18 aprile 2012

Ma è vero che....

Papa Pio XII come amano far credere in tanti, evangelici compresi, che la Chiesa e in particolar modo Pio XII manca poco che collaborasse con Hitler?.

Gli evangelici sono in condizioni di tirare pietre considerando se stessi senza peccato?: non tanto:

"Noi salutiamo il nostro Führer, rendendo grazie per la virile azione e le chiare parole che hanno restituito l'onore alla Germania. Noi, pastori evangelici, assicuriamo fedeltà assoluta e preghiere ardenti"

Telegramma inviato a Hitler dal teologo protestante a nome di 2500 pastori luterani

http://www.dittatori.it/cristianienazisti.htm

VEDIAMO ORA COSA NE PENSANO COLORO CHE VISSERO GLI AVVENIMENTI DELL'EPOCA DEL COMPORTAMENTO DI PAPA PIO XII E DELLA CHIESA CATTOLICA ALL'EPOCA DEL NAZISMO:

Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma: 
«Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra (Pio XII), ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista».

Berliner Morgenpost (giornale dell’epoca nazista), 3 marzo 1939:
«L’elezione del cardinale Pacelli non è accettata con favore dalla Germania perché egli si è sempre opposto al nazismo»

Rapporto della Gestapo riportato nel servizio "Judging Pope Pius XII", Inside the Vatican, giugno 1997, p. 12:
«In una maniera mai conosciuta prima il papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo ... Inoltre egli ha parlato chiaramente in favore degli ebrei»

Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, p.40:
«Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell’arco di poche settimane.

Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l’ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente».

Gideon Hausner procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, il 18 ottobre 1961:
«Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti».

Rabbino Maurice Perizweig, direttore del World Jewish Congress:
«I ripetuti interventi dei Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo".

Golda Meir, 8 ottobre 1958:
«Quando il terribile martirio si abbattè sul nostro popolo, la voce dei Papa si elevò per le sue vittime. La vita dei nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. ( ... ) Piangiamo un grande servitore della pace».

Dichiarazione del gran Rabbino di Danimarca, dott. Marcus Melchior, riportata da KNA (agenzia di stampa danese), dispaccio n. 214, 5 novembre 1963:
«Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato centinaia di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero»

Isaac Herzog, Rabbino Capo d’Israele, in un messaggio del febbraio 1944:
«Il popolo d’Israele non dimenticherà mai quello che Sua Santità e i suoi illustri delegati, ispirati dagli eterni principi della religione, che formano le vere basi di un’autentica civiltà, stanno facendo per i nostri sfortunati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia, prova vivente dell’esistenza della divina Provvidenza in questo mondo».

Elio Toaff, rabbino capo di Roma, scampato alla deportazione grazie all’aiuto di un sacerdote marchigiano:
«Più di chiunque altro noi abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del rimpianto Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava essere morta per noi».

«Rivolgiamo un riverente omaggio di riconoscenza al Sommo Pontefice, ai religiosi e alle religiose che attuando le direttive del Santo Padre non hanno veduto nei perseguitati che dei fratelli, e con slancio e abnegazione hanno prestato la loro opera intelligente e fattiva per soccorrerci, non curanti dei gravissimi pericoli ai quali si esponevano» (Osservatore Romano, 8 settembre 1945, p. 2).
Dott. A. Leo Kubowitzki, Segretario Generale del World Jewish Congress, recatosi in Udienza da Pio XII per presentare «al Santo Padre, a nome dell’Unione delle Comunità Israelitiche, i più sentiti ringraziamenti per l’opera svolta dalla Chiesa Cattolica a favore della popolazione ebraica in tutta l’Europa durante la guerra» (L’Osservatore Romano, 23 settembre 1945, p. 1). Kubowitzki donò 20mila dollari alle opere caritative vaticane. Giuseppe Nathan, Commissario dell’Unione delle Comunità israelitiche italiane

Michael Tagliacozzo – Centro di studi sullo Shoa e sulla Resistenza: «Ho un raccoglitore sul mio tavolo, in Israele, intitolato: “Calunnie contro Pio XII”, senza di lui, anche molti di noi non sarebbero vivi».

Il 26 maggio 1955 l’Orchestra Filarmonica d’Israele volò a Roma per un’esecuzione speciale della Settima Sinfonia di Beethoven da eseguire in Vaticano, come espressione della duratura gratitudine dello Stato d’Israele verso il Papa per l’aiuto prestato al popolo ebraico durante l’Olocausto.

http://www.documentazione.info/alcune-testimonianze

Altre testimonianze dal mondo ebraico

In molte occasioni, dai primi mesi del conflitto mondiale fino ai giorni nostri, numerose personalità ebraiche hanno voluto pubblicamente esprimere il proprio sentimento di gratitudine verso l'operato della Chiesa cattolica durante gli anni della guerra.

  • Il 20 gennaio 1943, il rappresentante dell'Agenzia Ebraica per la Palestina, Chaim Barlas, dichiarava a monsignor Gustavo Testa, delegato apostolico in Egitto ePalestina: «L'atteggiamento altamente umanitario di Sua Santità che ha espresso la sua indignazione contro le persecuzioni, fu una sorgente di conforto notevole per i fratelli» 
  • Il 16 aprile 1943 l'Australian Jewish News pubblicò un breve articolo sulle attività del cardinale Pierre-Marie Gerlier, arcivescovo di Lione, che si era strenuamente opposto alla deportazione degli ebrei francesi, e che aveva salvato numerosi bambini ebrei. L’articolo riporta che Gerlier aveva obbedito all’ordine di Pio XII il quale aveva dato precise istruzioni per contrastare le misure antisemitiche in Francia. 
  • Il 24 settembre 1943 Alex Easterman, rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, informò il delegato apostolico a Londra, monsignor William Godfrey, che 4.000 ebrei croati erano stati portati in salvo su un'isola del mare Adriatico: «Sono certo che gli sforzi di Sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso di raggiungere questo stupendo risultato». 
  • Sempre nel 1943 il futuro primo premier israeliano Chaim Weizmann scrisse che «La Santa Sede sta prestando il suo potente aiuto dove può per attenuare la sorte dei miei correligionari perseguitati 
  • Il 18 febbraio 1944 Amleto Giovanni Cicognani, delegato apostolico a Washington, riceveva una lettera da parte del rabbino Maurice Perlzweig, direttore politico del Congresso mondiale ebraico. Vi si può leggere: «I ripetuti interventi del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli Ebrei di tutto il mondo». 
  • Il 28 febbraio 1944, il gran rabbino di Gerusalemme Isaac Herzog - lo stesso che avrebbe in seguito trasmesso a Pio XII «una speciale benedizione per suoi sforzi tesi a salvare vite umane fra gli Ebrei durante l'occupazione nazista in Italia» - inviava una lettera al delegato apostolico Angelo Roncalli nella quale scriveva: «Il popolo d'Israele non dimenticherà mai i soccorsi apportati ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità e i Suoi Eminenti Delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia» 
  • Il 7 aprile 1944 il gran rabbino di Romania, Alezandru Safran, aveva spedito al nunzio apostolico Andrea Cassulo la seguente lettera: 
« Eccellenza, in questi tempi duri i nostri pensieri si volgono più che mai con rispettosa gratitudine a quanto è stato compito dal Sovrano Pontefice in favore degli Ebrei di Romania e della Transnistria. Nelle ore più difficili che noi, Ebrei di Romania, abbiamo passato, l'appoggio generoso della S. Sede, mediante la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare. Non ci è facile trovare le giuste parole per esprimere la tenerezza e la consolazione che ci ha causato l'augusto gesto del Sommo Pontefice, che ha voluto offrire un largo sussidio per sollevare le sofferenze degli ebrei deportati che gli erano stati segnalati da Voi dopo la visita in Transnistria. Gli ebrei di Romania non dimenticheranno mai questi fatti di importanza storica. È per questo che ci permettiamo di mettere le nostre speranze in Vostra Eccellenza, che a molte riprese avete saputo trovare nel vostro amore di Dio e del prossimo, le vie più giuste per risparmiare sofferenze immeritate a una Comunità leale e ad esseri innocenti. » (Civiltà Cattolica, 1961, III, p. 462) 
  • Il 4 giugno 1944, giorno della liberazione della Capitale, il cappellano ebraico della V Armata statunitense parlava così agli ebrei: «Se non fosse stato per il soccorso veramente concreto e sostanziale e l'aiuto dato agli Ebrei dal Vaticano e dalle autorità ecclesiastiche di Roma, centinaia di rifugiati e migliaia di ricercati ebrei sarebbero indubbiamente periti molto prima che Roma fosse liberata» 
  • Il 7 luglio 1944 il Jewish News scrisse: «Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei sono stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione tedesca di Roma». 
  • Il 14 luglio 1944 l'American Hebrew di New York pubblicò una intervista con il rabbino capo di Roma, Israel Zolli, che affermava: «Il Vaticano ha sempre aiutato gli ebrei e gli ebrei sono grati alla carità del Vaticano, fatta e distribuita senza distinzione di razza». Lo stesso Zolli l'anno successivo compì una clamorosa conversione alla fede cattolica, battezzandosi con il nume di Eugenio Pio in onore di quanto il Pontefice e la Chiesa avevano fatto in favore degli ebrei. 
  • Il 31 luglio 1944 l'American Jewish Committee (AJC) e altri organizzazioni ebraiche organizzano una manifestazione al Madison Square Park di New York per mobilitare l'opinione pubblica contro la deportazione degli ebrei ungheresi. Nel suo discorso il giudice Joseph Proskauer, presidente dell'AJC, disse: «Noi abbiamo sentito quanto grande è stata l'opera del Santo Padre nel salvare gli ebrei in Italia. Sappiamo anche da diverse fonti, quanto questo grande Papa ha cercato di fare per aiutare e salvare gli ebrei in Ungheria» 
  • Eugenio Zolli, Rabbino capo di Roma dalla fine del 1938, fino alla fine della guerra nel primo autunno dopo la liberazione di Roma dall'occupazione tedesca - si convertì al cattolicesimo, e il 13 febbraio 1945 fu battezzato con il nome di Eugenio Pio, quello del papa allora regnante Pio XII, Eugenio Pacelli. Scelse quel nome per ringraziare il papa per l'opera di soccorso fatta durante la guerra e si convinse della verità del messaggio evangelico vivendo il sacrificio della Chiesa e dei cattolici che, a rischio della propria vita, aiutarono gli ebrei. La sua decisione di convertirsi maturò durante la guerra. ma aspettò che finisse la guerra per metterla in pratica per evitare che si pensasse ad un escamotage per salvarsi. 
  • Il 22 aprile 1945 Moshe Sharrett, futuro Ministro degli Esteri e Primo Ministro di Israele, dopo aver incontrato il Papa inviò un dettagliato rapporto all'Esecutivo dellaJewish Agency in cui scrisse: «Mio primo dovere è stato quello di ringraziare il Papa e la Chiesa cattolica da parte del popolo ebraico, per tutto quello che hanno fatto nei diversi Paesi per proteggere e nascondere gli ebrei, salvare i bambini e gli israeliti in generale» 
  • Il 29 luglio 1945, il segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky, mentre si trovava a Roma, volle ringraziare personalmente il Papa dei suoi interventi offrendo un regalo simbolico (rappresentato da 20.000 dollari che Pio XII stabilisce di devolvere esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica) al Vaticano in «riconoscimento dell'opera svolta dalla Santa Sede per la salvezza degli Ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste». 
  • Il 2 marzo 1946 il presidente delle Comunità israelitiche italiane Raffaele Cantoni, intervistato dal quotidiano L'indipendente, dichiarò: «La gratitudine imperitura degli Ebrei per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo nei riguardi di Pio XII per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni e poi in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli Ebrei». 
  • Il 6 maggio 1949 moriva Abramo Giacobbe Isaia Levi che era stato senatore del Regno d'Italia fino alla promulgazione delle leggi razziali. Nel testamento c'era scritto: «Lascio al Pontefice regnante, Pio XII, villa Levi […] In segno di riconoscenza, per essere stato preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice di ogni rapporto della vita umana e grato della protezione concessagli in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina». 
  • Nel giugno 1955 l'Orchestra Filarmonica d'Israele, in tournée nelle principali città europee, chiese di poter eseguire un concerto alla presenza di Pio XII «in segno di riconoscimento e di gratitudine per l'immensa opera di assistenza umana prodigata da Sua Santità per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale». Il 26 maggio precedente l'Orchestra si trovava a Roma per un'esecuzione speciale della Settima di Beethoven, come espressione della duratura gratitudine dello Stato d'Israele verso il Papa per l'aiuto prestato al popolo ebraico durante l'Olocausto. Nell'occasione il Jerusalem Post scrisse «Il Maestro Paul Kletzski ha richiesto che l'Orchestra, nella sua prima visita in Italia, suonasse per il Papa come gesto di gratitudine per l'aiuto che la Chiesa ha fornito a tutti i perseguitati dal nazifascismo» 
  • Lo stesso anno, in occasione del decennale della fine della guerra, l'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane proclamò il 17 aprile Giorno della Gratitudine per l'assistenza avuta dal Papa durante la guerra. 
  • Il 10 ottobre 1958, in seguito alla morte del Papa, Golda Meir, ministro degli Esteri dello Stato d'Israele, afferma: «Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime». Elio Toaff, nella stessa occasione, ricordò: «Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza» 
  • Il 28 febbraio 2001 il rabbino David Gil Dalin scrisse sulle colonne di The Weekly Standard: «Fare di Pio XII un bersaglio dei nostri attacchi morali contro i nazisti e presentare il cattolicesimo nelle istituzioni come delegittimato dall'orrore dell'Olocausto, rivela un errore di comprensione storica […] Pio XII non fu il papa di Hitler, ma fu il più vicino agli Ebrei nel momento in cui questa vicinanza era importante […] Nessun altro papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei, e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti dell'Olocausto, testimonia che Pio XII era, genuinamente e profondamente, un "giusto" delle nazioni». Da tempo il noto rabbino statunitense e altre personalità ebraiche per questo hanno chiesto la nomina ufficiale di Pio XII a Giusto tra le nazioni[53]: tra queste Gary L. Krupp e Martin Gilbert 
  • La Fondation Pave the Way, fondata dal'ebreo Gary Krupp, ha dichiarato che secondo documenti, finora inediti e scoperti dalla stessa Fondation, si può affermare che "durante il secondo conflitto mondiale Stati Uniti e Gran Bretagna esercitarono pressioni su Pio XII perché egli mantenesse il silenzio sulla brutalità nazista in modo da evitare che le proteste del pontefice avessero altre conseguenze. Ciò viene ricavato da dispacci tra D'Arcy Osborne, rappresentante britannico presso la Santa Sede, e Myron Taylor al tempo delegato del presidente Franklin D. Roosevelt in Vaticano. In particolare ciò viene rilevato una corrispondenza tra i due il 7 novembre 1944 in cui si paventano "gravi danni" dall'eventuale iniziativa papale. 
  • Un ulteriore studio che riabilita la figura di Pacelli arriva da Gary L. Krupp, ebreo americano presidente della fondazione Pave the Way di New York. Krupp e la moglie, partiti dall'idea che Pio XII fosse un collaboratore del nazismo, si imbatterono nelle loro ricerche in mons. Giovanni Ferrofino, nunzio apostolico ad Haiti dal1939 al 1946, il quale rivelò come in quel periodo riceveva ogni sei mesi un telegramma criptato da parte di Pio XII con il quale si recava da Rafael Leónidas Trujillo a chiedere ottocento visti per ebrei in fuga dall'Europa: il sistema potrebbe quindi aver salvato circa undicimila ebrei. Secondo Ferrofino, papa Pacelli sarebbe stato frustrato dalla mancanza di aiuto agli Ebrei da parte degli Stati Uniti e di altri paesi.