22 novembre 2013

Frammenti di morale pentecostale


Non si parla molto dei pentecostali, e le rare volte in cui questo accade ci si sofferma sempre sulle loro controverse dottrine. Eppure c’è un altro aspetto – quello della morale – non meno interessante. Chi sono gli evangelici, e come vivono? Istintivamente verrebbe da dire che sono persone come tutte le altre, non immediatamente riconoscibili per diversità di costumi. Ma questo non è sempre vero, o almeno lo è solo in parte. Mi è capitato tra le mani – si fa per dire – questo libro online del noto pastore Giacinto Butindaro.
Si tratta di uno dei predicatori più “rigorosi” che gli evangelici possano vantare, è quindi un caso limite ma in realtà piuttosto emblematico. Sono infatti le domande stesse che testimoniano l’esistenza – nel mondo evangelico – di dilemmi morali al quanto curiosi (almeno per la mentalità comune). Elenco ora quelli che mi sono sembrati più interessanti:


1) L’evangelico non dona gli organi e non accetta le trasfusioni di sangue (pp 294, 317)

Può suonare un po’ troppo da Testimone di Geova, eppure nel variegato mondo evangelico c’è anche questo. Frutto della sacralità del sangue di origine ebraica, ripresa anche dai pentecostali.

2) L’evangelico non può andare a mare (pp 300, 315, 323)

Mare e spiaggia sono un duo dalle tinte fosche. Il perché è presto detto: la nudità femminile (e anche maschile). Chi va in spiaggia lo fa perché vuole contaminarsi guardando donne nude, o comunque troppo nude. È un divieto ribadito in più punti, non un consiglio a chi magari non è in grado di reggere la vista di un bikini. L’allegra famigliola che va in spiaggia e “si spoglia” con la scusa di farsi il bagno, non ha alcuna giustificazione.

3) L’evangelico non può ascoltare musica profana (pp. 305 e 313, 330)

Un altro divieto ribadito senza sosta, il vero evangelico ascolta solo musica “spirituale” e rifiuta tutto quello che viene dall’esterno. A scanso di equivoci, non si parla di musica satanica o comunque “forte” come ad esempio il rock. Il pericolo dell’idolatria si cela dietro i volti rassicuranti – ma preda del maligno – di Domenico Modugno e Gianni Morandi. La musica e la danza sono accette solo se di carattere spirituale, mentre il teatro è rifiutato in ogni sua forma.

4) L’evangelico può prendere a cinghiate suo figlio e punirlo con la verga (pp. 301, 328)

Per un figlio disobbediente, i semplici rimproveri non possono essere necessari.

5) L’evangelico non può depilarsi (pag 315)

Questo forse è davvero il più strano. Il discorso riguarda soprattutto le donne, colpevoli di depilarsi gambe ed ascelle eliminando i peli (della cui utilità non si può dubitare, per il solo fatto che esistono) a causa di motivi estetici. Questi ultimi non sussistono perché le donne dovrebbero portare sempre camicioni a maniche lunghe e gonne fino ai piedi.

6) L’evangelico non deve tenere animali domestici (pag. 318)

Il pericolo dell’idolatria si nasconde anche dietro gli amici a quattro zampe, ma in realtà in ogni tipo di animale che viene tenuto per “passione” e non per una qualche utilità.

7) La donna evangelica non si trucca, non mette orecchini e bracciali (nemmeno di bigiotteria) e non indossa i pantaloni (pp. 338, 339, 340)

Anche l’uso di orecchini senza nessun valore indica un atteggiamento superbo da parte della donna, che inoltre non deve vestirsi come un uomo. I pantaloni, infatti, anche se non attillati non sono un abbigliamento adatto perché mettono in risalto le gambe e il fondoschiena.

Non è da credere che tutti gli evangelici seguano alla lettera questi punti, ma non bisogna nemmeno pensare che si tratti di un caso isolato. Non è difficile trovare un evangelico adi o diciamo non “butindariano” che condivida almeno alcune di queste cose. Le domande, del resto, dicono a volte di più delle risposte. Il fatto che si senta il bisogno di chiedere se è lecito ascoltare una canzone di Domenico Modugno vuol dire che c’è una massa critica di evangelici e di pastori che lo ritiene un peccato. Con lo spettro dell’idolatria sempre presente, tanto da perdere dei contorni ben definiti per diventare tutto e niente (perfino seguire una squadra di calcio per molti evangelici è ormai un tabù). Questi principi morali – o meglio questo modo di decidere della morale, con un uso sconsiderato della Bibbia – potrebbero fare invidia ad un puritano cinquecentesco ma hanno un aspetto più inquietante di quanto sembri. Infatti, a parte il punto uno, si può anche vivere senza andare a mare e le altre cose del “mondo”. Ma se si può vietare di ascoltare della innocente musica profana, il passo per divieti più importanti è molto breve. Facendo leva sulla paura dell’idolatria, gli evangelici possono vietare o vietarsi anche la tv e la radio – in quanto profane – con annessi telegiornali. Considerando che libri e giornali sono già normalmente in disuso tra gli italiani (e gli evangelici non si distinguono certo per cultura personale, anzi...), l’unico mezzo resterebbe una rete circoscritta ai siti evangelici (e in una certa misura, le cose stanno già così).

Un’ultima considerazione sulla mentalità evangelica di cui Butindaro si fa portavoce. Chi va a leggere le motivazioni di questi divieti ed obblighi si rende immediatamente conto di due cose: la mancanza di mezze misure e l’abuso come demolitore dell’uso (al contrario del proverbio latino). Perché tra il rimproverare un figlio e il prenderlo a cinghiate non esiste lo schiaffo come via di mezzo; e il fatto che per alcuni lo sport, gli animali, i cantanti ecc…diventino davvero degli idoli, vuol dire che allora l’idolatria è in qualche modo insita in queste cose ed inevitabile. È un modo di pensare in maniera assoluta che si riscontra davvero in tutti gli evangelici, su qualsiasi argomento. E la cosa che fa più impressione è l’uso della Scrittura come stampella anche per le cose più assurde, i passi citati in sostegno del divieto di depilazione sono a dir poco eloquenti. È un fraintendimento distorsivo non si sa fino a che punto consapevole, completamente privo delle più elementari regole filologiche. Mi è rimasta molto impressa una scena del programma “S.O.S. Tata” in cui si mostrava questa donna evangelica (non so se pentecostale o altro) che con la verga faceva vivere i figli in un clima di paura e di violenza. E alle rimostranza della tata, ovviamente, andava a prendere – con un certo cipiglio – la Bibbia per citare i passi che le permettevano di imporre punizioni fisiche. In maniera assolutamente disinvolta, come se vivessimo ai tempi mosaici e non fossero passati millenni di evoluzione culturale, sociale e pedagogica.

L’impressione è che gli evangelici seguano un po’ tutti dettami morali piuttosto rigorosi, spesso fino all’eccesso. Ma, come del resto per la dottrina, anche lo spinoso campo della morale sembra suscitare forti contrasti interni che appaiono difficilmente sanabili. È senza dubbio un argomento che meriterebbe studi più approfonditi da parte dei sociologi: ci sono italiani che non vanno al mare e non ascoltano canzonette per motivi morali. E non sono nè islamici nè testimoni di Geova, eppure lo si può venire a sapere solo in modo accidentale.

http://ettorebarra.blogspot.it/2012/02/gli-evangelici-e-la-tradizione-parte-ii.html