16 marzo 2013

Anche i pastori protestanti, come anche certi loro "dottori" si ritengo infallibili (anche se non lo dicono)

nella loro interpretazione della bibbia, se sono guidati dallo Spirito Santo, come dicono, nella giusta comprensione della parola di Dio, e chiaro che neanche loro possono sbagliare. E come se si fosse sbagliato lo Spirito Santo. 

Purtroppo per loro lo spirito che li illumina non deve essere molto santo, altrimenti non si sarebbero divisi in quella babele di denominazioni dove non tutti dicono la stessa cosa....

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UN SACERDOTE RISPONDE

IN CHE COSA CONSISTE L'INFALLIBILITÀ DEL PAPA?

Quesito


Caro Padre, nel ringraziarla sempre per il suo servizio, le pongo un’altra domanda: in cosa consiste l'infallibilità Papale?
Grazie come sempre per le sue preziose risposte.
Mi ricordi nella preghiera. Grazie
Davide

Risposta del sacerdote

1. Per infallibilità papale s’intende la impossibilità da parte del papa di sbagliare quando insegna in
materia di fede e di morale.
L’infallibilità è anzitutto un carisma ed una prerogativa donata da Cristo alla Chiesa, sua sposa, perché nelle verità in ordine alla salvezza non porti i suoi membri sulla via dell'errore.
In modo particolare di questa infallibilità è investito il capo visibile della Chiesa, il Sommo Pontefice, sia quando parla da solo ex cathedra, sia quando parla in comunione col collegio episcopale tanto nel Concilio ecumenico quanto con i vescovi sparsi per tutti la terra quando convengono con lui nel ritenere definitiva una determinata dottrina (Concilio Vaticanio II, Lumen Gentium 25).

2. L’infallibilità del Papa è verità di fede sancita dal Concilio Vaticano I nel 1870.
Nella costituzione dogmatica Pastor aeternus il Concilio dichiara che “il romano Pontefice, quando parla dalla cattedra (ex cathedra), cioè, quando, adempiendo l'ufficio di pastore e di maestro di tutti i cristiani, per la sua suprema autorità apostolica, definisce che una dottrina riguardo alla fede e ai costumi deve essere tenuta da tutta la Chiesa, per l'assistenza divina a lui promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità della quale il Divin Redentore volle dotare la sua Chiesa nel definire una dottrina riguardo alla fede e ai costumi; perciò tali definizioni del romano Pontefice sono irreformabili di per sé (ex sese), non per il consenso della Chiesa”.
In altre parole, il Papa è infallibile quando, appellandosi alla propria suprema autorità apostolica, insegna come pastore e maestro di tutta la Chiesa, in materia di fede e di costumi, vincolando la fede dei credenti.
A queste precise condizioni il suo insegnamento è irreformabile di per se stesso, il che significa che non riceve la propria forza vincolante dall'accettazione da parte della Chiesa.

3. Il Concilio Vaticano I nello stesso documento ribadisce l'origine soprannaturale dell'infallibilità del Papa. Questa prerogativa di taluni suoi interventi dottrinali scaturisce da un carisma specialissimo dello Spirito Santo.
Anzi questo è il massimo carisma, perché questa forma di magistero concentra in sé - per così dire - la fede di tutta la Chiesa, di cui è espressione fedelissima, e perché è il più grande ministero a favore della comunità dei credenti.
Il Concilio Vaticano I determina anche chiaramente la natura, le condizioni, l'oggetto e il soggetto dell'insigne prerogativa pontificia. L'infallibilità non implica né ispirazione né rivelazione, ma un'assistenza divina chepreserva dall'errore il Papa quando definisce ex cathedra.
Pur godendo di tale privilegio il Pontefice non è dispensato dall'onere di un lavoro preparatorio, di studio, di ricerche e di preghiera che lo dispongano ad esercitare prudentemente il suo ufficio di maestro universale della Chiesa.

4. Il Concilio Vaticano II ha ribadito lo stesso insegnamento quando afferma che “di questa infallibilità fruisce il romano Pontefice, capo del collegio dei vescovi, in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli che conferma nella fede i suoi fratelli (Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale.
Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non per il consenso della Chiesa, perché esse sono pronunziate con l'assistenza dello Spirito Santo, promessagli nel beato Pietro, per cui esse non abbisognano di alcuna approvazione di altri né ammettono appello alcuno ad altro giudizio. Infatti allora il romano Pontefice pronunzia la sentenza non come persona privata, ma quale supremo maestro nella Chiesa universale, singolarmente insignito del carisma della infallibilità della stessa Chiesa, espone o fende la dottrina della fede cattolica” (LG 25).

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