31 maggio 2017

Salve, Maria, creatura la più preziosa delle creature;
salve, Maria, purissima colomba;
salve, Maria, torcia inestinguibile;
salve, perchè da Te nacque il Sole di giustizia.

Salve, Maria, dimora dell'immensità, che
racchiudesti nel Tuo seno il Dio immenso, il
Verbo unigenito, producendo senza aratro e senza
seme, la spiga incorruttibile.

Salve, Maria, Madre di Dio, acclamata dai
profeti, benedetta dai pastori quando con gli
Angeli cantarono il sublime inno a Betlemme:
"Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in
terra agli uomini di buona volontà".

Salve, Maria, Madre di Dio, gioia degli
Angeli, giubilo degli Arcangeli che Ti
glorificano in Cielo.

Salve, Maria, Madre di Dio, per la quale
rifulse e risplendette la gloria
della Risurrezione.

 

28 maggio 2017

Papa Francesco: cose tenute abbastanza nascoste dai mezzi di informazione. Per voi che a malapena vi fermate a leggere i titoli delle notizie

"Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva.

Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”.

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/april/documents/papa-francesco_20140411_ufficio-cattolico-infanzia.html


26 maggio 2017

Santi Sacerdoti

L'inferno non è una vendetta o un castigo di Dio; noi ci creiamo l'inferno attorno a noi: è il fissarsi per l'eternità in un rifiuto consapevole e cosciente di amare Dio.


25 maggio 2017

Venuti al mondo indesiderati

Si può in nome della "cultura" giustificare i terroristi di Manchester?

"Un vescovo emerito ha scritto sulla tremenda tragedia di Manchester in modo tale da disgustare molti giovani (forse 'venuti al mondo neanche desiderati') miei amici".


Don Mauro Leonardi

Un vescovo che da qualche mese, per raggiunti limiti d'età, non ha più la responsabilità di governo di una diocesi scrive sulla tremenda tragedia di Manchester in modo tale da disgustare molti giovani miei amici. Me lo manifestano con la consueta esuberanza poiché anch'io ho scritto, in ben altri termini, sul concerto di Ariana Grande. Il whatsapp di una liceale dice: "dopo che l'ho letto [l'articolo del vescovo emerito, ndr] mi è venuta l'orticaria". È una che va a Messa tutti i giorni, coltiva desideri d'amore con Dio e con gli uomini che io alla sua età manco me li sognavo, ma tutto ciò non le impedisce di ricamare la sua pelle di tatuaggi: e per lei, quindi, l'orticaria che menziona non è una questione solo di prurito e vorrebbe che io, miracolosamente, trovassi il modo di far capire proprio questo a un vescovo con più di 75 anni che la sua pelle con l'orticaria non è un fatto estetico ma concerne la verità della vita e quindi qualcuno che produce l'orticaria è il peggior incontro che le poteva capitare. Soprattutto se prete e vescovo.

Vorrei spiegarle che potrebbe non dare troppo peso alla vicenda, dal momento che il signore di cui parla era salito alla ribalta pochi mesi fa perché, raccontando di avere una "forte amicizia" con Benedetto XVI, si era detto certo che dietro la rinuncia di Ratzinger ci fossero "gravissime pressioni frutto di un complotto". Tutto era finito col sorridente buffetto di Padre Lombardi che aveva commentato: "Ciò che Benedetto XVI ha affermato pubblicamente davanti al Concistoro e al mondo, e che ha ribadito nelle Ultime conversazioni con Peter Seewald, è assolutamente diverso da ciò che questo vescovo afferma. Benedetto afferma infatti che ha preso la decisione della rinuncia in piena libertà e responsabilità e che non c'è nessun mistero da svelare. Io ho sempre pensato che Benedetto XVI sia un uomo che ha messo la verità al primo posto. Come si fa a contraddirlo così platealmente? Mi pare una strana dimostrazione di amicizia". Ma i giovani che conosco avevano 12 anni quando era Papa e sanno a malapena chi è Benedetto: figurarsi poi se conoscono Peter Seewald o Padre Lombardi.

La lettera ha ferito i giovani per diverse ragioni ma, davvero, non vale la pena raccontare una serie di affermazioni sgangherate che darebbero solo visibilità alle parole di un uomo la cui anzianità, che oltretutto è sacra, dovrebbe attirare e illuminare invece che respingere e provocare l'orticaria.

Su questo vorrei soffermarmi da fratello nel sacerdozio (fratello minore, per carità, in tutti i sensi possibili ed immaginabili) per sottolineargli che i giovani, quelli che a suo a dire a Manchester "sono morti senza ragione come sono vissuti", guardano invece a un anziano come lui per avere speranza.

L'anziano è, come il malato, la quintessenza della fragilità umana, ma per di più ha sulle spalle il fardello della vita trascorsa. È la memoria vivente della fragilità della nostra umanità. Siamo creature mortali, questa è la verità. Chi non sa stare davanti all'anziano, scappa e si butta nell'attivismo come ha fatto per tutta la vita perché non sa restare davanti alla verità quando la verità è un mistero. Per questo, né per i giovani né per nessuno è facile stare davanti agli anziani.

Stare davanti all'anziano è difficile ma non solo per i servizi più umili che sono richiesti come lavare, pulire ed avere pazienza. La cosa più difficile è stare davanti a quelle nudità sapendo che le loro nudità sono anche le nostre, quelle fragilità sono anche le nostre. Tutti sappiamo che i giovani non sanno stare davanti agli anziani, ma non riflettiamo che in verità i giovani non sanno stare davanti a quegli anziani di fronte ai quali neppure gli altri anziani sanno stare. Ci sono molti cristiani anziani che non sanno stare davanti ad altri cristiani anziani e gli anziani che non sanno stare davanti agli anziani sono spesso vecchi malati di attivismo. Ci sono vescovi emeriti che non sanno stare zitti perché, malati di attivismo, si danno da fare per salvare la Chiesa come hanno fatto per tutta la vita. Dimenticando che chi salva la Chiesa è Cristo, e che chi salva i giovani e dà senso alla loro vita è Cristo.

Perché la domanda che i giovani rivolgono agli anziani è se l'anziano è felice della vita che ha vissuto. Se i giovani incontrano anziani felici di come hanno vissuto, l'anzianità dell'anziano è feconda. I piccoli vanno da lui e ne sono confortati. E così gli anziani felici sono vieppiù felici. Perché, devo dirlo, ci sono anziani che hanno dato la vita a Dio ma che non sono contenti per nulla. Conosco preti anziani felici e preti anziani tristi e rancorosi, conosco suore liete con gli occhi belli e suore sempre arrabbiate: e non dipende se il monastero è vuoto o pieno, se in parrocchia sono soli o hanno una comunità fiorente. Dipende da come stanno dentro, nel cuore. A volte, forse quando erano giovani, non avevano sufficientemente meditato sul fatto che l'unica vittima capace di salvare è Gesù. Hanno creduto che stare nel cristianesimo significasse adempiere il perfezionismo di una disciplina: e allora, anche senza saperlo, hanno corso il rischio di non essere altro che dei superbi. È successo per il semplice fatto che hanno avuto la pretesa di sostituirsi a Gesù, di essere loro stessi le vittime. Sono qui dentro in questo monastero, in questa parrocchia, in questa diocesi, e mi sforzo tanto per comportarmi bene perché così salvo gli altri. Faccio il parroco perché così salvo la gente, i giovani, i drogati. Sì: non ci vuole niente per scivolare dalla santità alla superbia. Magari non hanno mai letto Schuster quando dice che "La santità non sta nelle preghiere, né nella penitenza, ma nell'amore. Chi più ama, più è santo e più desidera amore, quello più ama" (La nostalgia del chiostro, p. 35). E accade così che degli anziani che hanno dato tutta la vita a Dio, che sono stati rigorosissimi e disciplinatissimi, ora sono arrabbiatissimi, rancorosi, vedono complotti, disfatte ed apocalissi ovunque e trovano — come ha scritto il nostro vescovo emerito — che i giovani di oggi "sono venuti al mondo molte volte neanche desiderati", "senza nessuna ragione adeguata per vivere", e moriranno "con un ottimo funerale in cui si esprimerà al massimo una bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti — purtroppo anche quelle religiose — in piedi, silenziose".

Io però cerco di spiegare ai giovani che abbiamo molto da imparare anche dai vecchi rancorosi. Il loro errore da giovane era stato capire che essere santi significa solo adempiere alla perfezione di una regola. Gli anziani cristiani incattiviti spesso pagano solo per non essere stati nel modo giusto quando erano giovani. Cerco di dire agli adolescenti che possiamo guardare ai vecchi cristiani tristi ed arrabbiati ed imparare dagli errori per cui l'aver dato la vita a Dio non è ora fonte di felicità. Provo a mostrare loro che il rimedio è essere fedeli alla nostra promessa di Amore adesso, anche stando dentro eventi che, come quelli di Manchester, ci sovrastano. Lasciando ad un Altro il compito di salvare.

http://www.ilsussidiario.net/…/-VENUTI-AL-MONDO-IND…/765776/

24 maggio 2017

Papa Francesco Udienza Generale - Piazza San Pietro Mercoledì, 24 maggio 2017

"Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo avuto momenti difficili, bui; momenti nei quali camminavamo tristi, pensierosi, senza orizzonti, soltanto un muro davanti. E Gesù sempre è accanto a noi per darci la speranza, per riscaldarci il cuore e dire: “Vai avanti, io sono con te. Vai avanti”. Il segreto della strada che conduce a Emmaus è tutto qui: anche attraverso le apparenze contrarie, noi continuiamo ad essere amati, e Dio non smetterà mai di volerci bene. Dio camminerà con noi sempre, sempre, anche nei momenti più dolorosi, anche nei momenti più brutti, anche nei momenti della sconfitta: lì c’è il Signore. E questa è la nostra speranza. Andiamo avanti con questa speranza! Perché Lui è accanto a noi e cammina con noi, sempre!"

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2017/documents/papa-francesco_20170524_udienza-generale.html

21 maggio 2017

1 Pietro 3:,14-17

"Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male"
Signore, nel silenzio di questo giorno che nasce,
vengo a chiederti pace, sapienza e forza.

Oggi voglio guardare il mondo
con occhi pieni di amore;
essere paziente, comprensivo, umile dolce e buono.

Vedere, dietro le apparenze, i tuoi figli,
come tu stesso li vedi,
per poter così apprezzare la bontà di ognuno.

Chiudi i miei orecchi alle mormorazioni,
custodisci la mia lingua da ogni maldicenza;
che in me ci siano solo pensieri che dicano bene.

Voglio essere tanto bene intenzionato e giusto
da far sentire la tua presenza a tutti quelli che mi avvicineranno.

Rivestimi della tua bontà, Signore,
fa' che durante questo giorno, io rifletta te.

Amen

.

19 maggio 2017

Papa Bergoglio a sorpresa a Ostia, benedizioni alle famiglie delle case popolari e rosari in regalo: «Scusate il disturbo»

Secondo voi è più facile che si converta qualcuno che a sorpresa riceve la visita del Papa, oppure con le minacciate fiamme dell'inferno (che comunque c'è) di certi sacerdoti in Facebook?


Stavolta è proprio il caso di dire: Carramba che sorpresa. Immaginate il viso delle persone che oggi pomeriggio, a Ostia, convinti di aprire la porta al parroco della parrocchia Stella Maris, si sono trovati di fronte Papa Francesco. Già perché Papa Bergoglio
 in compagnia di monsignor Rino Fisichella e delle guardie del corpo, dopo pranzo, è salito in auto e ha preso la via del mare. Direzione Ostia.

Due giorni fa don Plinio Poncina, una delle sei parrocchie della zona, aveva affisso, come di consueto, un avviso sulla porta del condominio delle case popolari, avvertendo le famiglie che sarebbe passato per trovarle e benedire. La tradizionale benedizione pasquale. Un segno di
vicinanza alle famiglie residenti nella periferia di Roma. Sono stati visitati due condomini. Bergoglio ha suonato i campanelli aspettando sul pianerottolo. «Alcune persone erano talmente incredule che si sono avvicinate talmente tanto che quasi lo sfioravano. C'era tanta allegria, tanta freschezza, un incontro senza filtri di sorta. Una visita pastorale molto sentita» ha raccontato al Messaggero monsignor Fisichella. La vita quotidiana nei vari appartamenti che si disvelava man mano che la benedizione procedeva. Anziani soli, commossi dal gesto di attenzione. Mamme con i bambini con i quali Bergoglio si è messo a scherzare. Un signore che si è presentato in vestaglia perchè era appena stato operato, un papà a casa con i figli in attesa che tornasse la moglie dal lavoro. Persino una famiglia di rumeni, ortodossi, che hanno accolto Francesco e il parroco con grande gioia.


Al Papa non è mancato il buon umore. Scherzando ha voluto scusarsi per il disturbo, rassicurando però, di aver rispettato l’orario di silenzio in cui i condomini riposano dopo il pranzo, come recitava il cartello affisso all’ingresso del condominio. Perchè il Papa ha scelto proprio Ostia? «E' un'area molto vasta e molto problematica, una periferia che ha bisogno di attenzione e cura. Per questo la ha scelta tra tutte» ha spiegato monsignor Fisichella. 

Il Messaggero


18 maggio 2017

Gesù Ti Chiama. Seguilo, senza se, senza ma, e senza però.

Lo segui, ma se va a Gerusalemme, non ci stai. Se c’entra la croce, la sofferenza, non ci stai. Non lo vuoi, non gli apri la porta del tuo cuore, della tua casa. Non vuoi avere a che fare con il dolore, e così lo allontani, lo eviti, lo metti fuori. Ma con il dolore hai messo fuori il tuo cuore, e hai allontanato il Salvatore.

Lo segui, dovunque vada, nella sua dimora. Ma Gesù non ha dimora. Se lo vuoi seguire, non mettere radici, non fare il nido, non cercare un rifugio, un nascondiglio, una tana. Non stare seduto, bello, tranquillo, beato, protetto, comodo. Non adagiare il capo sui cuscini, non dormire tra due cuscini.
Perché se lo vuoi seguire, devi posare il capo solo su di lui, devi basarti su di lui. Devi andare dove ti porta, dove ti chiama, dove ti aspetta e dove tu non sai. E dove tu non vuoi.
Lo segui, ma prima devi andare a seppellire tuo padre. Gesù deve aspettare, non è ora. Non è il momento. Te lo ha chiesto nel momento sbagliato. Prima devi fare altre cose. Altre cose più importanti. Più importanti di lui.

Non vi è nulla più importante di lui. Tutto quello che non segue lui, diventa inutile, insignificante, senza senso, senza scopo, senza meta, senza vita, morto. Lascia che i morti seppelliscano i morti. Tu lascia quello che è morto, e rivolgiti al Signore della vita. Vai ad annunciare la vita. Vai ad annunciare a tutti che è venuto il Regno di Dio in terra. Così segui Gesù.

Lo segui, ma prima devi andare a dirlo ai tuoi, devi andare da loro, a riferirlo a loro, a farti dare il consenso, l’approvazione, la benedizione da loro. Non decidi da solo, sei ancora dipendente, succube, vincolato alla tua famiglia. La tua famiglia è ancora quella della terra. Dio non lo senti come Padre e la tua famiglia non è la famiglia di Dio, non è la famiglia del cielo. Appartieni ancora alla terra.

Gesù ti ha chiamato ad arare il suo campo e tu hai messo mano all’aratro. Non puoi voltarti indietro, girare l’aratro e rovinare la zolla. Quello è il terreno di Dio, quella è la zolla di Dio, quello è il seme di Dio.

Non appartieni più a te stesso. Ora appartieni a Dio.

In modo totale, completo, assoluto, eterno.


17 maggio 2017

"Gesù non è uno che si adatta al mondo, tollerando che in esso perdurino la morte, la tristezza, l’odio, la distruzione morale delle persone… Il nostro Dio non è inerte, ma il nostro Dio – mi permetto la parola – è un sognatore: sogna la trasformazione del mondo, e l’ha realizzata nel mistero della Risurrezione."

Udienza 17 maggio 2017

Pennivendoli....

L'inganno di un noto pennivendolo "cattolico" è nel far credere che il Papa sia contro le apparizioni di Maria, cosa che non è vera, in quanto il Papa ha avuto da ridire di quello che sembra un inarrestabile fiume di messaggi, che non di rado sembrano copiaincolla di se stessi. Certo, siamo duri di orecchi e quindi ci sta anche necessità di insistere su determinate cose, ma quando si arriva a migliaia di messaggi che ripetono sempre le stesse cose, il rischio è che quanto ci viene detto entri in un orecchio ed esca immediatamente dall'altro.

15 maggio 2017

Parole profetiche di Paolo VI - 29 giugno 1972

"C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale......"

Aggiornato ai giorni nostri: qualche pennivendolo che si dice cattolico che si crede di essere il papa e ci parla dalla rete....


14 maggio 2017

Pennivendoli "cattolici"

Ormai credo che non serve neanche più commentare chi imputa al Papa delle distruzioni quando il soggetto in questione di sua volontà e in piena libertà ha distrutto la sua mente. Lo stesso dicasi per i suoi seguaci.
Chi vuole affondare la barca di Pietro inevitabilmente finisce per soccombere.





Nella immagine ritagliata per non fargli troppa pubblicità, il commento di un noto pennivendol
che si dice cattolico, riguardo il pellegrinaggio di Papa Francesco a Fatima

13 maggio 2017

Fatima 13 maggio 2017





Saluto del Santo Padre ai malati al termine della Santa Messa


Sagrato del Santuario, Fátima
Sabato, 13 maggio 2017



Cari fratelli e sorelle malati,

come ho detto nell’omelia, il Signore sempre ci precede: quando passiamo attraverso una croce, Egli vi è già passato prima. Nella sua Passione, Egli ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. Gesù sa cosa significa il dolore, ci capisce, ci consola e ci dà la forza, come ha fatto a San Francesco Marto e Santa Giacinta, ai Santi di tutti i tempi e luoghi. Penso all’apostolo Pietro, incatenato nella prigione di Gerusalemme, mentre tutta la Chiesa pregava per lui. E il Signore ha consolato Pietro. Ecco il mistero della Chiesa: la Chiesa chiede al Signore di consolare gli afflitti come voi ed Egli vi consola, anche di nascosto; vi consola nell’intimità del cuore e vi consola con la fortezza.

Cari pellegrini, davanti ai nostri occhi abbiamo Gesù nascosto ma presente nell’Eucaristia, come abbiamo Gesù nascosto ma presente nelle ferite dei nostri fratelli e sorelle malati e sofferenti. Sull’altare, noi adoriamo la Carne di Gesù; in questi fratelli, noi troviamo le piaghe di Gesù. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. Oggi la Vergine Maria ripete a tutti noi la domanda che fece, cento anni or sono, ai Pastorelli: “Volete offrirvi a Dio?”. La risposta – “Sì, lo vogliamo!” – ci dà la possibilità di capire e imitare la loro vita. L’hanno vissuta, con tutto ciò che essa aveva di gioia e di sofferenza, in un atteggiamento di offerta al Signore.

Cari malati, vivete la vostra vita come un dono e dite alla Madonna, come i Pastorelli, che vi volete offrire a Dio con tutto il cuore. Non ritenetevi soltanto destinatari di solidarietà caritativa, ma sentitevi partecipi a pieno titolo della vita e della missione della Chiesa. La vostra presenza silenziosa ma più eloquente di molte parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione con quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente e persino gioiosa della vostra condizione sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vi vergognate di essere un prezioso tesoro della Chiesa.

Gesù passerà vicino a voi nel Santissimo Sacramento per manifestarvi la sua vicinanza e il suo amore. Affidategli i vostri dolori, le vostre sofferenze, la vostra stanchezza. Contate sulla preghiera della Chiesa, che da ogni parte si innalza verso il Cielo per voi e con voi. Dio è Padre e non vi dimenticherà mai.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/may/documents/papa-francesco_20170513_malati-fatima.html

Santa Messa con il Rito della Canonizzazione dei Beati Francisco Marto e Jacinta Marto



OMELIA DEL SANTO PADRE 
Solennità della Beata Vergine Maria di Fátima
Sagrato del Santuario
Sabato, 13 maggio 2017



«Apparve nel cielo [...] una donna vestita di sole»: attesta il veggente di Patmos nell’Apocalisse (12,1), osservando anche che ella era in procinto di dare alla luce un figlio. Poi, nel Vangelo, abbiamo sentito Gesù dire al discepolo: «Ecco tua madre» (Gv 19,26-27). Abbiamo una Madre! Una “Signora tanto bella”, commentavano tra di loro i veggenti di Fatima sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa. E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: “Oggi ho visto la Madonna”. Essi avevano visto la Madre del cielo. Nella scia che seguivano i loro occhi, si sono protesi gli occhi di molti, ma… questi non l’hanno vista. La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo.

Ma Ella, presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre, perché, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura, il «figlio fu rapito verso Dio» (Ap 12,5). E, secondo le parole di Lucia, i tre privilegiati si trovavano dentro la Luce di Dio che irradiava dalla Madonna. Ella li avvolgeva nel manto di Luce che Dio Le aveva dato. Secondo il credere e il sentire di molti pellegrini, se non proprio di tutti, Fatima è soprattutto questo manto di Luce che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della Terra quando ci rifugiamo sotto la protezione della Vergine Madre per chiederLe, come insegna la Salve Regina, “mostraci Gesù”.

Carissimi pellegrini, abbiamo una Madre, abbiamo una Madre! Aggrappati a Lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù, perché, come abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, «quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo» (Rm 5,17). Quando Gesù è salito al cielo, ha portato accanto al Padre celeste l’umanità – la nostra umanità – che aveva assunto nel grembo della Vergine Madre, e mai più la lascerà. Come un’ancora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel Cielo alla destra del Padre (cfr Ef 2,6). Questa speranza sia la leva della vita di tutti noi! Una speranza che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro.

Forti di questa speranza, ci siamo radunati qui per ringraziare delle innumerevoli benedizioni che il Cielo ha concesso lungo questi cento anni, passati sotto quel manto di Luce che la Madonna, a partire da questo Portogallo ricco di speranza, ha esteso sopra i quattro angoli della Terra. Come esempi, abbiamo davanti agli occhi San Francesco Marto e Santa Giacinta, che la Vergine Maria ha introdotto nel mare immenso della Luce di Dio portandoli ad adorarLo. Da ciò veniva loro la forza per superare le contrarietà e le sofferenze. La presenza divina divenne costante nella loro vita, come chiaramente si manifesta nell’insistente preghiera per i peccatori e nel desiderio permanente di restare presso “Gesù Nascosto” nel Tabernacolo.

Nelle sue Memorie (III, n. 6), Suor Lucia dà la parola a Giacinta appena beneficiata da una visione: «Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di persone che piangono per la fame e non hanno niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, davanti al Cuore Immacolato di Maria, in preghiera? E tanta gente in preghiera con lui?». Grazie, fratelli e sorelle, di avermi accompagnato! Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarLe i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i persone con disabilità, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati. Carissimi fratelli, preghiamo Dio con la speranza che ci ascoltino gli uomini; e rivolgiamoci agli uomini con la certezza che ci soccorre Dio.

Egli infatti ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno. Nel “chiedere” ed “esigere” da ciascuno di noi l’adempimento dei doveri del proprio stato (Lettera di Suor Lucia, 28 febbraio 1943), il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia. Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita. «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24): lo ha detto e lo ha fatto il Signore, che sempre ci precede. Quando passiamo attraverso una croce, Egli vi è già passato prima. Così non saliamo alla croce per trovare Gesù; ma è stato Lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la Luce.


Sotto la protezione di Maria, siamo nel mondo sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2017/documents/papa-francesco_20170513_omelia-pellegrinaggio-fatima.html

Pellegrinaggio a Fátima: Benedizione delle candele


BENEDIZIONE DELLE CANDELE
SALUTO DEL SANTO PADRE
Cappellina delle Apparizioni, Fátima
Venerdì, 12 maggio 2017

Cari pellegrini di Maria e con Maria!

Grazie per avermi accolto fra voi ed esservi uniti a me in questo pellegrinaggio vissuto nella speranza e nella pace. Fin d’ora desidero assicurare a quanti vi trovate uniti con me, qui o altrove, che vi porto tutti nel cuore. Sento che Gesù vi ha affidati a me (cfr Gv 21,15-17), e abbraccio e affido a Gesù tutti, “specialmente quelli che più ne hanno bisogno” – come la Madonna ci ha insegnato a pregare (Apparizione di luglio 1917). Ella, Madre dolce e premurosa di tutti i bisognosi, ottenga loro la benedizione del Signore! Su ciascuno dei diseredati e infelici ai quali è stato rubato il presente, su ciascuno degli esclusi e abbandonati ai quali viene negato il futuro, su ciascuno degli orfani e vittime di ingiustizia ai quali non è permesso avere un passato, scenda la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26).

Questa benedizione si è adempiuta pienamente nella Vergine Maria, poiché nessun’altra creatura ha visto risplendere su di sé il volto di Dio come Lei, che ha dato un volto umano al Figlio dell’eterno Padre; e noi adesso possiamo contemplarlo nei successivi momenti gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della sua vita, che rivisitiamo nella recita del Rosario. Con Cristo e Maria, noi rimaniamo in Dio. Infatti, «se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce» (Paolo VI, Discorso durante la visita al Santuario della Madonna di Bonaria, Cagliari, 24 aprile 1970). Così ogni volta che recitiamo il Rosario, in questo luogo benedetto oppure in qualsiasi altro luogo, il Vangelo riprende la sua strada nella vita di ognuno, delle famiglie, dei popoli e del mondo. 

Pellegrini con Maria... Quale Maria? Una Maestra di vita spirituale, la prima che ha seguito Cristo lungo la “via stretta” della croce donandoci l’esempio, o invece una Signora “irraggiungibile” e quindi inimitabile? La “Benedetta per avere creduto” sempre e in ogni circostanza alle parole divine (cfr Lc 1,42.45), o invece una “Santina” alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo? La Vergine Maria del Vangelo, venerata dalla Chiesa orante, o invece una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che La vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire: una Maria migliore del Cristo, visto come Giudice spietato; più misericordiosa dell’Agnello immolato per noi?

Grande ingiustizia si commette contro Dio e la sua grazia, quando si afferma in primo luogo che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre – come manifesta il Vangelo - che sono perdonati dalla sua misericordia! Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio e, comunque, il giudizio di Dio sarà sempre fatto alla luce della sua misericordia. Ovviamente la misericordia di Dio non nega la giustizia, perché Gesù ha preso su di Sé le conseguenze del nostro peccato insieme al dovuto castigo. Egli non negò il peccato, ma ha pagato per noi sulla Croce. E così, nella fede che ci unisce alla Croce di Cristo, siamo liberi dai nostri peccati; mettiamo da parte ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato (cfr 1 Gv 4,18). «Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In Lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. […] Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di Lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium288). Possa ognuno di noi diventare, con Maria, segno e sacramento della misericordia di Dio che perdona sempre, perdona tutto.

Presi per mano della Vergine Madre e sotto il suo sguardo, possiamo cantare con gioia le misericordie del Signore. Possiamo dire: La mia anima canta per Te, Signore! La misericordia, che ha avuto verso tutti i tuoi santi e verso l’intero popolo fedele, è arrivata anche a me. A causa dell’orgoglio del mio cuore, ho vissuto distratto dietro le mie ambizioni e i miei interessi, senza riuscire però a occupare alcun trono, o Signore! L’unica possibilità di esaltazione che ho è questa: che la tua Madre mi prenda in braccio, mi copra con il suo mantello e mi collochi accanto al tuo Cuore. E così sia.


12 maggio 2017

Pellegrinaggio a Fátima: Visita alla Cappellina delle Apparizioni


PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Cappellina delle Apparizioni, Fátima
Venerdì, 12 maggio 2017


Salve Regina,
beata Vergine di Fatima,
Signora dal Cuore Immacolato,
rifugio e via che conduce a Dio!
Pellegrino della Luce che viene a noi dalle tue mani,
rendo grazie a Dio Padre che, in ogni tempo e luogo, opera nella storia umana;
pellegrino della Pace che, in questo luogo, Tu annunzi,
do lode a Cristo, nostra pace, e imploro per il mondo la concordia fra tutti i popoli;
pellegrino della Speranza che lo Spirito anima,
vengo come profeta e messaggero per lavare i piedi a tutti, alla stessa mensa che ci unisce.


Salve Madre di Misericordia,
Signora dalla veste bianca!
In questo luogo, da cui cent’anni or sono
a tutti hai manifestato i disegni della misericordia di Dio,
guardo la tua veste di luce
e, come vescovo vestito di bianco,
ricordo tutti coloro che,
vestiti di candore battesimale,
vogliono vivere in Dio
e recitano i misteri di Cristo per ottenere la pace.


Salve, vita e dolcezza,
salve, speranza nostra,
O Vergine Pellegrina, o Regina Universale!
Nel più intimo del tuo essere,
nel tuo Cuore Immacolato,
guarda le gioie dell’essere umano
in cammino verso la Patria Celeste.
Nel più intimo del tuo essere,
nel tuo Cuore Immacolato,
guarda i dolori della famiglia umana
che geme e piange in questa valle di lacrime.
Nel più intimo del tuo essere,
nel tuo Cuore Immacolato,
adornaci col fulgore dei gioielli della tua corona
e rendici pellegrini come Tu fosti pellegrina.
Con il tuo sorriso verginale
rinvigorisci la gioia della Chiesa di Cristo.
Con il tuo sguardo di dolcezza
rafforza la speranza dei figli di Dio.
Con le mani oranti che innalzi al Signore,
unisci tutti in una sola famiglia umana.


O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria,
Regina del Rosario di Fatima!
Fa’ che seguiamo l’esempio dei Beati Francesco e Giacinta,
e di quanti si consacrano all’annuncio del Vangelo.
Percorreremo così ogni rotta,
andremo pellegrini lungo tutte le vie,
abbatteremo tutti i muri
e supereremo ogni frontiera,
uscendo verso tutte le periferie,
manifestando la giustizia e la pace di Dio.
Saremo, nella gioia del Vangelo, la Chiesa vestita di bianco,
del candore lavato nel sangue dell’Agnello
versato anche oggi nelle guerre che distruggono il mondo in cui viviamo.
E così saremo, come Te, immagine della colonna luminosa
che illumina le vie del mondo,
a tutti manifestando che Dio esiste,
che Dio c’è,
che Dio abita in mezzo al suo popolo,
ieri, oggi e per tutta l’eternità.


Salve, Madre del Signore,
Vergine Maria, Regina del Rosario di Fatima!
Benedetta fra tutte le donne,
sei l’immagine della Chiesa vestita di luce pasquale,
sei l’onore del nostro popolo,
sei il trionfo sull’assalto del male.

Profezia dell’Amore misericordioso del Padre,
Maestra dell’Annuncio della Buona Novella del Figlio,
Segno del Fuoco ardente dello Spirito Santo,
insegnaci, in questa valle di gioie e dolori,
le eterne verità che il Padre rivela ai piccoli.

Mostraci la forza del tuo manto protettore.
Nel tuo Cuore Immacolato,
sii il rifugio dei peccatori
e la via che conduce fino a Dio.

Unito ai miei fratelli,
nella Fede, nella Speranza e nell’Amore,
a Te mi affido.
Unito ai miei fratelli, mediante Te, a Dio mi consacro,
o Vergine del Rosario di Fatima.

E infine, avvolto nella Luce che ci viene dalle tue mani,
renderò gloria al Signore nei secoli dei secoli.
Amen.


Dal sito ufficiale della Diocesi di Mostar. Vescovo Ratko Perić - 2 maggio 2017


GLI ATTACCHI DELLA “APPARSA” DI MEDJUGORJE AL VESCOVO DIOCESANO PAVAO ŽANIĆ

Nella festa del grande Vescovo e Dottore della Chiesa universale Sant’Atanasio d’Alessandria, il 2 maggio, ricordiamo nelle Diocesi erzegovinesi il 46o anniversario dell’Ordinazione Episcopale impartita nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a Mostar dal Vescovo Petar Čule, insieme all'Arcivescovo Smiljan Čekada di Sarajevo e all'Arcivescovo Frane Franić di Split, al Sacerdote dell'Arcidiocesi di Split-Makarska e Rettore del Seminario minore don Pavao Žanić. Egli fu nominato Coadiutore, successore del Vescovo Čule, il 9 dicembre 1970.[1] Assunse l’amministrazione delle Diocesi nove anni dopo, nella festa dell’Esaltazione della S. Croce, il 14 settembre 1980, diventando Vescovo residenziale della Diocesi di Mostar-Duvno e Amministratore Apostolico di quella di Trebinje-Marcana. Il suo motto episcopale fu lo stesso di quello presbiterale: In fide, spe et caritate. Nel periodo tra il 3 novembre 1988 e il 14 gennaio 1990, su nomina di San Giovanni Paolo II, prese cura anche della Diocesi di Dubrovnik come Amministratore Apostolico.
Compiuti i 75 anni (era nato il 20 maggio 1918) ed essendo state accettate le sue dimissioni dal Santo Padre, il 23 luglio 1993 si ritirò nella città nativa di Kaštel Novi. Morì a Spalato l’11 gennaio 2000. Fu sepolto nella tomba familiare nel cimitero della parrocchia nativa.
 Sin dall'inizio del suo ministero episcopale quale coadiutore e collaboratore del Vescovo Čule a Mostar si impegnò:
- nella costruzione e finalizzazione della Cattedrale di Maria Madre della Chiesa di Mostar (1975-1980);
- nella molteplice attività pastorale delle Diocesi: nel conferimento delle cresime in tutte le parrocchie, nelle missioni popolari di parecchie parrocchie, nella visita ai missionari in Africa nel 1983, nelle visite pastorali nell’Erzegovina;
- nella cura per la famiglia, anche come presidente del Consiglio per la famiglia presso la Conferenza Episcopale di Jugoslavia (1973-1990);
- nella cura del clero a partire dal Seminario minore: dal 1980 al 1993 ordinò 29 sacerdoti; inviò 8 sacerdoti agli studi superiori a Roma ed altrove, altri due li inviò a frequentare altre facoltà, letteratura e musica, a Zagabria. Durante il suo episcopato c’erano 8 sacerdoti nelle missioni in Africa, 18 nelle missioni croate all’estero; tenne esercizi e ritiri spirituali ai sacerdoti, ai seminaristi, alle religiose;
- nell'accompagnamento della vita religiosa nelle Diocesi;
- nella promozione del sano culto mariano con le prediche mariane nelle parrocchie, specialmente nel Santuario della Regina della pace a Hrasno, poi nella guida di una decina di pellegrinaggi, in treno, a Lourdes e Fatima;
- nel 1980 diede inizio alla “Chiesa sulla roccia”, bollettino mensile pastorale informativo diocesano, facendo sentire la propria voce con i suoi articoli;
- nel 1982 fondò la Caritas diocesana di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan sentendo su di sé la sofferenza dei marginalizzati e dei poveri;
- dal 1982 al 1984 seguì la costruzione della Casa del clero a Bijelo Polje;
- nel 1984 presiedette alle celebrazioni del Millennario della Diocesi di Trebinje-Marcana, e consacrò la centenaria chiesa parrocchiale, il 17 giugno dello stesso anno, di Trebinje, facendola elevare alla dignità di Cattedrale per decreto della Santa Sede;
- nel 1987 decise di erigere l'Istituto teologico a Mostar, poi proibito dai comunisti sotto tale nome, ma nel 1991 fu ripreso il titolo;
- dal 1987 introdusse il Corso catechetico obbligatorio di alcuni giorni per i fidanzati;
- il 2 giugno 1991 celebrò a Mostar il 500 anniversario dell’ordinazione presbiterale (1941-1991)[2] e quell'argenteo dell'episcopato il 5 maggio 1996 sempre a Mostar (1971-1996).[3]
Per tale occasione il papa Giovanni Paolo II. inviò al Celebrante, il 21 maggio 1991, le seguenti parole: “Ut cognovimus, rerum angustiae atque difficultates pastoralis ministerii tui sarcinam acerbiorem effecerunt, at numquam defecit inconcussa fides tua, immo admodum creverunt caritas tua in omnes, pietas egregia, diligentia tua in seligendis instituendisque iuvenibus in sortem Domini vocatis”. E il Card. Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli gli spedì, il 29 maggio 1991, un telegramma dove leggiamo queste parole: “Unendoci toto corde all’Augusto Messaggio del Vicario di Cristo rivolto a Vostra Eccellenza carissima nella fausta ricorrenza di due decade di sofferto e fecondo Ministero Episcopale tutto teso in beneficio delle due dilette Chiese di Mostar-Duvno et Mrkanj-Trebinje come anche altrove dove la sovrana fiducia del Sommo Pontefice l’ha chiamata a dedicare le sue apostoliche cure generosamente esercitate sotto la celeste protezione di Maria Santissima Genitrice del Redentore da Lei teneramente amata et sempre proposta come Madre et Ausiliatrice dei suoi cari fedeli...”.[4]
Poi il vescovo Žanić visse la tragedia bellica dal 1991 al 1993: assassinate parecchie migliaia dei suoi fedeli, decine di migliaia dovettero andarsene in esilio lasciando dietro a sé il proprio patrimonio quasi annientato, vide distrutto l'episcopio, crollata la cattedrale, danneggiate, demolite o distrutte oltre 100 case o chiese parrocchiali e filiali, conventi e cimiteri.[5]
Dal 1980 al 1993, come prima preoccupazione, seguì il “caso erzegovinese”. Durante un periodo turbolento nella storia del Paese, sotto il regime comunista, guidò le Diocesi con l’amore verso la Chiesa e con fedeltà alla Santa Sede. Ciò fu riconosciuto anche dalla medesima Sede che lo incaricò, per un certo periodo, di guidare addirittura tre Diocesi: Mostar-Duvno, Trebinje-Marcana e Dubrovnik.
Dal 1981 al 1993 seguì il “fenomeno di Medjugorje” istituendo la prima Commissione, dal 1982 al 1984, poi allargandola, dal 1984 al 1986.
Da Vescovo mariano sin dall’inizio fu aperto alle “apparizioni”. Nelle prime dichiarazioni difese i sacerdoti dagli attacchi dei comunisti e la possibilità di mariofania. Credette che i “veggenti” avessero certe esperienze interiori, ma fu molto attento a che la loro soggettività non fosse scambiata per una soprannaturalità delle “apparizioni”.
Infatti la cosiddetta “apparsa” di Medjugorje, chiamata “Madonna”, sin dai primi momenti delle presunte apparizioni si comportò non solo in modo molto strano, ma anche del tutto indegno dell’Immacolata Vergine Maria.[6] Tale comportamento dell’apparsa divenne anche più preoccupante durante i mesi successivi, quando la “apparsa” lanciò - tramite i sedicenti veggenti di Medjugorje – una serie di accuse contro questo fedele servo della Chiesa e figlio devotissimo della Madre di Dio.
In risposta alle numerose richieste dei fedeli sul comportamento della “apparsa” di Medjugorje durante il periodo iniziale delle presunte apparizioni nella parrocchia di San Giacomo in questa Diocesi, come suo successore mi sento obbligato a presentare questo fedele servo della Chiesa difendendolo dalle numerose falsità e calunnie.[7]Qui è presentata una breve raccolta di materiale del periodo tra il dicembre 1981 e il gennaio 1983, che si riferisce ad un inconsueto fenomeno legato a Medjugorje: la “apparsa”, secondo le dichiarazioni documentate dei "veggenti" e del loro leader spirituale, padre Tomislav Vlašić, OFM,[8] (che nel 2009 a causa di gravissimi fatti e misfatti è stato dimesso dall'Ordine francescano e ridotto allo stato laicale), nelle sue "apparizioni" e "messaggi", si scagliò con varie minacce e attacchi contro il Vescovo di Mostar-Duvno Pavao Žanić. Nello stesso tempo la “apparsa” di Medjugorje mise sotto la sua protezione due francescani disobbedienti alle decisioni dei loro Superiori religiosi e della Santa Sede.
Queste chiarificazioni, basate su documentazione autentica, conservata presso l’Archivio della Curia diocesana di Mostar, sono necessarie, a motivo di gravi ed ingiusti attacchi e calunnie contro un Vescovo umile e fedele alla Chiesa, che si può difendere solo con i suoi scritti e le sue azioni. Tutto ciò, in particolare alla luce delle continue “attività pastorali” del su menzionato ex frate Tomislav Vlašić, OFM, “mistificatore e mago carismatico”,[9]fondatore di un nuovo ente tipo new age chiamato Nucleo Centrale, che dal 2012, tramite i nuovi mezzi di comunicazione, opera ormai a livello globale[10] ed anche nella Diocesi di Mostar-Duvno.[11]
I. - IL “CASO ERZEGOVINESE”
Come introduzione all’articolo dedichiamo alcune righe al “caso erzegovinese”, del quale è stato elaborato un ampio studio per il periodo dal 1881 al 1980.[12]
Per "caso erzegovinese" si intende la distribuzione delle parrocchie tra i padri francescani e i sacerdoti diocesani nella Diocesi di Mostar-Duvno (oggi: 177.000 fedeli), esclusa quella di Trebinje-Marcana (oggi: 20.000).
Decisio solemnis. Al momento dell'instaurazione dell’ordinaria Gerarchia episcopale nella Bosnia e nell’Erzegovina, nel 1881, in detta Diocesi c’era un unico sacerdote secolare, della Dalmazia, don Klemo Sumić (1875-1923). Come i padri francescani siano riusciti ad ottenere il monopolio esclusivo della pastorale nel corso dei secoli nel territorio dell’odierna circoscrizione di Mostar-Duvno, qui non ne discutiamo. Su richiesta della Santa Sede il vescovo francescano Paškal Buconjić, OFM, dopo 18 anni di indugio, e il provinciale francescano fra Luka Begić, OFM, fecero una divisione delle parrocchie, approvata con la Decisio solemnis dalla Sede Apostolica, nel 1899, e proclamata ufficialmente a Mostar solo nel 1908. Secondo tale divisione:
- le 24 parrocchie esistenti e prospere rimasero pro mensa regulari alla Provincia, cioè quasi i 2/3 dei fedeli e del territorio della Diocesi;
- le 12 parrocchie esistenti nominatim furono destinate al futuro clero diocesano;
- le 12 parrocchie nominatim indicate, ma allora non esistenti, furono ad liberam collationem Episcopi, cioè il Vescovo poteva affidarle al clero diocesano.
Il Decretum. Omettendo varie traversie e resistenze, e più o meno efficaci aggiramenti della Decisione, segnaliamo che la Congregazione de Propaganda Fide sotto la cui giurisdizione questa Diocesi fu fino al 2006 (sentito il parere degli altri Dicasteri di competenza) il 6 giugno 1975 emanò il Decreto Romanis Pontificibus, approvato da Papa Paolo VI sub forma specifica. Secondo il Decreto i francescani dovevano mettere ad liberam collationem Episcopi le 8 parrocchie (indicate nella Decisione del 1899), e permettere, inoltre, lo smembramento della parrocchia loro affidata a Mostar, perché si erigesse la parrocchia della Cattedrale. Il Decreto non fu pubblicato né in latino né in italiano, ma fu resa nota solo la “versione ufficiale in croato”.[13] Quindici anni dopo, nel 1989, la Curia francescana a Roma pubblicò il testo latino nei suoi Acta.[14] Oggi reperibile anche in lingua inglese.[15]
Il Governo provinciale OFM di Mostar rispose al Papa, nel 1976, con il dichiarato Non possumus attuare il Decreto.[16]
La Santa Sede rispose con la destituzione del Governo provinciale lo stesso anno. Il Governo imposto fu solo "ad instar", poiché il Ministro generale governò la Provincia da Roma tramite il suo delegato e subdelegato, e poi tramite il provinciale "ad instar", dal 1976 al 2000.
La parrocchia cattedrale di Mostar. Secondo il Decreto Romanis Pontificibus si dovette erigere a Mostar la parrocchia cattedrale smembrandola da quella dei SS. Pietro e Paolo, affidata, sia prima che dopo, ai pp. francescani. In seguito all’istituzione della Cattedrale di Maria Madre della Chiesa, consacrata dal Card. Franjo Šeper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 14 settembre 1980, un significativo numero dei frati della Provincia ritenne ingiusta sia la detta decisione circa la Cattedrale sia tutto il Decreto del 1975. Alcuni francescani di Mostar, appoggiati da gruppi di loro seguaci laici, manifestarono un'esplicita disobbedienza occupando le cappelle dei cimiteri appartenenti alla nuova parrocchia, disturbando così i sacerdoti diocesani della Cattedrale nella loro attività pastorale. Tra questi spiccarono in modo particolare due francescani cappellani di Mostar, fra Ivan Prusina, OFM, (oggi nella cura pastorale croata in Svizzera) e fra Ivica Vego, OFM, (il quale ha lasciato l’Ordine francescano e il sacerdozio nel 1988).

II. - I “MESSAGGI” CONTRO IL VESCOVO ŽANIĆ
NELLE “APPARIZIONI” DI MEDJUGORJE

Il Vescovo Žanić ereditò il “caso erzegovinese” sia come coadiutore sia come ordinario di Mostar-Duvno. Avendo la massima fiducia nelle Decisioni e nei Decreti della Santa Sede, cercava di risolvere l’ingarbugliato caso per poter consacrarsi ad altre imprese nella vita pastorale. Perciò, assumendo il governo della Diocesi, fedele al Successore di Pietro, insistette presso la Sede Apostolica perché i detti Decreti fossero effettivamente attuati in Erzegovina. San Giovanni Paolo II mostrò tale comprensione della situazione presentata dal vescovo Žanić che mise in campo la sua autorità autorizzando la Congregazione per i Religiosi a dimettere dall’Ordine dei Frati Minori chi non obbediva alle disposizioni dei Superiori religiosi e della Santa Sede, senza concedergli la possibilità di ricorso al Tribunale ecclesiastico.
Nelle file dei padri francescani in particolare i summenzionati due cappellani di Mostar furono disobbedienti alle decisioni ecclesiastiche. Essi sin dall’inizio ostacolarono la vita pastorale della nuova parrocchia della Cattedrale di Mostar. È qui che si intromise in modo inconsueto la voce dell’apparsa di Medjugorje attaccando il vescovo Žanić, servo fedele della Santa Sede, e proteggendo la disobbedienza dei due cappellani di Mostar.
24/6/1981 - Cominciata la storia del fenomeno di Medjugorje, nel villaggio di Bijakovići, parrocchia di Medjugorje, si venne formando un gruppo di quattro ragazze: Vicka e Ivanka Ivanković, Mirjana Dragićević e Marija Pavlović - e due ragazzi: Ivan Dragićević e Jakov Čolo, tra i 10 e i 16 anni – che affermava di avere apparizioni della Madonna ogni giorno. Il parroco di Medjugorje era fra Jozo Zovko, OFM, il vicario parrocchiale fra Zrinko Čuvalo, OFM. Così cominciò il "fenomeno di Medjugorje".[17]
Tra i primi “messaggi” delle apparizioni vi fu anche quello che subito diede ragione alla disobbedienza dei coinvolti, e dal dicembre di quell'anno l’"apparsa" si schierò apertamente dalla parte dei disobbedienti e contro Mons. Žanić, vescovo diocesano, autorità competente della Chiesa.
1o - Subito all’inizio delle “apparizioni” - scrive Mons. Žanić al Vice presidente della Conferenza Episcopale di Jugoslavia - “Fra Nikola Radić, delegato generale OFM per l’Erzegovina, mi ha detto qualche giorno dopo l’inizio delle apparizioni a Međugorje: ‘È venuto di corsa un frate a Široki Brijeg, e dice che è apparsa la Madonna a Međugorje, ed ha detto che i frati hanno ragione!’ I frati che difendono Međugorje l’hanno trasformata in difesa della loro disobbedienza contro il Vescovo e contro la Santa Sede, e in difesa dei loro interessi materiali”.[18]
Ciò nonostante e nonostante varie altre stranezze, inganni e manipolazioni, il vescovo Žanić fu aperto, nei primi mesi, alle presunte “apparizioni”, sempre cauto sulla soggettività o soprannaturalità delle “apparizioni”.
Quando, però, la “apparsa”, chiamata “Madonna di Medjugorje”, cominciò a incolpare lo stesso Vescovo, che era mariano non plus ultra, egli prese la posizione di palese negatore dell’autenticità delle “apparizioni”. Seguiamo l’iter cronologico degli attacchi della “apparsa” di Medjugorje contro il Vescovo:
2o – 19/12/1981 – La “veggente” Vicka nella sua Agenda[19] annotò: "Ho chiesto del problema erzegovinese, in particolare per quanto riguarda fra Ivica Vego. La Gospa ha detto che per questi disordini il più colpevole è il vescovo Žanić, di Fra Ivica Vego ha detto che egli non è colpevole, ma il Vescovo ha tutto il potere. Gli ha detto di rimanere a Mostar e di non andarsene”.
            - Sotto la stessa data, fra Tomislav Vlašić, nella Cronaca della parrocchia di Medjugorje,[20] chiese alla "veggente" Vicka e annotò: "Letteralmente che cosa ha detto la Madonna? Ha detto che il vescovo è colpevole dei disordini nella diocesi, o che negli ultimi casi (legati a Ivica [Vego] e Ivan [Prusina]) fa delle mosse sbagliate? Vicka mi ha risposto che la Madonna ha detto che il vescovo ha fatto delle mosse sbagliate, ma che non può ripeterlo letteralmente". Vicka, attenta alla distinzione di p. Vlašić, si adegua alla frase come la suggerisce p. Vlašić. La sente dalla “Madonna”, sebbene non possa “ripeterlo letteralmente”!
3o - 3/1/1982 – Nell’Agenda di Vicka leggiamo: “Il vescovo non mette ordine e perciò egli è colpevole. Non sarà vescovo per sempre. Io mostrerò la giustizia nel regno”: la “Madonna” minaccia il Vescovo diocesano tramite la sua “veggente”.
            - Sotto la stessa data, nella Cronaca di p. Vlašić, OFM, sta scritto: "I giovani hanno avuto la visione. La cosa più importante è ciò che ha destato l’interesse del Vescovo. Infatti, dietro mio suggerimento, per verificare l'autenticità della risposta della Madonna del 19 dicembre ‘81 riguardo al cappellano, ho chiesto ai veggenti di domandare di nuovo a questo proposito.
Risposte dei veggenti:
1. La nostra Madre ha inviato un messaggio al caro vescovo dicendo che egli è stato un po' precipitoso nella sua decisione e che bisogna ancora una volta riconsiderare ed ascoltare tutte e due le parti. [...]. Il Vescovo fa disordine e perciò egli è colpevole. Non sarà sempre lui il Vescovo, io farò vedere la giustizia nel Regno”.
4o - L'11/1/1982 leggiamo nella Cronaca della parrocchia: "Hanno chiesto di nuovo dei due cappellani di Mostar, e la Madonna ha ripetuto due volte quel che aveva detto prima". E quindi anche quel che ha detto del Vescovo.
5o - 14/1/1982 - La "veggente" Vicka mente espressamente al vescovo Žanić. Nel Supplemento alle "Informazioni"del Bollettino ufficiale delle Diocesi, il vescovo Žanić, dopo il colloquio con i "veggenti", registrato su nastro, scrive: "Il giorno 14 gennaio 1982 sono venuti da me i ragazzi, hanno detto che la Madonna li ha inviati (Vicka I., Marija P., e Jakov Č.). (…) La Madonna ha detto che Lei è stato precipitoso in certe cose. Questo ha detto. (…)
 - Qualcuno mi ha detto che avevate avuto qualche messaggio per i cappellani di Mostar [dice il Vescovo].
- Non ne abbiamo avuto.
- No? [ha esclamato il Vescovo].      
- Quali cappellani?
- Quelli di Mostar.
- Non c'era nulla.
- Qualcuno mi avrà detto erroneamente [ha aggiunto il Vescovo].
- Qualcuno glielo trasmette erroneamente e Lei lo sente erroneamente.
 Nel corso della conversazione ancora alcune volte ho posto ai ragazzi la domanda: C'è ancora qualcosa per il Vescovo?... Ricordatevi ancora qualcosa che riguardi me… La risposta è stata negativa".[21]
6o – 20/1/1982 – Dall’Agenda di Vicka: “Madonna, che succederà col Vescovo? Lui, cambierà il suo atteggiamento? – La Madonna ha risposto io non voglio affrettarmi. Io aspetto di vedere se egli cederà in seguito ai miei messaggi inviati a lui tramite voi”.
            - Secondo la Cronaca, alla stessa data, la “Madonna” dichiara: "Il vescovo è stato precipitoso nella decisione ".
7o – 3/4/1982 - Il vescovo Žanić pubblica quanto era stato registrato su nastro: "Il giorno 3 aprile 1982 sono venuti da me Vicka I. e Jakov Č., inviati dalla Madonna.
- La Madonna ci ha rimproverati perché l'ultima volta non abbiamo detto tutto… Ha parlato di questo caso e ha sorriso dicendo che ella avrebbe rappacificato tutto da sola… Io non ho alcun'idea di che cosa si tratti… e ha sorriso. (…) [ha detto Vicka].
- Perché non avete detto i nomi di quei frati che vogliono cacciare? [ha chiesto il Vescovo].
- Ella ha detto di quei frati che anche a loro piace lavorare nella Chiesa come a tutti gli altri, celebrare la messa, i sacerdoti non sono affatto colpevoli, ella ha detto anche i loro nomi, e io non li conoscevo e li ho visti più tardi… Prusina e Vego. Ella dice che essi non sono affatto colpevoli, due volte l'ha ripetuto. Anche Jakov l'ha sentito, c'era anche Marija.
 - Ti aveva detto questo di loro prima che tu venissi da me la scorsa volta (il 14 gennaio 1982), e ti ha rimproverato perché non me l'avevi detto? [ha chiesto il Vescovo].
 - Sì. Perciò mi ha rimproverato tre volte perché non ero venuta e non l’avevo detto…
 - Di nuovo non ci siamo intesi. (Insisto perché si percepisca bene la contraddizione con la risposta del 14 gennaio 1982).
- La Madonna ti aveva detto di dirmelo prima che tu venissi da me la scorsa volta?
- Sì. Ma io non l'avevo detto, ed ella mi ha rimproverato perché non avevo fatto ciò che dovevo, ed io ho parlato molto, ma non ho potuto ricordarmi… Poi ella [la Madonna] ha detto: io penso che questa è una grande vergogna da dimenticare, questo litigio tra i frati e i preti. La gente si rappacifica, ma per loro non c’è nulla da fare...
- Jakov: Ella ha detto che questo è un grande colpo per la Chiesa.
- Vicka: Ogni giorno ci dice qualcosa… anche di Lei dice che non ha proceduto giustamente.
- Jakov: Che anche Lei ha sbagliato, poiché l'ha fatto.
- Vicka: Che ci sono certi sbagli, e che ne so io…
- In che cosa? [ha chiesto il Vescovo].
- In questo caso francescano.
- Quale sbaglio tu ritieni che io abbia fatto?
- Jakov: Ella si riferisce a qualcosa nel caso francescano tra i frati e i preti.
- E tu lo sai di che cosa si tratta?
- Jakov: Non lo so.
- Io vorrei correggermi se sapessi in che cosa ho sbagliato, ma io ubbidisco al Papa, e quel che il Papa comanda io lo eseguo - [ha detto il Vescovo].
- Vicka: Anche Lei deve ubbidire a qualcuno, ma io obbedirei più alla Madonna che a mia madre… certo che preferirei ubbidire alla Madonna che al Papa, certamente!
- La Madonna non può parlare contro il Papa… Altrettanto devi essere attenta e avere dei dubbi se ella dice qualcosa contro il Vescovo [ha aggiunto il Vescovo].
- Vicka: Non c'è alcun dubbio. Io la sento proprio come ora sento Lei (registrato al magnetofono)."
Poi continua il vescovo Žanić: "Quando l'ho comunicato a fra Tomislav Vlašić, che lavora pastoralmente a Medjugorje, mi ha detto che Vicka è piuttosto impulsiva, precipitosa… [e ha aggiunto]: 'Tra Natale e Capodanno mi ha detto che la Madonna le aveva detto che in Erzegovina di tutto è colpevole il vescovo. Le ho detto che non può essere così…'
- Gli ho detto: 'Non dovevi dire nulla, ma solo mandarla dal vescovo. Questa è una manipolazione dei ragazzi…'."[22] [ha detto il Vescovo a p. Vlašić].
            - Tali menzogne dei “veggenti” e tali manipolazioni del manipolatore Vlašić erano una prova chiara per il vescovo Žanić così da indurlo a prendere una posizione risoluta sulla non autenticità e sulle fandonie del fenomeno di Medjugorje.
8o – 15/4/1982 Nell'Agenda del 1983 troviamo le espressioni della “Madonna”, scritte da Vicka di proprio pugno: "Qui è colpevole il vescovo e ci sono molti che lo appoggiano".[23]
            - Nella Cronaca manca la data del 15 aprile 1982, non è stata consegnata a Curia.
9o - 26/4/1982 - Nell'Agenda di Vicka leggiamo:
- "Il vescovo - dice [la “Madonna”] - non ha per niente un vero amore di Dio per loro due".
- "Quel che fa il Vescovo non è secondo la volontà di Dio".
- "Il Vescovo non fa secondo la grazia di Dio".
            - Nella Cronaca manca la data del 26 aprile 1982.
10o – 27/6/1982 - La Cronaca riporta: "Alla domanda: Il Vescovo obietta sul fatto che tu hai detto che fra Ivica Vego e fra Ivan Prusina non sono colpevoli. Lo sente come se tu non fossi la vera Madonna poiché non rispetti le disposizioni dei superiori. Vuoi spiegarci il tuo atteggiamento? Ha risposto: 'Bisogna rispettare ed obbedire ai superiori. Ma anche loro fanno degli sbagli; di essi devono pentirsi e correggerli. Il Vescovo, ed ancor più quelli che gli danno suggerimenti, con il loro atteggiamento recano danno alla fede…”.
11° - Un ruolo non del tutto chiaro in tutto questo affare è stato quello del padre gesuita sloveno Radogost Grafenauer,[24] citato dal vescovo Žanić nella sua brochure:
            “Verso la fine di gennaio 1983 venne da me p. R. Grafenauer, S.J., con l’intenzione di indagare il fenomeno Medjugorje. Ascoltò una ventina di nastri registrati e decise di non andare a Medjugorje, poiché li non c’è la Madonna. Su mio suggerimento vi si recò e dopo qualche giorno tornò come ‘convertito’ del p. Vlašić. Mi portò alcune pagine del testo, le gettò sul tavolo e disse:
            ‘Ecco, Vescovo, che cosa ti dice la Madonna’”.[25]
            Riportiamo da quella brochure il colloquio tra p. Grafenauer e la “veggente” Vicka Ivanković:
          Graf.: Hai detto al Vescovo che lui è da biasimare e che quei due [Vego e Prusina] sono innocenti e possono esercitare le loro mansioni sacerdotali? 
           Vicka: Sì.
          Graf.: Possono ascoltare le confessioni? La Madonna ne ha parlato?
          Vicka: Sì.
          Graf.: Se la Madonna dice questo e il Papa dice che non possono…
          Vicka: Il Papa può dire quello che vuole: io dico le cose come stanno.“[26]
Dal colloquio di p. Grafenauer con la “veggente” Marija Pavlović:
          “Graf.: La Madonna ha detto che il Vescovo è colpevole?
           Marija: Sì. […].
         Graf.: Appena la Madonna dice che il Vescovo è colpevole, uno comincia subito a dubitare che si tratti della Madonna… Cioè il fatto che i veggenti vadano dicendo che il Vescovo è colpevole…
           Marija: Questo è stato detto a noi dalla Madonna.
          Graf.: Questo suscita la rivolta in Hercegovina e questi non sono frutti buoni. La gente si arrabbierà col Vescovo e lo diffamerà; come la Madonna può fare una cosa simile?… la Chiesa sa che la Madonna è buona e che lei non farebbe una cosa simile.
            Marija: A noi la Madonna ha detto così”.[27]

Conclusione. Da questi punti elaborati sulla base delle parole letterali dei giovani che si presentano fino ad oggi come “veggenti” della stessa “Madonna”, e da quelle della loro “guida spirituale”, risulta che la “apparsa” di Medjugorje ha attaccato uno strenuo annunciatore della verità sulla stessa Madre di Dio e, invece, ha difeso varie forme di disobbedienze ed immoralità. Anzi ha proseguito a farlo fino al 1985 (fine agosto 1982, il 29 settembre 1982, il 17 gennaio 1984, il 14 novembre 1984, il 5 gennaio 1985).
Il Vescovo Žanić si presentò per i suoi 23 anni di episcopato come un uomo di piena integrità morale, ascoltato predicatore della verità, instancabile amministratore dei santi sacramenti e coraggioso pastore, pronto a morire per la verità e per il suo gregge. 
       Non è degno della Madonna di essere usata come "capoufficio postale" per rispondere a una serie di domande inappropriate e manipolate dei "veggenti" e della loro “guida spirituale” per quanto riguarda il "caso erzegovinese" di centenaria durata.
          Non onora la Madonna presentarla come una manipolatrice, con la sua santa persona, tesa ad interferire nel governo ordinario della Santa Sede e del vescovo diocesano di Mostar-Duvno, per quanto riguarda la giurisdizione dell’attività pastorale dei sacerdoti;
         Non è degno da parte di Vicka rimaneggiare il suo diario, scrivendo le sue esperienze fantasiose del 1981 e della prima metà del 1982 nell’Agenda del 1983;
      Non è degno da parte dei “veggenti” fare, come hanno fatto fin dai primi giorni delle “apparizioni”, pronunciamenti molto preoccupanti, che non corrispondono alla verità ma ingannano i fedeli.
          Mostar, 2 maggio 2017
+ Ratko Perić, vescovo


[1] Pavao Žanić, Liber intentionum, 1959-1982: la nomina pontificia era il 9 dicembre, la comunicazione a don Pavao Žanić il 28 dicembre 1970, la pubblicazione il 4 gennaio 1971.
[2] Tomo Vukšić (a cura di), Istina oslobađa. Zbornik biskupa Pavla Žanića [La verità ci fa liberi. Miscellanea del Vescovo Pavao Žanić], Mostar, 1992.
[3] Ilija Drmić, „Srebrni biskup jubilarac“ (Il Vescovo del giubileo argenteo), in: Crkva na kamenu, nr. 5/1996, pp. 5 e 12.
[4] T. Vukšić, op. cit., pp. 35-40. Traduzione del testo latino del Sommo Pontefice: "Come sappiamo, le angustie delle situazioni e le difficoltà del Tuo ministero pastorale hanno reso il carico ancor più acerbo, ma non Ti è mai mancata una fede intrepida, anzi, sono grandemente cresciuti il Tuo amore verso tutti, una devozione esimia e la Tua diligenza nella scelta ed educazione dei chiamati al servizio del Signore."   
[5] Raspeta Crkva u Bosni i Hercegovini. Uništavanje katoličkih sakralnih objekata u Bosni i Hercegovini [La Chiesa crocifissa in Bosnia-Erzegovina. La distruzione di edifici religiosi cattolici in Bosnia-Erzegovina], Banja Luka, Sarajevo, Mostar, Zagreb, 1997, p. 208.
[8] Secondo il Diario di Vicka (III), in data 28 febbraio 1982, la “Madonna” ha detto ai “veggenti”: “potete ringraziare molto Tomislav che vi guida così bene”, la copia presso la Curia diocesana di Mostar.
[9] P. Žanić, La posizione attuale (non ufficiale) della Curia Vescovile di Mostar nei confronti degli eventi di Medjugorje, 30 ottobre 1984, nr. 22.
[10] Nel 2012 Tomislav Vlašić, dopo la riduzione allo stato laicale, ha annunciato di far parte di un gruppo, chiamato “Nucleo Centrale”, di 49 esseri prescelti da Dio nell’universo, insieme alla sua collaboratrice Stefania Caterina. 
[12] Marko Perić, Hercegovačka afera [Il caso erzegovinese], Mostar, 2002. Il link diocesano, in croato: http://www.md-tm.ba/sites/default/files/hercegovacka_afera.pdf.
[13] Glas Koncila (quindicinale di Zagabria), 14/1975, p. 4.
[14] L’originale latino di Romanis Pontificibus pubblicato sugli Acta Ordinis Fratrum Minorum, Roma, II/1989, pp. 85-89.
[15] Il Decreto pontificio Romanis Pontificibus, versione inglese: https://cbismo.com/index.php?mod=vijest&vijest=648.
[16] Archivio della Provincia francescana erzegovinese, prot. 160/76, del 10 maggio 1976.
[17] Dražen Kutleša (a cura di), Ogledalo Pravde [Speculum iustitiae], La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje, Mostar, 2001, passim.
[18] S. E. Žanić a S. E. Alojzij Šuštar, Vice presidente della Conferenza Episcopale di Jugoslavia, la lettera del 24. XI. 1983, prot. 1172/1983.
[19] V. Ivanković, Agenda 1983. Si tratta di un calendario fotocopiato di 11 pagine con noterelle scritte da Vicka, di proprio pugno, sui “messaggi” della “apparsa” ai religiosi disobbedienti, fra Ivan Prusina e fra Ivica Vego, cappellani di Mostar, con queste sette date disordinate: il 19-XII-1981; il 3-I-1982; l’11-I-1982; il 20-I-1982; il 26-IV-1982; il 29-IX-1982; fine agosto 1982; il 15-IV-1982; il 16-IV-1982. La copia fu consegnata da Vicka alla Curia di Mostar il 17 maggio 1983, ed è conservata presso l’Archivio diocesano di Mostar. Vedi: Nikola Bulat, Istina će vas osloboditi [La verità vi farà liberi], Mostar, 2006, pp. 52-56 e 99. Tutto il testo in croato, confrontato con gli estratti di p. Radogost Grafenauer, Ivi, pp. 100-114.
[20] Tomislav Vlašić, Kronika ukazanja u župi Međugorje, 1981 -1983 [La Cronaca delle apparizioni nella parrocchia di Medjugorje]. Si tratta della Cronaca, condotta e scritta a mano da fra Tomislav Vlašić dall’11 agosto 1981 al 15 ottobre 1983; l’originale nell’Ufficio parrocchiale di Medjugorje, la copia fu consegnata dall’autore al vescovo Žanić il 16 novembre 1983, conservata presso la Curia diocesana di Mostar. Sull’autenticità della Cronaca vedi l’articolo di N. Bulat, op. cit., pp. 23-33.
[21] "Dodatak 'Informacijama'" [Supplemento alle "Informazioni"], in: Službeni vjesnik [Bollettino ufficiale], 2/1982, p. 2. Pubblicato come brochure in: croato, francesce, inglese, italiano, tedesco, nr. 7; P. Žanić, Medjugorje, in italianoMostar, 1990, nr. 7.
[22] Supplemento alle "Informazioni" del Bollettino ufficiale delle Diocesi, 2/1982, pp. 2-3; P. Žanić, Medjugorje, 1990, nr. 8.
[23] Nell’Agenda di Vicka Ivanković, 15. IV. 1982; N. Bulat, op. cit., Mostar, 2006, pp. 105-106; Il link diocesano del libro, in croato: http://www.md-tm.ba/sites/default/files/istina_ce_vas_osloboditi.pdf.
[24] Radogost Grafenauer è venuto da Medjugorje a Mostar il 2 febbraio 1983 e ha consegnato al vescovo Žanić vari estratti dai documenti disponibili a Medjugorje, riferentisi al „caso erzegovinese” e ai due cappellani di Mostar, vedi il testo in croato N. Bulat, op. cit., pp. 57-59.
[25] P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 9, p. 5.
[26] P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 10, p. 6.
[27] P. Žanić, Medjugorje, in italiano, Mostar, 1990, nr. 12, p. 7.