28 febbraio 2013

L'ultimo Twitt di Benedetto XVI



Grazie Santo Padre

Mettetevi l'anima in pace, anticlericali, testimoni di geova, protestanti, settari vari e tutto il resto della compagnia anticattolica:



"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO CONTRO DI ESSA. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»." (Matteo 16,18-19 C.E.I.)

"Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, E LE PORTE DELL'ADES NON LA POTRANNO VINCERE. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne' cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne' cieli." (Matteo 16,18-19 Riveduta)

"tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e LE PORTE DELL'INFERNO NON LA POTRANNO VINCERE. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato ne' cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne' cieli." (Matteo 16,18-19 Diodati)

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SI METTA L'ANIMA IN PACE SIG.AMMINISTRATORE PENTECOSTALE .... MA SUL SERIO..... PRENDA ATTO CHE LEI E' SOLO NATO IERI, 
LA CHIESA CATTOLICA, LA VERA CHIESA DI CRISTO, ESISTE DA DUEMILA ANNI. CORDIALI SALUTI

"DOVE C'E' GESU' CRISTO IVI E' LA CHIESA CATTOLICA" S.Ignazio d'Antiochia martire nel 110 d.C

di Benedetto XVI


Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto ferma questa certezza che mi ha sempre accompagnato. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai.

E’ DIO A GUIDARE LA CHIESA. il Signore mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire.

Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua e non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

LA GIOIA DI ESSERE CRISTIANO. Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…».

NON MI SONO MAI SENTITO SOLO. Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo! Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile.

HO VOLUTO BENE A TUTTI. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella mia preghiera, con il cuore di padre. Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

CHE COSA E’ DAVVERO LA CHIESA. A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi o umanitari-, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi poter toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino.

UNA DECISIONE PER IL BENE DELLA CHIESA. In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi. Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della loro comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui. Il “sempre” è anche un “per sempre” – non c’è più un ritornare nel privato.

NON ABBANDONO LA CROCE. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio. Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!

27 febbraio 2013

Quanto scrivono gli eretici ricorda tanto qualcosa...


Ricorda quando gli scribi accusavo gesù di scacciare i demoni per mezzo del principe dei demoni....


"Gli SCRIBI, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. (Marco 3,22-27)

QUANDO SI PASSA DAL "SOLA SCRIPTURA" A "ZERO IN SCRIPTURA"

Neanche oggi ci sono stati i fulmini, a Roma una splendida giornata di sole. :-)

Grazie Santo Padre, ti vogliamo bene

L'ultima frontiera (forse) del protestantesimo: il cristianesimo ateo!

Il pastore Hendrikse dice di se: "io sono un credente ateo"

Forse e' per questo che la nostrana associazione atea "UAAR" vorrebbe essere riconosciuta come confessione religiosa!  
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"L'UAAR, in quanto confessione religiosa ai sensi dell'art. 8 c. III Cost., ....." http://www.uaar.it/laicita/ateismo_e_legislazione/17b.html

LA CONFESSIONE ATEA C'E', IL PASTORE ATEO ANCHE.... COSA CI MANCA?  
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IN OLANDA, UN PASTORE PROTESTANTE ATEO (DOVREBBE ESSERE UN OSSIMORO, NON È VERO?), CHE SI ERA FATTO CONOSCERE PUBBLICANDO UN MANIFESTO ATEO, INVITA IL SINODO GENERALE DELLA SUA "CHIESA" AD APRIRE UN DIBATTITO SULL’ESISTENZA DI DIO.

Molti membri della "Chiesa" sarebbero persuasi dell’utilità di un dibattito del genere, come scrive questo pastore, Klaas Hendrikse, al segretario generale della sua "Chiesa", il pastore Arjan Plaisier. Infatti secondo un sondaggio recente un membro su sei del clero non crede più all’esistenza di Dio o non ne è più sicuro.

Il pastore Hendrikse ricorda che la "Chiesa" protestante si considera tradizionalmente molto aperta. Egli spiega che la sua convinzione, secondo la quale Dio non esiste, si è rinforzata. [E ORA GODETEVI QUEL CHE SEGUE: È... INCREDIBILE!] Spiega nel suo libro:

"L’inesistenza di Dio non è un ostacolo, per me, ma una condizione preliminare per credere in Dio. IO SONO UN CREDENTE ATEO. Dio non è per me un essere, ma una parola che designa quello che può esistere tra le persone. Se, per esempio, una persona vi dice: ‘Non ti abbandonerò’ e poi mantiene questa affermazione, sarebbe assolutamente appropriato chiamare ciò Dio"

LA POSIZIONE DI QUESTO PASTORE È LUNGI DALL’ESSERE ISOLATA: un caso eclatante è avvenuto in Danimarca, ove un pastore della Chiesa di Stato, Thorkild Grosboll, ateo dichiarato, continuò a esercitare il suo "ministero", nonostante la vescovessa avesse cercato di rimuoverlo. Sue affermazioni non ambigue del genere: "DIO APPARTIENE AL PASSATO. E’ VERAMENTE COSÌ FUORI MODA, CHE SONO STUPEFATTO CHE GENTE MODERNA POSSA CREDERE NELLA SUA ESISTENZA. SONO DEL TUTTO STUFO DI PAROLE VUOTE SU MIRACOLI E VITA ETERNA" (Ude og Hjemme, 24, 2005: fonte: wikipedia).

Guardate l’argomento: Dio è roba passata e fuori moda. Questo ci ricorda le Lettere di Berlicche di C.S. Lewis: il diavolo anziano Berlicche insegna al giovane demonio Malacoda che non serve perder tempo per convincere gli uomini che Dio non esiste: la verità non interessa a nessuno! Funziona molto di più far credere che l’ateismo è al passo coi tempi, è di moda, è la convinzione delle persone "giuste" e disinvolte... Proprio quello che pensa il pastore Thorkild


26 febbraio 2013

Lo avete mai visto un tentativo di esorcizzare il registratore di cassa di un negozio?

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SE NON LO SAPETE ESISTE ANCHE LA CHIESA DELLO STOP ALLO SHOPPING DEL REVERENDO BILLY.... LO AVRESTE MAI IMMAGINATO?

http://en.wikipedia.org/wiki/Reverend_Billy_and_the_Church_of_Life_After_Shopping

Il bue che dice cornuto all'asino... l'insensato eretico, che da dell'insensato agli altri.....



L'INSENSATO E' COLUI CHE NON VUOL VEDERE, E LO FA CON IL PRECISO SCOPO DI INGANNARE. GLI ESPERTI IN ROGHI SONO I TUOI ANTENATI, SIG.AMMINISTRATORE. ASSASSINI FIN DALLA LORO NASCITA

«L’INQUISIZIONE? QUESTIONE PROTESTANTE E RINASCIMENTALE»
http://www.uccronline.it/2012/01/08/la-storica-montesano-linquisizione-questione-protestante-e-rinascimentale/

INQUISIZIONE: CI HANNO PRESO IN GIRO PER SECOLI
LA VERITÀ SULL’INQUISIZIONE ROMANA: MENO OSCURA DI QUANTO SI PENSI
http://www.losai.eu/inquisizione-ci-hanno-preso-in-giro-per-secoli/#.UQ9waaWreWR

INQUISIZIONI PROTESTANTI E MASSACRI PROTESTANTI:

GLI INDIANI D’AMERICA MASSACRATI DAI PROTESTANTI

LE VITTIME ANABATTISTE DI LUTERO

IL MASSACRO DEI CENTOMILA CONTADINI, APPOGGIATO DA LUTERO

CALVINO CHE NON ESITA A CONDANNARE AL ROGO UN DISSENZIENTE DELLA SUA DOTTRINA

MICHELE SERVETO FATTO UCCIDERE DA CALVINO

http://www.cristianicattolici.net/errori_nella_storia_dei_protestanti.html

SARETE ANCHE "NATI DI NUOVO" MA PROVATE A CHIEDERVI CHI E' IL VOSTRO VERO PADRE.

FACENDO SALVI QUELLI TRA DI VOI DI BUONA VOLONTÀ, AVETE SOLO ODIO VERSO CHI NON RIUSCITE AD ACCALAPPIARE PERE FARNE UN ADEPTO ALLA VOSTRA SETTA FIGLIA DEL PADRE DELLA MENZOGNA

25 febbraio 2013

Chiesa e pedofilia: quello che i media non dicono


di Bartolo Salone

Nel dibattito mediatico di recente riapertosi sullo scandalo degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti e religiosi cattolici a danno di minori, si deve costatare con amarezza come, in luogo della onesta ricerca della verità e dello sforzo di comprensione di un fenomeno difficile che ormai da decenni la Chiesa cattolica si sforza di affrontare, prevalga la volontà deliberata di colpire la credibilità della istituzione ecclesiastica complessivamente considerata (accusata non solo di essere indifferente alle esigenze di tutela dei piccoli, ma addirittura di aver sempre e comunque difeso i preti pedofili, nascondendone le malefatte e addirittura ostacolando le inchieste delle autorità civili) nonché l’affidabilità e la sicurezza degli istituti di educazione cattolica, fornendo l’impressione che parrocchie e scuole cattoliche siano luoghi particolarmente esposti al rischio pedofilia. Non che episodi gravissimi di abusi sessuali su minori non si siano realmente verificati in passato anche in questi ambienti ad opera non solo di laici ma perfino di preti e religiosi, solo che i dati reali vengono dai media sovente amplificati (e in non pochi casi perfino travisati) allo scopo di creare situazioni di vero e proprio “panico morale” (secondo una felice espressione coniata dai sociologi), promosso da astuti “imprenditori morali” che perseguono fini politico-ideologici spesso inconfessabili. Del resto, non si spiegherebbe altrimenti il motivo per il quale, proprio in coincidenza con la lettera pastorale inviata dal Papa al clero irlandese, in cui viene ribadita con forza l’urgenza di rimediare alle conseguenze dei crimini sessuali commessi dal clero locale, importanti testate giornalistiche mondiali (come il New York Time) sbattevano in prima pagina casi di abusi risalenti a venti o trenta anni fa (cercando di coinvolgere artatamente nella responsabilità degli scandali la stessa persona del Santo Padre) come fossero cose accadute l’altro ieri o notizie apprese solo di recente. Fin troppo evidente l’intenzione di minare l’autorità morale di un papa che ha sempre dimostrato molta attenzione al tema della pedofilia nel clero fin da quando dirigeva come cardinal prefetto la Congregazione per la dottrina della fede, istituzione competente nella Chiesa in ordine all’accertamento e alla punizione dei reati sessuali dei chierici. Ma al di la del “panico morale” suscitato da singoli agghiaccianti episodi, vogliamo chiederci quali sono le dimensioni reali del problema? Come mai i mass-media tacciono sui risultati degli studi statistici condotti negli ultimi decenni da sociologi e centri di ricerca? Ebbene, per quanto casi di abuso sessuale su minori ad opera di religiosi e preti cattolici si siano manifestati in diverse nazioni (Stati Uniti, Irlanda, Germania, Austria), gli Stati Uniti sono l’unico Paese a disporre di uno studio approfondito condotto nel 2004 dal “John Jay College of Criminal Justice” della City University of New York su commissione della Conferenza episcopale americana. E’ bene sottolineare che si tratta di uno studio indipendente, dal momento che il John Jay College non è un’università cattolica ed è per di più riconosciuto come la più autorevole istituzione statunitense in materia di criminologia. Dalle ricerche condotte dall’autorevole istituto risulta come dal 1950 al 2002 circa 4400 sacerdoti americani (su oltre 109.000) siano stati accusati di relazioni sessuali con minorenni. Di questi poco più di un centinaio sono stati effettivamente condannati nell’arco di 52 anni. In alcuni casi sulle mancate condanne ha giocato un ruolo decisivo la prescrizione del reato o la morte degli imputati, in altri il fatto che secondo la legge di molti stati americani avere rapporti sessuali con minorenni consenzienti che hanno compiuto i 16 anni non è considerato reato. Ma in numerosi altri casi abbiamo effettivamente avuto sacerdoti innocenti ingiustamente accusati. Questi casi si sono anzi moltiplicati a partire dagli anni ’90 quando alcuni studi legali hanno capito di poter strappare transazioni milionarie anche sulla base di semplici sospetti. Questo spiega anche quella prudenza che alcuni vescovi locali hanno tenuto nel destituire dal ministero sacerdoti accusati di pedofilia, spesso limitandosi a spostarli da una parrocchia ad un’altra o privandoli temporaneamente di incarichi pastorali nell’attesa che si facesse luce sulla reale consistenza delle accuse (anche se, ad onor del vero, va aggiunto che casi di vero e proprio “insabbiamento” da parte delle autorità ecclesiastiche locali non sono mancati).

Ritorniamo però ai dati del John Jay College. Dei 4400 sacerdoti accusati di abusi sessuali negli Stati Uniti tra il 1950 e il 2002, il 78,2% si riferisce a minori che hanno superato la soglia della pubertà, per i quali non può quindi parlarsi di pedofilia in senso tecnico, bensì di efebofilia. Dunque i sacerdoti accusati di pedofilia negli U.S.A. sono stati effettivamente 958 (quindi, meno dell’1% del totale dei sacerdoti americani) in 52 anni, di cui soltanto 54 condannati (quindi, in media, circa una condanna all’anno).

Spostandoci dagli U.S.A. negli altri Stati la situazione non cambia di molto, anche se non si dispone di studi accurati come quelli del John Jay College. In Irlanda, in particolare, parecchi rapporti governativi hanno definito come “endemica” la presenza di abusi nei collegi e negli orfanotrofi (maschili) gestiti da diocesi e ordini religiosi. E non vi è dubbio che casi di abusi su minori, anche molto gravi, vi siano realmente stati. Il c. d. Rapporto Ryan del 2009 (che usa un linguaggio molto duro nei confronti della Chiesa cattolica) riporta nel periodo esaminato 253 accuse di abusi sessuali da parte di ragazzi e 123 da parte di ragazze (su un totale di 25.000 allievi), non tutte in verità attribuite a sacerdoti o a religiosi o religiose, raramente riferite a bambini prepuberi e che ancor più raramente hanno condotto a condanne.

Senza dubbio, anche se statisticamente poco allarmanti, casi del genere andrebbero comunque evitati e i responsabili consegnati sempre alla giustizia civile e canonica (dato che la pedofilia e gli abusi su minori sono crimini sia per l’ordinamento civile che per quello canonico). Bisogna tuttavia evitare di “gonfiare” i problemi, creando allarmi che non hanno ragione di esistere. Non dimentichiamoci, infatti, che la stragrande maggioranza degli abusi sui minori (circa il 70% del totale) si consumano non nelle scuole (statali o cattoliche che siano) o nelle parrocchie, bensì in famiglia e ad opera di parenti stretti (zii, cugini e perfino genitori). Eppure, come nessuno guarderebbe ai propri familiari alla stregua di potenziali pedofili, sarebbe altrettanto ingiustificato (anzi, fobico) vedere negli uomini di Chiesa una potenziale minaccia per i propri bambini.

L’analisi dei dati statistici consente inoltre di effettuare degli utili (anche se pericolosi, perché politicamente poco corretti, come si suol dire) raffronti comparativi. Si parla insistentemente della pedofilia nella Chiesa cattolica, ma stranamente nessuno si chiede mai che cosa avvenga nelle altre denominazioni ecclesiali. Eppure, vari studi statistici dimostrano come il numero dei pastori condannati per abusi su minori presso le chiese protestanti sia da due a dieci volte maggiore, a seconda delle aree geografiche considerate. Di questo avviso è il sociologo (ateo) Philip Jenkins, autore di un’ importante ricerca in materia, dal titolo “Pedophiles and Priests. Anatomy of a Contemporary Crisis”, Oxford University Press, 1996. Secondo l’illustre sociologo, il tema della pedofilia nel clero cattolico costituisce un tipico esempio di “panico morale”, divenendo la Chiesa cattolica sovente il capro espiatorio che paga per tutti. Opinione condivisa peraltro da un’agenzia protestante americana, la Christian Ministry Resources, che nel 2002 dichiara: “I cattolici ricevono tutta l’attenzione dei media, ma il problema è maggiore nelle Chiese protestanti”, benché l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, proprio sul tema della pedofilia abbia di recente attaccato il Papa e la Chiesa cattolica tutta, dimenticandosi del “marcio” che c’è in casa sua. Lo scandalo della pedofilia in casa protestante rivela inoltre che poco c’entra la pedofilia con la regola del celibato ecclesiastico; infatti, i pastori protestanti sono per la quasi totalità delle persone sposate.

Gli studi di Jenkins hanno condotto ad un altro significativo risultato, e cioè che oltre il 90% dei sacerdoti cattolici condannati negli Stati Uniti per pedofilia e soprattutto per efebofilia è omosessuale. Un risultato, questo, che non meraviglia lo studioso, stando al quale “benché la pedofilia esclusiva (l’attrazione da parte di un adulto verso bambini in età prepuberale) sia un fenomeno raro ed estremo, un terzo degli uomini omosessuali è attratto da ragazzi adolescenti” e del resto – sempre secondo Jenkins – la seduzione di ragazzi adolescenti da parte di uomini omosessuali è un fenomeno ben documentato. Per quanto sia politicamente scorretto dirlo, la pedofilia e più in generale gli abusi sessuali sui minori commessi dagli uomini di Chiesa sembrano essere più direttamente collegabili all’omosessualità che al celibato. Le parole del cardinal Bertone, che tanta indignazione hanno suscitato presso il governo francese e le associazioni omosessuali, lungi dall’essere un “assurdo scientifico” (secondo la definizione datane dal presidente dell’Arcigay, Franco Grillini), colgono un aspetto di verità e dimostrano come nella Chiesa, in verità, il problema della pedofilia non possa essere trattato disgiuntamente da quello dell’omosessualità dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata.

http://www.laperfettaletizia.com/2010/04/chiesa-e-pedofilia-quello-che-i-media.html

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DIFFIDA DI CHI VUOL ATTACCANDO LA CHIESA CATTOLICA VUOL FAR CREDERE CHE LA SUA "CHIESA" SIA ESENTE DA PROBLEMA DELLA PEDOFILIA, NON E' AFFATTO VERO, LEGGETE I POST IUN EVIDENZA SU QUESTA STESSA PAGINA. E' NON E' NEANCHE DA CREDERGLI QUANDO LORO SI VOGLIONO FAR PASSARE COME GLI EREDI DI UN A CHIESA PRIMITIVA NELLA QUALE, SEMPRE A LORO DIRE ERANO TUTTI "PURI ED IMMACOLATI".... BASTA LEGGERE LA BIBBIA....

SAN PAOLO AI CORINZI:

"SI SENTE DA PER TUTTO PARLARE DI IMMORALITÀ TRA VOI, E DI UNA IMMORALITÀ TALE CHE NON SI RISCONTRA NEANCHE TRA I PAGANI, AL PUNTO CHE UNO CONVIVE CON LA MOGLIE DI SUO PADRE." 1Corinzi 5,1

In relazione a quanto pappagallescamente vanno ripetendo testimoni di geova e pentecostali:

UN SACERDOTE RISPONDE

COME MAI GESÙ HA DETTO DI NON CHIAMARE NESSUNO PADRE SULLA TERRA?

Quesito

Caro Padre Angelo,
la ringrazio innanzitutto ancora una volta per il tempo che dedica a tutti i nostri dubbi.
La domanda che le volevo porre è su questo passo del Vangelo di Matteo (23, 8-10) dove Gesù dice, parlando dei Farisei: “Ma voi non vi fate chiamare rabbì, perché uno solo è fra voi il Maestro e tutti voi siete fratelli. Nessuno chiamerete sulla terra vostro padre, poiché uno solo è il vostro padre, quello celeste. Non vi farete chiamare precettori, poiché uno solo è il vostro precettore, il Cristo." 
Ecco, il secondo passo in particolare mi ha fatto venire un dubbio: non è allora forse sbagliato il nostro rivolgersi ai preti con l'appellativo di "Padre", così come al Papa con quello di "Santo Padre"? Cercando di trovare da solo una risposta, ho pensato che Gesù in realtà mettesse in guardia dal venerare eccessivamente i sacerdoti quasi come se fossero essi stessi divini, mentre quando noi chiamiamo "Padre" un sacerdote lo facciamo in quanto egli è rappresentante di Dio Padre in terra. Inoltre, se si dovesse prendere alla lettera l'ammonimento di Gesù, non dovremmo chiamare "Padre" neppure il nostro padre naturale. Queste sono le mie argomentazioni, ma vorrei conoscere anche la sua opinione. 
Cordiali saluti, 
Michele

Risposta del sacerdote

Caro Michele, 
1. da solo sei andato molto vicino alla soluzione del problema perché non Gesù ha chiesto di cambiare la dicitura del quarto comandamento: “Onora il Padre e la madre”, né ha proibito ai figli di chiamare padre e madre i loro genitori.

2. Per comprendere il significato delle parole evangeliche va ricordato che il Signore stava parlando dei dottori della legge, i quali si facevano chiamare “padre” dai loro discepoli.
Questi dottori della legge davano molte spiegazioni e molte sentenze. Ma non generavano nessuna vita divina nei cuori dei lori discepoli.

3. San Paolo ricorda che la paternità piena è quella di Dio e che da questa paternità ogni altra paternità prende nome (Ef 3,15).
Con questo fa capire che vi sono altri tipi di paternità. 
Ad esempio: i tuoi genitori hanno espresso per te una duplice paternità: quella biologica e quella morale e spirituale, perché hanno provvisto e provvedono alla tua formazione.

4. Ma accanto a questa paternità, ve ne è un’altra che ci rende figli di Dio.
È quella che hanno esercitato i sacerdoti che ti hanno generato nella vita cristiana, infondendo in te la grazia col battesimo e rigenerandoti di nuovo con la confessione sacramentale.
Questi di fatto hanno esercitato ed esercitano nei tuoi confronti una vera paternità di ordine soprannaturale.
Invece gli scribi e i farisei non generavano niente sul versante della grazia. Anzi, imponevano solo pesanti fardelli agli altri, mentre loro - a detta di nostro Signore - non li toccavano neppure con un dito.

5. Parlando di questa paternità di ordine soprannaturale san Paolo poteva dire ai corinti di essere loro padre. Dice infatti: “POTRESTE INFATTI AVERE ANCHE DIECIMILA PEDAGOGHI IN CRISTO, MA NON CERTO MOLTI PADRI, PERCHÉ SONO IO CHE VI HO GENERATO IN CRISTO GESÙ, MEDIANTE IL VANGELO” (1 Cor 4,15).
PIÙ CHIARO DI COSÌ!

6. Se i tuoi sacerdoti sono veri padri nell’ordine della grazia, a fortiori lo è colui che chiamiamo “Santo Padre” o papa (che significa padre).

7. Mi piace ricordare infine che dalla croce Cristo ha costituto Maria nostra Madre, dicendo a Giovanni: “Figlio, ecco tua madre!”.
La parola madre è uscita dalle labbra stesse di Nostro Signore.
Quella di Maria nei nostri confronti è una vera maternità: non biologica, ma di ordine soprannaturale.
Quella dei sacerdoti è sulla medesima linea.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo





24 febbraio 2013

Se lo dice lui che e' evangelico, gli si puo' anche credere

"LIBRO – LA MASSONERIA SMASCHERATA
di Giacinto Butindaro

Fratelli nel Signore, ecco un altro mio libro confutatorio: si intitola ‘La massoneria smascherata: contro l’infiltrazione e l’influenza di questa diabolica istituzione nelle Chiese Evangeliche’."

http://giacintobutindaro.org/2012/12/17/libro-la-massoneria-smascherata/

Il libro "confutatorio" lo si può scaricare sempre dal sito del sig.Butindaro, e li si può trovare la lista molto, molto lunga delle denominazioni evangeliche che vanno a braccetto con la massoneria....

http://www.lanuovavia.org/massoneria/text/index.html



Chiesa, attacchi «inauditi» e «terrificanti»

di Massimo Introvigne
24-02-2013


Benedetto XVILo denuncia la nota, davvero inconsueta, diffusa sabato dalla Segreteria di Stato: è un attacco inaudito. È quello cui è sottoposta la Chiesa in vista del Conclave, e che rappresenta il culmine di quanto è avvenuto durante tutto il pontificato di Benedetto XVI. Una persecuzione quotidiana, che non si è mai fermata. Non uso a caso la parola «inaudito». È una parola molto forte perché indica qualche cosa che non solo, con questa gravità, non si è mai verificato prima, ma di cui neppure prima d’ora si era sentito – propriamente – a parlare. «Inaudito»: che non è mai stato ascoltato prima. Uso questa parola perché è di Benedetto XVI. La usa, in un brano che sembra scritto per le vicende di questi giorni, nell’enciclica «Caritas in veritate» al n. 75: «Pronti a scandalizzarsi per cose marginali, molti sembrano tollerare ingiustizie inaudite». E di «inaudite sofferenze», con riferimento alle stragi di cristiani in Africa, il Papa aveva parlato in una lettera al presidente dei vescovi del Kenya nel 2008.


A «inaudito» si deve affiancare un altro aggettivo di forza non comune: «terrificante». Il Papa lo ha usato nel viaggio a Fatima a proposito degli attacchi che gli venivano rivolti dall’interno stesso della Chiesa: «vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa». E – sempre a proposito degli attacchi interni – nella lettera del 10 marzo 2009 dove spiegava perché aveva rimesso la scomunica ai vescovi consacrati da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), Benedetto XVI aveva usato una terza espressione fortissima, desunta dalla Lettera ai Galati di san Paolo: c’è chi nella Chiesa vuole «mordere e divorare» coloro che percepisce come avversari e in ultimo lo stesso Pontefice. «“Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Sono stato sempre incline a considerare questa frase come una delle esagerazioni retoriche che a volte si trovano in san Paolo. Sotto certi aspetti può essere anche così. Ma purtroppo questo “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa».

Rivediamo tutto questo aprendo i giornali ostili alla Chiesa – sempre i soliti, da Repubblica al New York Times, cui però fanno eco in tanti, e sorprendentemente anche media che si dicono cattolici – a proposito del Conclave. Tutto è ridotto a scandalo, sporcizia, vergogna. Notizie vere come quelle che riguardano i preti pedofili sono amplificate a dismisura fino a perdere ogni contatto con la realtà, secondo il meccanismo di quelli che la sociologia chiama «panici morali». Né ci si vergogna d’inventare notizie totalmente false, come quelle che continuano a circolare su Internet di mandati d’arresto internazionali in arrivo per Benedetto XVI o della presunta menzione, nel rapporto dei tre cardinali che hanno indagato sul caso Vatileaks, del coinvolgimento di prelati vicini al Papa in scandali sessuali.

Appena un cardinale impegnato a difendere il Magistero del Papa è citato come possibile «papabile» – a torto o a ragione –, subito si denuncia qualche scandalo, preferibilmente collegato alla pedofilia e magari risalente a qualche decennio fa ma su cui – vedi caso – i giudici ritengono di sentire il porporato proprio in questi giorni. Sta capitando negli Stati Uniti al cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza Episcopale, secondo un modello di «giustizia a orologeria» inventato da certi pubblici ministeri italiani ma ormai diffuso in tutto il mondo. E non è l’unico caso.

Chi ha cospirato contro Benedetto XVI e ora cospira contro il Conclave? Chi «morde e divora»? Chi, con strategie «terrificanti», cerca di coprire le sue «ingiustizie inaudite»? La risposta è complessa, e certamente non c’è un unico «grande vecchio», un’unica regia. Per capire di più, possiamo esaminare la prima grande offensiva contro Benedetto XVI, che inizia con il discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006, il quale contiene una citazione giudicata da alcuni offensiva nei confronti dell’islam e dei musulmani.

Appena pronunciato questo discorso, inizia un processo in tre fasi. Prima fase: un buon numero di media occidentali, con alla testa il solito New York Times, estrapolano la citazione dal contesto e sbattono la notizia della presunta offesa ai musulmani in prima pagina. Seconda fase: al coro si uniscono esponenti cattolici ostili al Papa, compiacentemente intervistati dagli stessi media. Terzo: gli ultra-fondamentalisti musulmani diffondono la notizia nelle terre dove operano e si passa alla violenza, con suore e sacerdoti percossi e uccisi e chiese bruciate.

Questo schema si ritrova in tanti altri episodi. Un esempio tipico è quello del marzo 2009 quando - sull’aereo che lo porta in Camerun - Benedetto XVI risponde a un cronista francese che gli pone una domanda sull’AIDS, spiegando che la distribuzione massiccia di preservativi non risolve ma aggrava il problema. La risposta del Papa, peraltro scientificamente corretta, occupa le cronache internazionali per tutto il viaggio, mettendo in ombra i suoi profondi insegnamenti sulle malefatte delle istituzioni internazionali e di alcune multinazionali in Africa – e forse era proprio questo lo scopo. Anche qui sono i grandi media laicisti a gridare allo scandalo, ma subito – seconda fase – intervengono a «mordere» il Papa i teologi progressisti e i «cattolici adulti». Quindi – terza fase – arriva la violenza, non fisica questa volta ma istituzionale di governi come quello del Belgio che censurano il Pontefice e annunciano misure contro la Chiesa. Si crea qui il contesto in cui dopo qualche mese la polizia belga, a caccia d’improbabili pedofili, sequestrerà fisicamente per ore i vescovi locali e aprirà le tombe di due cardinali, alla ricerca di documenti sulla pedofilia che lì avrebbero potuto essere nascosti solo in una delle pagine peggiori di Dan Brown.

Gli attacchi sono «inauditi» proprio perché non vengono da una parte sola. Contro Benedetto XVI e oggi contro la Chiesa e il Conclave si sono mossi cinque diversi nemici.

Il primo, forse più potente e pericoloso, è costituito dalla galassia di organizzazioni laiciste, omosessuali, massoniche, femministe, delle cliniche dell’aborto e dell’eutanasia, delle case farmaceutiche che vendono prodotti abortivi, degli avvocati che chiedono risarcimenti miliardari per i casi di pedofilia. Questa lobby odia la Chiesa per la sua opposizione intransigente al relativismo e la sua difesa dei principi non negoziabili in tema di vita e di famiglia, che talora disturba anche affari molto lucrosi. Ed è una lobby che ha un’influenza davvero «inaudita» sui più potenti media mondiali.

Il secondo grande nemico della Chiesa, spesso pericolosamente trascurato per malinteso spirito di dialogo e «buonismo», è l’ultra-fondamentalismo islamico. Illuso che sia davvero possibile per l’islam riprendere la conquista del mondo intero, entusiasmato dai suoi successi prima terroristici – a partire dall’11 settembre – e poi politici, il segmento più radicale dell’islam fondamentalista ha sofferto come una ferita intollerabile il sorpasso statistico dei cristiani sui musulmani nel continente africano – il dato riguarda l’Africa nel suo insieme, Maghreb compreso – e ha risposto con gli assassini e le stragi. A questo fondamentalismo radicale Benedetto XVI – pure così attento a non confonderlo con l’islam in generale – non ha mai fatto sconti. Certo, ideologicamente l’ultra-fondamentalismo islamico è lontanissimo dal laicismo. Ma è pronto a sfruttare gli assist dei media laicisti per attaccare la Chiesa, e a profittare del loro silenzio quando la sua violenza si dirige contro i cristiani.

Il terzo grande nemico di Benedetto XVI è stato il progressismo cattolico e l’azione insistita e fastidiosa di quei «cattolici adulti» e teologi i quali hanno visto la loro autorità e il loro potere nella Chiesa minacciato dallo smantellamento da parte di Benedetto XVI di quella interpretazione del Concilio Vaticano II in termini di discontinuità e di rottura con il Magistero precedente su cui avevano costruito per decenni carriere e fortune. E oggi, in vista del Conclave, questo progressismo – le cui lamentele trovano pronta eco nei media laicisti internazionali – tenta di aggredire preventivamente i cardinali più attivi e fedeli nel diffondere questi insegnamenti del Pontefice.

Ma l’«ermeneutica della riforma nella continuità» del Vaticano II di Papa Ratzinger, se ha sottolineato la continuità, ha anche sempre precisato che non è facoltativo accettare, del Concilio, l’elemento di riforma. Proprio sul punto secondo cui accettare il Concilio nei suoi documenti, e anche nel suo senso di evento storico globale, è obbligatorio, Benedetto XVI è stato attaccato con sempre maggiore acrimonia anche da un quarto fronte, quello degli ultra-conservatori che forse all’inizio si erano illusi di trovare in lui una sponda e un sostegno. Solo chi non conosce questi ambienti non si rende conto di quante voci e rumori – poi ripresi dai media anti-cattolici – siano stati inizialmente diffusi proprio qui, e di quanti danni abbiano fatto attacchi che hanno cercato di colpire Benedetto XVI sul punto grave e delicatissimo dell’ortodossia dottrinale, seminando dubbi e sospetti. E negli ultimi giorni abbiamo visto quanto fosse soltanto di facciata il rispetto ostentato da certi ambienti ultra-conservatori per il Papa, che alcuni, con un cattivo gusto violento, hanno paragonato addirittura al comandante Schettino, e di cui hanno attaccato senza ritegno il discorso ai parroci romani, dove Benedetto XVI ribadiva il dovere di tutti di fedeltà al Vaticano II reale, che fu ed è cosa diversa dalla sua rappresentazione spesso distorta nei media.

Infine, Benedetto XVI ha avuto anche un quinto nemico, inconsapevole e involontario ma non per questo meno pericoloso. Si tratta delle imprudenze, ritardi ed errori di comunicazione degli stessi collaboratori del Papa. Nell’epoca di Internet e di Facebook se una notizia falsa non è smentita entro due o tre ore le possibilità di replica efficace si riducono a poco più di zero. Migliorare la comunicazione della Santa Sede è una delle grandi sfide che attendono il prossimo Pontefice.

I risultati di questi attacchi «inauditi», lo ha detto ancora il Papa nel viaggio a Fatima, sono a loro volta inauditi. Non solo leggendo i giornali o guardando la televisione ci si trova davanti a «ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita». Ma la stessa fede è in pericolo di morte. «La fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata». Non ci sono solo i corifei del secolarismo, «non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo». E il risultato è che la stessa verità naturale viene meno: e ogni «popolo, che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia».

Non è coltivazione della speranza cristiana, è soltanto imprudenza non vedere quanto gli attacchi siano «inauditi». «L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce a interromperlo», ha detto ancora il Papa a Fatima. Nello stesso tempo, proprio a Fatima, il Papa ha ricordato le parole della Madonna che, dopo avere preannunciato terribili tragedie, concluse il suo messaggio in Portogallo annunciando: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà». Sì, ripeteva allora Benedetto XVI, «nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa». Spetterà probabilmente al prossimo Pontefice celebrare nel 2017 il centenario delle apparizioni di Fatima. Vale allora la pena di rileggere, con trepidazione e speranza, quanto – dopo l’apprezzamento così realistico della crisi inaudita e «terrificante» – Benedetto XVI ebbe ad affermare a Fatima nel 2010, sette anni prima del centenario del 2017: «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria, a gloria della Santissima Trinità».



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NOTARE QUESTO PASSAGGIO: 

"Nell’epoca di Internet e di Facebook se una notizia falsa non è smentita entro due o tre ore le possibilità di replica efficace si riducono a poco più di zero."

E INFATTI NONOSTANTE SIA DIMOSTRATO IL CONTRARIO, C'E' CHI ANCORA CREDE ALLA BUFALA DELLE SCARPE PAPALI MARCATE "PRADA", E AL SALUTO NAZISTA DEL GIOVANE RATZINGER.....

E C'E' CHI QUESTE BUFALE LE CONTINUA A DIFENDERE COME VERE.... RICORDO QUANDO UNA CERTA ESALTATA PENTECOSTALE NON FACEVA ALTRO CHE ELIMINARCI I POST CON I QUALI SENZA DUBBIO GLI DAVAMO DIMOSTRAZIONE DEI SUOI FALSI....

Oggi niente fulmini sul cupolone.... anzi per l'occasione si è fatto vedere il sole dopo l'intensa pioggia e tanti fulmini, di queste ultime ore.

Grazie Santo padre



«L’inquisizione? questione protestante e rinascimentale»

La leggenda nera sull’Inquisizione viene spesso usata, oltre per attaccare il cattolicesimo, anche per tenere viva l’accusa al Medioevo di essere un “periodo buio”. Tanto buio che tutte le più grandi invenzioni, dagli ospedali alle università, emersero proprio in quell’arco storico! Tuttavia sono leggende popolari, per l’appunto, mentre gli storici hanno già più volte dimostrato di pensarla diversamente. E’ il caso recente di Marina Montesano, ricercatore di storia medievale presso l’Università di Genova la quale, in un articolo per “Il Manifesto”, recensisce due libri storici sulla “caccia alle streghe” appena pubblicati.

Il suo giudizio a ristabilire la verità sul Medioevo è netto: «proprio durante il fiorire del Rinascimento si elaborarono idee e strumenti atti a perseguire le streghe, e fu in piena età moderna che si registrarono in Europa le condanne più gravi e numerose». Continua, «per la caccia alle streghe si può schematicamente delineare uno sviluppo in tre fasi differenti: un diffondersi sporadico di processi e condanne capitali che terminò intorno al 1550-1560; un incremento notevole tra quest’epoca e il 1660, fase che costituì l’apice della caccia in Europa; dopo questa data e fino alla metà del XVIII secolo si ebbe una diminuzione generalizzata dei processi, ma anche il loro arrivo in aree precedentemente risparmiate». I numeri non sono poi certo quelli propagandati dai vari Corrado Augias & Co: «la storiografia è in grado di proporre dati probabili: nell’intero periodo tra metà Quattrocento e metà Settecento le condanne alla pena capitale oscillano tra le 40mila e le 60mila, nonostante la pubblicistica in materia dia spesso cifre palesamente assurde, che arrivano addirittura a parlare di milioni di vittime».

E’ importante anche concentrarsi sull’area geografia maggiormente coinvolta in questa pratica, ovvero quella germanica e protestantizzata: «un’area, quella tedesca del Sacro Romano Impero, comprendente territori cattolici quanto protestanti, in cui la caccia alle streghe mieté il numero maggiore di vittime. È una disparità che colpiva anche i contemporanei, se il gesuita Friedrich Spee poteva scrivere, nella serrata critica alle modalità dei processi tedeschi espressa nella Cautio criminalis del 1631, che la Germania sembrava essere «tot sagarum mater»: «madre di così tante streghe». Circa la metà delle condanne capitali europee furono comminate in Germania». E la causa, continua la storica, fu sopratutto la Riforma e l’estrema frammentazione del potere politico: «Lutero e Calvino non sembrano aver dato molto peso alla stregoneria e nessuno dei due riformatori elaborò una forma di demonologia innovativa, ma il Diavolo esercitava a loro avviso un potere reale nel mondo; i riformatori facevano dunque dell’impegno contro Satana quasi un’ossessione. È indubbio che, essendo le streghe emissarie del diavolo e complici nei suoi misfatti, nel mondo riformato si ponevano le premesse per una «caccia» intensa e determinata».

I revisionisti anti-cattolici citano anche ossessivamente l’Inquisizione spagnola (area cattolica) come il capro espiatorio della caccia alle streghe. Ma la Montesano chiarisce: «Il paragone tra la Germania e la Spagna è istruttivo: nella penisola iberica, vittima di una secolare «leggenda nera», si ebbe in realtà un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso, se paragonato all’Europa centro-settentrionale; i tribunali erano infatti restii a comminare la pena capitale, preferendo generalmente condanne più blande. Inoltre, le accuse erano più simili a quelle tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire «moderna», cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico, infanticidi e via dicendo». Quante furono le streghe condannate a morte in Spagna? «più di cento in Catalogna nei soli anni 1610-1625, ma venti-trenta sotto l’Inquisizione negli oltre cento tra 1498 e 1610. In totale le condanne a morte dovrebbero aggirarsi intorno alle 300». Ancora meno se l’autorità centralizzata fosse stata forte e capace di incidere.

RIASSUMENDO DUNQUE SI PUÒ DIRE CHE IL MEDIOEVO EBBE DAVVERO POCO A CHE VEDERE CON LA “CACCIA ALLE STREGHE”, ATTIVITÀ CHE IN GRANDISSIMA PARTE AVVENNE IN AMBITO PROTESTANTE. 

Il pensiero è decisamente simile a quello di Jean Dumont, uno dei maggiori specialisti mondiali sull’Inquisizione spagnola, il quale in quest’interessante intervista aggiunge un dato sulla presunta e “terribile macchina da morte” spagnola: «nell’epoca di maggiore voga della tortura, in Spagna, a Valenza, su duemila processi dell’Inquisizione, nell’arco che va dal 1480 al 1530, sono stati ritrovati dodici casi di tortura».

http://www.uccronline.it/2012/01/08/la-storica-montesano-linquisizione-questione-protestante-e-rinascimentale/

Dischi e libri 'blasfemi' al rogo: i pentecostali usa come i taleban


Una chiesa di Pittsburgh dà fuoco alle icone del "diavolo moderno": in fumo Springsteen, Harry Potter e addirittura Pinocchio. "ci liberiamo delle cose che ci allontanano da Gesù: è il nostro modo di esprimere l'amore per Dio", dice il reverendo George Bender


Hanno fatto come i taleban. O, se volete, come i nazisti. Il tutto, non in qualche sperduta località del Terzo Mondo, abbrutita dalla povertà e dall'ignoranza, bensì negli evolutissimi Stati Uniti. Benvenuti a Penn Township, contea di Butler, a due passi dall'operosa Pittsburgh, che insieme a Philadelphia tiene alto l'onore dello stato della Pennsylvania.
Qui, la notte scorsa, gli adepti della chiesa pentecostale dell'Harvest Assembly of God Church hanno deciso quali fossero i volti del diavolo del ventunesimo secolo. Hanno acceso una pira fuori dalla loro bella chiesa di legno e hanno buttato nel fuoco le presunte icone della cultura irreligiosa. Quali? Compact disc di Bruce Springsteen, Pearl Jam e AC/DC, album degli anni settanta di Joe Walsh e dei Foreigner, addirittura videocassette del Pinocchio di Walt Disney. Anche il cartone animato Hercules è finito in fiamme, e con lui pure quell'Harry Potter che sta conquistando i bambini di tutto il mondo. Gli adepti del reverendo George Bender si sono infatti scagliati con particolare fervore contro il simpatico ragazzo-mago perchè nelle scuole della zona i suoi libri sono distribuiti e studiati mentre non è permesso ai membri della chiesa di distribuire la Bibbia.
"Dobbiamo liberarci di tutte le cose che non rappresentino fedelmente il nostro signore Gesù Cristo, o che ci fanno allontanare da lui", ha detto il reverendo. "È il nostro modo di esprimere - ha aggiunto - l'amore per Dio". Un amore che lo ha portato anche a distruggere i libri dei testimoni di Geova e dei Mormoni, colpevoli - a suo dire - di non essere 'veri cristiani'. Il reverendo Bender ha detto di meravigliarsi dell'interesse dei media locali per il caso: "Abbiamo fatto arrabbiare alcune persone - ha detto - ma ne è valsa la pena, abbiamo fatto un ottimo lavoro".
Accanto a lui, il gruppo dei suoi fedeli annuiva e applaudiva mentre la pira - triste ricordo del film 'Fahrenheit 451' - ardeva portando via con sé libri e dischi 'blasfemi'. Dana Schreiber, una quarantaquattrenne di Richland, ha gettato nel fuoco una dozzina di album anni '70, ricordo della sua gioventù: i suoi figli, diceva, sentono solo musica religiosa, e quindi "non c'è bisogno che tenga ancora in casa questa roba" . E mentre le fiamme salivano alte nel cielo scuro della Pennsylvania più profonda, Richard Stawecki, 25 anni, incendiava AC/DC, Pearl Jam e Bruce Springsteen "perché promuovono l'alcol e la droga". Il tutto, con un sottofondo di salmi cantati, accompagnati da chitarre e guidati dal reverendo Bender.
"Mi hanno ispirato gli Atti degli Apostoli, nella parte 19:19, che descrive come si debbano bruciare in pubblico i libri blasfemi", ha concluso, soddisfatto, il prete pentecostale. Tutt'intorno, il fuoco bruciava e la gente cantava e sorrideva. Benvenuti a Pittsburgh, Pennsylvania, provincia dell'Afghanistan. O di Berlino anni '30.

http://qn.quotidiano.net/2001/03/27/1988296-Dischi-e-libri--blasfemi--al-rogoi-pentecostali-Usa-come-i-taleban.shtml

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LIBRI DISCUTIBILI, MUSICA DISCUTIBILE, E' VERO,
MA PERO' NON SONO PROPRIO I PENTECOSTALI A DIRE CHE SCEGLIERE DI SEGUIRE CRISTO GESÙ DEVE ESSERE UNA SCELTA LIBERA E NON IMPOSTA?....

DANDO FUOCO A TUTTO CIÒ CHE A LORO DIRE È ANTICRISTIANO, SI FINIREBBE PER FARE INTORNO A SE PIAZZA PULITA, ANCHE UCCIDENDO.....BRUCIANDO LE PERSONE.....

AH!..... MA GIÀ LO HANNO FATTO!

Gli indiani d’America Massacrati dai protestanti

Le Vittime anabattiste di Lutero 

Il Massacro dei Centomila contadini, appoggiato da Lutero

Calvino che non esita a condannare al rogo un dissenziente della sua dottrina

Inquisizioni Protestanti

Michele Serveto fatto uccidere da Calvino

http://www.cristianicattolici.net/errori_nella_storia_dei_protestanti.html

23 febbraio 2013

Conclave, attaccano Mahony per punire la Chiesa

di Massimo Introvigne
20-02-2013
 
Il cardinale Roger Mahony
Uno tsunami di sciocchezze. Sono quelle che si leggono – incredibilmente, anche su organi di stampa cattolici – a proposito del cardinale Roger Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles, cui si chiede di non partecipare al Conclave perché è tuttora coinvolto in processi in cui lo si accusa di avere protetto preti pedofili. 


Il lettore a questo punto si chiederà: ma quello dei preti pedofili non è un dramma denunciato con toni tanto accorati da Benedetto XVI? Lo è, certamente. Non è, allora, un po’ forte parlare di sciocchezze? Non lo è, per due ragioni. La prima è che partecipare al Conclave non è un premio o una vacanza. È un compito molto gravoso, un dovere prima ancora di un diritto. Il diritto canonico non prevede l’esclusione dal Conclave per ragioni morali o disciplinari. Certamente a tutti i Conclavi della storia hanno partecipato cardinali che avevano qualche scheletro nell’armadio dal punto di vista personale, morale, politico o peggio ancora dottrinale. Questa circostanza ci ricorda che la Chiesa è fatta di santi e di peccatori. Non dobbiamo scandalizzarcene. Se qualche cardinale in difficoltà ritenesse liberamente di non partecipare al conclave si tratterebbe di un gesto nobile. Ma questi gesti si ammirano, non s’impongono, neppure a colpi di sondaggi come quello che ha proposto «Famiglia Cristiana» a lettori che certamente non hanno letto le carte delle complesse cause civili statunitensi relative a Mahony, e hanno «votato» per escluderlo dal Conclave sull’onda di una facile reazione emotiva.

La seconda ragione è che il cardinale Mahony non è al momento soggetto a nessuna sanzione canonica. Il suo successore a Los Angeles, l’arcivescovo José Gomez, ha preso carta e penna per spiegarlo ai suoi preti. Nella lettera si legge che «continua a esserci confusione in diversi media a proposito del cardinale Mahony. Ho già chiarito in una dichiarazione precedente che, benché il cardinale Mahony, in qualità di arcivescovo emerito, non abbia specifici compiti amministrativi, rimane un vescovo in piena comunione con l’Arcidiocesi di Los Angeles. Ha il pieno diritto di celebrare tutti i Sacramenti della Chiesa e di esercitare il suo ministero presso i fedeli senza alcuna restrizione. Promosso alla dignità di cardinale, il cardinale Mahony ha anche tutte le prerogative, i diritti e i doveri di un cardinale di Santa Romana Chiesa». L’arcivescovo Gomez va anche oltre, e illustra la sua convinzione che «i risultati che ha ottenuto e l’esperienza del cardinale Mahony saranno utili al collegio dei cardinali» riunito in Conclave. 

Si potrebbe sperare che la lettera dell’arcivescovo Gomez faccia chiarezza, e che i media smettano di scrivere d’inesistenti sanzioni canoniche comminate da Gomez al suo predecessore. Ma non succederà, perché per molti il cardinale Mahony è un falso scopo per attaccare la Chiesa e Benedetto XVI. Per quanto Benedetto XVI abbia preso misure di straordinaria e inaudita severità nei confronti dei preti pedofili, per quanto queste misure siano state in gran parte efficaci – i processi che si celebrano oggi riguardano quasi sempre avvenimenti di molti anni fa, e gli episodi recenti sono sempre più rari – nessuna misura sarà mai sufficiente per chi si serve della tragedia dei preti pedofili come di una clava da calare sulla Chiesa per contestare il suo insegnamento morale e la sua intransigente difesa della vita, della famiglia e della libertà religiosa.

Ma, alla fine, di che cosa è accusato il cardinale Mahony?  Il cardinale è stato vescovo di Stockton dal 1980 al 1985 e arcivescovo di Los Angeles dal 1985 al 2011. Le controversie riguardano sia il periodo di Stockton sia quello di Los Angeles. Cominciamo da Stockton. Chi continua a guardare su Internet lo screditato documentario della BBC «Sex Crimes and the Vatican», a suo tempo proposto in Italia da Michele Santoro, rimane subito colpito dalla sinistra figura dell’ex prete Oliver O’Grady. Il documentario si apre e si chiude con l’ex sacerdote irlandese, che ha vissuto negli Stati Uniti dal 1971 al 2000, ripreso mentre descrive in termini piuttosto espliciti come adescava le sue vittime, quali tipi di ragazzini gli piacevano e come sia stato protetto dall’allora vescovo Mahony.

Non si tratta però di un’intervista originale della BBC ma di sequenze tratte dal film del 2006 «Deliver Us from Evil» (“Liberaci dal male”) della regista Amy Berg. Un film dove la collaborazione di O’Grady non è stata gratuita. È la conseguenza di un accordo con gli avvocati delle sue vittime che – dopo che O’Grady era stato condannato nel 1993 a quattordici anni di reclusione – hanno citato per danni in sede civile la diocesi di Stockton. O’Grady si è prestato alle video-interviste degli avvocati – e di Amy Berg – e in cambio essi non si sono opposti al suo rilascio dal carcere dopo sette anni, accompagnato dall’espulsione dagli Stati Uniti verso la natia Irlanda, dove il pedofilo è rimasto a lungo in libertà fino ad essere nuovamente condannato nel 2012 a tre anni di carcere per possesso di materiale pornografico con immagini di bambini. Dunque, le dichiarazioni di O’Grady s’inquadrano in un accordo con avvocati che avevano bisogno soprattutto di sentirsi dire che il sacerdote pedofilo era stato protetto da Mahony e dalla diocesi, cui si preparavano a spillare qualche milione di dollari.

Uno sguardo ai documenti del processo civile di secondo grado mostra che O’Grady non l’aveva raccontata del tutto giusta. Egli affermava – con evidente gioia degli avvocati – che Mahony sapeva che era un pedofilo e, nonostante questo, lo aveva mantenuto nel ministero sacerdotale. Le carte raccontano un’altra storia. Mahony diventa vescovo di Stockton nel 1980. Tra il 1980 e il 1984 deve occuparsi di tre casi di preti accusati di abusi sessuali su minori. Fa qualche cosa che stupirà i lettori di «Repubblica» e magari anche quelli di «Famiglia Cristiana»: non solo indaga, ma fa segnalare i sacerdoti alla polizia. In due casi la polizia conferma che, dietro al fumo, c’è del fuoco: e i sacerdoti sono sospesi a divinis, cioè esclusi dal ministero sacerdotale. Nel terzo caso, quello di O’Grady, la polizia nel 1984 archivia il caso e dichiara il sacerdote innocente. Mahony si limita a trasferirlo, dopo che due diversi psicologi che lo hanno esaminato per conto della diocesi hanno dichiarato che non è pericoloso. Tutti sbagliavano: O’Grady era molto pericoloso. 

Ricostruzioni alternative dei tre casi di Stockton imputati a Mahony sono state proposte dal quotidiano – ostilissimo alla Chiesa Cattolica – «Los Angeles Times» e da vari giornalisti e blogger, anche italiani, ma non hanno retto allo scrutinio dei tribunali americani, non certo teneri con la Chiesa nei casi di abusi. Mahony a Stockton trent’anni fa sbagliò. Ma sbagliò non perché non si rivolse alla polizia. Lo fece. Il suo errore fu prendere per buone le conclusioni della polizia e degli psicologi, che nel caso di O’Grady erano clamorosamente sbagliate.

Passiamo a Los Angeles. Mahony è promosso alla guida di una delle più importanti diocesi del mondo nel 1985, mentre infuria la crisi dei preti pedofili, perché si ritiene che abbia dato buona prova a Stockton e sia in grado di gestirla. Los Angeles sarà – per vicende in parte avvenute prima dell’arrivo di Mahony – la diocesi degli Stati Uniti e del mondo che pagherà il più alto indennizzo alle vittime degli abusi: 660 milioni di dollari. La transazione del 2007 con gli studi legali specializzati nel rappresentare le vittime dei sacerdoti pedofili doveva essere, o così gli avvocati la presentarono a Mahony, «tombale». Ma l’appetito viene mangiando, e gli stessi studi legali – che (pochi lo sanno in Italia) di solito trattengono per sé la parte più grande del maltolto – hanno avviato una nuova causa – sempre civile – chiedendo altri soldi e persuadendo un giudice a lasciare loro frugare, a partire dal 2012, nei documenti interni della diocesi, compresi semplici promemoria riservati. 

Da questi documenti è emerso che Mahony – almeno negli anni precedenti alla decisione dei vescovi degli Stati Uniti di riferire sempre e comunque tutti i casi alla polizia – in diverse vicende dubbie si limitò a rimandare nelle diocesi di origine, di cui informò i vescovi, sacerdoti messicani o spagnoli che svolgevano il loro ministero a Los Angeles, e si fidò eccessivamente dei «centri di riabilitazione» che affermavano di poter curare i sacerdoti pedofili dalla loro malattia rimettendoli in condizione di poter riprendere senza rischi il ministero. Purtroppo non era vero, e paradossalmente monsignor Richard Loomis, consulente del cardinale per questa materia e sacerdote che sembrava al di sopra di ogni sospetto, finì accusato anche lui di abusi. Si deve però anche aggiungere che in diversi casi di sacerdoti che gli apparivano come certamente pericolosi e irriformabili Mahony si dimostrò invece inflessibile.  

Mahony ha commesso degli errori? Certamente. Gravi? Sì. È stato vittima di teorie terapeutiche fallaci sulla presunta infallibilità dei centri di riabilitazione? Lo si può affermare. È un complice dei pedofili, che ha consapevolmente rimesso preti che secondo ogni ragionevole previsione sarebbero ricaduti nel loro vizio in contatto con parrocchie e bambini?  No, questa conclusione non è supportata dai documenti, e del resto Mahony non ha mai subito condanne penali, i risarcimenti derivano da cause civili. 

Il cardinale sbagliò, ma sbagliò in buona fede, credendo che i suoi sistemi per affrontare la questione dei preti pedofili fossero efficienti e avanzati. Non lo erano, e quanto ho scritto non ha affatto lo scopo di proporre una sua difesa d’ufficio. Trasformare un vescovo che ha commesso errori in un criminale manca però gravemente non solo alla carità ma anche alle regole del buon giornalismo.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-conclave-attaccano-mahony-per-punire-la-chiesa-5847.htm


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E DIRE CHE LA REPUBBLICA È GIÀ ANTICLERICALE DI PER SE:

!Il Fatto Quotidiano contro Repubblica: no a giornalisti cattolici!"


Fatto quotidiano
Ormai è guerra aperta per Il Fatto Quotidiano contro i cattolici. Non c’è soltanto la puntuale disinformazione del vaticanista Marco Politi, di cui abbiamo a lungo parlatoma ogni giorno è l’occasione per attaccare la Chiesa, qualsiasi notizia è buona. Tanto che sull’Huffington Post ci si rivolge a loro come quelli “che odiano il Papa”.
Non sono soltanto le notizie mistificate presentate spesso con titoli volgari a rendere questo quotidiano il fronte italiano più avanzato di intolleranza religiosa, ma sopratutto i vari blogger che pubblicano post sul sito web de Il Fatto. Gli esempi sono moltissimi e quotidiani: uno su tutti è quanto scrive Silvio Di Giorgio contro i sacerdoti cattolici, definiti in massa e senza distinzione dei pedofili a caccia di carne giovane. Questo è il livello di indottrinamento anticattolico. Ha perfettamente ragione Angela Azzaro, vicedirettrice del settimanale Gli altri quando rileva: «Il Fatto vive di questa dinamica scandalistica. Il quotidiano di Antonio Padellaro ha successo perché si inserisce in questo circolo vizioso di scandalo e populismo. Vuole colpire la “pancia” del lettore».
Anche Repubblica ha preso ormai le distanze da Il Fattodefinendolo quotidiano di “nuova destra”. In realtà sembra più di estrema destra, i metodi de Il Fatto sono fascisti e lo dimostra la pesante censura dei commenti scomodi che vige sul sito web, come più di un lettore ha denunciato. Pare inoltre, leggendo queste denunce, che gli amministratori del sito de Il Fatto abbiano creato una serie di account finti per sostenere anche attraverso i commenti la linea editoriale del quotidiano.
Tornando alla militanza anticattiolica, in questi giorni il quotidiano di Padellaro ha attaccatoRepubblica per aver pubblicato ben due articoli di autori cattolici e non anticlericali. Il primo è quellodell’ex portavoce di Giovanni Paolo II, Navarro Valls e il secondo quello di un serio vaticanista, Paolo Rodari.  
Caso Mahony. Rodari ha intervistato il “pm” del Vaticano, mons. Charles Scicluna sul “caso Roger Mahony”, ovvero il cardinale accusato di aver coperto degli abusi sessuali negli USA e che si accinge a partecipare al Conclave. Scicluna ha spiegato che Mahony «non è riuscito ad arginare i casi di pedofilia nella sua diocesi», lo ha anche contattato più volte dal 2002 in poi perché «cercava di capire come comportarsi»Massimo Introvigne ha ricostruito la vicenda, spiegando che Mahony non è soggetto a nessuna sanzione canonica o penale. Il cardinale accusato in realtà ha indagato e segnalato alla polizia due sacerdoti pedofili, mentre un terzo, il caso O’Grady, venne archiviato dalla polizia nel 1984 e dichiarato innocente. Mahony lo traferì, anche assicurato da due diversi psicologi che dichiararono il sacerdote “non  pericoloso”. Purtroppo tutti si sbagliarono: polizia e psicologi, tant’è che O’Grady venne poi arrestato in seguito per aver abusato nuovamente.
In seguito Mahony si è fidato eccessivamente dei “centri di riabilitazione” che affermavano di poter curare i sacerdoti pedofili dalla loro malattia rimettendoli in condizione di poter riprendere senza rischi il ministero, sbagliando anche in questo caso. Dopo aver visionato i documenti Introvigne in ogni caso ha concluso che quello di Manhoy «è un falso scopo per attaccare la Chiesa e Benedetto XVI». Solo lui può rinunciare a partecipare al Conclave -e forse farebbe bene a farlo-, nessuno può escluderlo: dovrebbe essere privato del titolo di cardinale in quanto condannato per un reato, ma ancora non c’è stata alcuna sentenza.
Tornando a Il Fattonon è affatto piaciuta ai responsabili del quotidiano la presenza su Repubblica di due cattolici coerenti e non aggressivi verso la Chiesa, in particolare hanno aggredito il quotidiano di Ezio Mauro per la presenza di Paolo Rodari, accusato di avere “posizioni filo-cielline”. Un’onta terribile evidentemente essere parte di un movimento ecclesiale vicinissimo a Benedetto XVI, tanto che quest’ultimo ha scelto come sua famiglia proprio quattro suore laiche appartenenti a Comunione e Liberazione
http://www.uccronline.it/2013/02/23/il-fatto-quotidiano-contro-repubblica-no-a-giornalisti-cattolici/

Segreteria di Stato Vaticana, in atto tentativi di condizionare cardinali con notizie false

Citta' del Vaticano, 23 feb. - (Adnkronos) - La Segreteria di Stato della Santa Sede ha pubblicato un comunicato, reso noto dalla Radio Vaticana, in cui si deplora il tentativo di condizionare i cardinali in vista del Conclave con la diffusione "di notizie spesso non verificate o non verificabili o addirittura false e, anche con grave danno di persone e istituzioni".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Papa-Segreteria-di-Stato-in-atto-tentativi-di-condizionare-cardinali-con-notizie-false_314213504601.html

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VATICANO: "SI VUOLE CONDIZIONARE IL CONCLAVE"

"LA DURA NOTA DELLA SEGRETERIA DI STATO E LE PAROLE DI PADRE LOMBARDI: "CALUNNIE E MALDICENZE CONTRO GOVERNO DELLA CHIESA"


La Segreteria di Stato della Santa Sede ha pubblicato un comunicato in cui si deplora il tentativo di condizionare i cardinali, in vista del Conclave, con la diffusione di «notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni».

«La libertà del Collegio Cardinalizio, al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, all'elezione del Romano Pontefice, - si legge nella nota della Segreteria di Stato vaticana, pubblicata dalla Radiovaticana - è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa».

«Nel corso dei secoli i Cardinali - prosegue il testo - hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano».

«Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nell'elezione del Papa, oggi - commenta la nota - si tenta di mettere in gioco il peso dell'opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l'aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo».




La nota di Padre Lombardi

Il cammino della Chiesa in queste ultime settimane del Pontificato di Papa Benedetto, fino all'elezione del nuovo Papa attraverso la «Sede vacante» e il Conclave, è molto impegnativo, data la novità della situazione. Lo osserva padre Federico Lombardi in un editoriale per la Radiovaticana.

«Non abbiamo, e ce ne rallegriamo, - osserva il direttore della Radio del Papa e della sala stampa vaticana - da portare il dolore per la morte di un Papa amato, ma non ci è risparmiata un'altra prova: quella del moltiplicarsi delle pressioni e delle considerazioni estranee allo spirito con cui la Chiesa vorrebbe vivere questo tempo di attesa e di preparazione». «Non manca infatti - sottolinea padre Lombardi - chi cerca di approfittare del momento di sorpresa e di disorientamento degli spiriti deboli per seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi - come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia - o esercitando pressioni inaccettabili per condizionare l'esercizio del dovere di voto da parte dell'uno o dell'altro membro del Collegio dei cardinali, ritenuto sgradito per una ragione o per l'altra».
«Nella massima parte dei casi - commenta il padre gesuita - chi si pone come giudice, tranciando pesanti giudizi morali, non ha in verità alcuna autorità per farlo. Chi ha in mente anzitutto denaro, sesso e potere, ed è abituato a leggere con questi metri le diverse realtà, non è capace di vedere altro neppure nella Chiesa, perché il suo sguardo non sa mirare verso l'alto o scendere in profondità a cogliere le dimensioni e le motivazioni spirituali dell'esistenza. Ne risulta una descrizione profondamente ingiusta della Chiesa e di tanti suoi uomini».

«Ma tutto ciò - prosegue l'editoriale - non cambierà l' atteggiamento dei credenti, non intaccherà la fede e la speranza con cui guardano al Signore che ha promesso di accompagnare la sua Chiesa. Noi vogliamo, secondo quanto indica la tradizione e la legge della Chiesa, che questo sia un tempo di riflessione sincera sulle attese spirituali del mondo e sulla fedeltà della Chiesa al Vangelo, di preghiera per l'assistenza dello Spirito, di vicinanza al Collegio dei cardinali che si accinge all' impegnativo servizio di discernimento e di scelta che gli è chiesto e per cui principalmente esiste».

«In questo - è la conclusione dell'editoriale - ci accompagna anzitutto l'esempio e la rettitudine spirituale di Papa Benedetto, che ha voluto dedicare alla preghiera dell' inizio della Quaresima questo ultimo tratto del suo Pontificato. Un cammino penitenziale di conversione verso la gioia della Pasqua. Così lo stiamo vivendo e lo vivremo: conversione e speranza».

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/22592/