29 gennaio 2017

".... perché eterna è la Sua Misericordia"


SALMO 136.... nella speranza che qualche ultras novello "custode dell'ortodossia" non dica che anche la Scrittura sia troppo misericordiosa, come dicono che lo sia Papa Francesco.

[1] Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia. 
[2] Lodate il Dio degli dei:
perché eterna è la sua misericordia. 
[3] Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia. 
[4] Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia. 
[5] Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia. 
[6] Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia. 
[7] Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia. 
[8] Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia; 
[9] la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia. 
[10] Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia. 
[11] Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia; 
[12] con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia. 
[13] Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia. 
[14] In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia. 
[15] Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia. 
[16] Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia. 
[17] Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia; 
[18] uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia. 
[19] Seon, re degli Amorrèi:
perché eterna è la sua misericordia. 
[20] Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia. 
[21] Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia; 
[22] in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia. 
[23] Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia; 
[24] ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia. 
[25] Egli dà il cibo ad ogni vivente: perché eterna è la sua misericordia. 
[26] Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia. 

24 gennaio 2017

La "Cyber guerra" contro Papa Francesco

di Pierluigi Mele 

I siti web tradizionalisti scatenano una sorta di “cyber guerra” contro l’operato di Papa Francesco. Quali sono i siti e chi sono questi super integralisti “cattolici”? Ne parliamo con Giacomo Galeazzi, vaticanista del quotidiano La Stampa, autore, insieme ad Andrea Tornielli, di una inchiesta su questa area ecclesiale che vive di nostalgici risentimenti contro il Vaticano II e la modernità.

Galeazzi, lei e Andrea Tornielli siete stati autori di una bella inchiesta giornalistica sulla resistenza (o dissenso) a Papa Francesco pubblicata nei giorni scorsi su Vatican Insider, vogliamo approfondire alcuni nodi della vostra inchiesta. Incominciamo col fare una piccola mappa: Dove è collocata maggiormente l'area del dissenso? 
“Quando un mese fa abbiamo iniziato il nostro viaggio nella galassia degli oppositori di Bergoglio, abbiamo applicato subito un metodo rigorosissimo. Incontri, colloqui, visite: tutto registrato, scritto, inattaccabile. E infatti, dopo l’uscita della nostra inchiesta, le reazioni dei siti ultratradizionalisti devono arrampicarsi sugli specchi della dietrologia perché non hanno elementi per contestare neppure una virgola di quello che abbiamo riportato. Ci siamo immersi per settimane in un fronte ecclesiale, politico e culturale che sul web e nei circoli unisce leghisti, nostalgici di Ratzinger, nemici del Concilio. Per esempio, nella sua pagina ufficiale su Facebook, Antonio Socci sostiene che Benedetto XVI non si sia voluto davvero dimettere ma si consideri ancora Papa volendo in qualche modo condividere il «ministero petrino» con il successore. Interpretazione che lo stesso Ratzinger ha smentito”

Il dissenso si manifesta maggiormente, non solo con libri, ma, come già detto, con lo strumento del web. La rete diventa, così, l'arma per scatenare l'opposizione a Francesco. Può farci qualche nome dei maggiori oppositori? 
“A tenere unita la galassia del dissenso è l’avversione a Francesco. E’ un' area composita che spazia dai lefebvriani che hanno deciso di «attendere un Pontefice tradizionale» per tornare in comunione con Roma, ai cattolici leghisti che contrappongono Francesco al suo predecessore Ratzinger e lanciano la campagna «Il mio papa è Benedetto». Ci sono gli ultraconservatori d ella Fondazione Lepanto e i siti web vicini a posizioni sedevacantiste, convinti che abbia ragione Socci a sostenere l’invalidità dell’elezione di Bergoglio soltanto perché nel conclave del marzo 2013 una votazione era stata annullata senza essere scrutinata. Il motivo? Una scheda in più inserita per errore da un cardinale. La votazione era stata immediatamente ripetuta proprio per evitare qualsiasi dubbio e senza che nessuno dei porporati elettori sollevasse obiezioni. In questa galassia ci sono anche prelati e intellettuali tradizionalisti firmano appelli o protestano contro le aperture pastorali del Pontefice argentino sulla comunione ai divorziati risposati e sul dialogo con il governo cinese”.

Quanto peso ha questa area? 
“Dopo l’uscita della nostra inchiesta sulla “Stampa”, un bravo collega del quotidiano “Avvenire”, Luigi Rancilio si è fatto proprio questa domanda: quante persone coinvolge questo fronte anti Bergoglio sul web? Così, ha analizzato il traffico dei blog e dei siti citati nel mese di settembre, usando Similarweb (che non sarà preciso al 100% ma è molto affidabile). Ecco i risultati: La nuova Bussola quotidiana 11.200 lettori medi al giorno.Il blog di Antonio Socci 6.833 lettori medi al giorno. Il Timone 3.253 lettori medi al giorno. Il blog di Sandro Magister sull'Espresso 2.870 lettori medi al giorno. Riscossa Cristiana 2.440 lettori medi al giorno. Unavox 1.456 lettori medi al giorno .Il blog di Don Giorgio De Capitani 730 lettori medi al giorno. Il blog Chiesa e postconcilio 284 lettori medi al giorno Rosso porpora 57 lettori medi al giorno. Facendo anche finta che nessuno di questi siti o blog abbia lettori in comune (cosa impossibile) stiamo parlando di 29.123 persone al giorno. Quindi, Papa Francesco può dormire sonni tranquilli. Il dissenso verso il Papa unisce persone e gruppi tra loro molto diversi e non assimilabili”.

La linea pastorale di Francesco che, sulla scia del Vaticano II, propone una ecclesiologia inclusiva (la visione della "Chiesa come ospedale da campo") è contestata da alcuni cardinali e da una parte della Curia Romana. Cosa contestano a Papa Francesco? Qual è la critica più feroce dal punto di vista teologico? 
“Uno dei principali centri di resistenza, secondo lo storico ultratradizionalista Roberto De Mattei (presidente della fondazione Lepanto) è l’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia. Nel mirino dei critici c’è anche il contributo che la politica migratoria di Francesco, a giudizio dei suo detrattori, fornisce alla destabilizzazione dell’Europa e alla fine della civiltà occidentale. Tra coloro che vengono considerati stelle polari da parte di questo mondo ci sono soprattutto il porporato statunitense Raymond Leo Burke, patrono dei Cavalieri di Malta, e il vescovo ausiliare di Astana, Athanasius Schneider. I vescovi cattolici nel mondo sono più di cinquemila, ci ha ricordato il sociologo Massimo Introvigne, il dissenso riesce a mobilitarne una decina, molti dei quali in pensione, il che mostra appunto la sua scarsa consistenza”.

Abbiamo visto che la Rete diventa il grande contenitore dove alberga il risentimento, la delegittimazione (e in taluni casi anche l'odio) nei confronti del Papa. Pur tra differenze di posizioni, quello che appare è che vi sia una "regia" comune che alimenta questo dissenso. C'è? Oppure è una visione da "complottisti" immaginare questo?
“Introvigne sostiene che questo dissenso è presente più sul web che nella vita reale ed è sopravvalutato: ci sono infatti dissidenti che scrivono commenti sui social sotto quattro o cinque pseudonimi, per dare l’impressione di essere più numerosi. Ed è un movimento che non ha successo perché non è unitario. Ci sono almeno, secondo Introvigne, tre dissensi diversi: quello politico delle fondazioni americane, di Marine Le Pen e di Matteo Salvini che non sono molto interessati ai temi liturgici o morali - spesso non vanno neppure in chiesa - ma solo all’immigrazione e alle critiche del Papa al turbo-capitalismo. Quello nostalgico di Benedetto XVI, che però non contesta il Vaticano II. E quello radicale della Fraternità San Pio X o di de Mattei e Gnocchi, che invece rifiuta il concilio e quanto è venuto dopo”.

Tra i protagonisti, oltre a teologi ed alcuni elementi della gerarchia, vi sono i giornalisti. Tra i più noti ricordiamo: Magister (più sofisticato), Socci (sostenitore della tesi della invalidità della elezione di Francesco) e Rusconi (tradizionalista ticinese). Ho notato l'assenza di Aldo Maria Valli, vaticanista del TG1, tra i più critici, sia pure raffinato, nei confronti del Papa. Perché? 
“Abbiamo scattato una fotografia dell’esistente. E’ stato un lavoro capillare e faticoso. Sicuramente ci sono anche altre voce di dissenso a Francesco, abbiamo riportato quelle che riteniamo più significative. Il dissenso verso il Papa unisce persone e gruppi tra loro molto diversi e non assimilabili: ci sono le prese di distanza soft del giornale online «La Bussola quotidiana» e del mensile «Il Timone», diretti da Riccardo Cascioli. C’è il quasi quotidiano rimprovero al Pontefice argentino messo in rete dal vaticanista emerito dell’«Espresso», Sandro Magister. Ci sono i toni apocalittici e irridenti di Maria Guarini, animatrice del blog «Chiesa e Postconcilio», fino ad arrivare alle critiche più dure dei gruppi ultratradizionalisti e sedevacantisti, quelli che ritengono non esserci stato più un Papa valido dopo Pio XII”.

Non c'è solo la teologia il dissenso riguarda anche la "politica", e anche la "geopolitica della misericordia", di Francesco. Qui lo spettro va dai cattolici conservatori americani (che votano Trump) ai cattoleghisti che tifano per Putin. Non è assurdo avere come interlocutore Putin da contrapporre a Papa Francesco? Senza dimenticare la destra "sovranista". Su che basi si fonda questa fronda? “Abbiamo visitato i luoghi e incontrato i protagonisti di questa opposizione a Francesco, numericamente contenuta ma molto presente sul web, per descrivere un arcipelago che attraverso Internet ma anche con incontri riservati tra ecclesiastici, mescola attacchi frontali e pubblici a più articolate strategie. Introvigne ci ha fatto notare una sorprendente caratteristica comune a molti di questi ambienti: È l’idealizzazione mitica del presidente russo Vladimir Putin, presentato come il leader “buono” da contrapporre al Papa leader “cattivo”, per le sue posizioni in materia di omosessuali, musulmani e immigrati. Con il dissenso anti-Francesco collaborano fondazioni russe legatissime a Putin”.

Pensa che queste posizioni abbiano una qualche possibilità di avere un consenso più largo nella comunità ecclesiale?
“Nel libro “Il Concilio di Papa Francesco” (Elledici) ho avuto modo di elencare ragioni e temi che dividono questi oppositori di Bergoglio dalla larghissima maggioranza dei fedeli. Tra i nemici di Francesco, molti hanno come “grande nemico” il Vaticano II. Francesco, proprio perché è il primo Papa che non ha partecipato al Concilio, ha come indirizzo fondamentale la realizzazione e l’attualizzazione della primavera conciliare. E ciò contrasta con il luogo comune di un periodo storico della Chiesa del tutto concluso e, ormai, da celebrare con un obbligato ossequio retorico, più o meno convinto, più o meno ipocrita. Francesco ritiene che il Concilio, al contrario, sia rimasto largamente inapplicato e che, invece di celebrarlo ritualmente, appunto, vada vissuto nella quotidiana esperienza pastorale. Il richiamo al Concilio mi ha consentito, anche attraverso una vasta ricognizione tra le opinioni dei più autorevoli protagonisti del dibattito ecclesiale, di formulare distinzioni tra termini che si confondono troppo per essere chiarificatori. Quelli che ricordano l’essenziale differenza, per esempio, tra miseria e povertà, per cui la prima è indegnità, la seconda è stile di vita e il Vangelo dice, appunto, «beati i poveri», non «beati i miseri». Proprio per contestare ingenue o maligne assimilazioni ideologiche, è utile ricordare le parole di Francesco che rivendicano la primogenitura della parola evangelica sull’importanza della «cura dei poveri», rispetto a rivendicazioni marxiste totalmente estranee alla concezione cristiana della vita”.

Papa Francesco come reagisce di fronte a tutto questo?
“Francesco è un dono provvidenziale alla Chiesa e al mondo. Basta seguire ogni giorno su “Vatican Insider” l’attività di Bergoglio e vederne gli straordinari effetti globali per capire la portata storica del suo pontificato. A chi acriticamente attacca Bergoglio a testa bassa e, pur definendosi cattolico, arriva a insultarlo sui siti ultratradizionalisti definendo il Vicario di Cristo “un monotono clown di basso conio” di leggere “Il nome di Dio è misericordia” (Piemme), il libero nel quale il Papa dimostra splendidamente e in maniera inequivocabile ad Andrea Tornielli come il Vangelo sia l’unica linea guida della sua azione. Le risposte di Bergoglio a Tornielli fanno capire in maniera inequivocabile come il Pontefice abbia a cuore esclusivamente l’evangelizzazione. Mediocri e meschini veleni di piccole pozze inquinate non riescono neppure a sfiorare il grande fiume alimentato dallo Spirito Santo”.

RaiNews

17 gennaio 2017

Don Dolindo Ruotolo parla della Messa in Latino

«Queste gravi parole dell’Apostolo ci dànno occasione di trattare una scottante questione, che prospettiamo, protestando la più assoluta obbedienza a qualunque disposizione della Chiesa, ed unicamente per implorare dalle competenti Autorità il loro intervento. Nessuno, in­fatti, potrà negare che il popolo cristiano e la grande maggioranza dei Sacerdoti e dei Religiosi prega tutto al più con lo spirito e non con la mente, perché non intende ciò che dice.

In tutto il mondo le lingue liturgiche sono diverse da quelle comu­ni e parlate, di modo che la massa dei fedeli, sia latini che greci, non capisce nulla di quello che si dice nei sacri Riti, ossia nei momenti più solenni nei quali la grazia divina si effonde sulle anime, e le anime parlano a Dio.


È questa la causa vera e profonda dell’ignoranza dei cristiani nelle cose di Dio, e del loro rilassamento spirituale. Non si può disconoscere un intervento diabolico o almeno uno sfruttamento diabo­lico nel cambiamento delle lingue. Il perfido nemico sapeva bene che il mutamento delle lingue avrebbe portato la confusione e l’isterili­mento dei cuori e della vita cristiana. Una massa di fedeli che assiste ad una Messa, latina o greca, è uno spettacolo molto triste. L’anima ci sta come automa, ci si annoia ci si urta, e non vede più la ragione e l’utilità di stare mezz’ora a sentire un brontolìo senza senso. È vero: oggi si è cercato riparare a questo inconveniente con le versioni in lingua parlata, un po’ troppo tardi in verità, e quando il popolo cristiano si era già abituato a star presente alla Messa più che ad ascoltarla.

Per quanto, però, possa leggersi una preghiera tradotta al posto di quella che recita il celebrante, non si riesce a partecipare in pieno al sacro rito, poiché ogni parola pronunziata dal Sacerdote nella solen­nità dei misteri divini ha un’espressione e un’efficacia che nessuno può sostituire. Del resto chi è che legge il testo sacro nella traduzione? Ben poche persone. La grande massa sta inerte ed incosciente, e non ha il più piccolo pensiero di preghiera.


Ascoltare la Messa oggi, per la stragrande maggioranza, equivale a rimanere seduti o in piedi in Chiesa, con una grande noia, guardando a destra e a sinistra o schiacciando comodamente un pisolino.

L’unica attenzione che presta questa massa di popolo al sacro rito è il vigilare quando sta per finire, di modo che appena si volta l’ultimo Evangelo scatta su dalle sedie e va rumorosamente via, senza partecipare alle preghiere finali, le uniche alle quali ancora il popolo partecipa col Sacerdote, pur non capendone un’acca.


Ogni persona che ragiona capisce che in questo barbaro modo il popolo cristiano non si nutrisce, e che per necessità perde ogni spirito di fede e di devozione. Chi andrebbe mai ad un teatro dove gli attori parlassero in una lingua sconosciuta? E quale maestro potrebbe in­ segnare in tal modo le cose più importanti dell’arte o della scienza che insegna? Nessuno può negare che il grande e totalitario decadi­ mento cristiano è cominciato proprio quando il latino è diventato in­ comprensibile alla massa dei fedeli. Quanti tesori di esortazioni vive e rifulgenti di grazia e di Spirito Santo si perdono nella Chiesa perché il popolo non le intende! Non è davvero penoso per es. che quelli che si sposano non ascoltino una sola parola, una sola che li interessi nel sacro rito? Seduti o inginocchiati, si sentono solo come flagellati da us, is, orum, bus, tis, um, e guardano attorno ansiosi solo che si finisca. Quanta luce di pietà, di religione e di ammonimenti in un Battesimo, nella Cresima, nella benedizione di un morto, nelle esequie di un bimbo si sperpera invano, quante perle preziose sono gettate per terra! Eppure, ognuno di questi riti potrebbe rinnovare tante anime!


Senza dire, poi, che il Sacerdote, sapendo di non essere compreso, non subisce quel salutare controllo che ha dal pubblico ogni attore che recita, perde il senso della responsabilità, e con grande facilità acciabbatta e arruffa le sacre parole del rito sacro, premuroso anche egli di finire presto. Manca tra lui e chi ascolta la comprensione, e, naturalmente, non gli preme di scandire bene le parole e di andare adagio.

È uno sfacelo completo sia dalla parte della maggioranza dei sacri Ministri sia da quella del popolo. Chi regge le sorti del popolo cristiano non può non preoccuparsene, e noi scriviamo questo non per osare di sovrapporci ad essi, ma come una pubblica e dolorante supplica fatta in nome dei pargoli affamati che cercano ansiosamente il pane, e non trovano chi loro lo spezzi. Scriviamo queste cose in gi­nocchio davanti alla Chiesa di Dio, supplicandola a dare ai suoi figli il latte del quale è ricolmo il suo petto materno. Quale bimbo può succhiare al di sopra delle vesti materne? Egli esplora ansiosamente con le manine per trovarvi la fonte della sua vita, e non trovandola piange e diventa cattivo.

Noi piangiamo tutte le lagrime della nostra vita senza conforto, perché non ascoltiamo neppure nella morte le grandi parole della Chiesa che ci accompagnano alla tomba nel momento più tragico della nostra vita, e che ci preparano a comparire innanzi al tribunale di Dio. Anche allora, tra le angosce dell’ultimo malanno e l’ansare dell’agonia, noi sentiamo solo us, um, orum, bus, bis, os, proprio quando come naufraghi in un pelago sterminato e tempestoso, cerchiamo la parola viva e precisa del nocchiero che ci orienti al porto della vita.

Chi ha la responsabilità delle anime non può disinteressarsi di un problema così grave ed urgente per la vita cristiana, e noi, poveri e piccoli servi della vigna del Signore, osiamo levare alla Chiesa questa supplica ardente in nome degl’ignoranti che non intendono, degli in­fermi che non capiscono la voce del medico che li cura, in nome dei combattenti nell’agone terribile della vita, dove ogni comando deve essere ben chiaro e marcato per potere avanzare.


Le grandi parole dell’Apostolo S. Paolo: “Preferisco dire cinque parole sicché io sia capito, per istruire gli altri, anziché diecimila parole in altra lingua”, sono di tale importanza e gravità, che non possono rimanere inascoltate. Non vale dire che... letteralmente egli parla del dono delle lingue in contrapposizione a quello del parlare per istruire gli altri, perché questo anzi rafforza il nostro argomento. Se l’Apostolo per il bene delle anime preferisce di non godere lui delle comunica­zioni dello Spirito Santo e di non parlare in altra lingua lodando Dio, pur di parlare anche limitatamente, anche dicendo solo cinque parole per l’edificazione delle anime, molto più egli deve desiderare che non siano resi incomprensibili torrenti di parole che lo Spirito Santo ha comunicate alla Chiesa per la diretta edificazione delle anime. Se egli non concepisce che nella Chiesa si possa lodare Dio per interna mo­zione dello Spirito Santo, senza che quelli che ascoltano intendano, molto più non concepisce che si possa pregare insieme, e che si possa, con maggiore ragione, istruire gli altri, senza che essi capiscano.

Qual valore ha l’Amen, detto come conclusione di una pubblica preghiera, se chi lo dice non capisce la preghiera che si è recitata? E quale frutto può ricavare un fedele dalle più grandi e solenni istru­zioni che gli vengono fatte se non le ha capite?


S. Paolo, anzi, rafforza il suo argomento in una maniera impres­sionante, e tratta da fanciulli quelli che non capiscono il suo parlare, come dice che una riunione in cui si parla senza essere capiti è riguar­data come una riunione di pazzi. L’argomento, importantissimo, vale soprattutto per quelli che vogliono ad ogni costo conservare certe tradizioni, senza tener conto del bene vero delle anime.


Volere ad ogni costo conservare una lingua oramai incompresa dalla massa dei fedeli, quando essa fu usata unicamente per essere intesa dai fedeli, e quando la Chiesa primitiva rinunziò all’ebraico, all’aramaico ed al greco delle sue origini, adottando in occidente in pieno il latino perché era la lingua conosciuta allora dal popolo, è cosa da fanciulli. L’argomento vale benissimo per quei conservatori ad oltranza, che si ribellano ad ogni sana novità, pur di conservare quello che in realtà non serve più al bene vero delle anime.


A questi possono essere rivolte le parole severe che Dio disse al suo popolo per mezzo di Isaia, e che S. Paolo cita non letteralmente (XXVIII, 11, 12): Per mezzo di uomini di altra lingua, e per altre labbra parlerò a questo popolo, e nemmeno cosi mi daranno retta, dice il Signore. Poiché il popolo suo non ha ascoltato la voce dei Profeti, Egli parlerà a lui castigandolo con l’oppressione degli Assiri, e questi lo domineranno dandogli ordini nella loro lingua. Se il popolo cristiano non ascolta la voce di Dio, e non muta vita per l’intelligenza della sua parola, decadrà talmente nella fede e nella vita, da meritare di cadere sotto il dominio straniero. Egli che non ha ascoltato la voce di Dio, ascolterà allora la voce degli stranieri che lo domineranno.


Questo terribile castigo lo abbiamo toccato con mano; noi Ita­liani, e con noi più o meno tutti i popoli della terra. Invece di edi­ficarci con la parola di Dio, ci siamo baloccati con le stoltezze dello scienticismo, abbiamo disprezzato la parola di Dio, dataci nella luce dei Padri della Chiesa per nostra edificazione, ed abbiamo visto in poco tempo due dominazioni straniere nella nostra terra, la domina­zione tedesca e quella anglo-americana. Veramente Dio ci ha parlato per uomini di altra lingua, e per altre labbra, ma noi neppure gli abbiamo dato retta, perché siamo rimasti ostinati nei nostri peccati. Siamo troppo abituati a considerare tutto da un punto di vista pura­ mente umano, e non intendiamo che, al di sopra delle ragioni umane di prestigio e di unità, ci deve essere l’interesse delle anime.


Certamente è una cosa bella l’universalità del linguaggio della Chiesa nel mondo, certamente è un mezzo di unità, poiché dovunque in tutto il mondo si trovano lo stesso Altare e la stessa preghiera; ma questi vantaggi non compensano l’enorme svantaggio della quasi totale assenza del popolo cristiano dallo spirito e dalla luce dei sacri riti, ossia della più efficace scuola di vita cristiana che abbia la Chiesa.


Del resto anche oggi la Chiesa ammette nel suo seno i riti orien­tali, che non sono latini e non sono neppure greci; or, come si dice la Messa e si prega nelle lingue di questi riti, perché non potrebbe dirsi e non si potrebbe pregare nella lingua parlata di ciascun popolo? È vero, le lingue moderne subiscono una lenta evoluzione, e certo l’italiano del trecento e del seicento non è quello di oggi; ma a queste evoluzioni si può andare dietro con novelle e più precise edi­zioni dei sacri testi liturgici, stampandovi di fronte, magari per i Sacerdoti, anche il testo latino, o greco o siriaco a controllo della traduzione. Del resto quando le traduzioni sono fatte col controllo dell’Autorità Ecclesiastica, e quando si obbligano i fedeli a servirsi dei testi ufficiali, non si corre il pericolo di una confusione o di una falsa interpretazione.


Alcuni appongono a questi palpitanti argomenti il maggior sapore e la migliore espressione che in latino o in greco antico si ha dei concetti del sacro testo, ma questo gusto raffinato è di pochissimi tra gli stessi ecclesiastici, e non si può sacrificare il bene comune del popolo cristiano alle raffinatezze letterarie o spirituali di pochissimi.


La bellezza letteraria dei testi liturgici originali può essere una attrattiva per quelli che già sono ripieni dello spirito di Dio, e può essere un argomento di salutare ammirazione per quelli che non cre­dono e guardano la Chiesa dal di fuori, per così dire.


Ma l’intelligenza di quei testi è necessaria per l’edificazione di quelli che hanno la fede ed hanno necessità di nutrirsi spiritualmente. In fondo è l’argomento che fa S. Paolo per insistere di più sulla superiorità del dono della profezia su quelle delle lingue. Il dono delle lingue, egli dice, dev’essere un segno non per i credenti ma per quelli che non credono; la varietà stupefacente delle lingue sulla bocca di gente che le ignora è semplicemente un segno dell’effusione dello Spirito Santo per quelli che ancora non ne sono persuasi, come lo fu per tanti nel giorno della Pentecoste; è un segno della realtà dell’effusione dello Spirito Santo, ma non è un alimento spirituale per i credenti, cioè per quelli che già la riconoscono, e si radunano nella Chiesa per edificarsi; La profezia, invece, cioè il parlare illu­strando le eterne verità con rivelazioni e lumi soprannaturali, è un dono non per quelli che non credono ma per quelli che credono, e, logicamente, per quelli che vengono alle sacre riunioni non con lo spirito miscredente di chi non ammette ancora la fede e aspetta dei segni per ammetterla, ma con lo spirito desideroso di conoscere le verità di quella fede che già di massima ammette.


Riferendosi proprio a questi che vengono in Chiesa per essere istruiti e per conoscere quella fede che già ammettono e desiderano, S. Paolo soggiunge: Se, dunque, quando tutta la Chiesa è riunita, tutti parlassero in altre lingue, e sopravvenissero semplici catecumeni o infedeli, sentendo parlare da tutti diverse lingue senza capirne nulla, non direbbero che voi siete impazziti? Se invece tutti profetizzano, ed entra un infedele o un catecumeno, viene convinto da tutti delle verità della fede, viene giudicato da tutti, poiché le parole che ascol­tano gli compungono il cuore e gli fanno riconoscere le sue colpe, anche quelle più segrete del suo cuore, onde egli gettandosi con la faccia per terra adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente in voi, ossia che veramente lo Spirito Santo vi illumina e che voi vivete di Dio».


(D. Dolindo Ruotolo, Commento al c. XIV della Prima Lettera ai Corinzi, pp. 244 - 250)

15 gennaio 2017

Papa Francesco - Angelus - Piazza San Pietro Domenica, 15 gennaio 2017

"La Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!». Lui è l’unico Salvatore! Lui è il Signore, umile, in mezzo ai peccatori, ma è Lui, Lui: non è un altro, potente, che viene; no, no, è Lui!

E queste sono le parole che noi sacerdoti ripetiamo ogni giorno, durante la Messa, quando presentiamo al popolo il pane e il vino diventati il Corpo e il Sangue di Cristo. Questo gesto liturgico rappresenta tutta la missione della Chiesa, la quale non annuncia sé stessa. Guai, guai quando la Chiesa annuncia se stessa; perde la bussola, non sa dove va! La Chiesa annuncia Cristo; non porta sé stessa, porta Cristo. Perché è Lui e solo Lui che salva il suo popolo dal peccato, lo libera e lo guida alla terra della vera libertà.

La Vergine Maria, Madre dell’Agnello di Dio, ci aiuti a credere in Lui e a seguirlo."

11 gennaio 2017

Quando "TRADIZIONE" fa rima con "DEMENZIALITÀ"

Quando la loro capacità di intendere e di volere di chi si ritiene cattolico DOC è finita nel frullatore, magari in uno di quello del set venduto per € 6,66...




... io li voglio con il prosciutto di Norcia così aiuto i terremotati


le immagini che vedete provengono da chi si ritiene rispettoso della tradizione cattolica e che naturalmente non può che essere antibergogliano. Gli occhiali ovviamente con il prosciutto siamo noi "Bergogliani"a portarli. Noi "Bergogliani" che accusiamo loro veri cattolici DOC e DOP di essere settari, legalisti, farisei ed altro salvo poi essere loro stessi ad accusare noi "Bergogliani" di esserlo. 

10 gennaio 2017

Le bugie della Nuova Bussola Quotidiana

di Andrea Tornielli


Cari amici, mi ero ripromesso il silenzio su certi attacchi personali che indicano mala fede e soprattutto mala fede nei confronti dei lettori. Ma l’editoriale a firma di Riccardo Cascioli pubblicato oggi ha veramente passato il segno e mostra con evidenza come quel giornale online in questo caso distorca fatti: siccome per sopravvivere ha bisogno sempre di un nemico – meglio se è un nemico che sta nella stessa casa cattolica – questa mattina il suo direttore afferma due falsità delle quali dovrebbe chiedere scusa ai lettori.
La prima. Scrive Cascioli: “Fin da quando sono stati pubblicati i “dubia”, invece di affrontare un dibattito serio i soliti “guardiani della rivoluzione” hanno cercato di disinnescare la “minaccia”. Dapprima è stato il silenzio, sperando che la cosa rimanesse confinata ai siti – tra cui La Nuova BQ – che li avevano resi pubblici“. Poche righe più avanti Cascioli cita esplicitamente soltanto Vatican Insider: “guardiano della rivoluzione” è uno degli epiteti che nei miei confronti alcuni usano spesso sui loro media. Ebbene, vorrei ricordare al buon Cascioli smemorato che il giorno stesso in cui sono stati pubblicati i dubia – in Italia da Sandro Magister e dalla Nuova Bussola Quotidiana – Vatican Insider ha messo online un articolo nel quale, citando con link entrambe le fonti, dava conto degli stessi dubia. Peraltro con grande rispetto e senza alcun commento negativo, neanche tra le righe. Nel nostro piccolo e pur con tutti i nostri limiti (purtroppo non godiamo dell’infallibilità della Bussola Quotidiana, che insegna dottrina a tutti) abbiamo dato conto con correttezza e tempestività di quanto avvenuto, senza minimizzare, “silenziare” o denigrare. La prova di ciò che dico è qui.
Ora, come possa essere considerato tutto questo un “silenzio”, non lo so. Nei giorni successivi Vatican Insider ha pubblicato altri due contributi di personalità di livello (il filosofo Buttiglione, il teologo Guerra Lopez) che – sempre con grande rispetto – entravano nel merito dei dubia e dicevano la loro partecipando a quel dibattito auspicato dagli autori dei dubia, ma evidentemente non dai loro sostenitori mediatici, per i quali il dibattito va bene a patto che si sostenga la loro tesi.
Ma le affermazioni più offensive e veramente lesive della mia dignità di persona prima ancora che di giornalista (e questo mi fa personalmente molto male perché con Cascioli ci conosciamo e abbiamo per un breve periodo anche lavorato insieme) vengono subito dopo. In un successivo paragrafo dell’editoriale, il direttore della Nuova Bussola Quotidiana scrive: “Ma visto che malgrado la pesante campagna intimidatoria sono molti di più vescovi e cardinali che hanno sostenuto apertamente i “dubia” rispetto a quanti si sono allineati alla condanna, ecco che da qualche settimana è iniziato il tentativo di mettere l’uno contro l’altro i quattro cardinali e chi finora li ha sostenuti. Così, ad esempio, Vatican Insider ha tentato di estorcere dichiarazioni al cardinale Brandmuller contro Burke, puntando sempre sulla questione della correzione del Papa, e lo stesso argomento è stato usato nell’intervista di Tgcom24 al cardinale Muller”.
Ora, rispedisco al mittente l’affermazione secondo la quale io avrei “tentato di estorcere” alcunché a un cardinale che conosco da diversi anni e con il quale ho anche collaborato per una mostra storica su Pio XII. Di fronte alle oggettivamente dirompenti affermazioni del cardinale Burke sulla “correzione formale” al Papa – che esulano dai dubia e che invece La Bussola ha cercato di minimizzare in tutti i modi – ho chiesto telefonicamente a Brandmueller un parere. Il cardinale era inizialmente dubbioso sull’opportunità di intervenire. Dopo un breve dialogo, gli ho detto che avrei trascritto la nostra telefonata inviandogli un testo. L’ho fatto. Il cardinale ci ha pensato su un giorno. Avrebbe potuto dirmi che non se ne faceva nulla e nulla sarebbe uscito. Invece mi ha inviato un’email cortese, contenente una dichiarazione scritta e ben meditata, da poter citare in un’eventuale pubblicazioneL’articolo che secondo Cascioli avrei “estorto” non fa altro che riportare parola per parola, alla lettera, e integralmente le affermazioni ricevute per posta elettronica da Brandmueller, il quale mi autorizzava ovviamente a utilizzarle. Di mio c’erano titolo, sommari e i passaggi non virgolettati.
Per quanto riguarda l’articolo su Mueller di domenica scorsa, mi sono limitato a riferire alla lettera le affermazioni trascritte dall’ufficio stampa del Tgcom24, che corrispondono a ciò che il porporato ha detto in diretta video. Senza denigrare né screditare nessuno. C’è chi si dedica quotidianamente a denigrare e screditare gli altri, soprattutto i fratelli nella fede (e basta leggere certi siti per vedere quale linguaggio di odio e di scherno viene usato). Vatican Insider non è tra questi. Capisco bene che le parole di Mueller abbiano infastidito non poco Cascioli, alcuni sostenitori dei “dubia” e i circoli mediatici che li supportano. Ma far passare anche il vaticanista del Tgcom24 Fabio Marchese Ragona per una specie di “estorsore” solo per aver posto una domanda al cardinale dice a che punto siamo arrivati con l’informazione sedicente cattolica che vive e consiste solo sull’esistenza di un nemico. Quando non lo trova, lo deve creare, massacrando la realtà dei fatti e persino il buonsenso.
Sono peraltro convinto che il cardinale Mueller dica semplicemente ciò che pensa quando afferma di non essere d’accordo con la pubblicazione dei dubia, messi online dopo meno di due mesi dalla loro presentazione. Come pure quando afferma che la “correzione formale” del Papa non è in agenda. La Nuova Bussola Quotidiana fa bene a condurre le battaglie in cui crede. Ma quando la realtà risulta essere un po’ diversa dall’idea che ci si è fatta o dal pre-giudizio che si ha, basterebbe prenderne atto, oppure, se proprio rode così tanto, ignorare la cosa. Ma perché dare dell’estorsore a chi cerca di fare il suo mestiere? Un’accusa velenosa e falsa, che svela i cuori e descrive bene il livello a cui si è arrivati da parte di chi fa quotidianamente lezione di giornalismo e di dottrina a tutti credendosi un novello Sant’Uffizio.
PS, copio qui sotto il testo completo del messaggio ricevuto per email dal cardinale Brandmueller alla vigilia di Natale, che ho trasformato in articolo e messo online la mattina del 26 dicembre. Per fortuna non lo avevo ancora cancellato! Così potrò esibirlo come prova a mia discolpa quando dovrò comparire davanti alla Santa Inquisizione Bussolante per difendermi dall’accusa di “estorsione” ai danni di un cardinale.
Caro Dottore, ecco qui il mio pensiero autentico e completo. La pregherei di riportarlo in una Sua eventuale pubblicazione.
Innanzitutto noi Cardinali attendiamo la risposta ai Dubia, in quanto una mancata risposta potrebbe essere vista da ampi settori della Chiesa come un rifiuto dell`adesione chiara e articolata alla dottrina definita.
I Dubia intendono promuovere nella Chiesa il dibattito, come sta avvenendo. Il Cardinale Burke nell’intervista originale in inglese (non come hanno riportato i media italiani) non ha indicato una scadenza, ma solo risposto che ora dobbiamo pensare a Natale e poi si affronterà la questione. Inoltre il Cardinale non ha detto che una eventuale correzione fraterna (conf. Gal. 2,11-14) debba avvenire pubblicamente. Devo, invece, ritenere che sia convinto, che in prima istanza una correzione fraterna debba avvenire in camera caritatis. Del resto devo dire che il Cardinale ha espresso-in piena autonomia-la sua opinione, che, senz`altro potrebbe essere condivisa pure da altri cardinali.

9 gennaio 2017

Papolatra!

Una volta erano i protestanti poi evangelici più o meno settari a dare del "papolatra" ai cattolici, ora invece sono i supercattolici DOC e DOP che danno del papolatra a chi da cattolico si affida al successore di Pietro che non indossa ermellini e scape rosse e con una croce di ferro e troppo alla portata della gente comune.


7 gennaio 2017

Nessun crollo di fedeli alle udienze di Francesco, ecco i dati veri

Qualche giorno fa le agenzie di stampa hanno riportato i nuovi dati emessi dalla Prefettura della Casa Pontificia sulla partecipazione dei fedeli ai vari incontri con il Papa avvenuti in Vaticano nel corso del 2016 (udienze, celebrazioni e angelus/regina coeli). Rispetto all’anno precedente hanno partecipato circa 800mila fedeli in più.
La notizia, di per sé già poco interessante, potrebbe finire qui, se non fosse che sulla partecipazione alle udienze c’è stata parecchia (e volontaria) disinformazione in questi anni. Cogliamo questa occasione per chiarire le cose.
Il fronte antibergogliano ha spesso diffuso l’informazione che Papa Francesco non sarebbe amato dai cattolici: un anno fa il giornalista Antonio Socci, ad esempio, scriveva dei «dati disastrosi sul crollo dell’afflusso dei fedeli agli incontri di Bergoglio […]. Il Vaticano in effetti è sempre più allarmato perché da due anni è in corso una vera fugada Bergoglio […]. Numeri terribili […] All’entusiasimo iniziale dei primi mesi ha fatto seguito una cocente delusione con la conseguente fuga dagli incontri papali […]. I dati che ho citato segnano un totale fallimento. Dunque l’effetto Bergoglio c’è, ma al contrario: non attrae i lontani, ma fa fuggire i vicini. Perché? Cosa c’è che non va nel messaggio di Bergoglio? Il popolo cristiano si allontana da Bergoglio, il 2016 sarà l’anno della verità». Meno apocalittici i toni del suo collega Sandro Magister dell’Espresso, anche lui comunque soddisfatto per la “fuga” di fedeli dal successore di Pietro: «Quindi ogni nuovo anno con la metà di presenze dell’anno precedente».
Entrambi però non hanno mai mostrato il confronto diretto tra i dati dei partecipanti agli incontri di Francesco, di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. Avrebbero altrimenti dovuto dire che la media dei fedeli che negli ultimi quattro anni hanno partecipato agli incontri pubblici del Pontefice argentino è nettamente più alta di quella relativa ai suoi predecessori: 4.925.925 presenze medie per Papa Francesco contro le 2.524.11 presenze medie per Benedetto XVI e le 3.748.758 presenze medie per Giovanni Paolo II (per lui abbiamo considerato solo la media degli ultimi cinque anni, dal 2000 al 2004). Come si evince dalla tabella riassuntiva qui sotto, è vero che tra il 2014 e il 2015, in particolare, c’è stata un’inflessione delle partecipazioni agli incontri pubblici di Francesco, ma i numeri sono sempre rimasti decisamente più alti rispetto a quelli dei suoi predecessori. E, in ogni caso, flussi altalenanti sono osservabili sia per Wojtyla che per Ratzinger. Nel 2016, infine, quello che doveva essere “l’anno della verità” secondo il giornalista di Libero, si è verificato un netto aumento dei già numerosi partecipanti. Ecco, la verità, appunto.
Se davvero i numeri dei fedeli presenti alle udienze fossero segno della “verità” di un Pontificato, sempre secondo Socci, allora che dire di quelli di Giovanni Paolo II? Se davvero “pochi” partecipanti equivale a “qualcosa che non va nel messaggio” del Papa, che dire dei numeri nettamente inferiori di Papa Ratzinger (che venne deriso per questo dal suo più attivo persecutore mediatico)? Se davvero i dati di Francesco rappresenterebbero una “fuga”, un “fallimento totale”, prendendo ancora in prestito le valutazioni dei critici di Francesco, con quali parole descrivere gli ancora meno elevati tassi di affluenza ottenuti dai suoi due predecessori? Precisiamo comunque che i numeri appena citati, sintetizzati qui sotto, non significano nulla e men che meno andrebbero usati per valutare positivamente o negativamente la cifra di un pontificato: la verità non si gioca sui numeri e sull’adesione. Altrimenti Cristo non sarebbe stato crocifisso dai suoi contemporanei. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI -così come Francesco- sono stati due enormi e preziosi doni alla Chiesa, indipendentemente da quanti hanno partecipato fisicamente ai loro eventi pubblici.
Qui sotto la nostra tabella con i dati annuali pubblicati dal Vaticano (manca il 2005 poiché anno di transizione di due Papi, mentre il 2013 è stato considerato in quanto il pontificato di Papa Francesco è iniziato nei primi mesi dell’anno), per chi volesse verificarli personalmente ecco le fonti: Giovanni Paolo II, anno 2000200120022003 e 2004.
Benedetto XVI, anno 200620072008200920102011 2012.
Papa Francesco, anno 201320142015 e 2016.

6 gennaio 2017

“Soldi e successo, luci abbaglianti che seducono e accecano”


SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE
PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Venerdì, 6 gennaio 2017





Cari fratelli e sorelle, buongiorno! 

Celebriamo oggi l’Epifania del Signore, cioè la manifestazione di Gesù che risplende come luce per tutte le genti. Simbolo di questa luce che splende nel mondo e vuole illuminare la vita di ciascuno è la stella, che guidò i Magi a Betlemme. Essi, dice il Vangelo, videro «spuntare la sua stella» (Mt 2,2) e scelsero di seguirla: scelsero di farsi guidare dalla stella di Gesù. 

Anche nella nostra vita ci sono diverse stelle, luci che brillano e orientano. Sta a noi scegliere quali seguire. Per esempio, ci sono luci intermittenti, che vanno e vengono, come le piccole soddisfazioni della vita: anche se buone, non bastano, perché durano poco e non lasciano la pace che cerchiamo. Ci sono poi le luci abbaglianti della ribalta, dei soldi e del successo, che promettono tutto e subito: sono seducenti, ma con la loro forza accecano e fanno passare dai sogni di gloria al buio più fitto. I Magi, invece, invitano a seguire una luce stabile, una luce gentile, che non tramonta, perché non è di questo mondo: viene dal cielo e splende… dove? Nel cuore.

Questa luce vera è la luce del Signore, o meglio, è il Signore stesso. Egli è la nostra luce: una luce che non abbaglia, ma accompagna e dona una gioia unica. Questa luce è per tutti e chiama ciascuno: possiamo così sentire rivolto a noi l’odierno invito del profeta Isaia: «Alzati, rivestiti di luce» (60,1). Così diceva Isaia, profetizzando questa gioia di oggi a Gerusalemme: “Alzati, rivestiti di luce”. All’inizio di ogni giorno possiamo accogliere questo invito: alzati, rivestiti di luce, segui oggi, tra le tante stelle cadenti nel mondo, la stella luminosa di Gesù! Seguendola, avremo la gioia, come accadde ai Magi, che «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,10); perché dove c’è Dio c’è gioia. Chi ha incontrato Gesù ha sperimentato il miracolo della luce che squarcia le tenebre e conosce questa luce che illumina e rischiara. Vorrei, con tanto rispetto, invitare tutti a non avere paura di questa luce e ad aprirsi al Signore. Soprattutto vorrei dire a chi ha perso la forza di cercare, è stanco, a chi, sovrastato dalle oscurità della vita, ha spento il desiderio: alzati, coraggio, la luce di Gesù sa vincere le tenebre più oscure; alzati, coraggio!

E come trovare questa luce divina? Seguiamo l’esempio dei Magi, che il Vangelo descrive sempre in movimento. Chi vuole la luce, infatti, esce da sé e cerca: non rimane al chiuso, fermo a guardare cosa succede attorno, ma mette in gioco la propria vita; esce da sé. La vita cristiana è un cammino continuo, fatto di speranza, fatto di ricerca; un cammino che, come quello dei Magi, prosegue anche quando la stella sparisce momentaneamente dalla vista. In questo cammino ci sono anche delle insidie che vanno evitate: le chiacchiere superficiali e mondane, che frenano il passo; i capricci paralizzanti dell’egoismo; le buche del pessimismo, che intrappola la speranza. Questi ostacoli bloccarono gli scribi, di cui parla il Vangelo di oggi. Essi sapevano dov’era la luce, ma non si mossero. Quando Erode chiede loro: “Dove dovrà nascere il Messia?” – “A Betlemme!”. Sapevano dove, ma non si mossero. La loro conoscenza è stata vana: sapevano tante cose, ma per niente, tutto vano. Non basta sapere che Dio è nato, se non si fa con Lui Natale nel cuore. Dio è nato, sì, ma è nato nel tuo cuore? E’ nato nel mio cuore? E’ nato nel nostro cuore? E così lo troveremo, come i Magi, con Maria, Giuseppe, nella stalla.

I Magi lo hanno fatto: trovato il Bambino, «si prostrarono e lo adorarono» (v. 11). Non lo guardarono soltanto, non dissero solo una preghiera di circostanza e se ne sono andati, no, ma adorarono: entrarono in una comunione personale di amore con Gesù. Poi gli donarono oro, incenso e mirra, ovvero i loro beni più preziosi. Impariamo dai Magi a non dedicare a Gesù solo i ritagli di tempo e qualche pensiero ogni tanto, altrimenti non avremo la sua luce. Come i Magi, mettiamoci in cammino, rivestiamoci di luce seguendo la stella di Gesù, e adoriamo il Signore con tutto noi stessi.

Dopo l'Angelus:

Domani le comunità ecclesiali dell’Oriente che seguono il Calendario Giuliano celebreranno il Santo Natale. In spirito di gioiosa fraternità auguro che la nuova nascita del Signore Gesù le ricolmi di luce e di pace.

L’Epifania è la Giornata dell’Infanzia Missionaria. Incoraggio tutti i bambini e i ragazzi che in tante parti del mondo si impegnano a portare il Vangelo e ad aiutare i loro coetanei in difficoltà. Saluto quelli che oggi sono venuti qui da Lazio, Abbruzzo e Molise, e ringrazio la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria per questo servizio educativo.

Saluto i partecipanti al corteo storico-folcloristico, che quest’anno è dedicato alle terre dell’Umbria meridionale e che si propone di diffondere i valori di solidarietà e fratellanza.

Saluto i gruppi venuti da Malta, dalla California e dalla Polonia; ed estendo la mia benedizione ai partecipanti al grande Corteo dei Re Magi che si svolge a Varsavia con tante famiglie e tanti bambini.

Saluto i fedeli di Ferrara, Correggio, Ruvo di Puglia, Robecco sul Naviglio e Cucciago; come pure i cresimandi di Rosolina e di Romano di Lombardia, i ministranti della diocesi di Asti, i ragazzi di Cologno al Serio, e gli amici e volontari della Fraterna Domus. 

I Magi offrono a Gesù i loro doni, ma in realtà Gesù stesso è il vero dono di Dio: Lui infatti è il Dio che si dona a noi, in Lui noi vediamo il volto misericordioso del Padre che ci aspetta, ci accoglie, ci perdona sempre; il volto di Dio che non ci tratta mai secondo le nostre opere o secondo i nostri peccati, ma unicamente secondo l’immensità della sua inesauribile misericordia. E parlando di doni, anche io ho pensato di farvi un piccolo dono… mancano i cammelli, ma vi darò il dono. Il libretto “Icone di misericordia”. Il dono di Dio è Gesù, misericordia del Padre; e per questo, per ricordare questo dono di Dio, vi darò questo dono che vi verrà distribuito dai poveri, dai senzatetto e dai profughi insieme a molti volontari e religiosi che saluto cordialmente e ringrazio di vero cuore.

Vi auguro un anno di giustizia, di perdono, di serenità ma soprattutto un anno di misericordia. Vi aiuterà leggere questo libro: è tascabile, potete portarlo con voi.

Per favore, non vi scordate di farmi anche voi il dono della vostra preghiera. Il Signore vi benedica. Buona festa, buon pranzo e arrivederci!