9 febbraio 2013

Maria Madre di Dio?


La figura di Maria sembra essere sempre più al centro di una polemica vecchia di secoli. Per molti evangelici, Maria è diventata un vero e proprio idolo polemico anche a causa di una certa tradizione misogina. La quale ha bisogno di vedere nella madre di Gesù una piccola donna che non lo capiva, e che spesso e volentieri veniva mandata quasi a quel paese (anche se poi – stranamente – gli obbediva, come a Cana). Gli evangelici che invece non provano questa avversione, accusano comunque i cattolici di esagerare il ruolo della Madre a discapito del Figlio. E, in effetti, è questa l’impressione che si potrebbe avere a prima vista: che con un po’ di buona volontà, si potrebbe raggiungere l’unità fra i cristiani guardando solo a Cristo. Nulla di più falso, il problema di Maria è essenzialmente cristologico.


Anche storicamente, il problema Maria è nato da una discussione sulla natura di Cristo. Per i primi cristiani era naturale tributare un onore particolare a Maria, perché la sua figura era al centro del mistero dell’Incarnazione: una creatura che dà alla luce il Creatore (usando la famosa espressione di san Bernardo). Quando è sorto il problema? Quando qualcuno ha provato a mettere in discussione quel mistero della fede cristiana, non si è potuto evitare di coinvolgere anche Maria. Ovvero quando Nestorio si convinse che non c’era stata una vera e propria Incarnazione, per cui Gesù non era Dio ma un uomo che conteneva il Verbo. Quasi come se ci fossero non solo due nature (quella umana e quella divina) ma anche due persone (Gesù e Cristo) congiunte in qualche modo. Di conseguenza, se Gesù non è Dio, Maria non è Madre di Dio.


In netta opposizione ai nestoriani, c’erano i monofisiti che invece esageravano in senso inverso. Essi infatti accentuavano la divinità di Cristo, quasi come se la natura umana ne fosse stata assorbita. In queste dispute cristologiche, la Chiesa non poteva sottrarsi dal dare un giudizio perché si andava a intaccare il nucleo fondamentale della fede cristiana. Ci furono così due importanti concili che hanno segnato profondamente la storia del Cristianesimo

Il Concilio di Efeso

Il concilio ecumenico del 431 riaffermò la fede nell’Uomo-Dio, condannando le teorie nestoriane. Può essere utile andare a rileggere i canoni conciliari:

1. Se qualcuno non confessa che l'Emmanuele è Dio nel vero senso della parola, e che perciò la santa Vergine è di Dio perché ha generato secondo la carne, il Verbo fatto carne (40), sia anatema.
2. Se qualcuno non confessa che il Verbo del Padre assunto in unità di sostanza l'umana carne, che egli è un solo Cristo con la propria carne, cioè lo stesso che è Dio e uomo insieme, sia anatema. […]
5. Se qualcuno osa dire che il Cristo è un uomo portatore di Dio, e non piuttosto Dio secondo verità, come Figlio unico per natura, inquantoché il verbo si fece carne (41) e partecipò a nostra somiglianza della carne e del sangue (42), sia anatema
8. Se qualcuno dice che l'unico Signore Gesù Cristo è stato glorificato dallo Spirito, nel senso che egli si sarebbe servito della sua potenza come di una forza estranea, e che avrebbe ricevuto da lui di potere agire contro gli spiriti immondi, e di potere compiere le sue divine meraviglie in mezzo agli uomini, sia anatema.

Si tratta di dodici anatemi in cui, come potete vedere, Maria viene citata solo una volta. Appunto perché il problema di fondo è di natura cristologia, la legittimità o meno del titolo di Theotokos (Madre di Dio) è solo la spia di una dottrina eterodossa. Non è che si vuole esaltare Maria, è che la sua figura è così legata al Figlio che non si può levare qualcosa a lei senza diminuire anche Lui. Questo si vede anche nella bellissima Formula di unione del 433:

Per quanto poi riguarda la Vergine madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell'incarnazione dell'unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l'intenzione di fare un'aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall'inizio l'abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea.
Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell'uomo.
Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consustanziale al Padre secondo la divinità, e consustanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.
Conforme a questo concetto di unione in confusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa.

Quindi Maria è Madre di Dio, senza per questo diventare una divinità a sua volta in quanto madre “secondo l’umanità”. Non si tratta di un’aggiunta alla Rivelazione né di una novità, ma della concettualizzazione di una realtà presente nella Scrittura implicitamente e che – se negata – va a demolire il centro della fede cristiana.

Il Concilio di Calcedonia

Questo concilio si espresse, ancora una volta, sulla natura del Cristo. Anche in questi atti conciliari, ci viene testimoniato che chi aveva problemi a credere nell’Uomo-Dio non poteva non rimettere in discussione la maternità di Maria:

Ma poiché quelli che tentano di respingere l'annuncio della verità, con le loro eresie hanno coniato nuove espressioni: alcuni cercando di alterare il mistero dell'economia dell'incarnazione del Signore per noi, e rifiutando l'espressione Theotokos [Madre di Dio] per la Vergine; altri introducendo confusione e mescolanza e immaginando scioccamente che unica sia la natura della carne e della divinità, e sostenendo assurdamente che la natura divina dell'Unigenito per la confusione possa soffrire, per questo il presente, santo, grande e universale Sinodo, volendo impedire ad essi ogni raggiro contro la verità, insegna che il contenuto di questa predicazione e sempre stato identico; e stabilisce prima di tutto che la fede dei 318 santi padri dev'essere intangibile; conferma la dottrina intorno alla natura dello Spirito, trasmessa in tempi posteriori dai padri raccolti insieme nella città regale contro quelli che combattevano lo Spirito santo; quella dottrina che essi dichiararono a tutti, non certo per aggiungere qualche cosa a quanto prima si riteneva, ma per illustrare, con le testimonianze della Scrittura, il loro pensiero sullo Spirito santo, contro coloro che tentavano di negarne la signoria
[…]
Seguendo, quindi, i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio: il signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e del corpo, consustanziale al Padre per la divinità, e consustanziale a noi per l'umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel peccato (45), generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria vergine e madre di Dio, secondo l'umanità, uno e medesimo Cristo signore unigenito.