7 febbraio 2013

In rete ad opera dei soliti falsari si possono trovare false citazioni dai padri della chiesa. vediamone qualche esempio:

IL FALSO: "Sant’Agostino: "Io mi sottometto all’autorità dei libri canonici e a nessun altra . Tutto
ciò che é necessario alla fede e alla condotta della vita si trova nelle dichiarazioni chiare della Scrittura." (De Doctr. Christ. 137)"

LA REALTÀ: Le coordinate non corrispondono a nulla. Il De Doctrina Christiana ha 4 libri, e nessuno di questi ha 137 capitoletti. Ho così supposto che l’edizione in questione non abbia diviso l'opera in 4 libri, e sommando il numero di capitoletti di ogni libro ho trovato le coordinate corrispondenti nell’edizione standard. Il risultato è stato IV,9, ma il testo tratta di tutto fuorché la Traditio.

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IL FALSO: San Giovanni Crisostomo: "Quando l’eresia s’impadronirà della Chiesa, sappiate che non vi sarà prova di vera fede e di cristianità se non con le Sacre Scritture, perché quelli che si volgeranno altrove periranno."(In Mattheum, Homelia 49

LA REALTÀ: In questa "perla" dell'anonimo che ha messo insieme la lista di citazioni l’autore della liturgia ortodossa sarebbe un fautore del Sola Scriptura! Tutti i siti che si sono copiati questa citazione hanno inoltre riportato fedelmente anche l'errore d'ortografia latina "Mattheum".
Questa citazione non esiste, o almeno non esiste a quelle coordinate.
Questa è l’epistola 49, e se l'autore mi dicesse dove ha visto quella frase ne saremmo lieti:

www.ccel.org/ccel/schaff/npnf110.iii.XLIX.html
www.newadvent.org/fathers/200149.htm
(In inglese)
www.abbaye-saint-benoit.ch/saints/chrysostome/matthieu...
(In francese, se lo preferite)

San Giovanni Crisostomo al contrario afferma «NON HANNO TRASMESSO TUTTΟ CON LE LETTERE, MA MOLTE COSE NON SONO STATE SCRITTE. Sia le une che le altre pero sono egualmente degne di fede. Di modo che noi consideriamo la Tradizione della Chiesa degna di fede. La Tradizione non è nient' altro che questo» (Hom. 4,2 in 2 Thess.)

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IL FALSO: “Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) disse: 'Ci mostri la scuola di Ermogene che ciò ch'essa insegna sta scritto: se non è scritto, tremi in vista dell'anatema fulminato contro coloro che aggiungono alla Scrittura, o ne tolgono alcuna cosa' (Tertulliano, Contro Ermogene, cap. 22”

LA REALTÀ: Vediamo l’autentico parere di Tertulliano sulla Traditio Apostolica, e su quale sia il criterio dell’ortodossia per distinguere la Chiesa dagli eretici (la successione apostolica ovviamente):

“Se vuoi esercitare meglio la tua curiosità nel negozio della tua salute, passa in esame le Chiese apostoliche nelle quali ANCORA PRESIEDONO GLI APOSTOLI DALLE LORO CATTEDRE; là dove si leggono proprio le lettere autentiche loro scritte dagli apostoli nelle quali ancora vibra l'eco delle loro voci e vive l'aspetto di ciascuno.
Sei vicino all'Acaia? Hai Corinto. Se non sei lontano dalla Macedonia, hai Filippi e Tessalonica. Se puoi recarti in Asia, hai Efeso. Se ti trovi nei paraggi dell'Italia, hai quella Roma, donde anche a noi arriva rapidamente l'autorità.
Questa Chiesa di Roma, quanto è beata! Furono gli apostoli stessi a versare a lei, col loro sangue, la dottrina tutta quanta. E' la Chiesa, dove Pietro è parificato, nella passione, al Signore [venne infatti crocifisso come Cristo]; dove Paolo è coronato del martirio di Giovanni [venne decapitato come Giovanni Battista]” (Tertulliano, La prescrizione contro gli eretici, 36)

E CONTRO GLI ERETICI DI CUI DISTRUGGE LA LEGITTIMITÀ IN UN SOL COLPO:

“Mostrino esse (le chiese eretiche N.d.R.) la successione dei loro vescovi in modo da poter risalire o ad un apostolo o ad un loro discepolo, così come fanno le CHIESE APOSTOLICHE, ad esempio… la Chiesa di Roma che presenta Clemente CONSACRATO DA PIETRO” (La prescrizione degli eretici, 32,2)

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IL FALSO: Giustino Martire (morto nell'anno 165 dopo Cristo) disse: 'Non abbiamo alcun comandamento di Cristo che ci faccia obbligo di credere alle tradizioni e alle dottrine umane, ma soltanto a quelle che i beati profeti hanno promulgate e che Cristo stesso ha insegnate, ed io ho cura di riferire ogni cosa alle Scritture e chiedere ad esse i miei argomenti e le mie dimostrazioni' (Giustino Martire, Dialogo con Trifone);

LA REALTÀ: “Vi sono infatti, amici, - così continuavo – alcuni della vostra razza che riconoscono che Egli è il Cristo, ma dichiarano che è un uomo nato da uomini. Io non sono d'accordo con loro, né affermerebbero questo i più, che la pensano come me, perchè Cristo stesso ci ha ordinato di non obbedire ad ammaestramenti umani ma a quelli annunciati tramite i profeti e impartiti da lui stesso.”
San Giustino Martire, Dialogo con Trifone, Cap 48, 4

La frase: “ed io ho cura di riferire ogni cosa alle Scritture e chiedere ad esse i miei argomenti e le mie dimostrazioni”, è una aggiunta alla citazione, già che non corrisponde con il Cap 48,4, e quindi la citazione è stata manipolata.

San Giustino sta dicendo che non dobbiamo ubbedire ammaestramenti umani, ma che dobbiamo comunque ubbedire agli insegnamenti di Cristo stesso. La fonte della tradizione apostolica sono gli insegnamenti di Cristo agli apostoli, quindi bisogna conservarla.

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IL FALSO: Basilio (330-379 d.C.) disse: 'Rigettare alcuna cosa che si trova nelle Scritture, o ricevere alcune cose che non sono scritte, è un segno evidente d'infedeltà, è un atto di orgoglio... il fedele deve credere con pienezza di spirito tutte le cose che sono nelle Scritture senza togliere o aggiungere nulla' (Basilio, Lib. de Fid. - regul. moral. reg. 80 citato da Luigi Desanctis in La tradizione, terza ed. Firenze 1868, pag. 19);

LA REALTÀ: “Che cosa è proprio del cristiano? La fede operante mediante l'amore.
Che cosa è proprio della fede? Piena e indubbia certezza della verità delle parole ispirate da Dio, non soggetta a oscillazione dovuta a qualsiasi pensiero, sia esso indotto da neccessità fisica o camuffato sotto aspetto di pietà.
Che cosa è proprio del fedele? Il conformarsi con tale piena certezza al significato delle parole della Scrittura, e non osare togliere o aggiungere alcunché. Se infatti tutto ciò che non è dalla fede è peccato, come dice l'Apostolo, ma la fede è dall'udito e l'udito poi mediante la parola di Dio: allora tutto ciò che è al di fuori della Scrittura ispirata, non essendo dalla fede è peccato.”
San Basilio, Regole morale, regola LXXX, 22.

San Basilio parla in favore della tradizione apostolica, già che dice che dobbiamo avere piena certezza nel significato delle parole della Scrittura, e non togliere o aggiungere nulla, e poi finisce dicendo che tutto ciò che è al di fuori della Scrittura ispirata, non essendo dalla fede è peccato. Noi sappiamo che la tradizione apostolica fa parte della fede della Chiesa. La citazione è stata chiaramente manipolata.

COSA PENSAVA SAN BASILIO DELLA TRADIZIONE APOSTOLICA?

“Ormai cerchiamo quali siano le nostre comuni nozioni sullo Spirito Santo: sia quelle raccolte per noi dalle Scritture sia quelle che abbiamo ricevuto dalla tradizione non scritta dei padri.”
San Basilio, Lo Spirito Santo, IX, 22

“Ma preparativi di guerra si fanno contro di noi; ogni pensiero è ordinato contro di noi e le lingue di quei blasfemi dardeggiano, colpendo più violentemente di quanto quei cristicidi non colpissero Stefano con le pietre.
Ma non tentino di nascondere che noi siamo solo il preteso della guerra: in realtà essi mirano più in alto. È contro di noi, apparentemente, che si preparano le macchine e gli agguati e che incoraggiano l'un l'altro a dare aiuto, secondo l'esperienza e la forza di ciascuno.
Ma è la fede che è attaccata e lo scopo comune a tutti gli avversari e nemici della sana dottrina, è quello di scuotere il fondamento della fede in Cristo, sopprimendo la tradizione apostolica, e distruggendola totalmente.”
San Basilio, Lo Spirito Santo, X, 25

“E nessuno interpreti male la parola dell'Apostolo, che spesso, facendo menzione del battesimo, omette il nome del Padre e dello Spirito Santo, né per questo ritenga sia indifferente l'invocazione dei nomi. 'Tutti voi - dice – che siete stati battezzati in Cristo, avete rivestito il Cristo' (Gal 3,27). E ancora: 'Tutti voi che siete stati battezzati in Cristo, siete stati battezzati nella sua morte' (Rom 6,3). Nominare Cristo infatti significa fare una confessione di fede completa: manifesta Dio che unge, il Figlio unto e il crisma: lo Spirito, come Pietro ci insegna negli Atti: 'Gesù di Nazaret, che Dio unse con lo Spirito Santo' (Atti 10,38).
E in Isaia: 'Lo spirito del Signore è su di me: perchè di esso egli mi ha unto' (Is 61,1;Lc 4,18).
E il salmista: 'Per questo Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio d'allegrezza' (Sal 44,8).
Talora tuttavia sembra che l'Apostolo si sia ricordato soltanto dello Spirito Santo a proposito del battesimo: 'Tutti – dice – siamo stati battezzati in un sol corpo, in un solo Spirito' (1Cor 12,13). Si accorda in questo senso anche: 'Voi sarete battezzati nello Spirito Santo' (Atti 1,5) e 'Egli vi battezzerà nello Spirito Santo' (Lc 3,16). Ma non per questo si potrebbe dire perfetto un battesimo nel quale fosse invocato soltanto il nome dello Spirito. Bisogna infatti che resti sempre inviolabile la tradizione data nella grazia vivificante.
Colui che ha liberato la nostra vita dalla corruzione, ci ha dato una forza di rinnovamento che ha una causa indicibile, nascosta nel mistero, ma che apporta alle anime una grande salvezza. Così aggiungere o togliere qualcosa è chiaramente un allontanarsi dalla vita eterna.
San Basilio, Lo Spirito Santo, XII, 28

“Fra le dottrine e le proclamazioni custodite nella Chiesa, talune le deriviamo dell'insegnamento scritto, altre le abbiamo ricevute dalla tradizione apostolica, a noi trasmesse segretamente. Ma entrambe hanno lo stesso valore per la pietà. E questo non lo potrà negare nessuno che abbia una sia pur modesta esperienzia delle istituzioni ecclesiastiche. Se infatti noi tentassimo di scartare i costumi non scritti che non hanno grande incidenza, a nostra insaputa daneggeremmo il Vangelo prorpio nelle parti essenziali: anzi di più: ridurremmo la proclamazione a un nome vuoto.”
San Basilio, Lo Spirito Santo, XXVII, 66

“Non mi basterebbe una giornata intera se volessi esporre i misteri della Chiesa non scritti. Tralascio tutto il resto; ma la professione di fede nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, da quali scritti noi l'abbiamo?
San Basilio, Lo Spirito Santo, XXVII, 67

“A coloro che dicono che la dossologia con lo Spirito non è attestata nella Scrittura, diciamo questo: se non si acetta nessun'altra cosa non attestata nella Scrittura, non si accetti neppure questa; se però la maggior parte delle celebrazioni dei misteri hanno per noi diritto di cittadinanza insieme a molte altre cose che pur non sono nella Scrittura, allora ammettiamo anche questa. Io credo che sia un criterio apostolico attenersi anche alle tradizioni non scritte: 'Vi lodo – dice l'Apostolo – perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservatele tradizioni così come ve le ho trasmesse' (1Cor 11,2); e ancora: 'Mantenete le tradizioni che avete apprese sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera' (2Tes 2,15).
San Basilio, Lo Spirito Santo, XXIX, 71

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IL FALSO: Ambrogio (340 ca. - 397) disse: 'Chi ardirà parlare quando la Scrittura tace?... Noi nulla dobbiamo aggiungere al comando di Dio; se voi aggiungete o togliete alcuna cosa siete rei di prevaricazione' (Ambrogio, Lib. II de vocat. Gent. cap. 3 et lib. de parad. cap. 2, citato da Luigi Desanctis in op. cit., pag. 19).

LA REALTÀ: A semplice vista non si trova nulla contro la tradizione apostolica, già che sono frasi abbastanza vaghe. Nel libro De Paradiso Liber Unus, Cap 2 non si trova quella frase.
Vedere: www.documentacatholicaomnia.eu/ l'unica frase che fa riferimento alle Scritture è questa:

“Sic ergo et in Scripturis divinis non facile reprehendamus aliquid quod intelligere non possumus. Sunt enim plurima quae non nostro ingenio metienda sunt; sed ex altitudine divinae dispositionis et verbi sunt estimanda.”
Sant'Ambrogio, De Paradiso, Liber unus, Cap II, 7

“Allo stesso modo dunque anche nelle divine Scritture non dobbiamo biasimare con leggerezza ciò che non siamo in grado di comprendere. Vi sono infatti parecchie cose che non possono essere misurate con il metro della nostra mente, ma dovono essere valutate riferendosi alla profondità del disegno e della parola di Dio”
Sant'Ambrogio, Il Paradiso terrestere, Cap II, 7

Il libro citato, di Sant'Ambrogio “Liber Duode Vocatione Gentium” è un opera incerta, che non appare nemmeno nella lista delle opere di Sant'Ambrogio.

Si può leggere la versione in latino su http://www.documentacatholicaomnia.eu/
Girolamo (347 ca. - 419-20 ca.) disse: 'Se voi volete chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura; fuori di lì siete nella notte dell'errore. Noi ammettiamo tutto ciò che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l'autorità della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio' (Girolamo, In Isaiam, VII; In Agg., I; citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 28).

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IL FALSO: Cipriano (200 ca. - 258) disse: 'Che orgoglio e che presunzione è l'uguagliare delle tradizioni umane alle ordinanze divine...!' (Cipriano, Epist. 71 citato da Teofilo Gay in Arsenale antipapale, Firenze 1882, pag. 204-205));

LA REALTÀ: Questa citazione è falsa, non si trova nella Epistola 71 di San Cipriano. Vedere questa pagina: http://www.newadvent.org/fathers/050671.htm

Ma, cosa pensava San Cipriano della tradizione apostolica?

“Per questo che bisogna rispettare con cura la tradizione divina e la prassi apostolica; tradizione e pratica che si trovano presso di noi ed in quasi tutte le provincie...”
San Cipriano, Epistola 67,5

“La Chiesa infatti è una sola; se è una, non può trovarsi dentro e fuori. Se infatti la Chiesa si trova presso Novaziano, non lo è stata presso Cornelio. Se invece la Chiesa si è trovata presso Cornelio, che è succeduto, attraverso la legittima ordinazione, al vescovo Fabiano e che il Signore ha reso glorioso non solo con l'onore dell'episcopato, ma anche con quello del martirio, Novaziano non si trova nella Chiesa e non può considerarsi vescovo. Egli ha disprezzato la tradizione del vangelo e degli apostoli; non è succeduto a nessuno, ma è sorto da sé. Non può infatti avere, o possedere in nessun modo la Chiesa, chi non è stato ordinato nella Chiesa.”
San Cipriano, Epistola 69,3

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IL FALSO: Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) disse: 'Ci mostri la scuola di Ermogene che ciò ch'essa insegna sta scritto: se non è scritto, tremi in vista dell'anatema fulminato contro coloro che aggiungono alla Scrittura, o ne tolgono alcuna cosa' (Tertulliano, Contro Ermogene, cap. 22).

LA REALTÀ: “Dunque, 'in principio Dio creò il cielo e la terra'. Adoro la pienezza della Scrittura, con la quale vengono manifestati il creatore e la sua opera. Nel Vangelo invece scopro, come ulteriore rivelazione, che il Verbo è il ministro e l'ordinatore del creatore, ma non ho ancora letto in alcun passo se l'universo sia stato creato da una qualche materia soggiacente: ché, se questo è scritto, lo insegni la bottega di Ermogene, ma se non è scritto, abbia timore di quel 'guai', destinato a coloro che fanno aggiunte o sottrazioni alla Scrittura”
Tertulliano, Contro Ermogene, Cap XXII, 3

LA CITAZIONE ESISTE. Praticamente Tertulliano sta dicendo che quello che dice Ermogene non si trova nella scrittura, e fa una allussione a Apocalisse 22,18-19, per confutare meglio, chiaramente si sta parlando di scrittura e non di tradizione. Comunque, bisogna guardare anche altri testi di Tertulliano per vedere se era contro la tradizione apostolica o no.


E PER GLI ERETICI DI TUTTI I TEMPI, COMPRESI GLI ATTUALI SI PIU' AGGIUNGERE, SEMPRE DI TERTULLIANO:

"Le cose stanno dunque così: che noi possediamo la verità; che essa deve a noi proprio venire aggiudicata; a noi, che avanziamo, ognuno, sicuri in questa nostra regola, che le Chiese riceverono dagli Apostoli, gli Apostoli a lor volta attinsero dalla voce di Cristo, Cristo, da Dio. È CHIARO ED EVIDENTE DUNQUE CHE NOI ABBIAMO PIENO IL DIRITTO DI NON RICONOSCERE AGLI ERETICI LA FACOLTÀ DI DISCUSSIONE E D'ESAME DELLE SCRITTURE SACRE; SONO PROPRIO LORO CHE NOI POSSIAMO BENISSIMO CONVINCERE, SENZA APPOGGIARSI AFFATTO ALL'AIUTO DEI LIBRI SACRI, CHE SU DI QUESTI NON POSSONO VANTARE DIRITTO ALCUNO."
Tertulliano, Praescriptione Haereticorum, Cap XXXVII