21 aprile 2016

Papa Francesco: «mai compromessi con il peccato se vogliamo la misericordia di Dio»

“Sta venendo giù tutto”“Bergoglio legittima il peccato”“la Chiesa è alla deriva”. Sono alcune delle simpatiche e catastrofiche riflessioni del tradizionalismo cattolico, l’eresia che Papa Francesco ha avuto il merito di scoperchiare, speculare a quella progressista, contro la quale avevano a lungo parlato i suoi predecessori, Ratzinger e Wojtyla.
Quella sulla “legittimazione del peccato” è diventata un vero must in certi ambienti, abituati a ragionare sul bianco e nero, impauriti che l’accento che Francesco ha dato sulla misericordia sostituisca l’aspetto della giustizia o si trasformi in un relativistico buonismo in cui tutti fanno ciò che vogliono tanto Dio perdona sempre.
Eppure, Papa Francesco dice proprio l’opposto. Nell’Udienza generale di ieri ha ribadito il concetto: «Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci “contaminare” dai peccatori. Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!».
Nessun compromesso con il peccato e la misericordia di Dio è possibile soltanto se ci si riconosce peccatori. Esattamente ciò che ha detto nell’intervista pubblicata nel libro “Il nome di Dio è Misericordia” (Piemme 2016): «La Chiesa condanna il peccato perché deve dire la verità: questo è un peccato. Ma allo stesso tempo abbraccia il peccatore che si riconosce tale, lo avvicina, gli parla della misericordia infinita di Dio». Il teologo padre Angelo Bellon ha recentemente scritto«la misericordia predicata da Papa Francesco è la misericordia predicata e insegnata da sempre. È la misericordia che vuole vincere il male, non quella che lascia nel male. È la misericordia che vuole vincere il peccato, non quella che lascia nel peccato».
Non c’entra nulla l’arrendevolezza, il lassismo del “sbagliato giudicare”. Misericordiaha scritto sempre Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo che stiamo vivendo, è anche «consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti». La correzione fraterna è più che necessaria, ha ribadito in un’altra occasione, certo, «quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla». Dunque, «si deve parlare dei difetti agli altri», ma con carità. «Tante volte si confonde la misericordiacon l’essere confessore “di manica larga”»ha spiegato infine nel marzo 2015. «Né un confessore di manica larga, né un confessore rigido è misericordioso. Nessuno dei due. Il primo, perché dice: “Vai avanti, questo non è peccato, vai, vai!”. L’altro, perché dice: “No, la legge dice…”. Ma nessuno dei due tratta il penitente come fratello, lo prende per mano e lo accompagna nel suo percorso di conversione! Misericordia significa prendersi carico del fratello o della sorella e aiutarli a camminare. Non dire “ah, no, vai, vai!”, o la rigidità».
Bisogna diffidare seriamente degli apocalittici, dei giornalisti improvvisati teologi che vivono ormai nella delirante polemica contro il Pontefice. Poco importa se hanno avuto un passato da illuminanti testimoni. Come ci ha insegnato questa mattina Francesco, «fa bene al cuore cristiano fare memoria della sua strada, della propria strada: come il Signore mi ha condotto fino a qui, come mi ha portato per mano?». Chi non fa memoria si perde e fa perdere chi lo segue, si nega come figlio e pretende di essere padre. Come scrisse Pio XI«ci sono, purtroppo, pseudo-cattolici che sembrano felici quando credono di scorgere una differenza, una discrepanza, a modo loro (s’intende), fra un Vescovo e l’altro, più ancora fra un Vescovo e il Papa». Sappiamo bene quanti di questi pseudo-cattolici gioiscono oggi, ad esempio, alla notizia del calo delle vocazioni, così da poter incolpare anche di questo il Papa. Magari arrivando anche a convincersi che le bastonate quotidiane al successore di Pietro siano amore alla verità.