9 luglio 2013

Equità Evangelica



Molti pentecostali, a dispetto di una loro pressoché assoluta perfezione, dicono di non poter dialogare con la Chiesa per i suoi troppi difetti. Tra questi ci sarebbe l’eccessiva ricchezza cattolica che esprime la sua vergogna anche nello splendore delle cattedrali (un settario che si rispetti, non può amare il bello). E in effetti un puritano nostrano ha gioco facile nel fare confronti con le più o meno nuove chiese evangeliche italiane. Ovviamente, però, quella italiano è solo una piccola parte del pentecostalismo che invece (lo avreste mai detto?) è nato negli Usa. Quindi se vogliamo vedere come si può sviluppare una chiesa di questo tipo, è lì che dobbiamo guardare.

Prendiamo in considerazione, allora, una delle più famose denominazioni: le Assemblee di Dio Usa. La chiesa con cui le Adi (Assemblee di Dio Italia) hanno un legame così stretto da aver preso persino il nome (non solo quindi libri, catechismi, profeti in trasferta ecc…). Ebbene, basta andare sul loro sito ufficiale per scoprire che nella città di Springfield (quella dei Simpsons?) sono in possesso di 18 edifici che occupano la bellezza di dieci isolati. Uno di questi è un centro di distribuzione a sei piani con tanto di servizi postali per il completo soddisfacimento dei clienti (è scritto proprio così). Il Consiglio generale ha 900 dipendenti, ai quali bisogna aggiungere i 255 della casa editrice (con tanto di impianti deputati alle funzioni di tipografia, legatoria e magazzino). La quale, oltre a pubblicare tonnellate di vangeli, cura anche diverse riviste: una ad uscita settimanale, sei trimestrali, due annuali. Il tutto con un costo medio per la carta sui sei milioni di sterline l’anno: e i poveri? Chi vuole leggere la Bibbia oggigiorno non può andare su internet?

In più, dal 1951, hanno una banca chiamata A.G.C.U. (Assemblies Of God Credit Union) che offre tutti i servizi, dai conti correnti ai prestiti. Ma, s’intende, senza alcun fine di lucro concedendo ai suoi 15mila clienti interessi che dicono essere bassissimi (allora almeno un po’ di guadagno c’è, altrimenti non sarebbe una banca). L’istituto è aperto solo ai fedeli delle Assemblee di Dio, ai suoi enti e ai relativi dipendenti e dirigenti. Secondo una stima, gli assets sarebbero sui 110 milioni di dollari.

Eppure, quasi nessun pentecostale ha preso in odio la chiesa-madre con cui i rapporti continuano ad essere di filiale affezione. Segno che le chiese pentecostali, a causa anche di un più o meno latente vangelo della prosperità, non hanno affatto la vocazione alla nulla tenenza: il pauperismo è solo un’arma propagandistica, possibile grazie alla congiuntura del momento (i pentecostali in Italia a cui imporre la decima sono ancora pochi).

Un noto pastore fondamentalista anti-Adi, che ha divulgato l’esistenza della banca, si chiede molto legittimamente nel suo articolo quando le Assemblee di Dio Italia fonderanno anche loro una banca. Forse allora, sottolineo forse, metterrano un po’ da parte le accuse pauperistiche. Tanto per la propaganda resta sempre la cara vecchia accusa di idolatria

http://ettorebarra.blogspot.it/2013/06/equita-evangelica.html