24 giugno 2016

Armenia, l'attesa della gente: grazie a un papa che ci ama

E' terra biblica l'Armenia. L'Arca di Noe, dopo il diluvio, si posò sul Monte Ararat, che veglia da secoli su suoi figli. Quei figli che a loro volta hanno vissuto esperienze travagliate, ma che dopo ogni caduta, dopo ogni tragedia, hanno trovato il coraggio di rialzarsi, con la ferma convinzione che la ''via crucis'' sperimentata portava non alla croce, ma alla risurrezione.

L'entusiasmo è alle stelle. Si lavora giorno e notte. Il Palco che ospiterà l'evento centrale del viaggio, la preghiera ecumenica a Piazza Repubblica di Yerevan, è quasi pronto. Lungo le strade sono stati già allestiti i manifesti con il logo del viaggio apostolico e le bandiere rosso blu arancione, con accanto quelle gialle e bianche del Vaticano

Tutti vogliono vedere da vicino il Santo Padre; tutti desiderano poterlo abbracciare e dirgli grazie, come è il caso di Garen, un signore di 45 anni: ''Non sono cattolico” - ci dice - “ma armeno e cristiano. E' un onore per noi ospitare Papa Francesco. E' il secondo Papa che ci viene a fare visita dopo il viaggio apostolico compiuto da San Giovanni Paolo II nel 2001”.

Con Papa Francesco abbiamo anche un debito di riconoscenza. Nell'anno del centenario ha voluto onorare i martiri armeni con una solenne Messa celebrata in Vaticano a San Pietro, durante la quale ha espresso tutto il suo amore e la sua stima al nostro popolo. Ed ora tocca a noi ricambiarli questo amore e questa stima. Il Santo Padre è il benvenuto. Non vediamo l'ora di poterlo riabbracciare''.

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