29 luglio 2017

E ora c’è chi scrive che Charlie è stato ucciso dal “silenzio” del Papa

La drammatica vicenda del piccolo affetto da una malattia rara scatena commenti senza alcun rispetto per la realtà

di Andrea Tornielli

La triste vicenda del piccolo Charlie Gard, gravemente ammalato di una rara sindrome, morto il 28 luglio dopo che gli è stata staccata la macchina che lo faceva respirare artificialmente, avrebbe meritato silenzio e preghiera. E vicinanza ai genitori, come quella manifestata da Papa Francesco, che nelle ultime settimane aveva fatto scendere in campo l’Ospedale Bambino Gesù per cercare di accompagnare dignitosamente l’ultima fase della vita del bambino, arrivando persino a ipotizzare la cittadinanza vaticana per la famiglia Gard al fine di agevolare un trasferimento del piccolo paziente.

Sulla vicenda, e su come è stata gestita dai media, dai politici, dagli esperti, dai medici, dagli uomini di Chiesa, e dai naviganti dei social, molto si è discusso e molto si discuterà, con diversità di posizioni e di opinioni anche tra chi condivide la stessa fede religiosa. La morte di Charlie sembra però aver scatenato commenti dai contenuti sconcertanti. Come quello messo online il 29 luglio sul giornale cattolico online “La Nuova Bussola Quotidiana”, a firma del suo direttore Riccardo Cascioli, che dirige anche il mensile “Il Timone”.

Scrive Cascioli: «È stato ucciso. Sia ben chiaro e non facciamoci prendere in giro. Charlie Gard è stato ucciso. Ucciso da medici e giudici, che hanno voluto questa morte con ferocia determinazione, e ucciso dal silenzio di quanti avrebbero avuto l’autorità morale (e non solo) per intervenire e non l’hanno fatto». A chi si riferisca l’autore quando parla di quanti avrebbero avuto «l’autorità morale (e non solo)» è chiaro qualche paragrafo dopo, quando aggiunge: «E infine non si può non provare sgomento per l’assenza ingiustificata della Chiesa, anzi dei suoi pastori, fatte salve alcune, rare, eccezioni. Ancora una volta, davanti a un popolo che si è mobilitato anzitutto con la preghiera, ha fatto da contraltare il silenzio di vescovi e sacerdoti, a cominciare da quelli più vicini ai Gard. In tanti mesi solo qualche scarno comunicato, peraltro all’insegna del cerchiobottismo, qualche parola di generico sostegno ai genitori di Charlie, un paio di tweet. Nessun giudizio chiaro per sostenere la battaglia per la vita di Chris e Connie, nessun segno concreto di vicinanza, guai a porre gesti che avrebbero potuto essere interpretati come sfida al Potere. Silenzio. Dove erano quelli che si riempiono sempre la bocca di parole come “accompagnamento”? E quelli che urlano contro la “cultura dello scarto” hanno perso la voce?».

Il riferimento è piuttosto evidente: a fare dei tweet sul caso sostenendo ai genitori e assicurando la sua vicinanza e la sua preghiera è stato Papa Francesco. Come pure è Papa Francesco a usare di frequente nel suo magistero l’espressione «cultura dello scarto».

Dunque il direttore della “Nuova Bussola Quotidiana” annovera la Chiesa e senza neanche troppi sottintesi, lo stesso Pontefice, tra coloro che hanno «ucciso Charlie» con il loro presunto “silenzio”. È legittimo – e lo sport trova quotidianamente un crescente numero di aderenti – voler insegnare al Papa che cosa dire, quando e come parlare, ogni quanto ripetere gli stessi appelli, sindacare se sarebbe più opportuna un’enciclica o un Angelus, etc. Ma non occorre andare troppo indietro nel tempo per verificare come un altro Pontefice, oggi emerito e quotidianamente strumentalizzato contro l’attuale Successore di Pietro dagli ambienti iper-critici verso Francesco, si sia comportato.

Stiamo parlando del caso di Eluana Englaro, morta il 9 febbraio 2009 dopo sei giorni prima era stata interrotta l’alimentazione e idratazione artificiale che la teneva in vita. Caso simile per certi versi a quello di Charlie, diverso per altri, perché Eluana non respirava grazie a una macchina e soprattutto non era affetta da una grave malattia dagli esiti purtroppo infausti, ma viveva in stato vegetativo dal 1992 a seguito di un incidente stradale. Che cosa fece allora il Papa, che era Benedetto XVI? Ebbene, non vi furono appelli pubblici espliciti. Papa Ratzinger non pronunciò il nome di Eluana. Il 1° febbraio 2009, ormai al culmine della tormentata vicenda giudiziaria che riguardava la ragazza a motivo della richiesta del padre di sospendere l’alimentazione e l’idratazione (sostegni vitali, non cure), Benedetto XVI all’Angelus celebrando la Giornata per la Vita disse che l’eutanasia è «una falsa soluzione al dramma della sofferenza». «La vera risposta infatti – aggiunse – non può essere dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano». Allora tutti i media legarono queste parole al caso Englaro.

Sul caso Charlie Francesco ha seguito una via inedita. Prima è intervenuto con un tweet, la sera del 30 giugno, senza riferimenti diretti al caso (anche se tutti i media l’avevano collegato alla vicenda del piccolo inglese), scrivendo: «Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo». Poi, con una decisione inedita, ha voluto che la vicenda fosse direttamente citata. «Il Santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo», ha dichiarato la sera del 3 luglio 2017 il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke. Una dichiarazione esplicita e diretta. In quelle stesse ore la Conferenza episcopale italiana precisava che gli ospedali cattolici si offrivano di ospitare il bambino «per potergli dare vita». E la presidente dell’ospedale vaticano Bambino Gesù, Mariella Enoc, annunciava di aver contattato la direzione del Great Ormond Street Hospital di Londra per offrire la disponibilità a ospitare e assistere Charlie: «Ci siamo allineati alla richiesta del Papa. Non ci sono cure per la malattia di Charlie. Non facciamo miracoli, ma garantiamo accoglienza e amore». Di più, in quelle stesse ore ai vertici della Santa Sede, in contatto con la nunziatura a Londra, venivano studiate tutte le possibili vie per favorire il trasferimento in Italia del bambino, compresa l’eventualità di concedere alla sua famiglia la cittadinanza vaticana. Una soluzione dimostratasi impraticabile perché non avrebbe sortito effetti.

Il 24 luglio, dopo che i genitori avevano deciso di sospendere la battaglia legale per continuare le cure per il loro figlio (attirandosi commenti feroci e senza cuore da parte di ambienti sedicenti “cattolici”), Bergoglio ha voluto manifestare pubblicamente e nuovamente la sua vicinanza alla famiglia, attraverso il direttore della Sala Stampa della Santa Sede: «Papa Francesco sta pregando per Charlie e per i suoi genitori e si sente particolarmente vicino a loro in questo momento di immensa sofferenza. Il Santo Padre chiede di unirci in preghiera perché possano trovare la consolazione e l’amore di Dio». L’ultimo messaggio, la sera del 28 luglio, dopo la morte del piccolo, anche questo via tweet e dunque immediatamente diffuso: «Affido al Padre il piccolo Charlie e prego per i genitori e le persone che gli hanno voluto bene».

http://www.lastampa.it/2017/07/29/vaticaninsider/ita/commenti/e-ora-c-chi-scrive-che-charlie-stato-ucciso-dal-silenzio-del-papa-xacbRaE269iwUnYpksJhBP/pagina.html

27 luglio 2017



Qualche volta basta stare lì in silenzio come il mendicante che apre le mani e basta, parlano le mani aperte, parlano i suoi vestiti a brandelli, essere quello che siamo e tacere. Spontaneità, semplicità, amore. Ecco la preghiera.

P. Andrea Gasparino

25 luglio 2017

Perché soffrono i Bambini?



Papa Francesco: C’è anche una domanda la cui spiegazione non si impara nelle catechesi. E’ la domanda che tante volte io mi faccio, e tanti di voi, tanta gente si fa: “Perché soffrono i bambini?”. E non ci sono spiegazioni. Anche questo è un mistero. Soltanto guardo Dio e domando: “Ma perché?”. E guardando la Croce: “Perché Tuo figlio è lì? Perché?”. E’ il mistero della Croce.

Tante volte io penso alla Madonna, quando le hanno dato il corpo morto di suo Figlio, tutto ferito, sputato, insanguinato, sporco. E cosa ha fatto la Madonna? “Portatelo via?”. No, lo ha abbracciato, lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva. Perché lei, in quel momento, ha ricordato quello che l’Angelo le aveva detto: “Egli sarà Re, sarà grande, sarà profeta…”; e dentro di sé, sicuramente, con quel corpo così ferito tra le braccia, con tanta sofferenza prima di morire, dentro di sé sicuramente avrebbe avuto voglia di dire all’Angelo: “Bugiardo! Io sono stata ingannata”. Anche lei non aveva risposte.

Quando i bambini crescono, arrivano a una certa età in cui non capiscono bene com’è il mondo, verso i due anni, più o meno. E cominciano a fare domande: “Papà, perché? Mamma, perché? Perché?”. E quando il papà o la mamma comincia a spiegare, non sentono. Hanno un altro “perché?”. “E perché quello?”. E loro non vogliono sentire la spiegazione. Soltanto, con questo “perché?”, attirano su di loro lo sguardo del papà e della mamma. Noi possiamo chiedere al Signore: “Ma Signore, perché? Perché i bambini soffrono? Perché questo bambino?”. Il Signore non ci dirà parole, ma sentiremo il Suo sguardo su di noi e questo ci darà forza.

Non abbiate paura di chiedere, anche di sfidare il Signore. “Perché?”. Forse non arriverà alcuna spiegazione, ma il Suo sguardo di Padre ti darà la forza per andare avanti. E ti darà anche quella cosa strana della quale ha parlato questo fratello nella sua doppia esperienza: un sentimento diverso, un sentimento strano [il Papa si riferisce alla testimonianza appena data dal papà di un bambino malato]. E forse questo sentimento di tenerezza verso il tuo bambino ammalato sarà la spiegazione, perché è lo sguardo del Padre. Non abbiate paura di chiedere a Dio: “Perché?”, sfidarlo: “Perché?”, sempre che siate con il cuore aperto a ricevere il Suo sguardo di Padre. L’unica spiegazione che potrà darti sarà: “Anche mio Figlio ha sofferto”. Ma quella è la spiegazione. La cosa più importante è lo sguardo. E la vostra forza è lì: lo sguardo amoroso del Padre.

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/may/documents/papa-francesco_20150529_bambini-malati-santa-marta.html

24 luglio 2017

«Di Cattolico e anticristiano basta e avanza un Mussolini...»

Un lettore ci scrive preoccupato: «C'è una crepa nella Chiesa: quasi un’ opposizione tra cattolici che s'ispirano al Vangelo così com'è, con semplicità e misericordia, e altri per i quali la prima preoccupazione è la Tradizione, l'immutabilità delle norme, la sbandierata "identità cattolica". Temo che questa divisione si allargherà quando non ci sarà più papa Francesco».


di Don Antonio Rizzolo
Carissimo direttore, sono ormai tanti i segnali che evidenziano la crepa che si è aperta nella Chiesa italiana: si è quasi formata un’ opposizione tra cattolici che si ispirano al Vangelo sine glossa e i cattolici per i quali la prima preoccupazione è la tradizione, la sbandierata “identità cattolica”. Non è una novità; Mussolini diceva: «Io sono cattolico e anticristiano!».
La religione cattolica viene vissuta da molti come una sorta di appartenenza culturale, tipica della cosiddetta «religione civile»; e così, oggi, proprio quelli che si considerano «cattolici veri», «senza se e senza ma» – quelli che nell’ 800 venivano definiti «intransigenti» – trovano difficoltà ad accettare l’ idea che la stella polare del credente debba essere innanzitutto il Vangelo, che questo venga prima di ogni cosa, del Papa, dei cardinali, del diritto canonico, della stessa Chiesa, che intanto ha ragione d’ esistere in quanto strumento del Vangelo, mezzo per aiutare il credente a incarnare il Vangelo; e trovano conseguentemente difficoltà ad accettare il Magistero del Papa. La Chiesa che trova alcune ispirazioni in papa Francesco viene quindi vissuta come novità estranea rispetto alla religione praticata e vissuta; gli esempi sono numerosi e, per carità di patria, mi astengo dall’ enumerarli.
Di fronte a tali scenari non si può non nutrire preoccupazione per il futuro, anche se, personalmente, penso sia purtroppo il prezzo da pagare perché il Vangelo finalmente emerga nella sua interezza nella comunità cattolica: il Vangelo ci ricorda che siamo cristiani perché discepoli di Cristo, ben prima di esserlo per tradizione. Il fatto è che si era giunti a voler essere cattolici riconosciuti perché visibili, a costo di privilegiare il possesso, l’ organizzazione, il numero, la compattezza (la cultura della presenza...). Io temo – spero di essere smentito dai fatti – che nei prossimi anni questa divisione si allargherà e chi vorrà seguire il Vangelo “nudo e crudo” potrebbe risultare addirittura perdente, specialmente quando non ci sarà più il caro papa Francesco. Sono troppo pessimista? Grazie per la sua meritoria missione e per l’ attenzione prestata a questa e-mail, auguri per la nostra bella rivista e che il Signore l’ accompagni per molti anni a venire.
LUCIO CROCE

Caro Lucio, io non sarei così pessimista. Lo stesso Gesù ha detto ai suoi discepoli, a ciascuno di noi: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Luca 12,32). Lo stesso papa Francesco non si è mai preoccupato di mettere a tacere il dissenso, anche nei suoi confronti. Più volte, invece, ha richiamato all’ unità. Già in un’ udienza generale del settembre 2013 così diceva: «Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’ angolo più sperduto di questa terra, c’ è l’ unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio!». E aggiungeva: «Chiediamoci tutti: io come cattolico, sento questa unità? Io come cattolico, vivo questa unità della Chiesa? Oppure non mi interessa, perché sono chiuso nel mio piccolo gruppo o in me stesso? Sono di quelli che “privatizzano” la Chiesa per il proprio gruppo, la propria nazione, i propri amici?».
Offriva anche qualche spunto concreto: «Quando sento che tanti cristiani nel mondo soffrono, sono indifferente o è come se soffrisse uno di famiglia? Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e danno anche la vita per la propria fede, questo tocca il mio cuore o non mi arriva? Sono aperto a quel fratello o a quella sorella della famiglia che sta dando la vita per Gesù Cristo? Preghiamo gli uni per gli altri?». Francesco si domandava poi se possiamo ferire questa unità. Purtroppo è così, lo sappiamo anche dai due millenni di storia del cristianesimo: «A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio».
Premesso, quindi, che bisogna sempre cercare l’ unità, la comunione, dono dello Spirito Santo e che nessun gruppo può pretendere di essere l’ unico vero interprete del Vangelo, possiamo riflettere brevemente sull’ idea di una religione civile, sull’ essere cristiani solo per tradizione. Certamente non è sufficiente. Tanto più oggi, in un mondo sempre più multiculturale. È anche un dato di fatto: sempre meno persone, per esempio, frequentano la Messa domenicale o portano i propri figli ai sacramenti, dal Battesimo alla Comunione, alla Cresima.
Una volta era lo stesso contesto sociale a renderci tutti “cattolici”. Ora non è più così. Ma ora come un tempo essere cristiani è molto di più di un’ appartenenza sociologica. Essere discepoli di Cristo vuol dire lasciarci guidare e trasformare da lui e vivere secondo il Vangelo, nelle scelte concrete di ogni giorno, scelte improntate all’ amore, alla misericordia, al perdono. Chiunque sia il Papa, ieri come oggi, e come domani, sarà il Vangelo a giudicare il nostro essere o meno cristiani.
Saranno sempre meno i veri credenti? Io credo che la forza del Vangelo sia più forte di ogni resistenza umana. Riemergerà sempre. Soprattutto attraverso i santi che, come san Francesco, decidono di viverlo sine glossa, cioè senza alcuna aggiunta. Il Poverello di Assisi si riferiva a chi sminuiva la forza del Vangelo attraverso interpretazioni raffinate e fuorvianti. In realtà dobbiamo sempre invocare lo Spirito perché ci apra la mente alla comprensione del Vangelo. I commenti e le spiegazioni non sono inutili, ma solo se ci aiutano a incontrare Cristo e a lasciarci trasformare da lui, vivendo sempre in comunione con tutta la Chiesa.

15 luglio 2017

Signore non ci capisco più niente

Signore mio Dionon ho alcuna idea dove io stia andando.Non vedo il cammino davanti a me.Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.E neppure conosco veramente me stesso,e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontànon significa che io lo stia veramente facendo.

Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,anche se posso non saperne nulla.

Per questo avrò fiducia in te sempreanche se potrà sembrarmi di essermi persoe di trovarmi nell'ombra della morte.Non avrò timore perché tu sei sempre con me,e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.

Thomas Merton

«Come la pioggia e la neve scendono dal cieloe non vi ritornano senza avere irrigato la terra,senza averla fecondata e fatta germogliare,perché dia il seme a chi seminae il pane a chi mangia,così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:non ritornerà a me senza effetto,senza aver operato ciò che desideroe senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

 

9 luglio 2017

Migranti


I politici si stanno agitando perché ora qualcuno, cambiando idea, ha detto che i migranti vanno aiutati a casa loro. Veramente lo ha detto anche Papa Francesco e non da ora:

2017: "È assolutamente necessario, pertanto, affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni. Questo esige, come primo passo, l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga"

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20160908_world-migrants-day-2017.html

2016: "In ogni caso, è necessario scongiurare, possibilmente già sul nascere, le fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla violenza e dalle persecuzioni."

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20150912_world-migrants-day-2016.html

2015: "La Chiesa affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d’origine. Questo processo dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi."

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20150912_world-migrants-day-2016.html

2014: "E’ importante poi sottolineare come questa collaborazione inizi già con lo sforzo che ogni Paese dovrebbe fare per creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana. Creare opportunità di lavoro nelle economie locali, eviterà inoltre la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività."

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20130805_world-migrants-day.html

6 luglio 2017

Tempi della fine

675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti.

Catechismo della Chiesa Cattolica