15 aprile 2012

Dalla nascita alla conversione a Gesù - Testimonianza dell'ex pastore Scott Hahn

Riporto questa volta la bellissima testimonianza del fratello Scott Hahn, una storia veramente bellissima! Lode a Dio! Leggetela anche se lunga, ne vale la pena.

L’autore di questa testimonianza insieme alla moglie ha anche scritto un libro autobiografico, reperibile in libreria:
-- SCOTT & KIMBERLY HAHN, ROMA DOLCE CASA, ED. ARES, 5° EDIZIONE, MILANO, 2002. 14 Euro.
Nel libro troverete molte più cose e la testimonianza della moglie, in un intreccio molto più preciso e compito di quello

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Grazie di cuore. È davvero una cosa bellissima stare con voi questa mattina. Per me oggi è un dono. E’ anche una continua sorpresa anche perché non cesso mai di essere stupito del dono enorme dell’essere Cattolico e del modo prodigioso con cui il Signore ha lavorato nella vita di mia moglie e della nostra famiglia.

Questo momento mi ricorda una delle mie storia favorite. C’era un giovane che desiderava chiedere un appuntamento a una ragazza molto carina. Gli occorsero diverse settimane per trovare abbastanza coraggio e quando alla fine riuscì a chiederle di uscire, lei rispose: "Sì.". La cosa lo elettrizzò e l’emozione saliva... Arrivato quel sabato, si tirò a lucido come mai, e cercò di indossare le cose che più gli stavano meglio. Scese da casa e passò da una pasticceria e chiese: “Vorrei comprare una confezione di cioccolato da una libbra (1 libbra = 450 gr., ndR), una da due e un’altra da tre libbre”. Il cioccolataio le prese e mentre gli preparava il conto: “Le dispiace se le chiedo il perché di queste tre confezioni di formato diverso?”… e lui: “No, non mi dispiace affatto!”. Così iniziò a spiegare: “Questa sarà una serata speciale, un giorno da ricordare, perché uscirò con una ragazza davvero bellissima! Se riuscirò a tenerle la mano le darò la confezione da una libbra. Se al cinema riuscirò a passarle il braccio sulla spalla e lei acconsente, le darò quella da due libbre. Se poi augurandoci la buonanotte riesco a darle un bacio… beh allora le darò la confezione da tre libbre!”. Il cioccolataio ridacchiando: “ Ce la farai ragazzo eheheh, divertiti…” Uscito dal negozio era molto nervoso e giunse a casa di questa ragazza mezz’ora prima del previsto. Lei presentatasi alla porta gli rivelò: “Siamo a tavola per la cena”. Lui: “Posso entrare?”, “Certo, vieni!”. Lui si sedette e chiese se poteva pregare. Tutti risposero di sì e iniziò: un minuto, tre, cinque. Finalmente dopo dieci minuti arrivò l’”Amen”. Guardatosi intorno, si ritrovò solo a mangiare una cena un po’ fredda. Mentre uscivano, giunti alla porta, la ragazza gli sussurrò: “Non mi avevi mai detto di essere così religioso”. Lui di contro: “Neanche tu mi avevi mai detto che tuo padre era il cioccolataio”.

La vita, come vedete, ci riserva spesso delle sorprese, e oggi è per me è un grande dono venirvi a raccontare la testimonianza di come il Signore ha sorpreso me, e quando meno me l’aspettavo... Una volta Fulton Sheen (un grande vescovo americano, grandissimo evangelizzatore televisivo, prossimo beato ndR) disse: “Negli Stati Uniti non ci sono più di 100 persone che odiano la Chiesa Cattolica, in compenso però ce ne sono milioni che odiano l’immagine che della Chiesa Cattolica si sono fatti e quelle cose che pensano lei insegni”. Ebbene, un tempo io credevo di appartenere alla prima categoria solo per scoprire poi che appartenevo alla seconda… Per anni mi opposi alla Chiesa Cattolica, e lavorai alacremente per convincere i cattolici a lasciare la Chiesa. Solo dopo lunghi studi e una considerevole dose di umiltà e preghiera mi accorsi però che proprio la Chiesa Cattolica trova il suo motivo d’esistere nella Scrittura.

***Dalla nascita alla conversione a Gesù***

Sono il più giovane dei tre figli di Molly Lou e Fred Hahn. Battezzato Presbiteriano (in parole povere calvinista. Presbiteriani sono nello specifico i calvinisti di Gran Bretagna e USA. Si chiamano così perché queste chiese sono dirette da un gruppo di anziani laici [infatti presbùteros=anziano], ndR), fui allevato in una famiglia formalmente protestante. Formalmente perché la fede non aveva grandi radici a casa mia e quel poco che c’era dipendeva più da motivazioni sociali che da convinzioni profonde.

Fin da giovane qualunque cosa facessi, la vivevo con passione, fosse giusta o sbagliata. Come tanti adolescenti, persi qualsiasi interesse per le cose spirituali e sviluppai un grande interesse per le cose materiali. Finchè non mi cacciai nei guai… Definito delinquente, dovetti presentarmi al Tribunale dei Minori. Messo di fronte a una probabile condanna a un anno di carcere minorile per una serie di piccoli reati, riuscii a sfuggire alla condanna mentendo. In ogni caso sei mesi di libertà vigilata furono inevitabili. Diversamente da quello che accadeva a Dave, il mio amico d’avventure, la strada che avevo imboccato mi faceva paura. La mia vita andava sempre più a rotoli e ne avevo perso il controllo.

Notai che Dave era indifferente. Sapevo ch era cattolico, ma quando un giorno si vantò di mentire al prete in Confessione, pensai di aver sentito abbastanza. Ah, l’ipocrisia! Riuscii solo a dirgli: “Dave, sono proprio contento di non dover confessare i miei peccati a un prete”. Erano i primi anni delle Superiori. Lo strumento che Dio usò per entrare nella mia storia fu uno studente universitario di nome Jack e una organizzazione giovanile che si chiamava “Young Life”, ovvero una organizzazione di estrazione protestante che non era legata a nessuna denominazione in particolare e creata per portare il Vangelo ai ragazzi senza istruzione religiosa. Jack divenne un ottimo amico e la nostra amicizia significò molto per me. Fu lui a farmi conoscerei Vangeli e Gesù.

Mi portò a un grande cambiamento nella mia vita. In quegli anni mi convertii a Gesù, lo accolsi nel mio cuore; Gli chiesi di essere il mio Salvatore e Signore personale. Gli presentai i miei peccati e ricevetti il dono della fede e della salvezza. Questo cambiamento fu enorme e mi costò molti “amici”. Ma il Signore mi stava dando altri amici, quelli in Cristo. Jack, che mi insegnò ad amare il Signore, mi istruì anche alla lettura della Bibbia e mi introdusse al suo studio e alla sua meditazione. Nel frattempo la scuola superiore volgeva al termine e avevo già letto interamente la Bibbia almeno due/tre volte. Mi innamorai delle Sacre Scritture e iniziai a maturare mie convinzioni. A quel punto Jack mi propose oltre alla lettura della Bibbia, qualche libro della sua biblioteca personale che riportava gli scritti di Martin Lutero e di Calvino. Mi formai così come protestante, convinto che la Parola di Dio si fosse affrancata dalle superstizioni medievali e dal paganesimo della Chiesa Cattolica solo dopo la Riforma del XVI° secolo. La mia prima idea era dunque quella di aiutare i miei amici cattolici a vedere la Parola di Dio nella giusta ottica, mostrandogli la Bibbia, e mostrando loro che nella Bibbia, si doveva accettare Gesù Cristo come Salvatore e Signore e che questo era tutto quello che era giusto.

Niente aggiunte, niente Maria, santi, purgatori, devozioni… solo Gesù Salvatore e Signore. Diciamoci la verità: essere anticattolici può essere molto ragionevole. Infatti se quella cialdadi pane che i cattolici/ortodossi adorano non è il Corpo di Cristo (e io come protestante ero convinto che non lo fosse), allora diventa blasfemo e idolatra fare quello che fanno i cattolici, che si inchinano e adorano l’Eucarestia. Il Papa poi era un tiranno, usurpatore, che conduceva milioni di fedeli a queste e altre pratiche e credenze pagane. Queste e altre istanze mi portavano a combattere con zelo contro la Chiesa Cattolica e a cercare di far uscire i cattolici dall’apostasia per condurli alla salvezza.

In quel periodo mi frequentavo con una ragazza cattolica e la cosa stava diventando seria. Ma ero comunque cosciente che quella relazione non aveva futuro se lei rimaneva cattolica. Così le diedi un grosso libro di Loraine Boettner intitolato “Cattolicesimo Romano”. Era conosciuto come il libro anti-cattolico per eccellenza: quasi 500 pagine che si ripromettevano di sbugiardare le false dottrine e le bugie della Chiesa Cattolica. Lei lo lesse dalla prima all’ultima pagina. Mi scrisse quella estate, dicendo: “Grazie per il libro; Non andrò più a messa”. Confesso che vi sto raccontando queste cose con un certo senso di vergogna e tristezza, ma è comunque giusto farvi capire la sincerità che spesso anima quei cristiani che si oppongono alla Chiesa Cattolica.

Nonna Hahn era il solo membro cattolico di entrambi i rami della famiglia. Era una donna silenziosa, umile e immensamente buona. Siccome io ero l’unica persona “religiosa” della famiglia, quando lei morì mio padre consegnò a me i suoi oggetti religiosi. Li guardai con disgusto e orrore. Presi in mano la corona del rosario e la feci a pezzi, dicendo: “Signore, libera la nonna dalle catene del cattolicesimo che l’hanno tenuta imprigionata”. Strappai anche i suoi libri di preghiere e buttai via i resti, sperando che quelle stupidaggini superstiziose non le avessero intrappolato l’anima. Dopo il diploma decisi di studiare teologia. Come tesina finale dell’esame di diploma avevo presentato un lavoro intitolato “Sola Fide”, in riferimento alla famosa frase che Lutero coniò per dare il via alla Riforma Protestante.

***Gli anni dell’Università***

I miei quattro anni di università li trascorsi seguendo i corsi di Filosofia, Teologia Scritturale e Economia. Nel contempo proseguii l’impegno nella “Young Life”, come segno di gratitudine a Dio per come Egli aveva usato quella organizzazione per entrare nella mia vita. Così mi dedicai all’evangelizzazione di coloro che sconoscevano il messaggio di Cristo ma anche all’evangelizzazione dei cattolici, che secondo me non conoscevano effettivamente Cristo.

Progressivamente mi specializzai proprio nell’”evangelizzare” questi ultimi. Sembravano persi e confusi. Ero allarmato specialmente dalla loro ignoranza: non solo biblica, ma anche relativa alla conoscenza della loro Chiesa. Non conoscevano neanche le basi del catechismo e in un certo senso, gongolavo, immaginandoli come cavie nei loro stessi corsi di catechismo. Perciò riuscire a mostrare loro gli “errori” della loro Chiesa era come sparare ad anatre in un barile.

Nel dormitorio, alcuni miei amici cominciarono a parlare di farsi “ribattezzare”. Il pastore locale, un oratore affascinante, stava appunto dicendoci che quelli di noi che erano stati battezzati da piccoli non erano veramente battezzati. La cosa mi tingeva visto che ero stato battezzato da piccolo. Motivo per cui dissi la mia opinione agli amici: “Non dovremmo prima studiare la Bibbia per essere sicuri che il pastore abbia ragione?”. Non parvero darmi ascolto: “Che cosa c’è di sbagliato Scott? Tu ti ricordi di essere stato battezzato? Che utilità ha un battesimo così? I bambini non sono in grado di credere in nessun modo!”. Non ne ero sicuro nemmeno io ma sapevo che giocare a ”seguire il capo”, ossia basare le mie convinzioni su semplici sensazioni, non era la cosa sempre giusta. Perciò decisi: “Non so voi, ma io voglio studiare la Bibbia un po’ di più, prima di lanciarmi in un secondo battesimo”.

La settimana dopo, furono tutti ribattezzati.

Nel frattempo andai da uno dei miei docenti di Sacra Scrittura e gli raccontai quello che accadeva. Lui non mi disse niente, mi invitò invece a studiare il problema: “Scott, perché non prendi il battesimo infantile come oggetto della tua relazione scritta nel mio corso?”. Ero in trappola. A essere sincero, non volevo studiare così tanto. E poi la questione era davvero difficile!

Nei mesi successivi lessi tutto quello su cui potei mettere le mani sull’argomento. A questo punto della mia vita cristiana, avevo già letto integralmente la Bibbia tre o quattro volte. Leggendola, mi ero convinto che la chiave per comprenderla era il concetto di Alleanza. E lì, in ogni pagina, con Dio che fa un’alleanza in ogni epoca. E il segno di questa alleanza era dato ai bambini del Suo popolo. Nell’antico Testamento il segno di aver stretto l’alleanza con Dio era la circoncisione, mentre nel Nuovo Testamento Cristo aveva sostituito la circoncisione con il Battesimo.

In effetti non trovai Gesù dire in nessun punto che, da allora in poi, i bambini dovessero essere esclusi dall’alleanza con Dio. In effetti trovai che Cristo diceva praticamente il contrario: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il Regno dei Cieli” (Mt 19, 14). Trovai anche che gli apostoli lo imitavano. Per esempio, il giorno della Pentecoste, Pietro, finito il suo primo discorso, esortò tutti ad accogliere Cristo entrando nella Nuova Alleanza: “Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa (la Nuova Alleanza) e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” (At 2, 38-39). In altre parole, Dio continuava a volere che anche i bimbi fossero in Alleanza con Lui. E siccome il Nuovo Testamento forniva solo il Battesimo come segno dell’essere entrati nella Nuova Alleanza, perché mai i bambini dei credenti avrebbero dovuto essere esclusi dalle parole di Atti 2, 38-39?

Andai dai miei amici per mostrare questi risultati, ma li misi solo a disagio… Imparai che è spesso sbagliato basare le proprie convinzioni dottrinali su sensazioni, senza meditare la Bibbia con severità. Scopersi poi che l’Alleanza era veramente la chiave che apriva tutta la Bibbia. Decisi così di approfondire questo aspetto e dopo quattro anni arrivai alla conclusione che l’Alleanza era realmente il tema che legava insieme l’intera Bibbia. La Scrittura aveva sempre più senso.

Nel mio ultimo anno di università avevo un solo altro obiettivo oltre a quello di iscrivermi a un seminario per ricevere la laurea in Sacra Scrittura e in Teologia: sposare la più bella e la più spirituale delle donne del college, la signorina Kimberly Kirk. L’avevo già reclutata come responsabile della Young Life. Per due anni, esercitammo il nostro apostolato fianco a fianco.

Quando ne ebbi il coraggio mi dichiarai e ben presto le proposi di sposarmi. Con mia somma felicità, accettò! Dopo la laurea a pieni voti in Filosofia e Teologia, mi trasferii a Cincinnati, in modo da poter trascorrere assieme con Kimberly l’estate, in preparazione del matrimonio. Con lei al fianco potevo affrontare il futuro a tutto vapore!

In chiusura di questa fase della mia vita vi racconto una passata divertente… Noi due ci sposammo nell’agosto di quell’anno e come ben potete capire il fidanzamento servì per conoscerci e vedere se le nostre vite erano compatibili alla luce dell’amore. Ebbene, poco prima della laurea Kimberly (mentre racconta è accanto a lui, ndR), una sera, in modo casuale, introdusse un argomento: “Tu vuoi avere dei bambini, vero?”. E io: “Beh insomma…sì… ma non troppi comunque…”. Al che lei pensò: “Ecco … questo qui è un altro dei sostenitori della crescita zero!”. Senza demordere continuò: “Scott ma quanti secondo te sono troppi?”. “Non so – risposi – penso che dovremmo limitarci a cinque o a sei”. Ero serio e a lei cadde la mascella… mentre farfugliava: “E sì…. Teniamoci bassi…”

Questa gioia era una delle cose che ci univano. Ognuno di noi era meravigliato dei doni che Dio aveva dato all’altro. Oltretutto le differenze nelle nostre convinzioni teologiche erano sostanzialmente risolte. Inoltre desideravamo andare entrambi al seminario e da lì saremmo partiti a conquistare il mondo per Gesù Cristo. Il 18 agosto 1979, a Cincinnati, alla presenza delle nostre famiglie e di numerosissimi amici, ci alleammo assieme in matrimonio per avere Gesù al centro del nostro amore.

***Gli anni del Seminario***

Kimberly ed io arrivammo al seminario teologico evangelico Gordon-Conwell due settimane dopo esserci sposati. Eravamo entrambi convinti che la teologia evangelica riformata fosse la miglior espressione del cristianesimo biblico. A questo punto, descriverei le mie ricerche come un racconto poliziesco. Passavo al vaglio la Scrittura per scoprire indicazioni su dove trovare l’autentico cristianesimo: volevo obbedire a Dio seguendo la Bibbia, qualsiasi cosa scoprissi.

In seminario conobbi Gerry Matatics che diventò ben presto mio grande amico (più tardi tornerà in questo racconto). Fra gli studenti presbiteriani solo noi due eravamo risoluti nel nostro anticattolicesimo. Così risoluti da pensare che la Confessione di Westminster dovesse mantenere una tesi che molti riformati erano propensi a lasciar cadere: ossia che il Papa è l’Anticristo e che la Chiesa Cattolica/Ortodossa fosse la meretrice di Babilonia.

Quando il Papa arrivò a Boston nel 1979 molti miei compagni di seminari, seppur protestanti, rimasero affascinati da quella sua personalità, molti lo definivano addirittura un “uomo meraviglioso”. Meraviglioso!!! Quell’uomo pretendeva di avere il potere di tenere uniti centinaia di milioni di cuori e di menti, e di impartire insegnamenti ritenuti infallibili al mondo intero! Meraviglioso? Era abominevole! Gerry e io ci demmo così da fare in seminario per mostrare a tutti quanto fosse invece orribile quella figura.

Il mio secondo anno di seminario fu il primo di Kimberly. Lei si iscrisse al corso di etica cristiana. Avevo già seguito quel corso, e sapevo che ci si divideva in piccoli gruppi dei quali ognuno avrebbe trattato uno specifico aspetto della morale. Le chiesi l’argomento su cui avrebbe studiato. “La contraccezione” rispose lei. “La contraccezione?!? Era un tema che lo scorso anno non scelse nessuno.. e poi è un problema da cattolici bigotti. Perché mai una scelta così assurda Kimberly?” ribattei quasi seccato... Lei candidamente mi rivelò le sue motivazioni: “Continuano a venirmi dubbi sul controllo delle nascite, quando tengo discorsi sull’aborto. Non so perché, ma mi vengono. Voglio vedere dunque se su questi argomenti la Parola di Dio dice qualcosa…”. Io chiusi rapidamente: “Se vuoi sprecare il tuo tempo a studiare un non-argomento, fai pure… il tempo è tuo…”. Ero sorpreso ma non preoccupato.

Un paio di settimane dopo un amico mi fermò e mi sembrò entusiasta di alcune cose che Kimberly aveva scoperto trattando del suo argomento. Andato da lei fui curioso di saperne di più. Kimberly mi informò che aveva scoperto che prima del 1930 la posizione di tutte le Chiese cristiane era stata concorde: la contraccezione era sbagliata, in qualsiasi circostanza. Ipotizzai: “Cara, purtroppo ci vuole tempo per eliminare tutte le scorie di quel nefasto Cattolicesimo…”. Lei mi disse: “Guarda che ci sono dei motivi più profondi di quanto credi” e mi consegnò un libro di John Kippley “Il sesso e l’alleanza matrimoniale”. Ero uno specialista della teologia dell’Alleanza. Pensavo di possedere tutti i libri che riguardavano anche solo parzialmente quel concetto, perciò lo presi con curiosità. Lo guardai e pensai, “Liturgical Press” (Edizioni Liturgiche, ndR)??? Questa è roba cattolica! Un papista! Che cosa crede di fare rubando il concetto protestante di Alleanza?

Ero comunque curioso di vedere come veniva perpetrato questo furto. Sedutomi a leggere, dopo molte ore pensai solamente: non è vero! Quello che dice quest’uomo è sensato! La tesi di Kippley era che il matrimonio non è un contratto, implicante soltanto uno scambio di beni e di servizi. Il matrimonio è un’alleanza, che implica uno scambio di persone. Secondo Kippley in ogni alleanza c’è un atto grazie al quale l’alleanza stessa ha luogo ed è rinnovata; e ceh l’atto sessuale dei coniugi è l’atto dell’alleanza. Quando l’alleanza nuziale è rinnovata, Dio può servirsi di ciò per creare una nuova vita. Chiudersi alla vita equivaleva a negare a Dio questa sua prerogativa.

Cominciavo a capire che ogni volta che Kimberly e io vivevamo una notte d’amore, facevamo qualcosa di sacro. E la contraccezione sistematica era una profanazione di questo disegno. Ero impressionato, ma cercavo di non mostrare questi turbamenti. In ogni caso, scoprii con mia enorme sorpresa che sull’argomento perfino Lutero, Calvino, Zwingli, Knox e gli altri avevano mantenuto la stessa posizione che oggi difende solo la Chiesa Cattolica/Ortodossa.

Cominciai a sentirmi a disagio. Quella Chiesa era la sola ad insegnare ancora quella verità tanto impopolare. Non sapevo come reagire a quella scoperta. Ricorsi a un vecchio modo di dire della mia famiglia: “Anche un maiale cieco può trovare una ghianda”. Voglio dire, dopo duemila anni almeno una dovevano pur azzeccarla! Cattolico o no, questo concetto era vero. Perciò buttammo i contraccettivi che stavamo usando e ci affidammo al Signore in un modo nuovo per quanto riguarda i nostri progetti familiari.

In quello stesso periodo insieme a una dozzina tra i migliori seminaristi calvinisti del Gordon-Conwell formammo un gruppo, l”Accademia di Ginevra (dalla scuola di Calvino a Ginevra, ndR), con lo scopo di incontrarci a colazione o qualche sera per discutere e approfondire tutti i temi dottrinali più difficili e dibattuti. Spesso di venerdì ci ritrovavamo a discutere fino alle tre del mattino e via via trattammo temi come la seconda venuta di Cristo, la predestinazione, il libero arbitrio, ecc ecc… Studiando la Bibbia cercavamo di andare sempre più a fondo anche perché per noi era la sola autorità infallibile. Inoltre credevamo che con lo Spirito Santo e la Bibbia, potevamo comprendere tutto.

Ma nel corso dell’ultimo anno di seminario iniziò a manifestarsi una crisi. Le mie ricerche mi costrinsero a rivedere alcune cose nel concetto di Alleanza. Nel Protestantesimo, alleanze e contratti erano intese come parole che significavano la stessa cosa. Ma studiare l’Antico Testamento mi fece vedere che, per gli antichi ebrei, alleanze e contratti erano cose molto diverse. Nella Sacra Scrittura, i contratti indicano semplicemente uno scambio di proprietà, mentre le alleanze implicano uno scambio di persone, allo scopo di formare sacri vincoli familiari. E così, grazie all’alleanza, era formata la parentela. Calato nell’Ambiente dell’Antico Testamento il concetto di Alleanza non era più teorico o astratto. In effetti, la parentela in base all’Alleanza era più forte della parentela biologica; il significato più profondo delle Alleanze divine nell’Antico Testamento era che Dio riconosceva la paternità su Israele come paternità sulla propria famiglia. Quando Cristo costituì con noi la Nuova Alleanza, perciò, fu molto più di un semplice contratto o di un atto legale mediante il quale prendesse i nostri peccati e ci desse la sua innocenza, come Lutero e Calvino spiegavano la cosa. Quantunque vera, questa spiegazione era insufficiente a far comprendere la pienezza del Vangelo. Scoprii che la Nuova Alleanza aveva creato una nuova famiglia universale, nella quale Cristo ci offriva la Sua condizione divina di Figlio, rendendoci figli di Dio. In quanto atto dell’Alleanza essere giustificati significa condividere la Grazia di Cristo, come figli di Dio; essere santificati significa condividere la vita e il potere dello Spirito Santo. Alla luce di ciò, la Grazia di Dio diventa qualcosa di più grande del semplice favore divino; era il dono della vita di Dio nella condizione divina di figli.

Lutero e Calvino spiegavano ciò servendosi esclusivamente di termini processuali. Ma cominciavo a accorgermi che, molto più che un semplice giudice, Dio era nostro Padre. Molto più che semplici criminali, noi eravamo creature in fuga. E la Nuova Alleanza, lungi dall’essere stata creata in un’aula di tribunale, era stata sancita in una stanza di casa. San Paolo nella Lettera ai Romani, nella Lettera ai Galati e altrove, aveva insegnato che la giustificazione ci rendeva, in Cristo, figli di Dio solo mediante la Grazia. San Paolo non aveva mai scritto da nessuna parte che siamo salvi solo con la fede. Il Sola Fide non era biblico! E mi sovvenne la tesina di fine corso delle superiori… quanta strada!

Ne parlai con alcuni amici e in effetti li trovai concordi. Poi uno di loro mi rivelò che già un altro presbiteriano in quel periodo insegnava la giustificazione in questo modo. Mi disse che che il suo nome era Norman Sheperd, un professore del Westminster Theological Seminary (il più rigoroso dei seminari presbiteriani calvinisti in America). Proprio per questo stava per affrontare un processo per eresia.

Riuscii a trovare il suo recapito e parlai con il Dr Sheperd. Mi confessò che era accusato di insegnare tesi contrarie all’insegnamento della Bibbia, di Lutero e di Calvino. Ascoltandolo mentre esponeva le sue posizioni ebbi la conferma che avevamo lo stesso, identico pensiero. Ora a molte persone questo fatto potrà non sembrare tale da provocare una crisi; ma per una persona imbevuta di teologia protestante e convinta che il Sola Fide fosse una delle colonne del Cristianesimo beh… questa scoperta aveva un valore immenso.

Ero sconvolto. Avevo paura.

Mi ricordai che uno dei miei teologi preferiti, il Dr. Gerstner, aveva una volta dichiarato in classe che se i Protestanti avessero avuto torto sul Sola Fide, e se poi la Chiesa Cattolica/Ortodossa avesse avuto ragione nel sostenere che siamo giustificati dalla fede e dalle opere che ne conseguono, il giorno dopo si sarebbe messo in ginocchio davanti al Vaticano a fare penitenza.

Sapevo che la sua era una frase retorica detta per far colpo, ma il fondo di verità c’era tutto… In effetti tutta la Riforma procede da qui: Lutero e Calvino avevano spesso asserito che questo era il punto su cui la Chiesa Cattolica rimaneva in piedi o crollava. Ora io stavo persuadendomi che Paolo non aveva mai insegnato il Sola Fide! E ne trovavo esplicite indicazioni! Nella Lettera di Giacomo (2, 24), la Bibbia insegna: “Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede”. Inoltre, nella Prima Lettera ai Corinzi (13, 2) Paolo dice: “e se avessi[…] la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla”.

Protestanti e Cattolici potevano essere d’accordo solo su un punto: la salvezza proviene solo dalla Grazia, ma non potevano concordare sulla giustificazione perché il Sola Fide impone conseguenze diametralmente opposte.

In seguito a questo trauma, sospesi ogni attività. Kimberly e io pensammo di proseguire gli studi accademici all’Università di Aberdeen in Scozia, dove ero stato accettatocome candidato per un corso di laurea centrato sull’Alleanza. Invece ciò non potè essere, perché scoprimmo di aspettare il primo figlio. Dio ci aveva premiati per la nostra apertura alla vita.

Rinunciammo alla Scozia e grazie a Dio rcevemmo una telefonata da una piccola chiesa a Fairfax, in Virginia, che stava cercando un pastore. Ponendo la mia candidatura per quel posto di pastore alla Trinità Presbyterian Church di Fairfax, confessai comunque la mia posizione relativamente alla giustificazione e che ero d’accordo con le posizioni del Dr. Sheperd. Loro si rivelarono concordi con la mia idea e allora accettai. In più mi fu assegnato un posto di docente nella loro scuola superiore cittadina, la Fairfax Christian School.

Avevo finito nel contempo il seminario e fui quello che si laureò con i voti più alti in assoluto. Con me si laureò anche Kimbery. Salutammo i vecchi amici e raggiungemmo la nostra chiesa. Kimberly era raggiante: era riuscita a sposare un pastore presbiteriano. Per lei era un sogno visto che il padre e molti altri componenti della sua famiglia erano pastori presbiteriani.

***Pastore in Virginia***

Arrivai in Virginia come pastore. In chiesa arrivai con grande entusiasmo. Tenevo ogni domenica un sermone di 45 minuti e due corsi biblici settimanali. Questo era quello che mi chiedevano gli anziani della chiesa. Desideravano rendere la chiesa attiva e trascinante, grazie anche a appassionanti corsi e sermoni. E per questo si affidavano a me, il miglior teologo di quell’anno.

Cominciai a predicare partendo dalla Lettera agli Ebrei, perché nessun altro libro del Nuovo Testamento da altrettanto rilievo all’idea dell’Alleanza. I fedeli della chiesa di cui ero pastore si appassionarono molto all’idea dell’Alleanza come famiglia di Dio. Quella Lettera poi mi era sempre piaciuta perché era considerata dai protestanti che conoscevo, e di cui condividevo l’opinione, la lettera più anticattolica del Nuovo Testamento. “[Cristo] ha fatto questo una volta per tutte”, e altre espressioni simili della Lettera agli Ebrei, ci portavano a questa conclusione…

[NOTA: Il versetto tra virgolette è Eb 7, 27. La Messa è il rinnovamento del Sacrificio di Cristo; ma, dal momento che Cristo si è offerto in sacrificio “una volta per tutte”, i protestanti la considerano inutile. Essi conservano solo il valore memoriale con tutto quello che ne consegue…Detto più chiaraente credono che nella Messa si riproponga un nuovo Sacrificio di Gesù… cosa ovviamente inesatta e sbrigativa… ]

Pur rimanendo saldo nella convinzione che ciò che era cattolico era sbagliato, mi accorsi progressivamente di una cosa importante: l’importanza della liturgia per l’Alleanza, e questo risaltava proprio dalla Lettera agli Ebrei. La liturgia rappresentava il modo in cui Dio riconosceva la sua paternità sulla famiglia alleata con Lui, e rinnovava la Sua Alleanza a intervalli regolari. Erano intuizioni che prendevano sempre più consistenza.

Volevo vedere la gente infiammarsi d’entusiasmo per l’Antico Testamento e per la sua correlazione con il Nuovo: l’Antico che continua nel Nuovo e la Chiesa nata dal Nuovo Testamento come compimento, piuttosto che superamento, dell’Antico. La mia attività di pastore andava davvero bene, tutti pendevano dalle mie labbra e gli anziani erano contenti di me. La chiesa si riempiva sempre più e tutto sembrava andare per il meglio.

Ma, mentre mi immergevo sempre più in profondità nel mio studio, cominciò ad insinuarsi in me un pensiero fastidioso: le idee inedite che pensavo di aver scoperto erano già state formulate, in realtà, dai primi Padri della Chiesa quasi duemila anni fa!

Fui disturbato più e più volte da questo pensiero. Stavo reinventando la ruota? Cominciavo a essere meravigliato.

Quando comunicai queste “scoperte inedite” sulla famiglia alleata con Dio, i fedeli della mia chiesa ne furono entusiasti. Gli anziani mi chiesero addirittura di rivedere la nostra liturgia.

La nostra liturgia??? Ero stupito. Gli unici protestanti a parlare di liturgia erano gli Episcopaliani; i Presbiteriani avevano il “programma di adorazione” non la liturgia!

Ma gli anziani erano convinti di questo passo e mi chiesero di introdurre una liturgia conforme al modello biblico. A questo punto dovetti affrontare il problema della “liturgia”. Una delle prime domande fu il perché eravamo così incentrati sulla figura del pastore Perché la nostra funzione di preghiera era così incentrata sul sermone? E perché i miei sermoni non erano veramente tesi a preparare i figli di Dio a ricevere la Comunione della Santa Cena? Avevo già fatto vedere ai miei parrocchiani che la sola e unica occasione in cui Cristo ha usato la parola "Alleanza" è stato quando ha istituito la Comunione (Eucaristia), durante l’Ultima Cena.

Eppure ricevevamo la Comunione solo quattro volte l’anno. Anche se all’inizio suonò strano a anziani e parrocchiani, proposi la Comunione settimanale per rinnovare questa Alleanza più spesso e dare un “fine” al sermone. La Comunione settimanale venne approvata unanimemente. Cominciammo a chiamarla Eucaristia, dal nome greco che la indica nel Nuovo Testamento e secondo l’uso della Chiesa primitiva. Queste riforme ebbero frutti abbondanti e la chiesa viveva una stagione di buona crescita spirituale.

Qualche tempo dopo discutemmo in profondità il Vangelo di Giovanni e con grande sorpresa, scoprii che era pieno di immagini sacramentali! Mentre studiavo, mi ricordai di una conversazione che avevo avuto anni prima in seminario con un mio ottimo amico. Allora mi aveva detto: “Sto studiando la liturgia. E’ molto interessante!”. Ricordo la risposta che avevo dato a George: “Non c’è niente che mi annoi come la liturgia e i sacramenti”.

In seminario ero così, perché la liturgia e i sacramenti non erano le cose che noi studiavamo. Non facevano parte del nostro bagaglio culturale; non erano cose verso cui ci sentivamo aperti. Ma studiare a fondo la Lettera agli Ebrei e il Vangelo di Giovanni mi fece vedere che la Liturgia e i Sacramenti erano una parte essenziale della vita della famiglia di Dio.

A questo punto il racconto poliziesco si trasformò a poco a poco in un racconto dell’orrore. All’improvviso, la Chiesa cattolica che combattevo sembrava venire fuori con la risposta giusta su troppe questioni, con mio grande sbalordimento e sgomento. Dopo parecchi casi, il fatto diventò spaventoso.

Durante la settimana tenevo un corso biblico in una scuola superiore religiosa privata. Con loro andavo con più leggerezza e una volta mi ritrovai a spiegare ancora una volta la serie delle Alleanze che Dio aveva stabilito con il Suo popolo. La Sua Alleanza con Adamo era stata un matrimonio; l’Alleanza con Noè era stata una famiglia; l’Alleanza con Abramo era stata una tribù; l’Alleanza con Mosè aveva fatto delle dodici tribù una famiglia nazionale; l’Alleanza con Davide aveva stabilito Israele come famiglia di un regno nazionale; mentre Cristo aveva istituito la Nuova Alleanza perché fosse la famiglia universale, cattolica, di Dio.

Uno studente mi domandò: “ Che aspetto avrebbe questa famiglia mondiale di Dio?”. Disegnai una grossa piramide alla lavagna, spiegando: “Ha l’aspetto di una famiglia allargata che copre il mondo intero, con differenti figure paterne a ogni livello, nominate da Dio per amministrare il Suo amore e la Sua Legge ai Suoi figli”.. Uno dei miei studenti cattolici commentò a voce alta: “Quella piramide assomiglia molto alla Chiesa Cattolica, dal Papa, ai Vescovi, fino a noi”. “Eh no! – esplosi – quello che vi sto dando è l’antidoto al cattolicesimo.”

Ma le tossine di quel confronto si sentivano e i ragazzi se n’erano accorti. Dopo la pausa una delle mie studentesse si avvicinò e mi disse quasi ridendo: “Abbiamo fatto una votazione, e il risultato è unanime; pensiamo che lei diventerà cattolico”. Alzai la testa dal mio panino e risi nervosamente, mi sembrava una congiura.

Quando rincasai quel pomeriggio, ero un po’ turbato e raccontai la storia a Kimberly, dandogli un’aria divertita. Aspettai che Kimberly ridesse con me, ma lei mi guardò impassibile e mi disse: “Beh, e lo diventerai?”. Non credevo alle mie orecchie Come poteva minimamente pensare che avrei tradito con tanta disinvoltura la verità della Scrittura e la riforma protestante? Mi sentii come se avessi ricevuto una pugnalata alla schiena. Balbettai: “Com’è possibile che tu dica una cosa simile? Stai rinnegando la tua fiducia in me come pastore e come insegnante? Cattolico?! Sono stato svezzato con gli scritti di Martin Lutero. Che cosa intenti dire?” Con gli occhi tristi mi chiarì: “Ho sempre pensato a te come una persona molto anticattolica e fedele ai princìpi della Riforma. Ma, da un po’ di tempo, parli in continuazione di sacramenti, di liturgia, di tipologia e di Eucaristia” In coda aggiunse una frase che non dimenticherò mai: “A volte penso che potresti essere un Lutero alla rovescia”.

Lutero alla rovescia! Mi andai a rinchiudere nel mio studio. Ero stordito, sconcertato e confuso. Avrei potuto perdere lo spirito mio! Ma dove mi stava portando la Parola di Dio? Lutero alla rovescia: quelle parole mi riecheggiavano nella mente.

Ma ero un pastore e un teologo, dovevo superare tutto questo, era solo un fatto passeggero.

Ma non ebbi tregua. In quei giorni nacque il nostro primo figlio, Michael. Non dimenticherò mai la sensazione di diventare padre: guardai il nostro bambino e mi resi conto che il potere di dare la vita che ha l’Alleanza era più che una teoria.

Qualche giorno dopo, mentre lo tenevo tra le braccia, pensavo: a quale chiesa apparterrà? E i suoi figli e i suoi nipoti? In fondo, stavo facendo il pastore in una Chiesa presbiteriana (Trinity Presbyterian Church) che però si era staccata da un gruppo scissionista (la Othodox Presbyterian Church), il quale a sua volta si era separato da un’altra Chiesa (la Presbyterian Church of the USA), e tutto in questo secolo! (Non per niente ci chiamavano le “tre P separate”).

***Insegnamento nel Seminario Presbiteriano***

In quello stesso periodo da più parti arrivavano inviti e offerte di lavoro. Fui assunto così come docente al seminario presbiteriano. L’oggetto del mio primo corso fu il Vangelo di Giovanni, sul quale stavo anche conducendo una serie di sermoni in chiesa.

Nel mio studio preparatorio ero avanti di un paio di capitoli rispetto ai sermoni. Quando arrivai, nel corso della preparazione, al sesto capitolo del Vangelo, passai settimane di attento studio su questi versetti (Gv 6, 48- 68):

[48]Io sono il pane della vita. [49]I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50]questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. [51]Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». [52]Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». [53]Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. [54]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. [55]Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. [56]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. [57]Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. [58]Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». [59]Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. [60]Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». [61]Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? [62]E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? [63]E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. [64]Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. [65]E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». [66]Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. La confessione di Pietro [67]Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». [68]Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;

Mi stupii di ciò che i miei professori mi avevano insegnato – e di quel che io stesso predicavo alla mia congregazione – e cioè che l’Eucaristìa era un semplice simbolo: un simbolo profondo, certo, ma solo un simbolo. Ma, dopo molta preghiera e molta meditazione, mi resi conto che Gesù non avrebbe potuto parlare in senso figurato quando ci invitava a mangiare la Sua Carne e a bere il Suo Sangue.

Gli ebrei che lo ascoltavano non si sarebbero sentiti offesi e scandalizzati da un semplice simbolo. Inoltre, se avessero frainteso Gesù nel prendere alla lettera – mentre Lui intendeva che fossero prese in senso metaforico – Gesù avrebbe potuto facilmente chiarire questo punto. In effetti, il fatto che molti discepoli di Gesù smisero di seguirlo (Gv, 6, 60), Egli sarebbe stato moralmente obbligato a spiegare che parlava in termini puramente simbolici. Ma non lo disse mai. E nessun cristiano, per più di mille anni, negò mai la reale presenza di Cristo nell’Eucaristìa.

A questo punto non c’era da stupirsene. Perciò feci quel che avrebbe fatto qualsiasi pastore o professore di seminario che avesse voluto conservare il suo posto di lavoro: interruppi velocemente la mia serie di sermoni sul Vangelo di Giovanni alla fine del capitolo quinto e saltai a piè pari il capitolo sesto.

Benché il resto del mio insegnamento appassionasse molto i miei parrocchiani e i miei studenti delle superiori e i seminaristi, essi intuivano che quella non era l’impostazione dottrinale presbiteriana storica e tradizionale.

Una sera, dopo ore di studio e meditazione, mi fermai in salotto e annunciai a Kimberly che non pensavo saremmo rimasti presbiteriani. La Sacra Scrittura mi aveva persuaso profondamente della necessità di dare ai sacramenti e alla liturgia un’importanza maggiore di quella datagli dalla tradizione presbiteriana. Suggerivo di prendere in considerazione la Chiesa evangelica episcopaliana .

[NOTA: Per Episcopaliana si intende ogni chiesa protestante che assegni ai vescovi una funzione primaria (in opposizione alle tesi di Calvino che non ammetteva il sacramento dell’Ordine). Negli USA la Protestant Episcopal Church è nata come chiesa anglicana poi resasi autonoma.]

Kimberly si accasciò sulla poltrona e cominciò a piangere. “Scott, mio padre è ministro presbiteriano. Mio zio è un ministro presbiteriano. Mio fratello sta preparandosi a diventare un ministro presbiteriano. E tu sei un ministro presbiteriano. Non voglio smettere di essere presbiteriana!”

Aveva espresso la sua opinione. Era totalmente condivisibile ma quello che non sapeva è che io, a quel punto, speravo che il cammino potesse terminare nella Chiesa episcopaliana, pur non essendone certo.

Il corso sul Vangelo di Giovanni andò così bene che al seminario mi chiesero di tenere altri corsi nel semestre successivo. L’anno seguente vi lavorai a tempo pieno e i corsi andarono ancora meglio. Tenni un corso sulla Storia della Chiesa Cattolica, un corso che tentai di rifiutare con tutte le mie forze. Qui uno dei miei migliori studenti John (un ex-cattolico poi tornato alla Chiesa) fece un’esposizione del Concilio di Trento.


Dopo l’esposizione, mi pose una domanda enorme e paralizzante, che non mi avevano mai fatto prima. Disse: “Professor Hahn, lei ci ha dimostrato che il Sola Fide non è biblico, e che il grido di battaglia della Riforma è errato, se lo si confronta con le Lettere di Paolo. Come lei sa, l’altro grido di battaglia è il Sola Scriptura. Ebbene professore, mi può dire dov’è che la Bibbia insegna che la nostra autorità è solo la Bibbia?”

Lo guardai e mi vennero i sudori freddi.

Risposi come avrebbe risposto un qualsiasi professore colto impreparato: “Che domanda stupida!”.

Ma appena quella frase mi uscì dalla bocca, mi bloccai: avevo promesso che, da insegnante, non avrei mai detto quelle parole. Lo studente non si intimidì, sapeva che non era una domanda stupida. Mi guardò negli occhi e mi disse: “Mi dia allora una risposta stupida”.

Ci provai: “Prima leggerei Mt 5, 17. Poi leggerei 2 Tm 3, 16-17. Poi potremmo vedere che cosa dice Gesù sulla Tradizione in Mt 15”.

La sua risposta fu penetrante: “Ma professore, Gesù non stava condannando la Tradizione in quanto tale ma solo la tradizione corrotta! Poi 2 Tm 3 che mi ha citato dice che è utile “tutta la Scrittura”, non dice che è utile “solo la Scrittura”. E cosa ne pensa di 2 Tes 2, 15”?

“Vediamo cosa dice”, e prendemmo quel passo: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera”. Replicai in fretta: “John guarda che stiamo andando fuori tema. Adesso proseguiamo; poi ti dirò qualcosa la settimana prossima”.

Vidi bene la sua insoddisfazione. Non ero soddisfatto nemmeno io.

Quella notte mentre guidavo sull’autostrada, guardavo l’orizzonte e chiedevo: “Signore, che cosa sta succedendo? Dov’è che la Scrittura dice Sola Scriptura”? Erano due i pilastri su cui i protestanti basavano la loro Riforma: uno era già crollato, l’altro traballava.

L’angoscia aumentava.

Studiai tutta la settimana. Non conclusi niente. Telefonai a qualche amico. Non feci alcun progresso. Alla fina, telefonai a due dei migliori teologi americani, e a qualche mio ex-insegnante. Quelli che consultai erano sconvolti dal fatto che ponessi loro una domanda simile. Ed erano ancora più sbalorditi perché non ero soddisfatto delle loro risposte.

Ormai ero un fiume in piena.

A un professore chiesi: “Forse soffro di amnesie, ma ho dimenticato le semplici ragioni per le quali noi protestanti crediamo che la nostra sola autorità sia la Bibbia”

“Scott che domanda stupida!”

“Mi dia una risposta stupida!”

“Scott – rispose – sei orma uno dei teologi più ammirati. E’ impossibile dimostrare il Sola Scriptura con la Bibbia. La Bibbia non dichiara di essere la sola autorità del cristiano. Per farla breve, Scott, il Sola Scriptura è essenzialmente il credo storico della Riforma, oltre e contro la pretesa cattolica che l’autorità sia costituita dalla Bibbia e dalla chiesa e dalla Tradizione. Per noi, quindi, questo è un presupposto teologico, un punto di partenza, più che una conclusione provata”.

Poi mi indicò i passi che avevo indicato anch’io al mio studente e io gli diedi le stesse risposte penetranti.

“C’è qualcos’altro?” volli sapere.

“Scott, ma guarda quello che insegna la Chiesa Cattolica! E’ ovvio che la Tradizione cattolica è sbagliata!”

“E’ ovvio che è sbagliata” assentii. “Ma dov’è che è condannato il concetto-base di Tradizione? E Paolo in Tessalonicesi cosa voleva dire quando esortava a seguire la Lettera e l’insegnamento orale, poi Tradizione?”

Continuai a spingere: “Non è paradossale che noi pastori e teologi continuiamo a dire che i cristiani possono credere solo alla Bibbia e poi la stessa Bibbia non dice di essere la sola autorità?”.

A un altro teologo, mio amico, domandai: “Qual è la colonna e il sostegno della Verità?”

“La Bibbia naturalmente!”

“E allora perché la Bibbia stessa ci dice in 1 Tm 3, 15 che la colonna e il fondamento della Verità è la Chiesa?”

“Tu mi stai prendendo in giro Scott!”

“Sono io che mi sento preso in giro!”

“E poi Scott… quale Chiesa dobbiamo riconoscere in quel versetto?”

“Appunto: quanti aspiranti ci sono per questo posto di lavoro? Voglio dire, quante Chiese sostengono di essere la colonna e il sostegno della Verità?”

“Scott questo significa che diventerai cattolico?”

“Spero di no”.

Sentivo la terra tremare, come se mi stessero tirando il tappeto da sotto i piedi.

Poco tempo dopo, il presidente del Consiglio direttivo del seminario mi propose, dietro delibera del Consiglio, di accettare un incarico a tempo pieno come capo del Corpo insegnante del seminario. La proposta nasceva dal successo dei miei corsi e dall’entusiasmo che avevo suscitato tra i miei studenti. Quello era un posto che sogna di trovare un uomo a fine carriera e io ero giovanissimo! Ma lo rifiutai.

La sera tornai a casa e dovetti parlarne con Kimberly: “Tesoro, non c’è niente al mondo che preferirei all’insegnamento in un seminario. Ma voglio essere certo che sto insegnando la Verità. Perché un giorno dovrò stare davanti a Cristo e rendergli conto di quello che ho insegnato ai suoi figli. Non mi servirà a niente nascondermi dietro il nome della mia Chiesa o dei miei insegnanti. Devo potergli dire . E io, Kimberly, in questo momento, non so più con sicurezza quello che ha detto. Finché non lo capirò, non potrò insegnare”.

Lei rispose con calma: “E’ questo che rispetto di te, Scott. Ma se le cose stanno così dovremo affidarci al Signore perché ci trovi un lavoro”.

Pensai: Dio la benedica.

Questa conversazione mi portò a un’altra decisione dolorosa. Annunciai le mie dimissioni da pastore agli anziani della Trinità Presbyterian Church. A quel punto, non sapevo cosa avrei atto, ma sapevo che dovevo essere onesto. Desideravo solo che il Signore mi rivelasse la strada giusta.

***Assistente Amministrativo del rettore del Grove City College***

Senza lavoro e motivi per restare, decidemmo di tornare alla città dove eravamo cresciuti e ci eravamo conosciuti. Lì conoscevamo tante persone e la città era piccola e graziosa. Speravo in cuor mio di trovare un lavoro che mi lasciasse le sere libere per studiare i difficili problemi che mi tormentavano. Giunto lì accettai l’offerta di lavorare come Assistente Amministrativo del rettore del Grove City College.

Era un lavoro perfetto! Lavoravo dalle nove alle cinque in ufficio e prestavo la mia opera come insegnante ospite part-time nella classe di teologia, guardandomi però bene dall’evitare argomenti spinosi. Avevo le sere libere come desideravo.

Uno dei miei ex-docenti mi chiese perché eravamo tornati in città. Aveva sentito dei successi che avevo conseguito in Virginia, del mio ministero in una chiesa in forte espansione, nonché dell’insegnamento al seminario. Gli dissi solo che la vita era frenetica e ne soffrivamo come famiglia. Purtroppo non potevo rivelargli i veri motivi, non avrebbe capito e poi neanch’io li conoscevo con esattezza!

Poco dopo il nostro trasferimento, durante una visita ai parenti di mia moglie, scoprii una libreria di testi usati che aveva rilevato la biblioteca di un prete cattolico defunto, il quale era anche un noto studioso della Sacra Scrittura. Nei successivi due anni uscii da lì con cieca trenta scatole dei suoi libri di teologia. Iniziai a divorarli, anche 5/6 ore al giorno. Ne lessi a decine e per la prima volta ascoltavo la dottrina della Chiesa dalla bocca degli stessi cattolici.

Qualche volta, di sera, giocavo con mia moglie a un quiz che chiamai !indovina il teologo”, e una volta dopo averle letto un testo le chiesi: “Chi è l’autore?”. “Sembra uno dei tuoi sermoni di quando eravamo in Virginia –rispose – Non hai idea di quanto mi manchi ascoltarti predicare!” “Non sono io. Ti ho letto un documento del Vaticano II. Ci crederesti?”. “Non voglio sentirlo!” fu la sola risposta.

In effetti la cosa spaventava Kimberly non poco, anzi era terrorizzata… Ma lei rimaneva salda con la speranza che un giorno sarei tornato indietro…

Una sera mi fermai in sala da pranzo mentre andavo verso lo studio e le confessai: “ Kimberly, devo essere onesto. Ormai so molto sulla lunga teologia cattolica, e penso che Dio mi stia chiamando a diventare cattolico”. Al che lei rispose in fretta: “Non potremmo diventare episcopaliani?”.

Andava bene tutto, ma non cattolico!

Qualche giorno dopo mi recai in un seminario cattolico di rito bizantino, solo per seguire la loro liturgia dei Vespri. Non era una Messa: era solo preghiera, con tutte le prostrazioni, l’incenso, le icone, i profumi e i campanelli. Quando fu finita, un seminarista mi chiese che impressioni avevo avuto. Mi limitai a mormorare: “Ora so perché Dio mi ha dato un corpo: per adorare il Signore con il Suo popolo nella liturgia”.

Ma cercavo comunque un appiglio per evitare il gran passo, il passato era pesantissimo sia dal punto di vista morale che dei rimorsi. Perciò iniziai a esaminare la Chiesa ortodossa.

Di fatto era dottrinalmente uguale e mi sarebbe costato meno.

Andai a trovare Peter Gilquist, un ex evangelico entrato poi nella Chiesa Ortodossa Antiochena, per sentire il motivo per cui aveva scelto la Chiesa Orientale e non quella Latina. Beh le motivazioni furono prettamente psicologiche e non sostanziali, ma una cosa non mi piaceva e cioè che la Chiesa fosse divisa a sua volta in Chiese nazionali, secondo le etnie, e alla fine si sembrava come quelle protestanti… Era però meravigliosa per la Liturgia e la Tradizione, anche se stagnante in teologia.

***In viaggio verso casa***

Da anni mi succedeva spesso di “parlare di lavoro”, in lunghissime telefonate notturne, con il mio vecchio amico del Gordon-Conwell, Gerry Matatics. Un vero fratello spirituale, che amava la Bibbia quanto me ed era anticattolico anche più di me, che già ero esagerato. A quel tempo faceva il pastore in una chiesa a Harrisburg.

Fino ad allora non gli rivelai nulla dei miei studi recenti fino a che una notte sentii il bisogno di leggergli un passo da “Lo spirito e le forme del Protestantesimo” di Padre Louis Bouyer. Non gli dissi autore e titolo e nemmeno di quale estrazione fosse. Volevo sentire solo la sua reazione. Dopo una lunga pausa, Gerry disse eccitato: “Ehi, questo è materiale davvero buono, Scott. Chi è l’autore che stai leggendo?”.

Questa risposta mi spiazzò.

Non avevo previsto che quel brano gli sarebbe piaciuto così. Risposi debolmente: “Louis Bouyer”. Lui: “Bouyer? Mai sentito nominare. Cos’è? Anglicano?”. “No”. “Ok, Scott. Leggerò i luterani”. “No, non è luterano”. “Beh, dai... è metodista?”. “No”. Impaziente disse: “Dai, Scott, dove siamo? In una trasmissione a quiz? Smettila di giocare e dimmi che cos’è quell’autore...”. Mi coprii la bocca e mormorai: “Cattolico”. Sentii Gerry battere sul telefono e dire: “Scott, ci deve essere un disturbo sulla linea. Non sono riuscito a capire che cos’hai detto”. Mormorai un po’ meno piano: “Ho detto che è cattolico”. Lui: “Scott, dev’esserci sul serio qualcosa che non funziona nel mio telefono. Avrei giurato che tu avessi detto che è cattolico…”. Io: “L’ho detto Gerry. In effetti, ultimamente, sto leggendo molti autori cattolici”.

All’improvviso tutto cominciò a sgorgarmi fuori: “Devo dirtelo, Gerry; ho scoperto l’oro. Non so perché, ma in seminario non ci hanno mai parlato delle menti teologiche più brillanti della nostra epoca: uomini come Henri de Lubac, Reginald Garrigou-Lagrange, Hans Urs von Balthasar, Joseph Pieper, Jean Danièluo, Christopher Dawson, Matthias Scheeben e tanti altri. Sono fantastici, anche se sbagliano. E’ una miniera d’oro!”. Gerry fu sbalordito: “Scott, accidenti, calmati! Aspetta un attimo. Che cosa sta succedendo?”. Sospirai: “Gerry, mi dvi aiutare”. Mi rispose: “Ti aiuterò. Sì, fratello, ti aiuterò. Dammi una lista dei tuoi titoli e io ti darò una lista dei migliori libri anticattolici che conosco”.

Così, mandai a Gerry una lista dei migliori libri che avevo letto in quel periodo. Quando arrivò poi, la lista di Gerry mi accorsi che avevo letto praticamente tutti quei testi che mi raccomandava. Mi ritelefonò un mese dopo. Kimberly era emozionata, visto che vedeva in lui la mia salvezza. Aveva sperato e pregato Dio di mandare qualcuno in mio soccorso e Gerry sembrava costui. Mi sussurrò mentre impugnavo il ricevitore: “Finalmente qualcuno ti prenderà sul serio, Scott. Pregherò per la tua conversazione”.

Per Kimberly, Gerry era un “cavaliere dall’armatura rilucente” mandato da Dio per salvare suo marito dall’eresia. E aveva le credenziali per farlo: era uno studioso “Phi Beta Kappa” (appartenente a un gruppo onorifico americano che riunisce gli studiosi più brillanti ndR) che si era specializzato in greco antico e latino e aveva studiato ebraico e aramaico. Era più che pronto al combattimento.

Nel mese trascorso dalla nostra ultima conversazione, Gerry aveva letto ogni libro della mia lista, e anche qualcuno di più. Voleva salvarmi. Dopo i saluti mi chiese: “Puoi darmi qualche altro titolo? Voglio proprio essere onesto”. Dissi: “Certo, Gerry. Ti manderò altri titoli. Con piacere”. Circa un mese dopo, discutemmo per tre o quattro ore fino alle tre del mattino.

Alla fine della telefonata mi infilai silenziosamente nel letto, ma Kimberly era sveglissima: “Com’è andata?”. Risposi: “Meravigliosamente”. Si sedette sul letto: “Davvero? Sapevo che il Signore avrebbe ascoltato le mie preghiere e che Gerry sarebbe stato d’aiuto!”. “Gerry è stato davvero d’aiuto, ha letto ogni libro”. Lei: “Scott, Gerry ti ha preso davvero sul serio”. “Puoi dirlo, cara”. “E che cosa pensa di quei libri, Scott?”. “Beh dice che per ora a essere onesti non trova nessuna dottrina cattolica che non possa avere base biblica”. Queste non erano le parole che Kimberly si aspettava di sentire. “Che cosa?”. Nell’oscurità la sentii accasciarsi sul letto. Nascose il viso nel guanciale e iniziò a singhiozzare come una bambina. Cercai di calmarla ma lei gridò: “Non toccarmi. Mi sento così tradita!”. “Dai tesoro, Gerry ci sta ancora studiando… vedremo…”.

Invece Gerry, che avrebbe dovuto salvarmi, finì per entusiasmarsi di quel che leggeva. Cominciò un nuovo studio della Bibbia e vide quanto senso aveva la dottrina cattolico/ortodossa alla luce della teologia dell’Alleanza e degli insegnamenti dei primi Padri della Chiesa.

Parlammo più volte in teleselezione alla ricerca dei punti deboli dell’insegnamento cattolico ma ogni volta riconoscevamo che era possibile una risposta, seppur complessa. Ci stavamo innervosendo.

Nel frattempo era nato il nostro secondo figlio, Gabriel. Kimberly stava attraversando un momento orribile: Bimbi per casa, un marito che sentiva lontano. Un marito che, teologo come lei, studiava a tempo pieno dottrine di cui sapeva tutto il male del mondo, studiare una Chiesa che aveva sempre avvertito come “il Male”.

Nel frattempo avevo cercato di parlare della Chiesa cattolica con qualche sacerdote in modo da avere risposte ad alcune domande. Ma mi scoraggiarono tutti, uno dopo l’altro. A uno di loro domandai: “Padre Jim, come devo fare per convertirmi alla Chiesa Cattolica?”. Conoscendomi rispose: “Non penso che ci sia bisogno che lei si converta. Dopo il Concilio Vaticano II, convertirsi non è ecumenico! La cosa migliore che lei può fare è essere il miglior presbiteriano che riesce ad essere. Lei aiuterà di più la Chiesa Cattolica rimanendo dov’è”. Sorpreso e allibito, risposi: “Guardi che non le sto chiedendo di costringermi o di forzarmi a diventare cattolico. Penso che Dio mi stia chiamando ad entrare nella Chiesa cattolica, dove c’è la mia casa, la mia famiglia basata sull’Alleanza con il Signore”. Rispose in tono glaciale: “Senta, se ha bisogno di qualcuno che l’aiuti a convertirsi, si è rivolto alla persona sbagliata”.

Rimasi sbalordito.

Tornato a casa sconfortato, pregai Dio di mandarmi qualcuno che rispondesse alle mie domande. Mi venne l’idea di iscrivermi, come semplice studentello, a un corso di teologia di un’università cattolica. Presentai domanda di ammissione alla Duquesne University di Pittsburgh. Fui accettato. Entravo nelle aule con la mia borsetta ed ero l’unico protestante a seguire molti di quei seminari. Cosa ancora più inquietante ero spesso l’unico che difendesse Giovanni Paolo II! Paradossale. Non era chiaro se lì avrei trovato una risposta alle mie domande.

Qualche volta un amico cattolico di Grove City mi accompagnò giù a Pittsburgh, dove si incontrava con Don John Debicky, un sacerdote dell’Opus Dei. Non sapevo cosa fosse l’Opus Dei ma so solo che prendeva sul serio le mie domande, mi dava risposte ponderate e pregava per me. Era una persona molto umile e solo più tardi scoprii che aveva studiato teologia a Roma e lì aveva ricevuto il dottorato.

Molti cattolici della Duquesne University, conoscendomi e ascoltandomi dopo qualche tempo mi presero da parte e mi dissero: “Fai veramente cantare la Bibbia. Sembra cattolica, quando parli tu”. Dissi: “Penso che sia cattolica”. Quella notte domandai a me stesso a voce alta, in modo che Kimberly sentisse: “Perché Gerry ed io siamo i soli a vedere le dottrine cattoliche nella Bibbia?”. Kimberly rispose cinicamente: “Forse la Chiesa Cattolica di cui tu stai leggendo non esiste più!” Mi chiedevo se potesse avere ragione. Era un pensiero spaventoso. Sapevo che Kimberly pregava perché io ricevessi aiuto. E anch’io pregavo per questo.

Qualcuno mi spedì per posta una corona del rosario in plastica. Mentre guardavo quei grani, sentii che mi stavo scontrando con il più duro di tutti gli ostacoli: Maria (i cattolici non hanno idea di quanto le dottrine e le devozioni mariane siano dure sda accettare per i cristiani biblici). Mi chiusi nel mio ufficio e pregai in silenzio: “Signore, la Chiesa Cattolica ha trovato la risposta giusta in novantanove casi su cento. L’unico grosso ostacolo è Maria. Ti chiedo scusa in anticipo per quello che sto per fare se è blasfemo… “.

Recitai così il mio primo rosario dicendo: ”Maria, se sei anche solo la metà di quello che i cattolici dicono, spero che il Signore me ne dia rivelo”. Lo recitai di nuovo per quella intenzione molte volte nella settimana successiva, ma poi me ne dimenticai. Tre mesi dopo, mi accorsi che, dal giorno in cui avevo chiesto al Signore una risposta chiara, la situazione si era completamente rinnovata e la richiesta era stata esaudita! Ringraziai Dio per la Sua Misericordia e cominciai a portare sempre il rosario con me, e da quella volta lo recitai ogni giorno.

E’ una preghiera potente; un’arma incredibile che mette in luce lo scandalo dell’incarnazione: il Signore ha preso un’umile vergine contadina, e l’ha elevata alla dignità di colei che ha dato una natura umana immune dal peccato al Figlio Unigenito di Dio in modo che potesse diventare il nostro Salvatore. Cristo ha obbedito in maniera perfetta alla Legge compreso il comandamento di onorare il padre e la madre. La parola ebraica per “onorare” è Kabodah, che letteralmente significa glorificare. Il signore ha dunque, perfettamente onorato anche la Sua madre terrena, Maria. E detto questo, noi siamo chiamati a imitar il Cristo e quando onoriamo Maria imitiamo Lui, onorando chi Egli onori e con lo stesso onore che Lui gli attribuisce. In Luca 1, 48 c’è scritto: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” e questo fa il rosario: realizza quel versetto.

In quel periodo io e Gerry tentammo di avere un confronto veramente elevato e finalmente un giorno Gerry mi chiamò per invitarmi a partecipare con lui ad un incontro con uno dei nostri maestri più brillanti, il Dr. John Gerstner, teologo calvinista con forti convinzioni anticattoliche. Gerry gli aveva rivelato che stavamo prendendo in forte considerazione le istanze cattoliche e che desideravamo incontrarlo per discuterne. Lui accettò e Gerry organizzò tutto. Potevamo portare le Bibbie in greco, latino ed ebraico più tutti i testi che volevamo. Si sarebbe dovuto parlare di quante più cose possibile ma in primis il Sola Fide.

L’appuntamento era a vicino casa di Gerry a 4 ore di auto da noi per cui io e il Dr Gerstner dovemmo andare assieme da lui. In auto iniziammo il nostro confronto e gli presentai tutte le istanze che mi avevano portato a considerare con tanta serietà la Chiesa Cattolica. Lui mi ascoltò con attenzione e rispetto. Per lui non erano ragioni sufficienti per abbracciare quella che definiva la “sinagoga di Satana” e in coda mi fece una domanda a bruciapelo: “Scott e allora mi dici che base biblica trovi nella figura del Papa?”. Risposi con calma: “Dr. Gerstner, lei sa quanto il Vangelo di Matteo sottolinei il ruolo di Gesù come figlio della casa di Davide e re d’Israele, mandato dal Padre per inaugurare il regno dei cieli. Io credo che Matteo 16, 17-19 mostri come Gesù stabilisca tale regno. Gesù ha dato a Simone tre cose: 1 – il nome di Pietro, o Cefa, nel senso di Roccia solida; 2 – la promessa di costruire la Sua Chiesa su Pietro; 3 – le chiavi del regno dei cieli. E’ questo terzo punto che io trovo così interessante. Quando Gesù parla delle “chiavi del regno”, si riferisce a un importante passaggio dell’Antico Testamento, Isaia 22, 20-22, in cui Ezechia, l’erede al trono di Davide e re di Israele al tempo di Isaia, aveva sostituito il suo vecchio primo ministro, Shebna, con uno nuovo, chiamato Eliakim. Chiunque poteva dire quale, fra i membri del gabinetto reale, fosse il nuovo primo ministro, dato che costui aveva ricevuto le “chiavi del regno”. Affidando a Pietro le “chiavi del regno”, Gesù stabilì la funzione di primo ministro per governare la Chiesa, intesa come Suo regno sulla terra. Le “chiavi” sono dunque, un simbolo dell’ufficio di Pietro, da trasmettere al suo successore per proseguire questo ufficio stesso”. Il Dr. Gerstner rispose: “Questo è un argomento ingegnoso, Scott”. E io: “E allora perché noi protestanti non riconosciamo tale ufficio?”. Disse ancora: “Beh… non sono sicuro di averci studiato abbastanza. Non da questa prospettiva… devo rifletterci un po’. Vai avanti con gli altri punti.”

Andammo avanti finchè arrivammo da Gerry. Lì parlammo per sei lunghe ore ma alla fine il Dr. Gerstner non riuscì a smontare un solo argomento con prove inconfutabili.

Gerry ed io ci guardammo in viso ed eravamo pallidi. Avevamo sperato fino all’untimo di non doverlo fare madissi: “Gerry, sono venuto qui pensando che saremmo stati fatti a pezzi. Ma non abbiamo avuto cedimenti su nessun punto. Non riconosco valore alla tradizione protestante sulla base dottrinale pur riconoscendole un valore storico”.

Al ritorno a casa continuai a discutere col Dr. Gerstner e stavolta affrontammo il problema del Sola Scriptura. Lui chiese: “Scott se sei d’accordo che ora abbiamo nella Bibbia la Parola di Dio ispirata e infallibile, allora di che cos’altro abbiamo bisogno?” Risposi: “Dr. Gerstner, io ritengo che il problema principale non è sapere di che cosa abbiamo bisogno; ma, visto che lei me lo sta chiedendo, le dirò la mia impressione. Dal tempo della Riforma, sono nate oltre trentamila chiese e gli esperti dicono ne nascano ogni settimana. Ognuna di esse, senza eccezione, sostiene di obbedire allo Spirito Santo e di seguire in modo corretto la Scrittura. Abbiamo bisogno allora di capire di più. Vede, quando i padri fondatori del nostro paese ci hanno dato la costituzione, nonsi sono limitati a questo soltanto. Riesce a immaginare oggi cosa avremmo se i padri fondatori ci avessero lasciato solo un documento, buono finchè vuole, con un’esortazione del tipo “Possa lo spirito di Gorge Washington guidare ogni cittadino?”. Avremmo l’anarchia; che è quello che c’è oggi nel mondo protestante dove non c’è unità e tradizione. I Padri dellaChiesa, gli Apostoli, ci hanno dato qualcos’altro, oltre alla costituzione(il Nuovo Testamento), e cioè un presidente (quel Pietro che detiene le chiavi del regno), e un congresso (i vescovi e i capi delle chiese locali) che gestiscano il paese (la Chiesa), il popolo (di dio). Poi consideriamo una cosa: Gesù non ci parla mai nei Vangeli di cosa avrebbe o non avrebbe scritto ma consegna agli Apostoli un patrimonio che loro avrebbero gestito a Sua Gloria e per la salvezza del mondo. E nel mondo avrebbe agito la Chiesa ovvero un’istituzione di natura divina contro cui le porte degli inferi non sarebbero prevalse”. Questa istituzione poggia sulla Bibbia e sulla Sua storia, una storia maturata in Cristo e con lo Spirito Santo. E’ così che sono maturate le dottrine e il cristianesimo.”. Il Dr. Gerstner fece una pausa pensosa: “ Scott, è molto interessante. Ma allora per te qual è il problema principale?”. “Dr Gerstner, penso che il problema principale sia quello che la Bibbia insegna circa la Parola di Dio, perché in nessun a parte di essa si dice che la Parola di Dio è solo nella Bibbia. Al contrario, la Bibbia ci dice in vari punti che la Parola di Dio va ricercata anche nella Chiesa: nella sua Tradizione (2 Ts 2, 15; 3, 6), nonché nella sua predicazione e nel suo insegnamento (1 Pt 1, 25; 2 Pt 1, 20-21; Mt 18, 17). Ecco perché io ritengo che la Bibbia sostenga il “solum Verbum Dei” e non lo slogan protestante “sola Scriptura”. Il Dr. Gerstner rispose dichiarando, più e più volte, che la Tradizione cattolico/ortodossa, i concili e il Papa insegnavano tutti cose contrarie alla Bibbia. “Ma contrarie all’interpretazione della Bibbia da parte di chi?” chiesi. “Tra l’altro gli storici concordano sul fatto che abbiamo il Nuovo Testamento grazie al Concilio di Ippona del 393 e al Concilio di Cartagine del 397, entrambi i quali mandarono le loro conclusioni a Roma per l’approvazione papale. Dal 30 dC al 397 dC è un periodo troppo lungo perché si possa rimanere senza Nuovo Testamento, non trova? Oltretutto, in gran parte delle chiese locali, fino ad allora non si avevano tante parti del Nuovo Testamento e al contrario si ritenevano divinamente ispirati testi come la Lettera di Barnaba, il Pastore di Erma, gli Atti di Paolo. E c’erano anche testi come l’Apocalisse, la Seconda Lettera di Pietro e la Lettera a Giuda che alcuni ritenevano dovessero essere esclusi dal canone! Perciò qual era la persona in grado di prendere decisioni attendibili e conclusive, se la Chiesa non insegna con autorità infallibile? Inoltre Dr. Gerstner come possiamo essere sicuri che gli stessi ventisette libri del Nuovo Testamento siano l’infallibile Parola di Dio, se sono stati concili della Chiesa fallibili a compilarne l’elenco?” Non dimenticherò mai la sua risposta: “Scott, questo significa solo che tutto quello che possiamo avere è una raccolta fallibile di documenti infallibili!” Domandai: “E’ questo il meglio che il cristianesimo protestante sa dire?” Tornai a casa nelle prime ore del mattino. Quando comunicai a Kimberly i risultati della giornata trascorsa insieme al Dr Gerstner lei si spaventò. Aveva sperato che quella discussione avrebbe posto fine a tutto. Mi strappò una promessa: “Ti prego, non farlo improvvisamente: sarebbe troppo doloroso”. Le assicurai: “Se dovrò diventare cattolico, Kimberly, non sarà prima del 1990. E lo farò solo se assolutamente necessario.” Era il 1985. Mi sembrava un tempo ragionevole. Lei rispose: “Va bene, posso convivere con questa cosa”. Tornai così alla Marquette University dove avevo scoperto un gruppo di eccezionali teologi cattolici e un grande professore, Don Donald Keefe. Quando poi apprendemmo che la Marquette mi aveva accettato per un corso di teologia per ottenere il dottorato – e mi offriva una borsa di studio piena con un posto d’insegnante assistente – sentimmo che era il Signore a guidarci. Non potevamo però sapere che il nostro matrimonio si apprestava a vivere il periodo più nero e tempestoso che avessimo mai potuto immaginare.

*** Trasferimento a Milwakee ***

A Milwakee iniziai dunque un corso a tempo pieno per il dottorato in teologia e in Sacra Scrittura. In quel semestre scoprii, in un seminario dopo l’altro, quanto potevano essere vere e belle le dottrine cattoliche e quanto erano trascinanti e pratici gli insegnamenti morali della Chiesa riguardo il matrimonio, la famiglia, la società. C’erano parecchi studenti cattolici che difendevano la loro fede e al tempo stesso, la vivevano e ne erano felici.

Dividevo l’ufficio con uno di loro, John Gabrowsky, che mi portò nella sua parrocchia e m’introdusse alla liturgia eucaristica. Grazie a John feci anche la conoscenza di un’eccezionale istituzione, la Franciscan University of Steubenville, dove aveva studiato teologia da studente universitario (non potevo immaginare che mi sarei trovato a insegnare lì cinque anni dopo).

Una collega che studiava anch’essa per il dottorato, Monica Migliorino Miller, grazie al suo impegno in iniziative per la vita, riuscì a motivare me e Kimberly per condividere il medesimo impegno. Di conseguenza, Kimberly ed io scoprimmo un interesse comune, di cui avevamo bisogno, nella lotta contro l’aborto e la pornografia nella zona di Milwakee.

Nel corso di quegli studi scrissi alcune cose e tra queste un saggio di 100 pagine, intitolato “Famiglia Dei: verso una teologia dell’Alleanza, della famiglia e della Trinità”, nel quale sintetizzavo i risultati di oltre dieci anni di ricerche: se l’Alleanza significava una famiglia nella quale i membri condividono la carne e il sangue, allora Cristo ha istituito l’Eucaristìa per permetterci di condividere il legame di carne e sangue della Sua famiglia basata sulla Nuova Alleanza, la Chiesa.

Padre John Debicky, il mio amico sacerdote di Pittsburgh, mi mise in contatto con il Layton Study Center, un centro dell’Opus Dei a Milwakee. Anche là feci delle amicizie bellissime. Alla fine, il processo di conversione diventò, soprannaturalmente, un racconto romanzesco. Lo Spirito Santo mi stava rivelando che la Chiesa Cattolica – che un tempo mi faceva orrore e combattevo con tutte le armi possibili – era la mia casa e la mia famiglia.

Provavo la sensazione esilarante di tornare a casa, mentre scoprivo mio padre, mia madre e i miei fratelli, le mie sorelle più grandi. Poi, un giorno, commisi l’errore “fatale”: decisi di andare, da solo, a una Messa cattolica.

Alla fine, mi risolsi a varcare la soglia della chiesa del Gesù, la parrocchia della Marquette University. Un attimo prima di mezzogiorno entrai silenziosamente nella cappella del seminterrato, per la Messa quotidiana. Non sapevo con certezza che cosa dovevo aspettarmi: forse sarei stato solo, con un prete e un paio di vecchie suore.

Presi un posto nel banco più in fondo, come osservatore.

All’improvviso, molte persone comuni cominciarono a entrare dalle strade: gente assolutamente normale. Entravano, si genuflettevano, s’inginocchiavano e pregavano. La loro devozione, semplice ma sincera, colpiva. Squillò un campanello e arrivò un sacerdote, avanzando verso l’altare. Rimasi seduto: non sapevo ancora se mi potevo inginocchiare tranquillamente. Come evangelico calvinista, mi era stato insegnato che la Messa cattolica (come la Sacra Liturgia ortodossa) era il più grande sacrilegio che un uomo potesse commettere – sacrificare Cristo una seconda volta – perciò non sapevo che cosa fare.

Guardai e ascoltai, mentre le letture, le preghiere e le risposte dei fedeli – tutte molto imbevute di Scrittura – trasformavano la Bibbia in una cosa viva. Avrei quasi voluto interrompere la Messa e dire: “Aspettate. Quel verso è di Isaia; il canto proviene dai Salmi. Caspita, avete un altro profeta in quella preghiera”. Trovai numerosi elementi dell’antica liturgia ebraica che avevo studiato con tanta intensità. Improvvisamente capii che il posto della Bibbia era quello. Quello era l’ambiente in cui quella preziosa eredità familiare veniva letta, proclamata e interpretata. Poi si passò alla liturgia eucaristica, nella quale convergevano tutte le mie conclusioni sull’Alleanza. Volevo bloccare tutto e gridare: “Ehi, posso spiegarvi in base alla Bibbia quello che sta succedendo? E’ fantastico!”.

Invece, me ne rimasi là seduto, affamato di una fame soprannaturale per il Pane di Vita. Dopo aver pronunciato le parole della consacrazione, il sacerdote sollevò l’ostia.

Sentii che anche l’ultima ombra si era dileguata.

Con tutto il mio cuore mormorai: “Mio Signore e mio Dio. Sei veramente tu! E allora voglio piena comunione con te. Non voglio più negarti niente”. Ricordai la mia promessa: 1990. Ah, sì. Ero ancora un evangelico presbiteriano. Uscii senza dire nulla a nessuno ma vi tonai il giorno successivo e anche quello dopo. In poche settimane fui catturato, mi ero innamorato follemente di nostro Signore nell’Eucaristia. Per me, la Sua Presenza nell’Eucaritìa era potente e personale. Seduto in un banco in fondo alla chiesa, cominciai a inginocchiarmi e a pregare con gli altri, miei fratelli e sorelle. Non ero un orfano! Ma il 1990 mi sembrava così lontano!

Giorno dopo giorno , mentre assistevo al dramma della Messa, vedevo rinnovare l’alleanza proprio davanti ai miei occhi. Sapevo che Cristo lo ricevessi con fede, spiritualmente ma anche fisicamente: sulla lingua, nella gola, e dentro il corpo e l’anima. Questo era il senso dell’incarnazione. Questo era il Vangelo nella sua pienezza.

Le cose iniziarono a procedere più velocemente. Due settimane prima della Pasqua del 1986, Gerry mi telefonò per annunciarmi che lui e sua moglie Lesile sarebbero entrati nella Chiesa Cattolica durante la vigilia di Pasqua.

Ero sbalordito. “Gerry non posso crederci! Tu eri quello che doveva dissuadermi dal diventare cattolico. Non puoi arrivare all’Eucaristìa prima di me!” Non mi sembrava giusto. “Scott, non voglio intromettermi e sapere che ragioni hai per aspettare, ma Dio ci ha già fatto vedere abbastanza”.

Mi accucciai sulla sedia del mio studio e mi rivolsi a Dio: “Signore, che vuoi che io faccia?”. Sentii la risposta: “Che cos’è che vuoi fare tu, Scott?”. “Padre voglio tornare a casa. Voglio ricevere te, Gesù, mio Signore, nella Santa Eucaristia”. Fu come se il Signore mi rispondesse in silenzio: “Non ti sto fermando”.

Mi resi conto che dovevo parlare con l’unica persona che cercava di fermarmi. Scesi e andai da Kimberly: Tesoro sai cosa mi ha appena detto Gerry? Mi ha informato che lui e Lesile saranno cattolici a Pasqua, fra due settimane”. Kimberly mi rispose con aria diffidente: “Beh, e che differenza fa?”. Intuì tutto al volo. “Tesoro, stavo pregando il Signore per avere un’indicazione…” “Hai detto nel 1990, ricordi? Hai promesso. Non trovare pretesti”. Con riluttanza riconobbi che aveva ragione. “Sì, ricordo, nel 1990. Ma, dal momento in cui ho cominciato ad andare alla Messa quotidiana, ho sentito Cristo che mi chiamava a sè nella Santa Eucaristìa”. Ascoltò in silenzio e vidi un’espressione di dolore sul suo viso. “esoro, Kimberly, potresti liberarmi da quella promessa?”.

A quel punto, sentimmo un dolore che le parole non possono descrivere.

Dopo un tempo di preghiera in un’altra stanza Kimberly uscì mi abbracciò e disse: “Ti libererò della promessa, ma voglio che tu sappia che non mi sono mai sentita così tradita in tutta la mia vita”. Fu duro per entrambi.

Più tardi, quella notte, pregai con fervore: “Signore, perché mi riveli la Tua famiglia e mi strappi dalla mia? Perché mi mostri la Tua Sposa e mi hai strappato via da mia moglie?” Andai da monsignor Bruskewitz, il sacerdote della chiesa di San Bernardo (poi diventò vescovo di Lincoln, in Nebraska), una parrocchia molto vitale.

Monsignor Bruskewitz ascoltò tutta la mia storia e la mia odissea teologica. Essendo lui stesso un esperto teologo, ci capimmo. Mi comunicò che se volevo entrare nella Chiesa quella vigilia di Pasqua non ci sarebbero stati problemi. Tuttavia si sentì in dovere, vista la sua esperienza pastorale, di darmi qualche consiglio pratico. Infatti ascoltò pazientemente il mio programma per prepararmi alla prima Comunione: una settimana di preghiera, da concludere con un digiuno di tre giorni che mi avrebbe fatto arrivare alla veglia pasquale.

Al che mi domandò con saggezza e gentilezza: “Scott… ma Kimberly e i bimbi che posto hanno in tutto questo?”. Fui imbarazzato nell’ammettere che, in qualche modo, li avevo lasciati al di fuori dei miei piani. Monsignore rispose: “Scott, posso darti un programma alternativo?”. “Certo” risposi, vergognandomi. “Perchè non riversi su di loro amore e attenzione in abbondanza per tutta la settimana, concludendola con un meraviglioso picnic di famiglia nel parco il sabato pomeriggio, prima che io ti dia la prima Comunione nel corso della serata?”.

Dio sia ringraziato per la sua saggezza pastorale.

La vigilia di quella Pasqua fu un gran momento di gioia soprannaturale, ma anche di grande tristezza naturale. Ricevetti tutti i Sacramenti insieme: il Battesimo condizionale, la Confessione, la Cresima e la prima Comunione. Tornai al banco e mi sedetti accanto a mia moglie che era così triste, e che io amavo con tutto il cuore. Passai un braccio intorno a lei e cominciammo a pregare. Sentivo che Cristo stesso mediante l’Eucarestia dentro di me, si protendeva ad abbracciarci entrambi.

*** I conflitti di un matrimonio misto ***

Iniziarono a telefonarmi amici curiosi.

La conversazione tipica procedeva più o meno così: “Scott, so che non può essere vero, ma mi sono arrivate voci assurde, che saresti diventato cattolico!”. E io: “Sì per dono di Dio sono cattolico e non riesco a ringraziarne abbastanza il Signore”. A questo punto la discussione terminava in modo drastico: “Ah, capisco. Beh Scott, ricordati di dire a Kimberly che la saluto e che prego per lei”.

Sospetto che quel che volevano realmente esprimermi fossero le loro condoglianze.

Amici intimi divennero di colpo distanti. Membri di famiglia si chiusero nel mutismo e mi girarono le spalle. Tutto nel giro di una notte.

L’aspetto paradossale era che tempo prima, io ero più anticattolico di ognuno di loro! In effetti, nessuno di loro si considerava anticattolico, anche se non avrebbero fatto una piega se avessi aderito al luteranesimo o al metodismo. Così, invece, mi facevano sentire un lebbroso.

Non c’era desiderio di dialogo e molto meno di discussione. Le mie ragioni non contavano visto che avevo fatto l’inconcepibile.

Ma il dolore e la desolazione non potevano essere paragonati al privilegio di andare a Messa ogni giorno e ricevere l’Eucaristìa. Imparai che questo dolore può essere unito al sacrificio eucaristico di Cristo con effetto reale e con molta consolazione.

La sofferenza rese il romanzo più reale.

Nel frattempo, Kimberly ed io navigavamo in acque sempre più agitate. Passavano giorni e settimane senza parlare di alcun argomento spirituale. Mentre la mia vita spirituale si elevava, il mio matrimonio crollava. L’aspetto più penoso era che, in passato, avevamo vissuto momenti così ricchi di apostolato. Il nostro matrimonio sarebbe sopravvissuto a quel periodo di prova e di angoscia? Un giorno sentii un sacerdote dire: “Il matrimonio non è difficile; è umanamente impossibile. E’ per questo che Cristo lo ha rifondato come Sacramento”.

Nel frattempo arrivavano a casa numerosi pastori per studi biblici e Kimberly sperava potessero farmi rinsavire ma anche lei ascoltandoci non trovava punti deboli. Questo approccio indiretto provocò minori tensioni.

Per liberarmi dalle tensioni domestiche tenni un corso biblico settimanale nella mia parrocchia, la chiesa di San Bernardo. Monsignor Bruskewitz collaborò con entusiasmo: il che era naturale, dato che era stato il suo modo concreto di predicare che aveva stimolato l’appetito dei parrocchiani per una maggior conoscenza della Bibbia. Fu incoraggiante per me constatare – e per Kimberly apprendere – la loro fame insaziabile di Sacra Scrittura. Alla fine di una lezione particolarmente appassionante un vecchio parrocchiano di nome Joe dichiarò: “Eh sì! Certe volte ci vuole un immigrato per spiegare queste cose ai nativi”.

Una cosa però mi tormentava. Mi ero suicidato a livello professionale e nella Chiesa Cattolica non avevo più “sbocchi professionali” come li potevo avere da pastore o teologo evangelico.

Telefonai a Pittsburgh a mio padre che stava ancora mandando avanti la nostra azienda di famiglia, la Helm & Hahn, piccola ditta che disegnava e produceva gioielli. Pochi anni prima aveva assunto mio fratello maggiore, Fritz. Speravo potesse esserci spazio anche per me. “Papà, non è che per caso avresti un posto in negozio per un ex teologo evangelico?”. Fece una pausa e parlò con tono rincresciuto: “Scotty, sarei felicissimo di averti a lavorare qui con noi, lo sai. Ma l’azienda va davvero male, come tutta l’economia del paese. Non ce la facciamo”. “Nessun problema papà. Cercavo di trovare un lavoro per mantenere la mia famiglia”. “Scotty di che stai parlando? Mi ricordo di aver sentito dire chiaramente al rettore del tuo college che voleva che tu tornassi a insegnare là teologia il più presto possibile. E i tuoi professori del Gordon-Conwell? Non ti avevano chiesto di diventare coordinatore del corpo insegnante?” “Sì papà ma questo è accaduto prima che divenissi cattolico. Adesso non sono persona “gradita” in entrambi i posti. Sono un pària papista che non prendono nemmeno in considerazione”. “Scotty mi spiace sentire questo. Ma non rinunciare ancora alla teologia. A te piace molto studiarla e hai un dono particolare per insegnarla. Resisti ancora un po’”.

Dio sia ringraziato per la saggezza di mio padre.

Ricevetti consolazione da un vecchio e gentile prete e bibliotecario del Saint Francio Seminary, Ray Fetterer, il quale ebbe pietà di un povero presbiteriano che leggeva libri su libri per capire la Chiesa. Ogni volta che nella zona un college o una High School cattolici chiudevano, le loro biblioteche erano spedite a Padre Fetterer al seminario diocesano, per essere suddivise per categoria e impilate nella palestra di un vecchio seminterrato. Decine di migliaia di vecchi libri di teologia, esegesi biblica, storia e letteratura buttati in un angolo, perché persone interessate potessero sfogliarli e acquistarli a prezzi bassissimi, fissati da un vecchio sacrerdote filantropo. Nel giro di un anno avevo acquistato decine di scatole di librie siccome quel prete era impietosito dalla situazione difficile che stavo attraversando, pagai solo una parte del prezzo già ridicolo che mi avrebbe chiesto. Per me fu come se si realizzasse un sogno: per grazia di Dio, per generosità di un prete e per la fortuna sfacciata di un convertito. Con poche centinaia di dollari, quindi, finii per portare via migliaia di libri, tra cui testi rari e pregiati. Ero proprietario di una biblioteca personale di teologia, filosofia e storia che avrebbero fatto la gioia di un seminario.

Una sera ricevetti una telefonata dal Dr. John Hittinger, un professore di filosofia del College of Saint Francio di Joliet, nell’Illinois. Rappresentava un comitato che cercava un docente di teologia di livello universitario. Non mi sentivo particolarmente qualificato per insegnare in una università cattolica ma ci provai. Inoltre non avevo ancora scoperto come erano giunti a conoscenza del mio nome.

Quando domandai, il Dr. Hittinger mi rivelò che un “amico fidato” della Marquette University gli aveva consigliato me. Fui sorpreso, ma grato. Non mi sentivo pronto ma la situazione finanziaria era così critica che non potevo permettermi di rinunciare, anche per amore della mia famiglia. C’erano trenta aspiranti e il mio colloquio andò bene. Dopo un secondo colloquio fui accettato.

In quel periodo Kimberly e i bimbi non venivano a Messa con me, sicché monsignor Bruskewitz mi aveva consigliato di accompagnarli io nella chiesa evangelica di Elmbrook.

Una domenica mattina mentre eravamo nella chiesa di Elmbrook Kimberly si girò verso di me come un fantasma: “Scott, ho paura di stare molto male”. Si sedette in stato di semi-incoscienza. Mentre tutti uscivano dalla chiesa mi afferrò la mano e mi disse: “Scott sto perdendo sangue, molto”.

In quel momento era a metà della terza gravidanza. La feci sdraiare sul banco e corsi verso il telefono a gettoni e tentai di mettermi in contatto col nostro ostetrico. L’avrei trovato di domenica mattina? E in quella città poi… Pregai San Gerardo (si tratta di San Gerardo Macella patrono delle donne incinte, ndR) e San Giuseppe.

La segretaria del dottore non sapeva dove fosse ma avrebbe provato a rintracciarlo col cercapersone. Quando misi giù il ricevitore mi sentii disperato: “Signore perché ci hai messo in questa situazione? Kimberly sis ente già abbastanza abbandonata da te”. Meno di due minuti dopo il telefono a gettoni squillò. Sollevai il ricevitore: “Pronto?” “Sono il Dr Marmion. Posso parlare con Scott Hahn?” “Sono io!” “Scott cosa c’è?” “Kimberly ha una forte emorragia!” “Scott dove sei?” “Sono nella chiesa di Helmbrook in una cittadina di nome Brookfield” “Dove sei nella chiesa?” “Vicino alla porta d’ingresso” “Vengo subito: Per caso stamattina stavo visitando Elmbrook; sono proprio sotto di te nel seminterrato!”

Mezzo minuto dopo fu da noi, le prestò le prime cure e andammo al Saint Joseph Hospital.

Il Signore aveva risparmiato il nostro bambino e con un po’ di attenzione la condizione di “placenta previa” di cui soffriva Kimberly non ci avrebbe privati di nostro figlio”.

Per la prima volta dopo molto tempo, lodammo il Signore assieme dal profondo dei nostri cuori.

*** Una ricongiunzione insperata ***

Poco prima di trasferirci a Joliet, Kimberly e io acquistammo la nostra prima casa, a solo tré isolati di distanza dal College of Saint Francis. Ci trasferimmo lì meno di un mese dopo che Kimberly aveva messo al mondo Hannah a Milwaukee. Lei stava riprendendosi dal suo terzo parto cesareo, mentre io avevo appena soddisfatto le richieste linguistiche prescrittemi, superando gli esami di francese e di tedesco. In tanta attività frenetica, dovevo prepararmi per i quattro corsi che avrei condotto meno di due settimane dopo.Lavorare con gli studenti del college si rivelò eccitante e gratificante. Vidi subito che quelli fra i miei studenti cattolici che realmente capivano la loro fede, anche solo le basi di essa, erano pochissimi, ammesso che ce ne fossero. Provavo un piacere particolare ad aiutare chi era cattolico dalla nascita a scoprire le ricchezze della sua eredità spirituale, specialmente della Bibbia. Varai un corso biblico settimanale con una dozzina di giocatori della squadra di football americano, e trascorsi molte ore di tempo con gli studenti fuori dalle lezioni. Abitare a tre isolati di distanza dal college si rivelò un enorme vantaggio per crearsi nuove relazioni sociali.In tre anni, scopersi anche che occorre ben più del semplice desiderio di pochi membri dell'amministrazione e della facoltà per ripristinare l'identità cattolica di un college che ha compiuto parecchi passi sulla strada della secolarizzazione. Fu proprio una battaglia, certe volte. Quello fu il mio primo impatto diretto con cattolici che avevano abbandonato la loro fede, ma che non erano disposti a cedere le loro posizioni di potere. Per mia fortuna, ebbi il privilegio di lavorare in una sezionain cui c'erano quattro grandi colleghi: John Hittinge, Greg Sobolewski, suor Rose Marie Surwillo e Dan Hauser.Un giorno, sul lavoro, ricevetti una telefonata da Bill Bales, uno dei miei ex compagni di seminario, che era diventato pastore evangelico presbiteriano in Virginia. Mi telefonava per scusarsi di qualcosa che aveva fatto quando Kimberly e i bambini avevano trascorso una settimana a casa sua, senza di me, quasi un anno prima.Bill parlò in tono calmo e contrito. «Scott, devo chiederti perdono».«Per che cosa. Bill? Sono già felice che tu sia ancora disposto a parlare con me!».«Scott, ho paura che tu potresti non essere più disposto a parlare con me, quando ti avrò detto che cosa ho fatto».Nessuna sua frase avrebbe potuto stimolare di più la mia curiosità e i miei sospetti. «Va bene. Bill, che cos'hai fatto?».«Pochi mesi fa, tua moglie ha esaminato con me le tue tesi cattoliche; penso che sperasse che le avrei fornito abbondanti munizioni allo scopo di demolirle. Ma non avevo risposte a portata di mano. In alternativa, le ho suggerito di considerare se avesse considerato di divorziare da te».Le sue parole mi fecero male; ma ero così felice che ci parlassimo di nuovo, che mi ripresi subito. «Nessun problema, Bill. Sai bene che, se questo fosse successo a me cinque anni fa, nella stessa situazione avrei esortato Kimberly a divorziare subito».Poi Bill fece una pausa e prese un lungo respiro. «C'è anche un'altra cosa, Scott».Non ero sicuro di essere pronto così presto per un'altra cannonata.«Hm, di cosa si tratta. Bill?».«Sai, avevo detto a Kimberly che mi sarei rifatto vivo con argomenti solidi per confutare le tue tesi cattoliche».«Sì, vai avanti».«Beh, è trascorso un bel po' di tempo, e, in tutta onestà, ho trovato un mondo che non immaginavo».Fui sorpreso e mi sentii un groppo in gola.‹‹Bill, questa è un'offesa perdonabile, se mai ce ne sono state. Però, Bill, tu sai cosa ho vissuto e cosa implica la tua posizione di pastore e teologo evangelico… hai riflettuto sulle implicazioni a lungo termine che tutto ciò potrebbe avere?».«Ci soffro da tempo ormai».A quel punto, avevo capito la vera ragione della sua telefonata. Che diventò la prima di molte. L'anno seguente, Bill mi telefonò per pormi molte domande scaturite da un'intensa lettura di libri di teologia cattolica.Per me Bill era un caso speciale. In seminario, superava tutti noi nella comprensione e nell'amore per l'ebraico. Attaccava alle pareti del suo studio pagine fotocopiate della Bibbia in ebraico per riuscire a studiarla meglio e a impararla a memoria.Dopo la laurea Bill diventò pastore lavorando da pastore assistente sotto Jack Lash, il mio ex migliore amico del seminario. Bill era ancora ministro in quella Chiesa quando mi aveva telefonato. A quei tempi, quand'ero ancora evangelico Jack mi fece predicare nel giorno della sua ordinazione e in quello del suo esordio come ministro. Dopo la mia conversione al cattolicesimo, non mi aveva più rivolto la parola.Dopo mesi di studio e di periodiche discussioni telefoniche, la direzione di Bill stava diventando chiara. Quasi subito Jack e gli anziani della chiesa presero misure per controbattere il suo potenziale “tradimento”. La cosa, a volte, diventò meschina e ripugnante. Ma ciò riuscì solo a rendere più forte la decisione della moglie di Bill di studiare anche lei la Bibbia in modo più profondo. Di conseguenza, entrambi, insieme con Kimberly, continuarono a leggere e a discutere sempre di più.Fino a quel momento le discussioni con Kimberly non avevano portato a nessun risultato costruttivo. Tentare di farla partecipare a una discussione era vano. Perciò, ogni libro che le raccomandavo di leggere rimaneva sigillato con il bacio della morte. Dio cercava di insegnarmi a rimanere in disparte, perché lo Spirito Santo potesse avere più spazio per operare.Anziché presentarle argomenti apologetici, tornai a parlarle delle mie sensazioni personali; non, però, come una tattica. Era semplicemente l'unico modo rispettoso e affettuoso di affrontare le nostre differenze.Accettai a poco a poco il fatto che Kimberly sarebbe potuta non diventare mai cattolica, e che questo non doveva essere il mio obiettivo permanente.Dopo esserci installati nella nostra nuova casa e aver fatto qualche amicizia nuova nella comunità, Kimberly e io cominciammo a imbatterci nel tipo più duro di anticattolici che entrambi avessimo mai incontrato, i fondamentalisti ex-cattolici. Diversamente dai tipici protestanti anticattolici, cui nulla dava maggior godimento di intense discussioni bibliche su tesi cattoliche come Maria o il Papa, i fondamentalisti ex-cattolici in cui c'imbattemmo erano pieni di tale rabbia e di tale risentimento contro la Chiesa cattolica da essere incapaci di una discussione razionale. Per loro io ero posseduto dal demonio; perciò esortarono Kimberly a evitare perfino di ascoltarmi, dato che Satana stava servendosi di me per adescarla con le sue menzogne. Con una donna indipendente e intelligente come Kimberly, questo consiglio era destinato a ritorcersi contro di loro.Quasi sempre, attendevo con impazienza l'occasione di avviare conversazioni con fondamentalisti anticattolici preoccupati per la mia salvezza. Apprezzavo il loro zelante desiderio di convertirmi.Una sera a cena riferii a Kimberly una conversazione che avevo avuto quel giorno con un fondamentalista il quale, apprendendo che ero cattolico, si era messo subito all'opera per evangelizzarmi.Com'era ovvio, esordì domandandomi: «Sei nato di nuovo?».Risposi: «Naturalmente si. Ma tu che cosa intendi con questo?».Sembrò stupito: «Hai accettato Gesù Cristo come tuo Signore e Salvatore personale?».Feci un largo sorriso e dissi: «Naturalmente sì. Ma non è questo il motivo per cui sono nato di nuovo. Sono nato di nuovo a causa di ciò che Cristo ha fatto mediante lo Spirito Santo quando sono stato battezzato».Sembrava ancora sconcertato, perciò continuai: «Vedi, la Bibbia non dice lì: "devi accettare Gesù Cristo come tuo Signore e Salvatore personale". È un'ottima decisione da prendere, ma non è ciò di cui parlava il Signore quando disse a Nicodemo, in Giovanni 3, 3, che doveva "nascere dall'alto". Gesù ha spiegato che cosa esattamente intendeva dire solo due versetti dopo, "se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio", e ha fatto questa dichiarazione riferendosi al Battesimo. Giovanni ha reso chiaro questo aspetto al lettore, perché, dopo aver terminato di riportare il dialogo di Gesù con Nicodemo nei versetti 2-21, ha scritto proprio nel versetto successivo: "Dopo queste cose Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava". E pochi versetti dopi Giovanni ha riferito che "ifarisei avevano sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni". In altre parole, quando diceva che dobbiamo "nascere dall'alto" intendeva parlare del Battesimo».Ammisi spontaneamente con Kimberly che forse ero stato troppo duro. Continuai spiegando perché ritenevo che fosse sbagliato, da parte dei fondamentalisti, pensare che i cattolici non sono veri cristiani solo perché non usano certe frasi bibliche nello stesso modo; specialmente quando i fondamentalisti non interpretano nemmeno bene quelle frasi nel loro contesto originale. Kimberly fu totalmente d'accordo.Poco tempo dopo, tornai da una conferenza per teologi alla Franciscan Universitv of Steubenville. Era la prima volta che ci mettevo piede. Fui meravigliato di aver incontrato tanti cattolici fedeli all'ortodossia della loro Chiesa, e pieni di zelo come protestanti. Fui anche più sbalordito da ciò che vidi durante la Messa di mezzogiorno: la cappella era affollata da centinaia di studenti che cantavano con tutto il cuore, trasudando amore per Cristo nella santa Eucaristia.Non vedevo l'ora di raccontare tutto a Kimberly. Lei fu elettrizzata, sentendo che lo zelo evangelico in cui era cresciuta poteva trovare spazio nella Chiesa cattolica.Confidai a un amico della mia parrocchia i miei continui sforzi per far conoscere la religione cattolica a mia moglie che era protestante. Descrissi i canti appassionati, la predicazione dinamica fondata sulla Bibbia e il caldo senso di cameratismo: tutte cose che Kimberly aveva vissuto fin dall'infanzia. L'amico fece un'osservazione curiosa: «Scott, personalmente credo che i protestanti abbiano tutte queste cose perché non hanno l'Eucaristia. Quando hai la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia, il resto non ti serve più. Ne convieni?».Mi morsi la lingua. Non volli ribattere, ma avevo bisogno di correggere ciò che pensavo fosse un errore fastidioso. «Penso di sapere quello che stai cercando di dire, cioè che l'adorazione eucaristica può essere silenziosa e riverente senza perdere in profondità o in forza.Sono d'accordo. In effetti, sto iniziando ad apprezzare realmente il canto gregoriano e il latino nella liturgia: ma mi esprimerei in modo diverso. Direi piuttosto che. siccome abbiamo la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia, allora noi — più ancora dei protestanti — abbiamo qualcosa per cui cantare, di cui predicare e da celebrare insieme».Ci furono istanti di silenzio imbarazzato. «Sì, chi può non essere d'accordo quando metti le cose in questo modo?».Riflettendo a voce alta, dissi: «Ma come mai non le mettiamo sempre in questo modo?».Non trovò una risposta; e non la trovai nemmeno io.Mi sono sempre domandato perché tanti cattolici non approfondiscano mai i misteri della loro fede. Mi ha sempre sorpreso scoprire come ogni singolo mistero sia fondato sulla Scrittura, incentrato su Cristo, e, in qualche modo, conservato e proclamato nella liturgia della Chiesa, la famiglia di Dio basata sull'alleanza con lui. Mi accadde di fare questa scoperta in modo chiarissimo un giorno, dopo aver seguito la Messa della commemorazione dei defunti. Kimberly voleva conoscere il significato della commemorazione. In pochi istanti, la nostra conversazione stava degenerando in un'altra disputa sulla dottrina del purgatorio. Decisi di trasporre la dottrina del purgatorio in modo maggiore, per esprimerci in termini musicali, inquadrandola nell'amore che Dio ci manifesta nella sua alleanza con noi.«Kimberly, la Bibbia mostra quante volte Dio si è manifestato al suo popolo nel fuoco, per rinnovare la sua alleanza con lui: come "un braciere fumante e una torcia accesa", con Abramo, in Genesi 15; nel cespuglio che bruciava, con Mosè, in Esodo 3; nella colonna di fuoco, con Israele, in Numeri 9; nel fuoco disceso dal cielo che la consumato i sacrifici dell'altare, con Salomone ed Elia, nel Secondo libro delle Cronache 1 e nel Primo libro dei Re 18; nelle "lingue come di fuoco", con gli apostoli a Pentecoste, negli Atti degli Apostoli 2......>>. Kimberly mi interruppe. «Va bene, Scott. Che cosa vuoi dire?».Avevo la possibilità di chiarire il concetto. «Semplicemente questo. Quando la Lettera agli Ebrei 12, 29 descrive Dio come un "fuoco divoratore", non si riferisce necessariamente alla sua ira. C'è il fuoco doloroso dell'inferno, ma c'è un fuoco infinitamente più caldo e d’amore nel paradiso. Perciò il fuoco si riferisce all'amore infinito Dio, più ancora che alla sua collera eterna. La natura di Dio è come un rogo violento di amore ardente. In altre parole, il paradiso dev'essere più caldo dell'inferno.Non c'è da stupirsi che la Scrittura, nella Lettera agli Ebrei, chiami gli angeli che sono più vicini a Dio "Serafini", che in ebraico significa letteralmente "quelli che bruciano". Questo è anche il motivo per cui san Paolo descrivere, nella Prima lettera ai Corinzi 3, 13, il modo in cui tutti i santi devono passare attraverso la prova del fuoco: "l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno".Chiaramente, Paolo non sta parlando del fuoco dell'inferno, visto che quelli che sono giudicati sono santi.Parla di un fuoco che li prepara per la vita eterna con Dio in paradiso. Quindi lo scopo del fuoco è manifesto: rivelare se le loro opere sono pure ("oro e argento") o impure ("legno, fieno e paglia"). Il versetto 15 spiega che alcuni santi che sono destinati al paradiso passeranno attraverso il fuoco e soffriranno: "ma se la sua opera finirà bruciata, egli sarà punito: tuttavia si salverà, per come attraverso il fuoco". Il fuoco c'è allo scopo di purificare i santi. Questo significa che è un fuoco di purificazione: un fuoco che purifica i santi e li prepara a essere avvolti per sempre nel fuoco che consuma della presenza amorosa di Dio».Avevo detto molto; forse troppo. Stetti lì ad aspettare che Kimberly reagisse con rabbia e frustrazione, come faceva una volta sì e una no quando usciva l'argomento del “purgatorio”. Invece rimase in silenzio, con un'espressione meditabonda sul viso. Intuii dai suoi occhi che stava riflettendo su ciò che aveva sentito.Decisi di non insistere oltre: per una volta.A metà del semestre autunnale dell'89, ricevetti, inaspettatamente, una telefonata da Pat Madrid delle Risposte Cattoliche, che sapevo essere la migliore organizzazione apologetica di tutti gli Stati Uniti. Le Risposte Cattoliche, che avevano sede a San Diego, in California, erano state fondate da Karl Keating, autore di Cattolicesimo e Fondamentalismo, il libro che giudicavo più utile di qualsiasi altro per aiutare le persone a rispondere agli attacchi dei fondamentalisti contro la Chiesa cattolica. Fu bello conoscere finalmente persone con cui avevo tante affinità spirituali.Rimanemmo in stretto contatto nelle settimane successive. Mentre parlavo con loro di future possibilità lavorative, espressero il desiderio di farmi andare da loro in aereo per un colloquio informale, e di farmi tenere per loro un seminario serale nella chiesa di San Francesco di Sales, a Riverside, in Califomia. Poi, tutto fu organizzato.Dopo aver cercato per tre anni e mezzo persone che avessero le mie stesse convinzioni, incontrare Karl e Pat fu come trovare un'oasi in un deserto. Sabato pomeriggio, nell'ufficio delle Risposte Cattoliche, battei frettolosamente a macchina un abbozzo del discorso che avrei tenuto per il seminario serale. Sarebbe stata la testimonianza, lunga un'ora, della mia conversione alla chiesa cattolica, seguita da una serie di domande e risposte con il pubblico. Il discorso era simile a quello che avevo già tenuto una dozzina di volte in precedenza: ma stavolta si rivelò differente da ogni altro. Sarebbe diventato «una cassetta» (per chi volesse averla, si trova ancora negli USA in distribuzione ndR).Alle 19.30 precise fui presentato a un piccolo uditorio di trentacinque persone. Dopo aver parlato per oltre un'ora — non ho mai terminato niente in orario — feci una breve pausa, e poi tomai per le domande e risposte.Quando tutto fu concluso, andai verso il fondo per parlare con Pat.Mentre chiacchieravamo, Terry Barber venne di corsa, agitando una copia del l'audiocassetta. «Il Signore userà questa cassetta, amico mio, ne sono sicuro».Fui felice di vederlo così entusiasta, ma, dato che avevo tenuto lo stesso discorso in tante altre occasioni e che era stato registrato anche in quelle, non ci feci caso. Ricordo perfino di aver pensato: com'ero poco preparato questa sera; altre volte mi è venuto molto meglio. Forse è questa la ragione per la quale il Signore decise di servirsi in modo così potente proprio di questo discorso perché nessuno, tranne lui, potesse attribuirsene neanche una parte del merito.Tomai a casa a Joliet in aereo, e raccontai a Kimberly del mio fine settimana con le Risposte Cattoliche. Ma non pensai a riferirle del seminario serale. Continuava a sembrarmi una cosa non particolarmente significativa.II giorno dopo, ero di nuovo a tenere i miei corsi.Passarono alcune settimane prima che avessi ancora notizie da Terry Barber. Mi telefonò per dirmi che aveva spedito decine di copie dell'audiocassetta a vari gruppi e capigruppo cattolici di tutta l'America. Mi riferì che stava ottenendo una risposta eccezionale.Non potevo immaginarlo: quell'audiocassetta avrebbe trasformato entrambe le nostre vite, e anche una delle nostre mogli!«Non c'è da stupirsi», gli risposi. «Che cos'altro ti aspetteresti da uno sforzo come questo? Terry, penso che tu abbia la determinazione di un apostolo».Scoprii che una copia della «cassetta» era stata spedirà all'evangelizzatore cattolico Padre Ken Roberts, il quale la ascoltò e ne ordinò immediatamente cinquemila copie, che poi cominciò a distribuire in giro per l'America. Padre Ken ne parlò anche sulla rete televisiva religiosa EWTN, e questo fece sì che, vari mesi dopo, apparissi come ospite nel programma Madre Angelica, dal vivo.Karl e Pat mi avvisarono entrambi: «Scott, molto presto la tua vita avrà un ritmo più veloce e diventerà piena di impegni».Avevano ragione; e la colpa, in parte, era anche loro.Una delle nostre prime imprese in comune fu lanciata subito dopo che era stata terminata «la cassetta». Le Risposte Cattoliche sponsorizzarono un dibattito pubblico di tre ore fra me e il dr. Robert Knudsen, professore evangelico di teologia sistematica al Westminster Theological Seminary. Nella prima metà della serata dibattemmo il sola Scriptura; nella seconda metà il sola fide. Devo confessare di aver provato non poca paura accingendomi a discutere con uno studioso di fama mondiale le due gravi questioni che separavano i protestanti dai cattolici.Non avrei mai osato sognare un risultato così positivo. Non solo gli studenti del Westminster Seminary presenti in sala espressero, alla fine, la loro sorpresa e la loro eccitazione: ma, cosa più importante, non appena tornai a casa Kimberly accese un registratore per ascoltare l'intero dibattito. Tre ore dopo, sgranò gli occhi.Era meravigliata e sbalordita. Riuscì a dire soltanto: «Non riesco a credere a quello che ho appena sentito».Ero emozionatissimo. Non persi tempo, e le passai una copia della «cassetta». Era la prima volta che sentiva la mia testimonianza, da quando ero diventato cattolico.Le cose continuarono ad accelerare. Ricevetti una telefonata dal dr. Alan Shreck, allora presidente della sezione teologica della Franciscan University of Steubenville. Mi parlò di una possibilità di lavoro nella sua sezione per 1’anno accademico seguente, il 1990-91, e mi suggerì di inviargli un curriculum vitae. Glielo spedii senza por tempo in mezzo.Un paio di anni prima, la Franciscan University aveva sponsorizzato una conferenza sul matrimonio e la famiglia. Ci ero andato con Phil Sutton, un ottimo amico e collega che, a quell'epoca, insegnava psicologia al College of Saint Francis. Dopo la conferenza, durante il ritorno a casa in macchina, ci ricordammo che gli ebrei sparsi per il mondo hanno un detto: «II prossimo anno a Gerusalemme». Scherzosamente, Phil e io creammo per noi stessi un nuovo detto cattolico: «II prossimo anno a Steubenville». L'anno successivo Phil lasciò il College of Saint Francis per cominciare a insegnare allaFranciscan University of Steubenville; fu assunto per iniziare il loro programma di consulenza Master of Arts. Ora venivo preso in considerazione io per l'anno dopo. Non potevamo immaginare che il Signore avrebbe interpretato un modo di dire divertente come una preghiera.Quando riferii a Kimberly questa opportunità, le ricordai l'esperienza che avevo avuto in quel posto durante la preghiera. Le dissi che tutta l'università era impegnata a favore della vita, a partire dal rettore, Padre Michael Scanlan, fino ai mèmbri della facoltà e agli studenti. La informai che la Franciscan University aveva oltre cento studenti che si specializzavano in teologia — più della Catholic University e di Notre Dame — e inoltre aveva un corso per il Master of Arts in teologia localizzato sul matrimonio e la famiglia. Per la prima volta in più di cinque anni, stavamo pregando di nuovo con un cuore solo.Per Natale andammo in macchina a Steubenville per un primo colloquio con Padre Scanlan e il dr. Schreck.Il giorno prima della partenza, Kimberly ebbe il suo secondo aborto spontaneo. Io ero a terra, lei era sconvolta.Poco prima della fine del colloquio di Padre Scanlan con entrambi, Kimberly gli raccontò quello che le era appena accaduto. Poi chiese a Padre Scanlan — a un prete cattolico! — di pregare su di lei. Senza un attimo di esitazione, lui si alzò in piedi, uscì da dietro la scrivania, appoggiò le mani sulle spalle di Kimberly e cominciò a invocare, in preghiera, la grazia guaritrice di Dio.Nel corso del colloquio. Padre Scanlan ci confidò le difficoltà che aveva avuto in passato con certe dottrine e devozioni mariane. Niente avrebbe potuto rendere più felice Kimberly che sentire che un sacerdote cattolico aveva dovuto fare uno sforzo per acquistare una completa comprensione e un pieno apprezzamento di Maria. Kimberly quindi ascoltò attentamente, mentre Padre Scanlan proseguiva, spiegando di aver scoperto solo da poco quanto erano veramente bibliche e cristocentriche la dottrina e la devozione mariane, se adeguatamente comprese e messe in pratica alla luce del Vaticano II. Fu una spiegazione breve ma efficace.Passarono varie settimane prima che prendessi l'aereo per un secondo colloquio e tenessi una conferenza per il corpo studentesco. Entrambe le cose andarono ottimamente. Le ore trascorse con Alan e Nancy Schreck furono particolarmente cordiali. Oltre a essere padroni di casa gentilissimi, stavano diventando cari amici. Alcuni giorni dopo il nostro ritorno a casa, Alan ci ritelefonò per dirci che mi offrivano il posto. A quel punto, le nostre preghiere per ottenere un consiglio da Dio furono tutto tranne che generiche. Accettammo l'offerta con entusiasmo e impazienza.Abbastanza stranamente, allora sapevo ancora meno che in passato a che punto fosse Kimberly nel suo impatto con le questioni della teologia cattolica. Stavo finalmente capendo la lezione che mi aveva ficcato in testa Kaufmann, un caro amico dell'Opus Dei: sottolinea l'aspetto romanzesco, nascondi quello dottrinale.Presi un aereo per la Califomia per parlare a un convegno nazionale sull'apologetica, sponsorizzato dalle Risposte Cattoliche. Numerose persone del pubblico avevano sentito «la cassetta», e tutte mi facevano domande su Kimberly. Dopo che ebbi terminato la conferenza, la prima domanda che mi fu rivolta suonò più o meno così: «Scott, tutti abbiamo sentito la cassetta del discorso che hai tenuto qualche mese fa; raccontaci se tua moglie sta progredendo nella sua lotta per capire la religione cattolica». Fu imbarazzante; dovetti rispondergli che non lo sapevo.Più tardi, quella sera, telefonai a Kimberly a casa degli Schreck a Steubenville, dove sarebbe rimasta tutto il fine settimana mentre cercava un appartamento. Quando le raccontai di tutte le persone del convegno che avevano ascoltato «la cassetta» e che volevano sapere a che punto era nelle sue riflessioni, le domandai se c'era qualcosa che avrebbe voluto che io dicessi. Non ero preparato per la sua risposta.Dopo una pausa, disse: «Dì a quelle persone che, mentre stavo tornando in macchina a Steubenville, ieri il Mercoledì delle Ceneri, dopo molta meditazione e preghiera, mi è diventato chiaro che il Signore mi sta invitando a tornare a casa per Pasqua».Nessuno di noi poté dire una parola per più di un minuto. Poi vennero le lacrime, le preghiere, la gioia. Kimberly doveva essere accolta nella Chiesa cattolica nella chiesa di San Patrizio a Joliet, durante la veglia pasquale del 1990 (quella data suonava non poco ironica).Cinque anni prima, il 1990 era stato fissato come l'anno prima del quale non avrei potuto abbracciare il cattolicesimo; la mia data era diventata la sua). La gioia di pregustare l'ingresso di Kimberly nella Chiesa cattolica fu, a volte, irrefrenabile, ed entrare nello spirito penitenziale della Quaresima diventò per entrambi una sfida unica. La celebrazione della settimana santa non era mai stata, per noi, così eccezionale.A metà della settimana santa, mi successe di domandare a Kimberly in modo un po' casuale: «Chi hai scelto come tuo santo patrono?».Mi rivolse uno sguardo un po' strano: «Di che cosa stai parlando?».Spiegai: «Quando uno è cresimato, ha la possibilità di scegliere un "nome di Cresima" che è, di solito, quello di un "santo patrono" al quale potrebbe sentirsi più vicino. Io, per esempio, quando sono diventato cattolico ho scelto san Francesco di Sales».Kimberly continuò a dare l'impressione di non capire. «Perché proprio lui?», domandò.Le diedi la doverosa spiegazione: «A san Francesco di Sales accadde di essere il vescovo di Ginevra, in Svizzera, città in cui Giovanni Calvino aveva allontanato sempre di più il popolo dalla chiesa cattolica. Ho scoperto nelle mie letture che san Francesco di Sales fu un predicatore e un apologeta così efficace che, grazie alle sue omelie e ai suoi opuscoli, più di quarantamila calvinisti furono ricondotti nella Chiesa cattolica. Perciò ho pensato che, se aveva riportato al cattolicesimotanti calvinisti quella volta, poteva riportarne uno in più oggi. Inoltre, san Francesco di Sales è stato anche dichiarato patrono della stampa cattolica; e, dal momento che possiedo circa quindicimila libri, ho pensato che questa per me fosse la scelta naturale». Kimberly si girò da un'altra parte con un'espressione un po' ansiosa. «Immagino che dovrò pregare e vedere se il Signore mi suggerisce qualche nome».Non glielo dissi, ma sapevo già chi era la mia prima scelta per la sua santa patrona. Due anni prima, non molto tempo dopo essere diventato cattolico, avevo partecipato a un Convegno degli Studiosi Cattolici, in cui incontrai un teologo rinomato, Germain Grisez. Partecipai con lui e con sua moglie Jeannette alla cena del sabato sera. Gli confidai l'entusiasmo per la mia conversione, e il mio dolore per le resistenze di Kimberly.Alla fine delle ore trascorse insieme, si guardarono l'un l'altra, e poi guardarono me. Germain disse: «Allora sappiamo che cosa fare».Non colsi il significato di questa sua osservazione un po' criptica. Domandai: «Che cosa intendi dire?».Cominciarono entrambi a parlarmi di santa Elizabeth Ann Seton: casalinga, madre di cinque bambini, convertita dal protestantesimo al cattolicesimo e fondatrice delle American Sisters of Charity (le Sorelle americane della carità). Era stata recentemente canonizzata come la prima santa nata in America. Dissero anche che il suo santuario era vicino alla loro casa a Emmitsburg, nel Maryland.Sentirli parlare di santa Elizabeth Ann Seton fu interessante, ma non mi parve certamente il clou del convegno: fino a qualche tempo dopo.Nel giro di una settimana ricevetti un pacco postale.Vedendo la scritta «Germain e Jeannette Grisez» sulla ricevuta di ritomo, sospettai che si trattasse di qualche oggetto cattolico, perciò portai il pacco nel mio studio per aprirlo lì, lontano dallo sguardo ansioso di Kimberly. Dentro c'era una copia della biografìa di santa Elizabeth Ann Seton scritta da Joseph Dirvin, più qualcosa che non avevo mai visto prima: un piccolo reliquiario, con dentro una reliquia di Madre Seton.Non avevo idea di che cosa dovevo fame del reliquiario, perciò chiesi spiegazioni a un amico cattolico. Dopodiché, cominciai a portare in tasca la reliquia. Ogni volta che la situazione fra me e Kimberly diventava tesa, quella reliquia mi ricordava di affidare la causa di Kimberly al Signore, mediante il patrocinio e l'intercessione di Madre Seton.Un giorno accadde l'inevitabile: mentre controllava le mie tasche per fare il bucato, Kimberly trovò il reliquiario.«Scott, che cosa diavolo è questa roba?».Mi sentii gelare. Con nervosismo mal dissimulato, farfugliai: «Oh, niente, Kimberly, non è proprio niente. Nulla che possa interessarti».Per un attimo guardò con sospetto il reliquiario: pensai che temesse che, se avesse insistito con le domande, le avrei probabilmente spiegato qualcosa che non le importava di sentire. Perciò me lo restituì.Un po' per prudenza e un po' per paura, smisi di portare il reliquiario con me, e lo misi, invece, nel fondo di un cassetto della mia scrivania. Nel frattempo, avevo infilato la biografìa da qualche parte della libreria nel ripiano più basso, in un angolo buio del mio studio.Adesso capisco che, probabilmente, non avrei dovuto essere sorpreso, due anni dopo, da ciò che accadde. Invece lo fui.All'indomani del giorno in cui avevo domandato a mia moglie se aveva scelto il suo «nome di Cresima» e il suo santo patrono, mentre stavo preparandomi per andare a letto le domandai: «Che cosa stai leggendo, Kimberly?».«Un libro su santa Elizabeth Ann Seton».Mi bloccai mentre stavo infilandomi il pigiama.«Kimberly, se non sono indiscreto, dove l'hai trovato?».Con tono indifferente, mi spiegò: «Sai, Scott, oggi stavo rovistando fra i tuoi libri, e mi è successo di tirare fuori questo».Ignorai i brividi che sentivo lungo la schiena. «E che cosa ne pensi?».«Beh», disse con entusiasmo, «sto leggendo la sua vita già da qualche ora, Scott, e credo di aver trovato la mia santa patrona».O lei ha trovato te, pensai.Fui capace soltanto di mormorare: «Davvero?» (non ero più sicuro di sapere, a quel punto, dove finisse la «comunione dei santi» e dove iniziasse la zona nebulosa e inesplorata). Poi mi sedetti sul letto, e le spiegai che cos'era successo circa due anni prima. Infine, le diedi la reliquia.Terminammo la giornata con una breve preghiera di ringraziamento a Dio, e alla sua figlia meravigliosa, la nostra sorella spirituale in Cristo, santa Elizabeth Ann Seton.Arrivò finalmente la sera decisiva. Kimberly uscì per la Messa della veglia pasquale con mezz'ora di anticipo, in modo che padre Memenas potesse confessarla per la prima volta.A metà della Messa, Kimberly mi consegnò un bigliettino. Lo guardai e lessi le seguenti frasi: «Carissimo Scott, ti sono così riconoscente per aver tracciato questa strada per noi. Ti amo. K.». Ero troppo stordito dalla gioia per poter dire qualcosa; ma a Kimberly bastò vedermi sorridere e piangere per sapere a cosa pensavo.Quella sera, per la prima volta, ricevemmo l'Eucaristia insieme. Fu il logico culmine di un romanzo religioso che faceva venire le vertigini, mentre la mia sposa e io eravamo totalmente riuniti in Cristo e nella sua sposa.

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