22 agosto 2013

Santa follia. il pentecostalismo tra ritualità e creatività

Come ricercatori, abbiamo osservato e partecipato più volte alle celebrazioni dei culti domenicali delle chiese pentecostali. A nostro avviso, gli aspetti più accattivanti sono risultati essenzialmente due: l’uso massiccio di musica, danza e microfoni per amplificare all’estremo i suoni e la figura centrale del leader religioso, ossia il pastore.

L’inizio del culto domenicale e di ogni incontro o evento è marcato dalla musica. Per almeno venti minuti canti e danze dominano la scena. In alcuni casi l’introduzione musicale raggiunge i cinquanta minuti. I fedeli cantano, ballano, saltano, corrono, scuotono il proprio corpo per simboleggiare lo scrollarsi di dosso i guai. Una generale sensazione di euforia collettiva accompagnata dalla musica crea, dunque, uno spazio emozionale per la creazione di un nuovo scenario emotivo. Con una strumentazione audio di ultima generazione e con band, cori e solisti di professione, le chiese pentecostali sfoderano un ricco repertorio di intrattenimento musicale di ogni stile, dalla musica reggae, ai canti «a cappella», rock e alla musica classica. Enormi schermi e altoparlanti danno la possibilità a tutti di ascoltare ogni singola nota musicale. La musica può risultare perfino assordante. In alcuni casi, gli altoparlanti sono collocati anche fuori dalle chiese, in modo da offrire a tutto il vicinato la possibilità di unirsi nelle danze e nei canti. Secondo la visione pentecostale, cantare è pregare, comunicare direttamente con Dio. È per questo che i pentecostali credono che lo Spirito Santo non solo è presente, ma ascolta attentamente i bisogni degli individui, benedicendo in particolare chi ha più forza ed energia per cantare e ballare. Ogni musica e canzone ha un particolare scopo. Ci sono, dunque, le canzoni utilizzate per stimolare la commozione dei fedeli e quelle per dare energia e vigore.
La musica accompagna anche particolari momenti di preghiera, come, ad esempio, quando il pastore invita i presenti a pregare per la guarigione o la risoluzione di problemi di varia natura di un particolare fedele. Con le mani tese verso l’altare, dove generalmente si trova la persona destinataria di preghiere, i membri invocano ardentemente lo Spirito Santo affinché questo si manifesti con il suo potere. La musica è sempre suonata a volume molto alto. Nessuno appare indifferente ai ritmi incalzanti e alle parole delle canzoni che inneggiano al potere, alla misericordia e alle meraviglie di Dio. La persona si ritrova così circondata da un gruppetto danzante che esprime attraverso la danza e il canto la condivisione appassionata della preghiera. Rinvigorite da tanta attenzione e cura, le persone che sono state destinatarie del «trattamento» tornano al loro posto, lasciando spazio al prossimo «bisognoso».
L’ordine della liturgia può variare da chiesa a chiesa, tuttavia si possono evidenziare alcuni momenti comuni e costanti: la musica, le preghiere collettive che possono essere guidate dal pastore o da altri evangelisti, la testimonianza della propria esperienza di fede, il sermone del pastore, manifestazioni straordinarie (glossolalia, miracoli, rivelazioni, profezie, liberazioni e stati di trance).
Qualche riflessione merita il momento delle testimonianze. Tutte le chiese dedicano uno spazio a questo importante momento. A ogni evento, un numero variabile di fedeli racconta i favori divini ricevuti, incredibili miracoli e rivelazioni. Nelle mega-chiese, dove migliaia di fedeli riempiono gli spalti, tale momento può durare fino a un’ora. Decine di persone, diligentemente in fila, aspettano di impugnare il microfono per decantare la magnanimità del Signore e soprattutto la potenza dei doni carismatici del pastore e dunque l’effettività del messaggio spirituale della chiesa. I testimoni raccontano meravigliose storie di malattie che spariscono, denaro e lavoro che arriva inaspettatamente e donne sterili che finalmente hanno figli. È dunque il momento in cui la fede si rafforza e la comunità dei fedeli radunati ha conferma di essere «nel posto giusto». In altre parole, le testimonianze rassicurano i fedeli della potenza spirituale della chiesa e pastore. Alcune chiese trascrivono queste testimonianze pubblicando corposi volumi da distribuire nelle librerie e negli stand di gadget, libri, oggettistica sacra e propagandistica collocati negli atri delle chiese.
Tra gli immancabili oggetti della liturgia pentecostale, possiamo elencare il più importante, ossia la Bibbia, seguita da olio per le sacre unzioni, liberazioni ed esorcismi e acqua santa. La Bibbia non solo richiama la parola del Signore; questa è considerata puro spirito con poteri di protezione, guida, miracoli e prosperità, nonché la base, la giustificazione e la validazione di ogni pratica liturgica. Per i pentecostali, portare la Bibbia con sé, in ogni momento della giornata, è una sorta di segno di riconoscimento che comunica al mondo la propria identità e appartenenza alla comunità dei ri-nati in Cristo