30 novembre 2013

La bellezza di scoprire la Vera Chiesa

Ragioni di un abbandono: dal rinnegamento, alla gioia del ritorno alla casa del Padre

Testimonianza del Diacono Baldassare La Fata, ex vescovo dei testimoni di geova



Descrivere l‘esperienza della propria vita sono momenti che ti permettono di assaporare con la serenità del “dopo”, quelle vicende che hanno contrassegnato e forse condizionato permanentemente il corso della tua esistenza; forse anche quella di chi ti è vicino.

La mia esperienza forse mi accomuna a tanti altri; ma tengo a precisare che non rimpiango né rinnego nessuno dei miei dieci anni trascorsi nell’organizzazione de Testimoni di Geova, perché la “buona fede” era autentica, come era autentico lo zelo e soprattutto perché sono convinto che ognuno di noi nella mente di Dio occupa un posto ben preciso, ed ha un compito ben preciso da svolgere nel progetto salvifico di Dio. Sono altresì convinto che se non avessi fatto l’esperienza con i TdG, non avrei l modesta conoscenza biblica che possiedo e il profondo amore per la “vera” Parola di Dio, né tantomeno avrei avuto la possibilità di aiutare tanti ad uscire da questa falsa organizzazione.

Come avete capito, sono un ex testimone di Geova; come “anziano” ero il sorvegliante (= vescovo) che presiedeva la congregazione. Forse per lo zelo, forse per la mia fedeltà all’organizzazione, ricoprivo anche l’incarico di “sorvegliante della contabilità” nelle Assemblee di circoscrizione; (nomina che faceva direttamente la Bethel di Roma, segno che godevo di stima e fiducia nell’organizzazione).

La mia militanza tra i TdG va dal 1969 al 1978. All’epoca in cui ebbi i primi approcci con i testimoni, ero un giovane di 23 anni, felicemente sposato e con due bambine. Ero uno che come la maggioranza dei cattolici conoscevo poco e niente la Chiesa Cattolica, la quale era da me considerata la stazione di servizio o il supermercato dove andare per ottenere ciò di cui hai bisogno.

Matrimoni, battesimi o altre ricorrenze familiari erano le uniche occasioni di contatto con la Chiesa. Con tale mancanza di conoscenza sia della chiesa che della Bibbia, è facile essere colpiti e attratti dal messaggio geovista, e ti ritrovi a rinnegare una Chiesa che non conosci affatto.

Fui visitato da un “pioniere speciale”, il quale dopo un lungo colloquio, mi lasciò il libro “La verità che conduce alla vita eterna”, edito dalla Società Torre di Guardia. Lo lessi in una sola serata e restai colpito e allo steso tempo affascinato dalla “verità” ivi presentata.

Forse a motivo dell’anticonformismo che caratterizza molti giovani, forse perché “l’istituzione chiesa” era da me vista al negativo, condividevo tutto ciò che nel libro veniva esposto, senza che in me nascesse la minima obiezione o dubbio, anzi godevo nell’apprendere che di lì a poco la Chiesa Cattolica, identificata con “Babilonia la Grande”, sarebbe stata distrutta nella imminente battaglia di Armaghedon. Nella “visita ulteriore” che ricevetti di lì a pochi giorni, accettai lo studio biblico a domicilio propostomi, e senza che me ne rendessi conto, iniziò quel processo di rinnegamento totale della Chiesa ed il contemporaneo ingresso nel labirintico mondo geovista. Quasi da subito iniziai a frequentare il “gruppo isolato” da poco sorto; infatti non esisteva ancora la “congregazione”. Il gruppo era frequentato da una ventina di persone provenienti dai paesi circonvicini che avevano conosciuto “la verità” all’estero.

Feci rapidi “progressi spirituali”, e dopo pochi mesi di “studio”, sono stato “battezzato” come simbolo di dedicazione a Geova. A motivo della scarsa presenza maschile, da subito fui nominato “servitore di ministero”; ben presto mi ritrovai a condurre lo “studio di libro”, e dopo qualche anno lo studio della rivista “La Torre di Guardia”, oltre a tenere discorsi pubblici di un’ora.

Ero fermamente convinto di “essere nella verità”. Ben presto il “gruppo” divento “congregazione” a motivo della crescita numerica. Lo zelo e l’impegno da me profuso era ricompensato dai tanti studi biblici che tenevo nelle case delle persone interessate. Ho portato tanti a quella che pensavo essere la “verità”. Mi sentivo benedetto da Dio. Oltre al tempo, dedicavo anche parte del mio stipendio alla causa geovista. Ben presto il luogo delle adunanze divenne piccolo, ed affittammo una sala più grande (allo stato grezzo, che ho rifinito a mie spese). Ero cercato e benvoluto dai membri della congregazione. Anche mia moglie si associò ai TdG più per paura di perdermi che per convinzione personale nella nuova fede.

Nel 1975 venni invitato alla Bethel di Roma (la filiale italiana dei TdG) a frequentare la scuola di ministero per anziani…

Quella che per me doveva essere occasione di ulteriore “progresso spirituale nella verità”, si trasformò in occasione per conoscere aspetti e fatti che avrebbero determinato la mia dissociazione dall’organizzazione. L’intenso programma di studio alla scuola per anziani lasciava poco spazio al tempo libero, solitamente qualche ora dopo il pranzo. Come tutti i testimoni, conoscevo solo i titoli dei libri scritti dal fondatore Russel o dal successore Rutheford, ma non ne avevo mai visto né letto uno. La fornitissima biblioteca della Bethel , (all’epoca attigua alla sala da pranzo), li conteneva tutti. Con un certo timore riverenziale cominciai a sfogliare alcuni di questi libri. Penso che anche oggi per tanti testimoni di geova sarebbe il sogno da realizzare. Ad un certo punto mi capita tra le mani un libro “L’arpa di Dio”, scritto da Rutheford nel 1921.

Nello sfogliarlo, il mio sguardo si soffermò a pagina 114 ove è rappresentata la morte di Gesù in croce. Pensai subito che il relativo capitolo intitolato “Il riscatto” fosse una trattazione sull’origine pagana della croce, che Cristo non morì in croce ma su di un palo, e cose simili. All’epoca, raramente nelle pubblicazioni della Società Torre di Guardia si ammetteva che la croce faceva una volta parte del credo geovista. Almeno io ero totalmente all’oscuro. Potete immaginare lo stupore misto a rabbia che provai quando, leggendo il capitolo, vi trovo scritto: “Il prezzo del riscatto fu provveduto alla croce….. La croce di cristo è la grande verità centrale del piano divino….Io mi glorio della croce di Cristo…”

Quel momento fu l’inizio della fine. Mi sentii tradito; avrei voluto andare via subito dal corso senza aspettarne la fine. Ero in uno stato evidente turbamento. La notte presi sonno molto tardi, cercando di convincermi che senz’altro le cose stavano diversamente da come io me le ero immaginate. Ma ormai il dubbio si era insinuato nella mia mente. Tornato in congregazione non comunicai a nessuno la mia “scoperta”. Cominciai a riflettere sulle Scritture con la mia mente. Non so né il come né il perché , mi venne in mente Luca 23,43; e contemporaneamente mi si affolarono nella mente tante domande. Mi dicevo: Gesù usò tante volte l’espressione: “In verità ti dico” ma non usò mai l’avverbio di tempo “OGGI”. Ragionavo dicendomi: se l’intendimento corretto è quello di dei TdG, Gesù poteva benissimo dire: “In verità ti dico, tu sarai con me in paradiso”, senza usare la parola oggi. Non sarebbe cambiato niente, perché l’azione si sarebbe svolta sempre nel futuro.

Inoltre mi dicevo: se è vero che la scelta dei 144000 al regno dei cieli ebbe inizio alla pentecoste (così come recita il credo geovista), cioè 53 giorni dopo la promessa di Gesù al ladrone pentito, come poteva Gesù promettere il paradiso celeste (aveva detto: sarai con me) ad uno che non ne aveva diritto perché appartenente alla “grande folla” che ha solo speranza di stare per sempre sulla terra? (sempre secondo il credo geovista).

Inoltre, riflettendo su Apocalisse capitolo 7 e capitolo 14, trovavo assurdo l’intendimento geovista sul senso letterale dei 144000 (non uno in più né uno in meno) destinati al cielo, e della “grande folla” di Ap. 7,9 destinata alla terra, poiché nella descrizione biblica la “grande folla” è dinanzi al trono di Dio, insieme a creature spirituali. Inoltre in Ap. Cqp. 14 si dice che i 144000 (inteso sempre in senso letterale), “SONO VERGINI”, “NON SI SONO CONTAMINATI CON DONNE” (ma io conoscevo fratelli che professavano di essere “UNTI” MA CHE ERANO SPOSATI; ( in teoria avrebbero dovuto essere tutti uomini, ma io conoscevo alcune “SORELLE” CHE PROFESSAVANO DI APPARTENERE AL PICCOLO GREGGE DEGLI UNTI). Più riflettevo e più trovavo contraddizioni tra le credenze dei TdG e le Sacre Scritture. Quando ricevetti la visita semestrale del “sorvegliante di circoscrizione”, dopo la consueta adunanza con gli anziani della congregazione, gli dissi che desideravo parlargli privatamente. Accettò di buon grado; e a partire da ciò che avevo “scoperto” alla Bethel, gli elencai tutti i miei dubbi. Inoltre gli dissi che mi sarebbe piaciuto conoscere le basi scritturali del CAMBIAMENTO DI VEDUTE CIRCA LA CROCE!

Il sorvegliante mi guardò sorpreso e mi disse: “Fratello, tu potresti costituire un pericolo per la congragazione”, al che replicai: “proprio per questo ho voluto parlare con te, perché sono convinto che la risposta ci sarà, e che sono io a non conoscerla”. Mi rispose che ne avremmo parlato l’indomani. Il giorno seguente, dopo il servizio di campo, (l’opera di casa in casa), lo avvicinai per conoscere la sua risposta, ma con mio stupore mi disse che semplicemente: “ne parleremo alla prossima assemblea COL SORVEGLIANTE DI DISTRETTO”. Quella risposta fece accrescere in me la convinzione che nemmeno lui aveva la risposta e che i miei dubbi erano fondati. Passarono altri mesi: venne il tempo dell’Assemblea di distretto.

In quella sede, la risposta che mi fu data dal sorvegliante di distretto fu: “Fratello, tu ragioni come gli apostati”, al che replicai: “Se hai una risposta alle mie domande, sono lieto di ascoltarti, altrimenti da questo momento non sono più il responsabile della congregazione”. Naturalmente non rispose alle mie domande. Da allora ci fu un letterale via vai di fratelli da casa mia, ma io restai sulle mie posizioni. Dopo circa un anno, stanco delle continue visite, chiesi di essere disassociato. A quel tempo i dissociati non erano assimilati ai disassociati così come avviene ora. Alla mia richiesta di essere disassociato, mi viene risposto: “Non possiamo disassociarti perché non abbiamo la base scritturale per farlo” (Da notare che i motivi della mi dissociazione erano conosciuti solo dal sorvegliante di circoscrizione e da quello di distretto).

Al che dissi alla mia bambina che allora aveva 13 anni di andarmi a comprare un pacchetto di sigarette. Ne accesi una in presenza di alcuni “anziani”, e dissi: “Ora avete la base scritturale”. Era l’anno 1978.

Solo chi ne ha fatto l’esperienza può capire la frustrazione, l’apatia, l’indifferenza, il senso del nulla con cui cominci a vivere da disassociato. Anche se ti crei altri interessi, non ti senti appagato o realizzato.

Per 13 anni, dal 1978 al 1991 sono vissuto con una sorta di “rigetto” verso qualsiasi religione, anche se di tanto in tanto leggevo qualche capitolo della Bibbia.

Un pomeriggio dell’autunno 1991 stavo leggendo il capitolo 1 del Profeta Isaia (brano che conoscevo bene). Arrivato al versetto 18 sono stato colto da un turbamento ed una sensazione mai provate prima. Rilessi più volte il versetto; avevo netta la sensazione che quelle Parole fossero dirette proprio a me. Forse quello è stato il momento in cui sono stato toccato dalla grazia di Cristo.

Ho sentito vivo il desiderio di andare in Chiesa, conoscere quella Chiesa che avevo rinnegato senza conoscere. E’ stato l’inizio di un cammino che mi ha fatto sperimentare la pace interiore, il senso vero del perdono, la dolcezza del vero amore cristiano. E tutto questo l’ho sperimentato quando, dopo più di 23 anni, mi sono di nuovo cibato di CRISTO EUCARISTIA.

Sono momenti che non si possono descrivere ma solo vivere. Scoprii la bellezza dello stare con Cristo, sentivo il cuore cantare e danzare. In quel momento ho preso la decisione di aiutare i miei ex fratelli ad aprire gli occhi, e con la grazia di di Dio, tanti non sono più TdG; e alcuni operano con zelo nella Caritas parrocchiale. Sulla mia pelle ho potuto sperimentare la differenza che passa tra leggere la Bibbia come cattolico, e leggerla come testimone di Geova.

La lettura del cattolico è meditazione, è preghiera, è un relazionarsi con Dio! Il TdG invece legge la “SUA BIBBIA” per distruggere la fede di chi non è testimone di Geova e memorizza quei versetti che, estrapolati dal contesto, si prestano bene ad attacchi contro l’ortodossia della fede cattolica.

Nell’anno scolastico ’96-’97 mi sono iscritto al corso di teologi PRESSO L’Istituto di Scienze Religiose della Diocesi di Monreale e nel Giugno del 2000 ho conseguito il titolo con un tesi dal titolo “La Cristologia dei testimoni di Geova”. Nel frattempo avevo fatto richiesta di essere ammesso al corso di formazione dei diaconi permanenti e nel Febbraio del 2006 ho ricevuto il Sacramento dell’ordine nel grado del Diaconato, dalle mani di S.E. Rev. Mons. Cataldo Naro, di venerata memoria.

Nella diocesi sono il responsabile del settore Apostolato Biblico.

Come Maria, mi sento di dire: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.

Baldassare La Fata

Diacono permanente della Diocesi di Monreale

Potete leggere la mia tesi di laurea nei siti indicati qui sotto

http://www.cristianicattolici.net/cristologia_dei_testimoni_di_geova.html

http://www.roccopoliti.it/?p=320

O alcune mie testimonianze e insegnamenti su questi links

http://www.gloria.tv/?media=322260

http://www.youtube.com/watch?v=hfJdGfW7tn0

http://www.youtube.com/watch?v=Yg6akWVSJlo

http://www.roccopoliti.it/?p=1044

29 novembre 2013

Dall'esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" del Santo Padre Francesco

IL CULTO DELLA VERITÀ

146. Il primo passo, dopo aver invocato lo Spirito Santo, è prestare tutta l’attenzione al testo biblico, che dev'essere il fondamento della predicazione. Quando uno si sofferma a cercare di comprendere qual è il messaggio di un testo, esercita il «culto della verità».[113] È l’umiltà del cuore che riconosce che la Parola ci trascende sempre, che non siamo «né padroni, né arbitri, ma i depositari, gli araldi, i servitori».[114] Tale disposizione di umile e stupita venerazione della Parola si esprime nel soffermarsi a studiarla con la massima attenzione e con un santo timore di manipolarla. Per poter interpretare un testo biblico occorre pazienza, abbandonare ogni ansietà e dare tempo, interesse e dedizione gratuita. Bisogna mettere da parte qualsiasi preoccupazione che ci assilla per entrare in un altro ambito di serena attenzione. Non vale la pena dedicarsi a leggere un testo biblico se si vogliono ottenere risultati rapidi, facili o immediati. Perciò, la preparazione della predicazione richiede amore. Si dedica un tempo gratuito e senza fretta unicamente alle cose o alle persone che si amano; e qui si tratta di amare Dio che ha voluto parlare. A partire da tale amore, ci si può trattenere per tutto il tempo necessario, con l’atteggiamento del discepolo: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3,9).

147. Prima di tutto conviene essere sicuri di comprendere adeguatamente il significato delle parole che leggiamo. Desidero insistere su qualcosa che sembra evidente ma che non sempre è tenuto presente: il testo biblico che studiamo ha duemila o tremila anni, il suo linguaggio è molto diverso da quello che utilizziamo oggi. Per quanto ci sembri di comprendere le parole, che sono tradotte nella nostra lingua, ciò non significa che comprendiamo correttamente quanto intendeva esprimere lo scrittore sacro. Sono note le varie risorse che offre l’analisi letteraria: prestare attenzione alle parole che si ripetono o che si distinguono, riconoscere la struttura e il dinamismo proprio di un testo, considerare il posto che occupano i personaggi, ecc. Ma l’obiettivo non è quello di capire tutti i piccoli dettagli di un testo, la cosa più importante è scoprire qual è il messaggio principale, quello che conferisce struttura e unità al testo. Se il predicatore non compie questo sforzo, è possibile che neppure la sua predicazione abbia unità e ordine; il suo discorso sarà solo una somma di varie idee disarticolate che non riusciranno a mobilitare gli altri. Il messaggio centrale è quello che l’autore in primo luogo ha voluto trasmettere, il che implica non solamente riconoscere un’idea, ma anche l’effetto che quell’autore ha voluto produrre. Se un testo è stato scritto per consolare, non dovrebbe essere utilizzato per correggere errori; se è stato scritto per esortare, non dovrebbe essere utilizzato per istruire; se è stato scritto per insegnare qualcosa su Dio, non dovrebbe essere utilizzato per spiegare diverse idee teologiche; se è stato scritto per motivare la lode o il compito missionario, non utilizziamolo per informare circa le ultime notizie.

148. Certamente, per intendere adeguatamente il senso del messaggio centrale di un testo, è necessario porlo in connessione con l’insegnamento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa. Questo è un principio importante dell’interpretazione biblica, che tiene conto del fatto che lo Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma l’intera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo è cresciuto nella sua comprensione della volontà di Dio a partire dall’esperienza vissuta. In tal modo si evitano interpretazioni sbagliate o parziali, che contraddicono altri insegnamenti della stessa Scrittura. Ma questo non significa indebolire l’accento proprio e specifico del testo che si deve predicare. Uno dei difetti di una predicazione tediosa e inefficace è proprio quello di non essere in grado di trasmettere la forza propria del testo proclamato.

http://www.vatican.va/holy_father/francesco/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium_it.html#III._La_preparazione_della_predicazione

27 novembre 2013

La Vergine Maria secondo i pentecostali:

Pentecostali: "Maria non possedeva attributi straordinari che la rendessero più meritevole di altre donne di essere designata da Dio ad accogliere nel suo grembo il Salvatore Gesù"

http://www.tuttolevangelo.com/studi/maria_credente_autentica.php

MARIA SEMBRA QUASI CHE SI TROVASSE LI PER CASO. L'ARCANGELO GABRIELE CHE DEL TUTTO CASUALMENTE PASSAVA DA QUELLE PARTI ALLA RICERCA DI UNA VERGINE, QUANDO VIDE MARIA ESCLAMO': "TOH!.... ECCONE UNA" E DECISE DI FERMARSI DA MARIA...

Pentecostali: "Alle nozze di Cana, Gesù non diede particolare importanza a Sua madre che pure era presente insieme ai suoi fratelli (Giovanni 2:4; Matteo 12:46-50)."

http://www.tuttolevangelo.com/studi/maria_credente_autentica.php

SI SONO "DIMENTICATI" DI LEGGERE IL RESTO DOVE RISULTA EVIDENTE, CHE GESU' HA DATO ECCOME IMPORTANZA A SUA MADRE, VISTO CHE A SEGUITO DEL INTERVENTO DICENDO A SUO FIGLIO "Non hanno più vino" (Giovanni 2:1-12), GESÙ CAMBIÒ L'ACQUA IN VINO... E DEL MIGLIORE!

E MENO MALE CHE NON HANNO SCRITTO CHE GESU' TRATTO' MALE SUA MADRE DICENDOGLI "DONNA"...
IN OGNI CASO A ME LO HA DETTO CHE GESU' DURANTE LE NOZZE TRATTO UN POCHINO MALE SUA MADRE...

Pentecostali: "Gli apostoli del Signore non ebbero particolari riguardi per Maria: Gesù non lasciò loro alcuna istruzione a riguardo se non un appello d’amor filiale a prendersi cura di lei (Giovanni 19:26,27)."

http://www.tuttolevangelo.com/studi/maria_credente_autentica.php

PRATICAMENTE QUANDO GESU' DALLA CROCE HA DETTO A GIOVANNI "ECCO TUA MADRE!"...... SECONDO I PENTECOSTALI TRATTAVASI SOLO DI QUESTIONI DI TRASLOCO.....

LA COSA SEMBRA ANCHE UN PO COMICA....

Non è che gli sia venuto in mente che gli episodi che si leggono nei Vangeli: tutto ciò che riguarda la nascita di Gesù, quando Gesù viene ritrovato nel tempio a 12 anni, le nozze di Cana ed altro, sono tutte notizie che chi scrisse i Vangeli ebbe proprio da Maria?
Chi poteva essere presente all'annunciazione se non la sola Maria che poi ha raccontato agli evangelisti quanto accaduto?

SEMPRE CHE I PENTECOSTALI NON CREDANO CHE SIANO CADUTE BIBBIE DAL CIELO, QUINDI SCRITTE DIRETTAMENTE DA DIO CHE SA TUTTO, E NON DA UOMINI ISPIRATI CHE HANNO RACCOLTO TESTIMONIANZE DI EVENTI VISSUTI


26 novembre 2013

Esclusivo!.... Papa Francesco perseguita gli evangelici! (ironico!)

NO... NON LI PERSEGUITA, VUOLE SOLO RECUPERARE LE ANIME PERSE INGANNATE DAI LUPI RAPACI


PER CAPIRE CHE GENERE DI EVANGELICI CI SONO IN SUDAMERICA....

Di chi è questa supervilla?



Edir Macedo, si è autonominato "bispo" (vescovo) ed è il capo supremo della Igreja Universal do Reino de Deus. Si tratta di una Chiesa evangelica pentecostale che in una decina d'anni è diventata un colosso finanziario, mediatico e immobiliare, con buona pace di coloro che continuano a chiamare semplicemente "sette" questi fenomeni epocali.
La Universal ha già sottratto ai cattolici svariati milioni di fedeli (ne dichiara addirittura 8) e ha il quasi monopolio della fede religiosa nelle periferie urbane. Il bispo Macedo, che ha iniziato come venditore di casse da morto, convince ogni mese milioni di poveri a versargli la decima parte dello stipendio, vende loro la prosperità sulla Terra invece che nel regno dei cieli e accumula denaro. I bilanci della Chiesa sono top secret, ma gli introiti sono stati più che sufficienti in questi anni per costruire migliaia di templi, acquistare decine di stazioni radio e mettere le mani sulla seconda rete tv del Brasile, la Record.
.......
Macedo ha precedenti penali e una serie di processi che si sono insabbiati nel tempo. Si sa che conduce vita da miliardario tra Rio e gli Stati Uniti. Non ha mai accettato una intervista nè di aprire i bilanci della Universal al pubblico. Cosa, tra l'altro, che nessun governo brasiliano gli ha mai chiesto. Macedo è potente ed è troppo rischioso mettersi contro di lui. Ora poi che la sua tv sta iniziando a insidiare il quasi monopolio della rete Globo è diventato ancora più intoccabile.

ATTENZIONE: In Italia tale "chiesa" è presente ed è conosciuta come:

"Comunità Cristiana dello Spirito Santo"

http://iurditalia.org/chi-siamo/

http://americas.corriere.it/2007/10/diavolo_e_acqua_sporca.html



25 novembre 2013

Conoscete la setta dei butindariani?

Quelli che credono che qui siamo tutti burattini nelle mai di dio il quale ha già stabilito chi si salva e chi no senza che nulla dipenda dalle nostre azioni?

Quanto segue è ciò che credono i butindariani:

"Credo che Iddio ha stabilito prima della fondazione del mondo coloro che saranno salvati, e non dipende per nessuna parte dall'uomo, ma soltanto da Dio che fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole"

Il che vuol dire che se fosse vera la loro tesi, e solo per fare un esempio, Gesù ci ha presi in giro quando ha detto:

"Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc16,16)

Se Dio ha gia' stabilito coloro che sono salvati, senza che nulla possa dipendere da noi, che senso ha il nostro credere o non credere ai fini della salvezza? nessuno, e quindi Cristo cosa e' venuto a fare?

********
Anthony Stallo (pastore pentecostale) svergogna il Giacinto Butindaro ed il Calvinismo



il falso ministro del vangelo Giacinto Butindaro sulla predestinazione dice cose assurde andando ad offendere la benignità di Dio. Infatti il Butindaro dice che Dio ha creato alcuni con l'intento di farli andare all'inferno ed altri con l'intento di salvarli e perciò di portarli in paradiso. Ma questi che sono stati prescelti da Dio per la salvezza possono comunque perdere la salvezza. ASSURDITA' TOTALE.
Dice bene il pastore Anthony Stallo che Calvino più sano di mente di Giacinto Butindaro cioè che Calvino fosse meno folle del Giacinto Butindaro.
Ravvediti anche tu Giacinto Butindaro dalle tue idee perverse sulla predestinazione. Lasciati liberare dall'inganno di Satana riguardo la predestinazione che tu predichi. Realizza nel tuo cuore cosa significa la benignità di Dio, la sua misericordia, il suo amore e la sua giustizia e la sua santità.

Il video è poi la dimostrazione di come entrambi, con il "sola scrittura" arrivino a conclusioni opposte gli uni rispetto agli altri.

Per par condicio riporto il link al podcast dove il Butindaro, ovviamente sempre "sola scrittura", contesta i "negazionisti" (così li chiama lui) pentecostali riguardo la predestinazione. La durata dell' "illuminazione" è di un'ora e mezza.... io non sono riuscito ad andare oltre i dieci minuti, se voi avete il coraggio...  


http://www.podcast.it/episodi/per-quelli-che-negano-la-predestinazione-18738878.html


Scalfari ha "Scalfarizzato" l’intervista a Papa Francesco

Ormai è ufficiale: l’intervista realizzata da Eugenio Scalfari a Papa Francesco era un piccolo tarocco, tanto che la segreteria di Stato Vaticano l’ha rimossa dal proprio sito web. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha spiegato benevolmente che il colloquio «non era stato rivisto parola per parola». Quindi l’intervista è «attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni. In questo senso è stato ritenuto più corretto lasciargli la sua natura giornalistica, con l’intervista pubblicata su Repubblica, e non il testo sul sito della Santa Sede».

Non certo una bella figura da parte di Scalfari davanti al mondo intero: avere la rara concessione di intervistare un Pontefice e non riportare le parole reali ma manipolare alcune formulazioni. Se questo è uno dei principali giornalisti italiani, rifletteranno all’estero, chissà gli altri.

Tuttavia dei dubbi erano già sorti nei mesi scorsi: d’altra parte Francesco nell’intervista si esprime come uno Scalfari qualsiasi, troppi particolari strani, qualche ricostruzione che strideva con testimonianze dirette, frasi che poco hanno a che fare con la comunicativa tipica di Bergoglio e racconti che sicuramente si è inventato di sana pianta il fondatore di “Repubblica”. Uno di questi, virgolettato da Scalfari, è stato scovato dal vaticanista Andrea Tornielli il giorno dopo che l’intervista è stata resa pubblica. Francesco avrebbe raccontato gli istanti dopo l’elezione a Pontefice: «Prima dell’accettazione chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza. La mia testa era completamente vuota e una grande ansia mi aveva invaso…». Peccato che non ci siano stanze accanto a quella con il balcone sulla piazza e, come hanno raccontato i cardinali elettori, Francesco non si è ritirato anche perché l’accettazione è immediata e verbale.

Più grave la scalfarizzazione in chiave relativista operata sulla tematica della coscienza, dove Francesco avrebbe affermato che «ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce». In questo caso Scalfari, come ha scritto Antonio Socci, ha confuso (volontariamente o no) il concetto di coscienza nel pensiero di Francesco equiparandola ad un’opinione personale su ciò che è Bene o Male. Un inno relativismo puro che, casualmente, è la stessa opinione che da anni il giornalista ripete nei suoi editoriali. Il pensiero di Francesco invece si rifà al Concilio Vaticano II, lui stesso ne aveva fatto riferimento nella sua lettera a Scalfari qualche mese prima, scrivendo: «la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».

Il Concilio Vaticano II infatti parla proprio di una «legge scritta da Dio nell’intimo» dell’uomo, «una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve obbedire». Infatti poco più sotto lo stesso Pontefice chiariva eventuali equivoci: «Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”?».

Scalfari da qualche mese a questa parte ripete sempre che Francesco vuole «ripartire dal Concilio, aprire alla cultura moderna». E’ vero, proprio per questo quello che dice Francesco non è quello che lui ha capito e proprio per questo il card. Carlo Maria Martini, grande sostenitore del Concilio, non poteva stare “dalla parte di Repubblica”. Ad esempio perché il Concilio Vaticano II dice: «questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta». E ancora: «Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare».

http://www.uccronline.it/2013/11/19/scalfari-ha-scalfarizzato-lintervista-a-papa-francesco/

23 novembre 2013

La base biblica per il battesimo degli infanti

di Herman Hoeksema (Teologo protestante)....

"Circoncisione e Battesimo sono essenzialmente la stessa cosa"

La mia prossima osservazione è che la circoncisione ed il battesimo, anche se differiscono nella
forma, sono essenzialmente la stessa cosa per quanto riguarda il loro significato.

Anche questa proposizione la considero un collegamento importante, essenziale nella catena di questo singolo argomento a favore del battesimo degli infanti. L’obiezione che i battisti amano fare contro il battesimo degli infanti non è scritturale, ma piuttosto essi la ricavano dalla loro propria mente, ed è la seguente: il battesimo è un segno e sigillo del perdono dei peccati, di rigenerazione, e quindi può essere amministrato soltanto a quelli che sappiamo essere credenti, e cioè a quelli che confessano la loro fede; è un fatto stabilito che molti degli infanti che sono battezzati più tardi nella vita provano se stessi non essere figli di Dio e sono perduti, e per questa ragione è certamente sbagliato amministrare il segno del battesimo ai figli dei credenti, prima che essi siano giunti agli anni della discrezione.

Contro questo argomento possono essere portate molte obiezioni. Ma io voglio enfatizzare quella che secondo me è la più importante di tutte: il battista con questo argomento argomenta direttamente contro il Signore. Perché quello che qui si pone contro il battesimo degli infanti, allo stesso modo si pone contro la circoncisione degli infanti, e tuttavia la circoncisione degli infanti è direttamente comandata dal Signore, affinchè sia amministrata alla discendenza di Abraamo nelle sue generazioni.

Anche la circoncisione era un segno della giustizia della fede, della circoncisione spirituale, del cuore, di rigenerazione e santificazione, della rimozione dell’uomo vecchio del peccato, dell’amore di Dio in un cuore nuovo. Rispetto a tutto questo il significato del segno del vecchio patto è lo stesso di quello del battesimo. L’identità dei due segni, anche se essi differiscono nella forma, procedo ora a provarla dalla Parola di Dio.

1. Prima di tutto dai passaggi che si riferiscono soltanto alla circoncisione:

Deuteronomio 10:16: "Circonciderete perciò il prepuzio del vostro cuore e non indurite più il vostro collo." Linguaggio chiaro: la circoncisione era un segno di un cuore circonciso, cioè santificato.

Deuteronomio 30:6: "L'Eterno, il tuo DIO, circonciderà il tuo cuore e il cuore dei tuoi discendenti, affinché tu ami l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, e così tu viva." Ancora, è chiaro che la circoncisione era un segno dell’opera della grazia di Dio nel cuore, per la quale il cuore è riempito dell’amore di Dio.

Geremia 4:4: "Circoncidetevi per l'Eterno e rimuovete il prepuzio dei vostri cuori, o uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme." Nel linguaggio del Nuovo Testamento ciò equivale a dire: spogliatevi del vecchio uomo del peccato e rivestite l’uomo nuovo che si rinnova ad immagine di Dio in vera giustizia e santità. La circoncisione era un segno dello spogliamento del vecchio uomo del peccato.

Romani 4:11: "Poi ricevette il segno della circoncisione, come sigillo della giustizia della fede che aveva avuto mentre era ancora incirconciso." Qui la circoncisione sigilla la giustizia della fede, cioè, Dio sigilla nel segno della circoncisione il fatto che Egli giustifica i credenti per fede, e che essa è messa loro in conto come giustizia.

2. Secondo, da passaggi che parlano del significato del battesimo:

Atti 2:38: "Allora Pietro disse loro: «Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo." Il battesimo è un segno della remissione dei peccati, cioè, della giustizia che è per fede.

Atti 22:16: "Ed ora che aspetti? Alzati e sii battezzato e lavato dai tuoi peccati, invocando il nome del Signore." Il battesimo è il segno del lavacro dei peccati, della giustizia che è per fede, come la circoncisione.

Romani 6:4: "Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi similmente camminiamo in novità di vita." Il battesimo, come la circoncisione, è il segno del rinnovamento in Cristo. Nel battesimo noi moriamo con Cristo e risuscitiamo con Lui in novità di vita e di cammino.

Galati 3:28: "Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo." Il battesimo è il segno dell’essersi rivestiti di Cristo, cioè, di essere rinnovati in Lui.

Tali passaggi potrebbero essere moltiplicati, ma non c’è, naturalmente, nessuna differenza di opinione riguardo al significato del battesimo. Questi passaggi, dunque, possono bastare.

3. In terzo luogo, da questi passaggi che semplicemente identificano i due segni, circoncisione e battesimo:

Colossesi 2:11-12: "nel quale siete anche stati circoncisi di una circoncisione, fatta senza mano d'uomo, ma della circoncisione di Cristo, mediante lo spogliamento del corpo dei peccati della carne: essendo stati sepolti con lui nel battesimo, in lui siete anche stati insieme risuscitati, mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti." Qui l’apostolo chiaramente identifica i segni del battesimo e della circoncisione riguardo al loro significato. Egli scrive alla chiesa della nuova dispensazione che i credenti sono circoncisi nel senso spirituale della parola, e che questa circoncisione spirituale ebbe luogo quando furono seppelliti con Cristo nel battesimo. Una prova più diretta che la circoncisione ed il battesimo hanno essenzialmente lo stesso significato, e che essi cambiano, dalla dispensazione delle ombre in quella dell’adempimento, non potrebbe essere fornita.

Filippesi 3:3: "i veri circoncisi [lett. "la circoncisione"] infatti siamo noi che serviamo Dio nello Spirito e ci gloriamo in Cristo Gesù senza confidarci nella carne." Qui l’apostolo non menziona il battesimo, né vi fa riferimento, ma dichiara che non i giudei, ma la chiesa della nuova dispensazione in Cristo Gesù sono la circoncisione. La circoncisione non è stata messa da parte per quanto si riferisce alla sua essenza, ma anzi è continuata nella chiesa della nuova dispensazione!

La mia seconda proposizione la considero sufficientemente stabilita in base alla Parola di Dio.

Il battista spesso prova a disputare l’affermazione che si trova nella nostra Forma per l’Amministrazione del Battesimo, e cioè che la circoncisione è stata rimpiazzata dal battesimo nella nuova dispensazione. Di questo il battista rifiuta di essere convinto. Tuttavia, niente potrebbe essere più evidente dalle Scritture. E’ semplicemente un fatto storico che il battesimo rimpiazzò la circoncisione. Quando venne il battesimo la circoncisione dovette cedervi il posto. Per un periodo esistettero fianco a fianco specialmente nelle comunità giudeo-cristiane, e la circoncisione fu poi per forza di cose costretta a cedere il posto all’interno della chiesa. Ma perché? Perché la Parola di Dio insegna chiaramente, come abbiamo mostrato, che il battesimo ha lo stesso significato essenziale della circoncisione, che due segni con lo stesso significato non potevano esistere fianco a fianco, che la circoncisione appartiene al periodo delle ombre, e quindi deve fare spazio al battesimo che è il segno dell’adempimento. Di qui, se qualcuno ancora insistesse che la circoncisione sia necessaria per la chiesa cristiana, farebbe così solo perchè vi attribuisce un significato di elemento della legge, cerca la giustizia che è dalla legge, ed in questo modo Cristo non gli sarebbe di alcuna utilità. E, sicuramente, poiché il battesimo è essenzialmente lo stesso segno, ed ha la forma propria alla nuova dispensazione, l’apostolo scrive che noi siamo circoncisi quando siamo battezzati (Colossesi 2:11-12), e che noi siamo la vera circoncisione (Filippesi 3:3)."

http://www.cprf.co.uk/languages/italian_biblicalgroundforbaptism.htm

22 novembre 2013

Frammenti di morale pentecostale


Non si parla molto dei pentecostali, e le rare volte in cui questo accade ci si sofferma sempre sulle loro controverse dottrine. Eppure c’è un altro aspetto – quello della morale – non meno interessante. Chi sono gli evangelici, e come vivono? Istintivamente verrebbe da dire che sono persone come tutte le altre, non immediatamente riconoscibili per diversità di costumi. Ma questo non è sempre vero, o almeno lo è solo in parte. Mi è capitato tra le mani – si fa per dire – questo libro online del noto pastore Giacinto Butindaro.
Si tratta di uno dei predicatori più “rigorosi” che gli evangelici possano vantare, è quindi un caso limite ma in realtà piuttosto emblematico. Sono infatti le domande stesse che testimoniano l’esistenza – nel mondo evangelico – di dilemmi morali al quanto curiosi (almeno per la mentalità comune). Elenco ora quelli che mi sono sembrati più interessanti:


1) L’evangelico non dona gli organi e non accetta le trasfusioni di sangue (pp 294, 317)

Può suonare un po’ troppo da Testimone di Geova, eppure nel variegato mondo evangelico c’è anche questo. Frutto della sacralità del sangue di origine ebraica, ripresa anche dai pentecostali.

2) L’evangelico non può andare a mare (pp 300, 315, 323)

Mare e spiaggia sono un duo dalle tinte fosche. Il perché è presto detto: la nudità femminile (e anche maschile). Chi va in spiaggia lo fa perché vuole contaminarsi guardando donne nude, o comunque troppo nude. È un divieto ribadito in più punti, non un consiglio a chi magari non è in grado di reggere la vista di un bikini. L’allegra famigliola che va in spiaggia e “si spoglia” con la scusa di farsi il bagno, non ha alcuna giustificazione.

3) L’evangelico non può ascoltare musica profana (pp. 305 e 313, 330)

Un altro divieto ribadito senza sosta, il vero evangelico ascolta solo musica “spirituale” e rifiuta tutto quello che viene dall’esterno. A scanso di equivoci, non si parla di musica satanica o comunque “forte” come ad esempio il rock. Il pericolo dell’idolatria si cela dietro i volti rassicuranti – ma preda del maligno – di Domenico Modugno e Gianni Morandi. La musica e la danza sono accette solo se di carattere spirituale, mentre il teatro è rifiutato in ogni sua forma.

4) L’evangelico può prendere a cinghiate suo figlio e punirlo con la verga (pp. 301, 328)

Per un figlio disobbediente, i semplici rimproveri non possono essere necessari.

5) L’evangelico non può depilarsi (pag 315)

Questo forse è davvero il più strano. Il discorso riguarda soprattutto le donne, colpevoli di depilarsi gambe ed ascelle eliminando i peli (della cui utilità non si può dubitare, per il solo fatto che esistono) a causa di motivi estetici. Questi ultimi non sussistono perché le donne dovrebbero portare sempre camicioni a maniche lunghe e gonne fino ai piedi.

6) L’evangelico non deve tenere animali domestici (pag. 318)

Il pericolo dell’idolatria si nasconde anche dietro gli amici a quattro zampe, ma in realtà in ogni tipo di animale che viene tenuto per “passione” e non per una qualche utilità.

7) La donna evangelica non si trucca, non mette orecchini e bracciali (nemmeno di bigiotteria) e non indossa i pantaloni (pp. 338, 339, 340)

Anche l’uso di orecchini senza nessun valore indica un atteggiamento superbo da parte della donna, che inoltre non deve vestirsi come un uomo. I pantaloni, infatti, anche se non attillati non sono un abbigliamento adatto perché mettono in risalto le gambe e il fondoschiena.

Non è da credere che tutti gli evangelici seguano alla lettera questi punti, ma non bisogna nemmeno pensare che si tratti di un caso isolato. Non è difficile trovare un evangelico adi o diciamo non “butindariano” che condivida almeno alcune di queste cose. Le domande, del resto, dicono a volte di più delle risposte. Il fatto che si senta il bisogno di chiedere se è lecito ascoltare una canzone di Domenico Modugno vuol dire che c’è una massa critica di evangelici e di pastori che lo ritiene un peccato. Con lo spettro dell’idolatria sempre presente, tanto da perdere dei contorni ben definiti per diventare tutto e niente (perfino seguire una squadra di calcio per molti evangelici è ormai un tabù). Questi principi morali – o meglio questo modo di decidere della morale, con un uso sconsiderato della Bibbia – potrebbero fare invidia ad un puritano cinquecentesco ma hanno un aspetto più inquietante di quanto sembri. Infatti, a parte il punto uno, si può anche vivere senza andare a mare e le altre cose del “mondo”. Ma se si può vietare di ascoltare della innocente musica profana, il passo per divieti più importanti è molto breve. Facendo leva sulla paura dell’idolatria, gli evangelici possono vietare o vietarsi anche la tv e la radio – in quanto profane – con annessi telegiornali. Considerando che libri e giornali sono già normalmente in disuso tra gli italiani (e gli evangelici non si distinguono certo per cultura personale, anzi...), l’unico mezzo resterebbe una rete circoscritta ai siti evangelici (e in una certa misura, le cose stanno già così).

Un’ultima considerazione sulla mentalità evangelica di cui Butindaro si fa portavoce. Chi va a leggere le motivazioni di questi divieti ed obblighi si rende immediatamente conto di due cose: la mancanza di mezze misure e l’abuso come demolitore dell’uso (al contrario del proverbio latino). Perché tra il rimproverare un figlio e il prenderlo a cinghiate non esiste lo schiaffo come via di mezzo; e il fatto che per alcuni lo sport, gli animali, i cantanti ecc…diventino davvero degli idoli, vuol dire che allora l’idolatria è in qualche modo insita in queste cose ed inevitabile. È un modo di pensare in maniera assoluta che si riscontra davvero in tutti gli evangelici, su qualsiasi argomento. E la cosa che fa più impressione è l’uso della Scrittura come stampella anche per le cose più assurde, i passi citati in sostegno del divieto di depilazione sono a dir poco eloquenti. È un fraintendimento distorsivo non si sa fino a che punto consapevole, completamente privo delle più elementari regole filologiche. Mi è rimasta molto impressa una scena del programma “S.O.S. Tata” in cui si mostrava questa donna evangelica (non so se pentecostale o altro) che con la verga faceva vivere i figli in un clima di paura e di violenza. E alle rimostranza della tata, ovviamente, andava a prendere – con un certo cipiglio – la Bibbia per citare i passi che le permettevano di imporre punizioni fisiche. In maniera assolutamente disinvolta, come se vivessimo ai tempi mosaici e non fossero passati millenni di evoluzione culturale, sociale e pedagogica.

L’impressione è che gli evangelici seguano un po’ tutti dettami morali piuttosto rigorosi, spesso fino all’eccesso. Ma, come del resto per la dottrina, anche lo spinoso campo della morale sembra suscitare forti contrasti interni che appaiono difficilmente sanabili. È senza dubbio un argomento che meriterebbe studi più approfonditi da parte dei sociologi: ci sono italiani che non vanno al mare e non ascoltano canzonette per motivi morali. E non sono nè islamici nè testimoni di Geova, eppure lo si può venire a sapere solo in modo accidentale.

http://ettorebarra.blogspot.it/2012/02/gli-evangelici-e-la-tradizione-parte-ii.html

21 novembre 2013

La Successione Apostolica, verità da ricordare




Ricordiamo alcune verità bibliche:

1 - Il Signore Gesù vuole che il suo Vangelo sia annunziato a tutte le genti e assicura che in quest'opera universale e perenne egli sarà sempre coi suoi inviati o apostoli fino alla fine dei mondo (cfr. Matteo 28, 19-20; Marco 16, 15). In effetti con la scelta dei Dodici e la missione loro affidata Gesù aveva fatto chiaramente capire che quest'opera universale e perenne di salvezza si sarebbe realizzata mediante il servizio di persone qualificate e autorizzate (cfr. Matteo 28, 18-20; Marco 16, 15; Luca 24, 46-49; Giovanni 20, 20-23).

I Dodici hanno ricevuto questo mandato direttamente dal Maestro (cfr. Marco 3, 14, e paralleli). Ma essi sono morti. Come può essere continuato questo ministero qualificato voluto dal Maestro divino? Come sarà perpetuata la struttura della comunità dei suoi discepoli quale egli ha chiaramente indicata?

2 - Gli Apostoli hanno ben capito questa volontà del loro Maestro. Perciò non solo ebbero la preoccupazione di predicare il Vangelo anche fuori della Palestina, nel mondo allora conosciuto, ma si circondarono di collaboratori, che potessero continuare la loro missione. A questi essi trasmisero anche mediante un gesto visibile e significativo, vale a dire con la imposizione delle mani l'autorità che essi avevano ricevuto dal loro Maestro. In seguito diedero disposizioni che, quando essi fossero morti, altri uomini fedeli ed esimi, subentrassero al loro posto.

Abbiamo qui delineata quella che si chiama “successione apostolica”, cioè la continuità del ministero o servizio qualificato nella Chiesa mediante uomini collegati ai Dodici senza interruzione, e mediante i Dodici allo stesso divino Fondatore della Chiesa.

Giustifica la Bibbia questa continuità?
Giustificazione biblica

Un assertore esplicito della successione apostolica è, in modo particolare, san Paolo. Non molto tempo prima della sua morte scriveva a Timoteo: “Tu, dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù. Le cose che udisti da me con l'appoggio di molti testimoni, affidale ad uomini fedeli, capaci di istruire altri a loro volta” (2 Timoteo 2, 1-2).

Spiegazione:

1 - Quando Paolo scriveva queste parole ave- va poca o nessuna speranza di ricuperare la libertà, di poter cioè vivere ancora a lungo. Prevedendo prossima la sua fine si preoccupa di assicurare la continuità nella trasmissione del Vangelo mediante ministri fedeli e ben preparati. Timoteo era certamente uno di questi. A lui Paolo, in una Lettera precedente, aveva raccomandato: “Non trascurare il carisma che è in te e che ti fu dato per mezzo della profezia insieme all'imposizione delle mani dei presbiteri” (1 Timoteo 4, 14).

Timoteo, dunque, può essere considerato il primo anello, dopo Paolo, d'una lunga catena, che è la successione apostolica. Questo significano le parole: “Le cose da me udite con l'appoggio di molti testimoni”. Si tratta d'una consegna, d'una trasmissione di poteri. L'espressione allude a un particolare momento nella vita di Timoteo, nel quale ricevette la missione di predicare il Vangelo con autorità. La consegna era accompagnata da un rito, cioè la imposizione delle mani (cfr. 1 Timoteo 4, 14; 6, 12).

2 - Ma Paolo guarda più avanti. Egli vuole che anche dopo Timoteo vi siano nella Chiesa uomini fedeli e capaci di continuare la stessa autorevole missione. Ad essi Timoteo deve trasmettere lo stesso ministero che ha ricevuto da Paolo: “Le cose che udisti da me affidale ad uomini fedeli, capaci”.

Abbiamo qui il secondo anello della stessa catena: come Timoteo si ricollega a Paolo nel servizio qualificato e autorevole della Parola, così altri devono collegarsi a lui e, mediante lui, a Paolo, a Cristo. Questo servizio non è perciò lasciato allo sbaraglio, alla balìa di avventurieri, ma deve essere continuato mediante la trasmissione da parte di coloro che a loro volta l'hanno ricevuto e fedelmente esercitato.

3 - La catena continua. Gli uomini fedeli e capaci, a cui Timoteo ha affidato le cose udite da Paolo, ossia il Vangelo autentico di Cristo, devono fare lo stesso cammino, affidare cioè ad altri, fedeli e capaci, quelle stesse cose, non altre.

Abbiamo qui il terzo anello della catena. E' implicito nel pensiero di Paolo che su questi altri incombe lo stesso dovere, vale a dire di non spezzare la catena, ma continuarla affidando ad altri ancora lo stesso qualificato e autorevole servizio della Parola. E così fino alla fine dei tempi.

4 - In questa chiara esposizione dell'Apostolo sono ben delineati i connotati di quella che si chiama “la successione apostolica”. E' una catena ininterrotta - ripetiamo - che dal Signore Gesù, mediante gli Apostoli da lui scelti, autorizzati, inviati, e mediante i loro legittimi successori, deve continuare fino alla fine del mondo (cfr. Matteo 28, 20). Chi si pone fuori di questa catena non ha nessuna autorità, nessun diritto, nessuna garanzia di annunciare il Vangelo eterno del Figlio di Dio. Il Signore Gesù ha assicurato la sua presenza, cioè la sua assistenza, ai suoi Apostoli, non ad altri, fino alla fine del mondo.

Commenta un biblista:
“La "successione apostolica" è qui chiaramente delineata (...). L'Apostolo si preoccupa che Timoteo stesso si prepari dei collaboratori nell'insegnamento, tra i quali, ovviamente, qualcuno avrebbe dovuto prendere il suo posto quando il discepolo stesso sarebbe morto. "Quelle cose da me udite davanti a molti testimoni, affidale in custodia ad uomini sicuri, i quali siano capaci di ammaestrare anche altri" (2 Timoteo 2, 2). Come Cristo si è creato i suoi rappresentanti legittimi, cioè gli Apostoli, così questi si scelgono e designano dei successori, i quali a loro volta designano altri; e così fino alla fine dei tempi. C'è una "legittimità" di rappresentanza, la quale non può prescindere, oltre che da specifiche doti umane e spirituali, quali l'apostolo ripetutamente enumera, anche da un autentico e ben chiaro rapporto di ascendenza che, in qualche maniera, ricolleghi a colui o a coloro dai quali viene gestita la rappresentanza”.
0 Timoteo, custodisci il deposito (1Timoteo 6, 20)

Noi arriveremo alla stessa conclusione esaminando ciò che Paolo scrive ancora a Timoteo nella prima Lettera: “0 Timoteo, custodisci il deposito” (1 Timoteo 6, 20).

Quando Paolo scriveva questa Lettera, dense nubi si addensavano all'orizzonte della sua vita. Infatti, dopo appena due anni, arriverà per lui il tempo di levare l'ancora (cfr. 2 Timoteo 4, 6), e verserà il suo sangue come offerta a Dio gradita.

In questo contesto, le parole sopra citate a Timoteo, che era stato preposto alla guida della chiesa di Efeso, hanno tutto il sapore di un testamento. Al discepolo, che aveva tutte le caratteristiche di un Vescovo, Paolo raccomanda di custodire il deposito. Nel linguaggio giuridico del tempo deposito era qualcosa consegnata a una persona di fiducia, che contraeva il diritto-dovere di custodire la cosa consegnata nella sua integrità per riconsegnarla a suo tempo sostanzialmente immutata.

Al di là della metafora, le cose sono chiare senza possibile dubbio. Cristo ha affidato il deposito del Vangelo agli Apostoli. Paolo si sentiva ed era Apostolo di Cristo a tutti gli effetti. Come i Dodici egli sentiva di essere un depositario della Parola di Dio. Presentendo vicina la sua fine terrena, affidava tale deposito a persona qualificata e di fiducia quale era appunto Timoteo.

Trattandosi di un deposito, Timoteo a sua volta dovrà fare lo stesso, finché il tesoro depositato si conservi integro fino al ritorno del Depositante, che è Cristo Signore. Si forma così una catena ininterrotta di depositari, che garantiscono la custodia integra kl deposito conforme alla volontà del Padrone.

“Come Paolo ha ricevuto gli insegnamenti che ha trasmesso ai suoi discepoli (cfr. 1 Corinzi 11, 2 e 23; 15, 1-3; Galati 2, 2.9), così dovrà fare a sua volta Timoteo il deposito (cfr. 1 Timoteo 6, 20) è da custodirsi e insieme trasmettersi. Canale di questa trasmissione è Timoteo insieme ad altri, perché non udì da solo gli insegnamenti di Paolo, ma fra molti testimoni (cfr. 1 Timoteo 6, 12). Timoteo e i testimoni insieme formano come una sola vox populi del cristianesimo che è la vox Dei, ed essi a loro volta trasmetteranno quella unica voce ad uomini fedeli”.

Modalità nella successione

Gli Apostoli dunque ebbero dei collaboratori, ai quali trasmisero il ministero o servizio qualificato e autorevole di maestri e guide delle comunità. I collaboratori divennero successori. Ma quale fu la forma concreta di questa successione? Chi ne fu il soggetto?

1 - Dai documenti in nostro possesso, soprattutto dagli Atti degli Apostoli e dalle Lettere di san Paolo, appare chiaro che la trasmissione dei poteri dell'Apostolo è personale e individuale, non collettiva e anonima. A Gerusalemme abbiamo il caso di Giacomo. Fin dai primissimi tempi appare come il Vescovo di quella chiesa, attorniato da anziani o presbiteri (cfr. Atti Il, 30; 15, 6-13; 21, . Simile corso ebbe luogo nelle chiese di Efeso con la presenza e l'opera di Timoteo (cfr. 1 Timoteo 1, 3), e di Creta con Tito (cfr. Tito 1, 5). Ben a ragione i due collaboratori dell'Apostolo vanno considerati come i primi successori in quelle comunità col potere d'insegnare e di guidare.

La stessa cosa sembra potersi dire della chiesa di Antiochia di Siria. Con ogni probabilità fu Pietro a guidare quella chiesa per un certo tempo (cfr. Galati 2, 11). A lui successe Evodio, a cui tenne dietro come Vescovo Ignazio, che finì la vita col martirio a Roma nel 107 d.C. Il martire Ignazio è il testimone più esplicito della forma monarchico-episcopale delle chiese fin dai suoi tempi, vale a dire fin dalla seconda metà del primo secolo (cfr. infra).

Infine è molto probabile che “gli angeli” delle sette chiese, di cui parla l'Apocalisse nei capitoli 2 e 3 (cfr. anche 1, 20), rappresentino i singoli Vescovi di quelle chiese. E Giovanni scrisse verso la fine del primo secolo.

2 - Tuttavia, almeno in alcune chiese di origine paolina, sembra che la successione si sia attuata in un primo tempo in una forma collegale, sfociata a breve scadenza in quella monarchica, a imitazione delle altre chiese. Le cose si sarebbero svolte nel modo seguente in sintonia con quanto aveva fatto lo stesso Paolo.

Finché visse l'apostolo era lui il responsabile. Ma la cura immediata delle singole comunità era affidata a un consiglio di anziani (cfr. Atti 14, 23; 1 Tessalonicesi 5, 12-13). Tra gli anziani era eletto uno chiamato “episcopo” con funzioni direttive particolari (cfr. Tito I# 5). La figura dell'episcopo è di qualcuno che debba avere qualità non comuni (cfr. 1 Timoteo 3, 1 ss; Tito 1, 7-9). E' significativo il fatto che Paolo, nella Lettera a Tito (1, 7), parli dell'episcopo al singolare.

Dopo la morte dell'Apostolo, assai di buon'ora, prevalse la forma monarchica di successione. L'episcopo divenne Vescovo, imitando il comportamento avuto da Paolo nei riguardi di Timoteo e Tito.

3 - Testimone autorevole di questo sviluppo è certamente il martire Ignazio di Antiochia, già ricordato. Egli visse nella seconda metà del primo secolo e fu quindi contemporaneo dell'autore dell'Apocalisse. Di lui rimangono numerose e chiare testimonianze sulla struttura delle singole chiese, che si accentra nella figura del Vescovo.

“Procurate di fare ogni cosa (...) sotto la guida del Vescovo, che tiene il luogo di Dio”: “Nessuno faccia senza il Vescovo alcuna di quelle cose, che riguardano la Chiesa (...). Dove appare (il Vescovo), ivi sia la comunità, come dov'è Gesù Cristo, ivi è la Chiesa cattolica. Quello che il Vescovo fa è approvato da Dio”.

In tutte le lettere di Ignazio, anche in quelle indirizzate alle chiese di origine paolina, la figura del Vescovo appare in modo chiaro ed inequivocabile.

“Dato che prima della fine del 1 secolo si trovano chiese sotto un unico Vescovo, si può presumere che uno dei membri del collegio fosse eletto a succedere all'apostolo, dopo la morte di lui, come capo monarchico della chiesa”.

http://digilander.libero.it/ametistaazzurra1967/21.htm

20 novembre 2013

La verità sulla Chiesa cattolica

Un video che spiega la vera identità della Chiesa cattolica. È stata inventata dagli uomini o fondata realmente da Gesù Cristo?


19 novembre 2013

Tutta la verità sul fenomeno «scismatico» o «falso sedevacantista» di Medjugorje

Tutta la verità sul fenomeno «scismatico» o «sedevacantista» di Medjugorje

Recentemente Radio Spada ha tradotto per l’Italia e rilanciato un documento [1] sul cosiddetto «Međugorski fenomen» [2]; dichiarazione esplicitamente voluta da mons. Gerhard Ludwig Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, «il quale chiede che i vescovi degli Stati Uniti siano avvisati ... che, a riguardo della credibilità delle “apparizioni” in questione, ... non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni sovrannaturali». Il firmatario, Carlo Maria Viganò Nunzio Apostolico, sempre su indicazione del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricorda «che il clero e i fedeli non hanno il permesso di partecipare ad incontri, conferenze o pubbliche celebrazioni nelle quali la credibilità di tali “apparizioni” venisse considerata come garantita. Con l’intento, pertanto, di evitare scandalo e confusione , l’Arcivescovo Muller chiede che i Vescovi siano informati sull’argomento il prima possibile». Lo scandalo è una grave violazione del quindi Comandamento, peggiore dell'omicidio. Qui la spiegazione.

Tale dichiarazione non fa altro che confermare a gran voce e con evidente autorità quello che si è sempre saputo ma che purtroppo, da tanti o da alcuni- in mala fede- non viene accettato in spregio alla Potestà di giurisdizione della Chiesa ed al «carattere» dell'Ordine sacro. I fedeli in buona fede si sentano esclusi da quanto detto, tuttavia è loro dovere informarsi; se mi ritengono competente ed attendibile consiglio loro di proseguire la lettura del presente sunto.

Cosa c’è da sapere su Medjugorje? Niente di più di quanto sia già noto agli interessati, molti dei quali purtroppo- vuoi per ignoranza volontaria colpevole, vuoi per sentimentalismo, vuoi per altri motivi sui quali è preferibile soprassedere- si rifiutano di accettare; non bisogna poi rimanere basiti oppure ritenersi insultati se l’Ordinario del luogo li definisce «scismatici» [3] ed ha tutto il diritto di farlo, sempre se i cosiddetti «medjugorjani» riconoscano ancora la Giurisdizione dell’Ordinario del luogo ed ovviamente la validità del Sacramento dell’Ordine, diversamente credo si debba parlare tecnicamente di ideologia eretica mascherata da falso «sedevacantismo diocesano». Spiego meglio il concetto in seguito per evitare confusione!

Per necessità sarò sintetico ma preciso, obbiettivo e credo esaustivo

L’Ordine sacro. è uno dei sacramenti che conferisce al battezzato la dignità ed il potere di partecipare attivamente al sacerdozio di Gesù Cristo, di cui imprime il «carattere», inserendolo nella Gerarchia. Nel caso del Vescovo trattasi di «Episcopato». (Def.)

La Giurisdizione. (v. Potestà di giurisdizione) [4] è il potere partecipato da Cristo Re e Capo della Chiesa a questa Medesima quale Società perfetta, a cui perciò spetta legiferare, giudicare, punire in foro esterno ed interno in ordine alla salvezza dei fedeli. L’Ordinario del luogo è tale in quanto Gesù Cristo conferisce il primato di Giurisdizione al Pontefice (Papato) e questi a sua volta lo conferisce all’Ordinario del luogo che è con lui in «comunione»; attualmente a Medjugorje la Potestà di giurisdizione è conferita dal Pontefice a mons. Ratko Perić il quale è succeduto a mons. Pavao Žanić (Vescovo di Mostar-Duvno fino al 1993, deceduto nel 2000 all’età di 81 anni). La Potestà di giurisdizione, quindi, è il potere di legiferare, giudicare, punire esercitato sui fedeli in ordine alla vita eterna, proprio dalla Chiesa come perfetta Società giuridica, ad essa partecipato da Cristo Re, Mediatore e Pastore universale, a cui il Padre ha dato ogni potere. La responsabilità della Gerarchia è enorme nell’esercizio di tale e tanto potere. (Def.)

Precisazione. L’Ordine episcopale può anche non essere contemporaneo al conferimento della Potestà di giurisdizione e questo perché l’Ordine sacro imprime il «carattere» ma non non nel contempo anche la Potestà di Giurisdizione, che è sempre e solo conferita dal Pontefice, anche in un altro momento, diversamente si dovrebbe parlare di eresia «conciliarista» [5] e non di «monarchia». Ai tempi della cristianizzazione dell’Irlanda, per esempio, i Vescovi non avevano Potestà di giurisdizione, che invece veniva conferita agli Abati. Ma questo è un altro discorso ...

La Diocesi. è il territorio sul quale il Vescovo (che ha anche Potestà) esercita la sua Giurisdizione. Più esattamente è la porzione del popolo di Dio che viene affidata alla cura pastorale di un Vescovo con la collaborazione del Presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore ed a lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l’Eucaristia, costituisca una «Chiesa particolare» in cui è veramente presente la Chiesa di Gesù Cristo Una, Santa, Cattolica ed Apostolica, cui si aggiunge la Romanità. Il Canone VIII del Concilio di Trento risolse qualsiasi problema collegato alla «residenza», ovvero l’obbligo di Diritto ecclesiastico di risiedere presso una Diocesi. (Def.)

L’Unità. Una delle caratteristiche della Chiesa fondata da Gesù è l’Unità (Una, Santa, Cattolica, Apostolica), significa che è una nella Fede, nella Morale o Costume, nel Culto e nella Disciplina.

Il Diritto (definizione super sintetica). Il Diritto canonico, esistente sin dal Concilio di Nicea del 325 sebbene in forma embrionale (v. Canones disciplinares), è costituito dall’insieme delle Norme giuridiche formulate dalla Chiesa che regolano l’attività della Stessa, dei fedeli e delle strutture ecclesiastiche nel mondo. Essendo la Chiesa composta da Elemento divino ed elementi umani, va inteso che necessariamente c’è un Diritto divino irriformabile perché «da Dio», ed un Diritto ecclesiastico che può essere riformato in alcune sue parti, ma mai sacrificando il Diritto divino né esplicitamente, né implicitamente, né direttamente, né indirettamente; definisce le norme stabilite dalla competente Autorità ecclesiastica, in virtù della Potestà di giurisdizione. La Chiesa non può servire veleno ai suoi figli e quindi la sua Legge persegue un determinato fine che è la salvezza delle anime, ecco perché la Chiesa con la sua Legge non può obbligare o indurre l’uomo al peccato, come non può indurlo alla superstizione o al falso culto.

Lo Scisma. E’ un fenomeno frequente nei rapporti umani; riferito alla Chiesa è la separazione dalla Medesima da parte di una porzione di fedeli, i quali scientemente si sottraggono all’obbedienza dovuta alla Gerarchia e specialmente ai Vescovi o al Pontefice. Perché si dice «che si separano»? Perché non sono i fedeli che compongono la Chiesa, ma è la Chiesa stessa o «Corpo mistico» che, accogliendo nel proprio seno gli uomini li «compone» tra loro, facendone dei «membri» del suo Corpo (cf. Summa Th. II-II, q. 39 aa. 1-4).

Conclusione della prima parte. In alcuni casi va oggettivamente detto che certi scismi sono stati provocati da ingiuste ed inique manovre politiche le quali ebbero forte ingerenza in rari «membri indegni» della Chiesa, tuttavia la norma generale vuole che «gli scismatici sono i battezzati che ricusano ostinatamente di sottostare ai legittimi Pastori, e perciò sono separati dalla Chiesa, anche se non neghino alcuna verità di fede» (Catechismo San Pio X, n° 129). Papa Pio XII nella Mystici Corporis spiega molto bene il perché, secondo il Diritto divino, quindi «secondo l’ordine di Dio, [sono da] ritenersi come etnici e pubblicani ... quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, [e quindi] non possono vivere nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito».

Medjugorje e scisma. Non so se è chiaro il concetto; dato che i Vescovi del luogo- con Potestà di giurisdizione,  con Ordine episcopale ed in «comunione» con il Pontefice, unici ad avere la cosiddetta COMPETENZA- da ben 31 anni ed in varie occasioni, hanno parlato di «scisma in atto» e si riferivano tanto alla «questione erzegovinese» quanto al «Međugorski fenomen», non può esserci affatto stupore e non ci si deve sentire offesi. Per esserci scisma è necessario che vi sia la consapevolezza nel fedele del volersi separare, la disobbedienza ostinata o «resistenza in faccia a tutti» [6] quindi, preso atto dei decennali e ripetuti provvedimenti disciplinari sul caso Medjugorje, al fedele è richiesto solo di documentarsi eventualmente più a fondo e presso gli Archivi ufficiali della Diocesi o della Santa Sede (http://www.cbismo.com/ nel caso specifico) ed obbedire con animo sereno e con docilità. Se si manifesta l’ostinazione, ovvero se viene meno la docilità, si può cominciare a parlare di scisma.Quanto ai presunti frutti, la Dottrina della Chiesa nello specifico: «Nonostante le decine di migliaia di visitatori che vengono a Medjugorje "per motivi religiosi ed altri", come dice la Dichiarazione della Conferenza Episcopale, e sebbene tra quelli vi siano religiosi, sacerdoti e persino Vescovi, curiosi e forse desiderosi di guarigioni fisiche e conversioni spirituali; nonostante le decine di libri e opuscoli a favore delle cosiddette apparizioni di Medjugorje, scritti da rinomati scrittori del mondo; nonostante le probabili decine e centinaia di migliaia di confessioni e comunioni, il che viene rilevato dai sostenitori dei fenomeni di Medjugorje: "non è possibile affermare che si tratti di apparizioni e rivelazioni soprannaturali" della Madonna. Ma, se questi fenomeni sono veramente e autenticamente cristiani, sono comprensibili nel quadro dell'ordinaria azione della grazia di Dio per mezzo della fede e dei santi sacramenti nella Chiesa Cattolica. Per non parlare dei frutti negativi».

Medjugorje e il «sedevacantismo». Paradossalmente e per tutta una serie di motivi che non sto qui a spiegare [7] se il fedele reputa «massone» [8] conclamato oppure «inesistente» l’Ordinario del luogo di conseguenza ritiene tale anche colui che gli ha conferito la Potestà di giurisdizione e che con lui è in «comunione», quindi il Papa,  ecco che tale atteggiamento ostinato, consapevole e continuativo potrebbe essere un implicito riconoscimento di «Sede vacante». Nell’omelia del 14 giugno 2001 il Vescovo mons. Ratko Perić denunciava anche questa situazione: «Se mi avessero interrogato, con dolore nel cuore avrei risposto che, secondo i dati pubblicati e da nessuno smentiti con gli argomenti convincenti, già per anni una disobbedienza nutrita verso la Santa Sede, verso il proprio Ordine e verso la Chiesa locale ha generato, negli ultimi tempi, i frutti amari delle confessioni invalide e sacrileghe, delle cresime invalide e messe sacrileghe. Quelli che negli anni precedenti hanno invalidamente cresimato o invitato simili a se stessi di “cresimare”, quest'anno si sono precipitati a caporovescio fino a tale sventura da ignorare l'Ordinario locale invitando come “ministro della cresima” un uomo il quale non è affatto non solo un vescovo, nemmeno un sacerdote, ma è per sua convinzione un non cattolico. Egli ha dichiarato: “Per mezzo della cresima vogliamo dal Papa [che non riconosce tale N.d.A.] far ritirare il decreto Romanis pontificibus… I frati ed io crediamo nella apparizione a Međugorje”. Riguardo al celibato: “quando sarà abolito, i sacerdoti potranno sposarsi. Noi lo desideriamo”». [8] Qualcuno potrebbe sollevare l'obiezione che non c'è legame fra i "frati" ed i "veggenti" ma questa è una totale menzogna e la documenta la Diocesi a più riprese. Però tecnicamente- QUINDI CAMBIA TUTTO: FALSO SEDEVACANTISMO- si può parlare di spirito falso o apparente «sedevacantista», falso poiché figlio non di ragionata riflessione teologica, ma di varie eresie che già hanno prodotto anche una situazione di ribellione a quella che loro considerano legittima Autorità, «scisma ipso facto».

Spiego meglio ma molto brevemente.  Qui c'è l'approfondimento. Il «sedevacantismo» per DEFINIZIONE riconosce al vero Papa ogni autorità, e quindi alla legittima Gerarchia a lui unita. Questo è lo spirito «sedevacantista», che è cattolico: "Al Papa bisogna obbedire. Ai vescovi a lui uniti bisogna obbedire. Ma quando Papa e Gerarchia si separano dalla vera Fede, la Sede è vacante ed i vescovi non sono uniti ad un vero papa". Al contrario tutto il fenomeno Medjugorje e' esattamente l'opposto: "Riconosco che il Papa è vero Papa, e che i Vescovi sono veri Vescovi, tuttavia li ignoro". La semplice "conseguenza pratica" è la stessa, cioè che si disobbedisce ai "sedenti", ma lo spirito e l'intenzione che motiva tale atto "pratico" e' completamente diverso e diametralmente opposto: Il «sedevacantismo» disobbedisce PER RIMANERE CATTOLICO ED OBBEDIENTE, (cf. At 5,29; Gal 1,8) (infatti come bisogna essere obbedienti verso la legittima Autorità, bisogna essere disobbedienti verso le autorità illegittime poiché nulle). Il «medjugorjsmo» disobbedisce PER SPIRITO ANTICATTOLICO (cf. 1Gv 4,3), ecco perché dico ironicamente FALSO SEDEVACANTISMO.

Condanne e Misure disciplinari su Medjugorje. Tutti i documenti di condanna e tutti i divieti sono pubblicati qui: http://www.cbismo.com/index.php?menuID=37 , sin dal 1982 fino all’ultima condanna e divieto del 21 Ottobre 2013 [10], che ovviamente conferma. Si sappia che non si è arrivati a certe decisioni per caso o per superficialità bensì con criterio, tanto impegno e devozione alla Vergine Maria. Si sono espressi 2 Vescovi Ordinari, i Vescovi della Conferenza Episcopale Jugoslava (1 solo contrario, pare "sostenitore del dialogo con la muratoria"), medici specializzati e numerosi teologi; la Prima commissione ecclesiastica (1982-1984), la Seconda Commissione allargata (1984 – 1986), la Terza commissione (1987 –1990) voluta dalla Conferenza Episcopale della Jugoslavia e numerose volte si ricordano interventi della Santa Sede [11] che smentisce anche le falsità sul conto di Giovanni Paolo II e Medjugorje (“Frei erfunden” del Card. Ratzinger). Cosa ha sempre detto la Chiesa sul «Međugorski fenomen»: fantasie, falso misticismo, false vocazioni, menzogne, speculazione, casi di spiritismo, falsi carismi, imposizioni delle mani abusive, millenarismi, ignoranza, alcuni messaggi eretici, altri prossimi all'eresia, altri teologicamente sbagliati, altri infantili, altri anti-liturgici. tutto è leggibile qui e qui. E' così grave la situazione a Medjugorje che il padre spirituale dei "veggenti", oggi laico per azioni conta sestum ed eresia, ovvero colui che dichiarava «i veggenti non devono fare dichiarazioni senza che noi ne siamo informati» (Cronaca del 12 aprile 1984), o meglio colui che «per Divina Provvidenza guida i "veggenti" di Medjugorje» così lo ricorda il Vescovo: «Nessuna meraviglia che l'anno scorso la Congregazione gli abbia intimato di  frequentare il corso elementare di teologia e pronunziare la professione della fede, previa approvazione della Santa Sede!» per via di numerosi errori che divulgava dettando i messaggi ai "veggenti",immortalato nell'anno 1983 dal fotografo tedesco Walter Furhoff. Non c'è inoltre povertà nei "veggenti", come dimostra questo dossier e come le cronache locali riferiscono.

Non constat de supernaturalitate. Tempo fa su «Vatican Insider» si parlava proprio di questo [12] ma credo con faziosità. La verità è che le ultime «Norme sul discernimento nelle presunte rivelazioni o apparizioni» [13] disponibili pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1978, frutto di una decisione dell’ex Sant’Uffizio e attuate per volere di Paolo VI, contemplano soltanto le due formule: «constat de supernaturalitate» (risposta affermativa) oppure «non constat de supernaturalitate» (risposta negativa). Il documento di natura ecclesiastica riforma eventuali altri atti precedenti (come quello del 18 luglio 1951 sul caso di Heroldsbach in Germania). Medjugojre: «non constat de supernaturalitate». Quello che riporto io lo dice la Chiesa e nello stesso tempo smentisce «Vatican Insider», ecco perché parlavo di probabile faziosità.

La nuova commissione. Il 17 marzo 2010 la Santa Sede istituì, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio sulle apparizioni della Gospa di Medjugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da 13 membri permanenti più una serie di collaboratori, tra religiosi e laici [14]. La commissione un giorno dovrà decidere, si pensa al termine delle presunte “apparizioni”, tuttavia fino a quel momento fa fede il divieto assoluto di pellegrinaggi sul posto, anche solo privati, se si crede autentica la "apparizione"; divieto che proibisce ai "veggenti" di esibirsi nelle chiese della Diocesi, motivo per cui essi viaggiano e si esibiscono altrove; divieti ribaditi decine di volte dagli Organi competenti e dagli Ordinari su indicati.

Demonio e scisma? Interrogato dalla Santa Sede «È dal diavolo?», il Vescovo di Mostar-Duvno: «Accetto con difficoltà quest’ipotesi, anche se non la escludo». Ancora: «È forse un inganno?»; risponde «Ciò che è sicuro è che sin dall’inizio i ragazzi dicono delle bugie. Qualche volta è chiaro che dicono quello che sentono dai frati, in particolare ciò che riguarda il “caso erzegovinese”. Ho comunque deciso di aspettare la decisione della Commissione e il compimento delle “apparizioni”». Dall’epoca dei fatti, anno 1983, si sono pronunciate ben 3 Commissioni e l’esito non è mai mutato: «non constat de supernaturalitate» [15]. L’11 gennaio 2000, quando il Vescovo (emerito) morì, le “apparizioni” a Medjugorje non erano terminate e la Gospa non disse una parola. In compenso  tal Slavko Barbaric, sacerdote deceduto il 24 Novembre del 2000 durante la Via Crucis sul monte Krizevac, cui attribuiscono “prodigi”, morì in disobbedienza, addirittura privato della giurisdizione confessionale dal Vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric [16]. La Gospa di Medjugorje, il giorno dopo la morte del Barbaric: «Cari figli, oggi quando il Cielo vi è vicino in modo speciale vi invito alla preghiera, così che attraverso la preghiera mettiate Dio al primo posto. ... Gioisco con voi e desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata» [17]. Noi sappiamo bene cosa significa ed a chi spetta canonizzare [18], mentre pare che addirittura p. Fanzaga, principale promoter del «Međugorski fenomen» in Italia, se lo sia dimenticato [video in nota 19]; nello stesso contesto riconferma la sua ipotesi probabilmente «scismatica»: «... guardate quando la “madonna” vuole una cosa ... non c’è Vescovo che tenga, non c’è Papa che tenga», si riferiva alla falsa canonizzazione di tal Slavko Barbaric, ovvero «... è nato al Cielo e che intercede per voi», nonostante questi morì in disobbedienza, addirittura privato della giurisdizione confessionale da un successore degli Apostoli.

Conclusione della seconda ed ultima parte. Potrei scrivere un trattato sul «Međugorski fenomen»; qualcosa ho pubblicato su Radio Spada [20], ma negli anni ho divulgato circa 150 brevi studi che purtroppo sono scomparsi dal web dopo essermi «separato» dal sito Pontifex. Studi che purtroppo mi sono costati l'espulsione anche da parte di una nota e proficua casa editrice vicina al Fanzaga, ma non fa niente (cf. 1Cor 13,6) e spero ci ripensi. Cosa posso aggiungere? L’unico sito autorevole ed imparziale sulla vicenda è: http://www.cbismo.com/  (i vari siti Medjugorje.* sono gestiti da "medjugorjani" e non dalla Chiesa); sito critico laico di riferimento: http://www.marcocorvaglia.com/; altro sito che riporta tutti i documenti sul caso: http://cafarus.ch/. Il più autorevole Vescovo esorcista del mondo ritiene che a Medjugorje vi sia un fenomeno diabolico [21]. Purtroppo i tanti impegni da scrittore e pubblicista mi impediscono di terminare a breve termine un saggio su Medjugorje, tuttavia è nei miei intenti e, a Dio piacendo e se la Vergine mi aiuterà, probabilmente lo terminerò nel 2014. Avendo già avuto a che fare con dei fanatici tempo addietro, pregherei lor signori di evitare di peccare nel giudizio temerario e nella violazione dell'ottavo Comandamento [22]; li invito altresì ed  eventualmente a confrontarsi con me civilmente e casomai adducendo contenuti e non insulti, diffamazioni, vituperi da trivio o etichette di tradizionalismo (o si è cattolici o non lo si è, non esiste il tradizionalismo) - (cf. 1Gv 5,1-4; Gal 1,6-10; Mt 5,37).

IL DIVIETO DI ACCESSO. Voglio chiudere con un esempio pratico. Tutti conosciamo il codice della strada. Negli anni 1982-2013 percorrendo la strada con un’auto incontriamo un divieto di accesso, cosa facciamo? Per evitare la multa o un tamponamento frontale rispettiamo il divieto. Ma se poi nel 2014 l’amministrazione fa rimuovere il divieto? Allora possiamo tranquillamente passare. E se, invece, negli anni 1982-2013, sapendo al bar che forse nel 2014 l’amministrazione rimuoverà quel divieto, passiamo sempre e comunque, cosa ci succede? La chiacchiera da bar secondo la quale nel 2014 il divieto sarà rimosso, annulla il divieto indietro nel tempo? No, mai, è pura fantasia. Il divieto è validissimo e noi saremmo dei pessimi automobilisti, degli scorretti, degli sfacciati, degli audaci scostumati e provocheremmo Dio. E se dovessimo salvarci e non avessimo mai incidenti frontali in tutti questi anni? Dio è grande, opera ovunque ed ama i suoi figli, specie se in buona fede, tuttavia non bisogna abusare della Sua misericordia [23].

Non ubbidite a nessuno!” (Nemojte slušati nikoga!): con queste parole, secondo la “veggente” Vicka, il 15 aprile 1982 la Gospa si rivolgeva ai due francescani ribelli Ivica Vego e Ivan Prusina, esortandoli a disobbedire al Vescovo locale e al Vicario generale del loro Ordine. La stessa Gospa comunicava al Vescovo: "Gli mando un penultimo ammonimento. Se non si converte o corregge lo raggiungerà il mio giudizio e quello del mio figlio Gesù". Da allora nulla è cambiato e la Gospa mai si è preoccupata di denunciare [24] i veri fenomeni di ribellione che emergono dalla vicenda erzegovinese! Altri nomi e dati di ribelli sono: Tomislav Valsic, Slavko Barbaric, Jozo Zovko, Fr. Petar Vlasic di Blagaj/Buna,  Fr. Leonard Hrkac di Crnac, Fr. Marko Dragicevic e Fr. Miro Sego di Grude, Fr. Alojzije Bosnjak di Jablanica, Fr. Tihomir Kutle di Mostarski Gradac, Fr. Oton Bilic di Nevesinje, Fr. Drago Skrobo di Ploce-Tepcici. [25] Uno dei tanti accorati appelli rivolti dal Vescovo Peric ai fedeli, in data 19 marzo 2009, ha come titolo "Poziv vjernicima da ne sudjeluju u nevaljanoj krizmi" [26]; è un chiaro monito / avviso che sua Eccellenza pubblicò sul suo sito, in cui avvisava tutti i fedeli di non partecipare alla Cerimonia di Confermazione (Cresime) che si sarebbe tenuta a Čapljini il 19 aprile 2009, poiché invalida e sacrilega. Il tutto nel silenzio della Gospa, nonostante la cittadina di Čapljini sia adiacente a Medjugorje. Ecco come l'entità si preoccupa delle anime dei Cattolici: TACENDO, mentre con Vicka pensa al tennis; e con Mancini al calcio.

Per una vera e corretta devozione mariana consiglio lo studio degli scritti del più grande esperto di mistica mai esistito: san Giovanni della Croce, definito appunto dalla Chiesa il «Dottore mistico»; si consultino anche i testi Uniformità alla Volontà di Dio di sant'Alfonso Maria de Liguori e Trattato della vera devozione a Maria di san Luigi Maria Grignon de Montfort. 

 Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro

Note:

Definizioni tratte dal Dizionario del Cristianesimo, p. E. Zoffoli, Sinopsis, Roma, 1992, varie



[3] Mons. Peric, Vescovo di Mostar-Duvno, Omelia del 15 giugno 2006


[5] Concilio di Firenze, Sessione VI del 6 luglio 1439

[6] http://radiospada.org/2013/10/caso-gnocchi-e-palmaro-2-unanalisi-del-pubblicista-e-scrittore-carlo-di-pietro/


[8] Il Codex Juris Canonici promulgato da papa Benedetto XV nel 1917, nei canoni 1240 §1 1º (negazione delle esequie ecclesiastiche di chi appartenga alla massoneria), 1399 8º (proibizione dei libri che presentino la massoneria come utile e non dannosa), 2335 (scomunica latae sententiae per chi aderisce ad un'associazione massonica), 2336 §2 (obbligo di denunciare al Sant'Uffizio chierici e religiosi che aderiscano ad un'associazione massonica). Il nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983, nel quale tuttavia non appare più la parola massoneria; nel canone 1374 si stabilisce che «chi aderisce ad una associazione che complotta contro la Chiesa sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l'interdetto».









[17] Messaggio dato a Medjugorje il 25 novembre 2000

[18] http://radiospada.org/2013/07/sullinfallibilita-nella-canonizzazione/




[22] OTTAVO COMANDAMENTO. 206. Che ci proibisce l’ottavo comandamento «non dir falsa testimonianza»? L’ottavo comandamento Non dir falsa testimonianza ci proibisce ogni falsità e il danno ingiusto dell’altrui fama: perciò, oltre la falsa testimonianza, la calunnia, la bugia, la detrazione o mormorazione, l’adulazione, il giudizio e il sospetto temerario. 207. Che ci ordina l’ottavo comandamento? L’ottavo comandamento ci ordina di dire a tempo e luogo la verità, e d’interpretare in bene, possibilmente, le azioni del prossimo. 208. Chi ha danneggiato il prossimo nel buon nome accusandolo falsamente o sparlandone, a che cosa è obbligato? Chi ha danneggiato il prossimo nel buon nome accusandolo falsamente,o sparlandone, deve riparare, per quanto può, il danno arrecato.

[23] Ricorda San Luigi nel «Trattato della vera devozione a Maria»; e Sant’Alfonso nelle dissertazioni sull’Inferno ricorda che «il terzo inganno comune de' peccatori, per cui moltissimi si dannano è l’affermazione “Dio è di misericordia”», ma il peccatore dimentica- dice il «Dottore utilissimo»- che «Dio è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l'offende». Sempre il Liguori, oggi definito indegnamente e con calunnia “il moralista”, nello scritto sull’«Abuso della Divina Misericordia» insiste: «Difficilmente si trova peccatore sì disperato, che voglia proprio dannarsi. I peccatori voglion peccare, senza perdere la speranza di salvarsi. Peccano e dicono: Dio è di misericordia; farò questo peccato, e poi me lo confesserò. “Bonus est Deus, faciam quod mihi placet”, ecco come parlano i peccatori, scrive Sant’Agostino. Ma oh Dio così ancora dicevano tanti, che ora sono già dannati.»

[24] Il documento "Poziv vjernicima da ne sudjeluju u nevaljanoj krizmi", leggibile purtroppo solo in lingua croata, faceva presente a tutti i fedeli che in data 19 aprile 2009, in località Čapljini, si sarebbe celebrata sacrilegamente una Santa Messa con amministrazione del sacramento della Confermazione o Cresima. Mi sono preso la briga di tradurlo. Messa sacrilega? E perché a Čapljini?Sua Eccellenza Mons. Peric, nell'introduzione del documento, specifica: "Obaviješteni smo da svećenici istjerani iz Franjevačkog reda i suspendirani a divinis najavljuju obred „krizme“ u Čapljini u nedjelju, 19. travnja ove godine. Vjernike, koji ne znaju a stalo im je do Božjega zakona i valjanosti sakramenata u Crkvi, pozivamo neka ne sudjeluju u tom obredu, koji je ne samo nevaljan nego i svetogrdan. U tom vidu, evo, i kratka obrazloženja". In sostanza, il Monsignore  avverte tutti i fedeli che la Messa è celebrata in disobbedienza da alcuni francescani sospesi a divinis ed espulsi dall'Ordine Francescano, come confermato dal documento "Priopćenje katoličkoj javnosti o presudi vrhovnoga suda Katoličke Crkve" e dalla dichiarazione "Priopćenje o susretu suizvršitelja dekreta Romanis Pontificibus". Mons. Peric, in aggiunta, specifica che è dovere di ogni vero Cattolico non solo non partecipare a quella Messa ma anche boicottarla, in quanto è invalida e sacrilega. Poi spiega: "Katolički nauk. Samo su Apostoli podjeljivali sakrament Duha Svetoga (Dj 8,15-17; 19,5-6). Ta je vlast prešla na njihove nasljednike, biskupe. Stalna je praksa, temeljem katoličkoga nauka, da vjernike, ako su ih „krizmali“ svećenici bez povjerbe ili dopuštenja Papina,[1] treba krizmati biskup. Takav je nauk ušao i u Zakonik kanonskoga prava 1917. godine gdje je stajalo kako je redoviti služitelj krizme samo biskup; „Izvanredni služitelj jest svećenik, kojemu je općim pravom ili posebnom povlasticom Apostolske Stolice udijeljena ta ovlast“ (kan. 782, 1)". Tradotto sommariamente, significa che solo i legittimi Apostoli e Discepoli, in quanto investiti di Spirito Santo, possono amministrare i sacramenti ed imporre le mani, nonché celebrare un vera Messa e cresimare (solo gli Apostoli) i fedeli ... poi riporta un Canone del CIC. Lo stesso Vescovo esprime grande sdegno e, sempre nel medesimo documento, informa i fedeli che già in precedenza i francescani avevano compiuto simili abusi e ne continuano a compiere. In un caso analogo, il documento riporta la dichiarazione della Sacra Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti, da cui si evince chele Cresime amministrate in quel modo sono sempre invalide. Il Vescovo, inoltre, lamenta il fatto che c'è una falsa diffusione di informazioni che vede i "tifosi della Gospa" parteggiare per i francescani, addossando tutte le colpe alla Curia e imputando questo contrasto esclusivamente alle "apparizioni" mariane, ma, nella realtà, la rivolta dei francescani contro i vescovi di Mostar-Duvno, è in atto fin dal 1975 circa. Mons. Peric conclude, in altro documento (Službeni vjesnik Biskupija Mostarsko-duvanjske i Trebinjsko-mrkanske, 2/2007., str. 47-53), domandandosi: "ma come mai la Gospa o Regina della Pace (Kraljica Mira), così intenta a rispondere a migliaia di domande banali e inutili, non ha mai accennato qualcosa riguardo queste gravi disobbedienze ed abusi dei francescani" a lei tanto cari ...? Quella Gospa che il 15 aprile 1982 dichiarava alla "veggente" Vicka: "nemojte slušati nikoga!" ossia "non ubbidite a nessuno!".

[25]  L'attuazione del Decreto (20 febbraio 1999). Attuato definitivamente il Decreto "Romanis Pontificibus"

Mostar - Il Vicario generale, Fr. Stefano Ottenbreit e il Vescovo diocesano, Mons. Ratko Peric, si sono incontrati a Mostar dal 17 al 20 febbraio per attuare definitivamente il contenuto del Decreto della Santa Sede "Romanis Pontificibus". Ha presenziato a nome della Santa Sede Mons. Mario Cassari, Incaricato d'Affari ad interim della Nunziatura Apostolica in Bosnia ed Erzegovina. Il Definitorio generale dell'Ordine e la Provincia francescana di Erzegovina, in comunione ecclesiale con il Vescovo locale, hanno ribadito il desiderio di un perfetto accordo ed unità di intenti. Sono state consegnate al Vescovo le 7 parrocchie indicate dal Decreto.

A partire dal 22 febbraio, i parroci francescani sono stati esonerati dal loro impegno pastorale e designati ad altri compiti in Provincia. Fr. Stefano e i Definitori generali, Fr. Kapistran Martzall e Fr. Peter Schorr, hanno concelebrato con il Vescovo l'Eucarestia domenicale nella Cattedrale di Mostar, gremita di fedeli, e con la presenza dei mezzi di comunicazione del Paese e della Croazia.

Il passaggio delle 7 parrocchie al Clero diocesano non si è potuta fare la domenica 21, come previsto, perché si sono verificati, da parte dei parrocchiani, fatti di resistenza fisica organizzata, gravi minacce scritte e orali, occupazioni di chiese e case parrocchiali, sottrazioni di registri e timbri parrocchiali.

Mons. Ratko Peric ha pubblicamente espresso la sua profonda riconoscenza, unitamente a quella dei presbiteri e dei fedeli all'Ordine e alla Provincia di Erzegovina per l'incessante opera da loro svolta a favore della chiesa locale ed ha riaffermato la necessità della loro presenza e collaborazione pastorale anche per il futuro.

Dopo l'attuazione del suddetto Decreto pontificio, la Provincia dei frati minori dell'Assunzione della BVM di Mostar ha la responsabilità pastorale di 30 parrocchie, mentre la Diocesi di 52.

COMUNICATO

A seguito della Lettera congiunta del Ministro Generale dei Frati Minori, Fr. Giacomo Bini, e del Vescovo della Diocesi di Mostar-Duvno, Mons. Ratko Peric, del 16 novembre 1998, e a seguito del Comunicato rilasciato dall'Arcivescovo Mons. Marcello Zago, Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, del medesimo Ministro Generale e del Vescovo locale, del 14 dicembre 1998, il Rappresentante del Ministro Generale Fr. Stephan Ottenbreit, Vicario Generale dell'Ordine e il Vescovo Diocesano, Mons. Ratko Peric si sono riuniti a Mostar dal 17 al 20 febbraio 1999 per attuare definitivamente il contenuto del Decreto della Santa Sede "Romanis Pontificibus". Ha presenziato a nome della Santa Sede Mons. Mario R. Cassari, Incaricato d'Affari ad interim della Nunziatura Apostolica in Bosnia ed Erzegovina.

I due Coesecutori hanno constatato e deciso quanto segue :

1.Il Govemo Generale dell'Ordine, con la Provincia Francescana di Erzegovina, in comunione ecclesiale con il Vescovo locale, ribadisce di voler eseguire, in perfetto accordo e unità di intenti, quanto decretato dalla Santa Sede e deciso dal Capitolo Generale dell'Ordine Francescano.

2. È doloroso notare che la data precedentemente fissata del 21 febbraio 1999 per il passaggio delle parrocchie menzionate nel Decreto dai Francescani al Clero Diocesano non si è potuta prendere in considerazione, nonostante la buona volontà dei Coesecutori, per i seguenti motivi: si sono verificati fatti di resistenza fisica organizzata, gravi minacce scritte e orali, occupazioni di chiese e case parrocchiali, estorsioni di registri e timbri parrocchiali...

3. A partire dal 22 febbraio corrente, gli attuali parroci e responsabili pastorali delle parrocchie citate nel Decreto sono esonerati dal suddetto impegno pastorale. Essi sono:

Fr. Petar Vlasic di Blagaj/Buna, 
Fr. Leonard Hrkac di Crnac, 
Fr. Marko Dragicevic e Fr. Miro Sego di Grude, 
Fr. Alojzije Bosnjak di Jablanica, 
Fr. Tihomir Kutle di Mostarski Gradac, 
Fr. Oton Bilic di Nevesinje, 
Fr. Drago Skrobo di Ploce-Tepcici.

Questi frati, che sono stati destinati dal loro Ministro Provinciale col suo Definitorio nelle case della Provincia, avranno mansioni pastorali all'interno della Diocesi a seconda delle soluzioni che il Governo Provinciale vorrà prendere in accordo con il Vescovo diocesano.

4. In attesa che la situazione si normalizzi quanto prima, cioè che i Sacerdoti diocesani possano prendere l'amministrazione canonica delle succitate parrocchie, il Vescovo della Diocesi s'impegna, come è suo dovere, di garantire la cura pastorale dei fedeli. Essi sono pregati di rivolgersi:

.i Parrocchiani di Blagaj/Buna e di Nevesinje agli Uffici parrocchiali di San Giovanni Apostolo o della Cattedrale di Mostar;

.i Parrocchiani di Crnac e di Mostarski Gradac agli Uffici parrocchiali di Polog o di Jare;

.i Parrocchiani di Grude agli Uffici parrocchiali di Ledinac o di Raskrizije;

.i Parrocchiani di Jablanica agli Uffici parrocchiali di San Matteo Apostolo o della Cattedrale di Mostar.

Anche il Vescovo e i Sacerdoti della Curia diocesana offrono la loro disponibilità a ciascun fedele che ne avesse bisogno in campo pastorale.

5. Per quanto concerne l'attuale situazione a Capljina, i Coesecutori del Decreto fanno presente, in particolare modo ai Fedeli, che i sacerdoti Bonifacije Barbaric e Boze Rados, sono stati dimessi dall'Ordine dei Frati Minori in data 28 febbraio 1998, dimissione confermata dalla Santa Sede il 23 marzo 1998. A conseguenza di ciò non possono più usare l'abito francescano. Sospesi "a divinis" dalla Santa Sede, il 17 dicembre 1998, con l'applicazione del Vescovo diocesano in data 30 dicembre 1998, a loro è vietata la celebrazione di tutti i sacramenti. Nei confronti del terzo sacerdote disobbediente e residente a Capljina, Fr. Mile Vlalic, è in corso il processo per la dimissione dall'Ordine. I sacramenti della Confessione e del Matrimonio amministrati dalle tre suddette persone sono invalidi.

6.Saranno prese simili sanzioni canoniche nei confronti di quegli altri francescani che non si attenessero alle direttive della Santa Sede e del Ministro Generale con il suo Definitorio. In casi di estrema necessità le leggi ecclesiastiche consentono al Vescovo locale di interdire chiese illegittimamente occupate.

7.Il Governo Generale dell'Ordine, unitamente al Governo della Provincia Francescana di Erzegovina, rinnova pubblicamente il suo dissociarsi dalla "Associazione dei fedeli cattolici Mir i Dobro". Detta associazione, non riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, è pertanto illegittima.

8.In questo momento di prova, i fedeli cattolici della Diocesi di Mostar-Duvno vogliano rafforzare, in coerenza con il proprio passato, il loro senso di comunione e di fedeltà alla Sede Apostolica e al Santo Padre.

9.Il Vescovo locale, con il presbiterio ed i fedeli, profondamente riconoscente all'Ordine dei Frati Minori e alla Provincia Francescana di Erzegovina per l'incessante opera da loro svolta a favore della crescita e dell'unità della Chiesa locale, riafferma la necessità della loro presenza e collaborazione pastorale anche per il futuro.

Per l'intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, questo tempo di Quaresima, propizio per la conversione, come anche tutto l'Anno dedicato al Padre celeste, ci siano di aiuto spirituale, nel cammino, attraverso la croce verso la risurrezione.

Mostar, 20 febbraio 1999.

Fr. Stephan Ottenbreit,

Vicario Generale dell'Ordine dei Frati Minori

Mons. Ratko Peric

Vescovo di Mostar-Duvno


http://radiospada.org/2013/11/tutta-la-verita-sul-fenomeno-scismatico-o-sedevacantista-di-medjugorje/

MEDJUGORJE - 32 anni di visioni o truffa?

Medjugorje le falsità ! Parlano gli esperti

Medjugorie senza maschera. Mon. Zanic