1 luglio 2013

I “cristiani nazisti”? erano i luterani. Ed Einstein ringraziò i cattolici

L’ideologia nazionalsocialista trovò terreno fertile in Germania in quanto la maggioranza della
popolazione era di confessione religiosa luterana. Martin Lutero, infatti, non odiava solamente la Chiesa di Roma, il papato in particolare, ma anche gli ebrei. Nel suo testo “Sugli ebrei e sulle loro menzogne”, auspicò la distruzione di tutte le sinagoghe e, addirittura, delle case private degli ebrei. “Sia imposta la fatica ai giudei giovani e robusti, uomini e donne – scrisse ai propri adepti – affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte”. Adolf Hitler in persona definì Martin Lutero “Hercules Germanicus” e “Propheta Germaniae”.

Nella foto vediamo i “Deutsche Christen” (tedeschi cristiani), denominazione dell’ala della “chiesa” luterana tedesca che, nel 1932, si schierò con il partito nazionalsocialista su una piattaforma di misticismo razzistico-guerriero comportante l’antisemitismo e l’esaltazione di una missione divina attribuita a Hitler “per la distruzione dei mali fisici, sociali e spirituali”. Appoggiati da Hitler, i Deutsche Christen ottennero nelle elezioni ecclesiastiche del luglio 1933 una maggioranza assoluta di voti e nello stesso anno fu nominato vescovo del Reich il nazista Ludwig Müller, che scatenò una violenta campagna antisemitica.

Alle elezioni i nazisti conquistarono nella Prussia luterana l’80% dei consensi, nella Baviera cattolica il 20%. Il più fiero avversario di Hitler era un vescovo cattolico, il beato Clemens August von Galen, conosciuto come “il leone di Münster”: le sue prediche turbavano le menti e i cuori di molti tedeschi. Eppure nell’immaginario collettivo mondiale – plagiato dalla propaganda massonica e marxista – quella connivente col nazismo è la Chiesa cattolica.

Qualcuno mi potrebbe accusare di “giocare in difesa” in quanto cattolica, ma c’è una testimonianza insospettabile sul ruolo della Chiesa come nemica giurata del nazismo: quella di Albert Einstein, il grande scienziato ebreo nato in Germania e poi scappato negli Stati Uniti per evitare la deportazione hitleriana.

Il 23 dicembre 1940, durante la seconda guerra mondiale, il settimanale americano “Time” pubblico la seguente testimonianza dello scienziato, in cui lodava pubblicamente e con gratitudine la Chiesa cattolica: «Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione [nazista] in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università, vennero ridotti al silenzio, soffocati nell’arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l’ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente».

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