3 giugno 2013

Il "dono" delle lingue

Fin dalle origini del cristianesimo sono esistiti all’interno della Chiesa particolari carismi utili per
l’edificazione, la evangelizzazione, come anche per la guarigione fisica. Lo Spirito Santo ha quindi sempre assistito la sua Chiesa in modo misterioso ma tangibile.
Il dono delle lingue è considerato dai fratelli pentecostali una sorta di cartina tornasole del vero cristiano, ma spesso come vedremo, essi fraintendono il significato di questo dono, che può essere presente nelle comunità cristiane, ma che sicuramente non rappresenta la prova maestra del vero cristianesimo, o dell’aver ricevuto il battesimo nello Spirito Santo.

Il Pentecostalismo non è altro che misticismo impazzito, e la cosa è bene illustrata dalle fonti pentecostali.

Una pubblicazione pentecostale, La Voce degli Uomini d’Affari del Pieno Vangelo, nel numero di giugno 1960, presenta una descrizione del battesimo con lo Spirito Santo di un pastore che, turbato dalla propria “mancanza di potenza”, aveva perseguito il battesimo del fuoco:

Direttamente ho sentito nelle mie mani una strana sensazione, una sensazione che poi è salita fino a metà delle braccia e poi cominciò ad aumentare. E’ come se avessi ricevuto una fortissima scarica elettrica. Cominciò a scuotere e tirarmi le mani. Potevo udire come il rombo di questa potenza. Tirava le mie mani in alto e ce le lasciava là come se Dio le prendesse nelle sue. Poi nella mia anima venne una voce che diceva: “Imponi quelle mani ai malati e li guarirai!” ... ancora però non avevo quel battesimo... In una stanza con aria condizionata, con le mie mani alzate ... e il mio cuore che si protendeva verso Dio, ecco che venne su di me il suo amore come una lava liquida bollente. Si riversava su di me come un torrente dal cielo e mi sentivo come innalzato nel cielo. Parlavo in una lingua che non potevo comprendere per circa due ore. Il mio corpo sudava come se fossi stato in una sauna: il battesimo del fuoco! (citato da Frederick Dale Bruner, Una Teologia dello Spirito Santo, p. 127).

Certamente tutto questo avrebbe messo in imbarazzo Jacob Boehme, per quanto mistico egli fosse!
John Sherrill, pentecostale di prim’ ordine, scrive di aver visto Gesù in una luce bianca sfavillante nella sua camera d’ospedale (cfr. il suo Essi parlano in altre lingue).

Donald Gee, un altro pentecostale di rilievo, descrive in questo modo il suo battesimo pentecostale: “Noi veniamo portati in Dio stesso, e l’anima riceve il desiderio consumante di essere sempre di più e completamente perduto in Lui” – un linguaggio questo tipico del misticismo (cfr. A New Discovery, p. 23).

Il Pentecostalismo è arrogante. Esso è arrogante nel suo atteggiamento verso la Chiesa del passato. Fino al 1900 non si conosceva né si parlava nella Chiesa del “battesimo nello Spirito Santo” nei termini presentati dai pentecostali. Atanasio ed Agostino non l’avevano. Lutero e Calvino non l’avevano.

Il dono delle lingue è considerato dai fratelli pentecostali una sorta di cartina tornasole del vero cristiano, ma spesso come vedremo, essi fraintendono il significato di questo dono, che può essere presente nelle comunità cristiane, ma che sicuramente non rappresenta la prova maestra del vero cristianesimo, o dell’aver ricevuto il battesimo nello Spirito Santo.
Dove sta l'errore Pentecostale? Sta nel fatto che i teologi pentecostali hanno voluto creare un nuovo dogma, e precisamente il dogma che consentirebbe di riconoscere se un credente è battezzato o no di Spirito Santo. Il dogma, perchè di questo si tratta, afferma categoricamente che l'evidenza di aver ricevuto il Battesimo nello Spirito Santo è il fatto di esprimersi in "lingue", puntualizzando secondo le Scritture. Ma secondo le Scritture i primi 120 discepoli parlarono sì in lingue, ma lingue straniere comprensibili alle persone che li ascoltavano, come anche allo stesso modo Cornelio e i suoi. Oggi i credenti pentecostali in base a questo dogma affermano che si riceve il battesimo nello Spirito Santo quando il credente manifesta l'evidenza del segno delle "lingue". Allora uno può chiedersi: ma dove sta l'errore? Proprio nelle "lingue". Non si tratta delle stesse lingue.
Perchè mentre il Battesimo originale nello Spirito Santo ebbe tra gli altri segni il parlare in lingue straniere, e questo secondo le Scritture, il moderno Battesimo nello Spirito Santo, secondo i Pentecostali, è evidenziato dal parlare lingue incomprensibili.

(La Bibbia ci parla largamente nella prima Lettera ai Corinti, cap. 12, 13 e 14, del dono delle lingue, definendone la sua utilità e le sue caratteristiche, ma si parla di lingue celesti che servono al credente per la sua edificazione personale e per esprimere a Dio la propria adorazione con parole suggerite dallo Spirito Santo, ma sempre lingue incomprensibili agli ascoltatori.)

Coseguenze di un errore non possono essere che altri errori. Il dogma pentecostale ha sostituito la Parola di Dio e pretende di farle dire quello che non dice:
"Non hai mai parlato in lingue? non hai ancora ricevuto lo Spirito Santo".
"Quando sarai stato bettezzato di Spirito Santo, ce ne accorgeremo perchè parlerai in lingue".

E così le "lingue" sono diventate il marchio di autenticità di essere stati battezzati nello Spirito Santo. Ma la Bibbia non dice così!

Giovanni 20:21-22

"Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo."

Perchè gli apostoli, qui non parlarono in lingue?
Atti 9:17-19

Allora Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: «Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo». 18 In quell'istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista; poi, alzatosi, fu battezzato. 19 E, dopo aver preso cibo, gli ritornarono le forze.

I pentecostali non sanno rispondere!


Leggiamo cosa scriveva s. Tommaso d’Aquino nella Summa Teologica a proposito del dono delle lingue:

Negli Atti [2, 4] si legge che «essi furono tutti pieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi»; e S. Gregorio [Glossa ord.] spiega che «lo Spirito Santo apparve sui discepoli sotto forma di lingue di fuoco, e diede loro la conoscenza di tutte le lingue». Dimostrazione: I primi discepoli di Cristo furono da lui scelti per predicare ovunque la fede percorrendo tutto il mondo, secondo il comando evangelico [28, 19]: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni». Ora, non era conveniente che quanti erano inviati per istruire gli altri avessero bisogno di essere istruiti dagli altri per poter parlare e intendere ciò che gli altri dicevano. Specialmente perché gli inviati erano di una sola nazione, cioè della nazione giudaica, secondo la predizione di Isaia [27, 6 Vg]: «Quelli che escono con impeto da Giacobbe riempiranno con la loro discendenza la faccia della terra». Inoltre essi erano poveri e impotenti, e non avrebbero potuto trovare facilmente da principio degli interpreti fedeli: soprattutto essendo essi inviati ai popoli pagani. Quindi fu necessario che Dio provvedesse loro con il dono delle lingue: per cui, come la diversità delle lingue era cominciata quando i popoli si erano abbandonati all‘idolatria [Gen 11, 7 ss.], così pure quando i popoli stavano per essere richiamati al culto del vero Dio fu dato un rimedio a questa diversità col dono delle lingue.

Analisi delle obiezioni: 1. Come si legge nella Scrittura [1 Cor 12, 7], «la manifestazione dello Spirito è concessa per una utilità». Perciò S. Paolo e gli altri Apostoli furono istruiti da Dio nelle lingue di tutte le genti nella misura richiesta dall‘insegnamento della fede. Quanto invece alle rifiniture dell‘arte, quali la bellezza e l‘eleganza del periodo, l‘Apostolo ne ebbe il dono nella propria lingua, non nelle lingue straniere. Come anche nella sapienza e nella scienza gli Apostoli erano istruiti a sufficienza secondo le esigenze dell‘insegnamento della fede, ma non quanto a tutto ciò che può essere conosciuto con la scienza acquisita, come ad es. le conclusioni dell‘aritmetica o della geometria. 2. Sebbene fosse possibile l‘una o l‘altra soluzione, cioè che venissero compresi da tutti parlando una sola lingua, oppure che parlassero tutte le lingue, tuttavia era più conveniente che essi stessi parlassero tutte le lingue: poiché ciò conveniva maggiormente alla perfezione del loro sapere, in base al quale non solo potevano parlare, ma anche intendere ciò che gli altri dicevano. Se invece tutti avessero compreso la loro unica lingua, ciò sarebbe avvenuto o per la scienza di quelli che li sentivano parlare, oppure per una specie di illusione: cioè per il fatto che alle orecchie degli altri le parole giungevano diverse da quelle che essi proferivano. Per questo dunque la Glossa [ord. di Beda] afferma che «fu un miracolo più grande che essi potessero parlare ogni genere di linguaggio». E S. Paolo [1 Cor 14, 18] dichiara: «Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi».

3. Cristo personalmente doveva predicare a una sola nazione, cioè ai Giudei. Per cui, sebbene egli senza dubbio conoscesse perfettamente tutte le lingue, tuttavia non era necessario che le parlasse. Per questo, come scrive S. Agostino [In Ioh. ev. tract. 32], «pur ricevendosi anche oggi lo Spirito Santo, nessuno parla più le lingue di tutte le genti: poiché ormai tutte queste lingue le parla la Chiesa, fuori della quale nessuno riceve lo Spirito Santo». Ma s.Tommaso dice anche altre cose su tale dono, cioè che talvolta serve per l’edificazione personale, perché lo spirito dell’uomo prega e parla direttamente a Dio nella lingua degli angeli. Tuttavia, avverte, come del resto fa la Bibbia, che in presenza di gente che deve essere edificata, è meglio non pregare in lingue, perché chi ascolta non capisce nulla di ciò che viene detto, e quindi non riceve nessuna edificazione.
Un fedele riceve lo Spirito Santo nel momento stesso in cui comincia a credere, perché nessuno crede da se stesso, ma bensì perché è chiamato da Dio, che trovando il cuore dell’uomo predisposto, può seminare il suo germe di salvezza. Questo seme germoglia e manifesta i suoi frutti attraverso l’azione dello Spirito Santo. I doni principali che davvero distinguono i veri cristiani sono la carità e l’amore! Il dono delle lingue può servire per predicare a popoli stranieri, oppure per pregare con le lingue degli angeli, ma non è paragonabile né alla carità, né all’amore.

Quando poi un dono viene usato per parametrizzare i cristiani, allora si esce fuori dall’ortodossia della fede. In molti ambienti pentecostali infatti chi non parla in lingue viene considerato una sorta di cristiano di serie B, chi non parla in lingue ad esempio non può ricoprire cariche di alta responsabilità, come pastore o catechista.
Lo Spirito Santo si può ricevere più volte nella vita, la Bibbia stessa lo insegna quando ci dice che gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo in almeno tre occasioni, durante il loro battesimo, (perché non possiamo asserire che gli apostoli non furono battezzati da Gesù) durante l’apparizione di Gesù che alitò su di loro lo Spirito, e durante la Pentecoste. Non basta una ricevere lo Spirito Santo una sola volta? Evidentemente no, non bastò nemmeno agli apostoli, che vistosamente titubanti ricevettero un rafforzamento dello Spirito Santo che già era in loro. Lo Spirito Santo che è in noi ha bisogno di essere alimentato, dalla preghiera principalmente, ma anche dai sacramenti, primo fra tutti l’Eucaristia. E’ come una lampada ad olio, se non la si alimenta si spegne, e più la si alimenta meglio risplende.

http://www.cristianicattolici.net/il_dono_delle_lingue.html