30 gennaio 2013

A Gerusalemme storica rettifica su Pio XII: Si è speso per salvare gli Ebrei




La direzione del museo dell’Olocausto di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ha deciso di cambiare oggi il testo della lapide in cui si criticava l’operato del Pontefice Pio XII. Il testo in cui si attaccava il Pontefice e la Chiesa cattolica per non aver protestato contro i nazisti per lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, aveva creato nell’aprile del 2007 un incidente diplomatico. A causa del testo sulla lapide il Nunzio apostolico in Israele, monsignor Antonio Franco, aveva rifiutato di prendere parte alla cerimonia del Giorno della Memoria.
Il padre Peter Gumpel, postulatore della causa di beatificazione di Pio XII aveva ricordato che «persino lo studioso ebreo Sir Martin Gilbert, massimo storico della Shoah, ha chiesto la rimozione della lapide contro il Papa». Monsignor Antonio Franco partecipò poi alla commemorazione della Shoah quando il direttore del museo, Avner Shalev, promise che avrebbe cambiato il testo della didascalia. Nel testo sotto accusa, si sosteneva che il servo di Dio, Pio XII non avrebbe denunciato il razzismo e l’antisemitismo, non avrebbe protestato per quanto i nazisti stavano facendo contro gi ebrei, non sarebbe intervenuto quando ci fu la razzia a Roma. Nel nuovo testo invece si riconosce che già nel 1942 nel corso del radiomessaggio di Natale il Pontefice Pio XII ha ricordato le «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento».
Il nuovo testo sottolinea un numero considerevole di attività di soccorso che la Chiesa cattolica ha operato per salvare gli ebrei. Si indicano i casi in cui lo stesso Pontefice Pio XII è intervenuto per incoraggiare le attività di soccorso e salvaguardia degli ebrei. Intervistato da ZENIT il padre francescano Pierattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa ha commentato: «È una buona notizia, anche se Pio XII non diventerà improvvisamente santo per loro, ma la situazione sarà sicuramente migliore. Ora presentano il Pontefice indicando che la sua opera è ancora oggetto di grande discussione». (Tratto da ZENIT.org)

di Sergio Mora

http://www.tempi.it/a-gerusalemme-storica-rettifica-su-pio-xii-si-e-speso-per-salvare-gli-ebrei#axzz1yzcOEClN

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PIO XII
IL PAPA CHE SALVÒ
MOLTI EBREI

(a cura di Claudio Prandin)
INTRODUZIONE

ULTERIORI DOCUMENTI DIMOSTRANO CHE PIO XII SALVÒ
MOLTISSIMI EBREI DAI NAZIONALSOCIALISTI

Fonte web

The Catholic Herald riporta la scoperta nell’Archivio Segreto Vaticano di ulteriori documenti che provano l’aiuto che diede Pio XII – al secolo Eugenio Pacelli - a migliaia di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale ed evidenziano la sua ferma opposizione ad ogni forma di antisemitismo, anche prima di diventare Papa.
Le trecento pagine di documentazione, messa on line a meta febbraio, mostrano, per esempio, che Pio XII salvò 80.000 ebrei riuscendo a persuadere il Reggente d’Ungheria a non deportarli e ottenne per 12.000 di essi un visto sicuro per lasciare l’Europa per i Caraibi. I documenti, scoperti dallo storico tedesco Michael Hesemann, mostrano come Eugenio Pacelli, già come arcivescovo, intervenne sul governo tedesco per proteggere gli ebrei residenti in Palestina, sudditi – in quel momento – del governo ottomano (al tempo alleato con i tedeschi).
Nel 1917, come Nunzio di Baviera Pacelli, aiutò personalmente la World Zionist Organisation ad incontrare Papa Benedetto XV per discutere sulla patria ebraica in Palestina.
Altre pagine riguardano l’aiuto che Pio XII diede nel 1943 per salvare gli ebrei romani ospitandoli in case religiose e viene pubblicato un documento del 1939 dei servizi americani che definisce il nuovo Papa un oppositore del nazionalsocialismo e lo indica come supporter degli oppositori al regime hitleriano.
Una lettera del 1938, firmata dal cardinal Pacelli durante l’ultimo mese della sua permanenza come Segretario di Stato, prova la sua opposizione al tentativo di rendere illegale in Polonia l’uso del cibo kosher ebraico. Altri documenti dimostrano che Pio XII convinse il governo brasiliano ad accettare 3.000 ebrei e aiutò a fornire loro certificati battesimali per farli passare come "ariani".
La Pave the Way Foundation ha inoltre pubblicato alcuni video intervista che descrivono come il Papà aiutò 12.000 ebrei a scappare nella Repubblica Dominicana.
Il famoso diplomatico e storico ebreo Pinchas Lapide stima che la Chiesa Cattolica sotto Pio XII salvò tra i 700.000 e gli 850.000 ebrei dai nazionalsocialisti, la maggior parte di loro provvedendo a dargli rifugio, passaggi verso nazioni neutrali e, spesso, intervenendo anche presso le autorità delle nazioni occupate dai nazisti.
Le calunnie contro Pio XII, mostrato quasi come un proto nazista, nascono dopo il 1958 – anno della sua morte – a valle di un allestimento teatrale di Rolf Hochhuth (Il Vicario del 1963) e sono aiutate – sembra ora assolutamente dimostrato – da una campagna orchestrata dal KGB comunista sovietico.

In aggiunta al reportage del Catholic Herald sopra riportato, segnaliamo l'interessante diario dei tempi di guerra delle suore agostiniane del monastero dei SS. Quattro Coronati a Roma, da ultimo apparso sul Papa Ratzinger blog, ove potrete leggerlo. Qui ne riportiamo appena una frase:
In queste dolorose situazioni il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice.

Tornielli, ne Il Giornale del 6 marzo (link), riferisce di ulteriori documenti da cui risultanto ordini diretti del Papa per salvare gli Ebrei.


Pio XII e l'Olocausto - 1


Pio XII e l'Olocausto - 2


PIO XII AIUTÒ GLI EBREI

'evidenza storica che il Pontefice in tempo di guerra diede ordine ai
 monasteri e conventi romani di accogliere gli ebrei in fuga dai Nazisti

di William Doino Jr. - The Times - 4 Gennaio 2010

Nell'autunno del 1987, durante uno dei suoi tanti incontri con la comunità Ebraica, Papa Giovanni Paolo II tenne un importante discorso sui rapporti tra la Chiesa Cattolica Romana e l'Olocausto. Richiamando "i forti, inequivocabili sforzi dei Papi contro l'antisemitismo e il nazismo" citò la condanna del nazismo da parte di Pio XI quale "nemico della Croce di Cristo" e si spinse ad apprezzare il suo successore Pio XII: "e sono convinto che la storia rivelerà ancora più chiaramente e con maggiore convinzione quanto profondamente Pio XII sentisse la tragedia del popolo ebraico, e quanto duramente egli lavorò per assisterlo durante la Seconda Guerra Mondiale. Dieci anni più tardi, Papa Giovanni Paolo emanò un documento sull'Olocausto, "Noi ricordiamo", che ancora una volta riferiva gli atti umanitari di Pio XII e appena dopo apprezzava l'intero pontificato di Pio XII: "egli fu un grande Papa".

Poco prima del Natale, Papa Benedetto XVI ha convalidato il giudizio di Giovanni Paolo II firmando un decreto che dichiara Pio XII "Venerabile" e fancendo così avanzare la sua causa verso la Santità.

La decisione di Benedetto è certamente aperta al dibattito, ma non si è trattato, come alcuni hanno suggerito e frettolosamente affermato, di una decisione deliberatamente "insensibile". E' stato piuttosto l'esito di un processo molto approfondito.

Nel maggio 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi votò all'unanimità raccomandando che la Chiesa riconoscesse le "virtù eroiche" di Pio XII. Lo fece dopo aver considerato 3000 pagine di documentazione su ogni aspetto della vita di Eugenio Pacelli, nome di nascita di Pio XII. Molti volevano che Benedetto XVI dichiarasse Pio XII venerabile in quell'occasione, ma egli ha reistito, scegliendo invece di studiare ulteriormente la controversia personalmente.
Per due anni Benedetto ha rivisto tutta la documentazione pro e contro, ha consultato esperti storici ed archivisti vaticani (che hanno accesso a tutti i fascicoli interni su Pacelli), ha rivisto testimonianze di prima mano e appoggiato una conferenza storica di tre gioni a Roma che ha affrontato e risposto a tutte le principali accuse sul pontefice della seconda guerra mondiale. Soltanto allora Papa Benedetto ha finalmente agito, credendo Pio XII degno dell'onore. E non è il solo a pensarla così.

Il filosofo cattolico antinazista Dietrich von Hildebrand, il prete soccorritore Henri de Lubac, Michel Riquet, e Pietro Palazzi, l'assistente pontificio John Patrick Carroll-Abbing, e il diplomatico americano Harold Tittmann, fra molti altri, sono stati testimoni del fatto che Pio XII, contrariamente alla vulgata, abbia davvero "parlato ad alta voce". Palazzini, riconosciuto dallo Yad Vashem come un Giusto fra le nazioni, ha acceditato la figura di Pio XII come ispiratore delle sue azioni: "Sotto la pressione degli eventi, sebbene fossero così tragici, un uomo ha riscoperto il messaggio cristiano, che consiste nel senso di mutua carità, in base al quale è un dovere che ciascuno si incarichi della salvezza degli altri. Per riscoprire ciò, una voce spesso si è levata in mezzo al frastuono delle armi: era la voce di Pio XII".

La testimonianza di Riquet è altrettanto forte: "Pio XII ha parlato: Pio XII ha condannato; Pio XII ha agito... In mezzo a quegli anni di orrore, quando ascoltavamo la Radio e i messaggi papali, ci sentivamo in comunione col Papa, aiutando gli ebrei perseguitati e combattendo contro la violenza nazista." (Le Figaro, 4 Gennaio 1964).

Sulla scia del decreto di Benedetto, qualcuno ha cercato di spiegarne il suo annuncio, puntando sulla dichiarazione vaticana che lo ha seguito e che faceva una presunta distinzione fra la santità personale di Pio XII e le sue scelte storiche molto dibattute.

Ma una più attenta lettura di quella dichiarazione, fatta da padre Federico Lombardi, include questo pensiero chiave: "Naturalmente si tiene conto in questa valutazione delle circostanze in cui la persona ha vissuto, occorre quindi un esame dal punto di vista storico, ma la valutazione riguarda essenzialmente la testimonianza di vita cristiana data dalla persona." In altre parole, l'essere santi coinvolge in primo luogo la spiritualità personale, la fortezza, la carità e la fedeltà a Cristo - qualità che Pio ha dimostrato in abbondanza - ma include anche il giudizio storico e sulle azioni. Ciò è particolarmente vero per le azioni di Pio XII in tempo di guerra.

La sua prima enciclica, Summi Pontificatus, emanata appena dopo l'inizio della Guerra, è una bruciante condanna del razzismo e del totalitarismo e fu salutata dagli Alleati - anche se fece infuriare i Nazisti. In maniera specifica essa cita la lettera di San Paolo ai Colossesi (3:10-11), che sottolinea l'unità della famiglia umana, “qui non c'è più nè Greco, nè Giudeo.”

Agli inizi del 1940, Pio XII si confrontò personalmente col Ministro degli Esteri Tedesco Joachim von Ribbentrop, raccogliendo questo titolo sul New York Times: “ Il Papa pone enfasi sulla pace giusta: diritti degli Ebrei difesi". (14 Marzo 1940).

Le allocuzioni di Pio XII che condannano l'assassinio razziale, in particolare quella del Natale 1942 e il suo discorso al Collegio Cardinalizio del 2 Giugno 1943, provocarono i Nazisti tanto che lo marchiarono come un "portavoce dei criminali di guerra giudei", e censurarono la sua voce nelle terre occupate. Coloro che distribuivano segretamente i discorsi di Pio XII venivano arrestati e talvolta giustiziati. La Radio Vaticana svolse un ruolo chiave nella lotta all'Olocausto. Sostenuta e confortata da Pio XII, la stazione radio aiutò a rompere il muro del silenzio sui crimini nazisti in Polonia, evidenziando "l'inaccusabile testimonianza di testimoni oculari" che rivelarono che "Ebrei e Polacchi vengono ammassati in ghetti separati, chiusi ermeticamente..." (Trasmissione del 21 Gennaio 1940).

Il giornale The Palestine Post scrisse: “Nei loro sermoni, preti cattolici hanno citato l'avvertimento di Radio Vaticana che chiunque continui la persecuzione degli Ebrei è come se compisse un assassinio." (20 Settembre 1942). E queste parole inequivocabili vennero pure dalla stazione radio Vaticana: "Colui che fa distinzione fra Giudei e altri uomini è infedele a Dio ed è in conflitto con i comandamenti di Dio" (New York Times, 27 Giugno 1943).

La controversia continua a circondare la reazione di Pio XII alla retata contro gli ebrei romani dell'Ottobre 1943, ma Michele Tagliacozzo, una autorità di spicco su questa vicenda, ed egli stesso un suo sopravvissuto, ha affermato che Pio XII "fu il solo ad intervenire per impedire la deportazione degli ebrei il 16 ottobre 1943, e fece davvero molto per nascondere e salvare migliaia di ebrei. Non fu cosa di poco conto l'ordine di aprire i conventi di clausura. Senza di lui, molti di noi non sarebbero sopravvissuti."
Il 12 Marzo 1945, Radio Vaticana raccontò quanto segue di Pio XII: “Durante l'occupazione di Roma, fra l'8 settembre 1943 e il 5 giugno 1944, diede rifugio in 120 istituti femminili e 60 istituti maschili, come anche in altre case e chiese di Roma a più di 5200 ebrei che furono così in grado di sopravvivere alla paura e alla miseria. Come un padre con i suoi figli, il Papa ha in questi lunghi anni di guerra votato se stesso ad una instancabile cura..."

Nuova evidenza è anche emersa in anni recenti - lettere private di Pio XII, misure che egli prese per proteggere ebrei ed altri a Castel Gandolfo, testimonianze filmate dei suoi subordinati, che agirono su sue esplicite istruzioni per salvare coloro che erano minacciati dalla morte; diari di religiosi che rivelano il suo supporto agli ebrei di Roma perseguitati e rivelazioni sugli sforzi di Pio XII per rovesciare Hitler.

Il Vaticano ha già reso disponibile una enorme quantità di importanti archivi di guerra (ampiamente... non letti, purtroppo); ma poichè qualcuno deve essere ancora catalogato e rilasciato, molte persone, inclusi alcuni che supportano la causa di Pio XII, pensano che sarebbe stata preferibile la loro pubblicazione prima di andare avanti verso il prossimo passo della causa di Santificazione di Pio XII. Non è una richiesta irragionevole, specialmente dal momento che il Papa e il Vaticano sono completamente fiduciosi sul fatto che ciò che resta ancora in archivio potrà solo rilanciare la reputazione di Pio XII.
Nel 1946, sulla scia dell'Olocausto, la Conferenza delle Relazioni Ebraiche pubblicò dei Saggi sull'Antisemitismo, un libro che non risparmiava pugni su come questo malvagio pregiudizio abbia pouto infettare la civiltà, inclusi alcuni cristiani, che hanno tradito gli insegnamenti della loro fede. L'editore del libro, il Professor Koppel Pinson, ripensando alla documentazione del papato in tempo di guerra fece questa dichiarazione:

“Possiamo concordare o meno sulle linee generali della politica vaticana. Ma questo fatto è molto più indiscutibile: mai il papato ha parlato in maniera così inequivocabile contro il razzismo e l'antisemitismo come nelle parole e nelle azioni dell'attuale pontefice, Pio XII, e del suo predecessore, Pio XI."

Si invochi pertanto la storia per valutare Pio XII, ma prima la si consulti, e dopo si passi al giudizio.

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PIO XII COME “GIUSTO FRA LE NAZIONI”?

Il professor Ronald Rychlak difende il Papa
della Seconda Guerra Mondiale

JACKSON (Mississippi, U.S.A.), martedì, 17 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Nonostante quanto affermano alcuni critici moderni, Papa Pio XII è stato protagonista di molteplici azioni contro la campagna nazista antiebraica.

E’ quanto sostiene Ronald Rychlak, consigliere della delegazione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, professore di Diritto dell’Università del Mississippi e autore del libro “Righteous Gentiles: How Pope Pius XII and the Catholic Church Saved Half a Million Jews from the Nazis” (“Gentili giusti: come il Papa Pio XII e la Chiesa cattolica hanno salvato mezzo milione di ebrei dai nazisti”, Spence). 

In un’intervista rilasciata a ZENIT, Rychlak ha illustrato alcune delle informazioni raccolte in difesa di Pio XII e della Chiesa e le argomentazioni con cui è possibile rispondere alle accuse.

In cosa si differenzia questo libro rispetto a quelli scritti in precedenza in difesa di Papa Pio XII? Quali nuove informazioni rivela?

Rychlak: Nel libro “Righteous Gentiles” cerco di rispondere direttamente alle argomentazioni poste dagli accusatori di Pio XII e della Chiesa cattolica durante l’epoca nazista. Un’impostazione, questa, che ho volutamente omesso nel mio ultimo libro, “Hitler, the War, and the Pope”, nel quale ho voluto solamente esporre i fatti cronologici così come si sono verificati.

Il filosofo Michael Novak, autore dell’introduzione a “Righteous Gentiles”, ha rilevato che nel corso degli ultimi cinque anni sono stati scritti così tanti libri ed articoli contro la Chiesa che un libro che tentasse di rispondere alle accuse avanzate era diventato necessario.

Ed è questo ciò che ho tentato di fare con questo libro: affrontare ogni e ciascuna delle argomentazioni che sono state mosse contro l’atteggiamento di Pio XII e della Chiesa cattolica durante l’Olocausto.

Per quanto riguarda le novità, il primo capitolo di “Righteous Gentiles” rivela 18 nuovi elementi, emersi negli ultimi anni. Ciascuno di questi contribuisce positivamente all’immagine di Pio XII e della Chiesa cattolica.

Il libro riporta anche argomenti su Pio XII, il clero tedesco e altri soccorritori provenienti da tutta Europa, che non sono stati trattati in altri libri scritti in difesa di Pio XII.

Qual è stata la reazione di Pio XII e della Chiesa cattolica all’aggressione nazista?

Rychlak: L’azione di Pio XII è stata molteplice. Egli ha messo a disposizione in tutta Roma strutture per distribuire cibo e assicurare riparo e vestiario a tutti coloro che ne avessero bisogno. Si è anche pronunciato più volte contro i nazisti e in difesa degli ebrei.

Nella sua prima enciclica “Summi Pontificatus”, diffusa appena qualche settimana dopo lo scoppio della guerra, egli menziona espressamente gli ebrei e fa appello alla solidarietà tra tutti coloro che professano la fede in Dio. Le forze alleate ne hanno poi lanciato migliaia di copie dietro le linee del nemico per motivi propagandistici.

Nel suo discorso di Natale del 1942, Pio XII ha parlato in difesa delle “delle centinaia di migliaia di persone che, senza la minima colpa da parte loro, ma semplicemente perché appartengono a una certa razza o a una certa nazionalità, sono votate alla morte o a un deperimento progressivo”.

Nella sua enciclica del 1943 “Mystici Corporis Christi” ha spiegato che “noi stringiamo al nostro cuore paterno i popoli di qualsiasi Nazione”, ed ha proseguito dicendo che Cristo, con il suo sangue, ha unificato ebrei e cristiani “annullando nella Sua carne la parete intermedia con la quale i due popoli eran divisi”.

Pio XII si è avvalso anche dei suoi rappresentanti in tutta Europa per intervenire in difesa delle vittime ebree. Ha inviato telegrammi pubblici per deprecare la collaborazione dei Governi e per commiserare i perseguitati.

Ha istituito una Commissione pontificia dedita all’aiuto, grazie alla quale sono stati distribuiti cibo, medicinali e vestiario in 40 Paesi durante la guerra, ed ha creato l’Ufficio informazioni del Vaticano per dare informazioni sui dispersi, senza alcuna discriminazione in base a razza, religione o nazionalità.

Molti volontari cattolici si sono fatti coraggio grazie ai continui appelli in favore degli ebrei andati in onda sulla “Radio Vaticana”. Alcuni volontari hanno persino raccontato di aver ricevuto richieste dirette da parte del Papa per portare aiuto agli ebrei perseguitati.

La posizione del Papa e la sua intenzione di animare la resistenza erano una realtà ben compresa durante la guerra. Il New York Times ha sostenuto che grazie a lui “nascondere qualcuno che si trovava in fuga era diventata la cosa da fare”.

La Congregazione delle cause dei santi, in seguito ad un’indagine sulla vita di Pio XII durata 39 anni, ha concluso che l’unico modo per salvare gli ebrei era usare “metodi segreti ed efficaci per dare loro rifugio, cibo e vestiario, e farli arrivare a Paesi neutrali. Pio XII ha fatto questo in modo ineguagliato da qualunque Stato o organizzazione”.

Cosa è emerso dal suo studio degli archivi della Chiesa, soprattutto dal rapporto riservato del Vaticano su Pio XII?

Rychlak: Sono riuscito a prendere visione di alcuni documenti per la prima volta nel marzo del 2003 quando mi sono recato a Roma per la recente apertura degli archivi vaticani. Sono poi tornato a Roma nell’aprile 2004, poiché mi era stato dato accesso straordinario al rapporto ancora riservato – la “positio” – preparato da alcuni storici per la Congregazione per le Cause dei Santi.

Questo lavoro di otto volumi include testimonianze giurate di un centinaio di persone che conoscevano Pio XII. Prende in rassegna anche i lavori di altri studiosi – a favore e contro – e dà uno sguardo alle vittime, ai soccorritori e ai nazisti.

Sulla base di questi dati e applicando una normale ragionevolezza nell’analizzare la sua leadership – a differenza dei metodi spesso falsi e tendenziosi di molti critici –, il rapporto propone un quadro ben fondato di una vita di virtù esercitate in grado eroico.

Per quale motivo così tanti studiosi e critici cercano di dipingere un Pio XII complice delle atrocità naziste?

Rychlak: La “positio” conclude che è in atto una campagna diretta a denigrare la personalità e il lavoro di Pio XII. Non credo che questa sia frutto di una campagna orchestrata da critici che lavorano in modo coordinato.

Piuttosto, molti di questi critici condividono la visione di un mondo che rema contro la Chiesa cattolica e hanno tentato di proporre la loro teoria per screditare la Chiesa e denigrare il Papa Pio XII.

Se si legge fino in fondo gran parte di questi libri, si vedrà che gli autori sono critici non solo su Pio XII, ma anche su Papa Giovanni Paolo II, sulle posizioni espresse dal Cardinale Ratzinger o Papa Benedetto XVI, sulle tradizioni cattoliche della supremazia papale, del sacerdozio riservato ai maschi e soprattutto degli insegnamenti della Chiesa sulla morale sessuale.

In questo senso, poiché è la Chiesa cattolica la voce principale che proclama il concetto di verità assoluta, è questa ad essere l’obiettivo primario, e non Pio XII o qualsiasi altra personalità.

Quali fatti possono essere citati dai cattolici per rispondere alle critiche rivolte contro il comportamento di Pio XII e della Chiesa durante la seconda guerra mondiale?

Rychlak: Molti dei fatti, tra cui l’offerta di rifugio, cibo e vestiario agli ebrei di Roma, sono ben noti. Lo stesso vale per le sue dichiarazioni pubbliche e l’offerta di oro come riscatto per impedire ai nazisti di deportare gli ebrei romani. Le proteste diplomatiche e le trasmissioni radiofoniche, invece, non sono altrettanto conosciute, ma sono ugualmente importanti.

Alcuni dati scoperti ultimamente sono riportati nel libro “Righteous Gentiles”, tra cui alcune lettere di Pio XII contenenti soldi destinati ad essere usati in aiuto agli ebrei internati.

C’è anche una lettera del 1933 dell’allora Segretario di Stato Eugenio Pacelli – futuro Pio XII – con cui egli dà istruzioni al rappresentante della Chiesa in Germania per intervenire presso il Governo nazista in merito agli “eccessi antisemiti in Germania”.

Nel 1923 Pacelli – allora rappresentante della Santa Sede in Germania – scrisse a Roma affermando che “i radicali di estrema destra e i seguaci di Hitler” stavano perseguitando cattolici ed ebrei.

Egli lodava il “colto e zelante” Arcivescovo di Monaco che era stato aggredito dai nazisti perché “aveva denunciato le persecuzioni contro gli ebrei”.

Perché far luce sulla figura di Pio XII è importante per il futuro dei rapporti tra cattolici ed ebrei?

Rychlak: Ebrei e cattolici negli ultimi anni hanno compiuto un cammino di avvicinamento tra loro, ma la questione è rimasta come scoglio insuperabile. È un peccato perché per altri versi abbiamo così tanti elementi e punti di vista in comune… Dobbiamo raggiungere la verità anche perché questa ci consentirà di unire i nostri sforzi e di condividere i nostri patrimoni spirituali.

È precisamente questo e non una revisione del magistero cattolico o della dottrina sociale il risultato importante che deve venire da una ricerca onesta sulla Chiesa cattolica nell’epoca nazista.

Per quali motivi ritiene che gli ebrei dovrebbero insignire Pio XII del titolo di “Giusto fra le Nazioni”?

Rychlak: Sin dal 1963 una commissione guidata da un giudice della Corte Suprema israeliana è stata incaricata di assegnare il titolo di “Giusto fra le Nazioni”.

In genere, se un non ebreo ha rischiato la propria vita, libertà e sicurezza per salvare uno o più ebrei dalla minaccia di morte o di deportazione senza chiedere compenso in denaro può essere insignito del titolo di “Gentile giusto” (o “Giusto fra le Nazioni”).

Come da lungo tempo sostiene il rabbino David Dalin, basandosi sui dati che anche noi possediamo, il Papa Pio XII merita pienamente questa designazione. A mio avviso una tale designazione porrebbe fine una volta per tutte alla controversia e potrebbe sanare le divisioni.

L’Olocausto ha rappresentato un’epoca orribile della storia dell’umanità. Il modo migliore per assicurare che non si ripeta è trattare i fatti con la massima onestà.

Le vittime di quell’epoca hanno ringraziato Pio XII, i soccorritori ne hanno tratto ispirazione e coraggio e i nazisti lo hanno detestato. Coloro che tentano di scrivere una storia diversa ignorano questi fatti.

Mi auguro che il libro “Righteous Gentiles” possa contribuire in qualche modo al recupero della verità.


PIO XII NEMICO DEGLI EBREI?

Leggete alcune testimonianze in proposito...
«L’elezione del cardinale Pacelli non è accettata con favore dalla Germania perché egli si è sempre opposto al nazismo»

Berliner Morgenpost(organo del movimento nazista), 3 marzo 1939.

«In una maniera mai conosciuta prima il papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo ... Inoltre egli ha parlato chiaramente in favore degli ebrei»
Rapporto della Gestapo riportato nel servizio "Judging Pope Pius XII", Inside the Vatican, giugno 1997, p. 12.

«Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell’arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l’ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente».

Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, p.40.

«Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista».

Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma.

«Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti».

Gideon Hausner procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, il 18 ottobre 1961.

«I ripetuti interventi dei Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo".

Rabbino Maurice Perizweig, direttore del World Jewish Congress

«Quando il terribile martirio si abbattè sul nostro popolo, la voce dei Papa si elevò per le sue vittime. La vita dei nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. ( ... ) Piangiamo un grande servitore della pace».

Golda Meir, 8 ottobre 1958

«Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato centinaia di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero»

Dichiarazione del gran Rabbino di Danimarca, dott. Marcus Melchior, riportata da KNA (agenzia di stampa danese), dispaccio n. 214, 5 novembre 1963

«Nel Talmud è scritto: “chi salva una vita salva il mondo intero” ebbene più che ogni altro nel Ventesimo secolo Pio XII ha rispettato questa indicazione. Nessun altro Papa è stato così magnanimo con gli ebrei. L’intera generazione dei sopravvissuti all’Olocausto, testimonia che Pio XII fu autenticamente e profondamente un “giusto”». Con queste parole si conclude un lungo articolo scritto dal Rabbino David Dalin sulla rivista statunitense «The Weekly Standard». David Dalin è un personalità di spicco del mondo ebraico statunitense, uno dei suoi libri «Religion and State in the American Jewish Experience» è stato indicato come uno dei migliori lavori accademici del 1998. Rabbino a New York Dalin ha tenuto diverse conferenze sui rapporti ebraico cristiani nelle Università di Hartford Trinity College, George Washington e Queens College di New York. La rivista «The Weekly Standard» è espressione dell’élite neoconservatrice americana. Dalin sostiene che molti dei libri pubblicati recentemente rivelano una scarsa comprensione di come Pio XII fosse un oppositore del nazismo e di quanto fece per salvare gli ebrei dall’olocausto. A questo proposito il rabbino di New York cita una grande numero di fatti, documenti, dichiarazioni e libri.
«Pio XII fu uno dei personaggi più critici del nazismo - ha scritto Dalin- Su 44 discorsi che Pacelli pronunciò in Germania tra il 1917 ed il 1929, quaranta denunciano i pericoli dell’emergente ideologia nazista. Nel marzo del 1935 scrisse una lettera aperta al Vescovo di Colonia chiamando i nazisti “falsi profeti con la superbia di Lucifero”. Nello stesso anno denunciò in un discorso a Lourdes le ideologie “possedute dalla superstizione della razza e sangue”. La sua prima enciclica “Summi Pontificatus” del 1939 fu così chiaramente anti razzista che aerei alleati ne lanciarono migliaia di copie sulla Germania nel tentativo di istigare un sentimento anti nazista».
In merito a coloro che si sono lamentati chiedendo che Pio XII avrebbe dovuto parlare più forte contro il nazismo, Dalin riporta le parole di Marcus Melchior il rabbino capo di Danimarca, sopravvissuto alla Shoah, il quale ha detto: «Se il papa avesse parlato Hitler avrebbe massacrato molti di più dei sei milioni di ebrei e forse 10 milioni di cattolici» E Kempner, pubblica accusa per gli Stati Uniti al Processo di Norimberga ha aggiunto: «Ogni azione di propaganda ispirata dalla Chiesa cattolica contro Hitler sarebbe stata un suicidio e avrebbe portato all’esecuzione di molti più ebrei e cristiani». Circa l’opera di assistenza agli ebrei il rabbino Dalin ha ricordato che: «Nei mesi in cui Roma fu occupata dai nazisti Pio XII istruì il clero a salvare gli ebrei con tutti i mezzi. Il cardinale Boetto di Genova da solo ne salvò almeno 800 Il Vescovo di Assisi trecento. Quando al cardinale Palazzini fu consegnata la medaglia dei Giusti per aver salvato gli ebrei nel Seminario Romano, egli affermò: “Il merito è interamente di Pio XII che ordinò di fare ogni cosa nelle nostre possibilità per salvare gli ebrei dalla persecuzione”. L’opera di assistenza di Papa Pacelli era così nota che nel 1955 quando l’Italia celebrò il decimo anniversario della Liberazione, l’Unione delle Comunità Israelitiche proclamò il 17 aprile «Giorno della gratitudine” per l’assistenza fornita dal Papa durante il periodo della guerra. Dalin conclude il suo articolo affermando che «contrariamente a quanto scritto da John Cornwell secondo cui Pio XII fu il papa di Hitler, io credo che papa Pacelli fu il più grande sostenitore degli ebrei».

Rabbino di New York chiede che Pio XII venga riconosciuto come “Giusto”
 

APPROFONDIMENTO





Ancor prima che Pio XII morisse, nel 1958, in Europa già veniva messa in circolazione l’accusa — un pezzo classico della propaganda comunista contro l’Occidente — che il suo pontificato era stato favorevole ai nazisti. Dopo la morte del Papa l’accusa venne sommersa da un’alluvione di omaggi tanto da parte di ebrei quanto di gentili, per riaffiorare in occasione della prima, nel 1963, de Il Vicario (1), il dramma di uno scrittore tedesco di sinistra — già membro della Hitlerjugend, la "Gioventù hitleriana" — di nome Rolf Hochhuth. ....


Il Talmud insegna che "chiunque salva una vita è considerato dalla Scrittura come se avesse salvato il mondo intero". Pio XII ha adempiuto questo detto più di ogni altro leader del secolo XX, quando fu in gioco la sorte dell'ebraismo europeo. Nessun altro papa è stato così largamente apprezzato dagli ebrei, ed essi non si sbagliarono. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti all'Olocausto, attesta che Pio XII fu genuinamente e profondamente un Giusto fra le Nazioni.(Rabbino David G.Dalin, Pius XII and the Jews. A defense, in "The weekly Standard", vol.6, n.23, New York, 26-2-2001). .... E', questa, una storia curiosa e per molti aspetti incomprensibile. Alla fine della Seconda guerra mondiale, come ancora alla sua morte, avvenuta nel 1958, i riconoscimenti che gli ebrei tributarono a Papa Pio XII, la gratitudine che gli manifestarono, la stima della quale lo gratificarono, furono.... (molti ma dopo la musica è cambiata.. Perchè? ndr) ....


Su questo argomento molto è stato scritto e tuttora se ne fa oggetto di discussioni e polemiche. Ritengo necessario parlarne un po' diffusamente, proprio perché i giudizi critici della stampa italiana ed estera a proposito del Documento vaticano Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah del 16 marzo 1998, rilevano "limiti" e "silenzi" proprio sull'operato di Pio XII negli anni della persecuzione nazista.


http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/pio_xii_ebrei.htm