12 novembre 2012

Ma come... i "rinati"???? .... non solo un loro "pastore" di pecore morte abusa di una minorenne....

il massimo della perversione: oltre che minorenne e' anche minorata mentale!

porci?.... forse si offende la "categoria"....     

Dieci anni per aver abusato di una giovane adepta, all'epoca dei fatti appena 13enne: è una condanna che va oltre la pena richiesta dal pm quella che il tribunale ha inflitto ad Eliseo Capriotti, 54enne teramano predicatore evangelico.

La pubblica accusa (il pm Laura Colica) di anni ne aveva chiesti otto con l'aggravante di fatti commessi da un ministro di culto. I giudici del collegio (presidente Giovanni Spinosa, a latere Angela Di Girolamo e Ileana Ramundo) hanno escluso questa aggravante, condannandolo anche al risarcimento di 300mila euro alla parte civile. Per alcuni episodi i giudici hanno stabilito di non doversi procedere perchè ormai prescritti. La sentenza di primo grado, emessa ieri mattina dopo circa un'ora di camera di consiglio, molto probabilmente verrà impugnata in appello dai difensori dell'uomo (Gennaro Lettieri e Fabrizio Acronzio).

L'uomo, che ha scelto di non comparire davanti ai giudici, tramite i suoi difensori ha sempre respinto tutte le accuse di violenza sessuale. Sono state acquisite le sue dichiarazioni rese al pm nella fase delle indagini preliminari. La ragazza, oggi madre, si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Ernesto Bucci del foro di Taranto. I fatti, secondo l'accusa, si sarebbero verificati tra il 1998 e il 1999 nella sede teramana del gruppo religioso, all'epoca una palazzina di via Pigliacelli.


La vittima li ha raccontati personalmente in una drammatica udienza. Ha ricordato di quando, 13enne e appena guarita da un tumore, venne mandata dai genitori dai confratelli teramani. Qui, secondo il suo racconto, più volte avrebbe subito le attenzioni particolari di Capriotti, che un paio di volte avrebbe tentato di violentarla senza riuscirvi masturbandosi ripetutamente davanti a lei e spesso svegliandola durante la notte. L'accusato, secondo la vittima, l'avrebbe costretta al silenzio minacciandola in vari modi (prima «Se racconti qualcosa a qualcuno ti ammazzo», poi «Io sono un predicatore, se mi denunci non ti crede nessuno. Ti cacciamo dalla comunità e ti separiamo dalla tua famiglia»).

La tensione nella ragazza era salita al punto tale da procurarle un emiparesi e un ricovero nel reparto di neurologia. Poi, la svolta. La giovane riesce ad allontanarsi dalla comunità teramana, riprende gli studi in Puglia e nel 2003 si sposa. Quando diventa madre, decide («perché anche mio figlio dovrà crescere nella comunità») di denunciare l'uomo. Ne parla ai familiari, racconta quello che è successo, li convince ad aiutarla. Raggiunge Teramo, contatta Capriotti con una scusa, lo vede con un registratore acceso addosso e lo fa parlare. «Prega per me, ho sbagliato», le avrebbe detto l'uomo in quel colloquio. Una registrazione diventata uno dei capisaldi dell'accusa, sottoposta anche ad una perizia. Ieri alla lettura della sentenza in aula c'era solo la donna.