23 marzo 2013

la Donna dell'Apocalisse


“Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. 5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. 6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni…[13] Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio…[17] Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.” (Apocalisse 12, 1- 18)

Quello della donna è il primo dei sette segni sul conflitto fra Dio e Satana. È chiaro che si tratta di visioni allegoriche, per cui gli errori che si possono compiere nell’approccio ad un testo del genere sono, essenzialmente, due: prendere alla lettera quelli che vogliono essere dei simboli (come le varie cifre del testo); oppure accentuare troppo l’aspetto simbolico fermandosi ad esso, privandolo così il testo del suo reale messaggio. Bisogna sapere trovare il giusto equilibrio per una corretta interpretazione.
In questa visione ci sono quattro personaggi principali: Dio, il Drago, la Donna e il Bambino. Per capire l’identità di questi ultimi due, sarà utile partire dal Drago. Esso è senza dubbio il simbolo del male, quel Satana presente anche nel Vangelo. La figura del drago si collega direttamente al “serpente antico” del Genesi, a cui si fa esplicito riferimento nel verso 9. Sarà bene riportare quel passo:

“Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Genesi 3, 15)

Le analogie ci sono tutte: la donna, il drago/serpente, la stirpe della donna. La visione sembra quindi la realizzazione profetica della guerra fra il serpente e la Donna e della vittoria di quest’ultima (tramite la sua discendenza, cioè tramite il figlio). Passiamo ora al bambino. L’identificazione del “figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro” non appare difficile. Trattasi inequivocabilmente del Messia, anche per il riferimento allo scettro di ferro di cui parla un salmo:

“Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai”
(Salmi 2, 8-9)

È un Salmo, questo, che parla esplicitamente del Messia che dovrà venire. Per cui non sembrano esserci dubbi. Il bambino è il promesso Messia “nato da donna”, quel Gesù di cui si parla alla fine del capitolo. Un’interpretazione questa in nulla ostacolata da elementi che possono risultare contrastanti con le narrazioni evangeliche, come l’immediata ascensione del bambino verso Dio e cioè, si presume, verso il Cielo. Questo perché si tratta, per l’appunto, di una visione profetica e allegorica che non ha la pretesa di essere una ricostruzione dei fatti evangelici. Se, quindi, l’identificazione del bambino con il Messia, e quella del drago con Satana non crea difficoltà resta, però, da approfondire la figura della donna. Quest’ultima interpretazione sembra fondamentale per la comprensione di tutto il testo, perché la visione inizia con il segno grandioso della donna. Ed è lei l’unico personaggio che attraversa tutta la visione: dall’inizio alla fine. Per questo sulla figura della donna non si sono risparmiate innumerevoli interpretazioni, da chi la identifica come il Popolo Eletto a chi la guarda come una figura personificata della Chiesa. Probabilmente nessuna delle varie interpretazioni è errata, alcune possono sussistere senza escludersi a vicenda. Eppure nessuna delle due che abbiamo prospettato (che sembrano essere fra le più comuni) calza perfettamente e fino in fondo. La donna può essere vista come l’immagine del Popolo eletto che dà alla luce il Messia. Però la donna continua ad avere un ruolo anche dopo la sconfitta del drago per mezzo dell’Agnello, eppure a questo punto il Popolo eletto avrebbe dovuto esaurire il suo ruolo. Allo stesso modo la donna può essere vista come immagine della Chiesa gloriosa, eppure non è la Chiesa che ha generato Cristo: è il contrario. L’identificazione con la Chiesa meglio si accorda con l’ultima parte della visione, ma fino a un certo punto. Perché? Perché alla fine il drago non può nulla contro la donna e per questo si scaglia contro la sua discendenza. Con la donna la lotta è finita, si evince quasi che il suo ruolo terreno sia finito. Invece Satana può ancora attaccare la Chiesa, anche se non può prevalere. E poi quale sarebbe questa discendenza della Chiesa? Bisognerebbe quindi ipotizzare un doppio significato simbolico della donna: il Popolo Eletto, nella prima parte, per poi diventare la Chiesa (nella seconda). Possibile, anche se nel testo la donna resta sempre la stessa. Inoltre, anche volendo assumere la “doppia interpretazione”, resta il problema del finale e della discendenza. Il testo fa intendere che la guerra intrapresa dal drago contro la discendenza della donna sia la vendetta per la vanificazione dei suoi attacchi. Per cui la donna sembra avere terminato il suo ruolo terreno e la sua personale battaglia, ora affidata alla sua discendenza.

Forse si può provare, senza escludere del tutto questa precedente, ad assumere anche un’interpretazione molto più semplice e senza ambiguità. La visione parla del Messia e della sua nascita da una donna. Nulla vieta, se non un giudizio aprioristico, di vedervi la madre di Cristo, la quale sarebbe così la Donna della profezia del Genesi dalla quale sarebbe nata la discendenza destinata alla vittoria (nella figura, quindi, del Figlio-Messia). La quale non esaurisce il suo ruolo con la nascita di Cristo, visto il perdurare dell’inimicizia con il serpente che continua ancora ad avventarsi contro di lei. La visione la presenta però come inattaccabile per la protezione di Dio, per cui il drago muove guerra contro il resto della sua discendenza. Un’espressione, quest’ultima, a nostro parere molto significativa. Perché il Cristo è il prodotto della discendenza della donna che avrebbe sconfitto il drago. Tuttavia anche Cristo ha dato una discendenza con la Chiesa, e contro di questa continuerà fino alla fine la persecuzione del drago sulla Terra. Non più direttamente contro il Messia, né contro la donna. Sembra molto più logico vedere la Chiesa in “quel resto della sua discendenza” che porta la testimonianza di Gesù, che non altrove.

Se, nonostante le discrepanze, si può ritenere giusta l’interpretazione della donna come immagine del Popolo eletto dei tempi messianici bisogna notare che invece l’identificazione con Maria, madre di Cristo, non trova nessun ostacolo. Anzi quest’ultima sembra l’interpretazione meno artefatta e quindi quella più vicina alla realtà. Ci sono ancora altri indizi che possono confermare questa interpretazione, come l’appellativo di “donna”, che è lo stesso col quale Giovanni si riferisce a Maria nei Vangeli (nell’episodio di Cana e sotto la croce). L’identificazione con Maria permette anche di capire meglio le caratteristiche della donna dell’Apocalisse. IL FATTO CHE SIA “VESTITA DI SOLE” SI PUÒ FORSE COLLEGARE AL FATTO CHE MARIA SIA LA MADRE DEL “SOLE DI GIUSTIZIA” DI CUI PARLA MALACHIA (CAP. 3, 20) (vedere la nota) per cui lei è rivestita di quello stesso splendore. Quello che si pone sotto i piedi è, solitamente, qualcosa che è stato sconfitto. La Luna può simboleggiare il passaggio delle stagioni, ovvero il tempo e quindi la morte. Il fatto che sia sotto i piedi della donna sembra indicare la compartecipazione di Maria alla sconfitta della morte operata da Cristo.

Questo episodio dell’Apocalisse non fa che confermare quello che appariva implicito già nei Vangeli. Ovvero un ruolo, quello di Maria, non ridotto a quello di un “utero in affitto” usa e getta ma a qualcosa di molto più grande. Maria non solo ha dato alla luce il Messia, ma lo ha accompagnato nella sua dolorosa missione prendendovi parte anche lei in modo del tutto particolare; prima ma anche dopo la morte del Cristo. Per questo la vediamo nell’Apocalisse come una splendida regina, coronata di dodici stelle, simbolo delle dodici tribù di Israele, e in veste vittoriosa rispetto al nemico. Il fatto che poi il drago si rivolga contro il resto della sua discendenza, cioè la Chiesa, conferma anche il titolo di “Madre della Chiesa”. Tutto questo non mette affatto in ombra la figura del Cristo. Anzi, senza una corretta mariologia, non si può sviluppare una corretta cristologia. Lo vedremo, con qualche esempio, in ulterirori interventi.

http://ettorebarra.blogspot.it/2009/01/la-donna-dellapocalisse.html