7 agosto 2014

L'involuzione della chiesa evangelica, dalla lotta a povertà e aids, alla simonia



Gli uomini di dio fanno affari in Uganda

In Uganda, le Chiese evangeliche sono diventate una forza politica. Influenti nei circoli del potere, predicano una prosperità miracolosa e giocano sul fallimento dello stato per investire in campo sociale. Il cessate il fuoco, firmato nell'agosto 2006 con i ribelli dell'Esercito di resistenza del Signore, ha aperto loro il nord del paese. Tuttavia, il loro affarismo, così come il gretto moralismo che ostacola la lotta contro l'aids, suscitano critiche sempre più forti.

«È grazie a Dio che sono uscito dalla povertà e oggi possiedo un aereo privato», proclama, nel giugno 2007, il televangelista americano Creflo A. Dollar davanti alla folla ammassata nello stadio di Kampala (Uganda). «Per riuscire, bisogna prima di tutto diventare evangelista.
(...) Dovete poi aver fiducia in Dio (...), risparmiare, fare progetti per l'avvenire e ascoltare lo Spirito Santo», aggiunge il milionario alle migliaia di fedeli, che rispondono immediatamente: «Amen!».
Il suo show, accompagnato da musica e balli, fa parte di una «crociata contro la povertà», sostenuta da una grande campagna pubblicitaria, a base di manifesti e berretti con la sua immagine o con la scritta «I love Jesus».

Accolto alcune ore prima all'aeroporto con gran pompa dal pastore Robert Kayanga (leggere il riquadro) e dal ministro per l'etica e l'integrità Nsaba Buturo, durante il suo soggiorno il predicatore incontrerà centinaia di pastori locali, molti parlamentari, membri del governo e della famiglia del presidente. In suo onore verrà anche organizzata una cena d'affari nell'albergo più lussuoso di Kampala.
Il viaggio mediatico di Dollar è sintomatico dell'evoluzione del cristianesimo evangelico in Africa orientale: questa corrente spirituale, ed in particolare il suo ramo più visibile (il pentecostalismo), ondeggia tra affarismo «disinibito» e lobbying politica, su uno sfondo di disperazione sociale. Il movimento, detto «del risveglio», che si basa essenzialmente sulle obbedienze pentecostali e carismatiche (1), è esploso nello spazio di due decenni. Per la prima volta, il censimento effettuato nel 2002 in Uganda fa dei pentecostali una categoria a parte rispetto al protestantesimo tradizionale: rappresenterebbero il 4,6% della popolazione.

Ma gli evangelici, a qualsiasi parrocchia si richiamino, sono ben più numerosi. Da una parte, molti di loro continuano ufficialmente ad appartenere alla Chiesa anglicana: un terzo dei 35,9% protestanti si dice born again christian (2). D'altra parte, la Chiesa cattolica, che rappresenta il 41,9% della popolazione (3), ha assorbito un ramo carismatico per mascherare l'erosione dei suoi fedeli. A conti fatti, si può stimare che circa cinque milioni di ugandesi - cioè un abitante su sei - siano cristiani evangelici (4).
Il pentecostalismo ha fatto la sua comparsa in Uganda negli anni '60, tramite evangelici anglosassoni. Già sensibili al «risveglio» dell'Africa dell'est durante gli anni '30, le masse sono state conquistate da un culto basato sull'emozione e la fede nei miracoli, che si svilupperà notevolmente con la fine del regno di Idi Amin Dada, nel 1979 (5).
Da allora, le «crociate» - così le chiamano gli evangelici - si succedono negli stadi, mentre congregazioni dai nomi insoliti crescono come funghi: Assemblea di Dio, Chiesa della vita, Chiesa della vittoria, Palazzo della preghiera, Chiesa internazionale del destino, Ministero della lotta spirituale, Centro evangelico di guarigione...

L'attuale esplosione evangelica, significativa dagli anni '90, è essenzialmente urbana. Le congregazioni trasformano capannoni, garage, magazzini, scuole, ex sale cinematografiche e discoteche in luoghi di preghiera, dove accorrono in massa i più poveri, che si riuniscono in strutture scalcinate e polverose. Di recente, anche le classi medie hanno aperto delle cappelle: universitari, uomini d'affari, dirigenti, alti funzionari e politici vengono ad applaudire. Perfino una delle figlie del presidente, Patience Rwabwogo, ha aperto una sua parrocchia.
All'inizio essenzialmente urbano, il movimento tende ad espandersi.
Nel nord del paese, da quando è stata annunciata la pace (6), le «crociate» dei pastori locali e occidentali sono diventate quasi settimanali. Le missioni evangeliche penetrano nelle scuole, negli ospedali, nei centri dei migranti della notte (7), in quelli di reinserimento e nei campi dei rifugiati, dove uniscono attività spirituale e assistenza materiale e psicologica, distribuendo insieme bibbie e coperte. «I campi dei rifugiati, dove si trovano due milioni di persone vulnerabili e disperate, sono una manna per queste nuove Chiese», osserva padre Luis Domingo, della missione cattolica di Kitgum. Ma il movimento continuerà a fare proseliti, una volta che la popolazione sarà ritornata nei villaggi, potrà coltivare e rispondere così ai propri bisogni?
In questa regione particolarmente colpita dalla guerra, esistono solo due radio, di cui una evangelica. A parte le informazioni della British Broadcasting Corporation (Bbc), Peace Radio diffonde solo musica cristiana e programmi di educazione ed evangelizzazione. È finanziata da una chiesa pentecostale e da Childcare. Quest'ultima è un'organizzazione non governativa (Ong) evangelica, diretta da un'australiana, che impiega trecentocinquanta ugandesi born again, gestisce già cinque scuole, dove accoglie seimilacinquecento bambini, e progetta di lanciare un canale televisivo.
Intervenendo in campo sociale e umanitario per sopperire alle carenze dello stato, gli evangelici moltiplicano doni e numero di convertiti.

Ogni mese, vengono iscritte nel registro delle Ong una cinquantina di nuove organizzazioni basate sulla fede. Almeno tremila sono attive nel paese (8). Per lo più affiliate a Chiese anglosassoni, gestiscono propri orfanotrofi. Alla guida di Back to the Bible, l'apostolo Alex Mitala si atteggia a Mosé con gli stivali da cow-boy: «il proselitismo, è magnifico! La gente ha bisogno di essere trasformata», si compiace.
Maneggiando la bibbia come un manuale scolastico, forma pastori, dirige il Movimento per la gloria della verginità e accoglie quasi millecinquecento bambini poveri in scuole e orfanotrofi. Questa organizzazione tentacolare non è affatto un'eccezione. Nel 2006, il ramo ugandese dell'Impresa evangelica africana ha consacrato la quasi totalità del suo budget di 3 miliardi di shilling (1,5 milione di euro) all'intervento sociale. «È un altro modo di evangelizzare. Chi ha fame non è in grado di accogliere la Buona novella», spiega il direttore Geffrey Byarubaga. Anche Gary Skinner, il pastore canadese della Chiesa pentecostale di Kampala, ha creato una propria Ong, Watoto (9), che per il momento si occupa di millecinquecento bambini, ma si augura di raggiungere la cifra di diecimila. Scopo dichiarato: «Educare la prossima generazione di dirigenti (...) affinché ogni bambino diventi un cristiano responsabile e un cittadino ugandese produttivo».

Profeti e dirigenti, ovvero il vangelo della proprietà I pastori ugandesi hanno contatti regolari con i leader politici, ma si guardano bene dal rendere pubblica la natura dei loro colloqui.
Alla guida della National Fellowship of Born Again Christian Churches, un'organizzazione che controlla quasi quindicimila chiese evangeliche, il 95% delle quali pentecostali, Mitala non lo nasconde: «In quanto profeti, noi, pastori evangelici, consigliamo il governo in privato.
Non ci interessa manifestare per strada o apparire sui media. Siamo in comunicazione diretta con i più alti dirigenti». Sprofondato in un divano di cuoio sistemato su una spessa moquette rosa, l'uomo prosegue con l'aria più naturale del mondo: «Adottiamo una prassi non politica, ma profetica, come Mosè. Ora, i profeti non rendono mai conto pubblicamente delle loro interazioni con i dirigenti».
Gli evangelici occupano già molti posti chiave al vertice dello stato, in particolare nella direzione generale delle imposte, nella direzione generale degli investimenti, nell'esercito, nei servizi di sicurezza e nei media. La religione occupa lo spazio pubblico. Il limite tra politico e spirituale si fa sempre più tenue. Gli evangelici hanno aumentato la loro influenza grazie ad un potente canale di lobbying: Janet Museveni, la moglie del capo dello stato, lei stessa born again, eletta deputato nel 2006. Inoltre, da quella data, un terzo dei parlamentari è cristiano evangelico. Una situazione che garantisce un'eco certa alla loro ideologia moralistica: lotta al tabagismo, all'alcool, all'omosessualità e al preservativo. Virulenta sul piano morale, la nuova forza si distingue per il suo silenzio riguardo alle questioni sociali o ambientali.

Quanto basta a preoccupare i militanti dei diritti della persona, soprattutto quelli che lavorano in campo sanitario. Mentre, negli anni '90, la diminuzione del tasso di infezione da Hiv aveva fatto dell'Uganda un modello africano in materia di lotta contro l'aids, la tendenza ora s'inverte. Molti imputano questo ribaltamento al piano di urgenza di prevenzione e trattamento dei malati di aids (President's Emergency Plan for Aids Relief, Pepfar) lanciato dagli Stati uniti nel 2003, che si focalizza sull'astinenza sessuale e rifiuta i preservativi (10). Beatrice Were, di ActionAid Uganda, insorge: «Con il programma Piascy [Presidential Initiative on Aids Strategy for Communication to Youth] finanziato dagli Stati uniti, si è scritta la parola fine all'educazione sessuale dei giovani.
A scuola, gli si parla solo di astinenza».
Tutti i sabati sera, un pastore organizza con alcuni studenti un vero show mediatico intitolato «Prime time», rallegrato da hip-hop e rhythm and blues per la gloria di Gesù. Lo show si conclude con scenette in cui il pastore Martin Sempa, alias dottor Love, dà consigli agli studenti sulla loro vita sessuale. Il tutto è finalizzato a stigmatizzare gli omosessuali, bandire l'aborto e tessere le lodi dell'astinenza prima del matrimonio.

È stato sicuramente durante le elezioni presidenziali del 2006 che i dirigenti born again hanno conquistato visibilità e riconoscimento.
Mentre i cristiani tradizionali criticavano la decisione di Yoweri Museveni di modificare la Costituzione per garantirsi un terzo mandato, i born again organizzavano raduni in sostegno della sua candidatura.
Pur senza aderire veramente alle loro idee, il capo dello stato ugandese - al potere dal 1986 - ha saputo sfruttare la popolarità dei pastori evangelici che, a modo loro, difendono come lui lo spirito d'impresa.
L'ex presidente marxista, convertito al neoliberismo, ha fatto del suo paese un allievo modello del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Investitori privati e nuove Chiese possono perciò approfittare in pieno di questo spazio libero, utilizzando a proprio vantaggio i principi del nuovo modello economico.
Così, gli evangelici sono sempre pronti a prendere la parola quando si tratta di promuovere il gospel della prosperità, che vede nella ricchezza un segno della benedizione divina. «È una manipolazione delle coscienze che tende a far sentire i poveri responsabili della loro situazione - disapprova padre Carlos Rodriguez. In un paese africano come questo, dove il capitalismo è estremamente solido, i lavoratori non hanno alcun diritto e gli investitori sono totalmente liberi, la religione è utilizzata per giustificare povertà e ingiustizia.» I fedeli entrano in trance nell'attesa di un miracolo che li liberi dalla miseria. È questa l'impresa commerciale degli evangelici, ad immagine del televangelista americano Benny Hinn, invitato dalla signora Museveni e acclamato da centomila persone durante la sua recente «crociata dei miracoli». Organizzato a Kampala, l'avvenimento è stato ritrasmesso a livello mondiale, e in diretta, tramite il canale televisivo americano God Tv. «Gettate il vostro seme [pecuniario] e Dio ve lo renderà centuplicato.» La parola d'ordine non può che piacere ai difensori del neoliberalismo trionfante.

Molti pastori lasciano la Chiesa d'origine per aprire proprie «case di Dio». E, esattamente come le imprese si battono per ampliare la lista dei clienti, così i pastori evangelici entrano in concorrenza per attirare più fedeli possibile. Obiettivo: «Massimizzare i profitti», denuncia David Kyeyuni, della Conferenza episcopale ugandese. Alcuni adattano «la prestazione» in funzione dell'importo offerto: con 10.000 shilling (5 euro), ci si deve accontentare di una preghiera collettiva organizzata da un pastore di secondo rango; una preghiera personale recitata dal profeta titolato costa 50.000 shilling; e se vi serve un consiglio, bisogna pagare almeno 100.000 shilling. È nato così un commercio basato sulla decima (11). In privato, i sostenitori delle religioni tradizionali e i militanti per i diritti della persona paragonano queste nuove Chiese ad imprese, i cui «benefici sono percepiti dal proprietario, cioè il pastore, e mai ridistribuiti alla comunità.
È un vero e proprio business che fa soldi sulla miseria e la disperazione della popolazione e accentua il divario tra poveri e ricchi». Un nuovo mercato considerato a fortiori sleale, poiché la raccolta di denaro e le donazioni sono esenti da tasse, così come i prodotti derivati venduti a profusione (cd, dvd, libri, berretti, ecc.).
Tra i pastori si assiste ad una competizione sfrenata: una corsa alla villa più lussuosa, la macchina più cara, le guardie del corpo più prestanti e le relazioni più prestigiose negli Stati uniti. Perché la maggior parte dei finanziamenti vengono da lì, sotto gli auspici del presidente George W. Bush, fervente pentecostale. La maggior parte dei pastori ugandesi si reca regolarmente nelle chiese della Bible Belt, la vasta zona del Sud degli Stati uniti con una tradizione evangelica molto forte. Esistono partenariati anche con confraternite canadesi, australiane, sudafricane, britanniche, ecc. Inoltre, alcune organizzazioni evangeliche ricevono doni da compagnie e dirigenti ugandesi.

Un'automobile ai preti per guarire dall'Aids Bersaglio favorito di questi nuovi adepti del marketing: i giovani.
Appartenendo a una categoria della popolazione a demografia esponenziale, e vittima del più alto tasso di disoccupazione (quasi il 40% a Kampala), essi sono attratti da chiese che sembrano discoteche, dove si può ballare gratuitamente, esprimere il proprio talento di musicista, trovare marito o moglie, e dove ci si sente promettere il successo: borse di studio, visti per l'Occidente e lavoro. Convertirsi, del resto, può dare la possibilità di firmare un contratto di lavoro in uno degli innumerevoli ministeri evangelici, che richiedono una lettera di raccomandazione firmata da un pastore. Lo slancio di religiosità è legato a due problemi, analizza Sallie Kayunga Simba, professore di scienze politiche all'università Makerere, a Kampala. Uno è sanitario; l'altro, economico. Non sorprende che una popolazione, disperata nel vedere ampliarsi il divario tra ricchi e poveri, si rivolga a Dio. Prima, la povertà era equamente ripartita; ora, le disparità sono profonde. Questo crea tensione. D'altra parte, l'epidemia di aids è comparsa all'inizio degli anni '80, senza che nessuno fosse in grado di darne una spiegazione, né di trovare una soluzione. L'aids arriva dunque come una manna per gli evangelici.
Fondato sulla fede nelle guarigioni divine, il loro messaggio di speranza trova un'eco immediata.
Tuttavia, gli evangelici rischiano di restare vittime del loro stesso sistema. Le critiche cominciano a fioccare. «Per la legge ugandese, chiunque può svegliarsi una mattina, fondare una chiesa o una struttura religiosa caritatevole e ottenere lo statuto di Ong», dice una funzionaria dell'ufficio incaricato di accreditare le Ong. «Benché in molti casi ci sia il sospetto che nascondano obiettivi settari e/o speculativi, non abbiamo alcun mezzo per controllarle.» Per cui, massima segretezza.

Il pastore Kayanga dichiara così che l'ammontare del bilancio del Centro dei miracoli è un'«informazione interna». Le confraternite evangeliche si avvolgono tanto più facilmente in un'aura di mistero, in quanto non sono gestite da alcuna autorità centrale e non rendono conto a nessuno.
La stampa locale si fa regolarmente portavoce degli abusi di alcuni pastori: morti misteriose, sacrifici umani, violenze sessuali, traffico di persone, rapimenti, estorsioni di fondi, abuso di fiducia... Un quotidiano nazionale è arrivato a titolare: «Dio ha bisogno della vostra automobile?» (12). Raccontava la storia di una donna che aveva offerto la sua auto al pastore, nella speranza di essere guarita dall'aids. Visto che il suo stato di salute non migliorava, ne aveva chiesto la restituzione. Ma il pastore aveva prima sostenuto che l'auto era stata sacrificata a Dio, per poi pretendere la modica cifra di 2 milioni di shilling (quasi 1.000 euro) per restituirla.
Ma la donna aveva rifiutato. Gli scandali si moltiplicano rivelando un mercato della fede dedito a pratiche mafiose. Di fatto, la diffidenza della popolazione aumenta.
E questo preoccupa particolarmente il pastore Moses Solomon Male, lui stesso cristiano evangelico. Egli ritiene che molti pastori pentecostali utilizzino la stregoneria inspirandosi al ghaneano John Obiri Yeboah che, arrivato in Uganda negli anni '70 e '80, si era auto-proclamato profeta. Male definisce «sette» questi movimenti, ed esige dal governo che metta fine alla loro impunità, soprattutto dopo il suicidio collettivo di oltre cinquecento persone avvenuto nel 2000 e di cui è ritenuto responsabile un gruppuscolo millenarista.
L'ondata evangelica è forse effimera? I pastori idolatrati negli anni '90 non sono più molto di moda. Nuove figure, più vicine al potere, gli hanno rubato la scena. «Andare in chiesa perde tutto il suo senso. Lo scopo è ora di incontrarvi personalità altolocate, che permettano di firmare vantaggiosi contratti d'affari», sostiene Joshua Kitakule, del Consiglio interreligioso ugandese. Smarriti, i cristiani del paese non sanno più a che santo votarsi: «La gente si reca in chiesa come se andasse a fare la spesa: si prega dal tale pastore perché si fa carico delle spese scolastiche; si getta un seme da un altro per la sua reputazione di guaritore, e ci si sposa da un terzo», afferma il pastore Male, che teme che il movimento del risveglio sia travolto dal discredito. «Combatto per fermare la depravazione dei pastori. Altrimenti, la gente diserterà le chiese, si allontanerà da Dio, e l'Uganda diventerà ateo... Come da voi laggiù.»

DI ANOUK BATARD
Giornalista.

(1) Pentecostali e carismatici fanno riferimento ad un risveglio o un rinnovamento spirituale che metta in pratica i doni divini - o carismi - ricevuti dagli apostoli nella Pentecoste (evangelizzazione, carità, glossolalia - parlare in delirio con lo Spirito Santo - , guarigione, profezia). Considerandosi salvati, o saved, mettono l'accento sull'incontro personale con Gesù.

(2) Nel linguaggio corrente, si parla raramente di evangelici (evangelicals), ma piuttosto di born again christians o di born again.

(3) L'Uganda è il secondo paese cattolico dell'Africa, dietro al suo vicino il Ruanda.

(4) Una stima tanto più difficile da fare, in quanto l'Uganda ha un tasso di crescita della popolazione tra i più alti del mondo (3,7%).
Secondo il rapporto del Programma delle Nazioni unite per la popolazione 2007, la popolazione dell'Uganda ha ormai raggiunto i 30,9 milioni.

(5) La fine del regno di Idi Amin Dada, nel 1979, ha notevolmente aperto lo spazio religioso. Il presidente autorizzava solo le quattro religioni tradizionali: islam, cattolicesimo, protestantesimo e cristianesimo ortodosso. Temeva che le nuove confraternite potessero essere al servizio dell'imperialismo occidentale e più in particolare americano.

(6) Dal 1986, la guerra civile nel nord dell'Uganda ha fatto diverse decine di migliaia di morti e ha provocato lo spostamento di due milioni di persone. Le trattative di pace tra i ribelli dell'Esercito di resistenza del Signore (Ars o Lord's Resistance Army, Lra) e il governo sono iniziate nel luglio 2006 e si sono concluse con un cessate il fuoco nell'agosto 2006. Si legga André-Michel Essoungou, «Giustizia o pace, dilemma ugandese», Le Monde diplomatique/il manifesto aprile 2007.

(7) L'influenza dei born again era costante nella metà dei night commuters'centers, centri che, fino a poco tempo fa, accoglievano le decine di migliaia di bambini che per motivi di sicurezza venivano a dormire in città.
(8) Le organizzazioni evangeliche rappresentano quasi la metà delle settemila Ong registrate in Uganda.

(9) Watoto significa «bambini» in swahili.
(10) Cfr. Daniel Kalinaki, «The condom debate. Battle of sex versus morals», The East African, Nairobi, 14 maggio 2007.
11) Cfr. Richard M. Kavuma, «Prayers for sale», The Weekly Observer, Kampala, 5-11 aprile 2007.

(12) Glenna Gordon, «Does God need your car?», The Monitor, Kampala, 24 maggio 2007.
(Traduzione di G. P.)

http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Gennaio-2008/pagina.php?cosa=0801lm18.01.html