14 gennaio 2013

Sempre riguardo a Pietro che è solo un sasso

IN RIFERIMENTO A CHI VUOL FAR CREDERE CHE IL FAMOSO VERSO "TU SEI PIETRO…. " HA UNA SCARSA VALIDITÀ IN QUANTO RIPORTATO SOLO IN UNO DEI VANGELI…
(ORA I PENTECOSTALI FANNO ANCHE LA HIT PARADE DEI VERSETTI!)  
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E A CHI VUOL METTERE IN DUBBIO CHE SANT'AGOSTINO NON RICONOSCESSE IL PAPA COME TALE NON RITENENDO LUI LA PIETRA SULLA QUALE CRISTO HA EDIFICATO LA SUA CHIESA.

Sant'Agostino, dalle sue ritrattazioni::

"21. In un passo, parlando dell'apostolo Pietro, ho detto che su di lui, come su di una pietra, è fondata la Chiesa. È l'interpretazione che vien tradotta in canto corale nei versi del beatissimo Ambrogio laddove del gallo dice: Al suo canto quello stesso che è pietra della Chiesa ha cancellato la sua colpa. So però di aver in seguito ed assai spesso interpretato diversamente le parole del Signore: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Ho inteso cioè che su questa pietra significasse: su colui che Pietro ha testimoniato con le parole: Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivo, e che PERTANTO PIETRO, per aver ricevuto il suo nome da questa pietra, RAPPRESENTASSE LA PERSONA DELLA CHIESA CHE È EDIFICATA SU QUESTA PIETRA e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non è stato detto all'Apostolo: "·tu sei pietra·", ma: tu sei Pietro. La pietra era dunque Cristo, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe il nome di Pietro."

Quindi per Sant'Agostino (che tra l'altro leggeva la Scrittura in latino non conoscendo il greco) Pietro, pur non ritenendolo più la pietra, avendo ricevuto il suo nome da Cristo che è la Pietra e per aver testimoniato il Cristo, ha ricevuto le chiavi dei Cieli.
Da notare che San'Agostino cita S.Ambrogio il quale insieme a tutta la Chiesa sosteneva che Pietro è la pietra: "È l'interpretazione che vien tradotta in canto corale…"

SANT'AGOSTINO HA MESSO IN DUBBIO IL PRIMATO DEL PAPA?

tratto da Contra epistolam Manichei, 4.5:

"Senza parlare di quella purissima sapienza presente nella Chiesa cattolica, alla cui penetrazione pochi uomini spirituali, e in verità solo in minima parte, giungono senza incertezza in questa vita, causa l’umana condizione (giacché non è la vivacità del capire che rende sicurissima la restante massa del popolo, ma la semplicità del credere); anche tralasciando di parlare di questa sapienza, che voi non credete sia presente nella Chiesa cattolica, ci sono molte altre cose che a buon diritto mi tengono nel suo grembo. Mi mantiene fermo il consenso dei popoli e delle genti; mi mantiene fermo quell’autorità avviata dai miracoli, nutrita dalla speranza, aumentata dalla carità, confermata dall’antichità; MI MANTIENE FERMO LA SUCCESSIONE DEI SACERDOTI SULLA STESSA SEDE DI PIETRO APOSTOLO, AL QUALE IL SIGNORE AFFIDÒ DI PASCERE LE SUE PECORE DOPO LA RISURREZIONE, FINO AL PRESENTE EPISCOPATO (testo latino: tenet ab ipsa sede Petri apostoli, cui pascendas oves suas post resurrectionem Dominus commendavit, usque ad praesentem episcopatum successio sacerdotum); mi mantiene fermo infine lo stesso nome di Cattolica, che, non senza un motivo, solo questa Chiesa ha ottenuto in mezzo a numerosissime eresie, per cui, benché tutti gli eretici vogliano dirsi cattolici, tuttavia se uno domanda a qualche straniero dove si riunisca la Cattolica, nessuno degli eretici ha l’ardire di mostrare la sua basilica o la sua casa. Dunque tali e tanti dolcissimi vincoli del nome cristiano mantengono rettamente fermo il credente nella Chiesa cattolica, benché - a causa della lentezza della nostra intelligenza o del demerito della nostra vita - la verità non si manifesta ancora apertamente. Ma presso di voi, dove non c’è nessuna di queste cose che mi inviti e mi trattenga, risuona solo una promessa di verità: certamente, se questa mi viene dimostrata in modo talmente chiaro che non possa essere messa in dubbio, la si deve preporre a tutte quelle ragioni, dalle quali sono trattenuto in seno alla Cattolica; ma se solo si promette, e non si dimostra, nessuno potrà allontanarmi da quella fede che lega l’animo mio con numerosi e così convincenti argomenti alla religione cristiana".

QUINDI SAN'AGOSTINO NON CI PENSAVA AFFATTO A METTERE IN DUBBIO IL PRIMATO DI PIETRO e in una sua lettera riporta anche la successione da Pietro fino al suo successore fino ai suoi tempi:

"1. 2. Se infatti si dovesse considerare la successione regolare dei vescovi che si succedono uno dopo l'altro, con tanta maggiore certezza e vantaggio dovremmo cominciare a contare dallo stesso Pietro, al quale, come rappresentante di tutta la Chiesa, il Signore disse: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non la vinceranno 5. A Pietro infatti successe Lino, a Lino Clemente, a Clemente Anacleto, ad Anacleto Evaristo, ad Evaristo Sisto, a Sisto Telèsforo, a Telèsforo Igino, a Igino Aniceto, ad Aniceto Pio, a Pio Sotère, a Sotère Alessandro, ad Alessandro Vittore, a Vittore Zefirino, a Zefirino Callisto, a Callisto Urbano, a Urbano Ponziano, a Ponziano Antero, ad Antero Fabiano, a Fabiano Cornelio, a Cornelio Lucio, a Lucio Stefano, a Stefano Sisto, a Sisto Dionigi, a Dionigi Felice, a Felice Eutichiano, a Eutichiano Gaio, a Gaio Marcello, a Marcello Eusebio, a Eusebio Milziade, a Milziade Silvestro, a Silvestro Marco, a Marco Giulio, a Giulio Liberio, a Liberio Damaso, a Damaso Siricio, a Siricio Anastasio. In questa serie di successioni non si trova alcun vescovo donatista. Ma i Donatisti all'improvviso mandarono dall'Africa un prete da loro ordinato, il quale, come vescovo d'un piccolo numero di Africani, propagò a Roma la setta chiamata dei Montesi o dei Cutzupiti". (Lettera 53)

QUINDI IL VOLER FAR CREDERE CHE SANT'AGOSTINO SIA CONTRO IL PRIMATO DI PIETRO E' SOLO DA RITENERE OPERA DI FALSARI, COSA CHE SPESSO AVVIENE QUANDO PENTECOSTALI E TDG, CITANO DAI PADRI DELLA CHIESA