23 marzo 2012

La Bibbia e il movimento Pentecostale

Tommaso Heinze

(questo libro, edito dall’editrice centro biblico, e’ stato prima pubblicato, poi ritirato a causa della minaccia del movimento pentecostale di non acquistare piu’ libri editi dal centro biblico. la minaccia ha avuto il suo effetto per la mole economica che rappresenta e la casa editrice centro biblico ha dovuto sottostare)

CAPITOLO 1 - QUAND’E’ CHE SI RICEVE LO SPIRITO SANTO?

Quasi tutti i credenti sono d’accordo nel dire che lo Spirito Santo convince i peccatori dei loro peccati, e che li attira al Salvatore Gesù Cristo. Il primo grande problema sorge però quando ci si domanda: "Quando è che lo Spirito Santo entra nella vita del credente?" Perciò per prima è su questo punto che bisogna rivolgere la luce delle Sacre Scritture. Infatti malgrado le molte opinioni fra i credenti oggi, la Parola di Dio è precisa.

In Galati capitolo 3:1-3, sta scritto che lo Spirito si riceve "per la predicazione della fede": "O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti agli occhi dei quali Gesù Cristo crocifisso è stato ritratto al vivo? Questo soltanto desidero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede? Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?" Esaminando queste parole dell’Apostolo Paolo, si nota chiaramente che lo Spirito Santo si riceve per "la predicazione della fede" e cioè la fede in Cristo Gesù. La nuova vita del credente "comincia con lo Spirito". Non è un’opzione che i credenti migliori raggiungono in un secondo momento.

Che si riceva lo Spirito quando si crede in Cristo come Salvatore viene spiegato anche in Efesini 1:13: "In lui voi pure, dopo aver udito la parola della verità, l’evangelo della nostra salvezza, in Lui avendo creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso".
Perfino in Atti 19:1-7, il passo più usato di tutti gli altri per affermare il contrario, Paolo con la domanda "Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste?"

Rese chiaro che era normale ricevere lo Spirito al momento in cui ci si affidava a Cristo per la salvezza. Altrimenti, perché l’avrebbe chiesto?

Si deve ammettere però che, nel periodo di passaggio dal vecchio ordine ebraico a quello nuovo della chiesa, ci furono due chiare eccezioni a questa norma: Una fu il giorno della Pentecoste, dato che prima di allora lo Spirito Santo "non era ancora stato dato" (Giovanni 7:39, 16:13), e l’altra poco dopo, quando il Vangelo venne annunciato per la prima volta ai Samaritani, i quali erano abituati a prendere quello che volevano della legge di Dio, indipendentemente dalle autorità che Egli aveva stabilito. Avevano essi infatti una religione loro propria, che, della Bibbia, accettava soltanto cinque libri di Mosè. Perché questi non iniziassero anche una chiesa separata, dovettero aspettare l’arrivo degli apostoli per ricevere lo Spirito Santo.

Dunque non si può giustificare una formulazione dottrinaria sue due eccezioni fatte nel periodo di transizione dall’Antico Testamento al Nuovo perché la Bibbia insegna 2 che di regola è avvenuto il contrario. Vale a dire chi ha ricevuto Cristo ha ricevuto anche lo Spirito Santo.
     Si nota una differenza di vita anche perché lo Spirito Santo dà una vita santa nella quale le cose vecchie sono passate e tutto è diventato nuovo. È questa novità che caratterizza la vita dove abita lo Spirito Santo. "Dai frutti si conosce l’albero".

Malgrado la chiarezza dell’insegnamento biblico, molti evangelici non concordano con esso: infatti, alcuni insegnano ai credenti che possono ricevere lo Spirito Santo o il Suo battesimo muovendo la bocca e lasciando uscire qualsiasi suono; altri, invece, affermano che per riceverlo bisogna avere la mente vuota, del tutto priva di pensieri. È chiaro che queste pratiche non hanno niente a che vedere con la Bibbia che dice: "avendo creduto in Lui, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo" (Efesini 1:13). C’è anche un’altra tradizione, che è la più seguita ed è ormai così diffusa che milioni di credenti la ritengono un comandamento biblico, la quale sostiene che lo Spirito si riceve mediante la preghiera; non quando ci si affida a Cristo per la salvezza, ma dopo.

Nella Bibbia, dopo la manifestazione della Pentecoste e l’incontro con i Samaritani, cioè dopo i primi giorni della Chiesa, non esiste alcun passo in cui un credente abbia pregato né per se stesso, né per un altro di ricevere il battesimo dello Spirito Santo. Ma sarebbe opportuno che ogni credente facesse uno studio approfondito sia sulle preghiere nella Scrittura che sull’insegnamento biblico di come pregare: particolarmente nelle Epistole si può vedere come Dio vuole che si preghi (Romani 10:12, Efesini 1:15-23, 3:14-19; 1 Tessalonicesi 3:10; Ebrei 4:16; Giacomo 1:5-7; 1 Giovanni 5:14, ecc.). Tale studio è della massima importanza, dal momento che molti gruppi di credenti pregano più per avere il Battesimo dello Spirito, che già hanno ricevuto, che per qualsiasi altra cosa.

È vero che Cristo, prima della Pentecoste, cioè della venuta dello Spirito Santo, disse: "Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito a coloro che lo chiedono! (Luca 11:13).

Ma Gesù, così dicendo, si rivolgeva a persone che vivevano prima della Sua morte e della Sua risurrezione e prima della venuta dello Spirito Santo, così chi vuole applicare questo passo oggi, potrà forse applicarlo a chi ancora "non ha lo Spirito di Cristo", e perciò "non è di Lui" (Romani 8:9).

Non si deve però agire come se la venuta dello Spirito, nella Pentecoste, non avesse mutato nulla; non è più il tempo antecedente la morte, la risurrezione di Cristo e la discesa dello Spirito. Questi avvenimenti non accaddero invano! Ma nel vangelo è altresì scritto: "Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Or disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che crederebbero in Lui; poiché lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato" (Giovanni 7:38-39). Gesù, con queste parole avvertiva chiaramente gli stessi discepoli che la loro relazione con lo Spirito sarebbe cambiata quando Egli fosse stato dato, cioè, coloro che avrebbero creduto in Cristo avrebbero ricevuto lo Spirito. La Bibbia è chiara riguardo al momento in cui si riceve lo Spirito Santo. Non bisogna complicarla.

In lui avete tutto pienamente

È bene che i credenti imparino che in Cristo hanno tutto e non occorre cercare altro. "Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo; poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità, e in lui voi avete tutto pienamente"(Colossesi 2:8-10). È chiaro che la verità biblica, secondo la quale in Cristo si ha già tutto, si scontra con altri insegnamenti di provenienza umana, ma non bisogna cercare oltre, perché in Cristo, come dice Paolo, "avete tutto pienamente".

Chi rifiuta l’insegnamento della Scrittura per il desiderio di conseguire altro potrà facilmente essere ingannato da un’esperienza offerta da altri spiriti che vogliono dominarlo in qualche modo. Come si può discernere quale esperienza provenga realmente dallo Spirito Santo e quale, invece, da qualche spirito immondo? Dopo aver ammonito che in Cristo si ha tutto, il passo continua esortando il credente a stare in guardia contro coloro che si affidano alle proprie visioni e vogliono portarlo di nuovo sotto le leggi. Bisognerà allora studiare il passo con cura, fino alla fine del capitolo, per evitare ciò che è capitato a migliaia di fratelli che, avendo iniziato con la ricerca di un’esperienza, sono poi finiti sotto il giogo di rigorose regole religiose.

Dunque occorre giudicare se bisogna cercare dallo Spirito Santo dei benefici che non siano inclusi nel "tutto pienamente", che non siano già dati in Cristo, tenendo presente anche l’affermazione biblica: "Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti d’ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Efesini 1:3).

Gli evangelici dicono che i cattolici sbagliano quando vogliono dai santi ciò che Dio non dà loro in Cristo, ma non fanno essi stessi una cosa simile quando insistono che in Cristo hanno soltanto l’inizio e che devono andare oltre e sperimentare la "seconda benedizione" al di fuori di quella ricevuta con Lui?

Un unico Spirito (Efesini 4:4)

Quando si accetta Gesù Cristo, non si riceve il Suo corpo, bensì il Suo Spirito che è lo Spirito Santo. C’è una buona argomentazione biblica per cui quando si accoglie Cristo si riceve lo Spirito Santo, e a questo punto è utile guardare più dettagliatamente un passo a cui già abbiamo fatto un breve accenno, in cui lo stesso Spirito Santo viene chiamato sia Spirito di Dio che Spirito di Cristo: "Or voi non siete nella carne ma nello Spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è da Lui" (Romani 8:9).

Allora, poiché lo stesso Spirito Santo è chiamato sia Spirito di Dio che Spirito di Cristo, biblicamente non è possibile definire salvato l’uomo che non ha lo Spirito Santo perché "se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di Lui".

Esistono alcuni i quali, pur riconoscendo che chi non ha lo Spirito Santo non è di Cristo, continuano ad insistere che si acquista lo Spirito in un secondo momento, quando la persona parla in "lingue"; poi, per essere coerenti, concludono che chi non parla in "lingue" non ha ottenuto lo Spirito Santo e dunque non è salvato. Questo, è forse l’unico modo per accettare Romani 8:9 e persistere nell’idea che lo Spirito non si riceve insieme con Cristo, cioè nel momento in cui ci si affida a Lui come Salvatore. Paolo avverte però: "Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che v’abbiamo annunziato, sia anatema. Come abbiamo detto prima, lo ripeto di nuovo anche adesso: Se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema" (Galati 1:8,9).

Il vangelo è la buona notizia che Gesù è venuto per salvare i peccatori, è morto per i nostri peccati ed è risuscitato. Se dunque Lo si accetta, affidando a Lui la propria salvezza, Egli salva: "Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo; affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna" (Giovanni 3:16). Coloro che persistono nell’affermare che chi ha ricevuto Cristo non è salvato, ma lo è colui che parla in lingue, sono quindi portatori di un altro vangelo, avendo lasciato quello del Salvatore Gesù Cristo per un sistema di salvezza basato sulle opere, in questo caso una specifica opera.

L’amore non fa male alcuno al prossimo

I sostenitori di questa dottrina antibiblica costituiscono una minoranza abbastanza piccola che forse non sarebbe neanche necessario menzionare se non fosse per l’influenza che esercitano sul movimento. Poiché ritengono non salvati coloro che si sono affidati soltanto a Cristo senza parlare in lingue, è naturale che si sentano obbligati ad offrire il loro Vangelo diverso anche a questi e non soltanto ai non credenti.

Purtroppo, questa pratica si è diffusa anche fra molti che credono nella salvezza per la fede in Gesù Cristo, i quali vanno con lo zelo degli evangelizzatori in altre chiese che predicano Cristo, non per portare un’altra salvezza, ma la loro dottrina del battesimo dello Spirito, delle lingue, ecc. e troppo frequentemente si son lasciati dietro chiese divise e indebolite, dove nuovi convertiti e simpatizzanti, scandalizzati dal disaccordo, sono tornati nel mondo e gli anziani hanno paura di avere anche il minimo contatto con le chiese dove si parla in "lingue".

Questo tentativo d’isolamento non è comunque del tutto da condannare, perché le Scritture insegnano: "Or vi esorto, fratelli, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro (Romani 16:17).

I credenti si devono amare gli uni gli altri, la Bibbia non lascia dubbi: "L’amore non fa male alcuno al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge"

(Romani 13:10). Molti che non si permetterebbero mai di rubare o di rovinare qualcosa di materiale, distruggono con grande leggerezza le chiese su cui altri hanno investito la vita. Perché lasciare l’evangelizzazione che il Signore comanda, per diffondere una particolare veduta riguardo alle "lingue" in chiese che già predicano il Vangelo? Chi distrugge l’opera del Signore è responsabile di quello che fa, anche se è convinto di portare un beneficio a coloro che lo seguono nel nuovo sistema.

Le Scritture sono chiare: chi riceve Cristo nasce di nuovo, ma non già fisicamente, bensì per opera dello Spirito Santo: "Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere? Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.

Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito" (Giovanni 3:3-6).

Chiaramente, allora, si è nati dallo Spirito quando si è nati di nuovo e perciò in Cristo si ha ogni benedizione spirituale. Si deve abbandonare la Parola di Dio per seguire tradizioni contrarie e portarle a coloro che in Cristo già hanno ricevuto lo Spirito Santo?

CAPITOLO 2 - IL BATTESIMO DELLO SPIRITO SANTO

Ora che si è compreso che lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve con Cristo, si può capire perché il battesimo dello Spirito, come viene insegnato nella Bibbia, avviene nel momento della salvezza: "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo" (1 Corinzi 12:13). Il battesimo dello Spirito ci rende dunque membri del corpo di Cristo e una volta che si è già membri del corpo di Cristo, a che scopo volere più questo battesimo?

Inoltre tutti i credenti sono battezzati dallo Spirito Santo. "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito". In 1 Corinzi, Paolo scrive ai credenti in Gesù che sono in Corinto e in "ogni luogo" (1 Corinzi 1:1-2). Non scrive esclusivamente ai credenti più spirituali, dato che a quelli di Corinto dichiara: "siete ancora carnali" (1 Corinzi 3:1-3), ma si rivolge a tutti i credenti e dice: "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo" (1Corinzi 12:13). È chiaro che la Scrittura, qui, non dice che "alcuni", ma "tutti" i credenti avevano ricevuto il battesimo dello Spirito.

Questo passo è molto importante perché spiega che è proprio questo battesimo che ci inserisce nel corpo di Cristo: "noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo" . Si entra a far parte del corpo di Cristo nel momento in cui si verifica la nuova nascita per la fede in Lui, perciò tutti i credenti sono necessariamente battezzati dallo Spirito Santo in quel momento, altrimenti non fanno parte di quel corpo; infatti "se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di Lui".

Nella Bibbia, il termine "battesimo dello Spirito", oltre che in 1 Corinzi 12:13, si trova solo nelle parole di Giovanni Battista: "Ben io vi battezzo con acqua in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari, Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco" (Matteo 3:11). (Queste stesse parole di Giovanni sono anche citate in Marco 1:8, Luca 3:16, Giovanni 1:33, Atti 1:5 e 11:16). Questi passi sono usati da alcuni sostenitori della dottrina secondo la quale soltanto le persone che parlano in lingue sono battezzate dallo Spirito Santo perché non spiegano ciò che fa il battesimo dello Spirito Santo, né chi viene battezzato. È perciò chiaro che non annullano affatto la dichiarazione di Paolo, il quale precisa chiaramente che tutti i credenti sono battezzati dallo Spirito (1Corinzi 12:13).

Qualcuno cerca di eliminare 1 Corinzi 12:13 dicendo che il versetto parla di un altro battesimo "dello" Spirito mentre quello di cui parlava Giovanni Battista era"nello" Spirito. Questa interpretazione errata ignora il fatto che la parola nella lingua originale è la stessa: èèéen

Inoltre, nella maggioranza delle traduzioni le parole di Giovanni non vengono tradotte "nello Spirito", ma "con lo Spirito".

Del resto, questo brano prosegue con una rivelazione di Dio che contraddice completamente un’altra cara tradizione formatasi nel nostro secolo, cioè l’idea secondo la quale si sa quando uno viene battezzato dallo Spirito, perché tutti coloro che ricevono il Suo battesimo parlano in lingue. In primo luogo, il passo porta l’esempio delle membra del corpo umano, ognuna delle quali ha un compito specifico, diverso dalle altre. Gli occhi, le orecchie, le mani, il naso, ecc. hanno compiti differenti, ma insieme formano il corpo. Così anche i membri del corpo di Cristo sono differenti l’uno dall’altro e quindi non v’è nessun dono che tutti devono avere in comune.

Poi, dopo l’illustrazione del corpo, il capitolo conclude con una serie di domande la cui risposta è "no". "Son tutti apostoli? Son tutti profeti? Son forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli? Tutti hanno i doni delle guarigioni? Parlano tutti in lingue? Interpretano tutti? (1 Corinzi 12:29). È chiaro infatti che non tutti erano apostoli perché la Bibbia spiega che, nel senso primario, erano tali solo coloro che avevano visto Cristo e che Paolo era l’ultimo di essi. Non erano neppure tutti profeti, come viene precisato in 1 Corinzi 14:1, né "dottori" poiché nel testo originale greco (la lingua dalla quale fu tradotto il nostro Nuovo Testamento) viene usata la stessa parola sia per dottori che per maestri e la Bibbia dice: "non siate molti a fare da maestri sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio" (Giacomo 3:1).

Inoltre, nella lingua originale, esiste a riguardo l’avverbio di negazione "non", a specificare in modo chiaro che "non tutti parlano in lingue".

Nella traduzione, benché non sia scritto, l’avverbio "non" è chiaramente sottinteso. Questo diventa più chiaro se si torna a leggere tutto il contesto, perché dopo aver detto: "Noi tutti abbiamo ricevuto il Battesimo", prosegue con l’illustrazione di come il corpo umano non sia tutto occhio, né orecchio, ma disponga di molte membra, appunto per chiarire che, come per tutte le membra del corpo umano non esiste una capacità comune, così non c’è un unico dono o una sola capacità che tutti i membri del corpo di Cristo debbano avere. Inoltre è scritto che non tutti i battezzati parlano in lingue.

C’è chi obbietta che forse non tutti hanno il dono delle lingue, ma tutti parlano in lingue quando ricevono il battesimo dello Spirito. 1 Corinzi però non chiede se tutti hanno il dono delle lingue, ma: "Parlano tutti in altre lingue?" Inoltre, nel giorno della Pentecoste e nella casa di Cornelio, dove le lingue furono date veramente come conferma del battesimo dello Spirito, vengono indicate come il dono: "Se dunque Iddio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?" (Atti 11:17). In questi casi il dono delle lingue serviva come conferma del battesimo dello Spirito, ma più tardi non era normalmente così.

Discepoli di chi?

Il passo che di solito viene utilizzato per dimostrare il contrario è Atti 19:17. Dal momento che quei discepoli di cui si parla non erano battezzati dallo Spirito Santo, molti insistono nel ritenere che questo brano insegni che il battesimo dello Spirito Santo è una esperienza da chiedere dopo che si è diventati discepoli. Tutto il ragionamento è possibile soltanto facendo intendere che si tratti di discepoli di Gesù.
Il passo precisa però che Paolo parlò con i discepoli di Giovanni Battista, non di Gesù. Inizialmente erano stati scambiati per seguaci di Cristo, ma di Gesù sapevano soltanto ciò che Giovanni predicò prima che Cristo morisse per i peccati del mondo.
Infatti, oltre ad informare che erano discepoli del Battista, il passo annota che non sapevano neppure chi era lo Spirito Santo: "Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?"
Gli risposero: "Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo".
Egli disse loro: "Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?" Essi risposero: "Col battesimo di Giovanni" (Atti 19:2-3).

Particolarmente importante è la prima domanda che Paolo rivolse loro e cioè:

"Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste?" (Atti 19:2). Non sarebbe apparsa piuttosto strana una simile domanda se non fosse stato normale ricevere lo Spirito Santo nel momento in cui si credeva in Gesù Cristo?

Questo passo fa capire, dunque, che i discepoli di Gesù, normalmente, ricevettero lo Spirito Santo quando credettero in Lui. Con la loro risposta, Paolo seppe che non erano discepoli di Gesù, ma del Battista e perciò predicò loro Cristo ed essi Lo accolsero. Non erano vecchi credenti in Cristo che più tardi, in secondo momento ricevettero lo Spirito Santo. Questa volta, come altre due volte in Atti, i nuovi credenti in Cristo parlarono anche in lingue, ma di solito non fu così.

Il racconto dei discepoli del Battista, in Atti 19, non insegna affatto che solo chi abbia parlato in lingue abbia ricevuto lo Spirito Santo o che i discepoli di Cristo, dopo essere stati salvati, debbano cercare il battesimo dello Spirito Santo. Gesù Cristo e Giovanni Battista erano persone diverse e non si deve nascondere la distinzione per camuffare l’insegnamento della Bibbia. Occorre obbedire all’ammonizione, "Studiati di presentar te stesso dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità" (2 Timoteo 2:15). Ci si deve quindi servire di Atti 19 per trasmettere solo ciò che vuole esprimere.

Dunque l’insegnamento della Bibbia è chiaro: mentre nel giorno della Pentecoste e a casa di Cornelio il dono delle lingue fu dato come conferma che quelle persone avevano ricevuto lo Spirito Santo, non è mai però affermato che le lingue dovevano accompagnare sempre il battesimo dello Spirito. Anzi, come si è già osservato, questa idea viene categoricamente negata in 1 Corinzi 12:13,30 dove la spiegazione inizia: "Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito", e conclude domandando: "Parlan tutti in altre lingue?" Come risposta ovvia ci si aspetta "no". I credenti sono stati tutti battezzati dallo Spirito Santo, ma non tutti i battezzati parlano in lingue. Questo è un fatto chiaro, incontestabile se si accetta la Scrittura come autorità, e Atti 19 può essere usato per contraddirlo soltanto se si trasformano i discepoli di Giovanni Battista in discepoli di Gesù. Da dove è venuta, allora, l’idea che il battesimo dello Spirito si riceva non al momento della nuova nascita, ma in un secondo momento, e che soltanto chi parli in "lingue" l’abbia ricevuto?

L’inizio di un movimento

Lo storico pentecostale Claude Kendricks, spiega che l’origine del moderno movimento delle "lingue" risale all’esperienza di una ragazza americana e racconta:
"Sebbene Agnes Osmond non fosse la prima a parlare in lingue in tempi moderni, fu nondimeno la prima persona conosciuta che ebbe questa esperienza dopo aver ricercato il battesimo dello Spirito Santo con la speranza di parlare in lingue.
L’evento ebbe luogo il 1 Gennaio del 1901 e fu da quel momento che un gruppo evangelico cominciò ad insegnare la necessità di ricercare il battesimo dello Spirito, che si sarebbe ricevuto con la manifestazione delle lingue". ("The promise fulfilled, the history of the modern pentecostal movement").

Un parlare estatico simile a quello che oggi viene chiamato "lingue" esisteva già in altre religioni, ecco perché lo storico, pur dicendo che Agnes Osmond non è stata la prima persona a parlare in lingue in tempi moderni, afferma che l’odierna dottrina del battesimo dello Spirito, sempre accompagnato dalle lingue, ebbe la sua origine nell’esperienza di questa donna americana vissuta all’inizio del nostro secolo. In seguito estesosi da un gruppo all’altro, divenne il carattere distintivo prima delle denominazioni pentecostali, poi del movimento carismatico evangelico e, infine, dei gruppi carismatici cattolici. Si dovrebbe conoscere bene la storia per poter giudicare quanto di ciò che si crede sia fondato sulla Bibbia, e quanto su fatti di cronaca, che pian piano sono diventati tradizione.

Qualcuno, quando impara dalla storia da dove sono venute certe dottrine che egli segue, si schermisce: "Ma io non sapevo nulla dell’esistenza di Agnes Osmond, di conseguenza, non sono stato influenzato da questa tradizione". La maggioranza dei cattolici potrebbe usare lo stesso argomento per quasi tutte le sue dottrine antibibliche; ma chiaramente non è necessario conoscere l’origine di una tradizione per esserne influenzati.

Anche il commento di Richard Quebedeaux, altro storico pentecostale, non si discosta dall’interpretazione del Kendricks. Egli, commentando la stessa esperienza della signorina Osmond, rende molto chiara l’origine della tradizione secondo la quale soltanto chi parla in "lingue" è stato battezzato dallo Spirito: "Il significato di questa manifestazione non era semplicemente di glossolalia, cioè di parlare in lingue (ciò era capitato anche prima), ma che, per la prima volta, l’idea di essere battezzato o riempito dallo Spirito Santo era associata ad un segno esterno: il parlare in lingue".

("The new charismatics", pag. 28"). Ancora un altro storico, rende più chiaro questo punto. "L’importanza di questi avvenimenti di Topeka è che per la prima volta il concetto di essere battezzato (o riempito) di Spirito Santo era associato con un segno esterno, il parlare in lingue" ("Penticostalism Nickel" p. 28).

Più avanti, nel libro di Quebedeaux troviamo: "I neopentecostali ritengono che l’autorità della Bibbia (la parola scritta) debba essere sempre sottomessa alla parola vivente di Dio, manifestata dall’attività odierna dello Spirito Santo stesso".

Con ciò egli insegna che, in casi come questo del battesimo dello Spirito, dove esiste un evidente equivoco nei confronti della Bibbia, storicamente, i neopentecostali, quando si convincevano che una esperienza veniva dallo Spirito Santo, la consideravano più autorevole della Scrittura. Ma se la Bibbia dovesse "essere sempre sottomessa" a qualche altra autorità, come si potrebbe scegliere quale? Ogni religione ne offre qualcuna.

Il problema dell’autorità

Lasciando da parte però le molte "autorità" delle altre religioni, se si dovesse sottomettere la Bibbia alle rivelazioni carismatiche, quali di esse si dovrebbero preferire? Qualche esempio dimostrerà quanto sia pericoloso lasciare la solida base della Bibbia per appoggiarsi ad altre fonti di autorità.
Una cara sorella, rispettata come un’autorità fra i credenti della sua zona di Italia insegnò riguardo agli occhiali: "Gesù mi ha rivelato che è peccato portare gli occhiali da sole, ma è lecito portare occhiali da vista".
Un altro gruppo vicino, anche pentecostale, nello stesso tempo, insegnava precisamente il contrario e cioè che portare occhiali da vista era mancanza di fede in Dio che guarisce. Così se li toglievano e, a volte, li bruciavano per scoprire poi che, nonostante tutto, non vedevano bene.

Allora, quale autorità si dovrà accettare, quella che afferma: "È lecito portare occhiali da vista" o quella che dichiara che sia mancanza di fede?" Le regole contrastanti, come il portare o meno gli occhiali da vista, mettono in rilievo ancora un altro problema, vale a dire il moltiplicarsi delle regole che sfociano spesso in una specie di legalismo. Troppe volte la libertà di cui gode chi cammina per lo Spirito è sostituita da una moltitudine di nuovi comandamenti. Tutto ciò è in viva contraddizione con lo spirito del consiglio di Gerusalemme che decise di non caricare di regole i credenti Gentili, se non con quelle poche più necessarie (Atti 15:19-21, 27-29).
Ci si trova di fronte al problema di come distinguere, tra il gran numero di rivelazioni extrabibliche, quelle che si debbano seguire se non si vuole sottoporsi alla Parola di Dio. Non tutto ciò che è bello, anche se soprannaturale, viene da Dio. I pagani camminano sui carboni ardenti senza bruciarsi; i maghi guariscono; gli spiritisti assumono le tonalità delle voci dei morti. "Satana si traveste da angelo di luce, non è dunque gran che se anche i suoi ministri si travestono da ministri di giustizia" (2 Corinzi 11:14-15).

Sono soprattutto i credenti che il diavolo vuole ingannare. Perciò la Bibbia dice:

"Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti" (Matteo 24:24). Il fatto che un’esperienza sia spirituale non garantisce che sia da Dio e la Bibbia avvisa che il diavolo potrebbe usare e conferire anche poteri soprannaturali. Ci sono molti che pur non cadendo quando sono tentati di rubare o fornicare, possono però essere ingannati e sviati da un’esperienza spirituale. Non ci si deve lasciar sviare dalla Parola sicuramente ispirata da Dio, la Bibbia.

CAPITOLO 3 - I DONI DELLO SPIRITO SANTO

Lo Spirito Santo elargisce ai credenti dei doni, cioè delle capacità spirituali, per l’edificazione della chiesa, che sono importanti perché costituiscono delle speciali abilità che Dio dà per l’opera Sua.
Spesso si sente parlare dei nove doni dello Spirito Santo, però, nei cinque elenchi dei doni dello Spirito che la Bibbia annota, se ne trovano più di nove. Quanti sono allora veramente?
L’insegnamento su questo argomento è così confuso ai nostri giorni che la prassi normale è quella di dare molta importanza ai doni dello Spirito di uno dei due elenchi, in 1 Corinzi 12, senza minimamente considerare tali gli altri.
Inoltre si capovolge la seconda lista, che elenca alcuni dei doni in ordine di importanza (1 Corinzi 12:28-30) e si danno per principali quelli che Dio considera secondari, facendo capire precisamente il contrario di ciò che Egli vuol far apprendere. Si desiderano insomma proprio i minori anziché i maggiori, e in modo particolare l’ultimo, quello delle lingue, adoperato in modo da non edificare la chiesa.

Ecco i riferimenti biblici delle cinque liste in cui son contenuti.

Lista dei doni
1) Profezia (Romani 12:6-8; 1 Corinzi 12:8,10,28; Efesini 4:11).

2) Ministero (Romani 12:6-8; 1 Pietro 4:11).

3) Insegnamento (la stessa parola altrove viene tradotta "dottore"
    (Romani 12:6-8; 1 Corinzi 12:28; Efesini 4:11).

4) Esortazione (Romani 12:6-8).

5) Dare (Romani 12:6-8).

6) Presiedere (Romani 12:6-8).

7) Opere pietose (Romani 12:6-8).

8) Apostoli (Efesini 4:11; 1 Corinzi 12:28).

9) Evangelisti (Efesini 4:11).

10) Pastori (Efesini 4:11).

11) Parlare (1 Pietro 4:10-11).

12) Sapienza (1 Corinzi 12:8-10).

13) Conoscenza (1 Corinzi 12:8-10).

14) Fede (1 Corinzi 12:8-10).

15) Guarigione (1 Corinzi 12:8-10 v.28).

16) Miracoli (1 Corinzi 12:8-10).

17) Discernimento degli spiriti (1 Corinzi 12:8-10).

18) Assistenza (1 Corinzi 12:28-30).

19) Governo (1 Corinzi 12:28-30).

20) Lingue (1 Corinzi 12:8-10 v.28).
21) Interpretazione delle lingue (1 Corinzi 12:8-10 v.30).

Nessuna lista contiene tutti i doni e ciascuna ne ha alcuni che si trovano anche in altre, come profeti - profezie si trova in 4 delle 5 liste. Questo rende subito chiaro che non è possibile, come qualcuno suggerisce, ritenere che sono doni soltanto quelli elencati nella prima lista di 1 Corinzi 12, scartando gli altri come se non si trattasse di doni dello Spirito Santo. Si sa che anche le altre liste sono doni, perché contengono"profezia" ecc. che sono doni. I problemi suscitati da una simile interpretazione si moltiplicano se si scelgono come unici doni autentici quelli praticati da una chiesa che, in 1 Corinzi 3:1, Paolo chiamò carnale e non spirituale e fu costretto a riprenderla, fra l’altro, proprio per il modo in cui usava i doni spirituali.

Altri vorrebbero scartare alcuni doni, come ad esempio la lista in Efesini 4:11, perché elenca "Profeti" anziché "profezia". Lo stesso dono però è elencato in 1Corinzi 12:10 come "profezia", e questo assicura che la Bibbia non opera una distinzione. Inoltre, nell’introdurre la lista in Efesini 4:7, è usata proprio la parola"dono", la stessa parola adoperata nella lingua originale con le liste di Romani 12, 1 Corinzi 12 e di 1 Pietro 4:10, ovvero la parola dalla quale deriva il vocabolo"carismatico".

Inoltre tutte le liste (chi più e chi meno) contengono qualche spiegazione sul fatto che non tutti hanno gli stessi doni, ma, anzi, una varietà, in modo da poter soddisfare i vari bisogni della chiesa. Ciò rende ovvio il fatto che non esiste un dono in particolare che tutti dovrebbero avere. È altresì chiaro che il contributo di ogni persona è importante. Nessuno può lasciare ad altri ciò che Dio gli ha assegnato di fare.

"Parlano tutti in altre lingue?"
Questa domanda della Scrittura è di grande attualità perché molti, oggi, la contraddicono affermando la tradizione secondo la quale tutti debbano parlare in altre lingue, altrimenti, non sono battezzati dallo Spirito o, almeno, non sono spirituali come dovrebbero essere. Il risultato di questo insegnamento antibiblico è che molti credenti, anziché mettere in opera e a beneficio degli altri i doni che Dio ha dato loro, si sviano per cercare il dono che la Parola mette all’ultimo posto nell’ordine di importanza, perché meno aiuta la chiesa.
La Bibbia spiega che come il corpo ricevuto dal Signore ha diverse membra con varie funzioni, così doni diversi l’uno dall’altro vengono dati da Dio alle membra del corpo di Cristo (1 Corinzi 12:12-31).
La Bibbia però oltre ad asserire che non tutti hanno gli stessi doni, dichiara anche che non tutti parlano in lingue. 1 Corinzi 12:30 pone la domanda: "Parlano tutti in altre lingue?".
Le lingue non sono che uno dei molti doni distribuiti tra i credenti e, anzi, dopo le tre volte in cui esse vengono menzionate negli Atti, da quello che è dato sapere dalla Bibbia, l’unica chiesa che continuò a parlare in lingue fu la carnale chiesa di Corinto, la quale le usava in un modo che nessuno le capiva e perciò non edificavano.

La prova del tipo di lingue parlate

I molti insegnamenti antibiblici a riguardo inducono a chiedersi: "Ma allora, le‘lingue’ di oggi sono le stesse di quelle della Bibbia o no?" È chiaro che, nel giorno della Pentecoste, le lingue parlate erano lingue vere, date per comunicare con persone di almeno 14 paesi diversi, come vengono elencati in Atti 2:8-11. Più avanti, la seconda volta che le lingue vengono menzionate è in Atti 10:11, nella casa di Cornelio dove il vangelo viene annunziato per la prima volta ai Gentili. L’argomento di Paolo è che i credenti Giudei, che si consideravano superiori, avrebbero dovuto accettare questi nuovi convertiti come fratelli nella fede proprio perché essi avevano ricevuto da Dio lo stesso dono che aveva dato agli Ebrei, all’inizio. Certamente, se non avessero avuto lo stesso dono, ma avessero fatto soltanto i rumori strani del parlare estatico, Paolo non avrebbe potuto mai parlare così e i Gentili non sarebbero mai stati accettati.

Anche in 1 Corinzi 14, dopo qualche esempio che rende più chiaro il pensiero (ad esempio quello della tromba che deve dare il segnale conosciuto perché i soldati attacchino battaglia), Paolo conclude: "Nessun parlare è senza significato". Questo fa capire che, anche in questo caso, egli parla di lingue reali, sebbene per il modo in cui erano usate non venivano capite dai presenti. Ciò è ancora più chiaro in 1 Corinzi 14:9-11: "Così anche voi se per il vostro dono di lingue non proferite un parlare intelleggibile, come si capirà quello che dite? Parlerete in aria. Ci sono nel mondo tante e tante specie di lingue e nessun parlare è senza significato. Se io quindi non intendo il significato del parlare sarò un barbaro per chi parla, e chi parla sarà un barbaro per me". È ovvio che Paolo non sta incoraggiando lingue che nessuno capisce. Si trova, dunque, che tre, dei quattro passi della Bibbia dove le lingue erano parlate, specificano che si trattava di vere lingue umane.

Molti oggi riconoscono di non parlare le lingue delle varie nazioni, come avveniva in Corinzi e negli Atti, e le chiamano "Le lingue degli angeli". Si sente spesso: "La Bibbia dice che parleremo le lingue degli angeli" ma di solito ciò viene detto senza pensare alla giusta citazione del passo perché la Bibbia, certamente, non dice che si parleranno le lingue degli angeli! L’unico passo che ne fa cenno, dice:

     "Quand’io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità divento come un rame risonante o uno squillante cembalo" (1 Corinzi 13:1). Che si penserebbe di Paolo se, insegnando ad avere fede in Cristo per essere salvati iniziasse: "Quand’io accettassi Cristo e gli uomini". "Quand’io parlassi" è un inizio ipotetico che non precisa se egli parlava le lingue degli angeli o no, ma fa pensare più al no, che al sì. Questo versetto, impiegato male, è utilizzato da molti che riconoscono che le lingue del movimento, oggi, come regola, non sono vere lingue come quelle parlate nel giorno della Pentecoste. Un aderente al movimento delle lingue scrisse: "Vi sono personali vantaggi per coloro che parlano in altre lingue, in quanto non esiste più la barriera della struttura di una lingua umana e c’è maggior libertà di poter esprimere i sentimenti dell’anima senza alcun impedimento" (da "Perché le lingue?" pubblicato in "Risveglio Pentecostale" 2/1985).

Esperti linguisti che hanno studiato molte di queste "lingue" sono giunti alla stessa conclusione dell’autore Pentecostale: "non avevano struttura di vere lingue e non erano altro che un misto di suoni di lingue già conosciute da chi parlava". È certo che Dio può fare qualsiasi miracolo ed è possibile, quindi, che a volte, dia anche delle lingue, ma quelle che caratterizzano il movimento delle "lingue", oggi, sia evangelico che cattolico, non sembrano essere vere lingue.

Anche da un punto di vista logico sembra impossibile che, nel movimento carismatico, si tratti normalmente di lingue vere, perché non vengono adoperate per il beneficio di altri gruppi linguistici come alla Pentecoste. Pure coloro che visitano altri paesi, con lo scopo di convincere le chiese a cercare le "lingue", usano normali traduttori anziché il dono di lingue o d’interpretazione.

L’edificazione

Molti ammettono che le normali "lingue" del movimento, oggi, non sono lingue parlate da qualche popolo, ma insistono che devono cercarle lo stesso, citando: "Chi parla in altra lingua edifica se stesso". Questo brano, però, non suggerisce affatto di parlare in lingue per edificare se stessi. È seguito da un "ma": "Ma chi profetizza edifica la chiesa". L’intero versetto è "Chi parla in altra lingua edifica se stesso, ma chi profetizza edifica la chiesa" (1 Corinzi 14:4). Fa parte dell’argomento che è meglio profetizzare che parlare in lingue. L’intero capitolo, infatti, vuol far conoscere in modo chiaro che i doni dovrebbero essere usati per l’edificazione della chiesa e non di se stessi.

Poi, proseguendo sullo stesso argomento, il passo aggiunge: "Infatti, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi gioverei se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento?" (1 Corinzi 14:6) "Così anche voi, se per il vostro dono di lingue non proferite un discorso comprensibile, come si capirà quel che dite? Parlerete al vento?"

(1 Corinzi 14:9). È chiaro che l’intento del passo intero è quello di scoraggiare il parlare in lingue che non sono chiare e intellegibili per chi ascolta; altrimenti che significato avrebbe: "parlerete al vento?". Inoltre, per togliere ogni possibile incertezza, il passo aggiunge: "Se quindi io non intendo il significato del parlare, sarò un barbaro per chi parla, e chi parla sarà un barbaro per me" (1 Corinzi 14:11). Il versetto 12 precisa chiaramente quello che dobbiamo ricercare: "Così anche voi, poiché siete bramosi dei doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa". Ancora ci raccomanda "facciasi ogni cosa per l’edificazione" (1 Corinzi 14:26). Fermarsi prima del "ma", per contraddire l’insegnamento dell’intero brano non è un modo onesto per interpretare la Bibbia.

Dio ci ha dato i Suoi doni perché potessimo aiutarci l’un l’altro. Chi ha il dono di guarire dovrebbe guarire e chi ha il dono di insegnare dovrebbe insegnare. Se qualcuno ha il dono di una vera lingua straniera, perché non usarla in luoghi dove si capiscono, edificando così la chiesa dove si parla quella specifica lingua e portando il Vangelo a coloro che non conoscono Cristo? Se pensi di avere questo dono, perché non pregare che il Signore ti permetta una vacanza in un paese dove la puoi usare per la Sua gloria.

Il libro degli Atti, peraltro, racconta la conversione di molte persone che non si espressero mai in lingue. Alcuni esempi sono: i tremila che si convertirono dopo la predica di Pietro, in Atti 2:41-47; l’Etiope, in Atti 8:26-40; quelli di 9:35 e 10:24-26, quelli di 13:42-52, pieni dello Spirito Santo nella persecuzione; il carceriere di Filippi e gli altri con lui, nel capitolo 16 ecc. ecc. Da ciò che si conosce, parlare in lingue era piuttosto raro anche all’inizio della chiesa. Infatti soltanto tre esempi di lingue vengono menzionati in Atti e, nello spiegare quello dei Gentili nella casa di Cornelio, alla chiesa di Gerusalemme Pietro disse: "Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come era sceso su di noi da principio" (Atti 11:15). Perché sta scritto: "da principio" e non "come sempre?". Che impressione vuole dare se non quella che lo Spirito non diede più questa manifestazione alla chiesa di Gerusalemme?

A coloro che sono tentati di appoggiarsi alle loro esperienze, rivelazioni o tradizioni e non alla Bibbia come ultima autorità, perché vogliono continuare ad affermare che tutti dovrebbero desiderare le "lingue", è necessario suggerire la considerazione di due fatti:

Primo: non sono soltanto i credenti a parlare in "lingue". L’Oracolo di Delfo, in Grecia, parlava in lingue strane; missionari stabilitisi nel Borneo raccontano l’esistenza di questo fenomeno tra i posseduti dai demoni, ma l’esperienza non avviene sempre lontano. Un prete esorcista di Torino, parlando nel corso di una trasmissione televisiva per la prima rete, raccontò che persone, possedute dai demoni, parlano in lingue mai imparate; anche i medium spiritisti parlano in lingue a loro sconosciute.

Secondo: dai primi secoli della chiesa fino all’esperienza di Agnes Osmond, i credenti non parlarono mai in lingue. Nessuno dei grandi uomini e donne di Dio del passato parlò in lingue e, ancora oggi, molti di quelli che Egli usa di più non si esprimono in lingue. Allorché l’insegnamento biblico è chiaramente "desiderate i doni maggiori", perché non seguirlo?

Da dove vengono le "lingue" che non sono lingue?

Pietro propose ai Giudei di accettare i Gentili credenti della casa di Cornelio come fratelli perché avevano avuto lo "stesso dono" concesso agli apostoli nella Pentecoste. Si noti bene che addusse come prova che Dio aveva accettato i Gentili il fatto che parlavano in lingue così come avevano parlato gli apostoli in quel giorno.

Era la dimostrazione di una vera esperienza sovrannaturale, perché il dono ricevuto nella Pentecoste era quello di lingue vere, capite da molte delle persone che ascoltavano. I Gentili, sprezzati dai Giudei, non sarebbero mai stati accettati se avessero espresso qualcosa di meno miracoloso. Se si accetta come valida questa prova di Pietro, che cosa si può dire di coloro che hanno "lingue" che non comunicano con alcuno e che spesso non hanno "struttura di lingua umana"? Come considerare questo tipo di "lingue", molto diffuse oggi, ma così diverse da quelle bibliche? Bisogna rifiutare la prova di Pietro?

In molti gruppi, insieme al fatto che chi non parla in lingue è spesso considerato un cittadino di seconda classe che difficilmente può essere pastore, anziano o diacono, vengono impartite anche istruzioni di come muovere la lingua, lasciare vuota la mente ecc. Non è possibile allora che per alcuni, parlare in "lingue", sia una cosa imparata e, in qualche caso, uno stato psicologico?

Esiste anche un altro pericolo, perché un gran numero di coloro che parlano in "lingue" raccontano di occasioni in cui hanno sentito parlare in "lingue" altri per influenza di Satana o dei demoni. Ora, che sia possibile a Satana far questo, sembra ovvio in quanto i maghi, per esempio, "parlano in lingue" che difficilmente potrebbero provenire da Dio e anche la Bibbia narra dei miracoli satanici, ma di solito coloro che parlano in "lingue" sono sempre certi che il loro parlare provenga dallo Spirito Santo; sono gli "altri" che parlano per influenza satanica. Però non è sempre così, perché esiste anche la testimonianza di varie persone che hanno fatto l’esperienza delle "lingue" e, mentre prima erano convinte di avere avuto quella capacità dallo Spirito Santo, hanno scoperto poi di essere state ingannate dal diavolo.

Dei vari racconti scritti, in mio possesso, scelgo il seguente perché conosco personalmente le principali persone coinvolte.

Una testimonianza

Anna Best, rientrata in patria per un anno dal servizio missionario che svolgeva in Africa, ritornò nella chiesa che frequentava prima della partenza e la trovò carismatica. La nuova dottrina e la nuova pratica la conquistarono subito e anche lei desiderò parlare in lingue. Dopo un po’ riuscì ad avere questa esperienza e, convinta che venisse dallo Spirito Santo, tentò di persuadere anche le vecchie amiche della missione a cercarla. Ecco, dal suo racconto, le parti più importanti: "Trovai Maria e cercai di persuaderla della validità della mia esperienza ed ella mi ascoltò descrivere la sensazione provata per la presenza dello Spirito Santo e il grande amore che adesso sentivo per gli altri. Mi ascoltò quasi senza commento, tranne il bisbigliare sotto voce le parole "Gesù Cristo" ogni volta che io dicevo "Gesù". (Ciò perché era a conoscenza del fatto che spesso dei demoni assumono il nome di Gesù, mentre nella Bibbia, di solito, troviamo il termine "Gesù Cristo", il quale termine a volte può essere usato per provare gli spiriti. Infatti il rifiuto di lodare in modo generico, con l’espressione "gloria a Gesù", e l’insistenza a specificare bene "il Signore Gesù Cristo" ha a volte determinato pesanti opposizioni demoniche). In seguito mi disse che, mentre le parlavo del mio grande amore, ogni volta che lei pronunciava il nome "Gesù Cristo", io le lanciavo uno sguardo pieno d’odio di cui non mi accorgevo minimamente.

"Quella sera trovai sul mio letto un ciclostilato intitolato "Parlando in lingue; alla ricerca della verità": Maria aveva mantenuto la sua promessa di portarmi qualcosa da leggere. Gettato uno sguardo sul foglio, pensai: "Sarà letteratura anticarismatica per persuadermi che parlare in lingue è sbagliato". L’autore, un pastore battista, raccontava la sua esperienza nel provare gli spiriti, come ci comanda la Bibbia in 1 Giovanni 4, e diceva di non essere ancora riuscito a trovare uno spirito delle lingue che confessasse Gesù Cristo come Signore. Indignata, dissi fra me: "Ridicolo"! Chi si crede di essere questo pastore che vuol cercare di mettere alla prova lo Spirito Santo?" L’idea mi sembrava assurda.
"La sera stessa, verso le 22:30, quando sentii rincasare Maria, andai nella sua stanza per riferirle una telefonata che aveva ricevuto mentre era fuori. Era seduta sul letto e mi chiese: "Hai letto l’articolo che ti ho portato?"
"Molto indignata le spiegai che cosa ne pensavo! Iniziarono così le due ore più decisive della mia vita, per le quali sarò eternamente grata al Signore e a Maria. Ella iniziò la conversazione confessandomi di non credere che la mia esperienza venisse da Dio e citò 2 Corinzi 11:14 e Matteo 24:24, per ricordarmi che Satana si traveste da angelo di luce e spesso finge di essere Cristo, ma visto che io non cedevo, esclamò: "Anna, tu devi riconoscere almeno la possibilità che Satana ti stia ingannando, facendoti credere che la tua esperienza carismatica venga da Dio quando, in verità, deriva da lui".
"Non puoi dirmi che questo non sia da Dio!" protestai e citai Luca 11:11 "E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se chiede un pesce, gli dia invece un serpe?" Rimanendo poi ancora in piedi, appoggiata al comò, ripetei forse una dozzina di volte: "Non puoi proprio dirmi che questo non sia da Dio".

"Maria allora mi chiese di pregare con lei".

"Ci inginocchiammo vicino al letto e pregammo, prima lei e poi io, e la potenza di Dio ebbe il sopravvento. Nei pochi secondi che occorsero perché ci rialzassimo dopo l’amen, fui colpita da un gran numero di pensieri: mi ricordai dapprima di un periodo molto lungo di preghiere in lingue, che avevo trascorso qualche settimana prima accompagnato da una sensazione più bella del solito; poi, mi ritornò alla mente la domanda che allora avevo scacciato: "Questo è veramente da Dio?" e insieme con la domanda venne la risposta: "No, è di origine satanica!" Come venne questa risposta? Pensandoci su, credo che, in quei momenti di preghiera, Dio abbia sconfitto le forze diaboliche che avevano influenzato il mio pensiero, per un tempo sufficiente da permettermi di pensare chiaramente con la natura di Cristo. Non fu un messaggio che illuminò la mia mente con parole precise, come i messaggi che avevo ricevuto negli ultimi cinque mesi; fu invece una calma certezza, tanto calma da non sentirmi minimamente turbata.
"Adesso, Maria, conosco un momento in cui Satana è entrato nella mia esperienza carismatica", dissi allora alla mia amica e me ne tornai nella mia stanza ancora calma e pacifica. "Però", pensai, "per il momento devo smettere di pregare in lingue e meditare un po’ sopra: non posso, infatti, esercitare questo dono in buona fede finché non ho deciso come tenere fuori Satana dalla mia esperienza".
"Dopo, andai a letto e non mi sentivo più tanto calma e pacifica; cominciai a piangere e solo alle 4:30 del mattino riuscii a prendere sonno. Benché la sera prima avessi deciso di non farlo, in mattinata mi sentii spinta di nuovo a parlare in lingue.
Essere costretta era qualcosa di nuovo per me. Mi avevano sempre detto, ed io l’avevo creduto, che chi parla in lingue ha il controllo di iniziare e di smettere e, fino ad allora, così era stato. In quel momento, invece, ero spinta a parlare in lingue contro la mia volontà. Durante la mattinata, mio malgrado, mi capitò ancora di ritrovarmi a parlare in lingue e mi ci voleva un grande sforzo per smettere. Sapevo che non era Dio a costringermi, perché avevo camminato con il mio Salvatore per molti anni e sapevo che Egli non mi avrebbe mai obbligata in modo simile; cosicché dovetti ammettere di essere sotto l’attacco demoniaco.
"Durante questo combattimento spirituale, fui presa anche da un attacco d’asma, cosa di cui non avevo mai sofferto prima, e ciò mi fece ancor più sospettare che tutto quanto era dovuto all’attacco di Satana. Dentro di me cominciai a ripetermi più volte:
"La croce e il sangue di Cristo sono la risposta"; anche questo, però, non mi aiutava affatto, anzi, provavo sempre più difficoltà nel respirare. Ero sul punto di essere presa dal panico, quando mi trovai di fronte un ufficiale della nostra missione.
"Ho sentito che sei in conflitto, disse con tono compassionevole. Poi, per darmi coraggio, mi ricordò la vittoria di Gesù Cristo sulla croce. Appena egli menzionò, con voce udibile, la croce, i miei sintomi asmatici scomparvero e terminò anche ciò che mi costringeva a parlare in lingue.
"L’indomani, appena sveglia, ripresi a chiedermi se la mia intera pratica carismatica non fosse davvero di origine satanica, ma se così era, come potevo spiegare la presenza di Gesù in tutto questo? Infatti il nome di Gesù si ripeteva continuamente nella mia mente, al punto che decisi di non ripeterlo più; ma inutilmente. Combattendo contro quella ossessione, mi convinsi che le forze sataniche avevano resa schiava la mia mente molto più di quanto potessi credere.
"Sarebbe stato bello se, come risultato della preghiera fatta insieme con Maria, Dio avesse sconfitto Satana e le sue forze in una sola volta. Sarei stata felice di essere liberata subito, ma non fu così.
"Fu invece con il passare dei giorni, pian piano, che andai realizzando come tutta la mia esperienza carismatica, il battesimo dello "Spirito", il parlare in lingue e così pure i meravigliosi sentimenti di amore e di libertà, non venivano da Dio. Solo un po’ alla volta realizzai che la mia sicurezza sull’esperienza carismatica non era appunto da Lui, perché basata sulle emozioni e non sulla Sua Parola.
Dopo qualche settimana Maria mi convinse a lasciarmi accompagnare dal Pastore Rockstad, autore del ciclostilato che mi aveva dato da leggere qualche tempo prima, il quale svolgeva il suo ministero fra persone che avevano problemi demoniaci. Giunte da lui, questi chiese di poter accendere il registratore per fissare sul nastro l’incontro. Acconsentii!

“Pensi di poter parlare in lingue adesso?” chiese il pastore.

“Sì, penso di sì”.

“Ecco, allora, dopo che avrò pregato, inizia pure a parlare in lingue, ma quando io interrogo lo spirito, non rispondere tu, lascia che sia lo spirito che dà le lingue a dare le risposte”.
"Avendo capito che il mio dono di parlare in ‘lingue’ veniva dal diavolo, penso che non avrei dovuto più prestare la mia voce al nemico, neppure sotto la direzione di una persona che stava cercando di aiutarmi, perché facendo questo mi aprivo di nuovo alle forze sataniche. Ciò nondimeno dissi di sì! Furono le ore più drammatiche della mia vita!
"Appena cominciai a parlare in lingue, il pastore comandò allo spirito di rispondere nella sua lingua; poi iniziò a fargli delle domande alle quali quello rispondeva tramite me. Forse le due domande più importanti furono quella presa da 1 Giovanni 4, "Confessi Gesù Cristo venuto nella carne?" e "Confessi Gesù Cristo come tuo signore?" (Le risposte a queste domande furono date in inglese. Ascoltando il nastro si sentono delle parole strane in "lingua", delle leggere pause e le risposte in inglese seguite nuovamente dalla "lingua").
"Prima, quando parlavo in lingue, ero quasi sempre sola, in preghiera nella mia stanza, e la mia voce non mi sembrava mai così forte e stridente. Fu perciò per me una strana sorpresa sentirla invece uscire in un tono acuto e stridulo.
Pastore: - Confessi tu Gesù Cristo venuto nella carne?
Spirito delle lingue: - No.
Pastore: - Confessi tu Gesù Cristo come tuo Signore?
Spirito delle lingue: - No.
Pastore: - È Satana il tuo Signore?
Spirito delle lingue: - Sì, sì!
Pastore: - Devi andartene demone! Qual è il tuo nome (Pausa) - Ti comando di dirmelo! Come ti chiami?
Spirito delle lingue: - Seeson.
Pastore: - Quando sei entrato in Anna? Molti anni fa?
Spirito delle lingue: - No.
Pastore: - Recentemente?
Spirito delle lingue: - Sì.
Pastore: - Sei entrato forse nel momento in cui lei ha ricevuto le lingue? È questo che vuoi dire?
Spirito delle lingue: - Sì.
Dopo aver provato lo spirito, il pastore disse di aver legato il demone per la potenza della croce di Gesù Cristo, che lo aveva sconfitto con la Sua morte e crocifissione e poi gli comandò di uscire da Anna e di andare nell’abisso.
Sarebbe bello dire che Anna non ebbe più problemi, ma il fatto è che per vari giorni ancora rimase molto nervosa e di notte non riusciva a dormire, finché non ebbe una conversazione con un uomo della missione, da lei descritta così:
"La risposta al mio problema, egli mi disse, non era il fatto di dover scacciare i demoni, ma di abbandonarmi a Gesù Cristo; poi, con una voce tenue e insistente, ripetè più volte la prima riga di un inno che io conoscevo e amavo da molti anni: "Gesù io sto riposando; riposando nella gioia di ciò che tu sei".
"Dopo un po’ il meraviglioso messaggio di queste parole penetrò finalmente nel mio cuore e, in pochi minuti, la mia visione spirituale fu liberata da Satana e dai suoi eserciti di demoni e di nuovo centrata in Gesù Cristo, il mio Salvatore vivente.
Nessuna visione, nessuna esperienza emozionale, non avendo neppure imparato qualcosa di nuovo, era semplicemente un momento di calma decisione in cui smettevo di lottare e iniziavo a riposare nel Signor Gesù Cristo, l’unico su cui possiamo veramente fare affidamento. Dopo due giorni e due notti di tranquillo riposo, incontrai un altro collega della missione, il quale, non appena mi vide, disse di vedere un grande cambiamento in me. Gli spiegai che ciò era dovuto al semplice fatto che stavo dimorando in Cristo, come peraltro continuo a fare ancora fino ad oggi.
"Sono passati ormai sette anni da quel mio parlare in lingue e, per tutto questo tempo, mi è rimasta la certezza che la mia esperienza carismatica è stata di origine satanica. Pochi mesi dopo, parlando con un gruppo di carismatici, mi fu chiesto di celare l’accaduto, anzi, sarebbero stati contenti se avessi detto che la tensione vissuta era stata solo di natura psicologica, la cui origine era nel mio subconscio; ma non avrei potuto farlo allora e neppure oggi! So che il mio battesimo nello Spirito, il parlare in lingue e tutte le belle sensazioni erano di natura satanica".

Per essere sicuri bisogna seguire la Bibbia

È ovvio che il diavolo voglia infiltrarsi nei movimenti evangelici, perciò è molto importante seguire la Bibbia al 100%. In tal modo sarà molto più difficile far posto al diavolo ed ai demoni con la ricerca di esperienze che Dio non chiede di fare, aprendo la possibilità di sviarsi dalla Sua volontà.
Intanto, turba profondamente constatare il gran numero di coloro che parlano in "lingue" che affermano di aver sentito nelle proprie riunioni altre persone parlare in lingue per l’influenza di Satana e non di Dio. Quale percentuale di lingue venga dai demoni è impossibile dire, ma è sconfortante notare come ai nostri giorni esista così poco che rassomigli veramente alle lingue reali delle quali parla il libro degli Atti, che comunicarono effettivamente un messaggio.
Se è da Dio, sicuramente Egli non si rattristerà se le regole della Sua Parola vengono rispettate. Il principio è che lo Spirito Santo non si dispiacerà se si ubbidisce alle regole da Lui ispirate nella Bibbia. Se, al contrario, lo spirito che dà qualche dono, sia di "lingue", che di profezie, di guarigioni, ecc. si rattrista del tentativo di applicare la Parola di Dio, certamente non sarà lo Spirito Santo.
Una delle ragioni che impedisce a molti di lasciare la posizione storica delle chiese bibliche per aderire al movimento delle "lingue" è il quasi costante rifiuto a sottomettere l’esercizio del dono alle regole della Sacra Scrittura.
Esse sono:
a) che le cose dette nella chiesa siano per l’edificazione degli altri (1 Corinzi 14:26);
b) durante il culto possono parlare in lingue non più di due o al massimo tre persone(1  Corinzi 14:27);
c) che parlino uno alla volta e non permettano a più persone di parlare simultaneamente (1 Corinzi 14:27); 
d) "se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa" (1 Corinzi 14:27, 28); 23 
e) "tacciansi le donne nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare" (1 Corinzi 14:34).

Nella maggioranza delle assemblee di questo movimento, sono, al contrario, soprattutto le donne a parlare in "lingue", "lingue" però non conosciute da alcuno nella chiesa e senza che ci sia chi le interpreti! Si potrebbe forse perdonare qualche eccezione, ma quando ciò caratterizza un movimento, non dovrebbe turbare?
Inoltre in molte chiese, oggi, l’uso maggiore delle lingue si fa durante il momento della preghiera, quando molti parlano ad alta voce contemporaneamente.
Spesso questa pratica viene difesa con l’affermazione che l’effetto è molto bello, e per qualcuno indubbiamente lo è. Ma Dio dice: "Facciasi ogni cosa per l’edificazione.
Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l’un dopo l’altro; e uno interpreti; e se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio" (1 Corinzi 14:26-28).
"Altrimenti, se tu benedici Iddio soltanto con lo Spirito, come potrà colui che occupa il posto del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa quel che tu dici"? (1 Corinzi 14:16). Se un altro spirito volesse farsi beffa delle norme dello Spirito Santo riguardo alle lingue, che cosa potrebbe fare di più?
Anche nelle parti del culto in cui i presenti non parlano tutti insieme, di solito le lingue non vengono interpretate e, nei casi in cui ciò avviene, è spesso incerto se siano interpretate bene. In una scuola biblica pentecostale, come prova, il Salmo 23 veniva recitato in una lingua sconosciuta a chi interpretava, fu spiegato così: i giovani non dovevano perdere troppo tempo a pensare all’altro sesso, ma dovevano invece evangelizzare. Cose di cui questo salmo non parla proprio! Non a caso Dio comanda di provare le cose spirituali per non essere ingannati.
Spesso chi parla in lingue ripete più volte le stesse parole, mentre l’interpretazione no. Altre volte, invece, poche parole in lingue vengono interpretate con lunghi discorsi. È meglio allora provare le interpretazioni anziché accettarle ingenuamente.

Fino a quando

L’esistenza dei problemi discussi spinge ad investigare ancora di più le Scritture per vedere se le lingue bibliche esistono ancora oggi o sono già finite.
Alcuni insegnano che, anche in questo tempo, si dovrebbe parlare in lingue perché esse non saranno abolite fin quando Cristo ritornerà. Uno sguardo alla storia, dall’inizio fino ad oggi, aiuterà a capire la nascita di quest’idea certamente non biblica.
Occorre ricordarsi che l’uso delle "lingue" nel senso in cui è conosciuto oggi, è iniziato nelle chiese nel 1901, con l’esperienza della ragazza americana e poi, insieme con questa pratica, sono stati sparsi anche alcuni insegnamenti. Una di queste idee si basa su una traduzione sbagliata di 1 Corinzi 13:8, contenuta nella Bibbia più diffusa in lingua inglese, la quale fa terminare i doni di profezia, di lingue e conoscenza nello stesso momento, al ritorno di Cristo. Nelle Bibbie come la Diodati, la Luzzi e la revisione di quest’ultima, del 1982, si trova la traduzione precisa: "La carità non verrà mai meno. Quanto alle profezie, esse verranno abolite; quanto alle lingue esse cesseranno; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito" (1 Corinzi 13:8-10). È chiaro che i doni dichiarati "in parte" sono i doni di conoscenza e profezia e questi saranno aboliti quando verrà "la perfezione".
Le lingue invece "cesseranno". Per esse, nel Greco originale di questo versetto, viene adoperato un altro verbo di forma attiva pausontai che distingue le lingue dalle altre cose. Solo della conoscenza e della profezia viene detto che saranno abolite quando la "perfezione" sarà venuta. "Quanto alle profezie, esse verranno abolite; quanto alle lingue, esse cesseranno; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita" (1Corinzi 13:8).

Ciò diventa ancora più chiaro, nei versetti 9 e 10, dov’è spiegato che quando la "perfezione" sarà venuta, quello che è "in parte" sarà abolito e questo secondo il passo si riferisce alla conoscenza e alla profezia: "Poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito" (1 Corinzi 13:9,10). Si nota che questi due versetti, che parlano di quando la "perfezione sarà venuta", non fanno neppure menzione delle lingue. Il passo chiaramente non dice che le lingue debbano restare fin quando la perfezione sarà venuta, per essere abolite insieme con i doni di conoscenza e profezia.
Il brano, ben lontano dal dire che le lingue rimarranno fino a quando ritornerà Gesù, afferma invece che passeranno: "quanto alle lingue, esse cesseranno".
Esse sono di nuovo in vista nel versetto 11: "Quand’ero fanciullo parlavo da fanciullo, pensavo da fanciullo, ragionavo da fanciullo; ma quando son diventato uomo, ho smesso le cose da fanciullo".
Nella storia della chiesa l’uso delle lingue sparì ben presto. Oltre che in Marco 16 e le tre volte che compaiono in Atti, l’unico libro della Bibbia a menzionarle è 1 Corinzi, uno dei primi libri scritti nel Nuovo Testamento, e sembra che già a quel tempo non fossero molte le chiese che ancora ne parlavano. Nella storia troviamo qualche raro riferimento fino a Pacomio, che morì verso il 346, e dopo di lui, quando vennero menzionate dagli antichi scrittori, fu per dire che non esistevano più nelle chiese.
Crisostomo, vescovo di Costantinopoli (397-407 d.C.), riferendosi a 1 Corinzi 12 e 14 dove se ne parla, disse: "Questo passo è molto oscuro per noi, a causa della nostra ignoranza circa i fatti cui si riferisce, perché ormai sono cessati e non esistono più". S. Agostino scrisse: "Il segno di parlare in lingue era necessario allo Spirito Santo per mostrare che il Vangelo di Dio si sarebbe sparso fra tutte le lingue della terra. Servì di segno e poi cessò".
Nel passato, qualche autore pentecostale ha scritto, senza avere una base storica, che vari dei riformatori e altri del passato parlarono in lingue. Questo venne poi citato da altri che credettero che fosse storia vera mentre non lo è. È vero però che i seguaci di un certo Irving, pastore in Inghilterra verso la fine del XIX secolo parlarono in un modo estatico che essi chiamarono "lingue". Dopo un po’ però, il gruppo diventò eretico ed in seguito si sciolse, evidentemente senza nessuna connessione con il moderno movimento delle "lingue" che più tardi doveva iniziare in America.
Le lingue che si trovano nella Bibbia, però, non dovrebbero essere confuse con il parlare estatico che si è verificato fuori della chiesa, sia prima che dopo le lingue.
L’oracolo di Delfo, in Grecia, è un esempio ancora prima della Pentecoste. Oggi il fenomeno è vivo tra i mormoni, i maghi, varie religioni pagane, ecc. Il parlare estatico rassomiglia a lingue vere nel suono, ma non lo è.
Anche chi prima era convinto che le lingue di oggi, iniziate nel nostro secolo, sono lingue bibliche, dovrà considerare il fatto che 1 Corinzi 13:8-11 dice che le lingue sarebbero passate e prendere atto che ciò , storicamente, è avvenuto. È legittimo, dunque, porsi la domanda: "Che cosa sono allora le "lingue" parlate dal movimento carismatico-pentecostale, oggi?" Nei casi dove non sono soggette alle chiare regole della Bibbia (una alla volta, non più di tre in un culto e nessuna che non sia interpretata, 1 Corinzi 14:16, 26, 34), non è ragionevole pensare anche alla possibilità che, per ingannare i santi, il nemico abbia introdotto il suo parlare estatico nella chiesa?
Pure chi è convinto al cento per cento che tutte le lingue vengono dallo Spirito Santo, dovrebbe sottomettere il dono alle regole della Bibbia. Gesù disse: "Beati piuttosto quelli che odono la Parola di Dio e l’osservano" (Luca 11:18). Certamente si dovrebbero considerare come sospette quelle lingue che vengono date da uno spirito che non permette che siano sottoposte alle regole dello Spirito Santo.
Inoltre, non è affatto esagerato ubbidire al comando della Bibbia di provare tutto: "esaminate ogni cosa e ritenete il bene" (1 Tessalonicesi 5:21). Non sarebbe sbagliato applicare questo anche alle lingue e le interpretazioni.
La parola di Dio afferma che un modo di mettere alla prova i profeti è vedere se le loro profezie si avverino (Deuteronomio 18:20-21). Allo stesso modo si può mettere alla prova chi dice di avere il dono dell’interpretazione chiedendo a qualcuno che parla una lingua straniera di citare, magari un passo dalle Scritture, controllando se l’interpretazione corrisponda veramente a quello che era stato detto.

Profezia

Nel contesto dei doni, 1 Corinzi 14:3 definisce profezia l’atto di "edificare, esortare, e consolare gli uomini"; infatti, la profezia veniva considerata il dono da desiderare di più perché maggiormente edificava la chiesa (1 Corinzi 14:1-5).
I profeti dell’Antico Testamento similmente portarono i messaggi di Dio al popolo e, per autenticarli, a volte il Signore diede loro anche delle rivelazioni del futuro. Allora, come oggi, vi furono falsi profeti, ma Dio diede dei modi per distinguerli: "Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome qualcosa ch’io non gli abbia comandato di dire o che parlerà in nome di altri dei, quel profeta sarà punito di morte. E se tu dici in cuor tuo: Come riconosceremo la parola che l’Eterno non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome dell’Eterno e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che l’Eterno non ha detta, il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo temere" (Deuteronomio 18:20-22). Dio non sbaglia mai e avverte di non seguire persone che profetizzano avvenimenti futuri che non si avverano.
Molti musulmani, ancora oggi, non credono che gli astronauti abbiano camminato sulla luna, perché il Corano dice che una cosa del genere non potrà mai avvenire. Joseph Smith, invece, il più grande profeta dei Mormoni, scrisse che la stessa luna era abitata da uomini di quasi due metri di altezza.
Non è sempre così semplice evitare il falso, perché si vede anche in Atti 16:16-19 che a volte anche i demoni possono predire con una certa precisione il futuro. Dio ha dato istruzioni per distinguere anche questi casi, esaminando ciò che insegna.
Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti mostri un segno o un prodigio, e il segno o il prodigio di cui t’avrà parlato succeda, ed egli ti dica: Andiamo dietro a degli stranieri (che tu non hai mai conosciuto) e ad essi serviamo, tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore; perché l’Eterno, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate l’Eterno il vostro Dio con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra (Deuteronomio 13:1-3).
La profezia è il dono che più di ogni altro 1 Corinzi insegnava a desiderare, ma, per essere onesti, si deve ammettere che il Nuovo Testamento dà molto più spazio agli avvertimenti contro i falsi profeti, che alla ricerca del dono.

Miracoli

Si constatano molti miracoli al tempo dei vangeli e degli Atti, mentre questo genere di doni non è menzionato molto nelle epistole, forse perché Dio non opera sempre nello stesso modo. Nella Bibbia, infatti, si trovano soltanto tre periodi in cui i miracoli furono comuni: 1) uscita degli Israeliti dall’Egitto, quando il Signore moltiplicò rane e insetti, causò terribili grandinate e la morte dei primogeniti, aprì il mare ecc.; 2) le vite di Elia e di Eliseo; 3) il periodo di Cristo e l’inizio della Chiesa.
Questo non significa che i credenti di altri periodi siano stati meno spirituali perché non operarono lo stesso numero di miracoli. Chi può dire, per esempio, che Isaia, Geremia e Davide siano stati meno spirituali e meno fedeli di Elia e dei credenti di Corinto che evidentemente fecero più miracoli, oppure di Giovanni Battista del quale sta scritto che non operò alcun miracolo (Giovanni 10:41), pur essendo ripieno di Spirito Santo dalla nascita (Luca 1:15)?

Un tipo specifico di miracolo è quello della guarigione miracolosa. Per distinguere le guarigioni operate da Pietro, ad esempio, con l’uso di questo dono, da guarigioni normali, anche se avvenute in risposta alla preghiera, ecco le caratteristiche come sono descritte nel Nuovo Testamento:
1) Coloro che possedevano il dono guarivano all’istante e definitivamente, senza necessità di alcun periodo di convalescenza successivo.
2) Essi guarivano totalmente. Nessuno ebbe mai a dire: "Poiché sono stato guarito, sto migliorando". Non c’è alcun caso di guarigione parziale.
3) Non si trova alcun caso dopo la Pentecoste in cui i tentativi di guarigione siano riusciti.
4) Essi guarivano infermità gravi. Di uno zoppo dalla nascita la Scrittura dice: "di un salto si rizzò in piedi" e risuscitavano perfino i morti!
5) Bastava soltanto una parola, un tocco o una preghiera. Non era un processo lungo e difficile.
Di Paolo la Scrittura dice: "E Iddio faceva dei miracoli straordinari per le mani di Paolo al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si partivano da loro, e gli spiriti maligni se ne uscivano" (Atti 19:11-12).
La Sacra Scrittura, ispirata da Dio, chiama questi "miracoli straordinari" e non dà affatto l’impressione che debbano essere comuni fra i credenti. Anzi, i miracoli raccontati in Atti erano quasi tutti fatti dagli apostoli. Inoltre, alcuni anni più tardi, Paolo scrisse a Timoteo: "Prendi un po’ di vino a motivo del tuo stomaco e delle tue frequenti infermità" (1 Timoteo 5:23) e ancora: "e Trofimo l’ho lasciato infermo a Mileto" (2 Tim. 4:20). Non c’è alcuna indicazione che questo avvenne perché Paolo, verso la fine del suo ministero, fosse meno spirituale di prima. Da questo fatto e dalla storia, è facile intuire, invece, che il tempo dei molti miracoli stava terminando. Non è che Dio adesso non compia mai miracoli, ma sta di fatto che ha voluto farne di più in determinati periodi, forse perché, se questo fosse stato il Suo consueto modo di operare, essi non sarebbero stati più considerati miracoli, ma soltanto fatti normali.
Alcuni insistono nel dire che tutti dovrebbero essere guariti e chi non riceve la guarigione o manca della fede o è in peccato. Ciò è un vero disastro per molti membri delle chiese che insegnano queste cose. Infatti quando giungono ad una età avanzata, quasi tutti, prima o poi, potranno ammalarsi e quindi sentirsi in colpa. Allo stesso modo si potrebbe dire che chi non trova per terra la manna manca di fede o è in peccato, perché anche questo è un miracolo che Dio operò per anni, anche se adesso si mangiano cibi normali.
Migliaia di persone dicono di avere il dono di guarigione, ma non tutti quelli che dicono: "Guarisco!", guariscono. Molti che si vantano di avere il dono di guarigione, giustificano poi la loro incapacità di guarire accusando le persone di mancanza di fede. Che la fede di chi veniva risanato fosse spesso un fattore importante nelle guarigioni descritte nella Bibbia è chiaro; però non era sempre così, come si può osservare nella guarigione dello zoppo in Atti 3:1-10, che sperava soltanto di ricevere dei soldi. Non c’è nessun caso, nelle Scritture, dove Paolo, Pietro o chiunque altro abbia detto: "Poiché non hai sufficiente fede, non posso guarirti".
Un comune errore che si commette oggi si basa su una erronea interpretazione di Isaia 53, secondo la quale c’è guarigione per tutti nella morte di Gesù. La giusta interpretazione di questo passo è dato dallo Spirito Santo in Matteo 8:14-17, dove Gesù guarì la suocera di Pietro e "tutti i malati" che venivano a Lui, adempiendo questa profezia prima di morire. Sta scritto: "Poi Gesù, entrato nella casa di Pietro, vide che la suocera di lui era a letto con la febbre; ed egli le toccò la mano e la febbre la lasciò. Ella si alzò e si mise a servirlo. Poi, venuta la sera, gli presentarono molti indemoniati; ed Egli con la parola, scacciò gli spiriti e guarì tutti i malati, affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: "Egli stesso ha preso le nostre infermità, e ha portato le nostre malattie". Cristo, dunque, adempì la profezia di Isaia durante la Sua vita, e non con la Sua morte espiatrice! La certezza che questa sia la vera interpretazione di Isaia viene dal fatto che non è l’interpretazione di una persona qualsiasi, ma si trova nel Nuovo Testamento che è stato ispirato da Dio.

CAPITOLO 4 - LA PIENEZZA DELLO SPIRITO

Si è già constatato l’insegnamento della Bibbia secondo il quale tutti i credenti sono stati battezzati dallo Spirito Santo e l’assenza di qualsiasi suggerimento perché chi ha già accettato Cristo debba ancora cercare di ricevere lo Spirito o di parlare in lingue. Ciò però non significa che bisogna essere soddisfatti di una vita carnale, lontana da Cristo. Anzi, ci si deve impegnare ad essere riempiti dello Spirito come comanda la Bibbia: "E non v’inebriate di vino; esso porta alla dissolutezza; ma siate ripieni dello Spirito (Efesini 5:18).

L’attività dello Spirito Santo non è di glorificare se stesso o di far sì che la gente lo cerchi, ma di glorificare Cristo: "Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà (Giovanni 16:14). A Castellammare di Stabia ci sono delle potenti luci che illuminano il castello di notte. Quelle luci non richiamano l’attenzione su se stesse, anzi, sono nascoste, ma attirano l’attenzione sul castello. La Bibbia insegna che lo Spirito Santo mette lo sguardo del credente su Cristo, e la Chiesa che predica un vangelo dello Spirito Santo, anziché il vangelo del Signor Gesù Cristo, sbaglia gravemente.

Che cosa significa "la pienezza dello Spirito"

"La pienezza dello Spirito" nella vita del credente, quando viene menzionata, è normalmente collegata a qualche opera che può essere fatta soltanto con la potenza di Dio; in alcuni casi però il termine descrive la qualità di vita che caratterizza una persona spirituale.
È importante capire ciò che la Bibbia insegna della pienezza, un soggetto spesso confuso, ma non troppo complicato se si esaminano nel N.T. tutti i passi a riguardo.
Oltre a quello citato sopra, vi sono riferimenti in:

Luca 1:15 L’angelo annunziò la nascita di Giovanni Battista dicendo che egli sarebbe stato ripieno dello Spirito Santo fin dal seno di sua madre.

Luca 1:41 Elisabetta, riempita dallo Spirito, esclamò che la madre di Gesù era benedetta.

Luca 1:67 Zaccaria, riempito dallo Spirito, profetizzò di Cristo e che Giovanni Battista doveva preparare la Sua via.

Luca 4:1 Gesù, ripieno dello Spirito, fu condotto nel deserto per essere tentato.

Atti 2:4 Nella Pentecoste i discepoli, ripieni dello Spirito, predicarono agli stranieri nelle rispettive lingue.

Atti 4:8 Pietro, ripieno di Spirito, predicò il vangelo di Cristo ai suoi accusatori.

Atti 4:31 I discepoli, pur conoscendo il divieto di predicare, essendo ripieni dello Spirito, predicarono con franchezza.

Atti 6:3,5 Scelsero diaconi pieni di Spirito Santo.

Atti 7:55 Stefano, pieno dello Spirito, vide la gloria di Dio, l’annunziò e morì.

Atti 9:17 Anania fu mandato da Saulo perché recuperasse la vista e fosse pieno dello Spirito Santo.

Atti 11:24 Barnaba era pieno dello Spirito e una gran moltitudine fu aggiunta al Signore.

Atti 13:9 Paolo, pieno dello Spirito, rese cieco un mago.

Atti 13:52 I discepoli erano pieni di allegrezza e di Spirito Santo nella persecuzione.

Non è un’emozione

In Atti 13:52 la pienezza dello Spirito viene associata all’allegrezza, ma un esame attento di tutti i passi mostra chiaramente che essa non era una sensazione emotiva, data allo scopo di sperimentare un’estasi, ma qualcosa che veniva concessa per affrontare meglio un servizio per Dio. Nella Bibbia, coloro i quali erano ripieni dello Spirito non cercavano mai la pienezza per provare una nuova emozione o vantarsi del loro dono, ma, di regola, la ricevevano per servire il Signore. Chi ricerca la pienezza per scopi indegni si rende facile preda di Satana che lo attirerà nel suo laccio facendogli vivere esperienze che non sarà facile distinguere da quelle che sono secondo la volontà di Dio.

Tali esperienze spesso inducono i credenti a fare sempre più affidamento sull’emotività che sulla Parola di Dio, ma poi, quando quelle vengono meno, essi sprofondano nello scoraggiamento e nella depressione.

Per capire meglio come le emozioni entrino nella relazione con Dio, si può fare l’esempio di una coppia di sposi. All’inizio del matrimonio, stando vicini, essi proveranno delle emozioni fortissime, ma nel corso di venti anni di vita vissuta insieme, in armonia e amore, indubbiamente ci saranno periodi in cui il sangue bollirà di meno. Coloro allora che si saranno sposati soltanto sulla base di sensazioni, allorché non avvertiranno più, delle forti emozioni, rischieranno di rimanere delusi e, taluni, per provare di nuovo le emozioni di prima, cercheranno altri partners.

Il giusto vivrà per fede

La Bibbia dice "Il giusto vivrà per fede" (Galati 3:11) e "or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che è il remuneratore di quelli che lo cercano" (Ebrei 11:6). Chi serve il Signore con fedeltà, vivrà dei periodi in cui sentirà il suo amore con più forza ed altri in cui non avvertirà la sensazione della Sua presenza. Anche in questi momenti, però, bisogna continuare a credere che Dio è sempre lo stesso e ad avere fiducia nella Sua Parola; non ci si deve basare sui propri sentimenti perché "Il giusto vivrà per fede". Chi vive per i suoi sentimenti avrà una vita carnale o, al meglio, fatta di alti e bassi e sarà portato a dubitare perfino della sua salvezza. "Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità" (1 Giovanni 1:9).

Gesù ha detto che, se si vuole seguirLo, si deve prendere la propria croce. Non è dato per scontato che sarà facile, né bello fino a quando non si starà in cielo con Lui, ciò nondimeno "Il giusto vivrà per fede". È per fede che si è accettato Cris to ed è per fede che si deve vivere per Lui.

Mentre la Bibbia non chiede mai al credente di ricercare il battesimo dello Spirito Santo, Efesini 5:18 comanda "Siate ripieni dello Spirito". Per fede si decide di ubbidire, di confessare i propri peccati, di togliere i vestiti sporchi della carne, e di rivestirsi di quelli nuovi dello Spirito per offrire a Dio un vaso pulito da riempire, poi lo si servirà nel modo che Egli indicherà perché "tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figliuoli di Dio".

Ricapitolando: la pienezza dello Spirito viene proprio dalla relazione del credente con lo Spirito di Gesù Cristo. Se si è pieni di se stessi e preoccupati per i propri sentimenti, si lascia poco spazio per essere riempiti dallo Spirito; se, invece, camminando col Signore ci si dà al servizio degli altri, come Egli vuole, si è sulla buona strada. Allorché si saranno confessati tutti i peccati a Dio, perché abbia un tempio pulito, ci si dovrà mettere subito al Suo servizio, chiedendoGli di essere di guida in ciò che vuole si faccia.

Intanto la Bibbia, che è il primo luogo dove trovare la Sua guida, serve anche per giudicare e provare qualsiasi altro tipo di guida. Poi, una volta messi a servizio di Dio, si può avere la certezza che Egli farà la Sua parte. "Il giusto vivrà per fede" e la fede è la certezza delle cose che non si vedono.

Una guida sicura

Oggigiorno, c’è una crescente tendenza di metter le rivelazioni odierne al di sopra della Scrittura. Alcuni seguono le filosofie del modernismo e della neo-ortodossia che mettono in dubbio la credibilità della Parola di Dio. Perché allora considerarla come nostra autorità?

Dio stesso ha dato, tramite lo Spirito Santo, la Bibbia: "Sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari; poiché non è dalla volontà dell’uomo, che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:20-21). Nei versetti precedenti Pietro, parlando da parte di Dio, ha appena raccontato di quando, stando con Cristo sul monte, ha assistito alla Sua trasfigurazione, vedendoLo con i propri occhi e udendo con le proprie orecchie le parole pronunciate dal Padre in quel momento; nonostante questo, egli affermò che esiste qualcosa di più solido di ciò che ha visto e sentito! La "Profezia della Scrittura". Sì, la Scrittura che Dio dichiara di avere ispirato è utile e autorevole per insegnare e ad essa ci si può affidare.

Inconfutabilmente autenticata

Dio ha autenticato la Scrittura rendendola diversa da tutti gli altri libri, perché la Sua Parola superi ogni prova. Molte ed inconfutabili prove attestano l’ispirazione della Bibbia.

La profezia è una di queste prove. Se qualcuno potesse prevedere qualche giorno del futuro, potrebbe diventare incalcolabilmente ricco comprando e vendendo azioni di borsa, ma, anche se la sua chiaroveggenza non riuscisse a spingersi a tanto e potesse guardare avanti soltanto di qualche secondo, potrebbe acquistare lo stesso grandi ricchezze al casinò. Eppure nessuno ci riesce!

Nelle profezie della Bibbia, invece, Dio descrisse la storia centinaia di anni prima che gli avvenimenti si verificassero. Di Gesù fu scritto nell’Antico Testamento, centinaia di anni prima, che la Sua nascita sarebbe avvenuta in Betlemme, da una vergine della stirpe di Davide, e che più tardi sarebbe anche andato in Egitto; che sarebbe morto con le mani ed i piedi forati, che i soldati avrebbero tirato a sorte i suoi vestiti e che Egli avrebbe dato la vita per i nostri peccati e poi sarebbe risuscitato.

Un’altra conferma si nota dal fatto che sebbene i 66 libri della Bibbia sono stati scritti nell’arco di 1500 anni, da autori di differenti estrazioni sociali e in periodi di idee divergenti e spesso contraddittorie, questi libri sono così in sintonia tra loro che si tende a considerarli un solo libro. Le librerie del mondo sono a disposizione! Si provi pure a raccogliere altri 66 libri, non scritti in 1500 anni, ma soltanto nell’arco di 100 anni che non si contraddicano. L’impresa è impossibile! Basta guardare, infatti, nel campo della filosofia: si vedrà che quasi ogni nuovo filosofo cerca di dimostrare che gli altri erano in errore. Nel campo della medicina, George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti, che pure fu curato dai migliori medici del suo tempo, morì non a causa del raffreddore che l’aveva colpito, bensì a motivo di una cura molto praticata all’epoca, ma rivelatasi sbagliata più tardi, cioè quella di estrarre il sangue. Brillando come un gioiello nel buio, invece, i libri della Bibbia, nonostante siano stati scritti nell’arco di 1500 anni, si completano armoniosamente.

La Bibbia cambia la vita

Un’altra delle prove che Dio fornisce per dimostrare l’ispirazione della Bibbia è che anche oggi essa riesce a trasformare la vita degli uomini.
Non pochi, ad esempio, sono gli ex-ladri ed assassini che lavorano per aiutare gli altri; drogati e alcolizzati guariscono e tornano alle loro famiglie. La Bibbia è il libro più tradotto e venduto nel mondo oggi, come lo è stato attraverso tutta la storia, proprio perché Dio lo usa per portare l’uomo ad accettare Cristo che, mediante lo Spirito Santo, entra nella vita e trasforma il credente.

Sopra ogni altra autorità

Il Signore, oltre ad affermare di essere stato Egli stesso il divino autore della Bibbia, spiega anche a cosa serve: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere a correggere a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona" (2 Timoteo 3:16-17). Compito della Bibbia, allora, è quello di insegnare, riprendere, correggere. Dunque, sebbene questo non escluda la consultazione di altri libri o insegnamento di persone capaci, si può senza dubbio affermare ch’essa sola deve essere l’arbitro, il giudice, il critico, l’autorità finale! È ovvio che nei casi in cui gl’insegnamenti di altri libri, profeti o autorità non collimano con ciò che dice la Scrittura si dovranno rifiutare questi e non la Bibbia.

Eppure si sente gente che dice: "Non abbiamo molto bisogno della Bibbia, perché noi abbiamo il dono della profezia!"

Bisogna usare il metro della Scrittura per vagliare le altre "autorità", perché il diavolo cerca di ingannare e di sviare i credenti. Dio ha comandato di non credere agli spiriti o ai profeti senza metterli prima alla prova: "Carissimi non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono apparsi nel mondo" (1 Giovanni 4:1). E in questo stesso passo, poi, Giovanni, proseguendo, spiega come proprio a causa di certi spiriti non provati secondo la Scrittura, a suo tempo si diffuse una eresia.

Il Signore comanda inoltre di giudicare i profeti: "Parlino due o tre profeti e gli altri giudichino" (1 Cor. 14:29); avverte: "Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci" (Matteo 7:15), e, infine, ordina di esaminare tutto: "Non disprezzate le profezie; ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene" (1 Tessalonicesi 5:20-21).

Paolo lodò la chiesa di Berea proprio perché non si limitava soltanto ad ascoltare la sua predicazione, ma, per accettarla, la confrontava prima con la Scrittura: "Or questi furono più generosi di quelli di Tessalonica, in quanto che ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così" (Atti 17:11).

Si deve ringraziare il Signore che la stragrande parte del Movimento Pentecostale-Carismatico è riuscito fin adesso ad evitare gli errori del modernismo e della neo-ortodossia che hanno devastato le altre denominazioni negli ultimi cento anni, sostituendo come autorità finale la sapienza umana alla Parola di Dio. Bisogna però suonare l’allarme perché oggi si nota una crescente tendenza ad accettare i Carismatici Cattolici come fratelli nella fede, basta che parlino "in lingue". Molti dei Cattolici, sia Carismatici che non, accettano gli errori della teologia "liberale", e perciò esiste il rischio che quegli errori che non sono entrati per il portone entrino per la porta di dietro. Più pericoloso ancora è il comportamento di molti carismatici anche di una certa autorità, nell’ambiente protestante che accettano le idee del movimento ecumenico e cercano di condurre i loro gruppi e il movimento carismatico stesso ad una unione con la Chiesa Cattolica e pensano che tale unione non porterebbe le chiese evangeliche sotto l’autorità del Papa, oppure che egli potrebbe diventare un buon credente. Ingenuamente ricevono tutti quelli che parlano "in lingue" come se fossero salvati e battezzati dallo Spirito.

Anche chi vorrebbe giustificare l’idolatria cattolica quando viene praticata da colui che parla "in lingue" dovrebbe chiedergli: "Se qualcuno ti domandasse: - come posso avere la salvezza dell’anima? Cosa risponderesti?" Se risponde insistendo che è per merito delle sue azioni, difficilmente egli si è affidato a Cristo come Salvatore, e coloro che si affidano ad un’altra salvezza non sono affatto fratelli nella fede.

Come interpretare la Bibbia

Uno dei principi che storicamente ha separato il Protestantesimo dal Cattolicesimo è stata l’insistenza dei Protestanti che qualunque credente, guidato dallo Spirito, può interpretare la Bibbia. La ragione sta in gran parte nel fatto che, quando un brano non indica il contrario, non deve essere interpretato allegoricamente, ma secondo ciò che veramente dice. Chi crede il contrario, di solito, è costretto a ricorrere all’interpretazione che ne dà qualche autorità sia essa il papa, un pastore, o il capo di qualche setta perché per molti passi le possibili interpretazioni allegoriche sono quasi infinite.

Dio avverte: "Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo" (Col. 2:8).

È importante anche non basare le dottrine su versetti tolti dal loro contesto, ma leggere sempre i versetti che precedono e quelli che seguono confrontandoli anche con i passi corrispondenti in altre parti della Bibbia. La Bibbia, usata onestamente, è il fondamento da cui nascerà la sana dottrina.

Come non interpretare la Bibbia

Spesso si è tentati di usare a fin di bene dei mezzi che non sono affatto graditi a Dio. Un credente spesso minacciava la figlia dicendole che, se non gli avesse ubbidito, l’avrebbe mandata in collegio. Era una bugia bella e buona, perché egli non aveva la minima intenzione di mandarcela, ma ciò convinceva la ragazza ad ubbidire. Dio però, avverte: "Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri" (Efesini 4:25).

Molti non direbbero mai delle bugie ai figli, ma i problemi sorgono quando la tentazione si presenta in un campo più "spirituale". Come fare quando la Bibbia insegna qualcosa che è in contrasto con un personale concetto di spiritualità? È lecito cambiare la Scrittura o divorziarla dal suo contesto per fingere che va d’accordo con un particolare punto di vista? Ebbene, se non si riesce ad insegnare ciò che essa dice, è meglio evitare del tutto l’insegnamento su quell’argomento anziché dire "no" quando Dio dice "sì". Ci si potrebbe trovare in lotta con Lui.

"Ma"

È diventato quasi una moda, per incoraggiare l’uso delle "lingue" nella chiesa, citare un passo soltanto fino al "ma" il che cambia tutto il suo significato.
"Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi" (1 Corinzi 14:18). Non si contano le volte che si sente citare queste parole fin qui, ma, in verità, questa non è che la metà della frase. La parola che segue è "ma" e, fingendo che vi sia invece un punto seguito dalla maiuscola di una nuova frase si capovolge completamente l’insegnamento. Leggendo soltanto questa metà della frase, si può con facilità utilizzarla per incoraggiare la ricerca del dono delle lingue nell’assemblea, ma, letta per intero, risulta chiaro, invece, che l’intento è di scoraggiarlo nel modo più assoluto. Infatti la proposizione intera è: "Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nell’assemblea preferisco dir cinque parole intellegibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua" (1 Corinzi 14:18-19). Come regola, se si dubita che un passo sia stato usato onestamente, si guardi se è seguito da un "ma".
È necessario pregare che il Signore ci dia la forza di essere così onesti, nell’usare la Sua Parola, da essere pronti a cambiare le proprie opinioni per seguire la Bibbia anziché camuffarla per adattarla alle proprie convinzioni. Chi vuole essere creduto nelle cose che afferma, non dovrebbe usare le Sacre Scritture in modo disonesto.

Serpenti e veleno

Nei più vecchi manoscritti mancano gli ultimi versetti che si leggono nel vangelo di Marco e quindi non si è sicuri se essi siano genuini o siano stati aggiunti in epoca posteriore; è meglio perciò usare altri passi per formulare le dottrine. Questo brano, comunque, dice che i credenti sarebbero accompagnati dai seguenti segni: cacciare i demoni, parlare in altre lingue, prendere i serpenti in mano e berne il veleno rimanendo incolumi. La Bibbia racconta come la maggioranza di questi segni si ebbero veramente al tempo degli apostoli, ma i suddetti versetti sono spesso usati per affermare che ancora oggi si deve parlare in lingue. Non ci si deve chiedere, però, se è onesto scegliere dall’elenco una cosa soltanto, cercarla con tutto il cuore, e buttar via tutte le altre? Perché le lingue sì e il veleno no?

Un gruppo di chiese pentecostali, che negli Stati Uniti usa questo passo per insegnare la ricerca delle "lingue", vuole essere più onesto, accettando non soltanto ciò che gli fa comodo. Infatti, durante il culto, tutti i membri del gruppo si passano l’un l’altro dei serpenti velenosi e ottengono molta pubblicità perché ogni tanto, qualcuno muore a causa dei morsi! Da quel che si conosce però nessuno beve il veleno.

Che deve fare allora il credente che si trova di fronte a coloro che danno insegnamenti non fedeli alla Bibbia? Quando quelli che lo fanno sono i testimoni di Geova, li riprende, ma quando si tratta di evangelici rispettati, spesso, si vergogna di farlo. Bisogna stare attenti, però, nel seguire persone che usano la Bibbia in modo disonesto perché, se esse lo fanno deliberatamente, non sono degne di lealtà, se invece lo fanno per ignoranza, accadrà che prima o poi, come ciechi che seguono i ciechi, cadranno: "Fratelli, non siate fanciulli per senno; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto a senno, siate uomini fatti" (1 Corinzi 14:20).

Una delle ragioni per cui molti non entrano a far parte del movimento carismatico è l’uso inesatto della Scrittura. Orbene, fratelli, non è necessario ricorrere a passi travisati per sostenere un insegnamento che è veramente biblico, perché ci sono altri passi più chiari che lo spiegano; quando, al contrario, la dottrina che si vuol sostenere non è biblica, ci si deve astenere dall’insegnarla.

L’immaginazione scatenata?

Oltre ai travisamenti più comuni e largamente accettati della Scrittura, ce ne sono moltissimi altri ancora e di ogni specie. Il colmo, comunque, di tante distorsioni della Parola si trova in un articolo stampato prima su un giornale in lingua inglese, poi tradotto e ristampato in due giornali italiani. Fra le sue sette ragioni addotte per parlare in "lingue", quasi tutte un po’ disoneste, il gioiello era questo: "In tutte le circostanze (eccetto una) in cui il libro degli Atti parla di quelli che erano riempiti di Spirito Santo, vediamo che i credenti parlavano in altre lingue. E nell’unica eccezione, non possiamo logicamente concludere che non parlarono in lingua, sebbene non espressamente detto".

È vero che, in Atti, i ripieni dello Spirito parlarono sempre in lingue come quest’autore afferma? Il termine "riempito dello Spirito Santo" si trova nove volte nel libro degli Atti e, delle nove, soltanto in una la Bibbia dice che i discepoli parlarono in lingue quando erano ripieni dello Spirito Santo, ed esattamente il giorno della Pentecoste (Atti 2:4). Tutte le altre volte no!

Se l’autore sia stato un bugiardo o se abbia in buona fede ripetuto ciò che aveva sentito da altri, non si sa, ma, il fatto che tali errori vengano pubblicati in stimati giornali evangelici, sottolinea la necessità che ogni credente ha di studiare la Scrittura, controllando tutto ciò che gli viene presentato alla luce della Parola della Verità.

Dunque

Satana veramente si trasforma in angelo di luce e cerca di sedurre gli eletti. Se ha tentato il Signore, non lo farà con i servi? E tanto più quando si tratta di membri appartenenti ad un movimento che ha strappato tanti dal controllo del principe di questo mondo per portarli nel regno di Dio! Ha tentato il Signore in un modo che sembrava essere spirituale, completo di riferimenti biblici usati male.

Possano i carismatici e pentecostali italiani ricevere la grazia di conservare tutto il loro amore per Dio e l’entusiasmo nel servirLo, insieme con un nuovo coraggio e più profondo discernimento per combattere qualsiasi corrente antibiblica mandata dal nemico per sviare l’efficacia stessa del movimento.