«Internet ha dato voce a legioni di imbecilli», disse il compianto Umberto Eco. Molti ce lo ricordano segnalandoci scandalizzati gli ultimi articoli di quattro o cinque preti mediatici che da diversi anni si esibiscono pubblicamente in scene imbarazzanti e palesemente in contrasto con la testimonianza che dovrebbero dare.
Alcuni di loro hanno firmato recentemente un appello a favore delle unioni civili e delle adozioni omosessuali, ribadendo il fatto di essere «preti cattolici» e che «la “famiglia uomo-donna-bambino/a”, troppo spesso è il luogo turpe delle più atroci violenze».
Eppure proprio pochi giorni fa Papa Francesco ha ricordato che è un inganno «dire» di essere cattolici senza il «fare» da cattolici. A dimostrare che questi preti di strada con il cristianesimo c’entrano davvero ben poco, ovvero -secondo le parole del Papa- sono “ingannatori”, sono le loro “opere”, le loro “biografie”. Tutti condividono il mancato rispetto della laicità, così come fu per don Gallo, proclamando apertamente la loro ideologia politica -comunista, chiaramente-, e venendo felicemente assoldati dai media anticlericalicome “fuoco amico” contro la Chiesa e i cattolici.
Ci riferiamo, ad esempio, a don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, legato alla sinistra extraparlamentare di Micromega che, da sempre, si rifiuta di essere chiamato “don” per non essere confuso con i suoi colleghi sacerdoti, che disprezza apertamente. Nel 2014 Antonelli si è dimesso per avere così più tempo da dedicare all”Huffington Post, quotidiano online per cui commenta tutto, dalle banche a Berlusconi (sua vecchia ossessione), da Renzi a Pasolini (fino a tenere imbarazzanti omelie su Youtube a base di poverismo e equo-solidarismo). Di sciocchezze ne dice e ne scrive molte, come quando ha invitato la Chiesa a celebrare il divorzio in nome di un passo del Vangelo, dimenticandosi che è proprio Gesù a condannare il divorzio in un passo del Vangelo (Mt 19,9).
Si definisce prete laico e si batte per l’eliminazione del crocifisso dai luoghi pubblici, per l’eliminazione del’8×1000 (attraverso il quale riceve lo stipendio), contro l’esistenza storica della famiglia cristiana ecc. In occasione dell’arrivo di Padre Pio in Vaticano, Antonelli ha sostenuto che il santo di Pietralcina non era cristiano perché «a noi [nell’auto-culto di personalità Antonelli si dà sempre del noi] non risulta che questo Gesù abbia passato la sua vita rinchiuso in un confessionale, tra peccati e assoluzioni, così come ha fatto padre Pio. Né ci risulta che padre Pio abbia percorso, come Gesù, le strade polverose della sua Puglia accogliendo i piccoli e denunciando i poteri». A noi, d’altra parte, non risulta che Gesù scriveva sull’Huffington Post in preda a crisi di narcisismo. Contro Padre Pio il prete rosso si affida al libro di Sergio Luzzato, nonostante sia stato smentito da successive pubblicazioni, definisce «feticisti» i devoti del frate, vittime di «un minestrone tossico di superstizione, di fanatismo, di miracolismo». Stessa violenza nei confronti di Radio Maria, che viene da lui definita «diseducativa, politicamente fascista, con delle pennellate anche di nazismo e di razzismo, antisemitismo. Una radio che, se ci fosse la censura, andrebbe censurata. Mi chiedo se non sia il caso di denunciare questa radio per circonvenzione di incapaci, considerato che è seguita da persone sole, deboli e di età avanzata».
Un altro firmatario dell’appello è don Paolo Farinella, già noto ai tribunali per essere già stato condannato per diffamazione, è stato più volte richiamato dai vertici della Chiesa a causa della sua collusione con il mondo politico e la violazione del rispetto della laicità. Il prete, dalla fedina penale sporca, ha ammesso di contrastare «il pontificato di Benedetto XVI che ritengo una sciagura per la Chiesa». Ha minacciato di morte Silvio Berlusconi, scrivendo: «Anche subito gli darei l’unzione degli infermi con un bulacco (secchio, ndr) d’olio fino ad annegarlo. Se Berlusconi morisse ci libererebbe da una bella palla di piombo ai piedi, da un bel rospo». Ha istigato alla violenzaverso Dario Franceschini, attuale ministro del governo Renzi, dicendo: «Insultare Franceschini? Se gli avessero messo le mani addosso avrebbe capito qualcosa, questa gente se le attira». Durante la campagna elettorale del 2008, il sacerdote genovese è arrivato addirittura a scrivere che la Madonna di Lourdes invitava a votare per Walter Veltroni. Nel 2013 ha definito “retrogrado” Papa Francesco perché ha diffuso il rosario chiamato misericordina.
Un altro di questi bei personaggi è don Giorgio Capitani, anche lui firmatario per le unioni civili, noto per aver offeso la figlia del marò La Torre tramite una lettera, scrivendo di fregarsene «delle tue maledizioni o delle tue eventuali denunce». De Capitani è stato denunciato per diffamazione dalla giornalista Grazia Graziadei. In occasione della nomina del card. Angelo Scola come arcivescovo di Milano, De Capitani ha scritto un pesante articolo (poi rimosso) in cui ha scritto: «Non può essere benedetto dal Signore colui che viene nel nome di un vaticano che si è fatto finora inculare dal Porco maledetto, sostenuto anche dalla mafia ciellina. Ma noi non lo permetteremo! Angelo Scola, patriarca di Venezia, a Milano non sei molto gradito. Rinuncia, sei ancora in tempo. Non ti vogliamo come nostro pastore! D’ora in poi faremo capire alla Chiesa vaticana che non scherzeremo più col fioretto: Cristo dovrà pur tornare sulla terra, con la frusta in mano, e buttar fuori dal tempio ladri, farabutti ed escort! Saremo decisi: sorgeranno ovunque comunità di base, le parrocchie si auto-gestiranno, non ci faremo più condizionare da una pastorale cimiteriale».
De Capitani è stato rimosso dalla parrocchia di Rovagnate in seguito alle ripetute lamentele dei parrocchiani per il suo linguaggio volgare e scurrile e per le numerose segnalazioni pervenute negli anni presso la Santa Sede e la Curia Milanese a causa dell’odio manifestato nei confronti di Silvio Berlusconi (definito apertamente «porco, corrotto e corruttore, pederasta, criminale, stragista» ecc.), al quale ha pubblicamente augurato di morire tramite un ictus “scagliato dal Signore”, mentre in un’altra occasione ha affermato: «Dio che puoi tutto spediscilo all’inferno. Tocca a noi, italiani, a dire basta, siamo stanchi di un immondo di un porco». Insulti li ha riservati anche verso la madre (defunta) di Berlusconi. Nel 2009 ha definito i soldati italiani in missione all’estero dei «maschioni fascistoidi».
Gli altri due preti firmatari sono Michele Dosio, conosciuto per aver sostenuto il fantomatico “blocco cattolico” dei No Tav, e il prete operaio don Claudio Miglioranza, che nelle omelie domenicali denigra Valentino Rossi ed invita alla «lotta operaia» contro Sergio Marchionne, sua vecchia ossessione.
Lasciamo il giudizio a chi legge, invitando anche a condividerlo tramite e-mail con i vescovi di questi tre curiosi personaggi:
info@diocesilaquila.it (per Antonelli);
amministrativo@diocesi.genova.it (per Farinella);
direzioneportale@chiesadimilano.it (per De Capitani).
info@diocesilaquila.it (per Antonelli);
amministrativo@diocesi.genova.it (per Farinella);
direzioneportale@chiesadimilano.it (per De Capitani).