13 febbraio 2013

Differenza tra adorazione e venerazione

"È più facile che un protestante pecchi di giudizio, che un cattolico pecchi di idolatria"

quelle che vedete in figura sono una delle centinaia di immagini ritrovate nelle catacombe dei primi cristiani : "idolatri"... . (almeno secondo il pensiero dei separati).

questo e' il ritratto della Vergine Maria col bambino.




L'ADORAZIONE

dal Catechismo della Chiesa Cattolica

2096 Della virtù della religione, l'adorazione è l'atto principale. Adorare Dio, è riconoscerlo come Dio, come il Creatore e il Salvatore, il Signore e il Padrone di tutto ciò che esiste, l'Amore infinito e misericordioso. "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" ( Lc 4,8 ), dice Gesù, citando il Deuteronomio [Cf Dt 6,13 ].

2097 Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il "nulla della creatura", la quale non esiste che per Dio. Adorare Dio è, come Maria nel Magnificat, lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il suo nome [Cf Lc 1,46-49 ]. L'adorazione del Dio Unico libera l'uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall'idolatria del mondo.

2099 E' giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: "Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio" [Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6].

2114 La vita umana si unifica nell'adorazione dell'Unico. Il comandamento di adorare il solo Signore semplifica l'uomo e lo salva da una dispersione senza limiti. L'idolatria è una perversione del senso religioso innato nell'uomo. L'idolatra è colui che "riferisce la sua indistruttibile nozione di Dio a chicchessia anziché a Dio" [Origene, Contra Celsum, 2, 40].

I cristiani cattolici ed ortodossi non adorano le icone nel senso in cui la parola "adorazione" si usa comunemente in italiano. In traduzioni antiche (e in alcune traduzioni più recenti in cui i traduttori insistono a usare questa parola nel senso originale), si trova la parola "adorare" usata per tradurre il verbo greco proskyneo (letteralmente, "prosternarsi").

Nondimeno, bisogna comprendere che tale uso era molto più ampio di quello odierno.

Spesso si usava questo verbo per indicare l'atto di onorare, venerare, riverire.

Oggi si restringe il temine "adorazione" al senso del termine greco latrìa (che il Settimo Concilio Ecumenico aveva precisamente stabilito come culto che si deve solo a Dio, a differenza della venerazione dovuta ai santi).

I cristiani ortodossi venerano le icone, vale a dire, rendono loro rispetto poiché sono oggetti santi, e poiché onorano ciò che le icone raffigurano.

Noi non adoriamo le icone più di quanto un patriota non adori la sua bandiera.

Il saluto alla bandiera non è esattamente lo stesso tipo di venerazione che diamo alle Icone, ma è proprio un tipo di venerazione.

E così come non veneriamo il legno e la vernice, ma piuttosto le persone dipinte nelle Icone, i patrioti non venerano il tessuto e le tinture, ma piuttosto il paese rappresentato dalla bandiera.

Queste furono le conclusioni del Settimo Concilio Ecumenico, che stabilì nel proprio Oros (decreto) quanto segue: "Poiché questo è il caso in questione, seguendo il sentiero regale e l'insegnamento divinamente ispirato dei nostri santi Padri e della Tradizione della Chiesa cattolica - poiché sappiamo che essa è ispirata dal Santo Spirito che in essa vive - decidiamo in tutta correttezza e dopo un completo esame che, così come la santa e vivifica Croce, allo stesso modo le sante e preziose Icone dipinte con colori, ornate con piccole pietre o con quant'altro è utile a questo scopo (epitedeios), debbano essere poste nelle sante chiese di Dio, sui vasi e paramenti sacri, su muri e tavole, nelle case e nelle strade, sia che esse siano Icone del nostro Dio e Salvatore, Gesù Cristo, o della nostra intemerata Signora e Sovrana, la santa Madre di Dio, o dei santi angeli e di santi e pii uomini.

Ogni volta, infatti, che vediamo le loro rappresentazioni in immagine, siamo condotti, mentre le contempliamo, a rammentare i prototipi, progrediamo nell'amore per loro, e siamo indotti a venerarli ulteriormente. Testimoniando la nostra venerazione (proskenesin), non la vera adorazione (latreian) che, secondo la nostra fede, è appropriata solo per l'unica natura divina, ma nello stesso modo in cui veneriamo l'immagine della preziosa e vivifica Croce, il santo Vangelo e gli altri oggetti sacri che onoriamo con incenso e lumi di candela secondo la pia usanza dei nostri antenati.

L'onore reso all'immagine va infatti al suo prototipo, e la persona che venera un'Icona venera la persona che vi è rappresentata. Invero, tale è l'insegnamento dei nostri santi Padri e della Tradizione della santa Chiesa cattolica che ha propagato il Vangelo da un capo all'altro della terra."

Gli ebrei capiscono la differenza tra venerazione e adorazione. Un pio ebreo bacia la Mezuzà sugli stipiti della sua porta, bacia il suo scialle da preghiera prima di indossarlo, bacia i tallenin (filatteri), prima di legarli alla fronte e al braccio. Bacia la Torah prima di leggerla nella Sinagoga.

Senza dubbio Cristo fece le stesse cose, quando leggeva le Scritture in Sinagoga. Anche i primi cristiani capivano questa distinzione.

(Da notare che in questo, essendo uno dei Concili ai quali partecipò la Chiesa ancora unita....è quanto insegna l'attuale Catechismo Cattolico.....)

COS'E' LA VENERAZIONE?

Secondo il vocabolario "venerare" significa: v. tr. (lat. venerari) [io vènero]. Fare oggetto di riverenza e di profonda devozione.

Avere per qualcuno molta deferenza, stima e simili. Sentimento di grande riverenza, rispetto, stima" e simili.

Nella pietà religiosa cristiana vuol dire particolare rispetto e onore dovuto ai Santi, ai Servi di Dio,

Così intesa la venerazione dei Santi è pienamente giustificata dalla Bibbia. In effetti, più d'una volta nella Bibbia siamo esortati a ricordare con rispetto e' stima coloro che ci hanno precedute nella fede, e sono ora nella Casa del Padre, a fare l'elogio delle loro virtù, a imitarli seguendo l'esempio della loro vita eroica.

Ecco qualche testimonianza

2 - Testimonianze bibliche.
Nella Lettera agili Ebrei l'autore ispirato esalta la fede degli antenati a conforto e sprone dei suoi lettori:

"Nella fede morirono tutti costoro, senza avere conseguito le cose promesse, ma avendole viste solo e salutato da lontano" (Ebrei, 11,13).

E ancora: "E che dirò di più? Mi mancherebbe il tempo per narrare di Gedeone, Barac, Sansone, Jefte, David, Samuele e dei profeti. I quali, in virtù della fede, soggiogarono i regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, divennero forti in guerra, fugarono eserciti stranieri" (Ebrei 11, 32-35).

"Anche noi dunque, circondati da un così grande nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatone della fede" (Ebrei 12,1-2).

Già secoli prima un altro autore ispirato aveva detto:

"Facciamo l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non vanno dimenticati" (Siracide 44,1 e 10) 13.

LA PRATICA DELLA VENERAZIONE

Ricordo, elogio, imitazione: ecco ciò che la Bit bia sollecita da noi nei riguardi di coloro che ci hanno preceduto nella fede e si sono distinti nella pratica delle virtù cristiane.

Questa è appunto la venerazione dei Santi. Noi siamo in perfetta armonia con la Parola di Dio quando ricordiamo i Santi, ne facciamo l'elogio li imitiamo nel loro grande amore a Gesù Cristo all'umanità. Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo, diceva san Paolo (1 Corinzi 11, 1).

Fedele all'insegnamento dell'Apostolo, la Chiesa Cattolica insiste sulla imitazione dei Santi, sempre sensibile alla purezza della fede e contraria a ogni venerazione forse interessata. Ha detto il Concilio Vaticano II:

"Mentre infatti consideriamo la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, per un motivo in più ci sentiamo spinti a ricercare la Città futura (cfr. Ebrei 13,1 e 11, 1) e insieme ci è insegnata la via sicurissima per il quale, tra le mutevoli cose del mondo, potremo arrivai alla perfetta unione con Cristo cioè alla santità, secondo lo stato e la condizione di ciascuno".

NEL CATECHISMO TROVIAMO

2132 Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti, "l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi è rappresentato", [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 18, 45: PG 32, 149C] e "chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto" [Concilio di Nicea II: Denz. -Schönm., 601; cf Concilio di Trento: ibid. , 1821-1825; Conc. Ecum. Vat. II: Sacrosanctum concilium 126; Id., Lumen gentium, 67]. L'onore tributato alle sacre immagini è una "venerazione rispettosa", non un'adorazione che conviene solo a Dio.

Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato.

Ora, il moto che si volge all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 81, 3, ad 3].

Parlare di sentimenti come possono essere l’adorazione, la venerazione o anche l’ amore e l’ amicizia è difficile.

La difficoltà maggiore sta nel trasporre in un suono o una parola quello che l’ uomo sente dentro di sé.

Così come la parola “amicizia” ha diversi gradi di significato, dato che parte da una semplice conoscenza ad un legame che sfiora l’ amore, così anche definire, ad esempio, la venerazione che i cattolici provano verso determinate persone, che non devono necessariamente essere morte, diventa difficile.

Lo stesso vale per “adorazione”

Il termine “adorazione” ha subito diversi cambiamenti di significato in italiano come, del resto, anche in altre lingue.
Inizialmente questo termine aveva un significato molto ampio e veniva rivolto a persone degne di particolare onore, di particolare rispetto e dignità.

Usualmente era attribuito a persone sagge, a giudici e, naturalmente, anche a Dio.

In italiano questo modo di rivolgersi alle persone, diciamo così, importanti si è perso nel tempo ma è rimasto, per esempio, nella lingua inglese. Infatti i magistrati inglesi ( quelli con la parrucca bianca, tanto per intenderci)che da noi, nei telefilm, sentiamo definire come “vostro onore” in realtà sono chiamati “Your Worship”. Questo, naturalmente, solo in Inghilterra in quanto negli U.S.A. il termine è invece “Your Honor”, molto più simile all’ italiano Worship, ovviamente, significa “adorare”.

Questo non significa che gli inglesi adorino i magistrati come se fossero Dio ma semplicemente riconoscono loro un onore appropriato all’ incarico che stanno svolgendo.

E’ solo un esempio che però è utile a spiegare come il termine “adorazione” non sia stato fin da subito unico appannaggio di Dio.

Infatti, anche nella nostra lingua, inizialmente “adorare” significava attribuire un alto onore a qualcuno e infatti tutti i vocabolari specificano che questo termine può significare onorare, venerare e adorare. In quest'ultimo caso riferito solo a Dio.

Nella lingua latina, da cui deriva l’ italiano, l’ampiezza dell’ uso di questo termine è particolarmente evidente.

Si va infatti dal semplice rivolgere le proprie parole a qualcuno ( nel senso di fare un discorso) supplicare e pregare per qualcuno, venerare, provare ammirazione o amore verso qualcuno e, naturalmente, anche adorare.

Comunque se andiamo a vedere le Scritture troviamo che anche nella Bibbia “adorare” ha un senso molto ampio.

Tuttavia nei primi secoli di vita della cristianità,l i teologi cominciarono a fare delle differenze fra i diversi tipi di onore in modo che fosse chiaro cosa doveva essere attribuito solo a Dio e cosa poteva essere attribuito anche alle creature.

Ironicamente questa è una tradizione della Chiesa in quanto nella Bibbia questa distinzione non esiste oppure , per dirla meglio,non è così chiara.

Ma questo lo vedremo dopo.

Nel frattempo diciamo che i teologi svilupparono il termine di “latrìa” per indicare quell’ onore che è dovuto solo a Dio e il termine “dulìa” per gli esseri umani. Coniarono anche un terzo termine “iper dulìa” ( cioè superiore alla dulìa) riferito a Maria.

Questo termine non nacque per caso ma nacque per fare in modo che a Maria venisse riconosciuta una dignità maggiore di quella degli altri santi ( in quanto era stata resa degna di un privilegio assolutamente unico) ma nesso stesso tempo, poiché era soltanto una creatura, questa dignità fosse dello stesso tipo di quella delle altre creature.

Da qui “dulìa” e “iperdulìa”

I teologi italiani hanno reso i termini di “dulìa” e “latrìa” con i verbi “venerare” e “adorare”.

Sfortunatamente molti non-cattolici sono stati talmente ben istruiti nella loro ostilità verso la Chiesa Cattolica che non riescono ( o non vogliono) accettare queste distinzioni.

Si sentono spesso affermare con estrema sicurezza ( e arroganza…) che i cattolici adorano Maria e i santi.

Insomma, che sono degli idolatri.

Qualcuno di loro va addirittura oltre dichiarando che a Maria e ai santi non va neppure riconosciuta la venerazione.

Ma cosa dice la Bibbia a proposito?

Se potessero leggere il testo originale e non la traduzione in italiano, potrebbero avere delle sorprese.

Il termine ebraico per “adorazione” è “shaka”.

Con questo termine si vuole comprendere sia l’adorazione riservata al solo vero Dio che l’onore riservato ad alcuni uomini. L’uso di questa accezione la si può trovare in diversi versetti dell AT.

Per esempio in Gn 37,7-9 si legge di Giuseppe che riferisce di due sogni che Dio gli ha dato;

“Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio”. Gli dissero i suoi fratelli: “Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare? ”.

Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.

Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: “Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me”.”
In questo brano si cita per due volte il verbo “prostrare” . In ebraico questo verbo è “shakà”

Un altro esempio lo troviamo in Es 18,7:

Mosè andò incontro al suocero, si prostrò ( shakà) davanti a lui e lo baciò;

Ci sono anche altri versetti in cui shakà non è riferito a Dio ma penso che questo sia sufficiente a spiegare che perfino gli ebrei erano di vedute più larghe di certi fondamentalisti odierni.

Veniamo ora ad alcuni atteggiamenti che sono erroneamente ritenuti atti di adorazione.

Fra questi ci sono l’ inchino, la genuflessione e la prostrazione. In realtà c’è anche il bacio ma poiché quest’ultimo gesto è ritenuto comune i fondamentalisti, molto rigidi su altri argomenti, preferiscono chiudere entrambi gli occhi.

Resta comunque il fatto che anche il bacio era una forma di adorazione.

Infatti il termine “adorare” deriva inizialmente dal latino “ad os” che significa “portarsi la mano alla bocca (os) per dare un bacio”.

Questa era un’antica usanza orientale che è rimasta in alcune forme di saluto indiano nel quale il soggetto che saluta si tocca in successione la fronte, la bocca e il cuore per mostrare la completa dedizione del suo essere verso la persona oggetto del saluto.

Successivamente si è trasformato in “ad orare” ( anche orare deriva da os in quanto la preghiera abitualmente veniva detta a voce alta e quindi con la bocca) e infine “adorare”.

Eliminato però il bacio, con tutte le riserve appena citate, restiamo per il momento solo alla prostrazione che in sé racchiude anche l’ inchino e la genuflessione.

La prima accusa che viene lanciata ai cattolici è quella di inchinarsi/ genuflettersi/ prostrarsi davanti a qualcuno o a qualcosa.

A questa accusa si può tranquillamente rispondere che la Bibbia non vieta questi atteggiamenti ma li proibisce solo quando sono atti di adorazione vera e propria.

Di solito di fronte a questa contestazione i soliti fondamentalisti rispondono dicendo che si adora una creatura quando all’ atto del prostrarsi viene aggiunta la preghiera. Prostrazione e preghiera, quindi, sarebbero i caratteri esclusivi dell’ adorazione verso Dio.

In realtà le cose non stanno così. L’adorazione diventa tale solo quando al gesto e alle parole segue la concreta predisposizione dell’ animo. In effetti, al di là di gesti e di parole, la vera adorazione che va rivolta a Dio è quella del cuore.

Se manca questa, non c’è vera adorazione.

Prendiamo ad esempio Gn 23,7 e seguenti:

“Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: “Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar, perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all’estremità del suo campo”

Qui Abramo si prostra e prega delle persone per ottenere un beneficio.

In questi versetti sono riscontrabili due elementi caratteristici dell’ adorazione: il gesto e la parola.

Manca, però, la predisposizione del cuore e quindi non può essere considerata reale adorazione.

Per i fondamentalisti dovrebbe invece essere un tipico esempio di adorazione.

Quindi possiamo concludere questa breve riflessione sull’ adorazione dicendo che la Chiesa Cattolica sa perfettamente che solo Dio ha diritto all’ adorazione.

La Bibbia conosce la prostrazione come gesto di reverenza ma vieta rigorosamente ogni gesto suscettibile di annettere all’oggetto del gesto una qualsiasi possibilità di sostituire Dio.

LE CATACOMBE, NON ERANO SOLO "TOMBE", MA ANCHE UN LUOGO DOVE I NOSTRI PRIMI FRATELLI E SORELLE SI NASCONDEVANO DURANTE LE PERSECUSZIONI. LI' SI RIUNIVANO ANCHE PER PREGARE...

CHI HA ORECCHI PER INTENDERE, INTENDA... CHI HA OCCHI PER VEDERE, VEDA