27 ottobre 2012

La conversione Di Alec Guinness, protagonista di Star Wars

Uno dei migliori attori del XX° secolo, morte negli anni 2000, porta il nome di Alec Guinness, idolo indiscusso di una generazione per il ruolo di Maestro Jedi Obi Wan Kenobi in Star Wars. Guinness era comunque già noto al grande pubblico per altri ruoli di grande prestigio, che lo portarono a vincere l’Oscar nel 1957.

Il suo biografo, nel libro: “Alec Guinness: The Authorised Biography” (Simon & Schuster 2005), ha evidenziato la sua conversione al cattolicesimo, sottolineando che egli non era affatto anglicano ma proveniva dall’ateismo. Venne descritto come ateo, ubriaco e omosessuale, atteggiamento, quest’ultimo, che manterrà anche dopo la conversione, pur riconoscendo la necessità di seguire l’insegnamento e la proposta della Chiesa alle persone omosessuali.

Lui stesso ha scritto che passioni di questo tipo potrebbero «essere controllate, ma non curate, attraverso la preghiera, il pentimento e la grazia di Dio». Ogni mattina, Guinness si abituò a recitare un versetto del Salmo 143: «Lascia che io percepisca la tua gentilezza amorevole al mattino».

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Nato in Inghilterra, era anglicano per educazione, e nutriva un certo rifiuto per i cattolici. Nelle sue Memorie ci racconta
che girando il film Padre Brown (Il detective) in un piccolo villaggio francese, gli accadde un fatto che lo segnò per tutta la vita e che ebbe molta importanza per la sua conversione. Nel film recitava la parte del sacerdote cattolico. In una pausa di quattro ore andò a fare una passeggiata per il paese senza togliersi i costumi di scena.

E racconta: Era sera. Non ero molto lontano quando udii dei passi leggeri ed una voce stridula appellarmi: Padre. Un bambino di sette o otto anni mi prese la mano stringendola con forza, la dondolò e si mise a parlare senza fermarsi. Era pieno di fervore, saltava, si dimenava senza lasciarmi andare. Non mi riusciva di parlargli perché mi intimidiva il mio spaventoso francese. Benché io fossi un perfetto estraneo, pensava fossi un sacerdote e quindi qualcuno di cui fidarsi. D’improvviso con un “Buenas tardes, Padre” e una sottospecie di reverenza scomparve in un buco di uno steccato. Aveva avuto un’allegra e sicura compagnia fino a casa e a me aveva lasciato una strana e pacifica sensazione di gioia. Mentre proseguivo la mia passeggiata, riflettei sul fatto che una Chiesa capace di ispirare una confidenza tale in un bambino, facendo sì che i suoi sacerdoti, benché sconosciuti, fossero abbordabili, non poteva esser tanto intrigante e tenebrosa come si è soliti pensare. Cominciai a sciogliere i miei pregiudizi, formatisi molto tempo prima.
L’estate del 1955 fu molto felice per me. Un sabato pomeriggio salii in sella alla mia bicicletta e, quasi senza sforzo, percorsi i quattro chilometri che mi separavano da Petersfield, e mi ritrovai di fronte alla chiesa di san Lorenzo... Spiegai al parroco che ero anglicano e che desideravo essere istruito. Si dimostrò affabile, per nulla assillante e simpatico, e mi spiegò che anche lui era un ex anglicano... Poi scoprii che aveva accolto nella Chiesa il capitano del battaglione Cheshire, che deteneva la Croce della Vittoria. Decidemmo di ritrovarci le settimane seguenti...non trovando alcun ostacolo nella chiesa di San Lorenzo, decisi di cercare il negativo da qualche altra parte. Volevo vedere il cattolicesimo nelle sue sembianze più tetre e meno simpatiche. Quindi decisi di recarmi per qualche giorno in un monastero trappista, dove quasi sempre vi è silenzio e si dice che la vita è desolata... Misero a disposizione mia un monaco per discorrere con me quando lo desiderassi. Il padre Robert Hodge era stato sacerdote anglicano a Dartmouth; aveva 50 anni e non godeva di buona salute. Aveva un grande charme nel parlare e risultava quasi un ciarlatano: ero io quello che si poneva dei limiti, tranne nel formulare domande... Quando i monaci celebravano la messa in privato avevo come la sensazione reverenziale di un Dio in espansione, come se riempisse ogni cantuccio della chiesa e di tutto il mondo.
Poco tempo dopo mi recai in California per girare il film “The Swan” (Il Cigno), ma prima di partire dall’Inghilterra avevo promesso al Padre Henry Clarke che avrei fatto tutto il possibile per andare a messa tutte le domeniche. Il 24 marzo del 1956 a San Lorenzo, Petersfield, il padre Clarke accettò la mia riconciliazione con la Chiesa, con tatto e gentilezza. Come innumerevoli convertiti prima di me e dopo di me sentii che tornavo a casa e fu come se avessi visto quel luogo per la prima volta.
Qualche mese più tardi, quando ero in Ceylon, sul set del film “The bridge on the river Kwai” (Il ponte sul fiume Kwai) anche mia moglie Merula si convertì. Quando venne a trovarmi per alcune settimane, potemmo celebrare il nostro primo Natale come cattolici, in una piccola chiesa, i cui fianchi si aprivano su dei palmeti e la schiuma delle onde si infrangeva su una spiaggia riarsa, di sabbia bianca, con uccelli tropicali che svolazzavano sulle teste dei fedeli, in piedi sulla terra battuta, vestiti con tuniche dai vivi colori e pieni di profonda devozione. Pensai a come il mondo fosse povero, come questo apparisse un luogo aperto e soleggiato dove si conciliavano tutti gli opposti... Tornando a Londra, passai per Kingsway sul far della sera, quando un impulso mi obbligò a correre. Con il cuore pieno di allegria e ricolmo di eccitazione corsi fino ad arrivare in una piccola chiesa cattolica nella quale non ero mai entrato. Mi inginocchiai, trattenni il respiro e per dieci minuti mi scordai del mondo... Mi tranquillizzai un poco, quando seppi che l’eccellente, brillante e straordinariamente saggio Ronald Knox qualche volta si era messo a correre per visitare il Santissimo Sacramento...
Una delle frasi più penetranti di Chesterton fu: “La Chiesa è l’unica cosa che salva l’uomo dalla degradante servitù di esser figlio del suo tempo... La Chiesa ha dimostrato di non esser moribonda”.
Alec Guinness, un anglicano convertito grazie alla bontà dei nostri sacerdoti e alla testimonianza di altri convertiti, ha scoperto che la Chiesa cattolica è parte del piano di Dio per la nostra vita.

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tratto da "RITORNO A CASA, Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica" di Padre Ángel Peña