12 febbraio 2013

La Successione Apostolica


Da dove ci viene la garanzia che la Chiesa di oggi sia la stessa di quella fondata da Gesù Cristo? Questa certezza ci viene dalla Successione Apostolica. La Sacra scrittura ci offre vari riferimenti riguardo a questo tema, ma uno di quelli che ci sembra più significativo è quel passo nel libro degli Atti in cui Pietro deve affrontare il problema della sostituzione di Giuda dopo la sua morte (At 1,15-26). Gesù era appena tornato al Padre: i dodici li aveva nominati lui, e come Figlio di Dio aveva l'autorità per farlo. Nessuno fino a quel momento si era permesso, con Gesù ancora sulla terra, di nominare degli apostoli. Ma ora era necessario, altrimenti la Chiesa si sarebbe gradatamente estinta. Pietro allora decise di consultare le Scritture, e fu ispirato dallo Spirito Santo a considerare il Salmo 109, ove numerosi versi si adattavano benissimo alla situazione di Giuda ("sebbene io li abbia amati essi mi accusano senza pietà, mi hanno ripagato male per bene, odio in cambio di amore", Sl 109,4-5). Ebbene tramite questo salmo Dio gli indicò quale doveva essere il destino dell'empio cui è stato donato un bene che poi rinnega: "il suo ufficio lo prenda un altro". E quindi Pietro, forte del fatto che Cristo gli aveva trasmesso il potere di aprire e di chiudere, di legare e di sciogliere (Mt 16,19) si alzò in piedi davanti a un'assemblea di 120 persone, lesse il passo di questo salmo, e aggiunse che occorreva scegliere "uno tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo in cui dimorò tra noi il Signore Gesù" (At 1,21). La Chiesa apostolica scelse dunque Mattia, "per prendere il posto di questo ministero e apostolato, da cui prevaricò Giuda" (At 1,25).


Non tutti si rendono conto dello spessore teologico di questo brano: si tratta dell'inizio storico della successione apostolica. Queste righe contengono la prova scritturale della continuità della Chiesa. Inoltre, le parole "ufficio" e "ministero" danno testimonianza che gli apostoli avevano la perfetta consapevolezza di non essere solo dei credenti come tutti gli altri discepoli, ma di avere una precisa investitura, di avere ricevuto da Cristo un effettivo mandato, e che tale mandato poteva, anzi doveva, essere trasmesso come in una successione.

Fino allora le successioni erano unicamente di natura temporale, per esempio quelle dei padri verso i figli. Col Cristianesimo invece la successione è di natura spirituale, anche se deriva ugualmente da un "capostipite" storico che è Cristo, e da una madre in grado di generare figli che è la Chiesa.

Il Concilio Vaticano II a tal proposito ha affermato: "Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli Apostoli" (SC 6). E aggiunge: "Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi affidando il proprio compito di magistero" (DV 7).

Ed anche il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea: "Donando lo Spirito Santo agli Apostoli, Cristo risorto conferisce loro il proprio potere di santificazione: diventano segni sacramentali di Cristo. Per la potenza dello stesso Spirito Santo, essi conferiscono tale potere ai loro successori. Questa successione apostolica struttura tutta la vita liturgica della Chiesa; essa stessa è sacramentale, trasmessa attraverso il sacramento dell'Ordine." (CCC 1087).

La successione apostolica è dunque il tramite dello Spirito Santo, che attraverso di essa dà vita alla liturgia e forma alla Tradizione.

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PERCHE' C'E' CHI NEGA LA SUCCESSIONE APOSTOLICA?

SEMPLICE, TORNANDO INDIETRO NEL TEMPO LA STORIA DI UNA MIRIADE DI DENOMINAZIONI SI ESTINGUEREBBE NEL NULLA. PIU' CHE ESSERE "NATI DI NUOVO" SONO SOLO DEI "NATA IERI"