21 marzo 2013

Chi finanziò la “spedizione dei mille”?: la massoneria inglese

Scopo: “colpire il papato nel suo centro temporale, cioè l’italia, agevolando così la formazione di uno stato laico e protestante”.

L'OMAGGIO A ROMA SUL GIANICOLO DELLA MASSONERIA ITALIANA, SOTTO IL MONUMENTO A GARIBALDI.
OMAGGIO DEDICATO AL GRAN MAESTRO GIUSEPPE GARIBALDI PER IL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA

Massimo d’Azeglio, l’ex Primo Ministro del Regno di Sardegna e amico intimo di Cavour, scrisse il 29.09.1860:
“Chi vuol capire capisca: come sia possibile che 1000 uomini così facciano fronte ad un esercito di 100.000 uomini di un Regno di 6 milioni di persone, con soli 8 morti e 18 feriti!?
Quella vittoria, quella annessione del Sud d’Italia, non sarebbe razionalmente spiegabile se non facendo ricorso ad un enorme finanziamento”.

La versione ufficiale era che Nino Bixio aveva dato direttamente a Garibaldi, all’imbarco della spedizione, £. 20.000. Dobbiamo aspettare il 1988 per avere la confessione ufficiale dei capi della massoneria italiana circa il reale finanziamento della Spedizione dei Mille: “Garibaldi ricevette in realtà 3 milioni di franchi francesi in piastre d’oro turche, moneta allora molto apprezzata in tutto il Mediterraneo (paragonabili per valore ad altrettanti euro attuali); una somma enorme, che solo un governo poteva pagare. Infatti proveniva proprio dal governo inglese!”, cioè proprio dalla prima potenza imperiale del mondo.

Ma quale era il fine di un così forte finanziamento inglese a Garibaldi? Lo scopo - ammette il massone Giulio Di Vita nel suo testo Finanziamento della spedizione dei Mille (1988) - era quello di “COLPIRE IL PAPATO NEL SUO CENTRO TEMPORALE, CIOÈ L’ITALIA, AGEVOLANDO COSÌ LA FORMAZIONE DI UNO STATO LAICO E PROTESTANTE”.

In questo modo, tra l’altro, l’Inghilterra non solo promuoveva la formazione di uno stato unitario laico ma delimitava enormemente anche la sfida della potenza francese.

A questo enorme finanziamento inglese si aggiunsero inoltre molte altre collette (massoniche) di coloro che appoggiavano questo progetto, in Europa e perfino in America.

Cosa fece Garibaldi in Sicilia con tutto quel denaro? Letteralmente la comprò, convincendo molti dignitari borbonici a passare dalla sua parte. Anche la già citata e inspiegabile resa di Palermo a Garibaldi (armistizio firmato ancora su una nave inglese) sarebbe stata ottenuta con molte di tali “piastre d’oro” versate al generale napoletano Ferdinando Lanza.

Avvenne inoltre che il poeta Ippolito Nievo, capo dell’Intendenza, mentre trasportava da Palermo a Napoli la documentazione di quei soldi per la conquista della Sicilia, naufragò; tale misterioso naufragio, che ha trasportato in fondo al mare una documentazione così compromettente non solo per Garibaldi ma ovviamente per lo stesso Regno di Sardegna che lo aveva appoggiato, come pure per moltissimi dignitari dello stesso Regno borbonico che si erano lasciati così facilmente comprare, fu quasi certamente doloso.

Mentre la borghesia e aristocrazia del Sud d’Italia venne così facilmente conquistata dall’invasore piemontese, a suon di “piastre d’oro”, il popolo meridionale vi si oppose drasticamente, anche dopo la capitolazione del re Francesco di Borbone nel 1860. Per questo si uccisero 5.212 “briganti” (cioè coloro che si opponevano in armi a tale invasione piemontese) e altri 5.000 furono arrestati; ma anche tra la popolazione civile furono uccise 20.000 persone, comprese donne e bambini.

Non a caso, ad unità d’Italia in tal modo realizzata, il nuovo Stato (italiano) dovette dispiegare nel meridione un esercito di 120.000 uomini, per far fronte alle insurrezioni. Molte popolazioni furono trucidate: un genocidio che provocò più morti di tutte quelle di indipendenza assommate.

http://www.laviadellavita.it/il_risorgimento_103.html