26 marzo 2012

Conversione di un pastore pentecostale alla Chiesa cattolica


Frère Ephraim (Ephraim Croissant) nacque a Nancy da famiglia protestante con antenati ebrei. Dopo la tormentata esperienza del '68 studia teologia diventando pastore della chiesa evangelica di Francia (pentecostali). In questo libro, Ephraim racconta con estrema sincerità, il suo "sofferto itinerario" che lo ha portato alla pienezza della fede cattolica. Nel 1978 fu ordinato diacono. Ephraim trascinò la sua comunità evangelica, quasi in blocco, nella Chiesa Cattolica, e divenne una comunità cattolica riconosciuta come "Associazione di fedeli di diritto diocesano ". Altri ex pastori furono ordinati diaconi. Le case di questa comunità furono ex monasteri o case religiose, e numerose furono le vocazioni sacerdotali e religiose.Con il tempo, questa numerosa comunità fondata da Ephraim ebbe una evoluzione con importanti cambiamenti. Attualmente la comunità si è evoluta in famiglia di vita consacrata. I frati e le suore abitano in strutture diverse, indossano abito religioso ed emettono voti pubblici. Le famiglie e i laici vivono e partecipano alla vita della comunità ma sono separati dai consacrati.Il libro bisognerebbe leggerlo tutto, uno dei più belli che ho letto. In questa discussione ho riportato solo alcune citazioni che riguardano la dottrina. Ephraim racconta tutte le sue avventure nelle vallati francesi, prima come pastore evangelico, e poi come diacono cattolico. Storie e racconti commoventi. 

Tratto dal libro: Piogge d' autunno - Frère Ephraim.

Un ex pastore evangelico-pentecostale racconta il suo cammino verso la pienezza della fede cattolica.

pag. 32: Le vigilie pasquali risuonavano di alleluja polifonici, il protrarsi della messa sfuggiva al pastore che io ero, i canti si alternavano alle acclamazioni di una bellezza degna del Creatore.Venne il momento della comunione. I fedeli si disponevano in lunghe file che convergevano verso l' altare. Io seguivo il movimento. Con le mani aperte in gesto di accoglienza, mi presentai dal prete che mostrò una certa esitazione. Ero totalmente inconsapevole di ciò che facevo. Poichè la fraternità aveva raggiunto un massimo di rara intensità, trovai normale condividere il pane dell' amicizia. Ma avevo appena inghiottito il pane eucaristico, che diventò come una brace che mi bruciava il petto, infiammava il cuore e spandeva in tutto il mio corpo un dolce calore. La presenza si era fatta reale, desiderabile. Quando il fuoco si calmò il mio desiderio della comunione diventò fame bruciante. Ora posso davvero confessare che andavo a comunicarmi di nascosto nelle chiese cattoliche. Qualche volta entravo poco prima della comunione e ne uscivo subito dopo, nascondendo questo fuoco d' amore dietro una colonna per non essere riconosciuto.Questa comunione sensibile è durata più di tre anni; ho notato che succede la stessa cosa per un buon numero di non cattolici che scoprono la presenza reale.

pag. 41: La gran parte delle mie difficoltà in questa riscoperta della Madre della nuova umanità aveva radici profonde nella conoscenza, che ritenevo vasta e profonda, delle Scritture. Dovetti rivedere questo giudizio, che tanti protestanti danno per scontato. La loro fede si basa su una lettura rigorosa delle Scritture. Non ci può essere equivoco: un dogma è scritturistico o non lo è.

Questa irruzione del cielo nella mia vita spirituale rimise in discussione questi dati tenuti per certi. Mi ponevo innanzitutto il fondamentale problema del canone delle Scritture. Chi aveva deciso così? Certamente una chiesa, una gerarchia che pregava la Vergine, che celebrava l' eucaristia sulle tombe dei suoi primi martiri che abbellivano le prime necropoli cristiane.

Scoperta dei padri apostolici: la chiesa autenticamente evangelica, radicata nell' insegnamento di Gesù, ancora molto vicino, e nella tradizione degli apostoli. La chiesa non era cominciata nel XVI secolo. Proseguendo in questo ragionamento, scoprii che altri teologi protestanti s' erano arresi alla stessa evidenza, l' avevano rifiutata arrivando perfino a sospettare certe epistole di "cattolicesimo incipiente" (Frùhkatholicismus). Lutero non aveva forse definito l' epistola di s. Giacomo "epistola di paglia"?Per onestà verso la storia, bisognava ammettere che era necessaria un' altra lettura, assai rigorosa ma forse più spirituale.

Il primo esempio che mi colpì, durante una lettura dell' Antico Testamento, si riferisce al problema delle immagini nella rivelazione. Ero impastato di Bibbia. A sette anni avevo ricevuto la mia prima Bibbia. Mi era molto cara e ho ancora nella memoria l' odore delle sue pagine. La leggevo ogni giorno: la mia gioia era il libro dei Re. Ricordavo nel cuore tanti versetti della Bibbia diventati come parole d' ordine nella tradizione riformata. Uno di essi è spesso considerato una censura che suona coma condanna di un paganesimo storicamente legato alla fede cattolica: "Non ti farai idolo nè immagine alcuna... non ti prosterai davanti a loro..." (Es 20,4 ss). Era detto ugualmente che non bisognava fare immagini di quanto c'è sulla terra, nel mare e fino ai cieli. La proibizione ci impressionava. Ma quel giorno lessi il seguito:

"Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fà un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò. Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull'arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti." (Es 25,18-22)

Era proprio forte! Il Signore aveva appena terminato la proibizione esplicita di ogni immagine di cose materiali e anche spirituali ed ecco che comanda di lavorare al martello due figure di angeli, chiedendo che i loro volti siano visibili. E non solo, è in mezzo a queste due immagini fatte da mano d' uomo che il Signore farà ascoltare la sua voce; cioè il luogo più santo, il più sacro è già fiancheggiato da due statue! Di più, l' arca è un vero reliquiario che contiene il bastone di Mosè, le tavole della legge e soprattutto la manna, diventando così il primo ostensorio della nostra storia. Per questo si è potuto chiamare Maria "arca dell' alleanza", perchè ha portato nel suo seno colui che è il pane vivente. Più avanti, nel capitolo seguente dell' Esodo, Dio chiede che l' immagine dei cherubini sia ugualmente damascata sul velo che delimita la separazione tra il luogo santo e il santo dei santi. Separazione? No, direi piuttosto legame: compito svolto oggi dall' iconostasi nella tradizione orientale fedele all' architettura spirituale del tempio.Dio si contraddice? La spiegazione va cercata altrove. Come già dimostrato dal cardinale Newman, la rivelazione è progressiva e ha bisogno di una preparazione. Potremmo riassumerla in una parola: Dio ha mostrato il suo volto.

pag. 47: L' ultima tappa verso la pienezza della fede cattolica fu pure provvidenziale.La sola cosa alla quale non potevo aderire di tutto cuore era la successione apostolica. Mi sembrava che l' evidenza storica ci si opponesse, e che la libertà dello Spirito dovesse rimanere suprema nelle scelte degli uomini. La mia cultura in questo campo si era arricchita di leggende false, come quella della papessa Giovanna, ma che per molti sono verità storiche certissime. Non volevo guardare in faccia la realtà, rievocare cose spiacevoli, e credute tali, come l' aiuto di Pio XII ai criminali nazisti. Ma non apriamo qui un dossier nel quale potremmo portare le testimonianze degli ebrei salvati dallo stesso Pio XII, il pastor angelicus.

La Pentecoste del 1975 riuniva a Roma alcuni rappresentanti del rinnovamento carismatico di tutto il mondo. Resistetti alla tentazione di andarci, poichè i viaggi mi allontanavano spesso dalla mia parrocchia, ma quando una macchina della comunità di Santa Croce, che andava a Roma, mi offrì un posto, cedetti.Il convegno si svolgeva alle catacombe di san Callisto, cosa che mi colpì tanto, perchè sentivo là le radici profonde della chiesa, la sua autenticità evangelica, mai più così evidente come nel tempo della persecuzione.

La visita alle catacombe, dove pregammo in lingue, ci riportò quasi duemila anni addietro. Sentivo che la chiesa era la stessa, immutata nel suo carattere apostolico. Ciò che mi colpì maggiormente fu la piccola cappella dove venne trovato il corpo intatto di santa Cecilia. La miracolosa conservazione dei corpi era per me segno di questa continuità: "Tu sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia chiesa, e le porte della morte non prevarranno su di essa". Continuità ed eternità.

Ciò che mi lasciava perplesso nelle chiese uscite dalla Riforma era la loro mobilità. Forse di proposito esse conservano dentro di sè il principio di una permanente rivoluzione, di una continua rimessa in questione.Questo comporta aspetti buoni e meno buoni, come le numerosissime sètte e divisioni: un corpo senza principio di unità.

Davanti a me, vedevo la chiesa, quella che aveva celebrato l' eucaristia sopra questo altare, sopra questa tomba che contiene il corpo mistico del Cristo, davanti a questo affresco del II secolo che rappresenta la vergine Maria. La chiesa fondata da Cristo.

pag. 49: La chiesa è un entità spirituale poichè è il corpo di Cristo. Nulla può veramente intaccarla o sfigurarla. Bisogna guardare al di là delle apparenze, contemplare come in uno specchio. Ci fu spesso necessario molto coraggio per perseverare, malgrado certi aspetti esteriori della chiesa. Le messe celebrate male, il clero che corre dietro a un' ideologia, l' assenza di una vita spirituale troppo spesso carente, potevano diventare uno scandalo per giovani convertiti come noi, ma l' amore del corpo eucaristico di Cristo che si era a noi rivelato era molto più forte, e più forte rimane ancora.

Quando arrivammo a Cordes, abbiamo scritto al vescovo, perchè eravamo un piccolo gregge senza pastore. Gli dicemmo che lo consideravamo nostro pastore. Oh, prudenza della chiesa! La risposta arrivò dopo un anno nella persona di due preti amici, i padri De Monleon e Jean Miguel Garrigues. Abbiamo dialogato a lungo, e ci domandarono da parte del vescovo quale fosse il nostro desiderio nei confronti della chiesa. Un anno aveva purificato e intensificato il nostro desiderio di entrare ufficialmente nel suo seno...La professione di fede fu fatta da alcuni nella cappella dei Piccoli fratelli di Gesù a Toulouse, là dove Jacques Maritain piaceva tanto pregare. Poco prima della sua morte, aveva visto un novizio domenicano impegnato in un lavoro di esegesi moderna, e gli aveva detto: "Lascia stare questo, interessati piuttosto del rinnovamento carismatico". Avevo letto con passione Newman, poi i due Maritain e i loro grandi amici. Mi sembrava di entrare in questo movimento di conversione, di abbellimento della chiesa...

La sera della festa di san Francesco, nella piccola cappella di san Giovanni, situata in una valle a qualche chilometro da Cordes, feci la mia professione di fede, in ginocchio, la mano posta sul vangelo. Non ne conservo un gran bel ricordo. Come è doloroso staccarsi dal passato per andare avanti! Ma la cresima per mano di mons. Coffy fu una grande consolazione e il vero ingresso nella tradizione apostolica, che si intensificò con la mia ordinazione al diaconato, voluta da Marthe Robin.Sono grazie che si possono capire solo quando si ricevono. Così fu la cresima. A molti sembra possibile essere cattolici di cuore senza fare il passo ufficiale. E' tutt' altra cosa, viva, reale, far parte di un corpo dove circola la grazia, specialmente nella vita sacramentale.

pag. 52: Accettando Maria, figlia di Eva, ossia la vivente, ho visto subito il cielo popolarsi. Senza conoscere le litanie della Vergine santa, l' ho invocata "Porta del cielo". Sapendola viva, il paradiso si apriva davanti a me, e potevo vedere la liturgia che si celebra nella Gerusalemme celeste: gli angeli e tutti i santi nella bellezza dell' altro mondo, inondata di luce increata, ma vedevo anche l' irresistibile attrazione che essa opera sulla chiesa terrena. I santi sono come tanti astri che attraggono le nostre vite come la luna attrae l' enorme massa degli oceani.

Dalla mia infanzia ho recitato tutte le domeniche il simbolo degli apostoli, ignorando che comunione dei santi significa comunicazione tra i santi.Ho creduto, secondo la riforma, che comunicare volesse dire "pensare come"..., "essere sulla stessa lunghezza d' onda"... E ciò in modo intellettuale, mentre la comunione presuppone l' amore, e l' amore ha bisogno dello scambio, cioè della comunicazione.Per persuadersene non c'è che da visitare le catacombe, dove i primi cristiani si ritrovavano, non per nascondersi come talvolta si crede, ma per esprimere la comunione con i fratelli martiri celebrando la messa sulle loro tombe; e da qui la forma dell' altare nelle nostre chiese.

pag. 53: E' necessario fare un' osservazione: non scegliamo noi i santi, sono essi che ci scelgono. I visitatori spesso ci chiedono: "Perchè invocate soprattutto questi due santi del diciannovesimo secolo che sono san Serafino di Sarov e il santo Curato d' Ars?" . La risposta è semplice: sono i primi due che si sono presentati a noi e che ci hanno introdotti alle ricchezze nascoste della chiesa, e a farci meglio compendere la parola di Gesù: "Fatevi degli amici nel cielo...".(Lc 16,9)

Invitato a predicare ad Albi, come potevo sospettare che i locali che mi ospitavano per qualche sera accoglievano anche colui che doveva divenire il nostro "vescovo protettore"? Sembrava che non si interessasse apertamente a questo genere di riunioni.Ero ospite dei nostri amici Fritsch, e avevo portato con me la vita del santo Curato d' Ars per riempire i tempi di silenzio e di preghiera. Questo santo si rivelò sia attraverso la sua biografia, sia con una presenza che qualificherei ardente. E' vero che i santi, quando noi ci accostiamo a loro, ci comunicano un pò dei loro specifici carismi, quei carismi che essi ricevettero durante la loro vita terrena.

pag. 141: La comunità conta oggi circa trecento membri, ripartiti in diciotto case. E' presente soprattutto in Francia, ma anche in altri paesi: Israele, Italia, Marocco, Libano, Zaire, Repubblica centroafricana. La sua crescita avviene al ritmo di due o tre nuove fondazioni all' anno.

Questa vita monastica è ovviamente mitigata e organizzata in modo da essere compatibile con la vita familiare delle coppie.La preghiera, con i suoi due poli della preghiera comune e dell' adorazione silenziosa, è senza dubbio il cuore della vita della Comunità.Più volte al giorno, tutti i fratelli e le sorelle (tranne quelli che sono di turno per occuparsi dei bambini!) si radunano nella cappella, indossando l' abito bianco da coro, per i momenti di preghiera comune: lodi, messa,vespri, compieta. La comunità ha una sua liturgia, che si vuole sia bella ed espressiva, perchè faccia pregustare lo splendore della liturgia celeste celebrata nella nuova Gerusalemme. Notevole è l' influenza della liturgia orientale: icone, incenso, canti polifonici. Ma si attinge anche ad alcune ricchezze del canto gregoriano e della tradizione giudaica, e si utilizzano molti canti composti dalla Comunità stessa. Gli inni, i salmi e le letture bibliche sono intercalati da momenti di preghiera libera e spontanea, di lode o di intercessione.

In quasi tutte le case della Comunità, il santissimo sacramento rimane esposto per tutto il giorno, e a volte anche durante la notte; ogni fratello fa almeno un ora al giorno di adorazione silenziosa.Anche la preghiera notturna, sia pure con frequenza e modalità che variano a seconda delle case e delle circostanze, è una componente importante della vita di preghiera. E' infatti quella in cui maggiormente si esprime la vigilante attesa del Signore che è un elemento essenziale della vocazione monastica.

pag. 149: Quanto detto fin' ora risale al 1987. In questi ultimi anni la Comunità ha continuato a crescere e oggi, marzo 1992, vi sono 45 fondazioni sparse in tutto il mondo per un totale di circa 800 membri. Sono state fondate delle nuove case in Ungheria, Cecoslovacchia, Perù, Canada, Nuova Caledonia, Congo, Svizzera, Belgio, Libano, e attualmente in Italia esistono tre fondazioni. In questi ultimi anni la Comunità ha anche sentito una chiamata particolare del Signore ad aprirsi di più alle diverse forme di povertà che si riscontrano nel mondo odierno: anziani, persone ferite nel corpo o nella psiche, bambini abbandonati, ammalati di AIDS, ecc.

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Lode e Gloria a Gesù e Maria

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