27 agosto 2015

Cristiani senza Cristo......

Valdesi: niente crocifisso nelle scuole



ANTONIO GAIMO, ANDREA ROSSI

L’ultimo strappo è stato servito ieri mattina, a chiudere il Sinodo dei valdesi che ha scelto una guida tutta al femminile per la chiesa protestante che ha epicentro a Torre Pellice - confermata la pastora Maria Bonafede nel ruolo di moderatore, eletta la laica Daniela Manfrini come sua vice e Alessandra Trotta alla guida dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia -: no al crocifisso nelle aule scolastiche, sulla scia della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

I valdesi l’hanno messo nero su bianco, in un ordine del giorno che plaude alla decisione dei giudici, difende il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose, biasima la scelta del governo che ha presentato ricorso, e soprattutto «l’uso strumentale che del crocifisso è stato fatto e continua a essere fatto: non può essere considerato simbolo della civiltà e della cultura italiana».

Dura da digerire, per i cattolici, per di più al culmine di due giorni in cui i valdesi hanno impresso un’accelerata sui temi etici, schierandosi su posizioni diametralmente opposte rispetto alla chiesa romana. Prima il «sì» alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, ai registri per il testamento biologico e, seppur in maniera condizionata e dopo mille mediazioni, alla benedizione alle coppie omosessuali; infine la presa di posizione contro il crocefisso nei luoghi pubblici.

Troppo per i cattolici, e soprattutto per le gerarchie ecclesiastiche. Troppo anche per monsignor Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, membro della commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo e, per vicinanza geografica, persona attenta al mondo valdese. Dopo l’affondo sul crocifisso, ieri, il vescovo - che ogni anno partecipa all’inaugurazione del Sinodo - ha rotto gli indugi e firmato una nota densa d’amarezza, che forse mette fine ad anni di confronto pacato: «Mi addolorano profondamente le conclusioni cui è giunto il Sinodo. L’orizzonte attuale, così confuso, ci spinge a ribadire, con forza e senza compromessi né cedimenti, valori etici irrinunciabili come la sacralità della vita dal suo concepimento sino alla sua naturale conclusione e il concetto di famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna».

Nel documento, Debernardi bolla le fughe in avanti dei valdesi, sottolinea come siano state decise nonostante la contrarietà di alcuni delegati. Il Sinodo di Torre Pellice, in effetti, si chiude lasciando in eredità una spaccatura tra la maggioranza del popolo valdese e un’esigua ma battagliera minoranza conservatrice, in aperto contrasto con molte delle scelte degli ultimi giorni. Il senatore del Pdl Lucio Malan, ad esempio, tra i cinque membri della chiesa ad aver promosso un appello contro la benedizione alle coppie gay, trasuda amarezza: «Nonostante gli appelli pacati e accorati alla prudenza, si è imposta l’ala che fa del politically correct la propria sacra scrittura. Le istanze di coloro che si opponevano sono state dileggiate con affermazioni teologiche di straordinaria leggerezza. Insomma, un colpo di mano rozzo, imposto ai membri del Sinodo con irragionevole fretta».

Difficile dire se lo strappo verrà ricucito, nonostante sulle coppie gay, ad esempio, il documento finale lasci ampio spazio di manovra alle singole comunità. Al vescovo Debernardi e a Malan, però, nel pomeriggio è arrivata l’indiretta replica della moderatora Maria Bonafede, confermata per un altro anno alla guida della Tavola valdese: «Il Sinodo ci ha dimostrato che il giusto modo di procedere è quello di non perdere mai di vista il valore dell’accoglienza, che è fonte di arricchimento. Vogliamo essere una chiesa che vive nel confronto e del confronto, senza mai mettere un punto ai ragionamenti, semmai una virgola».

Fonte: La Stampa