30 giugno 2014

Papa Francesco: «oggi ci sono tanti martiri come ai tempi di Nerone. ma anche cristiani perseguitati coi guanti bianchi»

«Ci sono tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi»
papa-francescoPapa Francesco, nell’omelia oggi alla Messa a Casa Santa Marta, è tornato a parlare dei martiri cristiani odierni, proprio oggi che si fa memoria dei Santi Protomartiri della Chiesa romana uccisi da Nerone. Ricordando che Dio «ha fecondato con il sangue dei martiri i primi germogli della Chiesa di Roma», il Pontefice ha detto che la Parola di Dio cresce e diventa Chiesa grazie «alla forza dello Spirito Santo» e alla «testimonianza dei cristiani».

SI’ SI’, NO NO. «Non c’è crescita senza lo Spirito – ha spiegato papa Francesco -: è Lui che fa la Chiesa, è Lui che fa crescere la Chiesa, è Lui che convoca la comunità della Chiesa. Ma anche è necessaria la testimonianza dei cristiani. E quando la testimonianza arriva alla fine, quando le circostanze storiche ci chiedono una testimonianza forte, lì ci sono i martiri, i più grandi testimoni. E quella Chiesa viene annaffiata dal sangue dei martiri. E questa è la bellezza del martirio. Incomincia con la testimonianza, giorno dopo giorno, e può finire come Gesù, il primo martire, il primo testimone, il testimone fedele: con il sangue». Ma, ha aggiunto Bergoglio, «c’è una condizione per la testimonianza, perché sia vera: deve essere senza condizioni, ferma, decisa. Deve essere con quel linguaggio che Gesù ci dice, tanto forte: “Il vostro linguaggio sia sì, sì, no, no”. Questo è il linguaggio della testimonianza».

CACCIATI IN MODO ELEGANTE. «Oggi – ha aggiunto il Pontefice – guardiamo questa Chiesa di Roma che cresce, irrigata dal sangue dei martiri. Ma anche è giusto che noi pensiamo a tanti martiri di oggi, tanti martiri che danno la loro vita per la fede». Se tanti furono i martiri ai tempi di Nerone, oggi «non ve ne sono di meno. Ci sono tanti martiri, nella Chiesa, tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli. E in questa Messa, facendo memoria dei nostri gloriosi antenati, qui a Roma, pensiamo anche ai nostri fratelli che vivono perseguitati, che soffrono e che con il loro sangue fanno crescere il seme di tante Chiese piccoline che nascono. Preghiamo per loro e anche per noi».



http://www.tempi.it/papa-francesco-oggi-ci-sono-tanti-martiri-come-ai-tempi-di-nerone-ma-anche-cristiani-perseguitati-coi-guanti-bianchi#.U7GtphZcDM0

28 giugno 2014

This is... God?...

What?....

ma queste sono manifestazioni di Dio... o dello Spirito?....

quale?....

Chi ha incontrato Cristo Gesù, nell'unica vera chiesa, faccia un serio esame di coscienza...

un serio discernimento....

con questo si vuole solo aiutare gli ingannati.

il giudizio resta di Dio.

"satana come leone ruggente va in cerca di prede da divorare"....

Chi ha orecchi e vuole intendere, intenda



27 giugno 2014

Satana e le Scritture

"Se tu sei il Figlio di Dio, buttati giù; perché nella Bibbia è scritto:
Dio comanderà ai suoi angeli.
Essi ti sorreggeranno con le loro mani
e così tu non inciamperai contro alcuna pietra." (Matteo 4, 6)



Per i credenti le Scritture sono la fonte della Verità, la Bibbia è quindi uno strumento prezioso: un dono di Dio. Ma, come tutti i doni, deve essere usata con discernimento. Il passo delle tentazioni di Gesù ci dà un esempio di come la Bibbia può essere usata in modo pericoloso. Capita spesso di vederla usata come un’arma contro gli altri, qualcosa da buttare sprezzantemente in faccia a chiunque osi dubitare di quello che si sta dicendo. La cosa diventa ancora più odiosa quando il malcapitato è un non credente che si vede inabissato da una marea di citazioni e spesso senza la minima spiegazione, con la convinzione che quella valanga (nella maggior parte dei casi, male assortita) basti a se stessa in virtù della autorità della Bibbia. Senza capire che così facendo si produce nel malcapitato un effetto del tutto contrario a quello che si vorrebbe.

Esiste però un uso ancora più pericoloso, quello di usare la Bibbia per demolire la Verità della Bibbia stessa. Può sembrare un paradosso, ma è così. Si può negare la Verità usando come argomento una parte di quella Verità. È quello che fa Satana nel passo sopra citato. L’antidoto lo offre Cristo nella sua risposta:

Gesù gli rispose:
- Ma nella Bibbia c'è scritto anche:
Non sfidare il Signore, tuo Dio.

Questa è la chiave di volta del metodo interpretativo di Gesù: “Sta scritto anche”. Un metodo questo, poi ereditato dalla Chiesa, riassumibile nella forma latina dell’et-et. Quest’ultima è la regola d’oro di ogni saggia interpretazione del testo biblico, infatti le varie eresie che hanno funestato la storia della Chiesa si sono sempre basate su una logica dell’aut-aut. Per questo, per fare degli esempi, alcuni dicevano che se Cristo era un uomo non poteva essere anche Dio. E, giustamente, altri dicevano che se era Dio, non poteva essere un uomo (per cui ne aveva solo le sembianze). Nel Cristianesimo una logica dell’aut-aut non può che isolare alcune parti della Scrittura (stando sempre al nostro esempio, l’umanità o la divinità) per dimenticarne – o sottovalutarne – altre. Ancora oggi, alcune confessioni cristiane sembrano proprio basarsi su questo metodo, se ne possono fare innumerevoli esempi. Basti pensare alla questione della salvezza per fede o per opere. Chi volesse sostenere che ci si salva solo per fede userà questi passi:

"È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti." (Efesini 2:8)

"Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; ma chi non crederà sarà condannato." (Marco 16, 16)

La questione sembra essere risolta: ci si salva per fede. I passi citati sembrano affermarlo senza appello. Però anche chi sostiene l’importanza delle opere ha i suoi passi di riferimento:

"Quando il Figlio dell`uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l`avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch`essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l`avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". (Matteo 25, 31-46)

"Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta." (Gc 2, 26)

"A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Forse che quella fede può salvarlo?" (Giacomo 2,14)

Ancora una volta, la questione sembra conclusa a favore delle opere. Nel passo di Matteo nemmeno si parla della fede, eppure il contesto è quello del Giudizio Universale. Quindi, a seconda delle preferenze, è possibile scegliere fra fede e opere e dire che questa preferenza è biblica. Ecco l’aut-aut. Per questo le confessioni protestanti, da Lutero a questa parte, affermano che la salvezza avviene esclusivamente per fede e che le opere sarebbero una semplice esternazione accessoria di questo stato di grazia (un po’ per farsi belli, si potrebbe dire). Questo lo dice la Bibbia, ma è la Bibbia dell’aut-aut: Efesini e Marco sì, Matteo e Giacomo no (in questo caso). È la dottrina della sola fide. Non è infrequente vedere qualcuno che riceve reazioni ostili solo per aver fatto riferimento ai passi “sbagliati”. Qual è invece la soluzione che si può dare a questo problema con l’approccio gesuano dell’et-et? Ne troviamo un esempio nella dottrina cattolica che parte dai passi della Bibbia che pongono la fede alla base della salvezza, ma ricordando che “sta scritto anche” che la fede senza le opere è morta e che “se […] possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.” (1 Cor 13, 2).

Per questo la Chiesa cattolica insegna che la salvezza procede per la fede ma che ha bisogno anche delle opere della Grazia: et-et. Avendo ben chiaro che Dio non ha bisogno delle opere dell’uomo, ma le richiede come segno della sua partecipazione. A questo riguardo Paolo scrive:

"Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa." (Col 1, 24).

Con questo Paolo non vuole certo dire che il sacrificio di Cristo è incompleto, ma che è vano senza la nostra compartecipazione a quel mistero. Le opere che necessitano al cristiano non sono le opere “umane” delle quali ci si potrebbe vantare, sono le opere fatte in Dio e che Dio ha stabilito per noi (come precisa lo stesso Paolo): le opere della Grazia. Non bisogna dimenticare, infatti, che quando Paolo parla della contrapposizione fra fede e opere fa riferimento alle opere della Legge. Ovvero della Legge antica che i farisei applicavano alla lettere credendo così di salvarsi praticamente da soli. Per questo inserire le opere nell’economia della salvezza non implica in alcun modo la presunzione dell’autosalvezza, poiché sia la fede che le opere (quelle nuove) vengono dalla Grazia. Si legge infatti nel Catechismo, all’articolo 426:

Nei confronti di Dio l’uomo, di per sé, non può meritare nulla, avendo tutto da lui gratuitamente ricevuto. Tuttavia Dio gli dona la possibilità di acquistare meriti per l’unione alla carità di Cristo, sorgente dei nostri meriti davanti a Dio. I meriti delle opere buone devono perciò essere attribuiti innanzitutto alla grazia di Dio e poi alla libera volontà dell’uomo (una volontà che però è necessaria, n.d.r.).

Questo è solo un esempio di come un approccio alla Scrittura di tipo gesuano permetta di comprendere appieno la Bibbia, anche nelle sue divergenze (vere o presunte) tenendo sempre a mente il contesto. Senza la creazione di passi proibiti. Purtroppo l’interpretazione dell’aut-aut fa entrare le persone in un circolo vizioso. Da un lato si afferma l’assoluta aderenza al testo biblico, ma dall’altra se ne fa un’implicita selezione. E così, per il rifiuto di una dottrina “umana” come spesso viene definita quella cattolica, si aderisce ad una dottrina veramente umana (nel senso peggiore del termine) ma senza rendersene conto. Per questo si vedono spesso fare citazioni che (nei pochi casi in cui siano corrette e non usate per far loro affermare quello che non dicono) non ammettono appello, nemmeno se questo viene dalla Bibbia stessa. Umano o divino che sia non importa: “sta scritto che…” e non c’è spazio alcuno per lo “sta scritto anche”. E da qui si capisce perché gli appelli lanciati – a volte in maniera un po’ ossessiva – di leggere la Bibbia non osino mai ricordare che bisognerebbe anche leggerla bene e con un minimo di discernimento che permetta anche di fare sintesi dei suoi insegnamenti. Per questo, anche se la Bibbia indica che ci sarà anche un giudizio sulle opere, un protestante – di solito – non ve lo ricorderà mai. E lo stesso accade nelle dottrine espresse dalla varie chiese, un esempio su tutte quella che si definisce Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale (vd. alla voce Il nostro credo, paragrafo 2) :

http://www.salmo42.com/Chi%20Siamo/Chi%20Siamo.htm

Un’altra tentazione è quella dello “E questo dove sta scritto?”. Una domanda in sé legittima, ma della quale spesso viene fatto abuso. Perché si dimentica che lo stesso Gesù afferma:

"Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, Egli vi guiderà alla Verità (Conoscenza) tutta intera, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà." (Giov. 16, 12-14)

Un serio problema che si presentò ai primi Cristiani fu quello del compimento della Legge. Anche i pagani, cioè, dovevano seguire i dettami della Legge antica e quindi, fra le altre cose, farsi circoncidere? La risposta noi la troviamo oggi nelle lettere paoline. Ma come si giunse a questa soluzione? La Chiesa si interrogò e, pur con dei compromessi, accettò sostanzialmente l’idea di Paolo del superamento della legge mosaica. Ma questo è stato solo uno dei problemi che si ponevano allora e la Chiesa ha dovuto affrontarne tanti altri. Questo si ostinano a non capire coloro che vorrebbero far precipitare di nuovo la Cristianità nell’iconoclasmo, gloriosamente sconfitto molti secoli fa da quei successori degli apostoli che “avevano visto e creduto”. Per questo non si può pretendere che la Bibbia risolva ogni problema possibile e immaginabile, ma senza dubbio essa fornisce un metodo. Per questo molti contestatori della dottrina cattolica sono talvolta obbligati ad ammettere l’ineccepibilità delle riflessioni alla base di molte scelte, e devono così rifugiarsi nel semplicistico argomento che “questo non sta scritto”. E via allora con la sfilza di maledizioni su chi toglie e aggiunge, senza capire che quelle si rivolgono a chi manomette i testi e non a chi si interroga su certi problemi. E, soprattutto, senza mai ricordare che la Bibbia stessa ammonisce di non aver potuto umanamente dire tutto, rendendo vano (quando non ci sono errori) un rifiuto bastato esclusivamente sulla mancanza di un esplicito mandato divino (anche per le cose più semplici). Questo non perché la Rivelazione non sia conclusa, si tratta semplicemente di approfondire e di spiegare alcuni aspetti. Ancora una volta, lo stesso Vangelo ci mostra quanto sia sbagliato un atteggiamento del genere. Abbiamo già commentato altrove l’episodio di Marco 12, 18-27. Quello dove i Sadducei negano la risurrezione proprio perché non la trovano esplicitamente affermata nella Scrittura. Gesù dà loro una risposta stupefacente, ma non può citare un passo che affermi esplicitamente “I morti risorgeranno”. Oggi qualche teologo si schiererebbe con i Sadducei, perché “non sta scritto”.

Un ultimo veloce esempio. L’avversione degli amici protestanti all’eucarestia è sintomatica. Prima di tutto perché mostra come sia possibile costruire una dottrina basata non solo su una accurata selezione di passi, ma addirittura sull’arbitrario isolamento di un singolo periodo all’interno di un passo. Il fatto che “fate questo in memoria di me” abbia del tutto oscurato la parte più importante del “Questo è il mio corpo” dimostra tutto l’inganno della dottrina luterana della sola scriptura. Da Lutero in poi l’eucarestia divenne un simbolo panteistico e di simbolo parla anche la sopracitata chiesa, si legge infatti:

…con questi due simboli, ha istituito il Nuovo Patto con il Suo sacrificio perfetto, (Matteo 20:22; Marco 14:36), e ci ricorda la Sua morte fin che Egli ritornerà.

È inutile notare che mai nel Nuovo Testamento si parli di “simbolo” in merito all’eucarestia. Anzi, i passi che ne parlano (vd. Giov. 6, 35-58 e 1 Cor 11, 29) sembrano affermare l’esatto contrario. Così mentre si crede di smontare la dottrina cattolica chiedendo “dove sta scritto” allo stesso tempo si predica una dottrina che non solo “non è scritta” ma – cosa più importante – è del tutto sbagliata.

In conclusione, con l’et-et, non si vuole certo introdurre un principio assolutistico o, peggio, relativistico nell’interpretazione biblica perché è chiaro che ogni singolo passo deve essere scrutato con attenzione. Però quello dell’et-et è un principio che permette la piena comprensione e sintesi del messaggio biblico ed è una cura efficace che avrebbe prevenuto l’opera di Lutero. Il quale riuscì, incredibilmente, non solo a fare a pezzi il Cristianesimo (come tanti altri) ma anche, allo stesso tempo, a convincere tutti (compreso alcuni cattolici) di farlo in nome di Dio e della Bibbia. E questa opera continua in tutti quelli che, in perfetta buona fede, rifiutano la tradizione e l’insegnamento della Chiesa in favore di dottrine che si vorrebbero esclusivamente bibliche ma che sono frutto di letture parziali. E spesso anche i passi che sopravvivono all’inconsapevole filtro luterano ricevono, a loro volta, interpretazioni errate. Gli amici protestanti, in particolare gli evangelici, fanno quindi molto bene ad essere legati alla Scrittura. Ma è necessario adottare un approccio di tipo gesuano e abbandonare quello luterano per poter creare la condizione affinchè si realizzi la promessa della “Verità tutta intera”.

http://ettorebarra.blogspot.it/2009/03/satana-e-le-scritture.html

26 giugno 2014

Ma gurda.... si sono sbagliati......

E gli 800 bambini gettati dalle suore nella fossa comune? ora anche L’associated Press dice: «abbiamo sbagliato»
       
L’agenzia giornalistica fa mea culpa: «scritto erroneamente che i bambini non erano stati battezzati, come invece dimostrano i documenti». errori anche nel citare la ricercatrice




Ricordate la vicenda dell’orfanotrofio irlandese di Tuam, la casa irlandese gestita dalle suore del Bon Secours dove venivano accolte ragazze madri e dove, tra il ’25 e il ’61, sono morti quasi 800 bambini? A inizio mese era su tutti i giornali, inorriditi per il terribile trattamento che questi ospiti avrebbero ricevuto, figli di donne non sposate e quindi considerati illegittimi, e addirittura, si diceva, seppelliti in una “fossa biologica” posta all’esterno della casa. Dopo che però le cronache dei giorni successivi avevano ridimensionato la storia (la fossa biologica era, molto più probabilmente, una cripta sepolcrale, mentre emergeva che l’alto tasso di mortalità dei bambini era dovuto alle pessime condizioni sanitarie dell’Irlanda dell’epoca), qualche giorno fa a fare mea culpa è stata l’Associated Press, che in una nota ha elencato gli errori in cui lei stessa è incappata.

COSA HA DETTO LA RICERCATRICE. L’agenzia giornalistica spiega di aver ripreso in maniera inesatta quanto detto dalla ricercatrice Catherine Corless, studiosa che da anni si occupa della storia della Home di Tuam e le morti di quei bambini. «L’AP ha citato una ricercatrice che diceva di credere che molti dei resti dei bambini morti erano sepolti in una fossa biologica fuori uso»; tuttavia, «la storica ha poi chiarito che senza uno scavo e un’indagine della polizia scientifica è impossibile sapere quante serie di resti la cisterna contenga, se ce n’è qualcuno». Della precisazione della Corless vi avevamo già parlato qualche settimana fa, quando la donna aveva rilasciato un’intervista all’Irish Times in cui precisava di non aver mai detto che i corpi di quei bambini fossero stati gettati in questa fossa comune, aggiungendo poi che i certificati di morte recuperati parlavano di malattie come tubercolosi, morbillo, convulsioni, bronchite e meningite.

«I BAMBINI FURONO BATTEZZATI». Le correzioni dell’AP vanno avanti: «L’Associated Press ha riportato in maniera scorretta che i bambini non avevano ricevuto un battesimo cattolico; i documenti mostrano invece che molti dei bambini dell’orfanotrofio furono battezzati». E prosegue: «L’AP ha inoltre sostenuto erroneamente che l’insegnamento cattolico del tempo fosse di negare il battesimo e una sepoltura cristiana ai bambini figli delle ragazze madri; sebbene questo potrebbe essere successo nelle pratiche di allora, non era comunque l’insegnamento della Chiesa». E infine, ultimo particolare, «la storia raccontata il 3 giugno contiene un riferimento sbagliato all’anno in cui l’orfanotrofio fu aperto: era il 1925, non il 1926».

«È LA CORREZIONE PIU’ IMBARAZZANTE DELL’ANNO?». Più i giorni passano e più la storia dell’orfanotrofio di Tuam assume particolari ben diversi da quelli che aveva all’inizio, troppi di essi sono stati frutto di esagerazioni, particolari gonfiati con cinismo, conclusioni affrettate senza responsabilità. E pure l’AP, tra i primi a battere la notizia, ora è costretta a fare dietrofront, offrendo un’immagine più sobria di quanto sarebbe accaduto in quella casa gestita da suore. «Abbiamo il favorito per la correzione più imbarazzante dell’anno», titola provocatoriamente il Washington Examiner sul comunicato dell’agenzia di stampa. «Sembrerebbe che la sola cosa che l’AP non ha stracciato del suo report iniziale sia il nome dell’autore (ma non siamo nemmeno sicuri di quello)».

Fuori dalle battute, accusa il giornale americano: «L’AP SENZA DUBBIO HA INGANNATO MIGLIAIA DI LETTORI – LETTORI CHE PROBABILMENTE NON NOTERANNO LA POCO PUBBLICIZZATA CORREZIONE – FACENDO CREDERE CHE UN GRUPPO DI SUORE IRLANDESI SI È COMPORTATA COME MOSTRI».

Secco è anche il parere di Tim Stanley, storico che scrive sul Telegraph, tra i primi a mostrare le incongruenze in questa storia: «Non facciamo errori: la casa per bambini di Tuam era un posto orribile, con terribili condizioni che riflettono l’opinione ignorantemente scarsa sui figli illegittimi che aveva il mondo cosiddetto civilizzato dell’inizio del XX secolo. Tuttavia, ciò che è accaduto non era il riflesso della dottrina cattolica, che invece si prendeva cura delle vite. E, in particolare, nel trattare la natura umana della vicenda, i racconti sarebbe dovuto essere più accurati e attenti».

http://www.tempi.it/e-gli-800-bambini-gettati-dalle-suore-nella-fossa-comune-ora-anche-lassociated-press-dice-abbiamo-sbagliato#.U6xt-BZcDM1

25 giugno 2014

Ero vittima dei testimoni di Geova

La vera storia di Tatiana Politi e la sua amatissima Angelica.

http://www.roccopoliti.it/?p=6761





Papa Francesco «nessuno diventa cristiano da sé»

"non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio, no: la nostra identità cristiana è l'appartenenza, siamo cristiani perché apparteniamo alla chiesa".

Lo ha detto il Papa nell'udienza generale di oggi. "non si fanno cristiani in laboratorio - ha affermato -: il cristiano è parte di un popolo che viene da lontano e che si chiama Chiesa  nessuno diventa cristiano da sé".

"e nella Chiesa - ha aggiunto - non esiste il fai da te, non esistono battitori liberi".

Il Pontefice ha poi rivolto il suo pensiero grato al suo predecessore: "Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un 'noi ecclesiale!", ha ricordato ai fedeli che gremivano piazza San Pietro.

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/papa-udienza-no-ai-cristiani-fai-da-te.aspx



23 giugno 2014

San Tarcisio il giovane martire dell'Eucarestia

I Cristiani si trovavano riuniti nelle Catacombe di S. Callisto, sulla via Appia, quando il Pontefice, dopo aver celebrato la S. Messa, si rivolse ad essi e disse: «Fratelli miei, voi sapete come alcuni nostri confratelli si trovano imprigionati e domani, forse, saranno condotti nell’anfiteatro per esser divorati dalle bestie feroci... Chi di voi vuol portare ad essi il SS. Corpo di Gesù nel Sacramento, perché possano fare la S. Comunione ed avere così la forza di affrontare la morte per amore di Gesù?».

Un giovane cristiano, che si chiamava Tarcisio, si fece avanti, s’inginocchiò e disse: «Padre Santo, vado io».
«Pensa figlio mio», soggiunse il Pontefice, «che tu porti un tesoro preziosissimo… i pericoli sono molti… custodisci gelosamente questo sacro deposito a qualunque costo…».

E Tarcisio: «Padre, lo custodirò!... mi costasse anche la vita!».
Il Pontefice allora consegnò a Tarcisio le ostie consacrate, avvolte in un pannolino candido.

Tarcisio poggiò sul suo petto il pannolino che conteneva le Ostie Sante, lo assicurò con un nastro appeso al collo e lo coprì col mantello; poi, tutto raccolto in preghiera, usci dalle Catacombe e si avviò verso le prigioni.

Aveva percorso un breve tratto di strada, quando incontrò un gruppo di giovani idolatri, nemici dei Cristiani.
Dal suo contegno serio e raccolto, quei maligni sospettarono che egli fosse un Cristiano, che portava i Misteri.

In quei primi tempi, per il grave pericolo di profanazione, si teneva nella massima segretezza il SS. Sacramento dell’Eucarestia; tanto che non solo i nemici dei Cristiani nulla ne sapevano, ma neppure a quelli che si convertivano si faceva conoscere questo Sacramento, se non dopo qualche tempo, quando si era perfettamente sicuri della loro conversione.

Gl’idolatri però sapevano che i Cristiani avevano nella loro religione certe cose misteriose e segrete, che non volevano far conoscere a nessuno. Quando dunque potevano avere qualche occasione per conoscere quei misteri, erano felicissimi.
È perciò che quei giovani idolatri si fecero intorno a Tarcisio e gridarono: «Tu sei cristiano! Tu porti i misteri! Vogliamo vedere, vogliamo vedere!».

Tarcisio allora strinse le braccia sul petto con forza sovrumana e rispose con fermezza: «Non vedrete nulla! mi costasse la vita!».
Quei giovani, sicuri orinai che Tarcisio portava i misteri, gli si scagliarono contro, lo spinsero, tentarono di aprirgli le braccia, ma, non riuscendo a nulla, presero dei sassi e incominciano a scagliarli con violenza contro di lui.

Si racconta che in quel momento arrivò un soldato romano (che era Cristiano) e cacciò via quei giovinastri. Poi si avvicinò a Tarcisio e s’inginocchiò vicino a lui.

Da una larga ferita alla fronte colava il sangue sul petto del martire che, sollevando lo sguardo verso il soldato, conobbe che era un Cristiano, e, con un fil di voce, gli disse: «Ho qui sul mio petto le Ostie consacrate, che dovevo portare ai nostri fratelli carcerati... Ho difeso il mio Gesù... muoio volentieri per Lui!».

Abbassò la testa e spirò.

Il soldato, aiutato da altri Cristiani, raccolse il corpo dei martire e lo portò nelle Catacombe di S. Callisto, per dargli onorevole sepoltura.
Sulla sua tomba si legge ancora questa epigrafe (composta dal Papa S. Damaso): “Mentre una stolta plebaglia voleva costringere Tarcisio ad esporre ai profani il Sacramento di Cristo, che egli portava, volle perdere piuttosto la vita sotto i loro colpi, anziché dare ai cani rabbiosi le celesti membra”.

22 giugno 2014

Dittatura gay

Chiusi il profilo del blogger Mario Adinolfi e la pagina dedicata al suo ultimo libro. 
Manif pour tous italia esprime "sdegno e preoccupazione"

Mario Adinolfi, il noto blogger e già parlamentare italiano, è stato estromesso qualche ora fa da Facebook. Censurata, inoltre, anche la pagina dedicata al suo ultimo libro Voglio la Mamma, da sinistra contro i falsi miti di progresso. Una scelta, quella dell’amministrazione del social network, che provoca “sdegno e preoccupazione” in Manif Pour Tous Italia.

Mario Adinolfi usava quegli spazi per sponsorizzare i contenuti del suo libro su temi delicati come il “matrimonio gay”, l’utero in affitto, il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà. Opinioni espresse sempre nel rispetto personale di chiunque, oltre la diversità di vedute, che dovrebbe essere ancora tutelata dalla nostra Costituzione.

“Il grave episodio - si legge in un comunicato di Manif Pour Tous Italia - conferma su tutta la linea quanto andiamo dicendo da tempo: sulle tematiche legate alla famiglia, al matrimonio e alla filiazione chi non concorda con certe lobby dell’attivismo gay è sistematicamente silenziato, dileggiato, censurato”. In questo clima - si conclude la nota - “la vicina approvazione al Senato della legge così detta ‘anti-omofobia’ non è che un ulteriore e ancor più serio motivo di preoccupazione per la libertà d’opinione di ciascuno”.

http://www.zenit.org/it/articles/facebook-censura-chi-difende-la-famiglia




21 giugno 2014

Corpus Domini

"In quel tempo, Gesù disse alla folla: 
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»." (Gv 6,51-58)

Papa Benedetto XVI, Angelus in Piazza San Pietro 
Domenica, 25 maggio 2008, Corpus Domini

Cari fratelli e sorelle!

In Italia e in diversi Paesi ricorre oggi la solennità del Corpus Domini, che in Vaticano e in altre nazioni è stato già celebrato giovedì scorso. E’ la festa dell’Eucaristia, dono meraviglioso di Cristo, che nell’Ultima Cena ha voluto lasciarci il memoriale della sua Pasqua, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, pegno di immenso amore per noi. Una settimana fa i nostri sguardi erano attratti del mistero della Santissima Trinità; quest’oggi siamo invitati a fissarli sull’Ostia santa: è lo stesso Dio! Lo stesso Amore! Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto "chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra, nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per darci la vita, la sua stessa vita divina. Nacque a Betlemme, che in ebraico significa "Casa del pane", e quando incominciò a predicare alle folle rivelò che il Padre l’aveva mandato nel mondo come "pane vivo disceso dal cielo", come "pane della vita".

L’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano. Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e per i propri bambini. E’ un problema sempre più grave, che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere. La Chiesa non solo prega "dacci oggi il nostro pane quotidiano", ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a "moltiplicare i cinque pani e due pesci" con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché nessuno manchi del necessario per vivere.

Cari fratelli e sorelle, la festa del Corpus Domini sia occasione per crescere in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, come ripetiamo in un celebre inno eucaristico, musicato dai più grandi compositori: "Ave verum corpus natum de Maria Virgine", e che si conclude con l’invocazione: "O Iesu dulcis, o Iesu pie, o Iesu fili Mariae!". Maria, che portando nel suo seno Gesù fu il "tabernacolo" vivente dell’Eucaristia, ci comunichi la sua stessa fede nel santo mistero del Corpo e del Sangue del suo divin Figlio, perché sia veramente il centro della nostra vita.

20 giugno 2014

Papa Francesco condanna la massoneria

Ma nessuno riporta la notizia

Ultimamente, il 12 giugno 2014, i massoni del Grande Oriente d’Italia hanno organizzato, a Roma, una conferenza sul Concilio Vaticano II. In questa occasione il Gran Maestro Stefano Bisi ha dichiarato: “Mi piacerebbe proprio sapere cosa pensa Papa Francesco della Massoneria“.

La massoneria speculativa è nata ufficialmente nel 1717. Il primo documento di condanna dalla Chiesa risale al 1738. Da allora oltre seicento documenti della Chiesa hanno confermato e ribadito la condanna. Seicento!

Gli ultimi risalgono agli anni ’80 dello scorso secolo. Nella Dichiarazione circa l’appartenenza dei cattolici ad associazioni massoniche del febbraio 1981, da tutti consultabile sul sito ufficiale del Vaticano, leggiamo:

“…sulla interpretazione del Can. 2335 del Codice di Diritto Canonico che vieta ai cattolici, sotto pena di scomunica, di iscriversi alle associazioni massoniche e altre simili [...] questa Congregazione conferma e precisa quanto segue:
1) non è stata modificata in alcun modo l’attuale disciplina canonica che rimane in tutto il suo vigore;
2) non è quindi stata abrogata la scomunica né le altre pene previste;”
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19810217_massoni_it.html

In un altro documento del novembre 1983, Dichiarazione sulla massoneria, anche questo ben visibile sul sito ufficiale del Vaticano, è l’allora Cardinale Joseph Ratzinger che conferma:

Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita.”
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19831126_declaration-masonic_it.html

Nonostante questi documenti, il Gran Maestro del GOI, Stefano Bisi, si chiede cosa possa pensare Papa Francesco della massoneria, come se un Papa, improvvisamente, possa dimenticare seicento documenti di condanna emanati negli ultimi tre secoli.

Eppure Papa Francesco si è espresso molto chiaramente sulla massoneria, in un video che ha fatto il giro del mondo. Com’è possibile, allora, che nessuno ci abbia fatto caso? Semplice: i mass media (filo massoni) hanno focalizzato l’attenzione su alcune parole del Papa, tralasciandone altre. Il video in questione è quello registrato sull’aereo in cui il Papa parla anche degli omosessuali e pronuncia la famosa frase: chi sono io per giudicare?

Scommetto che tutti i nostri lettori hanno visto quel filmato.

Subito dopo la famosa frase sugli omosessuali, Papa Francesco aggiunge (cito):

il problema è fare lobby… di questa tendenza [si riferisce alle lobby omosessuali], o lobby di avari [probabilmente il riferimento è per i banchieri], lobby politiche, lobby dei massoni… questo è il problema più grave per me.”

Ecco cosa pensa Papa Francesco della massoneria. Speriamo di aver aiutato anche il Gran Maestro del GOI a soddisfare la sua curiosità.

Ascoltate il video e chiedetevi come mai questa dichiarazione non sia stata riportata da nessuno, nonostante la dichiarazione che la precede di qualche secondo abbia fatto il giro del mondo.

http://www.losai.eu/papa-francesco-condanna-massoneria-nessuno-riporta-notizia-video/






19 giugno 2014

È carne e sangue di quel Gesù incarnato

San Giustino martire, prima apologia:

LXVI. - 1. Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato.

2. Infatti noi li prendiamo non come pane comune e bevanda comune; ma come Gesù Cristo, il nostro Salvatore incarnatosi, per la parola di Dio, prese carne e sangue per la nostra salvezza, così abbiamo appreso che anche quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Lui stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne per trasformazione, è carne e sangue di quel Gesù incarnato.

3. Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: "Questo è il mio sangue"; e ne distribuì soltanto a loro.







Documentazione su Medjugorje

LA VERITA’ SULLO STATUS DI PADRE JOZO

Padre Jozo rimane a Široki Brijeg e nel proprio stato di insubordinazione, con l’appoggio di una parte dei suoi confratelli, ancora nell’agosto 1993, quando diventa vescovo ordinario di Mostar mons. Ratko Perić (attualmente in carica).
Il successivo 11 novembre la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli scrive al Padre generale dell’Ordine francescano:
“Nella Diocesi di Mostar vi sono quattro Frati Minori che, pur essendo privi di giurisdizione, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale. Si tratta dei PP. Jozo Zovko (e…) che, in opposizione a quanto disposto da questo Dicastero fin dal 1990 circa una loro assegnazione a conventi lontani da Medjugorje, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale, rimanendo in comunità religiose situate in prossimità della suddetta parrocchia.”
http://www.marcocorvaglia.com/medjugorje/padre-jozo-un-francescano-disobbediente.html

http://abateoimpertinente.wordpress.com/2009/06/30/esclusivo-il-professor-mark-waterinckx-conferma-le-accuse-contro-padre-jozo/

Padre Jozo Zovko è sospeso a divinis per disobbedienza ben tre volte, riassunte nel primo link dei riferimenti, che è la lettera ufficiale di sospensione dal sito ufficiale della Diocesi di Mostar.

La lunga lettera comprende le varie accuse mosse contro Zovko, tra cui l’aver falsificato documenti battesimali, disobbedienza, aver celebrato i sacramenti senza averne facoltà e così via.

La sospensione del 2004 è la seguente:
“Napokon, sukladno normama Zakonika kanonskoga prava, napose kan. 1336, § 1 t. 2 i kan. 1338, § 2, štiteći ovu Crkvu od Vaših zloporaba, ne ulazeći u redovničku stegu Vaše zajednice, a imajući u vidu Vašu ustrajnu neposlušnost u ovoj Crkvi i Vaše nepoštovanje odluka dijecezanskih ordinarija, ovim proglašavam da na području Mostarsko-duvanjske i Trebinjsko-mrkanske biskupije nemate nikakvih ovlasti vršiti svećeničke čine, posebno nemate ovlast ispovijedati vjernike.”

“Conformemente alle norme del Codice di diritto canonico, in specie al can. 1336 § 1 p. 2 e can. 1338, § 2, proteggendo questa Chiesa dai Suoi soprusi, non entrando nella disciplina religiosa della Sua comunità, e tenendo in vista la Sua contumace disobbedienza in questa Chiesa e la Sua non osservanza delle disposizioni degli Ordinari diocesani, con la presente dichiaro che nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan, Lei non è autorizzato in nessuna maniera ad esercitare gli atti sacerdotali, in particolare non ha alcuna facoltà di ascoltare le confessioni dei fedeli.”
Padre Jozo, comunque, non ha mai rispettato la sospensione (confermata per ben tre volte) e continua ad amministrare illegalmente i sacramenti.

http://www.cbismo.com/index.php?mod=vijest&vijest=194

http://www.ktabkbih.net/aktualno/priopcenjemostar_it.htm

Opinione del Card Bertone:

http://www.salpan.org/SCANDALI/CARISMATICI/Bertone.htm

http://blog.panorama.it/italia/2008/09/12/il-papa-contro-litalia-dei-miracoli/

(settembre 2008)

IL MESSAGGIO DELLA MADONNA? L’HA INVENTATO IL MIO DIRETTORE SPIRITUALE

“Non è un’illazione né, tanto meno, un’insinuazione. Non lo sa quasi nessuno, ma una delle veggenti di Medjugorje, Marija Pavlović, ha una volta ammesso, per iscritto e nei termini che ora vedremo, di aver avallato dei falsi messaggi della Madonna, per compiacere il proprio direttore spirituale.”

http://marcocorvaglia.blog.lastampa.it/mcor/il-messaggio-della-madonn.html

PERCHE’ IL DOTTOR FRIGERIO NON DICE CHE…?
(Gli esami scientifici che tanto vengono paventati come prova dimostrano che non c’è nulla di sovrannaturale)

“La sensibilità corneale era perfettamente presente in questi ragazzi prima e dopo l’estasi [...] durante l’estasi l’occhio non si chiudeva.
Perché il dottor Frigerio non dice che all’esame in questione non sono stati sottoposti, genericamente, “i ragazzi”, ma solo Jakov e Ivan?
Perché il dottor Frigerio non dice che in Ivan vi era sensibilità corneale anche durante l’estasi?
Lo riporta il Dossier Scientifico su Medjugorje (da qui in avanti, DSM), testo a firma dello stesso Frigerio (oltre che del dottor Mattalia e di don Luigi Bianchi), laddove il neuropsicofarmacologo Maurizio Santini, che materialmente condusse l’esperimento, rileva che in Ivan “a livello corneale la sensibilità era presente” [DSM, p. 56].”

http://marcocorvaglia.blog.lastampa.it/mcor/percheildottor.html

Cattolici contro Cattolici per Medjugorie (danno dell’indemoniato a un cattolico perché non crede alla “gospa”)

http://www.ascoltalaradio.it/public/index.php?id=142

I “VEGGENTI”: CHI SONO, COSA FANNO…

“Ancora dagli USA, Peace Center Tour offre la possibilità di stare a casa di Vicka (si specifica inoltre che sul posto fungerà da guida la cugina di Vicka e che si assisterà all’apparizione mensile di Mirjana)”

http://marcocorvaglia.blog.lastampa.it/mcor/i-veggenti-chi-sono-cosa-.html

Qui si trova tutta la documentazione ufficiale su Medjugorie, comprese le dichiarazioni ufficiali del Vescovo.

http://www.cafarus.ch/

articolo su Medjugorje
intervento del Santo Padre 01.09.08

http://abateoimpertinente.wordpress.com/2008/09/03/esclusivo-benedetto-xvi-finalmente-da-un-giro-di-vite-sul-piu-grande-santuario-cattolico-illegale-del-mondo-e-sospende-dubbio-sacerdote/

http://www.dailymail.co.uk/news/worldnews/article-1052230/Pope-finally-launches-crackdown-worlds-largest-illicit-Catholic-shrine-suspends-dubious-priest.html

Suor Stefania Caterina sostiene l’origine extraterrestre di alcuni fenomeni legati a Medjugorje
aggiornamento del 20/09/08

Il Vaticano ultimamente sta prendendo seri provvedimenti in merito a Medjugorje, non ultimo il depennamento dal catalogo dell’Opera Romana Pellegrinaggi dei viaggi a Medjugorje.

Per quanto riguarda le apparizioni non approvate:
Il Magistero non impone che siano terminate le apparizioni per dare un giudizio definitivo e tantomento prevede che tale giudizio spetti esclusivamente al Vaticano.

A Lourdes fu il Vescovo ad approvare le apparizioni, come a Finca Betania, le cui apparizioni furono approvate nel 1987 ma terminarono intorno al 1990, come puoi constatare dal link sottostante.

http://www.mariaesperanza.com/english/aparitions_en.html

“Apparition officially approved by Bishop Pio Bello Ricardo on November 21, 1987.”

http://www.mariaesperanza.com/english/september_8_1989.html

“Apparizione” del 1989.

La dichiarazione di Zara è una pronuncia ufficiale, è l’unica che esiste al momento ed è tuttora valida.

E’ solo la Conferenza Episcopale della Bosnia-Herzegovina che può istituire una nuova commissione (cfr. Codice Diritto Canonico can. 447, 449/2, 457) (o in casi particolari il Vaticano, previo accordo con la C.E. locale), nel caso lo ritenga opportuno. Se non è stato fatto in 27 anni, evidentemente non è cambiato nulla.

Il fatto che le apparizioni non siano ancora terminate non impedisce la formazione di una nuova commissione per modificare/confermare il giudizio: il Magistero della Chiesa non lo stabilisce tanto è vero che nel 1987 furono riconosciute le apparizioni di Finca Betania mentre il fenomeno era ancora in corso.

P.S.
Padre Jozo pur essendo sospeso continua a confessare.

Dall’intervista di Padre Livio a Mirijana a Radio Maria (2001):
PADRE LIVIO – …scusa Mirjana, se mi permetto: siccome è uscita in questi giorni una rivista, che in Italia è molto diffusa, che racconta una vecchia storiella, secondo la quale tu e Ivanka eravate uscite fuori dal villaggio per andare a fumare. È stato proprio così?
MIRJANA – Ma queste sono cose terribili; io le prendo sempre con il sorriso quando sento cose così. Noi abbiamo soltanto parlato perché io non vedevo l’ora di dirle tutto ciò che mi era successo e lei voleva dire a me tutto quello che era successo a lei, proprio come due ragazzine.

http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1380

http://gloria.tv/?media=139162

ecco invece quello che è stato registrato su nastro dal vescovo Zanich (aprite il link e leggi il punto 5 “credibilità dei veggenti” dove afferma che invece sono andati a fumare):

http://www.cbismo.com/files/file/ZanicMedj_Maggio1990.pdf

Posizione della Chiesa nei confonti di Tomislav Vlasich:

http://marcocorvaglia.blog.lastampa.it/mcor/pesante-pronunciamento-de.html

vedere nell’articolo il post in cui la Gospa elogia il religioso

cosa ne pensava il vescovo Zanic?



Solo il vescovo può convalidare o bocciare le apparizioni:


Commissione Ruini – Medjugorje


Storia apparizioni:


Rivelazioni di Medjugorie da sito ufficiale:


La verità su Medjugorje:


Criterio per valutare le apparizioni


video completo su come valutare Medjugorje, il “costat de non” non esiste:


                                  



Il decreto integrale di privazione delle facoltà sacerdotali nella diocesi di Mostar-Duvno

Traduzione dal croato - Decreto pubblicato su Vrhbosna (bollettino ufficiale delle Diocesi della Metropolia di Sarajevo), nr. 3/2004, pp. 293-298.
Il testo originale in croato è sul sito ufficiale della diocesi di Mostar-Duvno.


IL DECRETO DEL VESCOVO A FRA JOZO ZOVKO, OFM


Mostar, 26 giugno 2004. // Prot.: 843/2004.

Reverendo padre Fra JOZO ZOVKO
Convento francescano - Široki Brijeg
---------------------------------------------
Per conoscenza:
Curia provinciale OFM - Mostar
Curia generalizia OFM - Roma

Reverendo fra Jozo,

Seguo il Suo comportamento in questa Chiesa e in genere non l’approvo da più di dieci anni. Infatti da quando ho preso il governo delle Diocesi, nel 1993, L’ho trovata nel Suo status ecclesiastico irregolare, nel quale Lei vive anche oggigiorno. 
Qui riassumerei tale status, il Suo comportamento ed insegnamento.


La corrispondenza tra la Curia diocesana e il Provincialato, 1989

L’Ordinario diocesano mons. Pavao Žanić, dopo un triplice ammonimento al Provincialato, con la lettera, nr. 622/89, del 23 agosto 1989, mentre Lei faceva il parroco a Tihaljina, Le ha tolto “ogni giurisdizione e missione canonica nelle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan” a causa del Suo comportamento non ecclesiastico, il che Le aveva più volte personalmente comunicato e giustificato, informandone il Suo Superiore religioso, con la lettera, nr. 624/89, della stessa data: “In data odierna Le ho tolto la giurisdizione e la missione canonica (il documento in allegato alla presente), ed è sospeso da qualsiasi ufficio nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan”.

Il Suo Provincialato, con la lettera, nr. 439/89, del 12 agosto 1989, L’ha proposta “ardentemente” come vicario parrocchiale a Tihaljina, chiedendo “la necessaria missione e giurisdizione”, pubblicando ufficialmente che Le è stata “impartita la necessaria giurisdizione e missione canonica dalla Curia diocesana con la sua lettera, nr. 630/89, del 25.08. 1989”. [1] 
Questa era un’evidente non verità ufficiale, poiché il Vescovo nella citata lettera ha scritto: “A fra Jozo Zovko, proposto a vicario parr. a Tihaljina, denego ogni giurisdizione e missione canonica, come Vi ho informato con la lettera, nr. 624/89, del 23.08.89”, come è evidente dall’omissione del suo nome nell’elenco dei sacerdoti autorizzati sul bollettino ufficiale diocesano. [2]

La Sua lettera al Vescovo, agosto 1989

Lei si è rivolto per iscritto al vescovo Žanić, il 29 agosto 1989, e di nuovo gli ha scritto il 20 settembre 1989, chiedendogli di poter conversare con lui. Egli L’ha ricevuta il 23 settembre 1989, confermando il suo decreto col quale Le ha tolto “ogni giurisdizione e missione canonica” nelle Diocesi erzegovinesi.

Il Suo ricorso alla Congregazione, ottobre 1989

Lei si è rivolto anche alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 14 ottobre 1989, chiedendo che il vescovo Žanić Le “impartisse la necessaria giurisdizione nelle Diocesi di Mostar-Duvno” (sic!).

La corrispondenza tra la Congregazione e la Curia diocesana

La Congregazione con la sua lettera, nr. 4803/89, del 25 ottobre 1989, ha chiesto al Vescovo le informazioni suppletive, che mons. Žanić ha inviato a Roma, con la lettera, nr. 988/89, del 12 dicembre 1989, giustificando ampiamente il di lui procedimento e quello Suo.

La Congregazione ha fatto pervenire al Vescovo la risposta, nr. 5673/89, del 15 febbraio 1990, confermandogli che aveva il diritto di toglierLe la giurisdizione parrocchiale e di non approvare la proposta che Lei fosse il cappellano nella stessa parrocchia di Tihaljina.
Lo stesso Dicastero nella detta lettera ha espresso la speranza che le sanzioni con cui sono “privati della facoltà di confessare e della missione canonica nella diocesi di Mostar-Duvno”, inflitte a Lei (e ad un altro frate), abbiano in qualche modo sortito, anche se in ritardo, “l’effetto di una salutare riflessione” da parte Sua, chiedendo che Lei fosse rimosso in un convento “lontano da Medjugorje”.

Nella lettera il cardinale Prefetto scrive che la Congregazione “non mancherà di chiedere al Ministro Generale O.F.M. ed al suo Definitorio di interporre tutta la loro autorità perché le irregolarità e le omissioni lamentate da Vostra Eccellenza non abbiano più a ripetersi nelle parrocchie della Diocesi di Mostar-Duvno, rette dai Frati Minori di Erzegovina, e di far parimenti presente che il Vicario Provinciale ‘ad instar’ vigili perché sia P. Zovko che P. Orec non interferiscano in alcun modo nelle parrocchie dalle quali sono stati allontanati e Le offra, in futuro, la collaborazione richiesta”.

Però, una cosa erano le speranze e il modo di agire della Santa Sede, ed un’ altra il modo di agire Suo e dei Suoi Superiori.

Le lettere del Vescovo al Provincialato, aprile 1990

Mons. Žanić, su suggerimento della Santa Sede, prima con la lettera, nr. 314/90, del 4 aprile, poi con la lettera, nr. 432/90, del 30 aprile 1990, ha chiesto al Provincialato della Sua comunità di allontanarLa dall’ufficio pastorale fino ad allora occupato, e di proporLa, come aveva chiesto la Congregazione, per un nuovo ufficio e luogo, “lontano da Medjugorje”, accettabile per il Vescovo.

Le lettere tra Curia diocesana e il Provincialato, 1991

Però, le sanzioni canoniche non hanno prodotto l’ effetto necessario. 
Lei è stato proposto dai Suoi superiori, con la lettera, nr. 377/91, del 25 luglio 1991, al posto di guardiano del convento a Široki Brijeg [3] e da essi è stata chiesta per Lei “la necessaria giurisdizione e missione canonica” in quella parrocchia, appena una ventina di km distante da Medjugorje. 
Perciò con la lettera, nr. 557/91, del 30 luglio 1991, il Vescovo ha comunicato al Provincialato: “Non posso in nessun modo confermare… la nomina di fra Jozo Zovko a Široki Brijeg”.

Ha addotto anche i motivi: la lettera della Congregazione, e, secondo: “Oltre a questa ragione, ho anche in vista la sua, almeno discutibile, vita morale privata”.

Il Vescovo ha inviato al Provincialato una lettera, nr. 649/91, del 2 settembre 1991, in cui ha ripetuto che Lei non aveva “giurisdizione e missione canonica“ per Široki Brijeg, aggiungendo: ”Sono informato che fra Jozo Zovko, e nonostante il divieto datogli per iscritto, agisce pastoralmente e amministra i sacramenti nella parrocchia di Široki Brijeg”.
Perciò il Vescovo non ha accettato tale proposta, le sanzioni sono rimaste in vigore e Lei a Široki Brijeg.

Il Vescovo al Papa, agosto 1991

Il vescovo Žanić si è rivolto al Santo Padre, il 22 agosto 1991, esponendogli il Suo caso nel quadro più ampio della problematica.

La Congregazione alla Curia generalizia, novembre 1992 e 1993

La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha scritto il 26 novembre 1992 al Suo Ministro Generale anche riguardo al Suo grave caso, sul che Lei poteva e doveva essere direttamente informato.

Parimenti la Congregazione ha scritto al Padre Generale, l’11 novembre 1993: “Inoltre, nella Diocesi di Mostar vi sono 4 Frati Minori che, pur essendo privi di giurisdizione, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale. Si tratta dei PP. Jozo Zovko (e…) che, in opposizione a quanto disposto da questo Dicastero fin dal 1990 circa una loro assegnazione a conventi lontani da Medjugorje, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale, rimanendo in comunità religiose situate in prossimità della suddetta parrocchia…”. 
Anche su questo Lei doveva essere informato dal Suo Superiore religioso generale.

La consegna

Nel 1993 è avvenuto il cambiamento del Vescovo a Mostar. Ho mantenuto in vigore il decreto, emanato nei Suoi confronti dal mio Predecessore, finché non sono venuto a conoscenza dei fatti.
Mi sono impegnato per Lei affinché concelebrasse con noi due Vescovi e con altri sacerdoti, il 1 agosto 1993 a Mostar, il giorno della consegna, sebbene il vescovo Žanić si sia opposto. Infatti il decreto del Vescovo nei Suoi confronti l’avrei voluto trattare con Lei.

Le lettere tra il Provincialato e la Curia diocesana, 1993-1994

Il Suo Provincialato, invece di ritirarLa da Široki Brijeg, L’ha proposta ad “amministratore parrocchiale” nella stessa parrocchia, con la lettera inviata alla Curia diocesana, nr. 380/93, del 29 dicembre 1993, al che ho espresso la mia costernazione nella mia risposta, nr. 69/94, del 4 febbraio 1994.

La mia prima lettera a Lei, giugno 1994

Allora nel luglio 1994 è avvenuta la visita canonica, la cresima ed il nostro incontro a Široki Brijeg. Subito dopo Le ho inviato la lettera, nr. 423/1994, del 14 giugno dello stesso anno. In essa Le ho scritto: “Il giorno della visita canonica e del conferimento della S. Cresima a Široki Brijeg, il 12 giugno 1994, prima ho chiesto all’amministratore parrocchiale se Lei confessasse nella chiesa. Egli mi ha risposto di non disporLa per la confessione, ma che Lei qualche volta confessava nel confessionale nella chiesa. Poi ne ho chiesto personalmente a Lei. Anche Lei mi ha confermato di confessare qualche volta, quando glielo richiedono i fedeli, nonostante sia consapevole che Le è stata tolta la giurisdizione confessionale. 
E se Lei, come sacerdote, è seduto nel confessionale, il popolo, ovviamente, verrà a confessarsi”.


L’ho avvertita che Lei era incorso in poenam suspensionis latae sententiae, dato che agiva senza la giurisdizione confessionale e senza le facoltà necessarie per la validità dei sacramenti, secondo la lettera e lo spirito del Codice di diritto canonico. Secondo il can. 1378, § 2: “Incorre nella pena di interdetto latae sententiae, o, se sia chierico, di sospensione…: 2: colui che, oltre il caso del quale nel § 1, mentre non può dare validamente l’assoluzione sacramentale, attenta di impartirla, oppure ascolta le confessioni sacramentali.”

Le ho fatto sapere che Lei, se avesse continuato ad esercitare la pastorale ecclesiastica ordinaria, ignorando le disposizioni pastorali e le sanzioni canoniche, sarebbe incorso anche nelle pene ecclesiastiche latae vel ferendae sententiae. Mi premeva molto che il Suo status e la situazione pastorale nella parrocchia di Široki Brijeg fossero regolate e che i problemi pastorali fossero risolti. 
Ed essi cominceranno ad essere risolti, quando il Suo Provincialato La proporrà, e l’Ordinario accetterà, ad un ufficio pastorale in un altro luogo lontano da Medjugorje, in conformità a quanto sueposto. 
Ne è stato informato anche il Suo Superiore religioso, con la lettera, nr. 423/94-ad, del 15 giugno 1994.

Lei, però, non ha dato la minima attenzione a quella lettera. Lei ha proseguito per la Sua strada.

Abbiamo pubblicato più volte e in più modi l’informazione sul Suo status irregolare nella Diocesi, sia sulla stampa ufficiale che su altra stampa ecclesiastica. [4]

Ho informato del Suo caso la Santa Sede nella mia relazione ufficiale “Ad limina”, nr. 1203/98, del 6 novembre 1998.

Gli abusi pastorali

Così, per esempio, Lei ha conferito, il 1 febbraio 1997, il sacramento del Battesimo a J. Š. S., sedicenne dell’Arcidiocesi di Split-Makarska. Il relativo candidato si era presentato regolarmente al suo parroco in Dalmazia per un insegnamento ordinario e per la preparazione alla Cresima. Il parroco ha chiesto per iscritto l’approvazione per il battesimo al suo Ordinario, Arcivescovo mons. Ante Jurić, e l’ha ottenuta per iscritto. Però Lei ha battezzato il candidato a Široki Brijeg, all’insaputa del parroco e senza approvazione dell’Arcivescovo.
Lei non ha ritenuto necessario nemmeno informare questa Curia diocesana.
Inoltre, Lei ha rilasciato il certificato di battesimo al suddetto giovane, senza alcun riferimento al Registro dei battesimi. Su quel certificato sopra il titolo parochus Lei ha firmato di proprio pugno, sebbene non abbia non solo alcuna facoltà di confessare o alcuna giurisdizione, ma nemmeno alcuna missione canonica, tanto meno quella del parroco, per farlo e per firmare tali documenti in maniera legale. 
Infine, sul certificato di battesimo del neobattezzato Lei ha scritto che il giovane è “legitt. pro foro civili”, cioè che i suoi genitori non erano sposati. Ma nel Registro dei battesimi di Široki Brijeg sta scritto che egli è “legittimo”. Così non si può sapere se egli è “legittimo” o solo “legittimo pro foro civili”. Secondo quale criterio Lei scrive una cosa sul certificato di battesimo mentre un’altra sta nel Registro dei battesimi?
Per vedere la totale illegalità del Suo comportamento, lo stesso giorno Lei ha battezzato anche la signora A. S., che allora viveva non sposata in chiesa.
Per tali disordini pastorali non può scusarLa nemmeno l’ignoranza crassa delle norme ecclesiastiche. E Lei è un sacerdote in questa Diocesi sin dal 1967. 
Di tutto questo, ho informato il competente Dicastero con la lettera nr. 1150/97, del 1 settembre 1997.

Inoltre sulla stampa è stato pubblicato, nel 2002, che Lei ha battezzato nella chiesa parrocchiale di Široki Brijeg una dottoressa cinese, M. K. F. W., la quale vive e lavora a Parigi. La notizia è stata pubblicata anche sulla stampa insieme alla Sua foto con la neobattezzata. [5]
Quali istruzioni ecclesiastiche catecumenali Lei segue conferendo i santi sacramenti?

L’Ordo dell’iniziazione degli adulti prescrive: “Spetta al vescovo determinare, regolare e valorizzare personalmente o per mezzo di un delegato l'istruzione pastorale dei catecumeni o ammettere i candidati all'elezione e ai sacramenti” (ORDO INITIATIONIS, del 1972, Praenotanda, nr. 44). Almeno questo Le doveva essere noto, come sacerdote. Non si può scusare alcuna ignoranza della legge ecclesiastica e di certe istruzioni che anche questa Curia diocesana ha emanato, il 15 dicembre 1992, inviato a tutti gli Uffici parrocchiali, riguardo al battesimo degli adulti, e pubblicato sul suo bollettino ufficiale. [6]

Le mie lettere al Provincialato, 2000

Ho esposto chiaramente il Suo caso alla Curia provinciale con le lettere, nr. 450/2000, del 13 aprile, e nr. 645/ 2000, del 22 maggio 2000.

La mia seconda lettera a Lei, ottobre 2000

L’associazione italiana “Mir i Dobro” (Pace e bene), ha accusato questa Chiesa locale, specialmente davanti alle diverse istanze ecclesiastiche in Italia, a causa dell’insensibilità ed inumanità di fronte a tanti orrori e tragedie, alle quali, invece, Lei desidera venir incontro con la Sua opera e con la costruzione di edifici a Široki Brijeg, dove voleva impiegare anche le religiose francescane.
Le ho scritto personalmente, il 30 ottobre 2000. Le ho posto 11 quesiti, chiedendo a Lei di presentare la documentazione in proposito. Ne abbiamo informato anche i Suoi superiori con lettera, nr 1780/2000, del 18 novembre 2000. La lettera è stata pubblicata dopo 4 mesi d’attesa. [7]

Lei non ha risposto, né è venuto in Curia per giustificare la Sua attività.

La mia lettera al Provincialato, gennaio 2001

Ho avvertito il Suo Superiore religioso del Suo comportamento a Široki Brijeg, con la lettera, nr. 71/2001, del 25 gennaio 2001: “Il membro di codesta Provincia, fra Jozo Zovko, ha costruito una città sulla ‘collina’, cioé su Puringaj, nella parrocchia di Široki Brijeg, raccogliendo i soldi in giro per il mondo a tale scopo, anche con la pubblicità delle suore francescane della Provincia di Mostar, all’insaputa e senza approvazione di questa Curia. E codesto Provincialato non ha preso alcun serio provvedimento per porre fine a quest’azione, sebbene egli sia stato più volte ammonito, oralmente e per iscritto, da questa Curia sin dal 1996.” 
La mia terza lettera a Lei, febbraio 2001

Le ho inviato la lettera, nr. 230/2001, del 19 febbraio 2001, informandoLa della conversazione con il Suo Superiore maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. A lui ho detto, e a Lei ho scritto: “Nella soluzione generale della situazione ecclesiastica erzegovinese il Suo caso è del tutto specifico e molto complesso in rapporto a questa Curia diocesana e alla pastorale. Ho rammentato solo due punti importanti:

Primo, Lei è privo in questa Diocesi, della giurisdizione confessionale e di ogni altra, dal 23 agosto 1989.

Secondo, riguardo alla mia lettera a Lei indirizzata, del 30 ottobre 2000, non ho avuto nemmeno la conferma che Lei abbia letto tale lettera. Perciò l’ho fatta stampare sulla ‘Chiesa sulla roccia’, 2/2001, p. 21, e al padre Ottenbreit ne ho dato la copia con la traduzione inglese.
Pertanto, se Lei desidera risolvere il Suo problema e il rapporto verso questa Diocesi, e quindi apporre la Sua firma sulla Dichiarazione d’obbedienza per ottenere le facoltà pastorali, Lei renderà, per iscritto, compiutamente conto della Sua attività, sia riguardo a Medjugorje e ai fenomeni legati a Medjugorje, diffusi specialmente per mezzo del Suo impegno girando il mondo, sia anche riguardo allo stato attuale di Puringaj.
Le porte di questa Curia Le sono aperte per un incontro per tutto il seguente tempo quaresimale, previo appuntamento”.

A questa lettera Lei non ha risposto. Né si è presentato, finora, a questa Curia.


Nel bollettino ufficiale ho pubblicato la notizia di averLe inviato la menzionata lettera. [8]

La mia quarta lettera a Lei, maggio 2001

Le ho inviato la lettera, nr. 693 /2001, del 9 maggio, chiedendoLe certi chiarimenti.

Lei non si è degnato di rispondere alla lettera.

La mia quinta lettera a Lei, giugno 2001

Dopo averLe inviato la lettera del 9 maggio, in seguito ad un breve incontro a Široki Brijeg Le ho inviato la lettera, nr. 899/2001, 7 luglio 2001, in cui Le ho esposto alcuni punti che provano che Lei “dimostra di non essere un uomo della verità”. E che Lei non ha da questa Curia alcuna approvazione per nessuna Sua opera finché non renda conto della Sua attività”.

Nemmeno a questa lettera Lei ha risposto qualcosa.

La circolare agli uffici parrocchiali, maggio 2001

Ho inviato a tutti gli uffici parrocchiali in Erzegovina la circolare, nr. 700/2001, 14 maggio 2001, esponendo il Suo caso. Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [9]

Le note al Provincialato, 2002-2003

Ho scritto al Suo Superiore religioso, nr. 813/2002, dell’11 giugno 2002, avvertendolo che Lei non gode di alcuna facoltà pastorale in questa Diocesi.

Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [10]

Questo l’ho ripetuto nella lettera, nr. 2108/2002, del 19 dicembre 2002, e di nuovo nella lettera, nr. 248/2003., del 27 febbraio 2003.

Pure questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale: “Fra Jozo Zovko non ha alcuna facoltà pastorale in questa Diocesi, predica a Medjugorje, porta numerosi suoi ‘tifosi’ da Široki Brijeg a Medjugorje. Quando comincerà a risolvere questo caso?” [11]

Il Padre Provinciale non ha preso in considerazione affatto il Suo caso.

La mia sesta lettera a Lei, aprile 2003

Di nuovo L’ho pregata con la lettera, nr. 450/2003, dell’11 aprile 2002, di venire in Curia, entro un mese dal ricevimento della lettera, e di portare tutti i documenti ecclesiastici riguardanti le persone che Lei ha battezzato o ai cui matrimoni ha assistito, poi le loro domande scritte e le Sue risposte, le eventuali deleghe, e di giustificare il Suo modo di agire riguardo al battesimo e all’iniziazione, per verificare il modo ecclesiastico di procedere e se i Suoi atti pastorali e sacramentali fossero leciti e validi.

Lei non è comparso in Curia né allora né dopo, né ha fatto pervenire la richiesta di documentazione pastorale, che Lei non era affatto autorizzato a firmare.

La Sua risposta, aprile 2003

Lei ha inviato una risposta, il 26 aprile 2003, in cui fa molte affermazioni prive di senso sul concetto di giurisdizione, di facoltà e sui sacramenti di iniziazione. Così Lei dice: “Con la perdita dell’ufficio ecclesiastico di parroco a Tihaljina ho perso la facoltà di confessare (facultatem ad confessiones excipiendas) i parrocchiani di Tihaljina la quale, secondo il can. 968 § 1, è legata allo stesso ufficio di parroco”. 
Però, Lei nega che tale perdita della facoltà di ascoltare le confessioni o della giurisdizione riguardi tutta la Diocesi, sebbene nel decreto tale ambito Le sia esplicitato.

La mia settima lettera a Lei, giugno 2003

Alla Sua, ho ampiamente risposto e motivato con la lettera, nr. 839/2003, del 21 giugno 2003.
E l’ho resa nota ufficialmente al pubblico ecclesiastico. [12]
Le ho scritto, tra l’altro, quanto segue: “Con la presente Le confermo, come ho fatto anche nel 1994 e più volte ripetuto, che Lei in queste Diocesi erzegovinesi non ha alcuna giurisdizione di confessare, né in modo provvisorio né permanente, né ha alcuna missione canonica per svolgere qualsiasi ufficio pastorale ordinario in nessuna parrocchia, e non solo nella chiesa parrocchiale. Per tale motivo Lei non ha facoltà di predicare né di tenere omelie, né esercizi spirituali, né seminari, specialmente in Medjugorje, finché il Suo status non sia regolato”.

Infatti questa Curia, il 23 agosto 2001, ha emanato una disposizione riguardante omelie, esercizi spirituali, diversi seminari spirituali, incontri terapeutici per il territorio di queste Diocesi. Questo è stato inviato a tutti gli uffici parrocchiali. Tutto è reso noto anche al pubblico ecclesiastico. [13]

La dichiarazione del Provincialato

Il Suo Superiore provinciale scrive nel 2002 che Lei è un sacerdote che trascorre “molte ore nella preghiera, nei consigli e predicazioni”; che quelli che “accettano Medjugorje” La ritengono come un “sacerdote devoto” e La invitano a tenere gli “esercizi spirituali”.
Egli non rammenta il Suo status irregolare in questa Diocesi. [14]

È stato pubblicato che Lei ha tenuto siffatti esercizi spirituali nell’ isola di Jakljan [15] e a Medjugorje. [16]
D’altro canto, è un fatto del tutto noto che la predica rientra nella missione canonica che è stata tolta a Lei in queste Diocesi, insieme ad “ogni giurisdizione”, come ha confermato anche il Suo Superiore maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. [17]
Inoltre la guida degli esercizi spirituali deve avere di solito anche le facoltà di confessare, che Lei non ha. Perciò è del tutto giustificato chiederLe: A quali istruzioni Lei sia attiene tenendo i “seminari del ritiro spirituale”, che Lei dava nel 2003, come si poteva leggere sulla stampa? [18]

Con quella lettera del giugno L’ho pregata di venire in questa Curia e di giustificare il Suo modo di agire.

Lei però non è comparso, giustificandosi con l'intervento chirurgico. Ma non è comparso nemmeno dopo essersi ripreso in seguito all'operazione.

La Sua risposta, gennaio 2004

Alla mia lettera del giugno del 2003, Lei ha risposto solo il 24 gennaio 2004, ripetendo quel che aveva detto nella lettera dell’aprile 2003. Ora aggiunge solo alcune non verità ed errori. Lei mi scrive, riguardo alla “giurisdizione”: “Invano sfoglierà il Codice di diritto canonico, sia quello del 1917, sia questo del 1983, e non troverà in esso tale termine, ma solo l’espressione facultas ad confessiones excipiendas”.

La terminologia. 
Per ricordarci in maniera scolastica e pratica tale concetto, che ora Le è venuto in mente: il termine tradizionale nella Chiesa per la facoltà di confessare è iurisdictio. Nel Codice del 1917 tale concetto si usa senza eccezione e quasi esclusivamente (vedi per es. una ventina di canoni e paragrafi: 871-892). Le cito almeno alcuni secondo un certo ordine:

Can. 873, § 1: Ordinaria IURISDICTIONE ad confessiones excipiendas…
Can. 873, § 2: Hac eadem IURISDICTIONE gaudent etiam… 
Can. 873, § 3: Haec IURISDICTIO cessat amissione officii…
Can. 874, § 1: IURISDICTIONEM delegatam ad recipiendas confessiones…
Can. 874, § 2: Locorum Ordinarii IURISDICTIONEM ad audiendas confessiones…
Can. 875, § 1: … ad recipiendas confessiones professorum… IURISDICTIONEM delegatam…
Can. 875, § 2: … proponit confessarium, qui tamen IURISDICTIONEM obtinere debet… Etc.

Le devo citare ancora ogni canone e paragrafo del Codice a proposito, dove sistematicamente viene usato il termine iurisdictio? E in nessun canone del CIC del 1917 viene usato il termine facultas, ma solo talvolta licentia (cfr. i cann. 877, § 1-2; 878, § 1-2 etc).

Il Codice di diritto canonico del 1983 usa come più appropriato il termine latino facultas nel senso della giurisdizione di confessare o della facoltà, sebbene nemmeno oggi nelle discussioni canoniche sul conferimento delle facoltà di ascoltare le confessioni sia escluso l’uso del termine di "giurisdizione". Anzi, i sacerdoti ancor oggi quasi regolarmente dicono di fare “l’esame giurisdizionale”. Il vescovo Žanić come sacerdote dal 1941 e come Vescovo dal 1971 fino alla morte si è servito del termine tradizionale di “giurisdizione” e così Le ha scritto. 
Così ha scritto anche a tutti i sacerdoti nei loro decreti di nomina per gli uffici pastorali.
Così ogni volta ha richiesto il Suo Provincialato per Lei e per gli altri sacerdoti religiosi.
Così Lei ha capito anche finora, nel corso di questi 15 anni passati e non ha mai notato tale terminologia. 
Del resto così anche all’inizio di questa controversia ha capito la Congregazione de Propaganda Fide, il che esplicitamente conferma la sua risposta, del 15 febbraio 1990, citata all’inizio di questa lettera. 
Questo Le è evidente: che il Codice ha obbligato anche Lei con la “jurisdictio”. E forse il vescovo Čule Le ha dato la giurisdizione per la confessione se Lei non ha fatto un “esame di giurisdizione” davanti alla commissione o davanti a lui stesso? E quale giurisdizione Le ha dato il vescovo Čule che un altro vescovo ordinario non può toglierLe?

Lei va un passo avanti affermando di se stesso che dalle Sue due lettere “inequivocabilmente segue che io con un’eventuale confessione dei fedeli nella Diocesi o nel mondo non faccio alcuna trasgressione della legge ecclesiastica”, negando tutto ciò che nei Suoi confronti ha stabilito il vescovo d’allora, msgr. Žanić, e io, come suo successore, ho confermato e più volte pubblicato, come già detto.

Inoltre Lei scorrettamente scrive che io non sono disposto a conferirLe alcun ufficio pastorale nel territorio di questa Diocesi e perciò ritiene “inutile” il nostro “incontro e la conversazione orale”. Io ho chiesto a Lei di osservare le condizioni concrete alle quali Lei non ha risposto, come già detto.
E poi la Sua spiegazione riguardo a Medjugorje non è in conformità alla disposizione e alla richiesta della Congregazione (per la Dottrina della Fede).

Infine, conformemente alle norme del Codice di diritto canonico, in specie al can. 1336 § 1 p. 2 e can. 1338, § 2, proteggendo questa Chiesa dai Suoi soprusi, non entrando nella disciplina religiosa della Sua comunità, e tenendo in vista la Sua contumace disobbedienza in questa Chiesa e la Sua non osservanza delle disposizioni degli Ordinari diocesani, con la presente dichiaro che nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje.-Mrkan, Lei non è autorizzato in nessuna maniera ad esercitare gli atti sacerdotali, in particolare non ha alcuna facoltà di ascoltare le confessioni dei fedeli. 
Come vescovo diocesano di nuovo La invito a regolarizzare il Suo status sacerdotale, come spesso Le ho chiesto finora, se vuole essere ed operare in questa Chiesa locale. 
Dietro Sua richiesta scritta, posso farLe vedere, qui a Mostar, tutta la documentazione disponibile che si trova in questa Curia riferentesi alla Sua attività pastorale illegale come anche alla Sua vita morale. 
Nello stesso tempo La informo che questo decreto sarà proclamato nel prossimo numero di Vrhbosna, bollettino ufficiale di queste Diocesi.

La saluto con deferenza e La raccomando al Signore

Ratko Perić, Vescovo
_________________
[1] Mir i dobro (Pace e Bene), 4/1989., pp. 167-168. 
[2] Cfr. Bollettino ufficiale delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje, 2/89, del 18 dicembre 1989., pp. 48-49. 
[3] Mir i dobro, 3/1991, pp. 19. 
[4] Cfr. Crkva na kamenu (La Chiesa sulla roccia, bollettino pastorale delle Diocesi, Mostar), 7/1995, p. 4;
Vrhbosna, 3/1996, p. 223;
Glas Koncila (Voce del Concilio), 23/1996, del 9 giugno 1996., p. 18;
Mir i jedinstvo (La Pace ed Unità), Mostar, 1997, p. 221;
Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21;
OGLEDALO PRAVDE (SPECULUM IUSTITIAE), La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje, Mostar, 2001, pp. 51-54., 178;
Vrhbosna, 2/2001, p. 192;
Vrhbosna, 2/2002, p. 161.
Vrhbosna, 1/2003, p. 65.
Vrhbosna, 1/2004, p. 70-72.
[5] Večernji list (Corriere della sera, Zagreb), 1 febbraio 2002, p. 4; Invitati ad amare, Široki Brijeg, nr. 12, maggio 2002, pp. 24-26.
[6] Vrhbosna, nr. 1-4/1994, p. 132.
[7] Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21. 
[8] Vrhbosna, 1/2001, p. 90, nr. 47. 
[9] Vrhbosna, 2/2001, p. 192. 
[10] Vrhbosna, 2/2002, p. 161. 
[11] Vrhbosna, 1/2003, p. 65. 
[12] Vrhbosna, 1/2004, pp.70-72. 
[13] Glas Koncila, 36/2001, p. 2. 
[14] Glas mira (La Voce della pace, Medjugorje), 12/2002, p. 31.
[15] Ritiro spirituale dal 3 al 7 giugno 2002, u: Una Goccia d'Amore, (Massa), 3/2002, pp. 18-25. 
[16] Ivi, p. 8. 
[17] Katholischer Nachrichtendienst, 5 dicembre 2002: „An die Anfrage, wie der Status von P. Jozo Zovko jetzt wirklich ist, meinte der Generalvikar, dass innerhalb der Diözese Mostar Pater Jozo keine Jurisdiktion und keine 'Missio Canonica' hat…“.
[18] Večernji list, 24 gennaio 2003, p. 4.

RIDUZIONE ALLO STATO LAICALE DI P. TOMISLAV VLASIC



Dal sito della diocesi di Mostar competente per Medjugorie:
http://www.cbismo.com/index.php?mod=vijest&vijest=225

FRA TOMISLAV VLAŠIĆ „NEL CONTESTO DEL FENOMENO MEDJUGORJE“

Cancelliere, 2008-08-31

Dato che il caso del Padre fra Tomislav Vlašić, ofm, secondo la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede, nr. 144/1985-27164, del 30 maggio 2008, esposto nella Circolare del Vescovo, prot. 930/2008, dell’8 luglio 2008, si menziona “nel contesto del fenomeno Medjugorje”, vorremmo informare i sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan del coinvolgimento del Rev. Vlašić nel caso di Medjugorje, tenendo presente anche quel che è riportato nel libro “Ogledalo Pravde”.[1]
            Tomislav Vlašić nacque a Sovići, parrocchia Gorica (Erzegovina), il 16 gennaio 1942. Come membro della Provincia francescana erzegovinese fu ordinato sacerdote il 26 luglio 1969. Prima di venire a Medjugorje, fra Tomislav faceva il vice-parroco a Čapljina. Già allora è stato noto come “carismatico” che radunava i sacerdoti, le suore e i laici ai sospettosi ritiri spirituali carismatici.
            Maggio 1981. Nel maggio 1981 il “padre Vlašić si era recato a Roma per un congresso internazionale degli esponenti del Movimento Carismatico. Durante il congresso aveva chiesto ad alcuni dei presenti di pregare con lui per la guarigione della Chiesa in Jugoslavia. Una religiosa, suor Briege McKenna che si era unita alla preghiera, ebbe visione: vide Padre Vlašić seduto e circondato da una grande folla; attorno a lui, nel luogo dove era seduto, scorrevano ruscelli d’acqua. Un altro religioso, Emile Tardiff, O.P., disse in profezia: ‘Non abbiate paura, vi manderò mia Madre’. Dopo un paio di settimane, la Madonna cominciò ad apparire a Medjugorje”.[2]
            - Cio vuol dire che l’origine e la fonte del fenomeno Medjugorje dovrebbe essere ricercato innanzi tutto nel contesto dei trasferimenti degli esponenti del Movimento Carismatico!
            Settembre 1981. P. Vlašić si è trasferito, all’insaputa e senza il permesso del Vescovo locale da Čapljina a Medjugorje già nel settembre 1981 - due mesi dopo l’inizio delle cosiddette “apparizioni” - come si evince dal registro dei battesimi impartiti da lui. Egli ha cominciato a condurre la “Cronaca della parrocchia” sin dall’11 agosto 1981, solo che la scrittura della Cronaca “non è stata prima della fine dell’ottobre 1981.“[3] Il Provincialato ha proposto P. Vlašić il 19 luglio 1982 a “coadiutore spirituale di Medjugorje”. Il Vescovo Žanić, non sapendo la sua vita morale, ha rilasciato il decreto, 27 luglio dello stesso anno, sul suo trasferimento a Medjugorje. Sin dall’inizio P. Vlašić ha accompagnato i “veggenti”. E quando si è trovato come vice-parroco ufficiale a Medjugorje, si è presentato anche come loro “direttore spirituale”.
            Dicembre 1983 – Giuramento. Il Vescovo Žanić ha visitato Medjugorje il 16 ottobre 1983 interessandosi del Diario della “veggente” Vicka Ivanković e della Cronaca della parrocchia per poter giudicare sul fenomeno. Fra Tomislav consegna la Cronaca ma nega l’esistenza del Diario della “veggente”. Dice di poter giurarne sulla croce. Poi egli viene in Curia diocesana a Mostar, il 14 dicembre 1983, e davanti al Vescovo giura sulla croce di non aver avuto tra le mani il diario di Vicka e di non saperne che un tale diario esista. Però un Diario esisteva, il che è comprovato dalla stessa Cronaca della parrocchia condotta da fra Tomislav, e dalla sua lettera inviata al Vescovo, il 21 dicembre 1983.
            In un colloquio nel 1983 egli ha informato il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar: “I ragazzi (“veggenti”) hanno deciso di entrare nel convento ma aspettano il momento che solo loro sanno”.[4] Nel convento è entrato solo Ivan Dragićević, ed anche lui, dopo meno di due anni nei seminari minori a Visoko e Dubrovnik, l’ha lasciato.
            Nella lettera del 13 aprile 1984 si presenta al Papa come colui che "Per Divina Provvidenza guida i veggenti di Medjugorje”. Lo avvisa che “la Madonna continua a raccontare la sua vita ai veggenti” e informa il Santo Padre: “mi trovo a Roma da 29 aprile al 10 maggio per una riunione internazionale. So che siete molto occupati, però se mi potete ricevere per qualche minuto, avrei da dirvi dei punti cardini sulle apparizioni.”
La seconda lettera di sei pagine, è stata inviata al Papa due settimane dopo, e contiene i "messaggi": "Il tempo è vicino. Andiamo verso la fine."
Il Rev. Vlašić scrive il 22 agosto 1984 al Vescovo Žanić che il 2000o compleanno della Madonna è il 5 agosto di quell’anno! Già il 4 e 5 agosto si è radunata una gran folla a Medjugorje per “celebrare” il “compleanno” della Madonna.
- Probabilmente il “Mladifest” (incontro dei giovani) che si tiene all’inizio dell’agosto è un ricordo di codeste fandonie medjugorjane di P. Tomislav Vlašić.
Il Vescovo Žanić ha pubblicato, il 30 ottobre 1984, la sua Posizione in cui ha esposto alcuni fatti suindicti di fra Tomislav Vlašić, chiamadolo “mistificatore e mago carismatico”.
L’Arcivescovo Frane Franić nell’intervista a fra Slavko Barbarić, il 18 dicembre 1984, di fra Tomislav Vlašić ha tratto un’“impressione profonda”: “È su un cammino di santità che ne caratterizza il distacco e la forza interiore”.[5]
Fra Tomislav Vlašić scrive all'inizio del 1985 a un suo "carissimo fratello" il quale è stato in Vaticano (msgr. Hnilica?), chiedendo la protezione riguardo al Vescovo e spiega: Bisognerebbe attivare anche tutti gli altri (gli studiosi, teologi, vescovi, cardinali...) Dobbiamo riconoscere che il satana può agire nelle strutture della Chiesa."
- Purtroppo, lo stesso P. Vlašić – secondo l’autentica documentazione della sua associazione – ha cagionato degli spiriti immondi a Medjugorje, per cui i suoi atti sono appesantiti con motivazioni di misticismo.
Fra Tomislav si è trasferito da Vitina in Italia, a Parma, dove nel 1987 ha fondato, insieme alla tedesca Agnes Heupel (come "Chiara e Francesco" letteralmente scrive T. Vlašić)[6] un’associazione mista chiamata "Regina della pace, siamo completamente tuoi. Per Maria a Gesù". D'allora il nome di fra Tomislav Vlašić non era più sull'elenco dei Frati Minori della Provincia di Erzegovina. Ma il suo nome era collegato con il nome di Marija Pavlović che nel febbraio 1988 è entrata nell’associazione del P. Vlašić. Lì fra Tomislav ha intromesso le sue dita “carismatiche”. Infatti, egli nel suo opuscolo “Una chiamata” ha scritto: ”Fra le altre cose ho posto una domanda alla Madonna tramite Marija Pavlović, Marija mi ha portato la risposta della Madonna, dell’8 marzo 1987: ”Questo è il disegno di Dio”.[7] Al termine dell’opuscolo anche Marija ha riportato la propria testimonianza, scrivendo: “Come vedete, la Madonna ha dato il programma per la comunità: Regina della pace, siamo pienamente Tuoi, per Maria a Gesù e guida questa comunità per mezzo di p. Tomislav e Agnes, attraverso la quale vengono i messaggi per la comunità”.[8]
Però la detta affermazione di fra Tomislav e la “testimonianza” di Marija sono state radicalmente smentite nella sua dichiarazione scritta di proprio pugno, l’11 luglio 1988, “davanti a Dio, davanti alla Madonna e alla Chiesa di Gesù Cristo”: "Tutto ciò che può essere compreso come conferma e diretta approvazione di quest'Opera di fra Tomislav e Agnes Heupel, da parte della Madonna, tramite me assolutamente non corrisponde alla verità, come anche non è vero che io abbia avuto l'idea di aver spontaneamente desiderio di scrivere questa testimonianza,” così Marija.
            - Sappiamo che nessuna bugia corrisponde alla verità e dall’esposto vediamo che le menzogne notorie a Medjugorje sono state attribuite anche alla Madonna. Il Vescovo Pavao Žanić ha decisamente lottato difendendo l’onore e la dignità della Beata Vergine Maria.
            Con la lettera del 5 dicembre 1997 il vescovo locale msgr. Ratko Perić, ai sensi del can. 975 del Codice di diritto canonico, ha dichiarato che fra Tomislav Vlašić è privo delle facoltà di confessare nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan.

            don Ante Luburić, cancelliere

[1] Ogledalo Pravde, Biskupski ordinarijat u Mostaru o navodnim ukazanjima i porukama u Međugorju (priprema i slog: D. Kutleša), Mostar, 2001.
[2] L. Rooney - R. Faricy, Maria regina della pace, Milano, 1984., p. 34. Vidi također P. Žanić, Posizione attuale (non ufficiale) della Curia Vescovile di Mostar nei confronti degli eventi di Medjugorje, Mostar, 30.X.1984., p. 6-7
[3] N. Bulat, La verità vi farà liberi - Istina će vas osloboditi. Nepouzdanost izvora i nedoličnost poruka. Studija o nekim međugorskim pitanjima (1986.), Mostar, 2006., p. 25.
[4] M. Botta – L. Frigerio, Le apparizioni di Medjugorje, Pessano, 1984., p. 129.
[5] R. Laurentin, La fine delle apparizioni è prossima?, marzo 1985., p. 20.
[6] T. Vlašić, una chiamata nell'anno Mariano, Milano, 1988., p. 5.
[7] T. Vlašić, Una chiamata nell’anno mariano, Milano, 1988, p. 6.

[8] Ivi, p. 16.