27 ottobre 2017

Non mi dite che siete preoccupati!

Del resto cosa scrivere? dei soliti vaneggiamenti di certi giornalisti pseudocattolici che hanno criticato Papa Francesco, contrapponendolo ai suoi precedessori, perché ieri si è collegato con gli astronauti nella stazione spaziale?

Se certi giornalisti pseudocattolici si documentassero un pochino prima di sparare le loro cavolate, potrebbero scoprire (facilmente!) che anche Papa Benedetto si è collegato con gli astronauti della stazione spaziale e allora come oggi uno degli astronauti è l’italiano Paolo Nespoli

COLLOQUIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON GLI ASTRONAUTI

23 ottobre 2017

Ops! ma il Papa non è massone?



Papa Francesco rifiuta l'ambasciatore libanese designato: è un massone


Per diventare ambasciatori al di là del Tevere e ricevere il placet di Papa Francesco è meglio non avere nei, come per esempio essere gay, non avere troppi divorzi alle spalle, ma soprattutto occorre non fare parte di logge massoniche. Già, perchè altrimenti Papa Bergoglio non concede l'agreement al diplomatico del Paese richiedente. In passato ci sono registrati diversi casi di rifiuti legati soprattutto alla vita privata o familiare degli ambasciatori. Il caso della Francia di Hollande, per esempio, quattro anni fa, fece scalpore. A Hollande arrivò l'invito a cambiare la nomina dell'ambasciatore designato perché quello che era stato individuato dall'Eliseo era apertamente omosessuale. Finora però non era mai emerso così platealmente per dei massoni.
La questione dei requisiti che occorrono per ottenere l'agreement è ritornata alla ribalta in questi giorni in occasione della visita a Roma del presidente libanese Hariri. La scorsa settimana è stato in visita in Vaticano e durante il colloquio con Papa Francesco si è sentito ripetere che il nome dell'ambasciatore libanese che aveva individuato non sarebbe mai passato. Il motivo del diniego si trovava racchiuso nell'appartenenza del diplomatico ad una loggia massonica. Un aspetto che forse nessuno aveva preso in considerazione prima, tanto che il diretto interessato, l'ambasciatore Johnny Ibrahim, attuale console generale del Libano a Los Angeles, a luglio aveva già festeggiato e condiviso la notizia della sua nomina con diversi prelati americani. Si racconta che il presidente Hariri di fronte alla richiesta vaticana sia rimasto un po' spiazzato anche se ha subito assicurato che avrebbe individuato una soluzione alternativa. Ad un giornale francofono di Beirut, L'Orient Le Jour, Hariri ha usato parole tranquillizzanti sul fatto che avrebbe risolto il problema in tempi rapidi mentre il console silurato da Papa Bergoglio precisava alla stampa di avere effettivamente avuto dei legami con la massoneria francese ma senza però averne mai fatto parte.

18 ottobre 2017

“Gesù stesso verrà da ognuno di noi e ci prenderà per mano, con la sua tenerezza, la sua mitezza, il suo amore. E ognuno ripeta nel suo cuore la parola di Gesù: “Alzati, vieni. Alzati, vieni. Alzati, risorgi!”.


PAPA FRANCESCO - UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 ottobre 2017

Carissimi fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vorrei mettere a confronto la speranza cristiana con la realtà della morte, una realtà che la nostra civiltà moderna tende sempre più a cancellare. Così, quando la morte arriva, per chi ci sta vicino o per noi stessi, ci troviamo impreparati, privi anche di un “alfabeto” adatto per abbozzare parole di senso intorno al suo mistero, che comunque rimane. Eppure i primi segni di civilizzazione umana sono transitati proprio attraverso questo enigma. Potremmo dire che l’uomo è nato con il culto dei morti.

Altre civiltà, prima della nostra, hanno avuto il coraggio di guardarla in faccia. Era un avvenimento raccontato dai vecchi alle nuove generazioni, come una realtà ineludibile che obbligava l’uomo a vivere per qualcosa di assoluto. Recita il salmo 90: «Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio» (v. 12). Contare i propri giorni fa si che il cuore diventi saggio! Parole che ci riportano a un sano realismo, scacciando il delirio di onnipotenza. Cosa siamo noi? Siamo «quasi un nulla», dice un altro salmo (cfr 88,48); i nostri giorni scorrono via veloci: vivessimo anche cent’anni, alla fine ci sembrerà che tutto sia stato un soffio. Tante volte io ho ascoltato anziani dire: “La vita mi è passata come un soffio…”.

Così la morte mette a nudo la nostra vita. Ci fa scoprire che i nostri atti di orgoglio, di ira e di odio erano vanità: pura vanità. Ci accorgiamo con rammarico di non aver amato abbastanza e di non aver cercato ciò che era essenziale. E, al contrario, vediamo quello che di veramente buono abbiamo seminato: gli affetti per i quali ci siamo sacrificati, e che ora ci tengono la mano.

Gesù ha illuminato il mistero della nostra morte. Con il suo comportamento, ci autorizza a sentirci addolorati quando una persona cara se ne va. Lui si turbò «profondamente» davanti alla tomba dell’amico Lazzaro, e «scoppiò in pianto» (Gv 11,35). In questo suo atteggiamento, sentiamo Gesù molto vicino, nostro fratello. Lui pianse per il suo amico Lazzaro.

E allora Gesù prega il Padre, sorgente della vita, e ordina a Lazzaro di uscire dal sepolcro. E così avviene. La speranza cristiana attinge da questo atteggiamento che Gesù assume contro la morte umana: se essa è presente nella creazione, essa è però uno sfregio che deturpa il disegno di amore di Dio, e il Salvatore vuole guarircene.

Altrove i vangeli raccontano di un padre che ha la figlia molto malata, e si rivolge con fede a Gesù perché la salvi (cfr Mc 5,21-24.35-43). E non c’è figura più commovente di quella di un padre o di una madre con un figlio malato. E subito Gesù si incammina con quell’uomo, che si chiamava Giairo. A un certo punto arriva qualcuno dalla casa di Giairo e gli dice che la bambina è morta, e non c’è più bisogno di disturbare il Maestro. Ma Gesù dice a Giairo: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). Gesù sa che quell’uomo è tentato di reagire con rabbia e disperazione, perché è morta la bambina, e gli raccomanda di custodire la piccola fiamma che è accesa nel suo cuore: la fede. “Non temere, soltanto abbi fede”. “Non avere paura, continua solo a tenere accesa quella fiamma!”. E poi, arrivati a casa, risveglierà la bambina dalla morte e la restituirà viva ai suoi cari.

Gesù ci mette su questo “crinale” della fede. A Marta che piange per la scomparsa del fratello Lazzaro oppone la luce di un dogma: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?» (Gv 11,25-26). È quello che Gesù ripete ad ognuno di noi, ogni volta che la morte viene a strappare il tessuto della vita e degli affetti. Tutta la nostra esistenza si gioca qui, tra il versante della fede e il precipizio della paura. Dice Gesù: “Io non sono la morte, io sono la risurrezione e la vita, credi tu questo?, credi tu questo?”. Noi, che oggi siamo qui in Piazza, crediamo questo?

Siamo tutti piccoli e indifesi davanti al mistero della morte. Però, che grazia se in quel momento custodiamo nel cuore la fiammella della fede! Gesù ci prenderà per mano, come prese per mano la figlia di Giairo, e ripeterà ancora una volta: “Talità kum”, “Fanciulla, alzati!” (Mc 5,41). Lo dirà a noi, a ciascuno di noi: “Rialzati, risorgi!”. Io vi invito, adesso, a chiudere gli occhi e a pensare a quel momento: della nostra morte. Ognuno di noi pensi alla propria morte, e si immagini quel momento che avverrà, quando Gesù ci prenderà per mano e ci dirà: “Vieni, vieni con me, alzati”. Lì finirà la speranza e sarà la realtà, la realtà della vita. Pensate bene: Gesù stesso verrà da ognuno di noi e ci prenderà per mano, con la sua tenerezza, la sua mitezza, il suo amore. E ognuno ripeta nel suo cuore la parola di Gesù: “Alzati, vieni. Alzati, vieni. Alzati, risorgi!”.

Questa è la nostra speranza davanti alla morte. Per chi crede, è una porta che si spalanca completamente; per chi dubita è uno spiraglio di luce che filtra da un uscio che non si è chiuso proprio del tutto. Ma per tutti noi sarà una grazia, quando questa luce, dell’incontro con Gesù, ci illuminerà

http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/audiences/2017/documents/papa-francesco_20171018_udienza-generale.html

“Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo, anche delle genti! Poiché unico è Dio.” Rm 3,29

16 ottobre 2017

«Oggi ci sono più cristiani perseguitati che all’epoca delle origini della Chiesa. Perché portano una croce e rendono testimonianza a Gesù. La Bibbia quindi è un libro estremamente pericoloso»


Cari giovani amici,
se vedeste la mia Bibbia, forse non vi farebbe una grande impressione: e questa sarebbe la Bibbia del Papa? Un vecchio libro tutto consumato! Potreste regalarmene una nuova, una da mille euro, ma non la vorrei. Amo la mia vecchia Bibbia, che mi accompagna da una vita. È stata testimone della mia gioia, ed è stata rigata dalle mie lacrime. Per me è un tesoro inestimabile. Vivo a partire da questa Bibbia. Non la darei via per nulla al mondo.

La Bibbia per giovani che avete in mano mi piace molto. È così colorata, così ricca di testimonianze – testimonianze di santi, testimonianze di giovani. Viene voglia di iniziare a leggerla dalla prima pagina e a smettere all’ultima. E poi… ? E poi la nascondete. Scompare sullo scaffale, in terza fila. Prende polvere. I vostri figli un giorno la svenderanno al mercatino delle pulci. No, non può finire così!

Voglio dirvi una cosa: oggi ci sono più cristiani perseguitati che all’epoca delle origini della Chiesa. E perché vengono perseguitati? Perché portano una croce e rendono testimonianza a Gesù. Vengono condannati perché posseggono una Bibbia. La Bibbia quindi è un libro estremamente pericoloso. Così pericoloso che in alcuni Paesi possederne una equivale a nascondere delle bombe a mano nell’armadio. Un non cristiano, il Mahatma Gandhi, una volta ha detto: «A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente a far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, a mettere sottosopra il mondo e a portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più».

Quindi, che cosa tenete in mano? Un capolavoro della letteratura? Un paio di belle storie del passato? Allora si dovrebbe dire ai tanti cristiani che si sono fatti imprigionare e torturare per la Bibbia: ma come siete stati stupidi, è solo un capolavoro della letteratura! No, attraverso la Parola di Dio la luce è giunta nel mondo. E non si spegnerà più. Nella Evangelii Gaudium (n. 175) ho detto: «Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente “Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato sé stesso”. Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata».

Quindi voi tenete in mano qualcosa di divino: un libro che brucia come il fuoco!!! Un libro attraverso cui Dio parla. E quindi ricordatevi: la Bibbia non esiste per essere messa sullo scaffale, ma per essere presa in mano, per leggerla spesso, ogni giorno, da soli o in compagnia. Voi fate sport in compagnia, o andate a fare shopping in compagnia. Perché non leggete insieme la Bibbia, in due, o tre, o quattro? Fuori, all’aperto, nel bosco, sulla spiaggia, di sera, a lume di candela… Farete un’esperienza travolgente! O avete paura di una figuraccia, se fate una proposta del genere?

Leggetela con attenzione! Non rimanete in superficie come fate con un fumetto! Non bisogna mai dare solo un’occhiata alla Parola del Signore! Domandatevi: «Che cosa dice al mio cuore? Dio mi parla attraverso queste parole? Mi tocca nel profondo del mio desiderio? Che cosa devo fare?». Solo in questo modo la Parola di Dio può diffondersi. Solo così la nostra vita può cambiare, può diventare grande e bella.

Voglio dirvi come leggo la mia vecchia Bibbia. Spesso la prendo, la leggo un po’, poi la metto via e mi lascio guardare da Dio. Non sono io a guardare il Signore, ma LUI mi guarda. LUI è presente. Mi lascio osservare da Lui. E avverto – non è sentimentalismo – avverto profondamente quello che il Signore mi dice. Qualche volta non parla. Allora non sento niente, solo vuoto, vuoto, vuoto… Ma rimango paziente, e attendo. Leggo e prego. Prego seduto, perché mi fa male inginocchiarmi. Qualche volta mi addormento pregando. Ma non fa niente. Sono come un figlio presso il Padre, e questo è l’importante.

Volete farmi contento? Leggete la Bibbia!

Il vostro
Papa Francesco

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testo integrale dela premessa di papa Francesco alla "Y Bibbia", Bibbia dei giovani, lanciata dal Gruppo editoriale San Paolo.

Famiglia Cristiana

12 ottobre 2017

La Bibbia è Cattolica!

Per certi “cattolici” che al solo sentir parlare di Bibbia ti danno del protestante

Joseph Ratzinger: “Dobbiamo avere il coraggio di ridire chiaro che, presa nella sua totalità, la Bibbia è cattolica. Accettarla come sta, nell'unità di tutte le sue parti, significa accettare i grandi Padri della Chiesa e la loro lettura; dunque, significa entrare nel cattolicesimo"

Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger

10 ottobre 2017

Mio Dio, non dimenticarti di me

quando io mi dimentico di te. Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono. Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te. Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado.

Donami, Signore, Dio mio, un cuore vigile
che nessun vano pensiero porti lontano da te,
un cuore retto che nessuna intenzione perversa possa sviare,
un cuore fermo che resista con coraggio ad ogni avversità,
un cuore libero che nessuna torbida passione possa vincere.

Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia
e una fiducia che alla fine giunga a possederti.

8 ottobre 2017

"Fratelli e sorelle, Dio non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci"

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La liturgia di questa domenica ci propone la parabola dei vignaioli, ai quali il padrone affida la vigna che aveva piantato e poi se ne va (cfr Mt 21,33-43). Così viene messa alla prova la lealtà di questi vignaioli: la vigna è affidata loro, che devono custodirla, farla fruttificare e consegnare al padrone il raccolto. Giunto il tempo della vendemmia, il padrone manda i suoi servi a raccogliere i frutti. Ma i vignaioli assumono un atteggiamento possessivo: non si considerano semplici gestori, bensì proprietari, e si rifiutano di consegnare il raccolto. Maltrattano i servi, al punto di ucciderli. Il padrone si mostra paziente con loro: manda altri servi, più numerosi dei primi, ma il risultato è lo stesso. Alla fine, con sua pazienza, decide di mandare il proprio figlio; ma quei vignaioli, prigionieri del loro comportamento possessivo, uccidono anche il figlio pensando che così avrebbero avuto l’eredità.

Questo racconto illustra in maniera allegorica quei rimproveri che i Profeti avevano detto sulla storia di Israele. È una storia che ci appartiene: si parla dell’alleanza che Dio ha voluto stabilire con l’umanità ed alla quale ha chiamato anche noi a partecipare. Questa storia di alleanza però, come ogni storia di amore, conosce i suoi momenti positivi ma è segnata anche da tradimenti e da rifiuti. Per far capire come Dio Padre risponde ai rifiuti opposti al suo amore e alla sua proposta di alleanza, il brano evangelico pone sulle labbra del padrone della vigna una domanda: «Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?» (v. 40). Questa domanda sottolinea che la delusione di Dio per il comportamento malvagio degli uomini non è l’ultima parola! È qui la grande novità del Cristianesimo: un Dio che, pur deluso dai nostri sbagli e dai nostri peccati, non viene meno alla sua parola, non si ferma e soprattutto non si vendica!

Fratelli e sorelle, Dio non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci. Attraverso le “pietre di scarto” – e Cristo è la prima pietra che i costruttori hanno scartato – attraverso situazioni di debolezza e di peccato, Dio continua a mettere in circolazione il «vino nuovo» della sua vigna, cioè la misericordia; questo è il vino nuovo della vigna del Signore: la misericordia. C’è un solo impedimento di fronte alla volontà tenace e tenera di Dio: la nostra arroganza e la nostra presunzione, che diventa talvolta anche violenza! Di fronte a questi atteggiamenti e dove non si producono frutti, la Parola di Dio conserva tutta la sua forza di rimprovero e di ammonimento: «a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (v. 43).

L’urgenza di rispondere con frutti di bene alla chiamata del Signore, che ci chiama a diventare sua vigna, ci aiuta a capire che cosa c’è di nuovo e di originale nella fede cristiana. Essa non è tanto la somma di precetti e di norme morali, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all’umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti. Una vigna chiusa può diventare selvatica e produrre uva selvatica. Siamo chiamati ad uscire dalla vigna per metterci a servizio dei fratelli che non sono con noi, per scuoterci a vicenda e incoraggiarci, per ricordarci di dover essere vigna del Signore in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli.

Cari fratelli e sorelle, Invochiamo l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti ad essere dappertutto, specialmente nelle periferie della società, la vigna che il Signore ha piantato per il bene di tutti e a portare il vino nuovo della misericordia del Signore.

PAPA FRANCESCO - ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 8 ottobre 2017

5 ottobre 2017

Chiedete e vi sarà dato,

cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!

3 ottobre 2017

Fa delle tue mani un trono per accogliere il Re!


Quando ti accosti, non stendere le palme delle mani con le dita disgiunte; ma con la sinistra facendo un trono alla destra che deve accogliere il Re, ricevi il corpo di Cristo sul cavo della destra, dicendo: «Amen».


Quando la tua mano viene a contatto del corpo santo, santifica gli occhi, attento a non lasciarne cadere qualche frammento, perché sarebbe per te come perdere un membro del tuo corpo. Se le tue mani ricevessero dell’oro, non lo custodiresti con la più grande attenzione per non perderne nulla, per non esserne in alcun modo depauperato? Ancora più attento devi essere per non lasciar cadere alcun frammento di quel che è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose!

San Cirillo di Gerusalemme - Catechesi V Mistagogica