfidare l’«inesistente» ideologia dando disposizioni affinché fossero ritirati dalle scuole dell’infanzia quei libri che sono la quintessenza del gender, e che vorrebbero rieducare i più piccoli all’insegna dell’esistenza di molteplici modelli familiari e di papà e mamma come un’alleanza educativa fra le tante. E’ per questa ragione che s’è attivato nientemeno che Elton John emettendo una fatwa via Instagram con la quale ha fatto sapere ai seguaci che «la meravigliosa Venezia sta indubbiamente affondando, ma non tanto rapidamente quanto il bifolco e bigotto Brugnaro».

Capito? Per il solo fatto di ritenere che il primato educativo sui figli spetti ai genitori, e che il contrasto al bullismo con genitore 1 e genitore 2 non c’entri nulla, il sindaco di Venezia sarebbe «bifolco e bigotto». E’ il “metodo Barilla”, sempre lo stesso: dissenti dal Pensiero Unico e sei mediaticamente finito; per maggiori informazioni chiedere a Barilla o a Domenico Dolce, anche lui a suo tempo maledetto da Elton John e giunto in queste ore a scusarsi affidando l’abiura alle pagine di Vogue e precisando che non voleva «offendere nessuno». Le “cattivissime” affermazioni dello stilista le ricordiamo tutti – «Non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre» (Panorama, Anno LIII – n.11 (2547), 18.03.2015, p. 60), osò dire –, e così dopo cinque mesi, tardivo ma chiaro, il suo pentimento è arrivato.

Il punto è che Luigi Brugnaro, per i gendarmi del Pensiero Unico, per certi versi è perfino peggio dell’adesso redento Dolce: perché sindaco di una città fra le più belle del pianeta e perché, dicevamo, si è smarcato coi fatti e coi provvedimenti infischiandosene, non appena ha potuto, della giostra arcobaleno. Del resto, il fatto che si sia mosso, ruggendo forte e chiaro, un pezzo da novanta come Elton John – servilmente presentato al Tg1 serale come «papà di due figli avuti dal compagno David» (dunque gli uomini partoriscono: questa sì che è una notizia!) – è indicativo di quanto un certo mondo a prima vista tutto baci e abbracci tema il dissenso di una realtà istituzionale nella quale, anche in Italia, fra politici e magistrati ha pedine potentissime.

Chi quindi pensa che il sindaco di Venezia combatta su questo una battaglia giusta farebbe bene a dirlo, a scriverlo, ad urlarlo forte prima che l’uomo non si senta solo e non alzi, pure lui, bandiera bianca. Occorre ricordare a Brugnaro che le sue posizioni saranno pure da «bifolco e bigotto», ma sono genuino pensiero di popolo – il caro vecchio buon senso – e non pallino di club come quello portati avanti dalla consigliera progressista che la scorsa legislatura ha promosso la diffusione dei testi in salsa gender salvo poi, alle elezioni, non spingersi oltre un penoso 0,71%. Perché i cittadini italiani, di genitore 1 e genitore 2, famiglie multicolor e uteri affittati, non vogliono sentir parlare: è così, è una realtà che neppure i soldi di Elton John possono cambiare. Forza, dunque: siamo tutti bifolchi e bigotti, siamo tutti Brugnaro.

http://giulianoguzzo.com/2015/08/18/je-suis-brugnaro/

17 agosto 2015

A Roma non ci si fa mancare niente.



Avremo anche piazza Martin Lutero:

Roma, Martin Lutero avrà una piazza a Colle Oppio
La richiesta era stata avanzata sei anni fa dall'Unione delle chiese cristian avventiste del 7° giorno e arriva dopo 494 anni dalla bolla di scomunica emessa da Papa Leone X
fonte: Il Tempo 













LA GRANDE MOSCHEA, voluta da le re Feysal dell'Arabia Saudita, che col cavolo ha fatto costruire chiese nel suo paese, ce l'abbiamo.
http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=1267









IL TEMPIO MORMONE più grande d'europa ormai è nelle fasi finali della sua costruzione.... e anche questo lo abbiamo....









LA SEDE ITALIANA DEI TESTIMONI DI GEOVA? grazie a geova neanche quella ci manca!


















VIE E PIAZZE DEDICATE AGLI "EROI" DEL COMUNISMO? 
già fatto! abbiamo anche quelle






Certo, abbiamo anche San Pietro, la Chiesa Cattolica e il Papa.
Fino a quanto resisterà è un'incognita, soprattutto perché per affossarla si da molto da fare chi si dice cattolico



 Fonte: Radio Spada

il link "cattolico" riportato è solo un esempio degli attacchi da parte di chi si dice cattolico nei confronti di quella che dovrebbe essere la loro chiesa

14 agosto 2015

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle,

una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». (Lc 11,27-28)


E chi più di Maria ha ascoltato la Parola di Dio e l'ha osservata?

Ella è la Benedetta tra tutte le donne: Lc 1,42
Colei nella quale l'Onnipotente ha fatto grandi cose: Lc 1,49
La serva umile dell'Onnipotente: Lc 1,48
E' la madre, del Signore: Lc 1,43
è la madre di Dio fatto uomo

11 agosto 2015

Oriana Fallaci - Io, atea, vi spiego cosa furono le crociate



"Non mi piace dire che Troia brucia, che l’Europa è ormai una provincia anzi una colonia dell’Islam e l’Italia un avamposto di quella provincia, un caposaldo di quella colonia. Dirlo equivale ad ammettere che le Cassandre parlano davvero al vento, che nonostante le loro grida di dolore i ciechi rimangono ciechi, i sordi rimangono sordi, le coscienze svegliate si riaddormentano presto e i Mastri Cecchi muoiono per nulla. Ma la verità è proprio questa. Dallo Stretto di Gibilterra ai fiordi di Serey, dalle scogliere di Dover alle spiagge di Lampedusa, dalle steppe di Volgograd alle vallate della Loira e alle colline della Toscana, l’incendio divampa. In ogni nostra città v’è una seconda città. Una città sovrapposta ed uguale a quella che negli Anni Settanta i palestinesi crearono a Beirut installando uno Stato dentro lo Stato, un governo dentro il governo. Una città mussulmana, una città governata dal Corano. Una tappa dell’espansionismo islamico. Quell’espansionismo che nessuno è mai riuscito a superare. Nessuno. Neanche i persiani di Ciro il Grande. Neanche i macedoni di Alessandro Magno. Neanche i romani di Giulio Cesare. Neanche i francesi di Napoleone. Perché è l’unica arte nella quale i figli di Allah hanno sempre eccelso, l’arte di invadere, conquistare, soggiogare. La loro preda più ambita è sempre stata l’Europa, il mondo cristiano, e vogliamo darci un’occhiata a quella Storia che oggi si vorrebbe cancellare?

Fu nel 635 d.C. cioè tre anni dopo la morte di Maometto che gli eserciti della Mezzaluna invasero la cristiana Siria e la cristiana Palestina. Fu nel 638 che si presero Gerusalemme e il Santo Sepolcro. Fu nel 640 che conquistata la Persia e l’Armenia e la Mesopotamia ossia l’attuale Iraq invasero il cristiano Egitto e dilagarono nel cristiano Maghreb cioè in Tunisia e in Algeria e in Marocco. Fu nel 668 che per la prima volta attaccarono Costantinopoli, le imposero un assedio di cinque anni. Fu nel 711 che attraversato lo Stretto di Gibilterra sbarcarono nella cattolicissima Penisola Iberica, s’impossessarono del Portogallo e della Spagna dove nonostante i Pelayo e i Cid Campeador e i vari sovrani impegnati nella “Reconquista” rimasero per ben otto secoli. E chi crede al mito della «pacifica convivenza» che secondo i collaborazionisti caratterizzava i rapporti tra conquistati e conquistatori farebbe bene a rileggersi le storie dei conventi e dei monasteri bruciati, delle chiese profanate, delle monache stuprate, delle donne cristiane o ebree rapite per essere chiuse negli harem. Farebbe bene a riflettere sulle crocifissioni di Cordova, sulle impiccagioni di Granada, sulle decapitazioni di Toledo e di Barcellona, di Siviglia e di Zamora. Quelle di Siviglia, volute da Mutamid, il re che con le teste mozze adornava i giardini del suo palazzo.  Quelle di Zamora, da Almanzor: il visir definito il-mecenate-dei-fìlosofì, il più grande leader che la Spagna Islamica abbia mai prodotto. Cristo! A invocare il nome di Gesù o della Madonna si finiva subito giustiziati. Crocifissi, appunto, o decapitati o impiccati. E a volte impalati. A suonare le campane, lo stesso. A indossare un indumento verde, colore dell’Islam, idem. E al passaggio d’un mussulmano i cani-infedeli dovevano farsi da parte, inchinarsi. Se il mussulmano li aggrediva o li insultava, non potevano ribellarsi. Quanto al particolare che i cani-infedeli non avessero l’obbligo di convertirsi all’Islam, sai a cosa era dovuto? Al fatto che i convertiti non pagassero le tasse. I cani-infedeli, invece, sì. Dalla Spagna nel 721 passarono alla non meno cattolica Francia. Guidati da Abd al-Rahman, il governatore dell’Andalusia, varcarono i Pirenei, presero Narbonne. Vi massacrarono tutta la popolazione maschile, ridussero in schiavitù tutte le donne e tutti i bambini poi proseguirono per Carcassonne. Da Carcassonne passarono a Nimes dove fecero strage di monache e frati. Da Nimes passarono a Lione e a Digione dove razziarono ogni singola chiesa, e sai quanto durò il loro avanzare in Francia? Undici anni. A ondate. Nel 731 un’ondata di trecentottantamila fanti e sedicimila cavalieri arrivò a Bordeaux che si arrese immediatamente. Da Bordeaux si portò a Poitiers poi a Tours, e se nel 732 Carlo Martello non avesse vinto la battaglia di Poitiers oggi anche i francesi indosserebbero burqua e turbante. Nell’827 sbarcarono in Sicilia, altro bersaglio delle loro bramosie. Al solito massacrando e profanando conquistarono Siracusa e Taormina, Messina poi Palermo, e in tre quarti di secolo (tanti ce ne vollero per piegare la fiera resistenza dei siciliani) la islamizzarono. Vi rimasero oltre due secoli e mezzo, cioè fin quando vennero sloggiati dai Normanni, ma nell’836 sbarcarono a Brindisi. Nell’840, a Bari. E islamizzarono anche la Puglia.
Nell’841 sbarcarono ad Ancona. Poi dall’Adriatico si riportarono nel Tirreno e durante l’estate dell’846 sbarcarono ad Ostia. La saccheggiarono, la incendiarono, e risalendo le foci del Tevere giunsero a Roma, la città santa, la Sede di Pietro. La misero sotto assedio e una notte vi irruppero. Sfregiarono e depredarono le basiliche di San Pietro e di San Paolo, saccheggiarono tutto il saccheggiabile. Per liberarsene, Papa Sergio II dovette impegnarsi a versargli un tributo annuo di 25 mila monete d’argento. Per prevenire altri attacchi, il suo successore Leone IV dovette realizzare le mura leonine. Abbandonata Roma, però, si piazzarono in Campania. Vi restarono settant’anni distruggendo Montecassino e tormentando Salerno. Città nella quale, a un certo punto, si divertivano a sacrificare ogni notte la verginità di una monaca, sempre diversa. Sai dove? Sull’altare della cattedrale. Nell’898, invece, sbarcarono in Provenza. Per l’esattezza, nell’odierna Saint-Tropez. Vi si stabilirono, e nel 911 varcarono le Alpi per entrare in Piemonte. Occuparono Torino e Casale, dettero fuoco alle chiese e alle biblioteche, ammazzarono migliaia di cristiani, poi passarono in Svizzera. Raggiunsero la valle dei Grigioni e il lago di Ginevra, poi scoraggiati dalla neve fecero dietro-front. Tornarono nella calda Provenza, nel 940 occuparono Tolone e... Oggi è di moda battersi il petto per le Crociate, biasimare l’Occidente per le Crociate, vedere nelle Crociate un’ingiustizia commessa ai danni dei poveri mussulmani innocenti. Ma prima d’essere una serie di spedizioni per rientrare in possesso del Santo Sepolcro (che prima della conquista mussulmana era –ricordiamolo- territorio cristiano e appartenente ai cristiani), le Crociate furono la risposta a quattro secoli di invasioni occupazioni angherie carneficine. Quando nella Seconda guerra mondiale i tedeschi vennero a prendersi l’Italia, mio padre e gli altri partigiani mi insegnarono che quando qualcuno si impadronisce con la forza di ciò che non gli appartiene, tu devi fartelo restituire, anche con le armi, se le parole non bastano. Se poi questo qualcuno viene anche a fare pulizia etnica, ad ammazzare i tuoi fratelli, allora non ti resta che ricambiarlo con la stessa carta, se vuoi sopravvivere. Cosa fecero, se non questo, gli odiati crociati mille anni fa? Tentarono di riprendersi le loro terre, di salvare i loro fratelli cristiani, di difendere le loro chiese. Nulla di più. E non ci riuscirono neppure. Cosicché i figli di Allah ammazzarono tutti e presero tutto. Si riuscì a bloccarli solo in Europa, e neppure bene. Se oggi abbiamo la libertà, lo dobbiamo anche e soprattutto a quei crociati, che si fecero massacrare per proteggere un’Europa cristiana e libera, per garantirci quella libertà che oggi vigliaccamente abusiamo per condannarli. Le crociate furono una controffensiva per bloccare l’espansionismo islamico in Europa. Per deviarlo, (mors tua vita mea), verso l’Oriente. Verso l’India, l’Indonesia, la Cina, il continente africano, nonché la Russia e la Siberia dove i Tartari convertiti all’Islam stavano già portando il Corano. Concluse le Crociate, infatti, i figli di Allah ripresero a seviziarci come prima e più di prima. Ad opera dei turchi, stavolta, che si accingevano a partorire l’Impero Ottomano. Un impero che fino al 1700 avrebbe condensato sull’Occidente tutta la sua ingordigia, la sua voracità, e trasformato l’Europa nel suo campo di battaglia preferito. Interpreti e portatori di quella voracità, i famosi giannizzeri che ancor oggi arricchiscono il nostro linguaggio col sinonimo di sicario o fanatico o assassino. Ma sai chi erano in realtà i giannizzeri? Le truppe scelte dell’Impero. I super-soldati capaci di immolarsi quanto di combattere, massacrare, saccheggiare. Sai dove venivano reclutati o meglio sequestrati? Nei paesi sottomessi all’Impero. In Grecia, per esempio, o in Bulgaria, in Romania, in Ungheria, in Albania, in Serbia, e a volte anche in Italia. Lungo le coste battute dai pirati. Li sequestravano all’età di dieci o undici o dodici anni, scegliendoli tra i primogeniti più belli e più forti delle buone famiglie. Dopo averli convertiti li chiudevano nelle loro caserme e qui, proibendogli di sposarsi e d’avere qualsiasi tipo di rapporto amoroso o affettivo, (incoraggiato, al contrario, lo stupro), li indottrinavano come neanche Hitler sarebbe riuscito a indottrinare le sue Waffen SS. Li trasformavano nella più formidabile macchina da guerra che il mondo avesse mai visto dal tempo degli antichi romani.  Nel 1356, cioè ottantaquattr'anni dopo l'Ottava Crociata, i turchi si beccarono Gallipoli cioè la penisola che per cento chilometri si estende lungo la riva settentrionale dei Dardanelli. Da lì partirono alla conquista dell'Europa sud-orientale e in un batter d'occhio invasero la Tracia, la Macedonia, l'Albania. Piegarono la Grande Serbia, e con un altro assedio di cinque anni paralizzarono Costantinopoli ormai del tutto isolata dal resto dell'Occidente. Nel 1396 si fermarono, è vero, per fronteggiare i Mongoli (a loro volta islamizzati), però nel 1430 riesumarono la marcia occupando la veneziana Salonicco. Travolgendo i cristiani a Vama nel 1444 si assicurarono il possesso della Valacchia, della Moldavia, della Transilvania, insomma dell'intero territorio che oggi si chiama Bulgaria e Romania, e nel 1453 assediarono di nuovo Costantinopoli che il 29 maggio cadde in mano a Maometto II. Una belva che in virtù dell'islamica Legge sul Fratricidio (legge che per ragioni dinastiche autorizzava un sultano ad assassinare i familiari più stretti) era salita al trono strozzando il fratellino di tre anni. E a proposito: conosci il racconto che sulla caduta di Costantinopoli ci ha lasciato lo scrivano Phrantzes? Forse no. Nell'Europa che piange soltanto per i mussulmani, mai per i cristiani o gli ebrei o i buddisti o gli induisti, non sarebbe Politically Correct conoscere i dettagli sulla caduta di Costantinopoli... Gli abitanti che al calar della sera cioè mentre Maometto II cannoneggia le mura di Teodosio si rifugiano nella cattedrale di Santa Sofia e qui si mettono a cantare i salmi, a invocare la misericordia divina. Il patriarca che a lume delle candele celebra l'ultima Messa e per rincuorare i più terrorizzati grida: «Non abbiate paura! Domani sarete nel Regno dei Cieli e i vostri nomi sopravvivranno fino alla notte dei tempi!». I bambini che piangono, le mamme che singhiozzano: «Zitto, figlio, zitto! Moriamo per la nostra fede in Gesù Cristo! Moriamo per il nostro imperatore Costantino XI, per la nostra patria!». Le truppe ottomane che suonando i tamburi entrano dalle brecce delle mura crollate, travolgono i difensori genovesi e veneziani e spagnoli, a colpi di scimitarra li massacrano tutti, poi irrompono nella cattedrale e decapitano perfino i neonati. Con le loro testine spengono i ceri... Durò dall'alba al pomeriggio, la strage. Si placò solo al momento in cui il Gran Visir sali sul pulpito di Santa Sofia e ai massacratori disse: «Riposatevi. Ora questo tempio appartiene ad Allah». Intanto la città bruciava. La soldataglia crucifiggeva e impalava. I giannizzeri violentavano e poi sgozzavano le monache (quattromila in poche ore) oppure incatenavano le persone sopravvissute per venderle al mercato di Ankara. E i cortigiani preparavano il Pranzo della Vittoria. Quel pranzo durante il quale (in barba al Profeta) Maometto II si ubriacò con i vini di Cipro, e avendo un debole pei giovinetti si fece portare il primogenito del granduca greco-ortodosso Notaras. Un quattordicenne noto per la sua bellezza. Dinanzi a tutti lo stuprò, e dopo averlo stuprato si fece portare gli altri Notaras. I suoi genitori, i suoi nonni, i suoi zii, i suoi cugini. Dinanzi a lui li decapitò. Uno ad uno. Fece anche distruggere tutti gli altari, fondere tutte le campane, trasformare tutte le chiese in moschee o bazaar. Eh, sì. Fu a questo modo che Costantinopoli divenne Istambul. Che i Fra' Accursio dell'Onu vogliano sentirselo dire o no. Tre anni dopo e cioè nel 1456 conquistarono Atene dove, di nuovo, Maometto II trasformò in moschee tutte le chiese e gli antichi edifici. Con la conquista di Atene completarono l'invasione della Grecia che avrebbero tenuto cioè rovinato per ben quattrocento anni, quindi attaccarono la Repubblica di Venezia che nel 1476 se li ritrovò anche dentro il Friuli poi nella vallata dell'Isonzo. E ciò che accadde il secolo successivo non è meno agghiacciante. Perché nel 1512 sul trono dell'Impero Ottomano salì Selim il Sanguinario. Sempre in virtù della Legge sul Fratricidio ci salì strozzando due fratelli più cinque nipoti più vari califfi nonché un numero imprecisato di visir, e da tal individuo nacque colui che voleva fare lo Stato Islamico d'Europa: Solimano il Magnifico. Appena incoronato, infatti, il Magnifico allestì un'armata di quasi quattrocentomila uomini e trentamila cammelli più quarantamila cavalli e trecento cannoni. Dalla ormai islamizzata Romania nel 1526 si portò nella cattolica Ungheria e nonostante l'eroismo dei difensori ne disintegrò l'esercito in meno di quarantotto ore. Poi raggiunse Buda, oggi Budapest. La dette alle fiamme, completò l'occupazione, e indovina quanti ungheresi (uomini e donne e bambini) finirono subito al mercato degli schiavi che ora caratterizzava Istambul. Centomila. Indovina quanti finirono, l'anno seguente, nei mercati che competevano con quello di Istambul cioè nei bazaar di Damasco e di Bagdad e del Cairo e di Algeri. Tre milioni. Ma neanche questo gli bastò. Per realizzar lo Stato Islamico d'Europa, infatti, allestì una seconda armata con altri quattrocento cannoni e nel 1529 dall'Ungheria si portò in Austria. L'ultracattolica Austria che ormai veniva considerata il baluardo della Cristianità. Non riuscì a conquistarla, d'accordo. Dopo cinque settimane di inutili assalti preferì ritirarsi. Ma ritirandosi massacrò trentamila contadini che non gli meritava di vendere a Istambul o a Damasco o a Bagdad o al Cairo o ad Algeri perché il prezzo degli schiavi era troppo calato a causa di quei tre milioni e centomila ungheresi, e appena rientrato affidò la riforma della flotta al famoso pirata Khayr al-Din detto il Barbarossa. La riforma gli consentì di rendere il Mediterraneo un feudo acqueo dell'Islam sicché, dopo aver spento una congiura di palazzo facendo strangolare il primo e il secondo figlio più i loro sei bambini cioè i suoi nipotini, nel 1565 si buttò sulla roccaforte cristiana di Malta. E non servì a nulla che nel 1566 morisse d'infarto cardiaco. Non servì perché al trono ci salì il suo terzo figlio. Noto, lui, non con l'appellativo di Magnifico bensì di Ubriacone. E fu proprio sotto Selim l'Ubriacone che nel 1571 il generale Lala Mustafa conquistò la cristianissima Cipro. Qui commise una delle infamie più vergognose di cui la cosiddetta Cultura-Superiore si sia mai infangata. Il martirio del patrizio veneziano Marcantonio Bragadino, governatore dell'isola. Come lo storico Paul Fregosi ci racconta nel suo straordinario libro «Jihad», dopo aver firmato la resa Bragadino si recò infatti da Lala Mustafa per discutere i termini della futura pace. Ed essendo uomo ligio alla forma vi si recò in gran pompa. Cioè a cavallo d'un destriere squisitamente bardato, indossando la toga viola del Senato, nonché scortato da quaranta archibugieri in alta uniforme e dal bellissimo paggio Antonio Quirini (il figlio dell'ammiraglio Quirini) che gli teneva sul capo un prezioso parasole. Ma di pace non si parlò davvero. Perché in base al piano già stabilito i giannizzeri sequestraron subito il paggio Antonio per chiuderlo nel serraglio di Lala Mustafa che i giovinetti li deflorava ancor più volentieri di Maometto II, poi circondarono i quaranta archibugieri e a colpi di scimitarra li fecero a pezzi. Letteralmente a pezzi. Infine disarcionarono Bragadino, seduta stante gli tagliarono il naso poi le orecchie e così mutilato lo costrinsero a inginocchiarsi dinanzi al vincitore che lo condannò ad essere spellato vivo. L'esecuzione avvenne tredici giorni dopo, alla presenza di tutti i ciprioti cui era stato ingiunto d'assistere. Mentre i giannizzeri schernivano il suo volto senza naso e senza orecchie Bragadino dovette far ripetutamente il giro della città trascinando sacchi di spazzatura, nonché leccar la terra ogni volta che passava dinanzi a Lala Mustafa. Morì mentre lo spellavano. E con la sua cute imbottita di paglia Lala Mustafa ordinò di fabbricare un fantoccio che messo a cavalcioni d'una vacca girò un'altra volta intorno alla città quindi venne issato sul pennone principale della nave ammiraglia. A gloria dell'Islam. Del resto non servì nemmeno che il 7 ottobre dello stesso anno i veneziani furibondi ed alleati con la Spagna, il papato, Genova, Firenze, Torino, Parma, Mantova, Lucca, Ferrara, Urbino e Malta sconfiggessero la flotta di Ali Pascià nella battaglia navale di Lepanto. Ormai l'Impero Ottomano era arrivato all'apice della potenza, e coi sultani successivi l'attacco al continente europeo proseguì indisturbato. Arrivò sino alla Polonia dove le sue orde entrarono ben due volte: nel 1621 e nel 1672. Il loro sogno di stabilire lo Stato Islamico d'Europa si sarebbe bloccato soltanto nel 1683 quando il Gran Visir Kara Mustafa mise insieme mezzo milione di soldati, mille cannoni, quarantamila cavalli, ventimila cammelli, ventimila elefanti, ventimila bufali, ventimila muli, ventimila tra vacche e tori, diecimila tra pecore e capre, nonché centomila sacchi di granturco, cinquantamila sacchi di caffè, un centinaio tra mogli e concubine, e accompagnato da tutta quella roba entrò di nuovo in Austria. Rizzando un immenso accampamento (venticinquemila tende più la sua, munita di struzzi e di fontane) di nuovo mise Vienna sotto assedio. Il fatto è che a quel tempo gli europei erano più intelligenti di quanto lo siano oggi, ed esclusi i francesi del Re Sole (che col nemico aveva firmato un trattato di alleanza ma agli austriaci aveva promesso di non attaccare) tutti corsero a difendere la città considerata il baluardo del Cristianesimo. Tutti. Inglesi, spagnoli, tedeschi, ucraini, polacchi, genovesi, veneziani, toscani, piemontesi, papalini. Il 12 settembre riportarono la straordinaria vittoria che costrinse Kara Mustafa a fuggire abbandonando anche i cammelli, gli elefanti, le mogli, le concubine sgozzate, e... Guarda, l'attuale invasione dell'Europa non è che un altro aspetto di quell'espansionismo. Più subdolo, però. Più infido. Perché a caratterizzarlo stavolta non sono i Kara Mustafa e i Lala Mustafa e gli Alì Pascià e i Solimano il Magnifico e i giannizzeri. O meglio: non sono soltanto i Bin Laden, i Saddam Hussein, gli Arafat, gli sceicchi Yassin, i terroristi che saltano in aria coi grattacieli o gli autobus. Sono anche gli immigrati che s'installano a casa nostra, e che senza alcun rispetto per le nostre leggi ci impongono le loro idee. Le loro usanze, il loro Dio. Sai quanti di loro vivono nel continente europeo cioè nel tratto che va dalla costa Atlantica alla catena degli Urali? Circa cinquantatre milioni. Dentro l'Unione Europea, circa diciotto. (Ma c'è chi dice venti). Fuori dell'Unione Europea, dunque, trentacinque. Il che include la Svizzera dove sono oltre il dieci per cento della popolazione, la Russia dove sono il dieci e mezzo per cento, la Georgia dove sono il dodici per cento, l'isola di Malta dove sono il tredici per cento, la Bulgaria dove sono il quindici per cento. E il diciotto a Cipro, il diciannove in Serbia, il trenta in Macedonia, il sessanta in Bosnia-Erzegovina, il novanta in Albania, il novantatre e mezzo in Azerbaigian. Scarseggiano soltanto in Portogallo dove sono lo 0,50 per cento, in Ucraina dove sono lo 0,45 per cento, in Lettonia dove sono lo 0,38 per cento, in Slovacchia dove sono lo 0,19 per cento, in Lituania dove sono lo 0,14 per cento. E in Islanda dove sono lo 0,04 per cento. Beati gli islandesi. Però ovunque (anche in Islanda) aumentano a vista d'occhio. E non solo perché l'invasione procede in maniera implacabile ma perché i mussulmani costituiscono il gruppo etnico e religioso più prolifico del mondo. Caratteristica favorita dalla poligamia e dal fatto che in una donna il Corano veda anzitutto un ventre per partorire. Si rischia la morte civile, a toccar quest'argomento. Nell'Europa soggiogata, il tema della fertilità islamica è un tabù che nessuno osa sfidare. Se ci provi, finisci dritto in tribunale per razzismo-xenofobia-blasfemia. Non a caso tra i capi d'accusa del processo che subii a Parigi v'era una frase (brutale, ne convengo, ma esatta) con cui m'ero tradotta in francese. «Ils se multiplient comme les rats. Si riproducono come topi».
Ma nessun processo liberticida potrà mai negare ciò di cui essi stessi si vantano. Ossia il fatto che nell'ultimo mezzo secolo i mussulmani siano cresciuti del 235 per cento. (I cristiani solo del 47 per cento). Che nel 1996 fossero un miliardo e 483 milioni. Nel 2001, un miliardo e 624 milioni. Nel 2002, un miliardo e 657 milioni. (Del 2003 mancano ancora i dati ma suppongo che al ritmo di trentatré milioni per anno siano diventati almeno un miliardo e 690 milioni). Nessun giudice liberticida potrà mai ignorare i dati, forniti dall'Onu, che ai mussulmani attribuiscono un tasso di crescita oscillante tra il 4,60 e il 6,40 per cento all'anno. (I cristiani, solo l'I e 40 per cento). Per crederci basta ricordare che le regioni più densamente popolate dell'ex-Unione Sovietica sono quelle mussulmane, incominciando dalla Cecenia. Che negli Anni Sessanta i mussulmani del Kossovo erano il 60 per cento. Negli Anni Novanta, il 90 per cento. Ed oggi, il cento per cento. Nessuna legge liberticida potrà mai smentire che proprio grazie a quella travolgente fertilità negli Anni Settanta e Ottanta gli sciiti abbiano potuto impossessarsi di Beirut, spodestare la maggioranza cristiano-maronita. Tantomeno potrà negare che nell'Unione Europea i neonati mussulmani siano ogni anno il dieci per cento, che a Bruxelles raggiungano il trenta per cento, a Marsiglia il sessanta per cento, e che in varie città italiane la percentuale stia salendo drammaticamente. Sicché nel 2015 gli attuali cinquecentomila nipotini di Allah saranno, in Italia, almeno un milione. Ma, soprattutto, basta ricordare ciò che Boumedienne (non un folle qualsiasi, ma il presidente dell'Algeria) disse nel 1974 dinanzi all'Assemblea delle Nazioni Unite: «Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l'emisfero sud per irrompere nell'emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria». Non disse una cosa nuova. Tantomeno una cosa geniale. La Politica del Ventre cioè la strategia di esportare esseri umani e farli figliare in abbondanza è sempre stato il sistema più semplice e più sicuro per impossessarsi di un territorio, dominare un paese, sostituirsi a un popolo o soggiogarlo. E dall'Ottavo Secolo in poi l'espansionismo islamico s'è sempre svolto all'ombra di questa strategia. Non di rado, attraverso lo stupro o il concubinaggio. Pensa a quel che i suoi guerrieri e le sue truppe di occupazione facevano in Andalusia, in Albania, in Serbia, in Moldavia, in Bulgaria, in Romania, in Ungheria, in Russia. Ed anche in Sicilia, in Sardegna, in Puglia, in Provenza. Anche in Kashmir, in India. Per non parlar dell'Africa. Incominciando dall'Egitto e dall'intero Maghreb. Però con la decadenza dell'Impero Ottomano la Politica del Ventre aveva perso brio, e il discorso di Boumedienne fu come uno squillo di tromba che scuote gli immemori. Lo stesso anno, infatti, l'Organizzazione della Conferenza Islamica chiuse il convegno di Labore con una delibera che includeva il progetto di trasformare il flusso degli immigrati nel continente europeo (a quel tempo un flusso modesto) in «preponderanza demografica». Ed oggi quel progetto è un precetto. In tutte le moschee d'Europa la preghiera del venerdì è accompagnata dall'esortazione che pungola le donne mussulmane a «partorire almeno cinque figli ciascuna». Bè, cinque figli non sono pochi. Nel caso dell'immigrato con due mogli, diventano dieci. O almeno dieci. Nel caso dell'immigrato con tre mogli, diventano quindici. O almeno quindici. E non dirmi che da noi la poligamia è proibita, sennò il mio sdegno cresce e ti rammento che se sei un bigamo italiano o francese o inglese eccetera vai dritto in galera. Ma se sei un bigamo algerino o marocchino o pakistano o sudanese o senegalese eccetera, nessuno ti torce un capello. Nel 1993 la Francia emanò una legge che bandiva l'immigrazione dei poligami e autorizzava l'espulsione di quelli che erano già entrati e quindi vivevano con più mogli. Ma i maccabei del Politically Correct e i terzomondisti del vittimismo si misero a strillare in nome dei Diritti-Umani e della Pluralità-Etnico-Religiosa. Accusarono i legislatori di intolleranza, razzismo, xenofobia, neo-colonialismo, ed oggi in Francia gli immigrati poligami li trovi ovunque. Nel resto dell'Europa, idem. Compresa l'Italia dove l'articolo 556 del Codice Penale punisce i rei col carcere fino a cinque anni, e dove non s'è mai visto un processo o un'espulsione per poligamia. Io so di un maghrebino che in Toscana vive con due o tre mogli e una dozzina di bambini. (Il numero dei bambini è incerto perché ogni poco ne nasce uno. Il numero delle mogli, perché non escono mai insieme ed oltre al chador portano il nikab cioè la mascherina che copre il volto fino alla radice del naso sicché con quella sembrano tutte uguali). Un giorno chiesi a un funzionario della Questura per quale motivo al maghrebino fosse consentito di infrangere l'articolo .5.56. E la risposta fu: «Per motivi di ordine pubblico». Circonlocuzione che tradotta in parole semplici significa: «Per non farcelo nemico, per non irritare i suoi connazionali e i loro favoreggiatori». E che, tradotta in parole oneste, vuoi dire: «Per paura». Io non dimenticherò mai i comizi con cui l'anno scorso i clandestini riempirono le piazze d'Italia per ottenere i permessi di soggiorno. Quei volti distorti, cattivi. Quei pugni alzati, minacciosi. Quelle voci irose che mi riportavano alla Teheran di Khomeini. Non li dimenticherò mai perché mi sentivo offesa dalla loro prepotenza in casa mia, e perché mi sentivo beffata dai ministri che ci dicevano: «Vorremmo rimpatriarli ma non sappiamo dove si nascondono». Stronzi! In quelle piazze ve n'erano migliaia, e non si nascondevano affatto sveglia, gente, sveglia! Intimiditi come siete dalla paura d'andar contro corrente cioè d'apparire razzisti non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione, forse, comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa. Una guerra che non mira alla conquista del nostro territorio, forse, ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All'annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci. Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri... proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un'ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell'altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c'è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l'Italia. E io l'Italia non gliela regalo mica. Naturalmente capisco che la filosofia della Chiesa Cattolica si basa sull' ecumenismo e sul comandamento Ama-il-nemico-tuo-come-te-stesso. Che uno dei suoi principii fondamentali è almeno teoricamente il perdono, il sacrificio di porgere l' altra guancia. (Sacrificio che rifiuto non solo per orgoglio cioè per il mio modo di intendere la dignità, ma perché lo ritengo un incentivo al Male di chi fa del male). Però esiste anche il principio dell' autodifesa anzi della legittima difesa, e se non sbaglio la Chiesa Cattolica vi ha fatto ricorso più volte. Carlo Martello respinse gli invasori musulmani alzando il crocifisso. Isabella di Castiglia li cacciò dalla Spagna facendo lo stesso. E a Lepanto c' erano anche le truppe pontificie a conseguire quella vittoria che salvò l'Occidente dall'invasione islamica, una data quella del 7 ottobre di così immensa portata che la Chiesa vi isituì, e si celebra tutt'ora, la solennità della Madonna del Rosario, in ringraziamento alla Vergine per la salvezza conseguita del continente europeo. A difendere Vienna, ultimo baluardo della Cristianità, a romper l' assedio di Kara Mustafa, c' era anche e soprattutto il polacco Giovanni Sobienski con l' immagine della Vergine di Chestochowa. E se quei cattolici non avessero applicato il principio dell' autodifesa, della legittima difesa, oggi anche noi porteremmo il burka o il jalabah".


ORIANA FALLACI, DA "LA FORZA DELLA RAGIONE"
Rizzoli 2004

10 agosto 2015

Medjugorje: segreti, messaggi, vocazioni, preghiere, confessioni, commissioni

Dal sito ufficiale della Diocesi di Monstar


Vescovo, 2007-09-01
Aggiornato nel 2007, a seguito delle conferenze tenute a Split il 25 maggio 2002 e
 al Pontificio Collegio di San Patrizio di Maynooth, Irlanda, 17 febbraio 2004
Medjugorje è una parrocchia appartenente alla diocesi di Mostar-Duvno, che comprende circa 4.000 abitanti e la cui cura pastorale è affidata ai padri francescani OFM. In questa parrocchia dal 1981 succedono alcuni eventi che molte persone, tra cui anche diversi francescani, legano alle cosiddette apparizioni della Madonna. Questa, secondo loro, si presenterebbe come “Regina della pace”.
I. - CHI E QUANTI SONO I COSIDDETTI VEGGENTI
E QUANTE LE APPARIZIONI?
1. - Vicka Ivanković, nata il 3 settembre 1964 nel territorio della parrocchia di Medjugorje, dice di ricevere tutti i giorni le “apparizioni” dal 24 giugno 1981, nonostante in alcuni di essi non riceveva nessuna apparizione mentre in altri addirittura dieci. Vicka si è sposata con Mario Mijatović nel 2002. Ha due figli. Vive nella parrocchia di Gradina confinante a Medjugorje.
Quante “apparizioni” ha avuto finora? - Secondo un semplice calcolo dei giorni, circa 9.560 volte, compresa quella di questa sera. Nei primi anni tali “apparizioni” avvenivano insieme ad altri “veggenti”, e da diversi anni riceve da sola, sempre verso sera, indistintamente dal luogo in cui si trova e in maniera sistematica, come se fosse programmato.
            Ora anche Marija, la piccola figlia di Vicka, comincia a gridare a Krehin Gradac e alla città eterna, che vede la Madonna![1]. Sembra che si tratti di una cosa ereditaria.
2. - Marija Pavlović, nata il 1 aprile 1965 nel territorio della parrocchia di Medjugorje, è “veggente” dal 25 giugno 1981 e da allora continua a riceverne ogni giorno fino ad oggi. È sposata con un italiano, Paolo Lunetti, dal 1993. Hanno tre figli. Vive in Italia, a Monza vicino Milano.
Quante “apparizioni” ha avuto finora? - Circa 9.560 volte, includendo anche quella di stasera, sia insieme agli altri “privilegiati” sia da sola. “Le apparizioni” non sono legate a Medjugorje, ma alle persone: dovunque esse camminino per il mondo, lì cammina anche “l’apparizione”.
3. - Ivan Dragićević, nato a Mostar, il 25 maggio 1965, riceve le “apparizioni” giornaliere dal 24 giugno 1981 fino ad oggi. È sposato con l’ex miss del Massachussets, Loreen Murphy nel 1994. Ha quattro figli. Una parte dell’anno vive a Boston e l’altra a Medjugorje.
Quante “apparizioni” ha avuto finora? - Circa 9.560 volte, inclusa anche quella di stasera, sia insieme agli altri “veggenti” sia da solo.
4. - Mirjana Dragićević, nata a Sarajevo, il 18 marzo 1965, riceve le “apparizioni” dal 24 giugno 1981. L’ultimo regolare incontro è stato il giorno di Natale 1982. Da allora riceve le “apparizioni” una volta all’anno, il 18 marzo, giorno del suo compleanno. In più dal 2 agosto 1987 il due di ogni mese sente la voce della Madonna e qualche volta la vede anche. Ciò significa che da 20 anni per 12 volte ha sentito la voce della Madonna oppure ha visto il suo volto una volta al mese. Mirjana si è sposata con Marko Soldo nel 1989. Ha due figli e vive a Medjugorje.
Quante volte Mirjana ha avuto le “apparizioni” finora? Complessivamente all’incirca 810 volte.
5. - Ivanka Ivanković, nata il 21 giugno 1966, nel territorio della parrocchia di Medjugorje. La visione le è apparsa dal 25 giugno 1981 fino al 7 maggio 1985. Ora le appare una volta all’anno, il 25 giugno, l’anniversario delle “apparizioni”. E’ sposata con Rajko Elez. Ha tre figli e vive a Medjugorje.
Quante “apparizioni” ha avuto finora? - Tutte insieme, circa 1.454.
6. - Jakov Čolo, nato a Medjugorje, il 6 marzo 1971, dal 25 giugno 1981 ha ricevuto quasi ogni giorno le “apparizioni” fino al 12 settembre 1998. Da allora le riceve soltanto una volta all’anno, il giorno di Natale. È sposato con un’italiana, Anna-Lisa Barozzi dal 1993. Ha tre figli. Vive a Medjugorje.
Quante “apparizioni” ha avuto finora? - Tutte insieme, con gli altri e da solo, circa 6.294 volte.
Basandosi su quando i veggenti dicono la Madonna appaia loro nello stesso tempo anche se uno di loro si trova in America, l’altro in Erzegovina, l’altro ancora in Italia, o a Maynooth. Le apparizioni ammontano al numero complessivo di 37.238 circa. Vi prego di non prendere per esatti questi numeri. Infatti che ci siano in più mille o in meno, non fa alcuna differenza! Si tratta comunque di cifre approssimative e in ogni caso va detto la Chiesa gerarchica sia a livello diocesano, sia nazionale, sia la Santa Sede finora non ha accettato neanche un’apparizione come autentica.
Ma confrontiamo Medjugorje con i due santuari mariani riconosciuti:
A Lourdes nel 1858 la Madonna è apparsa a Bernardetta 18 volte come “Immacolata Concezione”. La Chiesa, quattro anni dopo, ha riconosciuto tali apparizioni come vere.
A Fatima nel 1917 la Madonna è apparsa 6 volte come “Signora del rosario” ai pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta che avevano all’incirca dieci anni ciascuno. La Chiesa, 13 anni dopo, nel 1930, ha accettato tali apparizioni come autentiche.
Tre dei “veggenti” di Medjugorje, che ricevono le “apparizioni” ogni giorno vivono solitamente fuori Medjugorje, mentre gli altri tre, che vivono a Medjugorje, ricevono una singola “apparizioni” all’anno, però uno di loro una volta al mese.
II. - QUANTI SEGRETI LA PRESUNTA MADONNA
HA RIVELATO AI COSIDDETTI VEGGENTI?
Quanti ricevono le “apparizioni” quotidiane dicono di essere a conoscenza di nove segreti, mentre quanti le ricevono una volta all’anno, ne conoscerebbero dieci. Non sappiamo se si tratti di nove o dieci segreti noti ad ogni “veggente” oppure se ogni veggente” abbia il proprio numero di segreti, diverso da quello degli altri. Se paragoniamo anche questo dato con le apparizioni riconosciute, notiamo che a Lourdes non ci sono stati segreti, e che quel segreto di Fatima è stato diviso in tre parti. Finora nessun segreto è stato rivelato o reso noto dai “veggenti”. Se ogni “veggente” è a conoscenza di segreti diversi da quelli di ciascuno degli altri arriveremmo a un totale di 57 segreti, di cui dieci ciascuno ai primi tre e nove ciascuno agli altri tre.
Nei primi anni c’è stato anche il discorso apocalittico del “grande segno”, ma finora questo “grande segno” non è avvenuto, ed anche la sua attesa è svanita.
Recentemente Vicka ha annunciato ai media che ha finito il lavoro sulla biografia della Madonna e che ha preparato tutto in tre quaderni. Ora la “biografia” della Madonna sta aspettando l’approvazione del cielo, cioè “l’Imprimatur”, in modo che Vicka possa pubblicizzarla come libro poiché esso “sarà il più letto nel mondo”.[2]
III. - QUANTI SONO I PRESUNTI MESSAGGI?
Tutti i “messaggi” di Medjugorje si possono ridurre a cinque, come si suol dire, ma questi “cinque” sono la “quindicina” seguente: Pace, conversione, preghiera, digiuno, vigilanza, penitenza, adorazione, testimonianza, fede, chiamata alla santità, Eucaristia, parola di Dio, confessione mensile, rosario... Quali cinque, precisamente, bisogna scegliere tra questi quindici, crea tra gli autori una grande divergenza. Italiani, Francesi, Croati... ognuno ha una propria interpretazione. Qui bisogna dire che, oltre ai “messaggi” giornalieri, c’è anche un “messaggio” mensile speciale, ogni 25 del mese, che viene dato a Marija in Italia, e lei lo trasmette all’ufficio parrocchiale a Medjugorje per la verifica. E poi viene mandato nel mondo.
Tutti questi “messaggi” dei vari interpreti di Medjugorje vengono già predicati ai fedeli nelle chiese la domenica. E a noi sembra che la “novità” di Medjugorje stia piuttosto nel fatto che “la Regina della pace” ogni 25 del mese dia un particolare comunicato: “Grazie, figli, perché avete risposto alla mia chiamata”. La Madonna ringrazia i “veggenti” che hanno tempo e volontà di degnarsi di incontrarla e parlare con Lei. Secondo queste parole, la “Madonna” rimane meravigliata e riconoscente ai “veggenti” che rispondono alla Sua chiamata! E come se i genitori ringraziassero i figli perché sono nati, o i medici i malati perché cercano la salute![3]
IV. - QUANTE VOCAZIONI DALLE “APPARIZIONI”?
Nessuno dei sei “veggenti” di Medjugorje ha realizzato una vocazione religiosa. Tre dicevano che sarebbero andati, due avevano addirittura seguito questa voce misteriosa, ma col tempo tutto è svanito.
Ivan Dragićević, candidato della Provincia francescana erzegovinese, nel 1981 è andato in seminario minore a Visoko, dove ha continuato a ricevere le “apparizioni”. Dato che a scuola era stato rimandato e non aveva superato l’esame, si pensava che lo studio gli avrebbe procurato minore difficoltà se passasse al ginnasio di Dubrovnik. Anche se a Dubrovnik, dopo aver superato l’esame di riparazione, era riuscito a passare in seconda classe, non ha tuttavia dimostrato tanta volontà di proseguire gli studi quanta l’aveva per le “apparizioni”, e così è ritornato a casa nel gennaio 1983.
Congedandosi dal seminario Ivan ha continuato a ricevere le “apparizioni” giornaliere fino ad oggi, e ad un certo punto ha preteso con insistenza che il vescovo Pavao Žanić accettasse i “messaggi” di Medjugorje. Nel 1994 si è sposato a Boston con un’americana e così la vocazione al sacerdozio passò irrevocabilmente alla vocazione matrimoniale.[4]
Vicka Ivanković dall’inizio aveva manifestato l’entusiasmo per la vita religiosa. Manifestò questo già nel settembre 1981 ad un settimanale italiano: Desidero andare in convento e diventare religiosa. Anche se era “iscritta come suora”, Vicka non è mai andata in convento. Dopo 20 anni incontra un ragazzo di Krehin Gradac/Gradina, una parrocchia vicina, e si sposa a Medjugorje. Allo sposalizio c’erano più di duemila invitati e curiosi. Durante le nozze la “veggente” si recò nella casa nuova, alcuni chilometri lontano dal frastuono nuziale, e lì ebbe l’”apparizione”. Con lei c’era anche suo marito. Tutto secondo la consuetudine e programma. Poi fecero ritorno al banchetto nuziale.
La “veggente” annuncia prima Urbi et Orbi - “a Roma e al mondo” - che è già “suora iscritta” e dopo 20 anni va a Roma per comprare il vestito matrimoniale. La “veggente” spiega questo al giornalista: la Madonna ha dato la libera volontà a ciascuno di noi. Ciascuno può rispondere alla chiamata che vuole. Nonostante che mi sono sposata, io continuerò divulgare i messaggi della Madonna, perché la fede cristiana si può testimoniare anche nel matrimonio.[5]
Per quanto riguarda la sua vocazione - libertà; e per quanto riguarda la “divulgazione dei messaggi della Madonna” – l’obbligo!
Marija Pavlović. Circa la scelta della vita religiosa, Maria ha chiarito la domanda ad un giornalista italiano che le diceva: perché nessuno di voi è diventato sacerdote o suora? motivando così questa sua decisione: Per tanti anni ho pensato che sarei diventata suora. Avevo cominciato a frequentare un convento, il desiderio di entrarvi era fortissimo. Ma la madre superiora mi ha detto:”Marija, se tu vuoi venire, sei la benvenuta; ma se il vescovo decide che non devi parlare di Medjugorje, devi obbedire”. A quel momento ho cominciato a pensare che forse la mia vocazione era quella di testimoniare ciò che ho visto e sentito, e che avrei potuto cercare la via della santità anche fuori del convento.[6]
Marija dunque si confronta con la vocazione alla vita religiosa dove non è tenuta ad ubbidire il vescovo se questi decide di non divulgare le ”apparizioni” che la Chiesa finora non ha dichiarato autentiche. Per questo decide di cercare la via della santità “fuori convento”.
L’Opera di Dio. Però non era proprio così. Maria ha cercato di entrare in una comunità mista dove è rimasta per più mesi. Poi ha lasciato quella comunità con una argomentazione scritta che ha provocato grande stupore nel pubblico. Marija prima ha scritto che la Madonna, l’8 marzo 1988, aveva fatto sapere tramite lei che quella comunità è “Progetto di Dio”, “L’Opera di Dio”, poi quando ha lasciato la comunità per il suo ragazzo, Paolo Lunetti, che l’ha aiutata ad uscire e a scrivere la lettera, ha smentito tutto l’11 luglio 1988: Davanti a Dio, alla Madonna e alla Chiesa di Gesù Cristo nega decisamente che ci siano mai stati dei “messaggi” di alcun tipo tramite lei per questa comunità e per quest’”Opera di Dio”, nella quale anche lei ha trascorso più mesi.[7]
In quel periodo, cioè nel 1983, fra Tomislav Vlašić, guida spirituale dei “veggenti” di Medjugorje, fa sapere al teologo svizzero Hans Urs von Balthasar: I ragazzi hanno deciso di andare in convento ma aspettano il momento noto solo ad essi.[8] (8) Oggi tutto il mondo sa che queste erano semplici favole per bambini. Questi ragazzi “privilegiati” di Medjugorje non sono mai entrati in convento, e quelli che erano andati, presto ne sono usciti. Solo i seri non si lasciano traviare dai “messaggi” poco seri e dalle favole per bambini! Forse è anche questo un “segno”, “segreto”, “messaggio” di Medjugorje?
Anche se non ritengo conveniente e degno, tuttavia vorrei paragonare queste “vocazioni” con i due più noti luoghi mariani: Lourdes e Fatima.
A Lourdes la 14-enne Bernardetta dichiara: Io devo essere religiosa, ma non so in quale ordine. Me l’ha detto la Vergine santa, io aspetto. La vestizione religiosa nel mese di luglio 1866. Malata, ma resiste fino alla morte, avvenuta il 16 aprile 1879. Il Papa Pio XI la proclama santa il giorno dell’Immacolata 1933.
A Fatima la veggente Lucia diventa religiosa nel 1921, carmelitana dal 1948. Il piccolo Francesco e Giacinta sono morti da bambini e sono stati beatificati nel 2000 da Giovanni Paolo II.
C’è qualcosa di strano in tutto questo: i tre “veggenti”, che hanno almeno provato ad andare in convento e che poi l’hanno abbandonato, si sono felicemente sposati, ma hanno sempre “apparizioni” regolari ogni giorno. E gli altri “veggenti” che non sono neppure entrati in convento, hanno “un’apparizione” una volta all’anno. Questo è forse un premio perché non sono rimasti in convento?
La grazia di Dio. Avendo presente il fatto che numerosi ragazzi erzegovinesi sono andati in seminario e sono diventati sacerdoti e numerose ragazze sono diventate suore - soltanto dalla parrocchia di Medjugorje sono più di 30 sacerdoti e religiose viventi - e non hanno mai avuto, almeno io non ne sono a conoscenza, apparizioni, messaggi o incontri con una visione soprannaturale - sembra strano che nessuno dei “veggenti” che in questi 27 anni hanno avuto almeno 810, mentre altri al massimo 9.560 “apparizioni”, non abbiano abbracciato la vocazione religiosa. E questa stessa visione chiede con minacce al vescovo Žanić di riconoscere come veritieri i “messaggi” di Medjugorje, senza indagarli. Ogni vera vocazione religiosa è un dono particolare di Dio e una cosa seria. Il procedimento vocazionale dei suddetti “veggenti” appare poco serio. Sono forse in questione i giochi senza frontiere riguardo i numeri, “apparizioni”, “messaggi”, rivelazioni”, “segreti” e “segni”?
V. - CHE COSA COMPROVANO LE PREGHIERE E LE CONFESSIONI?
1. – La preghiera come contesto. La preghiera è un fattore importante nelle “apparizioni” di Medjugorje. Le “apparizioni” dei “veggenti” iniziano generalmente nel contesto della preghiera del Padrenostro. Addirittura si interrompe la preghiera per seguire “l’apparizione” di qualche minuto.
2. – Un messaggio senza preghiera. Il 16 settembre 1981: “Ha anche detto a loro che non devono pregare per se stessi perché lei li ha premiati in modo migliore. Preghino per gli altri”.[9] (9).
La Madonna biblica non direbbe mai che gli uomini non devono pregare per se stessi e che il “premio” “dell’apparizione” sostituisca la preghiera personale. Questo è un insegnamento errato. Anche Gesù ha pregato prima per se stesso, poi per gli apostoli e infine per tutto il mondo “perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17).
3. – Il messaggio di pregare per il vescovo Žanić. “La Madonna ha chiesto agli oranti di Medjugorje di digiunare a pane e acqua 2 volte alla settimana. Ma è già da tre mesi che digiuniamo a pane e acqua 3 volte alla settimana secondo il desiderio della Madonna.
Il gruppo offre la maggior parte delle loro preghiere per lui (il vescovo Žanić). Spesso offriamo l’adorazione comunitaria, il rosario, la visita al luogo dell’apparizione, dove preghiamo fino a tarda notte. Dio esaudirà le preghiere e i digiuni”.[10] Così scrive fra Tomislav Vlašić, l’8 gennaio 1984.
- La visione dà origine ad un gruppo di preghiera che si costituisce attorno a P. Tomislav Vlašić OFM. Questi, nella lettera del 1984, si presenta al Papa come colui che “secondo la divina provvidenza guida i veggenti di Medjugorje”.[11] E il gruppo prega e digiuna perché il vescovo ceda all’illusione, costruisce un convento a Medjugorje con un centinaio di posti letto, e per fare questo non chiedono l’approvazione del vescovo. Recentemente l’autorità ecclesiastica ha rimosso il “mistificatore” P. Vlašić da guida del gruppo di preghiera, dopo che a Medjugorje duranti gli esercizi spirituali ha unito l’aspetto spirituale con quello spiritistico!
4. – Poteva, ma non voleva? Nell’intervista del 1993, in piena guerra, Jakov ha detto: “oggi, come anche tutti i giorni negli ultimi dodici anni, la Madonna mi ha chiesto di pregare per la pace nell’ex Jugoslavia. La Vergine mi ha convinto che con le mie preghiere posso fermare la guerra...”.[12] Se ciò non fosse ingenuo, un cristiano normale potrebbe dire: Se il “veggente” con le preghiere avesse potuto fermare la guerra nell’ex-Jugoslavia, perché allora non ha pregato e non ha allontanato tale infelice guerra? Durante la guerra sono emigrate circa 2 milioni di persone, più di 200.000 sono morti, sono stati distrutti migliaia di edifici sacri e decine di migliaia di case, e infine, ci è stato imposto l’ingiusto accordo di Dayton!
5. - La prova è la preghiera? Ci sono uomini di Chiesa che dicono: se la gente prega, lasciatela andare a Medjugorje, che faccia pellegrinaggi, che preghi. È meglio che preghi anziché no, è meglio che veneri la “Madonna di Medjugorje” piuttosto che non ne veneri nessuna!
- La Chiesa già da 2.000 anni impone e raccomanda ad ogni fedele la preghiera, il digiuno, la penitenza, la confessione, la conversione. A nessuno vieta di pregare dove vuole. Ma non approva che in chiesa, cioè dall’altare si pubblicizzino i “pellegrinaggi sul luogo delle apparizioni” non riconosciute come soprannaturali, per distinguere la verità dalla menzogna, il vero insegnamento da quello falso.
Come se fosse necessario percorrere migliaia di chilometri dalla Corea oppure dall’Irlanda fino a Medjugorje per dire il rosario e per confessarsi, quando Gesù raccomanda “entra nella tua camera” (Mt 6, 6) e prega!
Forse coloro che dicono che sono stati più di 30 volte a Medjugorje con ciò dimostrano che si sono “convertiti”? Ciò potrebbe essere un vero segno che non si sono ancora convertiti.[13] Infatti l’uomo convertito non parla di questo, ma lo vive!
I fedeli che si confessano e pregano sinceramente nella chiesa di san Giacomo a Medjugorje, a prescindere da tutte le moltiplicate “apparizioni”, certamente ricevono le stesse grazie di Dio come gli altri fedeli che pregano e ricevono degnamente i sacramenti nelle varie chiese nel mondo. La Chiesa locale ha sempre sostenuto questo.[14]
VI. - QUANTE COMMISSIONI E INTERVENTI ECCLESIASTICI?
A fine giugno 1981, la notizia riguardante le “apparizioni della Madonna” a Medjugorje ha cominciato a divulgarsi tramite i mass-media. A metà agosto dello stesso anno, dopo il discorso con i cosiddetti veggenti a Medjugorje, il 21 luglio, il vescovo di Mostar-Duvno, Mons. Pavao Žanić, nella sua prima Dichiarazione ha messo in evidenza il fatto che in ogni caso rimane la domanda più difficile da risolvere: stabilire cioè se si tratta di una “esperienza soggettiva dei ragazzi o di qualcosa di soprannaturale”?[15] Anche se il vescovo ha più volte informato il Papa e la Santa Sede su diverse voci circa Medjugorje, egli ha ritenuto necessario costituire una commissione diocesana per esaminare tali avvenimenti.
A. - La Curia vescovile a Mostar.
La Prima commissione ecclesiastica (1982-1984)
Mons. Žanić ha costituito la prima commissione l’11 gennaio 1982 che ha operato fino al 1984.[16]. Quattro sacerdoti furono nominati, tre diocesani e un religioso francescano.[17]
Nuove conoscenze del vescovo. La commissione non si era neppure riunita, quando il 14 gennaio 1982 si verificò un avvenimento che ha poi segnato l’atteggiamento costante del vescovo. Quel giorno tre “veggenti” si recarono a Mostar con il “messaggio” della Madonna che diceva al vescovo di essersi “precipitato” circa il “caso erzegovinese”, nel chiedere lo spostamento dei due cappellani francescani che facevano disordine a Mostar. Il vescovo, noto per la sua grande venerazione della Madonna con numerose devozioni e pellegrinaggi, quando ha sentito che la visione di Medjugorje lo accusava del disordine creato dai religiosi nelle parrocchie, che non lo riconosceva come devoto figlio della Chiesa e della Madonna stessa, a cui lui, invece, un anno prima, nel settembre 1980, aveva dedicato la cattedrale di Mostar, intitolandola Madre della Chiesa e quando ha sentito che la visione difendeva i religiosi disubbidienti, che lottano contro il funzionamento di questa stessa cattedrale, ha messo in dubbio i “messaggi” e le “apparizioni” a Medjugorje. Nonostante tutto la commissione ha continuato a svolgere il suo lavoro.
Il grande segno. La commissione ha conversato tre volte con i veggenti. Il terzo incontro ha portato qualche frutto nel 1982. Su richiesta del vescovo la commissione ha proposto ai “veggenti” di scrivere, in due copie, di quale “grande segno” si trattasse, quello da loro annunciato, e quando esso sarebbe accaduto. La risposta doveva essere consegnata in due buste sigillate. Una doveva essere custodita da loro e l’altra sarebbe andata alla Curia. Nel caso in cui il “grande segno” si sarebbe avverato, le buste sarebbero aperte e la verità confermata. Cinque dei “veggenti” hanno rifiutato la richiesta perché la Madonna glielo avrebbe vietato. Il seminarista Ivan ha però risposto alla richiesta per iscritto, precisando che la Madonna a lui non aveva vietato di rispondere alle domande. La sua risposta è più che fuori luogo. Insieme a questo “grande segno”, mai avvenuto fino ad oggi, ci sono molti altri inganni e menzogne.[18]
La risposta della Santa Sede. Nel novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha chiesto al vescovo se la Commissione fosse arrivata a qualche conclusione. Il vescovo Žanić ha scritto una relazione circa il caso erzegovinese e medjugoriano che poi è stata inviata al cardinale Ratzinger. Nella conclusione il vescovo si interroga sulle “apparizioni” chiedendosi:
            Sono da Dio? - La “Madonna” di Medjugorje ha portato più disordine e discordia di quella prima! Per cui non vede come può accettare che tutto questo sia da Dio.
            È dal diavolo? - Accetta con difficoltà quest’ipotesi, anche se non la esclude.
            È forse un inganno? – Ciò che è sicuro è che sin dall’inizio i ragazzi dicono delle bugie. Qualche volta è chiaro che dicono quello che sentono dai frati, in particolare ciò che riguarda il “caso erzegovinese”. Il vescovo ha comunque deciso di aspettare la decisione della Commissione e il compimento delle “apparizioni”. Egli ha aspettato per 17 anni, ma ha avuto modo di vedere la Madonna in cielo prima, l’11 gennaio 2000, quando morì, che il termine delle “apparizioni” a Medjugorje.
La Seconda Commissione allargata (1984 – 1986)
Nel 1984 Mons. Žanić ha deciso di allargare la prima commissione. Si è rivolto a tutte le facoltà teologiche della Jugoslavia e ha chiesto l’autorizzazione ai superiori dei singoli religiosi perché fosse possibile la loro partecipazione. La seconda Commissione era composta da quindici membri: 12 sacerdoti e tre esperti in medicina. Si sono riuniti sette volte. La prima delle quali a Mostar nel marzo 1984, e l’ultima a Mostar nel maggio 1986, con cui la Commissione ha terminato i lavori. I membri avevano votato per la formula: Non constat de supernaturalitate (11 per, 2 contro, 1 accetta “in nucleo”, 1 astenuto). La Commissione ha preparato il piano della “Dichiarazione” in cui sono riportate le “affermazioni inaccettabili” e “dichiarazioni bizzarre” attribuite alla misteriosa visione. La Commissione si è pronunciata dicendo che non era necessaria un’ulteriore indagine e il rimando del giudizio ufficiale della Chiesa. Il vescovo ha riferito tutto alla Conferenza episcopale e alla Santa Sede, e ha informato i fedeli nella predica tenuta a Medjugorje nel 1987.[19] (19)
Due membri di questa Commissione hanno poi pubblicato i loro lavori scientifici circa i settori loro affidati da investigare: Don Nikola Bulat[20] e Mons. Mato Zovkić.[21]
È significativa la pubblica posizione negativa espressa dal vescovo Žanić che nel 1990 ha riassunto in 28 punti circa le falsità delle apparizioni soprannaturali.[22]
Mons. Žanić all’inizio dell’agosto del 1993 ha lasciato la guida della diocesi al suo successore il quale ha continuato a mantenere immutata la sua posizione.
B - Conferenza episcopale della Jugoslavia
I vescovi della Jugoslavia sono intervenuti due volte, nel 1984 e nel 1985 per comunicare ai sacerdoti e ai fedeli, circa gli avvenimenti di Medjugorje, esortandoli ad attendere le valutazioni delle autorità ecclesiastiche che si sarebbero pronunciate dopo approfondite indagini ed a non organizzare pellegrinaggi come se la “Chiesa avesse già riportato un giudizio positivo su tali avvenimenti.[23]
La Terza commissione (1987 –1990)
Nel gennaio 1987 su indicazione della Congregazione per la Dottrina della Fede è stata resa nota un comunicato del cardinale Kuharić e del vescovo Žanić con cui è stata annunciata una nuova Commissione e i fedeli sono stati esortati a non organizzare pellegrinaggi attribuendo un carattere soprannaturale agli avvenimenti di Medjugorje.[24]
Facevano parte della Commissione 11 sacerdoti (6 religiosi, 5 diocesani), 4 medici e psicologi e una religiosa come segretaria.
La Commissione ha avuto 23 sessioni a Zagreb nel Segretariato della Conferenza episcopale. La prima sessione si è tenuta nell’aprile del 1987, e la 23esima nel settembre del 1990.
La terza Commissione ha svolto il suo lavoro basandosi sia sui risultati della Commissione precedente sia ex novo. Tutto si è svolto sotto giuramento e non sono stati fatti comunicati al pubblico. I risultati del loro lavoro, durato 4 anni, sono stati presentati ai membri della Conferenza episcopale a Zagreb nel 1990. La discussione alla Conferenza episcopale circa le “apparizioni”, è stata condotta in quattro riprese: 25 aprile, 9 ottobre e 27 novembre 1990, e la Dichiarazione su Medjugorje è stata votata a Zadar il 10 aprile 1991: 19 vescovi erano per la Dichiarazione, uno astenuto.
La Dichiarazione dice: “Durante la sessione regolare della Conferenza episcopale iugoslava a Zadar, 9 – 11 aprile 1991, è stata riportata la seguente
Dichiarazione
In base alle indagini eseguite finora non si può affermare che si tratti di apparizioni e rivelazioni soprannaturali.
Ma numerosi incontri dei fedeli da varie parti del mondo che vengono a Medjugorje spinti da motivi religiosi e altri, richiedono l’attenzione e la cura pastorale prima di tutto del vescovo diocesano, e con lui anche degli altri vescovi per promuovere a Medjugorje e quanto legato ad esso, una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, conforme all’insegnamento della Chiesa.
A tal fine i vescovi pubblicheranno delle direttive liturgico-pastorali speciali. Inoltre, continueranno attraverso le proprie commissioni a seguire e esaminare tutti gli avvenimenti di Medjugorje. Zadar, 10 aprile 1991. I Vescovi della Jugoslavia”.[25]
L’Aggressione. Poi è avvenuta l’aggressione sulla Croazia e sulla Bosnia ed Erzegovina. Con la formazione dei nuovi stati, col tempo si sono formate delle nuove singole Conferenze episcopali. Nonostante la Dichiarazione della CEJ: Non constat de supernaturalitate,cioè che non si può dichiarare che si tratti di apparizioni soprannaturali a Medjugorje, i seguaci di tali fenomeni costantemente affermano che la “Madonna appare”.
Se la nostra Conferenza episcopale, a dispetto di tanti curiosi visitatori a Medjugorje e di tanti racconti ed entusiasmi carismatici, abbia avuto il coraggio di affermare, in base ad una seria, solida e competente indagine, che a Medjugorje non ci siano prove di presunte apparizioni soprannaturali, ciò significa che la Chiesa anche nel 20o secolo è “colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3, 15).[26]
C – Gli interventi della Santa Sede
La Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta quattro volte tramite due suoi segretari. E significativo anche l’intervento del Cardinale Ratzinger.
Mons. Alberto Bovone, nel 1985, avverte il segretario della CEI che non si organizzino pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje.
Mons. Tarcisio Bertone, nel 1995, scrive al vescovo di Langres, Mons. Leone Taverdet, e nel 1996 ripete all’arcivescovo di Besançon, Mons. Luciano Daloz, che si interessavano sulla posizione della Santa Sede nei confronti di Medjugorje e lo ripete nel 1998 a Mons. Gilberto Aubry, vescovo di Réunion. In ogni lettera si afferma che i pellegrinaggi - sia privati che ufficiali a Medjugorje, non sono permessi se presuppongono l’autenticità dell’apparizione, in quanto ciò sarebbe contrario alla dichiarazione della Conferenza episcopale iugoslava. Però i sostenitori di Medjugorje si fermano sulla parola “pellegrinaggi” e non leggono più la “conditio sine qua non”, cioè, se presuppongono l’autenticità dell’apparazione.
Frei erfunden” del Card. Ratzinger. Quando nel 1998 un tedesco aveva raccolto le diverse affermazioni attribuite al Papa e al cardinale Prefetto e le ha mandate in Vaticano in forma di memorandum, il Cardinale, il 22 luglio 1988, ha risposto per iscritto: “Io posso dire soltanto che le affermazioni attribuite al Santo Padre e a me sono semplici invenzioni” - frei erfunden.[27]
            Visita “ad limina” del 2006. Durante la mia visita ad limina ho riferito al Santo Padre Benedetto XVI non solo i miei dubbi ma anche la mia incredulità circa le “apparizioni” di Medjugorje. Il Papa, che precedentemente è stato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mi ha risposto con questa riflessione: “Noi nella Congregazione ci siamo sempre chiesti come per un credente possano essere considerate autentiche apparizioni che succedono ogni giorno e per tanti anni?”[28]
Conclusione. Non è che solo le affermazioni attribuite al Santo Padre e al Card. Ratzinger sono “semplici invenzioni”, ma anche i numerosi messaggi di Medjugorje attribuiti alla Madonna sono semplici immaginazioni. Se la nostra fede è obsequium rationabile - servizio razionale a Dio, culto spirituale, sano e vero (Rom 12, 1), allora essa non può essere frutto della fantasia e dell’allucinazione di nessuno.[29] La Chiesa è competente nel dirci questo. Essa ha riportato il suo giudizio, dopo che, a suo nome, 30 sacerdoti e medici, scelti come membri di tre commissioni, hanno indagato il caso coscienziosamente e competentemente per 10 anni in più di 30 sessioni. Non uno ma 20 vescovi hanno affermato responsabilmente che non ci sono prove che dimostrano che si possa trattare di apparizioni soprannaturali a Medjugorje. Il cristiano, rispettoso di ambedue i principi - ratio et fides - si attiene a questo atteggiamento, convinto che la Chiesa non lo inganna.
In riferimento a Medjugorje esiste il pericolo reale che la Madonna e la Chiesa si privatizzino, che la gente immagini la Madonna e la Chiesa secondo il proprio gusto, udito e disobbedienza; che non sottomettano il proprio giudizio alla Chiesa ufficiale, ma che costringono la Chiesa ufficiale a seguire e riconoscere le loro fantasie.
I fedeli ingenui lasciano le sorgenti di vere grazie nelle proprie parrocchie e viaggiano a Medjugorje oppure seguono i “veggenti” per il mondo, i quali, grazie anche alle “apparizioni” si sono materialmente ben sistemati, almeno così scrivono i giornali.
Ci sono almeno 6 - 7 comunità religiose o quasi religiose, in fieri o già esistenti, di diritto diocesano oppure no, che si sono stabilite a Medjugorje per volontà loro, senza sottomettersi alla Curia vescovile. Tali comunità sono piuttosto un segno di disobbedienza che un carisma di obbedienza in questa Chiesa!
Nella diocesi di Mostar-Duvno esiste il problema che negli ultimi anni ha praticamente raggiunto ad uno scisma. Almeno nove francescani, espulsi dall’Ordine OFM, e sospesi a divinis, si sono ribellati alla decisione della Santa Sede non permettendo il passaggio di alcune parrocchie dall’amministrazione francescana a quella diocesana. Hanno occupato con la forza almeno cinque parrocchie, svolgendo in esse tutte le attività pastorali. Assistono invalidamente alle celebrazioni del matrimonio, confessano senza le necessarie facoltà, hanno amministrato invalidamente la cresima ai giovani. Tre anni fa hanno invitato un diacono veterocattolico che si è spacciato per vescovo e che ha cresimato circa ottocento ragazzi in tre parrocchie, ecc. Due di loro hanno chiesto la consacrazione episcopale da un vescovo veterocattolico svizzero, Hans Gerny, ma non sono riusciti ad ottenerla.
Quanti sacramenti invalidi, disobbedienze, aggressioni, sacrilegi, disordini, irregolarità, e neppure un “messaggio” tra quelle decine di migliaia di “apparizioni” è stato mandato per sottrarre questi scandali. Una cosa davvero strana!
La Chiesa, dal livello locale a quello supremo, dall’inizio fino ad oggi, dice con chiarezza ed insistenza: Non constat de supernaturalitate, che in pratica significanon sono permessi pellegrinaggi che presuppongono il carattere soprannaturale dell’apparizione, non c’è un santuario della Madonna, non ci sono messaggi autentici, né rivelazioni, né apparizioni vere!
Così stanno le cose oggi. E come saranno domani? Sono nelle mani di Dio e sotto il manto della Madonna!
Mostar, 1 settembre 2007
Msgr. Ratko Perić
Vescovo di Mostar-Duvno



[1] Međugorje Tribune, 2-2007., p. 30; A Krehin Gradac Marija diceva: “Anch'io la vedo. Guarda la Madonna!” A Roma: “Ecco la Madonna sopra il Papa, dietro la finestra! Tajo, guarda la Madonna là sopra dove c'è il Papa!”
[2] Međugorje Tribune, 2-2007., p. 26: „I think it will be the most widely-read book in the world“; Dnevni list (Mostar), 26. 6. 2007, p. 56.
[3] Ogledalo Pravde (O. P.), Biskupski ordinarijat Mostar, 2001, pp. 249-250.
[4] O. P., p. 34.
[5] Arena (Zagreb), 31 gennaio 2002., p. 20; Crkva na kamenu (La Chiesa sulla roccia), 12/2002., p. 12.
[6] O. P., p. 28.
[7] O. P., pp. 30-31.
[8] O. P., p. 55.
[9] O. P., p. 111.
[10] O. P., p. 126.
[11] O. P., p. 56.
[12] O. P., p. 37.
[13] O. P., pp. 229-230.
[14] O. P., pp. 268-269.
[15] O. P., p. 192.
[16] O. P., p. 43.
[17] Crkva na Kamenu (Mostar), 2/1981, p. 1.
[18] O. P., p. 102-108. Il P. Slavko Barbarić OFM morì il 24 novembre 2000. Il giorno dopo la sua morte, dall'“apparizione” è arrivato il messaggio: Gioisco con voi e desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato per il paradiso e che intercede per voi. Questo significa che non devono pregare per lui ma a lui!
[19] O. P., p. 47-50.
[20] N. Bulat, Istina će vas osloboditi. Studija o nekim međugorskim pitanjima (1986.). Nepouzdanost izvora i nedoličnost poruka (La verità vi farà liberi. Uno studio su alcune questioni di Medjugorje /1986/. L'inaffidabilità delle fonti e la non decenza dei messaggi), Mostar, 2006. Predgovor (Prefezione), pp. 7-14. 
[21] M. Zovkić, Problematični elementi u fenomenu Međugorja (Gli elementi problematici nel fenomeno di Medjugorje), u: Bogoslovska smotra, 1-2/1993., pp. 76-87. Vedi anche Zovkićeva prosudba međugorskih zbivanja, (La valutazione di Zovkić degli eventi di Medjugorje), in: „U Službi riječi i Božjega naroda“, Sarajevo, 2007, pp. 721-745.
[22] O. P., p. 196.
[23] O. P., p. 193.
[24] O. P., p. 196.
[25] O. P., p. 197.
[26] O. P., p. 151.
[27] O. P., p. 283.
[28] Crkva na kamenu, 4/2007, p. 24.
[29] O. P., p. 84.

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