23 giugno 2016

Sandro Magister combatte anche Benedetto XVI: «ha messo sottosopra la Chiesa»

PROFETICAMENTE DISSE PAOLO VI NEL 1972: «da qualche fessura sembra sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale....."
vatican.va

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«La rivoluzione di papa Francesco sta mettendo sottosopra la Chiesa. Ma anche il suo mite predecessore di nome Benedetto non è da meno». Comincia così ciò che era inevitabile: gli antibergoliani non possono che scoprirsi anche antiratzingeriani. Ad uscire finalmente allo scoperto, in questo caso, è stato Sandro Magister, vaticanista del noto settimanale anticlericale l’Espresso.
Nel giugno 2015, Magister è stato sospeso dalla Sala stampa del Vaticano per aver violato l’embargo sull’enciclica Laudato si’, diffondendo prima del permesso la bozza del documento: «una iniziativa scorretta, fonte di forte disagio per moltissimi colleghi giornalisti e di grave turbamento del buon servizio di questa sala stampa», ha scritto padre Federico Lombardi. Magister non rilasciò dichiarazioni ma, da allora, ha amplificato la sua battaglia mediatica anti-Bergoglio, alla quale dedica tutto se stesso con quotidiano impegno.
Favorevole al sacerdozio femminile e ridicolizzatore di San Giovanni Paolo II («Il guaio, per lui, è che c’è chi lo prende in parola»diceva del Papa polacco), come abbiamo segnalato, oggi il giornalista Magister è curiosamente visto dal mondo tradizionalista come l’araldo del vero cattolicesimo. Di fatto, è la musa ispiratrice dei quotidiani vaneggiamenti di Antonio Socci, altro noto antipapista italiano. Il secondo cita continuamente il primo, mentre Magister lo ignora da sempre. Anzi, ha perfino ampiamente confutato uno dei tanti complotti socciani, quello del Conclave invalido del 2013. Ovviamente è stata l’unica volta in cui Socci ha preferito non citare il pensiero del fido Magister.
L’antipapismo si autoalimenta in modo incessante sui social network, anche grazie alla complicità e alla stretta alleanza con il folto -seppur in via d’estinzione-, gruppo di sedevacantisti, rimasti all’ultimo pontefice valido: Pio XII. Se c’è, però, una cosa che manda velocemente in fumo il loro estenuante lavorio quotidiano, è la fedeltà e l’unitàche i fedelissimi vescovi, cardinali e teologi di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II mostrano continuamente a Papa Francesco. Parliamo, ad esempio, del card. Angelo Scola, primo sostenitore della contestata (almeno in certi ambienti) Amoris Laetitia, nella quale, ha scritto, Francesco «ribadisce con chiarezza la verità del matrimonio indissolubile nel suo senso cristologico (come segno oggettivo dell’amore di Cristo per la Chiesa) ed antropologico (come espressione del desiderio del “per sempre” radicato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna)». Posizione simile a quella all’arcivescovo ratzingeriano Luigi Negriper il quale -sempre a proposito dell’esortazione papale, «la chiarezza c’è, non c’è obiezione alla tradizione magisteriale precedente. Bisogna stare alle cose che sono scritte non all’enorme fenomeno di manipolazione nel quale siamo incorsi. L’ottavo capitolo della Amoris laetitia è una sfida ad essere realmente pastori».
Anche il card. Camillo Ruini, principale collaboratore di Benedetto XVI (attualmente presidente del comitato scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger), è sceso in campo più volte al fianco di Papa Bergoglio: «Bisogna essere ciechi per non vedere l’enorme bene che papa Francesco sta facendo alla Chiesa e alla diffusione del Vangelo»ha detto. Il guineano card. Robert Sarah (la cui caratteristica principale, secondo Antonio Socci, è «l’assoluta fedeltà alla dottrina della Chiesa»ha affermato«cosa pensare di un figlio o di una figlia che critica pubblicamente il padre o la madre? Come potrebbe la gente rispettare quella persona? Il Papa è nostro padre. Gli dobbiamo rispetto, affetto e fiducia (anche se le critiche non sembrano dargli fastidio), personalmente, ho piena fiducia in lui ed esorto ogni cristiano a fare lo stesso». Il card. Gerhard Müller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ha a sua volta manifestato ampia stima di Francesco, scrivendo«sta perseguendo una spirituale purificazione del tempio, nello stesso tempo dolorosa e liberatrice, allo scopo di far risplendere nella Chiesa la gloria di Dio, luce di tutti gli uomini».
Si potrebbe continuare a lungo, altri autorevolissimi esponenti sono citati nel capitolo dedicato del nostro dossier, preferiamo concludere con il segretario personale di Papa Ratzinger, padre Georg Gaenswein. Anche Sandro Magister ha dovuto riconoscere che «nessuno dubita» del fatto che le parole pubbliche di mons. Gaenswein «corrispondano al pensiero» di Benedetto XVI, «e siano state da lui autorizzate». Un giusto riconoscimento che, tuttavia, non giova all’onestà intellettuale del noto vaticanista, il quale ha sempre evitato di riportare le tante dichiarazioni del segretario di Papa Ratzinger sull’unità, l’amicizia e la continuità tra Francesco e il Papa emerito. «Tra i due c’è davvero un rapporto molto cordiale e rispettoso»ha dichiarato ad esempio padre Georg nel marzo 2015. «La stima di Benedetto [per Papa Francesco, nda] è molto alta, ed è aumentata per il coraggio del nuovo papa, settimana dopo settimana»ha riferito nel febbraio 2014. E ancora«Non è un segreto che fra i due Papi c’è una buona relazione. Si parlano, si scrivono, si telefonano…quello che si dicono faccia a faccia non posso saperlo»«Non conosco dichiarazioni dottrinali di Francesco che siano contrarie a quelle del suo predecessore. Benedetto e Francesco sono diversi, talvolta molto diversi, i modi di espressione. Ma li accomuna la sostanza, il contenuto, il depositum fidei da annunciare, da promuovere e da difendere. Chi dubita di Papa Francesco ha poco senso della Chiesa»ha detto un anno fa.
Le parole di mons. Gaenswein sono state sempre ignorate da Magister e da tutti i sedicenti “combattenti per la verità”. L’unica volta che il segretario personale di Ratzinger è stato preso in considerazione dall’antipapismo, è stata per una dichiarazione del maggio scorso. «Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco – il 13 marzo 2013 – non ci sono due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo», ha riferito mons. Georg durante la presentazione pubblica di un libro. «Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora ‘Santità’»Antonio Socci ha subito scritto di “dichiarazioni esplosive”, trovandovi linfa nuova per il suo vecchio complotto dell’elezione invalida di Papa Francesco. Poi, ha preferitodeclinare sul più classico misterismo, sulle abusate “verità non rivelate”, sui fantomatici “scritti riservati”, arrivando a dipingere come “clamoroso giallo” uno scritto di Papa Francesco in cui parla della rinuncia di Benedetto XVI all’«esercizio attivo del ministero petrino». Frase presentata da Socci come clamorosa, apocalittica, esplosiva, che sarebbe «imbarazzante per i “bergogliani”»Un’altra bufala del giornalista di Libero: di «decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero» ne ha parlato lo stesso Benedetto XVI durante la sua ultima udienza, nel lontano 27/02/13. Altro che giallo!
Sandro Magister, al contrario, molto più ragionevolmente ha reagito con stizza, facendo giustamente notare che mons. Georg è il «più intimo contatto» di Papa Ratzinger e quel che dice corrisponde al pensiero di Benedetto XVI. Per questo, ha deciso di scagliarsi contro il Papa emerito: «La rivoluzione di papa Francesco sta mettendo sottosopra la Chiesa. Ma anche il suo mite predecessore di nome Benedetto non è da meno. Nessuno si sarebbe aspettato che da lui provenisse un gesto di così inaudita rotturanella storia del papato, totalmente senza precedenti»Accuse pesanti, questa volta contro Benedetto XVI. «Il reale comportamento di Ratzinger», ha proseguito Magister, contraddirebbe le sue intenzioni di ritirarsi in preghiera: «Ratzinger ha rotto più volte il silenzio che aveva fatto presagire dopo le dimissioni. Sono ormai una dozzina le volte in cui ha scritto o detto qualcosa in pubblico, ogni volta obbligando a studiare che cosa sia in accordo e che cosa no tra lui e il magistero del papa “attivo”». Nella frase conclusiva, il giornalista dell’Espresso accusa di “ambiguità” anche Papa Ratzinger, utilizzando una frase molto furba: «Nel magistero di Francesco l’ambiguità trionfa, ma anche il “papato emerito” di Benedetto è un enigma insoluto»Tre giorni fa, Magister ha raddoppiato la dose, accusando Benedetto XVI di discontinuità rispetto a Giovanni Paolo II, avendo «deliberatamente introdotto la figura del “papa emerito”», verso la quale Papa Wojtyla sarebbe stato contrario.
Probabilmente il giornalista dell’Espresso non può più mascherare la sua insofferenza e ha capito che, se si tratta di “ministero allargato”, le sue quotidiane bordate contro il ministero “attivo” di Francesco vanno a colpire anche quello “passivo” di Benedetto XVI, che lo sostiene intimamente e pubblicamente. Cosa intenda con precisione mons. Gaenswein quando parla di “ministero allargato” non lo sappiamo, una risposta la si può trovare nelle parole di Benedetto XVI durante la sua, già citata, ultima udienza. Ciò che ormai risulta invece chiaro, è che dietro ad un antibergogliano non può che trovarsi anche un antiratzingeriano. Per amore all’insegnamento di Benedetto XVI sull’inseparabilità tra fede e ragione, ci auguriamo che i cattolici che frequentano il web sappiano lasciarsi alle spalle il rumoroso gruppetto di giornalisti che sta combattendo mediaticamente Papa Francesco, riversando sui rispettivi lettori i loro problemi esistenziali, che invece sarebbe meglio risolvessero con l’aiuto di un buon confessore.