30 dicembre 2013

la festa del Natale precede quella pagana del sole invitto

"il culto al dio solare veniva celebrato il 19 dicembre, e non il 25"

Fonti diverse confermano che la festa del Sole Invitto fu posta al 25 dicembre per tentare di
“oscurare” quella del Natale cristiano. Non il contrario!

Sovente si sente affermare che la festa del Natale posta dalla Chiesa al 25 dicembre nel suo calendario liturgico soltanto agli inizi del IV secolo non è storicamente fondata. Ossia che non è possibile sapere con certezza in quale giorno sia nato, a Betlemme, Gesù di Nazaret.

Da qui l’ipotesi - oggi molto accreditata - che la scelta del 25 dicembre sarebbe il risultato del calcolo di un’operazione ideologica messa in atto dalla Chiesa antica per sovrapporsi e infine assorbire la festività pagana del dio Sole; la cerimonia cultuale-astronomica che veniva officiata in diverse civiltà, e non solo dell’area mediterranea, ben prima della nascita di Gesù, in coincidenza col solstizio d’inverno.

Fenomeno, quello operato dalla Chiesa di Roma, altrettanto noto agli studiosi di fenomenologia delle religioni come d’inculturazione o di cristianizzazione dell’Impero romano.

Fin qui il pensiero dominate. Mentre, alla luce delle fonti, sembra sia andato esattamente al contrario. È infatti la festa pagana del Sole Invitto che è stata posta - o ancora meglio spostata - al 25 dicembre per tentare di “oscurare” quella cristiana del Natale, le cui attestazioni documentali sono di gran lunga più antiche della prima. Solo per citarne una: Ippolito di Roma già nel 204 riferiva che la Chiesa festeggiava la nascita di Gesù il 25 dicembre.

Ricorrenza liturgica nota a quella parte della Chiesa universale che era venuta in contatto con la primitiva tradizione giudeo-cristiana, che questa festa faceva dipendere da quella ancora più antica dell’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Zaccaria, fissata nel calendario liturgico orientale al 23 settembre.

Sulle relazioni tra le due feste cristiane ho già riferito in un precedente articolo pubblicato da ZENIT il 21 dicembre scorso, dove ho riportato anche il fondamento storico-archeologico della storicità della nascita di Gesù al 25 dicembre; evidenza possibile grazie alla scoperta del Libro dei Giubilei tradotto e commentato dal prof. Shemarjahu Talmon dell’Università di Gerusalemme, all’indomani del ritrovamento del 1947 dei Rotoli di Qumran.

E allora, tornando alla questione: quale delle due feste celebrate il 25 dicembre, del Sole Invitto o del Natale cristiano, è la più antica? Quale delle due ha tentato di prevalere sull’altra?

Sull’antichità del Natale ho già detto sopra. Passando invece ad analizzare le fonti che attestano le date della festività pagana, domando: a quando risalirebbe la prima fonte documentata che la festività del dio Sole veniva celebrata il 25 dicembre?

Riposta: l’unico documento che abbiamo oggi a disposizione è il Chronographus anni 354. Per farsene un’idea si confronti la parte VI, dal titolo Calendario con testi e illustrazioni per i dodici mesi.

La notizia, però, sembra piuttosto tardiva: siamo infatti oltre la metà del IV secolo d.C. e all’indomani del primo Concilio di Nicea. Ricordo, di contro, che la prima attestazione del Natale al 25 dicembre è del 204, esattamente 150 anni più antica.

Prima del 354, per ritornare alle fonti della festa del Sole Invitto, ancora durante il regno di Licinio (imperatore dal 308 al 324 d.C.) il culto al dio solare veniva celebrato il 19 dicembre, e non il 25! (cfr. l’iscrizione citata da Allan S. Hoey, Official Policy towards Oriental Cults in the Roman Army, Transactions and Proceedings of the American Philological Association (70) 1939, pp 456-481, a p. 480, nota 128).

Si aggiunga, poi, che questa antica festa astronomica veniva celebrata anche in diverse altre date dell’anno, tra cui spesso veniva scelto il periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre (a tal proposito si veda M. R. Salzman, New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore in Rome, Transactions of the American Philological Association (111) 1981, pp. 215-227, a p. 221).

Il culto del dio Sole, solo per fare ulteriore chiarezza, era stato introdotto a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274, che il 25 dicembre dello stesso anno consacrava il Tempio del Sol Invictus. La festa prese il nome di “Giorno di nascita del Sole Invitto”. Una ricorrenza, quindi, che potrebbe aver visto le sue origini occidentali sul finire del III secolo d.C.

Si tenga anche conto che i romani, già ai tempi di Adriano (imperatore dal 117 al 138), ritenevano che i cristiani adorassero il sole. In realtà commentavano gli usi liturgici cristiani che si sarebbero consolidati grazie all’opera di Giustino (morto a Roma tra il 162 e il 168), che imposterà i capisaldi della teologia cristiana (domenica, Eucaristia, Risurrezione, Natale, etc) proprio sul simbolo del sole: siamo appena nella prima metà del II secolo.

In conclusione, alla luce di quanto abbiamo detto credo sia possibile affermare almeno due cose importanti. La prima, che la festività del Sole Invitto non veniva celebrata soltanto il 25 dicembre - e che questa data si è imposta sulle altre soltanto dopo la metà del IV secolo d.C.

La seconda, che in Occidente questa festa pagana ha attestazioni documentali ben più recenti rispetto a quella del Natale cristiano, che come abbiamo visto sono più antiche.

E allora: non nasce il legittimo dubbio che l’ingresso della festa del Sole Invitto nel calendario romano del III secolo d.C. potrebbe corrispondere alla volontà da parte dall’establishment imperiale di “oscurare” la festa cristiana, che era certamente celebrata a Roma il 25 dicembre da almeno settant’anni?

Del resto questa nuova ipotesi sarebbe probabilissima se pensiamo al clima persecutorio in cui la religione di Cristo ha dovuto esistere in quasi ogni regione dell’Impero romano dalle sue origini fino alla venuta di Costantino (imperatore dal 306 al 337 d.C.) e ancor più all’indizione del Concilio di Nicea (325 d.C.).

di Michele Loconsole

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*Michele Loconsole è dottore in Sacra Teologia Ecumenica, giornalista pubblicista e scrittore. Autore di una decina di volumi sulla storia del cristianesimo è attualmente presidente ENEC (Europe-Near East Centre).

http://www.zenit.org/it/articles/la-festa-del-natale-precede-quella-pagana-del-sole-invitto

28 dicembre 2013

I "fratelli" del Signore: secondo i settari fratelli carnali. È vero?

"In seguito, dopo tre anni andai (S.Paolo) a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni;degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore." Galati 1,18-19

SAPPIAMO BENISSIMO CHE DI APOSTOLI DI NOME GIACOMO CE NE SONO DUE, UNO FIGLIO DI ALFEO E L'ALTRO DI ZEBEDEO. Ed essendone citati nella Scrittura i loro padri, che non sono di certo gli sposi di Maria, è fin troppo evidente che il termine "fratello" in Gal1,19 non significa affatto solo fratello carnale. Ma anche altri gradi di parentela

Nonostante tanta evidenza la Watchtower, il Giacomo apostolo di Galati 1,19 lo fa diventare fratello carnale di Gesù (si veda l'immagine)




http://wol.jw.org/pt/wol/d/r6/lp_i/1200000830

24 dicembre 2013

Buon Natale a tutti voi. il Signore ci benedica e ci preservi da ogni male

Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato:

Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre,

Principe della pace (Isaia 9,5)



23 dicembre 2013

L’assoluzione di don Gino Temporin e l’etica dei giornalisti

Assolto con formula piena don Gino Temporin, 67 anni, ex rettore del seminario minore di Rubano, accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di un ex studente dell’istituto e di averlo fatto giurare su una Madonnina di legno di non dire niente

“il fatto non sussiste” ha accertato il tribunale di Padova, l’accusatore è un ventiduenne della provincia di Venezia che si è inventato le accuse infamanti all’ex rettore del seminario dopo essersi confidato, nel 2009, con una psicologa della clinica “Le betulle” di Como dov’era ricoverato.

A don Gino è stato restituito dunque l’onore di quarant’anni di sacerdozio dedicati all’assistenza, all’educazione e all’insegnamento. Sono tantissimi i sacerdoti assolti dalle accuse piovute addosso tra il 2010 e il 2011ed è difficile stare dietro a tutte le notizie: don Martin Steiner, padre John Geogha, James Patrick Jennings, e il reverendo Charles Murphy, don Giorgio Govoni (nel frattempo morto di infarto a causa delle accuse); mons. Zollitsch ecc. I quotidiani, nel caso di don Gino, si sono comportati stranamente in modo corretto: quei giornali (pochi per la verità) che avevano dato la notizia dell’apertura delle indagini su don Gino hanno poi pubblicato un articolo con la sua assoluzione.

Non così eticamente è stato quando la Corte distrettuale del Wisconsin ha definitivamente chiuso il cosiddetto “caso più emblematico di insabbiamento” da parte della Chiesa cattolica, ovvero il “caso Murphy”, in cui sono stati voluti coinvolgere Benedetto XVI, i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Sodano. “Il Fatto Quotidiano” attraverso il vaticanista Marco Politi ha usato fiumi di inchiostro per accusare Ratzinger di insabbiamenti. Eppure quando è emersa la notizia del ritiro di tutte le accuse («perché sapevano che avrebbero perso se avessero continuato a perseguire il caso e non volevano una pronuncia negativa da parte del giudice», ha spiegato l’avvocato della Santa Sede, Jeffrey S. Lena) né “Il Fatto”, né il vaticanista Politi hanno voluto parlarne, nemmeno un accenno, al contrario degli altri quotidiani e vaticanisti. Lo stesso per quanto riguarda anche l’ultima causa intentata contro la Santa Seda per casi di pedofilia negli Stati Uniti, riguardante Andrew Ronan, la quale èstata archiviata. Anche in questo caso Marco Politi nel 2010 condannava la Santa Sede a causa dei «trasferimenti omertosi del prete-predatore Andrew Ronan», ma poi non ha voluto informare sul fatto che la giustizia americana ha accertato la non colpevolezza del Vaticano. Proprio lo stesso vaticanista che qualche tempo dopo firmava un articolo sull’etica giornalistica e il dovere di informare correttamente i lettori. «C’è anche spazio per l’errore umano, e allora il giornalista rettifica», scriveva. Ancora si attende la rettifica delle sue accuse all’odiato Ratzinger.

La pedofilia è una scusa, l’obiettivo mediatico è colpire la Chiesa. Se davvero l’attenzione fosse sulla tutela dell’infanzia e la persecuzione di quell’orrendo crimine qual è la pedofilia, “Il Fatto Quotidiano” non elogerebbe Roman Polansky, arrestato per lo stupro di una ragazzina di tredici anni e non avrebbe come collaboratore e articolista Aldo Busi, autore di dichiarazioni definite dall’Osservatorio per i Minori “pro-pedofilia” e, secondo “Repubblica”, “legittimatore dei pedofili”. Nel dibattito sui preti pedofili c’è un compiacimento anticattolico e anticlericale che tende a censurare le notizie, gonfiare i dati e ignorare le precisazioni del “Telefono Azzurro”: «Passa l’idea, nell’opinione pubblica, che si tratti di un fenomeno circoscritto a determinati ambiti che di volta in volta finiscono alla ribalta della cronaca (come la scuola o la Chiesa), o specifiche realtà di degrado sociale; mentre i dati ci dicono chiaramente che si tratta di un fenomeno pervasivo, che purtroppo è presente in tutti i contesti nei quali siano presenti bambini». Nell’80% i casi di pedofilia, ad esempio, avvengono ad opera di un parente non celibe: genitori, convivente, nonni o zii.

http://www.uccronline.it/2013/12/20/lassoluzione-di-don-gino-temporin-e-letica-dei-giornalisti/

21 dicembre 2013

La Watchtower è una grande multinazionale e relative filiali chiamate congregazioni.

Il business di questa società consiste nelle pubblicazioni che i testimoni di geova sono tenuti ad acquistare salvo poi rientrare di quanto loro tirato fuori di tasca propria nella vendita...ops... scusate predicazione in strada o porta a porta. Praticamente tutto ciò che stampa questa società viene venduto agli aderenti della setta. Naturalmente per la stampa e tutto ciò che ad esso è collegato, si ricorre a manodopera gratuita. Sono tdg più o meno volontari adibiti a questo, con costo molto ridotto.... chiaro che i profitti con manodopera dal costo irrisorio, spese di distribuzione altrettanto irrisorie associate ad tirature molto alte delle pubblicazioni comporta per detta società introiti di non poco conto.


Testimoni di geova: il dio americano della torre di guardia

Quale industria al mondo è oggi capace di avere dei dipendenti senza pagarli, anzi, che addirittura sono i dipendenti a pagare la loro azienda? Paradossale!

La Torre di Guardia è il periodico più diffuso e tradotto nel mondo, insieme alla rivista
“Svegliatevi!”, ha una tiratura annuale che sfiora il miliardo di copie (984.490.000) in quasi 200 lingue. Queste pubblicazioni vengono distribuite con il metodo del porta a porta; certamente il metodo più efficace. Circa 7 milioni di persone vengono addestrate settimanalmente, attraverso le riunioni stabilite, su come devono presentare e vendere la letteratura geovista.

Si tratta di persone che pagano anticipatamente ogni produzione che arriva al reparto letteratura della locale sala del regno. Pertanto, se avanzano delle riviste – pare che molte cantine siano piene di ‘quintali della preziosa carta’- son già state pagate e, quindi, È un costo che si accolla l’adepto, come del resto succede in altri movimenti religiosi tipo Scientology.

In oltre un secolo di storia, la Torre di Guardia ha coperto l’intero pianeta con le sue pagine annuncianti il “Regno di Dio” che “eliminerà tutta la malvagità e trasformerà la terra in un paradiso”. Un motivo conduttore che dura da generazioni, quello della Watch Tower Society, perché il prodotto escatologico funziona e, per chi lo sa utilizzare e gestire nel tempo, come ha dimostrato il corpo direttivo mondiale dei testimoni di Geova, può diventare una fonte di guadagno che supera quella degli investimenti bellici o della droga.

Quale industria al mondo è oggi capace di avere dei dipendenti senza pagarli, anzi, che addirittura sono i dipendenti a pagare la loro azienda? Paradossale!

La WTS è certamente la più organizzata comunità religiosa nel gestire e strumentalizzare la coscienza di milioni di persone, ignare dell’imbroglio che ha commercializzato la loro fede. E’ anche vero che volendo analizzare il fenomeno geovista da un punto di vista commerciale ci dobbiamo inchinare di fronte al metodo adottato dal corpo direttivo che ogni settimana indottrina i suoi associati con studi fatti di domande e risposte, così che può esercitare un perfetto controllo su ogni fase della vita di tutti i giorni. Sembra di vivere il “Grande fratello” dove sono valutati tutti i dettagli per il totale dominio sulle menti di queste persone, che solo uscendo fuori da quel sistema si accorgono di quanto sono stati sfruttati per riempire le casse degli yankee “pescatori di uomini” per il loro dio SpA.

Le migliaia di persone che sono uscite dai testimoni di Geova hanno reazioni diverse ma che rivelano spesso profondi disagi nella loro personalità. Si tratta di persone che si sentono ferite nell’animo, che provano una profonda rabbia per essere caduti in un’esperienza così devastante per il fatto di essere stati manipolati nello spirito. Ma quello che rattrista ancora di più è pensare alle migliaia di testimoni di Geova che non hanno la forza di ribellarsi al “Grande fratello” perché vivono in condizione di ostaggio, in quanto se decidessero di uscire fuori dalla comunità perderebbero i normali contatti con i famigliari che anche loro appartengono ai tdG, perderebbero i loro amici.

E’ instancabile la tattica psicologica del corpo direttivo dei testimoni di Geova, si insinuano nelle coscienze facendo leva su quattro argomenti psicologici di grande effetto:

1) Si considerano i soli adoratori di Dio, solo loro servono Dio come egli vuole.
2) Ostentano una fedeltà assoluta alla Bibbia e sono, secondo loro, gli unici osservanti interpreti delle Sacre Scritture che commentano sfornando miliardi di copie tra libri e riviste.
3) C’è una forte pressione psicologica sull’imminente fine del mondo, una vera e propria psicosi: ‘se stai con noi sei salvo, se no sarai distrutto per sempre’.
4) Da ultimo viene rimarcato fortemente il disordine e il male che c’è nel mondo contrapposto al naturale desiderio di pace e di giustizia che tutti abbiamo: ‘con noi il male finirà e verrà la pace sulla terra…tutti gli uomini vivranno come fratelli’.

Come nel marketing si crea il bisogno, la necessità e, ovviamente, le persone in buona fede e più fragili ‘acquistano’ il prodotto confezionato di una futura ‘vita eterna’.

http://www.articolotre.com/2011/08/testimoni-di-geova-il-dio-americano-della-torre-di-guardia/

Testimoni di geova: una torre di guardia ai soldi



Fosse ancora vivo, Charles Taze Russell, il fondatore della Torre di Guardia, sarebbe soddisfatto. Non certo perché tutti i suoi studi e le sue interpretazioni sono ormai finiti in cantina, ma per i risultati commerciali ottenuti, non tradendo le sue origini di commerciante di tessuti da parte del padre che aveva il bernoccolo degli affari. Dal primo numero della Torre di Guardia uscito nel 1879 in 6.000 copie, oggi si può parlare di un miliardo di copie all’anno insieme alla rivista “Svegliatevi!”.

Anche la letteratura è da record, ogni anno ne viene stampata centinaia di milioni tra libri, opuscoli e volantini. I proclamatori testimoni di Geova non conoscono cassa integrazione, mobilità o disoccupazione, vengono tutti spronati nelle adunanze settimanali a distribuire l’enorme produzione letteraria.

Non ci sono sindacati o diritti da difendere perché sono tutti felici di adoperarsi gratuitamente per un’organizzazione che ha promesso loro una vita eterna in un nuovo sistema di cose, dopo che Dio avrà spazzato via miliardi di persone. Funziona sempre la tecnica del “bastone e la carota”: ti prometto la vita eterna però devi fare rapporto tutti i mesi delle ore dedicate principalmente per la distribuzione delle riviste. La WTS è una macchina perfetta per accumulare tesori non certo in cielo ma nelle casse delle banche.

Le dottrine, le interpretazioni bibliche, la riabilitazione di persone che prima erano “fallite” e oggi, grazie ai tdG si sono reintegrate nella società come risorsa per se stessi e per la loro famiglia, sono solo la parvenza, ma il vero successo, la WTS (Watch Tower Society), lo ha ottenuto accumulando un patrimonio in proprietà, donazioni e la vendita di libri e riviste. Ovviamente, le cifre sono da capogiro!

Si potrebbe affermare che c’è un ingranaggio totalitario nel sistema geovista che non permette all’uomo di raggiungere il suo vero fine, coltivare la propria umanità. C’è una folla di persone omologate nello spirito da innumerevoli forme comportamentali che condizionano e creano forti sensi di colpa di cui l’adepto difficilmente ne realizza l’inganno.

Il testimone di Geova più attento, improvvisamente, appena inciampa in un imprevisto, comincia a porsi delle domande mentre cerca di esternare alcune perplessità. Nell’organizzazione non viene ammessa nessuna resistenza, non ci deve essere nessuna ribellione o contestazione, tutto deve essere accettato con passività.

Appena il battezzato testimone di Geova comincia a diventare meno presente alle attività di gruppo, la cosa viene notata dagli ‘anziani’ che iniziano ad indagare. Il testimone di Geova che si rende conto di essere stato irreggimentato e organizzato da un sistema che pretende obbedienza assoluta, diventa un pericolo e una minaccia per l’intera comunità.

Così si innesca una pratica odiosa, quella del “comitato giudiziario” seguita dalla disassociazione della persona che ha manifestato un atteggiamento apostata. Si tratta di una pratica molto simile per procedura a quella della “Santissima Inquisizione” anche se non ci sono violenze fisiche. Il fuoriuscito viene trattato come un traditore, una persona da tenere lontano, da non salutare, viene isolato e considerato un appestato.

Tutto questo causa profondo disagio nella persona espulsa che avverte nei suoi confronti un processo di disumanizzazione da parte di coloro che prima lo accettavano come un fratello. Coloro che rimangono nel gruppo condividono questa pratica e sono convinti che sia sostenuta dal pensiero biblico, per giusta ed equa. Bisogna mantenere la disciplina interna! Ecco che l’ex tdG adesso è diventato una zavorra da scaricare, un vuoto a perdere, non è più una risorsa per l’organizzazzione, non vende più riviste, non fa più rapporto, non versa più contribuzioni.

Analizzando il pensiero del corpo direttivo dei testimoni di Geova si nota un continuo revisionismo dell’intendimento delle Scritture che aggiorna con una certa frequenza la “verità”. In questo modo si eliminano o si correggono tutti i precedenti articoli e libri. Si continua a scrivere così nuovi articoli e nuovi libri da vendere. Si continua anche a dominare il pensiero degli adepti che ricevono sempre istruzioni su cosa fare e dire.

Sembra, per estremizzare, di leggere il libro di Orwell “1984”!

Nel 1925 venne stampato dalla Watch Tower Society un libro, “MILIONI ORA VIVENTI NON MORIRANNO MAI”, scritto dal secondo Presidente della WTS, Joseph Franklin Rutherford. SONO MORTI!

http://www.articolotre.com/2011/07/testimoni-di-geova-una-torre-di-guardia-ai-soldi/17885

19 dicembre 2013

Quelli che a Natale ignorano il festeggiato

Quelli che dicono tutto l’anno che lo Stato è laico, anzi laicissimo e che la religione non deve mettere becco negli affari sociali dovrebbero andare a lavorare a Natale, dato che festa più religiosa non c’è. Quelli che sono per l’aborto-eutanasia-fivet-contraccezione-divorzio-omosessualità-via-i-crocefissi-dalle-scuole non dovrebbero fare un solo augurio a Natale, perché è appropriazione indebita.

Quelli che berciano a motivo dell’esenzione dell’ICI a beneficio di alcuni immobili ecclesiastici, dovrebbero andare come volontari la notte di Natale o a Capodanno a servire nelle mense per i poveri ospitate in questi istituti e poi si troverebbero ad usare la bocca per dire altro, forse per una parola di conforto. Quelli che ogni giorno che Dio manda in terra trovano il modo per fare i mangiapreti non dovrebbero aver nulla da festeggiare sotto Natale perché qui il festeggiato è proprio Colui che perseguitano.

Quelli che puntano il dito contro le presunte ricchezze della Chiesa, come quel Giuda che rimproverava Gesù perché Maria sprecava olio profumato per i suoi piedi, e poi si dissanguano in regali anche per il proprio cane, a Natale dovrebbero assaporare la ricchezza del digiuno da ogni cosa. Quelli che sono presi dalla ansia del “Non posso non regalargli niente, che figura ci faccio?”, dovrebbero ricordarsi che il Natale non è la festa dei doni, ma è il compleanno di Chi si è donato per noi sulla Croce. Quelli che si consumano nel consumismo, ed escono esausti dalla sbornia natalizia, dovrebbero risparmiare soldi ed energie interiori per il nuovo anno che verrà. Quelli che dicono “Auguriauguri” tutto di un fiato dovrebbero farsi una semplice domanda: ma auguri per cosa?

Quelli che vanno a messa solo a Natale perché amano le tradizioni, dovrebbero andarci ogni domenica perché anche questa è una tradizione bimillenaria e perché nella Chiesa c’è la vera Tradizione. Quelli che pensano all’amante, a come divorziare, ad una seconda possibilità per gli altrettanti secondi 40 anni dovrebbero guardare la mattina di Natale negli occhi il proprio figlio e si accorgerebbero che i pensieri chissà perché hanno cambiato direzione. Quelli che stanno cercando il perché di questa crisi economica e non lo trovano, dovrebbero lasciare le strade affollate per lo shopping natalizio ed entrare in un Chiesa: scoprendola vuota troverebbero la risposta che cercavano. Quelli che sono arcistufi di ritrovarsi ogni anno come in un girone dantesco incastrati in quella catena di montaggio fatta di marce forzate all’acquisto coatto, cene con parenti e para-parenti acquisiti in seconde nozze, brindisi, regali senza senso e forse non fatti alla persona giusta, dovrebbero rallegrarsi perché stanno intuendo che il vero Natale è altrove.

Quelli che a Natale stanno come il 23 aprile o il 12 giugno perché nel loro cuore c’è l’angoscia per una malattia dall’esito infausto, la disperazione per la morte del proprio marito, l’ansia per il figlio che è cambiato tanto e tanto peggio, la preoccupazione per il conto in banca che proprio sotto le feste ha deciso di mettersi a dieta, dovrebbero guardare a quel Bambino braccato da Erode e comprendere che prima di loro anche Dio si è immerso in un mare di dolore ma ne è uscito vittorioso. Quelli che non sperano più e vedono tutto nero, dovrebbero guardare il nero stellato della notte di Natale che è scintillante di una misteriosa speranza ultraterrena.

Quelli che pregano, frequentano i sacramenti, sono devoti a Maria, hanno idee sane su tutto, sono pieni di buon senso, ascoltano il Papa, fanno il loro dovere, amano la loro famiglia e sono in buoni rapporti più o meno con tutti, dovrebbero accorgersi che in realtà festeggiano Natale ogni giorno e poi dovrebbero guardare con attenzione una qualsiasi statuina del presepe. Se sono fortunati potranno scorgere il loro stesso viso.

di Tommaso Scandroglio

http://www.lanuovabq.it/it/archivioStoricoArticolo-quelli-che-a-nataleignorano-il-festeggiato-4030.htm

Il martirio di Rolando Rivi

Il primo aprile di quell’anno, Pasqua di resurrezione, don Olinto Marzocchini è già rientrato a San Valentino e al suo fianco è rimasto il giovane curato. Durante la Settimana Santa, Rolando ha partecipato alle celebrazioni liturgiche con grande entusiasmo. E giovedì, davanti all'altare dell'Eucarestia, ornato di fiori e di ceri accesi, ha pregato: «Grazie, Gesù, perché ci hai donato Te stesso nell'Ostia santa e rimani sempre con noi... Aiutami a ritornare presto in seminario e a diventare sacerdote». Il venerdì, baciando il Crocifisso, ha ripetuto l'offerta al suo grande Amico: «Tutta la mia vita per Te, o Gesù, per amarTi e farTi amare». Il giorno di Pasqua, durante le Messe, Rolando suona l'organo accompagnando i canti. Riceve Gesù nella Comunione. In sacrestia, il parroco gli dice: «Sei stato bravo, Rolando! Per tutti i servizi fatti nella Settimana Santa, accetta questo piccolo dono... E che il Signore ti benedica», e gli mette in mano una piccola somma. Si sente nell'aria qualcosa di nuovo. C'è ancora la guerra, ma tutti sentono che volge alla fine. Nei giorni successivi, Rolando non manca mai alla Messa e alla Comunione. Poi, tornato a casa, esce con un libro sotto braccio e va a studiare presso un boschetto non lontano dalla sua abitazione. Il 10 aprile, martedì dopo la domenica in Albis, al mattino presto, è già in chiesa: si celebra la Messa cantata in onore di San Víncenzo Ferreri, che non si è potuta celebrare il 5 aprile, giorno anniversario, essendo l'ottava di Pasqua. Suona e accompagna all’organo i cantori, tra i quali c'è anche il papà. Si accosta alla Comunione e si raccoglie in preghiera a ringraziare il Signore. Prima di uscire, prende accordi con i cantori, per «cantare Messa» anche l'indomani. Torna a casa. I suoi genitori vanno a lavorare nel campi. Rolando, con i libri sottobraccio, si reca come al solito a studiare nel boschetto a pochi passi da casa. Indossa, come sempre, la sua veste nera. A mezzogiorno, non vedendolo ritornare, i genitori lo vanno a cercare. Tra i libri, sull'erba, trovano un biglietto: «Non cercatelo.lapide in memoria di rolando rivi Viene un momento con noi, partigiani». Il papà e il curato di San Valentino, in forte ansia, cominciano a girare nei dintorni alla ricerca del ragazzo. Cosa sarà mai capitato?... Alcuni partigiani comunisti lo hanno portato nella loro «base». Rolando capisce con chi si trova. Quelli lo spogliano della veste talare, che li irrita troppo. Ora hanno davanti a loro un povero ragazzo di quattordici anni, tremante, vestito poveramente, come Gesù nel pretorio di Pilato. Alle loro beffe, Rolando risponde: «Sono un ragazzo, si, un seminarista... e non ho fatto nulla di male». Quelli lo insultano, lo percuotono con la cinghia sulle gambe, lo schiaffeggiano. Adesso hanno davanti un ragazzino coperto di lividi, piangente. Così era stato fatto, un giorno lontano, a Gesù. Rolando, innocente, prega nel suo cuore e chiede pietà. Qualcuno si commuove e propone di lasciarlo andare, perché è soltanto un ragazzo. Ma altri si rifiutano: prevale l'odio al prete, all'abito che lo rappresenta. Decidono di ucciderlo. Lo portano in un bosco presso Piane di Monchio (Modena). Davanti alla fossa già scavata, Rolando comprende tutto. Singhiozzando implora di essere risparmiato. Gli viene risposto con un calcio. Allora dice: «Voglio pregare per la mia mamma e per il mio papà». Si inginocchia sull'orlo della fossa e prega per sé, per i suoi cari, forse per i suoi stessi uccisori. Due scariche di rivoltella lo rotolano a terra, nel suo sangue. Un ultimo pensiero, un ultimo palpito del cuore per Gesù, perdutamente amato... Poi la fine. Quelli lo coprono con poche palate di terra e di foglie secche. La veste da prete diventa un pallone da calciare; poi sarà appesa, come trofeo di guerra, sotto il porticato di una casa vicina. Era il 13 aprile 1945, ricorrenza del giovane martire Sant'Ermenegildo, venerdì, come quando Gesù si immolò sulla croce. Rolando aveva quattordici anni e tre mesi. In quell'istante il cielo si apri e Gesù accolse nella sua gloria Rolando Maria Rivi, piccolo angelo, martire della fede. Con la vita, con la parola e perfino con il suo sangue aveva proclamato: «Quanto ho di più caro al mondo è Cristo: Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui»!

18 dicembre 2013

Uscire dai testimoni di geova: il dramma della solitudine

ex testimoni di geova, in piazza contro l'ostracismo. Luci e ombre sui suicidi di chi ha deciso di fuoriuscire dalla congregazione del Testimoni di Geova. Inoltre per i Testimoni di Geova il Natale è la festa più triste dell'anno. Come mai? Infine l'incredibile storia di Alfredo Fontani, un maestro elementare ex testimone di Geova che ha dovuto subire ogni tipo di persecuzione


17 dicembre 2013

"il portafoglio e' l'apriscatola del cuore" (nel video)



LA DECIMA E VANGELO DELLA PROSPERITA' (dei pastori)

Non tutti sanno che nel variegato mondo pentecostale il vangelo della prosperità occupa una parte importante. Di cosa si tratta? È un portato della terza ondata pentecostale e prende il nome di Movimento della fede. Nato negli Usa, come al solito, è arrivato in Italia e si sta molto diffondendo in Africa. Il motivo di questo successo non è difficile da comprendere visto che l’unico Dio adorato da costoro è il denaro. Il lor o messaggio è sostanzialmente questo: "Se diventi cristiano Dio ti benedice. Essere benedetti da Dio vuol dire diventare ricchi, vivere una vita "abbondante" (significativamente, termini come questo ricorrono spesso fin nei nomi delle loro chiese) e senza malattie". Un ottimo affare, insomma. La fregatura è che per diventare davvero cristiani bisogna lasciarsi del tutto spogliare dal pastore di turno, con decime, primizie, offerte e quant’altro. Ovviamente c’è anche la giustificazione biblica tramite i seguenti passi: Malachia 3, 10 (grandi benedizioni per chi dà la decima); Levitico 27, 30 (la decima di ogni cosa appartiene a Dio); 1 Re 17, 1-16 (episodio di Eliseo e la vedova); Mt 12, 41-44 (episodio della vedova al tesoro del Tempio). Quando un evangelico vi cita insistentemente questi passi rifiutandosi – come al solito – di ragionarci e di rapportarli al resto della Scrittura, vuol dire che avete trovato un pentecostale sedotto dal vangelo della prosperità.

Come del resto denunciano molti protestanti di buona volontà (qualche esempio si trova qui e qui). Prima di tutto bisogna però cercare di capire il grado di diffusione di questo "vangelo" in Italia. Sarebbe, infatti, un grandissimo errore ritenere che si tratti di qualcosa confinato alle chiese che esplicitamente si richiamano al Movimento della fede (e che secondo il Cesnur sono una decina, ma probabilmente ce ne sono anche di più). Infatti il successo è stato troppo grande per lasciare indifferenti le altre denominazioni. È stata fondata perfino una grande scuola internazionale chiamata Centro di formazione biblica Rhema che ha la sua filiale anche in Italia. Stando al sito, ci sarebbero nel mondo quasi trentamila diplomati Rhema che in seguito possono anche ricevere licenza e ordinazione ministeriale. È utile saperlo perché se un vostro parente o amico finisce in una chiesa che magari non è nella lista del Cesnur ma ha un pastore Rhema, potete capire subito che il vostro congiunto subirà un bombardamento continuo sul tema ricchezza. Come accennavo prima, queste indicazioni non devono alimentare una falsa sicurezza. Infatti il vangelo della prosperità, magari camuffato o rimodulato, è generalmente diffuso in molte chiese pentecostali.

Le Adi e la decima

Come abbiamo visto, quello della decima è un cardine del vangelo della prosperità. Ma cosa ne pensano le Adi in merito? Ufficialmente nulla, come sempre, ma sembra che la tendenza generale sia quella di imporla. Non a caso è uno degli argomenti di tutti i delusi che lasciano le Adi, come si può leggere qui e qui. Entrambe queste testimonianze, ma sono solo un esempio tra le tante, denunciano da parte delle chiese Adi una continua richiesta di soldi, con culti e prediche interamente dedicate all’argomento del "dare" (sempre alla chiesa, mai ai poveri). Alcune chiese Adi si spingono al punto di non concedere nemmeno l’anonimato, imponendo di compilare un foglio con nome, cognome e importo. Ovvero una modalità che sembra essere tipica delle chiese della prosperità vere e proprie, che dà al pastore un potere ancora più assoluto.

Quelle che ho riportato sono però testimonianze di fuoriusciti che, in quanto tali, potrebbero essere portati ad esagerare. Sarebbe ingiusto prendere le loro parole per oro colato, senza vagliarle, ma in effetti basta farsi un giro sul web per rendersi conto che dicono la verità. È tristemente famoso il video di Tommaso Grazioso, predicatore Adi e venditore di "risvegli". Secondo lui, infatti, il primo passo del "risveglio" è la decima, senza la quale non c’è benedizione di Dio. Tanto che c’è addirittura la mistica del "sacchetto" che passa per la raccolta, in cui Dio ha nascosto il "risveglio". Come vedete, i passi tipici del vangelo della prosperità ci sono tutti (Malachia, vedova al Tempio ecc..), solo che qui non si promette ricchezza materiale ma spirituale. E questo predicatore sembra che sia anche un pezzo grosso delle Adi.

Inoltre, una delle due testimonianze riportava anche questo articolo di un periodico delle Adi tutto incentrato sulla decima di Malachia come diritto di Dio. Chi non lo riconosce è un ladro e "difficilmente" (per usare un eufemismo) può ottenere la benedizione divina: infatti "la disobbedienza spalanca le porte della maledizione". Nel sito di questa chiesa di Rimini leggiamo, invece, che la decima era un obbligo della Legge, a cui il cristiano non è quindi più obbligato. Ma visto che la Grazia è "sovrabbondata", se prima si dava la decima adesso si dovrebbe dare molto di più… per questo la chiesa, nella sua generosità, si accontenta della decima che però deve essere periodicamente accompagnata da una "bella offerta". Per chi obbedisce è garantito un raddoppio dello stipendio (come sarebbe accaduto a questo John Wesley).

Anche in questo sito Adi (ma non credo sia ufficiale) si ammette candidamente che la decima non è comandata per i cristiani, non presentando il Nuovo Testamento nessun "sistema legalistico" di questo tipo. Però – alla faccia della Sola Scriptura – le chiese la pretendono lo stesso come "minimo raccomandato", anche se in molte la decima viene messa "eccessivamente in risalto". Secondo questo sito, infatti, si tratta di un obbligo ma non di un imperativo categorico. Una decima potremmo dire "dal volto umano" che è lasciata alla coscienza del fedele e alle sue possibilità. Bisogna però mettere in evidenza come in teoria la decima resta comunque il "minimo raccomandato", espressione che non si può comprendere davvero senza tenere conto del contesto. Infatti le chiese evangeliche sono spesso molto numerose, fino a contare centinaia – quando non migliaia – di persone. Questo pone forti problemi di ordine pratico, visto che la gestione di questi soldi non è per niente trasparente nonostante la grande entità degli introiti. Poniamo il caso di una chiesa con 500 fedeli, fingiamo che ognuno guadagni mille euro al mese. Questo vuol dire che nelle disponibilità del pastore entrano ogni mese 50mila euro. Una cifra da capogiro, e abbiamo giocato al ribasso calcolando una media di stipendio molto bassa. Le cose non cambiano di molto se pensiamo ad una chiesa più piccola, magari con 250 persone. In questo caso l’importo totale diventa di 25mila euro. Sono calcoli astratti, certo, ma rendono bene l’idea dell’insaziabile avidità denunciata dai fuoriusciti.

Considerazioni pratiche e teologiche

Indubbiamente, l’Antico Testamento presenta la ricchezza come una benedizione divina (basti pensare a Giacobbe e ad altri personaggi) ma certo non nei termini posti dal vangelo della prosperità. La ricchezza non è mai presentata come un indice preciso del grado di benedizione, l’accento è piuttosto sulla Provvidenza. Nel libro dei Proverbi si legge "non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?»" (Prov 30, 8-9). Quindi c’è anche un punto di vista critico della "pancia piena" come rischio di ingratitudine. Del resto non tutti i personaggi biblici eccellono in ricchezze come, per esempio, i profeti quali Giovanni Battista che viveva nel deserto (Mc 3, 4). Anche l’apostolo delle genti afferma di alternare povertà e ricchezza (Filippesi 4, 12), fino a definirsi sostanzialmente un povero (2Corinzi 6, 10) senza che questo volesse dire minimamente una minore benedizione da parte di Dio. Anche san Pietro non sembra farsi problemi del fatto di essere sprovvisto di oro e di argento (Atti 3,6) e nella parabola del ricco epulone (Lc 16, 19-31) è il povero Lazzaro che si salva. Sempre san Paolo, infine, mette in guardia dall’avarizia (Ef. 5, 5) e da quelli che vogliono usare la religione come fonte di guadagno. Senza però per questo cadere nell’eccesso opposto, visto che Paolo non si sente certo imbarazzato quando è nell’abbondanza (Filippesi 4, 18) per il sostegno ricevuto, nè quando deve amministrarla (2 Co. 8, 18-21).

Cosa dire invece del surrogato di questo "vangelo" presente nelle Adi? È significativo il fatto che pur sapendo che la decima non è un obbligo per il cristiano, la pretendono lo stesso) lo stesso (come noto, la Sola Scriptura è sempre per gli altri). Non a caso, i pochi passi citati sono tutti dell’Antico Testamento. Infatti Gesù e gli apostoli non hanno mai chiesto la decima, ma solo libere offerte. E libere per davvero, senza minacce o promesse di facili arricchimenti. Senza nessun sistema legalistico ma secondo le possibilità e la coscienza di ciascuno (Atti 11,29; 2 Corinzi 9, 7). È vero che gli Atti presentano una comunità cristiana dove tutto è in comune (Atti 4, 34) ma è qualcosa che non ha il sapore della costrizione. Non è sistema imposto dall’alto ma il prodotto di un vivo senso di fraternità, anche perché aveva lo scopo di sostenere i bisognosi della comunità in modo che a nessuno mancasse il necessario. Tanto che Pietro fa notare ad Anania l’insensatezza del suo gesto proprio facendogli notare che la vendita dei suoi beni era stata una sua scelta, e che comunque il ricavato sarebbe rimasto sempre a sua disposizione (Atti 5, 1-6).
Tutt’altro spirito da quello delle chiese evangeliche, quindi. Le quali, accusando ingiustamente la Chiesa di non fare abbastanza per i poveri, rischiano davvero di creare ulteriore povertà. Ovviamente ognuno può fare quello che vuol con i suoi soldi ed è normale che una chiesa chieda il sostegno dei propri fedeli, il problema sta però nel come lo si chiede – o meglio – si impone. Come abbiamo visto, nelle chiese in cui si pratica la decima devono girare molti soldi, ma che fine fanno?

Tommaso Grazioso dice, giustamente, che per il cristiano è importante il "dare", ma stranamente a beneficiarne non sono mai i poveri. È significativo il fatto che siano praticamente esclusi tutti quei passi in cui si parla di carità per i poveri, esercitata in modo diretto e senza la mediazione di alcuno. Per intenderci, se piace molto la vedova che versa i suoi ultimi spiccioli al tesoro del Tempio lo stesso non si può dire per Zaccheo che dà la metà dei suoi beni ai poveri (Lc 19, 8) e per il giovane ricco a cui è chiesto di farsi un "tesoro in cielo" (Mt 10, 21) vendendo tutti i suoi beni per i poveri. Citare passi simili sarebbe controproducente per chi vuole far credere che compito primario del cristiano sia quello di svenarsi per la sua chiesa. Né è da credere che quella dei poveri sia la prima preoccupazione dei pastori, visto che loro stessi non ne parlano e nessuno sa precisamente come vengano spesi i soldi. E non è difficile immaginare il perché: se il fedele deve dare alla chiesa decima, offerte e primizie non gli si può chiedere di farsi anche "tesori in cielo". La chiesa viene prima di tutto, gli esempi di generosità presentati come modello sono soltanto quelli utili allo scopo.

Conclusioni

Di fronte a tutto questo, fanno ancora più impressione quegli evangelici che accusano la Chiesa di essere ricca e avida. Avendo addirittura da ridire sulle offerte che si fanno talvolta per i sacramenti e per le messe di suffragio, quando queste sono veramente libere e – almeno teoricamente – non possono essere pretese. È vero che molti preti hanno il malcostume di imporre dei tariffari, ma siamo ben lontani dalla pretesa della decima mensile di tutte le entrate. Sia perché l’entità è infinitamente inferiore sia perché si tratta comunque di una contribuzione occasionale (battesimo, prima comunione e – di solito – il matrimonio si celebrano una volta sola nella vita). Però, mentre si viene tartassati e spogliati dal pastore di turno, ha senza dubbio una forte valenza psicologica convincersi che per i cattolici sia anche peggio perché nella Chiesa tutto sarebbe "a pagamento". Questo quando essere cattolici è praticamente gratis, mentre in molte chiese (in realtà, come sembra dimostrare Butindaro, praticamente tutte) essere un buon evangelico vuol dire sostenere un importante impegno finanziario e con forti venature simoniache.

di Ettore Barra

http://ettorebarra.blogspot.it/2012/12/sulla-decima-e-sul-vangelo-della.html

Molla tutto per una setta religiosa

Molte Chiese Evangeliche Pentecostali, pur sapendo che la decima fa parte della legge di Mosè, astutamente l’hanno inserita tra gli insegnamenti della loro Chiesa, giustificandola con vani ragionamenti che contraddicono sia con le parole di Cristo che quelle degli apostoli.


14 dicembre 2013

Dalla morte per l'appartenenza ai testimoni di geova alla vita che rinasce - A. Fontani e R. Politi

Ostracismo dei testimoni di Geova, brutale e lesivo dei diritti umani. Svuota l'individuo della propria coscienza e le vieta la libertà che è dono di Dio per tutti gli esseri umani



13 dicembre 2013

Il mistero delle croci bianche

Spuntano dalla sera alla mattina, hanno precise caratteristiche metriche e sono bianche e azzurre. sono le croci di Dozulé, movimento legato a più veggenti e non accettato ufficialmente dalla
Chiesa Cattolica.

Le diocesi francesi hanno condannato questo movimento e viene consigliata la rimozione di queste croci.


USA, allevava serpenti per testimoniare fede in Dio: muore per un morso



Credeva nei dettami della bibbia, e citava le sacre scritture quando spiegava che maneggiare serpenti è una prova della fede riposta in Dio

Mack Wolford, un pastore evangelico pentacostale di Bluefild in West Virginia, è morto dopo essere stato morso da uno dei suoi serpenti, che teneva in casa ispirandosi ai dettami del Vangelo di Marco che recita: «Nel Mio nome scacceranno i demoni e prenderanno in mano i serpenti».

L'impavido religioso, seguito da numerosi fedeli nell'impresa di vivere a stretto contatto con i rettili a testimonianza della propria fede in Dio, aveva organizzato per la prossima domenica un raduno dei credenti in un parco di Buefild per «divertirsi moltissimo» assieme ai serpenti.

Il veleno mortale di una delle sue creature, però, è arrivato prima del grande evento. Non era la prima volta che Mack subiva il morso di uno dei serpenti di cui era proprietario, ha spiegato la sorella, Robin Vanover. Stavolta, però, l'inoculazione del veleno è stata letale, al punto che l'uomo, comprendendo la gravità dell'accaduto, poco prima di morire ha lanciato tramite il suo account di Facebook un messaggio agli altri fedeli chiedendo di pregare per lui, convinto che l'unico modo per curare il morso velenoso di un serpente fosse quello di credere in Dio. La morte del padre di Mack, avvenuta quando lui aveva appena 15 anni, era avvenuta nelle stesse identiche circostanze.

http://www.buonanotizia.org/index.php?view=article&id=2809%3Ausa-allevava-serpenti-per-testimoniare-fede-in-dio-muore-per-un-morso

11 dicembre 2013

Nuova singolare scoperta sulla Tilma di Guadalupe

Non ci sono solo le incredibili guarigioni di Lourdes o il grande mistero dell’immagine della Sacra Sindone, ancora oggi inaccessibile ai più potenti laser eccimeri dei laboratori dell’Enea di Frascati.

Nell’universo cattolico (e solo in esso) esistono tanti altri misteri, tante altre grandi sfida per la scienza e per la fede (ricordiamo che la Chiesa cattolica afferma che nessun miracolo è necessario alla fede del credente, esso può essere semmai un aiuto ma mai il “motivo” per cui si è credenti), e una di queste è certamente l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe impressa sul mantello (detto anche “Tilma”) appartenuto a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, in seguito all’apparizione avvenuta in Messico nel 1531. Nel santuario che è stato costruito è conservato il mantello di Juan Diego, sul quale è apparsa raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane dalla pelle scura (è chiamata dai fedeli Virgen morenita). 

L’immagine non presenta traccia di coloranti di origine vegetale, minerale o animale, come rilevato nel 1936 dal premio Nobel per la chimica Richard Kuhn e la figura di Maria è impressa direttamente sulle fibre del tessuto (esistono delle piccole parti dipinte, come “ritocco”, realizzate in un secondo momento), come determinato dalle foto all’infrarosso del biofisico dell’University of Florida, Philip Serna Callahan nel 1979, il quale ha affermato che l’immagine non è scientificamente possibile essere realizzata dall’uomo. Nel 1977 l’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann analizzò al computer le fotografie ingrandite di 2500 volte e riscontrò che nelle pupille di Maria appare un altro disegno, ovvero una sorta di fotografia del momento in cui Juan Diego ha mostrato il mantello al vescovo Juan de Zumárraga, alla presenza di due altri uomini e una donna. Gli occhi della Vergine sul mantello si comporterebbero dunque come occhi umani, che riflettono ciò che vedono attraverso un effetto conosciuto come Purkin-Sampson’s images, e avrebbero “fotografato” la scena con una leggera rotazione di differenza tra i due occhi, come appunto accade normalmente a causa della diversa angolazione della luce che arriva alle pupille. Al centro di esse si vedrebbe inoltre un’altra scena, più piccola, anche questa con diversi personaggi.

Un altro aspetto fortemente misterioso è la durata e la conservazione del tessuto: la fibra di maguey che costituisce la tela dell’immagine, infatti, non può durare più di 20 o 30 anni. Vari secoli fa si dipinse una replica dell’immagine su una tela di fibra di maguey simile, e la stessa si disintegrò dopo alcuni decenni. Mentre, a quasi 500 anni dal presunto miracolo, l’immagine di Maria continua a essere perfetta come il primo giorno. Nel 1921 Luciano Pèrez, un attentatore inviato dal governo, nascose una bomba in un mazzo di fiori posti ai piedi dell’altare; l’esplosione danneggiò la basilica, ma il mantello ed il vetro che lo proteggeva rimasero intatti. Infine, la disposizione delle stelle sul manto non sarebbe casuale ma rispecchierebbe quelle che in cielo, da Città del Messico, era possibile vedere la notte del 9 dicembre 1531

Una sorprendente scoperta matematico-scientifica è invece stata realizzata di recente: dalla sovrapposizione delle stelle e dei fiori sull’immagine emergerebbe, una volta riportata sul pentagramma, un’armonia perfetta (qui la melodia che è emersa). La scoperta è stata presentata durante una conferenza presso l’auditorio San Pio X in Vaticano.

Durante l’International Workshop on the Scientific approach to Acheiropoietos Images tenutosi presso l’ENEA Frascati nel 2010, J. C. Espriella del Centro Mexicano de Sindonología ha descritto fenomeno, soffermandosi anche sugli studi scientifici realizzati e concludendo così: «l’immagine presente sulla Tilma di Guadalupe è indirizzata ad essere una immagine acheropita, perché secondo la stragrande maggioranza dei ricercatori che l’hanno studiata con un rigoroso metodo scientifico, la sua origine va al di là della spiegazione naturale e fino ad ora, nessuna spiegazione soddisfacente è stata formulata».

Battaglia a colpi di sesso tra i telepredicatori USA



In America talvolta basta pentirsi pubblicamente, dando spettacolo, per essere perdonati di qualsiasi peccato. JIMMY SWAGGART, UNO DEI PIÙ CELEBRI PREDICATORI TELEVISIVI, ha confessato domenica durante la messa di avere TRADITO LA MOGLIE CON UNA PROSTITUTA: si è commosso, ha pianto, ha invocato il Signore. Trascinati dal suo ritmo incalzante, ipnotizzati dalla sua foga, seimila fedeli sono caduti in ginocchio, urlando al cielo in una lingua incomprensibie, posseduti dallo Spirito Santo, spiegano le autorità ecclesiastiche della setta cristiana fondamentalista, precisando che si tratta di un fenomeno piuttosto comune per i loro riti religiosi. Ora sembra che Swaggart se la caverà con una sospensione di tre mesi, e potrà tornare al suo posto, più idolatrato di prima. Una lezione che altri adulteri, altri peccatori con vita pubblica, come Gary Hart, farebbero bene a meditare a lungo. Ma il peccato di Jimmy Swaggart si aggiunge ad una serie pressocheé ininterrotta di scandali a sfondo sessuale, che turbano l' evangelismo del video da circa un anno, e che potrebbero provocare una crisi di credibilità, di fedeli e di donazioni nel Bible Belt, la cosiddetta cintura della Bibbia, una fascia di Stati nel sud del paese, da sempre molto sensibile ai sermoni di questi moderni profeti televisivi.

L' ADULTERIO SI È DIFFUSO COME UN CONTAGIO TRA I PREDICATORI PIÙ IMPORTANTI, sconvolgendo una facciata di ossessivo moralismo, dall' alto del quale Swaggart e colleghi hanno a lungo fustigato il resto della società americana. E' una trama intricata, degna di una telenovela. Un anno fa Swaggart accusò due colleghi, Jim Bakker e Marvin Gorman, di avere avuto rapporti extraconiugali. Bakker ha ammesso di essere andato a letto con la sua segretaia, Jessica Han, e di averla corrotta a suon di dollari per ottenerne il silenzio. Jessica si è poi fatta fotografare nuda su Playboy, si è rifatta il volto con la chirurgia estetica, ed è diventata l' amante del direttore-editore della rivista, Hugh Hefer, scacciando una precedente coniglietta, Carrie Leigh, che ha fatto causa ad Hefer, chiedendo 10 milioni di dollari di risarcimento danni (lui le aveva promesso una villa a Malibù e il suo sperma da mettere in banca per una futura gravidanza). Ma mentre si sviluppava questa storia parallela, Bakker e la moglie Tammy, truccata come una bambolotta, hanno dovuto dare le dimissioni e abbandonare le Rolls Royce e la casa lastricata d' oro acquistate con le donazioni dei fedeli. Intanto anche l' altro predicatore accusato da Swaggart ha temporaneamente perso il posto ma per vendicarsi Marvin Gorman ha messo un detective privato sulle orme del rivale e lo ha colto in fallo. Apparentemente Swaggart soffre sin da quando era bambino di una incontrollabile perversione per la pornografia: il detective ha ottenuto le prove, anche fotografiche, degli incontri del predicatore con una prostituta, in un motel vicino all' autostrada. Non avevano veri e propri rapporti sessuali, riferiscono le indiscrezioni Swaggart si limitava a guardare i giochi proibiti della donna. A queste boccaccesche vicende si aggiungono altri episodi poco edificanti per lo strano mondo dell' evangelismo americano.

Oral Robertson, 70enne decano dei predicatori fondamentelisti, ha cominciato qualche mese fa a sostenee che Dio in persona si era messo in contatto con lui, avvertendolo che lo avrebbe fatto morire se non raccoglieva 8 milioni di dollari in beneficenza entro poche settimane (la colletta non è riuscita, ma Robertson è ancora vivo e vegeto). Il reverendo Jerry Falwell, che ha preso in mano la chiesa di Bakker dopo lo scandalo con la segretaria, ha dato le dimissioni lasciando che la setta finisse in bancarotta. E un altro Robertson dell' evangelismo, Pat, candidato repubblicano alla Casa Bianca, si è trovato nei pasticci quando la stampa ha scoperto che da ragazzo pertecipava a festini e droga-party, e che ha contraffatto la data di matrimonio per nascondere che il suo primo figlio è stato concepito otto mesi prima delle nozze. Ora la sua corsa presidenziale potrebbe risentire delle polemiche che travolgono i suoi colleghi.

SWAGGART HA TRE MILIONI DI FEDELI NEGLI USA, le sue prediche tivù vengono trasmesse in 143 paesi, riceve 142 milioni di dollari l' anno di donazioni, vive in una splendida villa da 3 milioni di dollari, di fianco alla casa del governatore della Louisiana. COME BAKKER FALWELL E I DUE ROBERTSON, viene adorato come un Dio in terra. E DA AUTENTICA DIVINITÀ, COMPIE MIRACOLI (O PSEUDO-TALI), CON GUARIGIONI IN CERIMONIE CHE RASENTANO IL VOODOO, LA MAGIA NERA. Non importa andare nel Sud per assistere a simili riti: in certe minuscole chiesette di Harlem, ci sono trance e svenimenti ogni domenica, con predicatori che gridano astruse formule, scuotendo la donnetta o l' uomo che sta come un manichino tra le loro braccia. Swaggart è un maestro di stregonerie del genere, un grande incantatore: ha avuto successo perché in America c' è una inesauribile fame di una verità, di un ideale, di un culto a cui credere, in modo da sapere sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato, dove sta il bene e dove il male.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/23/battaglia-colpi-di-sesso-tra-telepredicatori-usa.html

La "santa cena" amministrata dal predicatore pentecostale John Crowder:

la babilonia protestante ha partorito un'altro mostro...


Francesco: “affido a Maria, Roma, la chiesa e l’umanità”


Mai più indifferenza al grido dei poveri e alle sofferenze. Francesco ha appositamente composto una
preghiera per l'atto di venerazione all'Immacolata. Un malato gli dona una rosa bianca.

"Fa' che non smarriamo il significato del nostro cammino terreno: la luce gentile della fede illumini i nostri giorni, la forza consolante della speranza orienti i nostri passi, il calore contagioso dell'amore animi il nostro cuore, gli occhi di noi tutti rimangano ben fissi là, in Dio, dove è la vera gioia". Il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti. La solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano. Ogni vita umana sia da noi amata e venerata».

8 dicembre 2013

l'Immacolata concezione di Maria

Preliminari

Il primo privilegio mariano in ordine di tempo, ossia, la prima perla scintillante incastonata dalla mano stessa di Dio Padre nella corona di gloria della Madre del suo Figlio, è l'immacolato concepimento, vale a dire, la preservazione dalla colpa originale.
Questo privilegio iniziale della Vergine si inserisce anch'esso vitalmente, nella storia della salvezza. Il Concilio Vaticano II, infatti, ha rilevato con estrema chiarezza l'appartenenza di Maria o stirpe adamitica, bisognosa di salvezza. Anch'Essa è «figlia di Adamo» (Lumen Gentium, n° 56), in quanto anch'Essa «è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza dal Figlio, ossia, «redenta», quantunque «in modo più sublime in vista dei meriti Figlio» (n° 55), vale a dire, fu preservata (non già liberata) da colpa originale. E fu redenta - si noti bene! - con redenzione preservativa proprio, perché fosse in grado di cooperare alla redenzione liberativa di tutti gli altri, e perciò in funzione de salvezza. L'Immacolata Concezione perciò, più che un ornamento personale della Vergine, va considerata come una preparazione immediata della medesima alla missione salvifica ch'Ella doveva esercitare nella storia della salvezza.

1. IN CHE COSA CONSISTE

L'Immacolata Concezione è una verità «rivelata da Dio», ossia, è un dogma cattolico, secondo il quale crediamo - come ha definito Pio IX l'8 dicembre 1854 (1) - «che la Beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia, Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale» (Bolla «Ineffabilis Deus», in: Le Encicliche Mariane, a cura di A. Todini, Roma, 1950, p. 55).
I vari termini di questa definizione - come appare dai lavori preparatori (2) - sono stati tutti accuratamente pensati e pesati.
In questa formula definitoria vengono espresse e precisate le quattro cause del singolare privilegio, vale a dire: a) il soggetto (causa materiale); b) l'oggetto (causa formale); e) l'autore (causa efficiente); d) lo scopo (causa finale).

1) Il soggetto

Il soggetto (o causa materiale) di un tale privilegio fu la persona stessa della Vergine (non già l'anima o, tanto meno, il corpo), nel primo istante della sua esistenza come persona (per cui neppure per un solo istante fu affetta dal peccato originale), ossia, nell'istante stesso in cui l'anima di Maria fu creata da Dio ed infusa nel corpo formato, secondo il modo ordinario, dai genitori di Lei (3). La ragione fondamentale che spinse a sostituire la «persona» all'«anima» di Maria, è stata questa: per rendere la definizione conforme alla festa liturgica dell'Immacolata, la quale festa onora la «persona» di Maria, non già l'anima (4).
La definizione ha voluto sottolineare il «primo istante» della concezione di Maria SS. per esprimere - contro alcuni teologi antichi - che la concezione immacolata non è avvenuta né prima dell'infusione dell'anima al corpo, né dopo (sia pure un istante dopo) líinfusione dell'anima al corpo, ma nello stesso istante dell'infusione dell'anima al corpo.
Viene inoltre esclusa la sentenza intermedia proposta da Enrico di Gand, secondo la quale Maria SS. in uno stesso istante extratemporale si sarebbe trovata in stato di peccato originale (e perciò bisognosa di redenzione) e in stato di grazia.
Si tratta di un privilegio «singolare» - come vien detto nella Bolla «Ineffabilis Deus» - e perciò unico, ossia, concesso ad una persona soltanto, a Maria. Il Laurentin ha rilevato che col termine «singolare», la Bolla ha inteso mettere l'accento sul carattere unico del privilegio (cfr. L'Action du Saint-Siege par rapport au problème de l'Immaculée, in «Virgo Immaculata», II, p. 86, n. 306). La Bolla «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» di Alessandro VII parla espressamente di un «privilegio unico». Anche l'Enciclica «Fulgens corona» ha sottolineato in termini ancora più vigorosi questa «unicità» dicendo che si tratta di un «privilegio singolarissimo, che non è stato concesso o nessun altro»: «hoc singularissimurn privilegium, nulli unquam concessum», (AAS 15 [1953] p. 580) (5).

2) L'oggetto

L'oggetto (o causa formale) del privilegio è costituito dalla singolare perfezione che ha contraddistinto il concepimento di Maria SS., ossia: la grazia santificante (lato positivo) la quale ha preservato Maria SS. dalla macchia del peccato originale (lato negativo del singolare privilegio). Il primo elemento (quello positivo, la grazia santificante) è sostantivo; il secondo invece (quello negativo) è modale, poiché indica il modo con cui Maria fu senza peccato, in grazia (la preservazione). Il primo elemento risponde alla domanda: «Che cosa rese santa, senza peccato originale la Concezione di Maria?». Il secondo elemento invece risponde alla domanda: «Per quale via, in quale modo Maria SS. fu senza peccato originale?». La seconda risposta modifica la prima. Mentre infatti tutti gli altri hanno avuto la grazia santificante per la via della liberazione dal peccato originale (in modo liberativo), Maria SS. invece l'ha avuta per via di preservazione (in modo preservativo). Siccome però il modo suppone la sostanza (poiché la modifica), ne segue che la causa formale dell'Immacolata Concezione sia precisamente la grazia santificante (posseduta fin dal primo istante dell'esistenza personale).
Si tratta perciò di una totale immunità dal peccato, per via di preservazione (non già di liberazione). La Bolla «Ineffabilis Deus» per mettere l'accento sulla completa immunità, alla formula della Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII ha aggiunto la parola «totale» («ab omni ... labe»: «da ogni macchia di peccato originale»). Non è mancato chi in tale formula ha voluto vedere esclusa anche la concupiscenza. Ma questa interpretazione va oltre i termini della definizione. Secondo la definizione, infatti, si tratta di immunità da ogni macchia di peccato; orbene, la concupiscenza non è un peccato (cfr. DENZINGER, 792) (6). Inoltre, dai lavori preparatori risulta che l'intenzione di coloro i quali hanno preparato i progetti di definizione, non era quella di includervi la preservazione dalla concupiscenza (cfr. ALFARO, art. cit., p. 241). Un tentativo fatto, in tal senso, da Mons. Bruni, non ebbe alcun esito (cfr. SARDI, Op. Cit., II, p. p. 242; ALFARO, art. cit., p. 250 ss.; p. 266). Anzi, in seguito ad una richiesta di Mons. Cannella, venne soppressa, dal quarto schema, una frase che avrebbe potuto essere interpretata nel senso della preservazione dal fomite della concupiscenza (cfr. ALFARO, alt. cit., p. 247 ss.). Questa immunità quindi non è compresa, almeno direttamente, nella definizione.
È bene rilevare, inoltre, che la santità iniziale di Maria SS. è definita soltanto in forma negativa: «fu preservata immune da qualsiasi macchia di peccato originale», perché è la forma più evidente. La Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII, invece, afferma una tale santità iniziale oltreché in forma negativa, anche in forma positiva, poiché asserisce che l'anima di Maria «fu ornata dalla grazia dello Spirito Santo e preservata dal peccato originale» (DENZINGER, 789). Ma siccome il peccato - secondo il Concilio di, Trento - è «la morte dell'anima» a causa della perdita della vita soprannaturale della grazia, ne segue logicamente che Maria SS., per il fatto stesso che fu preservata dalla «morte dell'anima» (ossia, dal peccato), dovette ricevere anche, nello stesso tempo, la vita della grazia. Vita e morte spirituale si escludono a vicenda. Dov'è l'una (la vita della grazia) non vi può essere l'altra (la morte dell'anima alla vita della grazia). Ne segue perciò che i due aspetti (quello negativo e quello positivo), nel piano dell'ordine presente (quello, di fatto, scelto e realizzato da Dio, fra i vari ordini possibili), si equivalgono perfettamente, ossia, coincidono, poiché dove non vi è la tenebra della colpa, ivi è la luce della grazia, e dov'è, la luce della grazia non vi è la tenebra della colpa. L'assenza dell'ombra è luce, e l'assenza della luce è ombra: non vi è nulla di mezzo tra la luce e l'ombra, tra lo stato di grazia e lo stato di colpa, Maria inizia la sua esistenza senza l'ombra della colpa, e Perciò inizia la sua esistenza nella luce della grazia. Occorre però aggiungere che, nel corso della Bolla, il lato positivo viene espresso in modo formale esplicito.
È necessario, inoltre, tener presente, che la dottrina dell'Immacolata Concezione non esclude affatto Maria SS. dalla categoria dei redenti dai meriti di Cristo suo Figlio, come riconobbe Ella stessa allorché disse: «Ed esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore» (Lc. 1, 47). Anche Maria SS., infatti, quale discendente da Adamo come tutti gli altri uomini (per via di naturale generazione), avrebbe dovuto contrarre - come tutti gli altri - la colpa originale (commessa da Adamo quale Capo di tutto il genere umano, e perciò trasmissibile ai suoi discendenti). A causa però della singolare missione di Madre e di Regina universale, alla quale era stata predestinata da Dio, venne da Dio stesso eccettuata dalla legge della contrazione della colpa originale. Si può perciò ripetere di Maria ciò che il Re Assuero disse ad Ester: «Questa legge, che ho posto per tutti, non è per te» (Ester, 15, 13). Insieme alla legge della propagazione del peccato originale in tutti i discendenti di Adamo peccatore, Iddio stabiliva l'eccezione da una tale legge in favore della futura madre. Essa perciò, ed Essa sola, fra tutti i discendenti di Adamo per via di naturale generazione, veniva dispensata dal ripetere, col salmista: «Ecco, nella colpa io sono nato, e nel peccato mi ha concepito mia madre» (Ps. 50, 7).
Il Card. Lépicier spiega la cosa con questo esempio: «Un fanciullo generato da una madre schiava, il quale, per una previa disposizione del padrone di sua madre, nasce libero è, di fatto, libero dalla schiavitù. In forza però della sua nascita da una donna schiava avrebbe dovuto contrarre anche lui la schiavitù, e l'avrebbe realmente contratta se non vi fosse stata quella previa eccezione. Egli perciò aveva il debito di contrarre la schiavitù» (Tractatus de B.V. Maria Matre Dei, P. II, c. 1, a. 1, n. 7). Altrettanto si deve dire di Maria SS. in relazione al peccato originale.
Mentre quindi tutti gli altri discendenti di Adamo vengono liberati (per mezzo del Battesimo) dalla colpa contratta (ossia, vengono rialzati dopo la caduta), Maria SS. e Lei sola, fu preservata dal contrarla (venne impedita dal cadere). Non si tratta perciò di pura e semplice immunità dalla colpa originale (come pretendono i negatori di qualsiasi debito, in Maria, del peccato originale) (7); ma si tratta di una immunità che ha rivestito il modo, il carattere di preservazione, come appare dalle parole stesse della definizione, dai vari documenti Pontifici, dai documenti liturgici e dalla teologia tradizionale dell'Immacolata Concezione. In altre parole: la definizione non solo ci dice che Maria SS. fu immune dal peccato originale, ma ci dice anche per quale via Ella lo fu: per la via cioè della preservazione. Maria SS. quindi fu anche Lei redenta, o meglio, preredenta da Cristo Salvatore; fu anzi la prima fra i redenti. Fu redenta però in modo più nobile (sublimiori modo), ossia, con redenzione preservativa (mentre tutti gli altri sono stati redenti con redenzione liberativa) (8). L'Enciclica «Fulgens corona» sottolinea la redenzione di Maria asserendo che Essa «è stata del tutto preservata dalla colpa originale, e perciò è stata redenta in modo più nobile»: «perfectissimo quodam modo... redemisse» (AAS 45 [19531 p. 581). La «preservazione», perciò, è un modo di redenzione: quello più sublime.
In forza di questa preservazione, Maria SS. apparve come la forma perfetta della natura umana. «La natura umana - si chiedeva il S. P. Paolo VI nel discorso tenuto l'8 dicembre 1963 nella basilica di S. Maria Maggiore - si è mai espressa in una forma così completamente perfetta? Da Adamo in poi l'umanità non ha avuto più questa fortuna, salvo che in N.S.G. Cristo e nella Madre sua Santissima. È questa nostra sorella, questa eletta Figlia della stirpe di David, a rivelare il disegno originario di Dio sul genere umano, quando ci creò a sua immagine e somiglianza. Il ritratto, dunque, di Dio».

3) L'autore

L'autore (causa efficiente) del singolare privilegio è Dio Padre; però «in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano». Come il sole è la fonte di tutta la luce e di tutti i colori, così Dio è la fonte di tutti i privilegi di Maria.
Ha espresso in modo incomparabile una tale verità il Bossuet: «Maria ha questo in comune con gli altri uomini, che Essa pure fu redenta col sangue del suo Figlio; ma Essa ha questo di particolare, che quel sangue fu preso dal casto corpo di Lei: Profundendum sanguinem pro mundí vita de corpore tuo accepit, ac de te sumpsit quod etiam pro te solvat (Eucherio di Lione). Ella ha questo di comune con gli altri fedeli, che Gesù le fece dono del suo sangue; ma Ella ha questo di particolare, che Gesù l'ha prima ricevuto da Lei. Ella ha di comune con tutti, che questo sangue ricade su di lei per santificarla; ma Ella ha poi questo di particolare, che ne è la sorgente. Per questo possiamo dire che la concezione di Maria è come l'origine prima del sangue di Gesù. È di là che questo fiume meraviglioso comincia a diffondersi, questo fiume di grazie che scorre nelle nostre vene per mezzo dei sacramenti, e che porta lo spirito della vita in tutto il corpo della Chiesa. E come avviene delle fonti che si ricordano continuamente della loro sorgente, e vi fanno ritorno elevandosi in vapori e giungendo ad esse per le vie dell'aria, così noi non abbiamo titubanza ad assicurare, che il sangue di nostro Signore rimonterà con la sua efficacia fino alla concezione della madre sua, per così onorare il luogo donde è sgorgato.
«Non vogliate più dunque, cristiani, cercare il nome di Maria nel decreto di morte, pronunciato contro tutti gli uomini».
«Voi non lo troverete più scritto; fu radiato. Come mai? Per mezzo di questo sangue divino che, essendo stato attinto nel suo seno castissimo, si gloria di dispiegare in favore di lei tutta l'efficacia che in sé contiene contro questa funesta legge di morte, che uccide fin dall'origine». (Serm. II sulla Concezione).
La preservazione perciò di Maria SS. dal peccato originale non solo non compromette l'universalità della Redenzione di Cristo, ma ne costituisce il più nobile trofeo.

4) Lo scopo

Lo scopo (causa finale) per cui Dio concesse a Maria SS. un così singolare privilegio, fu questo: perché Maria fosse una degna Madre di Dio, una «degna abitazione del Figlio di Dio», come si dice nella Orazione liturgica della festa dell'Immacolata Concezione (Orazione che risale al sec. XIV) e una degna Socia del Redentore nell'opera singolarmente meravigliosa della Redenzione del genere umano. E0 su queste due basi che poggiano - come vedremo - le varie ragioni teologiche che sono state addotte in favore di questo singolare privilegio.
Secondo il Mitterer, l'immacolato concepimento della Madre sarebbe stato richiesto dall'immacolato concepimento del Figlio. Gli Scolastici, infatti, ritenevano che la trasmissione del peccato originale avviene per opera del padre, non già per opera della madre, per cui una concezione verginale (senza opera del padre secondo la carne) sarebbe ipso facto immacolata. Secondo la moderna biologia, invece, la madre, come il padre, concorre alla generazione del figlio fornendo anch'essa una cellula vitale. Ne segue perciò che anche in un concepimento verginale, si avrebbe la trasmissione della natura umana col peccato originale che l'affetta. Conseguentemente, la ragione formale per cui Gesù è stato concepito da Maria immacolata, senza il peccato originale, non è già il concepimento verginale (senza opera di un padre secondo la carne), ma è l'immunità della Madre dal peccato originale (cfr. MITTERER A., Dogmen und Biologie der heiligen Familien nach dem Weltbild des hl. Thomas von Aquin und dem der Gegenwart, Wien 1952, p. 31-52).

2. IN CHE COSA NON CONSISTE

Dopo aver esposto in che cosa consiste l'Immacolata Concezione, non è difficile comprendere in che cosa non consiste, ossia, i vari errori sulla medesima. Questi errori si possono ridurre a tre classi: per deformazione, per eccesso e per difetto.

1) Errori per deformazione

Alcuni confondono l'Immacolata Concezione col concepimento di Cristo da parte di Maria (9). Altri, invece, pensano che ogni atto generativo è peccato, eccettuato quello con cui fu concepita la Vergine, Nulla di più errato. Si sa infatti che l'atto generativo è voluto da Dio, e per ciò si può dire, in tal senso, che ogni concezione è «immacolata».

2) Errori per eccesso

Hanno errato in tal senso: a) coloro che han ritenuto che Maria SS. sia stata concepita - come Cristo suo Figlio - in modo verginale, senza concorso paterno (sentenza molto antica, che risale - come vedremo - all'apocrifo «Protovangelo di Giacomo» del sec. II); b) coloro che han ritenuto che una particella (o seme) del corpo di Adamo («vena pura») sia stata sottratta al diavolo e trasmessa, di generazione in generazione, fino ai genitori della Vergine e da essa sarebbe stato formato il corpo immacolato di Maria: sentenza fantastica, rinnovata, nel secolo scorso, da Antonio Rosmini, e condannata da Leone XIII (10).

3) Errori per difetto

Hanno errato per difetto, negando la Immacolata Concezione: a) prima della definizione dogmatica, quei teologi che hanno ammesso la purificazione di Maria SS. dalla colpa originale (S. Bernardo, Pier Lombardo, Alessandro di Hales, S. Alberto Magno, S. Bonaventura, S. Tommaso (11), Enrico di Gand ecc.); b) dopo la definizione, i Greci ortodossi, i Giansenisti della Chiesa di Utrecht, i «vecchi cattolici» di Doellinger ecc.
I Protestanti, sia prima sia dopo la definizione dogmatica, hanno generalmente negato la preservazione di Maria SS. dal peccato originale e la presenza della grazia santificante in Lei fin dal concepimento, in forza del loro falso presupposto della giustificazione solo estrinseca, con la natura intrinsecamente corrotta e peccatrice. «Non è senza peccato chi non commette il peccato - ha detto Lutero - ma colui al quale Dio non lo imputa» (Luthers Werke, Weimar Ausgabe, 15, 415). In tal senso egli afferma che Maria è stata concepita senza il peccato (ossia, senza che le sia stato da Dio imputato i peccato): «Io - dice - alla Madre non attribuisco il peccato, cos come quelli che vogliono che Ella non sia stata concepita nel peccato originale» ibid.) (12). Anche secondo Calvino, Maria SS. non è stata esente dal peccato, checché ne dicano «gli asini di Roma», i quali invocano dei «privilegi». E aggiunge: «Quando essi avranno dimostrato lettere patenti del cielo, noi li crederemo» (Acta Synodi Tridentini cum antidoto, 1547. In Sess. 6, can. 23; Opera 7, Corpus Reformatorum, 35, 481).
Non mancano però, presso gli Anglicani di oggi, alcune voci isolate favorevoli all'Immacolata Concezione. Così, per es., l'Anglicano E. L. Mascall, professore di Teologia all'Università di Oxford, ritiene, personalmente, come parte integrante della vera fede, anche «l'assenza del peccato attuale e l'Immacolata Concezione» (The Mother of God, in «The dogmatic theology of the Mother of God», London, 1948, p. 44).
Anche tra gli ortodossi di oggi non mancano i sostenitori del singolare privilegio, ritenendolo, nella sua sostanza, conforme alla fede ortodossa (cfr. STIERNON D., Marie dans la Theologie orthodoxe grieco-russe, in «Maria», vol. VII, Paris 1964, p. 308).

NOTE

1. Questa definizione dogmatica precedette la definizione della infallibilità pontificia (18 luglio 1870). È da tener presente, tuttavia, che Pio IX, nel 1849 (cinque anni prima di procedere alla definizione dell'Immacolata Concezione), domandò a tutti i vescovi l'opinione loro personale e quella dei loro fedeli su tale argomento. La stragrande maggioranza delle risposte fu favorevole alla definizione. Si ebbe così, prima della definizione dell'infallibilità, una specie di Concilio per iscritto.
2. Un accurato studio dei lavori preparatori è stato fatto da J. ALFARO, S.J., La formula definitoria de la Inmaculada Concepción, in «Virgo Immaculata», II, p. 201-275.
3. I Teologi dividono la concezione in attiva (da parte dei genitori) e passiva (da parte del figlio generato). Suddistinguono poi la concezione passiva in incompleta (prima della creazione ed infusione dell'anima al corpo) e completa (nell'atto dell'infusione dell'anima al corpo). Si tratta perciò della concezione passiva (non già attiva) di Maria SS., e della concezione passiva completa (non già incompleta).
4. Negli otto primi schemi o progetti di definizione, come soggetto del privilegio, veniva presentata l'anima di Maria SS. (come si dice nella Bolla «Sollicitudo», di Alessandro VII), non già la persona di Maria SS. (ossia, la B. Vergine). Ma nel testo definitivo, all'ultima ora, in seguito ad un rilievo fatto da Mons. Bruni, Vescovo di Ugento, appoggiato dal Card. Pecci, le parole «l'anima della B. V. Maria» vennero rimpiazzate da queste altre: «la B. Vergine Maria» (ossia, la persona, non già l'anima di Maria). Cfr. SARDI V., La solenne definizione del dogma dellíimmacolato concepimento di Maria SS. Atti e documenti. Roma, 1854-55, p. 242-3; 292.
Ritengo utile rilevare come la definizione prescinda completamente ed intenzionalmente dalle teorie sul momento dell'infusione dell'anima al corpo: se cioè subito, all'inizio del concepimento, oppure allorché l'embrione ha raggiunto un certo sviluppo.
Essa si pronunzia soltanto sulla concezione la quale implica l'esistenza della persona (ossia, infusione dell'anima al corpo, sia che una tale infusione avvenga all'inizio della concezione, sia che avvenga in seguito). (Cfr. ALFARO, art. cit., p. 263). Da ciò ne segue, logicamente, che la definizione non proibisca affatto che si continui a distinguere tra concezione biologica (anteriore all'infusione dell'anima) e concezione che importa l'infusione dell'anima; e neppure proibisce che si possa ammettere (nell'ipotesi che si voglia seguire una tale distinzione), che la carne di Maria sia stata infetta nella sua concezione biologica (come ha insegnato il Maestro delle Sentenze, Pier Lombardo) e che nell'istante dell'infusione dell'anima, vi sia stata una purezza totale.
Esagera perciò il P. Bonnefoy quando qualifica come «semi-macolisti» quegli antichi assertori dell'immacolato concepimento di Maria i quali hanno ammesso la necessità di una purificazione della carne di Maria, previa all'infusione dell'anima (cfr. BONNEFOY L-FR., O.F.M., Le Ven. Jean Duns Scot, Docteur de líImmaculée Conception. Son miieu. La doctrine. Son influence. Roma, Herder, 1960, p. 100).
5. Per questo, forse, la Madonna, a Lourdes, rispondendo a S. Bernardetta (la quale le aveva chiesto il suo nome), non disse già: «Io sono una concepita senza peccato», ma disse: «Io sono l'Immacolata Concezione», ossia, usò l'astratto invece del concreto. «Le due espressioni - è stato giustamente notato - differiscono tra loro come, ad es., queste altre: «Io sono bianco» e «Io sono la bianchezza»: mentre la prima, in forma concreta, indica che sono partecipe (con altri) della qualità della bianchezza, la seconda, in forma astratta, è chiaro che serve ad indicare che riunisco in me quanto ha ragione di bianco, in modo da escludere qualsiasi altro ed essere solo a possedere tale qualità. Similmente, la Vergine Immacolata, denominandosi in modo astratto anziché concreto, ci ha svelato una verità più sublime e profonda, che cioè in sé si esaurisce, che Essa sola attua perfettamente tutto il candore e la purezza della concezione, e che quindi è l'unica creatura concepita senza macchia originale. Cfr. CROSIGNANI G., C.M., Io sono l'Immacolata Concezione, in «Divus Thomas» (PL) 57 (1954), p. 419.
Ci si potrebbe forse obiettare che anche i nostri progenitori - Adamo ed Eva fin dal primo istante della loro esistenza, ebbero la grazia santificante; e perciò Maria SS. non può dirsi unica, in ciò. Ma si può e si deve rispondere che i nostri progenitori furono creati e costituiti da Dio in grazia, e perciò non furono - come la Vergine - concepiti in grazia.
Questo concepimento in grazia, ossia, questa «immacolata concezione» è stata concessa a Lei sola, fra tutti i discendendi di Adamo. Ne segue perciò che non possa attribuirsi e nessun altro. Non sono tuttavia mancati tentativi, nei secoli XV, XVI, XVII ed anche recentemente (cfr. GAUTHIER R., L'Immaculée Conception de Marie, privilège singulier ou unique?, in «Cahier de josephologie» 2 [19541, p. 177-205), tentativi di attribuire un tale singolare privilegio anche a S. Giuseppe. Ma questa peregrina opinione, senza alcun serio fondamento, va contro la sentenza comune dei teologi, non si accorda con la Bolla «Ineffabilis Deus» e con la Enciclica «Fulgens corona».
6. Altrettanto si dica della cosiddetta «infectio carnis» ritenuta da molti agente o veicolo di trasmissione del peccato originale. La definizione dogmatica non la riguarda, poiché ha per oggetto la preservazione della Vergine da «ogni macchia di peccato originale», e la «infezione della carne» non è una «macchia di peccato», poiché la carne non è e non può essere soggetto del peccato.
Non possiamo quindi approvare questa sentenza del P. Bonnefoy: «En déclarant dogme de foi que Marie a été préservée indemne "ab omni originalis culpae labe", Pie IX visait toutes les théories qui soumettaient la Vierge a l'un ou l'autre des effets du péché originel. La plus grave de toutes était incontestablement la théorie do l'infection de la chair: c'est pourquoi la considérons comme principalement visée par la définition dogmatique» (BONNEFOY JEAN-FRANÇOIS, O.F.M., op. cit., p. 31).
P. Bonnefoy ha sottolineato le parole «ab omni labe»; ma ha omesso di sottolineare le altre parole che segnano e precisano i termini «ab omni labe», ossia, le parole «originalis culpae», Non si tratta della preservazione da «ogni macchia» sia della carne (corpo) sia dell'anima, ma si tratta della preservazione da «ogni macchia di peccato originale»: e la macchia del peccato - si sa bene - si trova nell'anima, non già nel corpo.
Basandosi su questa falsa interpretazione della definizione dogmatica, P. Bonnefoy bolla come «semi-macolísti» tutti coloro che, pur avendo ammesso il fatto della preservazione di Maria SS. dalla colpa originale, hanno ammesso la necessità della «purificazione» della carne (o corpo, embrione) previa all'infusione dell'anima, oppure nel momento stesso della infusione dell'anima (p. 100). Secondo P. Bonnefoy, tutti coloro i quali ammettono in Maria, come discendente di Adamo peccatore, il «debito» di contrarre il peccato originale, non farebbero altro che «diminuire» il dogma dell'Immacolata (p. 150).
Questi falsi criteri, i quali inquinano tutto il volume, sono stati anche, oggettivamente, messi in rilievo dal prefatore stesso del volume, il ch.mo P. Carlo Boyer SJ. (p. VIII).
7. Due teologi della Commissione Pontificia, P. Tonini e Mons. Canella, avrebbero desiderato che venisse definita soltanto l'immunità della Vergine della colpa originale, e non già la preservazione dalla medesima (SARDI, I, 175-177, 588; 615-617), ma non furono accontentati. Ne segue perciò che il termine «preservata», nella formula di definizione, è stato posto con deliberata volontà, ossia, per esprimere la relazione al termine del peccato originale. Senza una tale «preservazione», Maria SS. avrebbe contratto il peccato originale. Inoltre, la «preservazione» di Maria SS. dalla colpa originale è - dice la Bolla «Ineffabilis» - un «singolare privilegio» (la Bolla «Sollicitudo», in luogo di «singolare», ha «speciale»), Orbene, il «privilegio singolare», ossia, la «preservazione», è, evidentemente, un'eccezione alla legge generale della contrazione del peccato originale, alla quale legge Maria SS. sarebbe stata soggetta in forza della sua discendenza, in modo ordinario, da Adarno peccatore. Non si vede perciò come si possa salvare (senza svuotarla) la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione con la sentenza che ammette la semplice «immunità» di Maria SS. (non già la «preservazione») dalla colpa originale; oppure la sentenza che ammette la sola «possibilità» astratta, da parte di Maria SS., di con trarre il peccato originale (non già una possibilità concreta, minacciante la contrazione di fatto, ossia, una concreta, esplicita relazione al peccato originale, dal quale Maria SS. fu da Dio «preservata»). Dovette perciò Maria SS. essere soggetta, in qualche modo, alla contrazione dei peccato, e solo per eccezione (per singolare privilegio) ne fu preservata.
Sulla questione del debito del peccato originale in Maria SS. ebbe luogo un'ampia e solenne discussione il 29 e 30 ottobre del 1954, in occasione del Congresso Mariologico internazionale, nei locali della Pontificia Università Lateranense. Presero parte alla discussione ben 33 teologi di tutte le parti del mondo. La stragrande maggioranza aderì a questa conclusione: «La B. Vergine Maria avrebbe contratto il peccato originale, se non ne fosse stata preservata»: «contraxisset peccatum originale nisi praeservata fuisset» (cfr. «Virgo Immaculata», vol. XI, p. 456-499). Fu quindi preservata dal peccato, non già dal debito di contrarre il peccato originale.
Ciò posto, è facile comprendere quanto sia vano lo sforzo di coloro i quali vorrebbero che la distinzione tra il debito di contrarre il peccato originale e la contrazione del medesimo sia stata originata soltanto da esigenze di polemica, quale espediente occasionale o «scappatoia» per elidere o eludere la massiccia obiezione desunta dalla universalità sia del peccato originale sia della Redenzione (così han ritenuto P. BALIC´, De debito peccati originalis in B. Virgine Maria, in «Antonianum» , 16 [19411 p. 366; e P. BONNEFOY, La negacíón del «debitum peccati» en María, in «Verdad y Vida», 12 [1954] p. 110). Di conseguenza, una tale distinzione sarebbe stata «poco felice» (così P. HUG O.F.M., in «Virgo Immaculata», XI, p. 387), «poco filosofica» (così P. A. POMPEI, O.F.M. Conv., ibid., VII, fasc. 1, p. 247) ecc.
8. Il drammaturgo spagnolo Calderón de la Barca, nel suo autosacramentale «La Hildaga del Valle», ha espresso scenicamente le due forme di redenzione: quella liberativa e quella preservativa. Un insigne personaggio - rappresentante dell'umanità - durante la sua giornata terrena precipita in un abisso e si ferisce mortalmente. Da lungi e con prontezza giunge l'Amore misericordioso, scende nel baratro, si china sul ferito e lo libera dalla morte traendolo alla salvezza: è ciò che ha fatto Gesù con tutti gli uomini. Ora ecco una fanciulla, nella sua bellezza ansiosa di primavera, corre giuliva e festosa per la stessa strada, incontro all'ignoto pericolo, verso l'abisso nel quale dovrà fatalmente precipitare. Ma sul ciglio dell'abisso sta ad attenderla l'Amore misericordioso il quale, stringendola tra le sue braccia, la preserva dalla caduta arrestandone il passo e rimettendola, libera e sana, sul retto cammino.
9. Tale confusione vien fatta, a volte, sia da alcuni cattolici poco istruiti, sia da alcuni nemici della Chiesa e della Madonna. Nella famosa Enciclopedia pratica Bompiani (uscita nel giugno del 1938), alla voce «Concezione», si legge: «In Teologia, per immacolata concezione si intende il privilegio pel quale la Vergine concepì, pur restando monda dal peccato originale (sine labe originali [sic] concepta)». È la solita volgare confusione fra la concezione verginale (di Cristo) da parte di Maria e l'Immacolata Concezione (di Maria).
10. La proposizione del Rosmini dice: «Ad praeservandam B. V. Mariam a labe originis, satis erat, ut incorruptum maneret minimum semen in bomine, neglecturn forte ab ipso daemone, e quo incorrupto semine de generatione in generationem transfuso, suo tempore oriretur Virgo Maria» (cfr. DENZINGER, Enchiridion Symbolorum et definitionum, n. 1924).
Prima del Rosmini, avevano sostenuto, nel secolo XII, una tale strana ipotesi lo ps. Pietro Comestor e l'Anonimo di Heiligenkreuz.
11. Siamo qui [unico caso!] in disaccordo con l'autore: anche se in molti lo sostengono, non è assolutamente certo che S. Tommaso abbia sostenuto una simile teoria [n. d. r.]
12. R. SCHIMMELPFENNIG, nell'op. Die Geschichte der Marienverehrung in deutschen Protestantismus, Paderborn, 1952, p. 14, ha sostenuto che Lutero avrebbe insegnato l'Immacolata Concezione nel senso stesso in cui è stata poi definita da Pio IX. La tesi di Schimmelpfennig è stata contraddetta da W. TAPPOLET nell'op. Das Marienlob der Reformatoren, Tübingen, 1962, p. 26-32. Il Tappolet, in base ai testi e alla loro cronologia, distingue, nella vita di Lutero, tre tempi. In un primo tempo - all'inizio - nel 1516, in un discorso per la festa dell'8 dicembre, Lutero asserisce che Maria è «l'unica goccia, nell'oceano del genere umano, preservata (dal peccato originale)»: «ex omni mare totius massae generis humani unica praeservata stilla» (Luthers Werke, Weimar, 1883, p. 107). In un secondo tempo, nel 1520, Lutero evitò di pronunziarsi in modo espresso, perché riteneva una tale questione inetta a rendere migliori gli uomini (Werke, 9, p. 492). Tuttavia, in un discorso del 1527 (per la festa dell'8 dicembre), ammetteva l'immunità dell'anima di Maria SS. dalla colpa originale (Werke, 17, 2, p. 282-289). In un terzo tempo, nel 1538 e 1539, Lutero, in alcune brevi affermazioni o allusioni, dichiarava che Maria, come tutti gli altri uomini, era stata concepita nel peccato, senza però precisare in qual senso (nel 1538: Werke, 46, p. 136; nel 1539: Werke, 46, p. 860). Occorre tuttavia tener presente, per una oggettiva valutazione delle sue asserzioni apparentemente favorevoli all'Immacolata Concezione, la sua teoria fondamentale sulla giustificazione puramente estrinseca: cosa che svuota completamente le sue affermazioni sul singolare privilegio.

I fondamenti Biblici (di Sant'Alfonso Maria de'Liguori)
http://apologetica.altervista.org/fondamenti_biblici_immacolata.htm

I Papi e l'Immacolata
http://apologetica.altervista.org/immacolata_concezione.htm

La bolla dogmatica
http://apologetica.altervista.org/bolla_dogmatica.htm