15 marzo 2013

I Gesuiti, pionieri nel Nuovo Mondo

Armarono gli indios per difenderli

UNA TENACE LEGGENDA NERA, NATA IN GRAN PARTE NELL’INGHILTERRA ELISABETTIANA E ALIMENTATA NEL MONDO MASSONICO, SPARGE DA SECOLI EQUIVOCI E VELENI SULLA COMPAGNIA DI GESÙ,

accusata dei peggiori delitti (il «pugnal de’ gesuiti» di carducciana memoria) e dei più spregiudicati
intrighi. Il gesuita è per definizione ipocrita: e d’altro canto la propaganda della Compagnia ha ripagato gli avversari di pari moneta, diffondendo ad esempio la caricatura del massone corrotto, avido e satanista. Certo i gesuiti dovevano obbedire alla Santa sede, ma soprattutto servirla efficacemente: per questo si dettero allo studio, fondarono scuole prestigiose nelle quali in tutta Europa venivano allevati i figli dei principi e si dettero allo studio della politologia e delle arti di governo. «Datemi un bambino e prendetevi tutto il resto», era motto circolante attribuito a sant’Ignazio: e significava che, se un fanciullo fosse stato allevato fin da piccolo secondo la disciplina della Compagnia, non l’avrebbe poi tradita mai. Specie in alcuni paesi europei, quali la Spagna e la Polonia, l’influenza della Compagnia sui governi fu profonda e duratura.
Ma la Compagnia trovò presto anche altri orizzonti in cui operare. Seguendo le navi portoghesi e spagnole, i gesuiti arrivarono fino all’India, alla Cina e al Nuovo Mondo, predicando la fede, ma anche contribuendo al progresso di popoli ai quali insegnarono le scienze e le tecniche occidentali. In tal senso fu famoso il contributo della Compagnia alla diffusione di certe forme di sapere — specie la matematica, la fisica, la balistica e l’architettura — sia in alcune corti indiane, sia in quella stessa dei Ming nella Città Proibita di Pechino.

PER MEGLIO giungere ai loro scopi,i gesuiti non indietreggiarono dinanzi alla sfida acculturativa: appresero lingue e costumi dei popoli che li ospitavano e si adeguarono alla loro mentalità. Ricordate Franco Battiato? «Gesuiti euclidei / vestiti come bonzi per entrare a corte dell’imperatore / della dinastia dei Ming». La stessa cosa accadde anche in Giappone, dove tra Sei e Settecento intere nobili famiglie samurai si convertirono al cristianesimo. La spregiudicata sperimentazione della Compagnia determinò perfino l’adozione di riti e di strumenti liturgici indiani o cinesi nelle pratiche religiose cristiane, in modo da permettere ai fedeli brahmanistici o confuciani di accedere al cristianesimo attraverso un processo acculturativo che permettesse loro di non aver l’impressione di aver abbandonato le consuetudini avite.

SI EBBERO così i ‘riti malabarici’ in India e la liturgia cristiano-confuciana sostenuta in Cina da un geniale gesuita marchigiano, padre Matteo Ricci, che ancor oggi i cinesi venerano insieme con Marco Polo come uno ‘straniero-padre della patria’, e che come tale con lui è effigiato nel parlamento della Repubblica Popolare. Ma l’Occidente non si rese conto dell’intelligenza e della finezza di quelle scelte, di quelle tecniche: e il papa ne ordinò la sospensione e poi la dispersione. Anche nel Nuovo Mondo la lungimiranza dei gesuiti fu oggetto di pregiudizi e di condanne.

Tra 1608 e 1767 la Compagnia dette vita, nel bacino dei fiumi Paranà e Uruguay in America latina, tra Brasile, Paraguay e Argentina, all’esperienza di libere comunità indiane, le cosiddette reducciones, in cui gli indigeni si organizzavano e si governavano liberamente, lavorando e ridistribuendo tra loro i proventi del loro lavoro: da quel modello Tommaso Campanella assunse in parte l’ispirazione per la Città del Sole.

MA GLI SCHIAVISTI bianchi, soprattutto portoghesi e spagnoli appoggiati dai loro rispettivi governi, vegliavano: e favorivano le incursioni dei mercanti di schiavi che provenivano da Sao Paulo (i famosi ‘paulistas’, detti anche ‘bandeirantes’) contro quelle colonie. I gesuiti a quel punto risposero organizzando addirittura militarmente gli indios, che in tal modo ressero a lungo agli assalti degli schiavisti finché non furono piegati da una spedizione militare portoghese in piena regola voluta dal primo ministro di Lisbona, il marchese di Pombal.
E allora si verificò l’assurdo paradosso: i biechi ipocriti gesuiti padrini delle libertà dei primitivi contro gli schiavisti appoggiati dall’illuminato e illuminista signor di Pombal. La cosa apparve così incredibile che Voltaire scrisse il Candide presentandola in termini completamente stravolti, con i gesuiti fautori dello schiavismo e gli illuministi liberatori: egli, del resto, aveva lucrato comprando le azioni garantite dalla flotta portoghese inviata a reprimere la libertà india. Più tardi, Italo Calvino avrebbe ri-raccontato la vicenda nel suo Barone Rampante, nei termini falsati ripresi dal Voltaire.

LA VERITÀ STORICA È PIÙ RISPETTATA NEL FILM MISSION che tuttavia, al suo esordio in Italia, Alberto Moravia avrebbe bollato come incredibile e inverosimile, dal momento che i gesuiti — lo sanno tutti… — altro non sono mai stati se non dei nemici della libertà e della verità...