13 gennaio 2015

Risposta alla propaganda antipapista di Antonio Socci (11/01/15)

Nell’altro articolo di oggi abbiamo commentato il decisivo intervento di ieri di Papa Francesco al corpo diplomatico. Tra i temi trattati anche quello della famiglia e del terrorismo religioso, intervento dettato anche in seguito all’attacco al settimanale francese Charlie Hebdo.
Francesco ha spiegato che questo fondamentalismo «rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico». Così ha invitato la comunità internazionale a non essere indifferente, auspicando che «i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza». Ha voluto così giustamente scindere la religione islamica dalla sua deriva fondamentalista, chiedendo però -come già fece il 30/11/14- ai leader musulmani una presa di posizione di condanna.
Abbiamo fatto notare che proprio il giorno prima lo scrittore Antonio Socci aveva pubblicato l’ennesimo articolo anti-bergogliano, accusando il Papa di non citare l’Islam nei suoi discorsi sul terrorismo, una «reticenza» frequente. Tuttavia, dopo il discorso di ieri, il giornalista della destra conservatrice non ha chiesto scusa al Papa ma nemmeno si è ricordato che anche Benedetto XVI operava questa scissione: frequenti sono infatti suoi attestati di stima per l’Islam e i musulmani (come ad esempio fece il 7/01/10), i quali «rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, l’elemosina e il digiuno» scrisse nella Ecclesia in Medio Oriente. In questo documento il Papa emerito scrisse anche: «Da parte loro, i musulmani condividono con i cristiani la convinzione che in materia religiosa nessuna costrizione è consentita, tanto meno con la forza […]. Lancio un accorato appello a tutti i responsabili religiosi ebrei, cristiani e musulmani della regione, affinché cerchino col loro esempio e il loro insegnamento di adoperarsi in ogni modo al fine di sradicare questa minaccia che tocca indistintamente e mortalmente i credenti di tutte le religioni». Nessun accenno “all’islamismo” nemmeno in Benedetto XVI, dunque, nessuna equiparazione dei musulmani ai terroristi, nessuna invocazione alla guerra Santa contro la religione di Maometto, come vorrebbe sentir dire Antonio Socci.
Il giornalista di “Libero” ha anche cercato di trovare una contraddizione tra le parole di condanna di Papa Francesco al terrorismo religioso e le parole “relativiste” che avrebbe detto a Eugenio Scalfari sul fatto che ognuno dovrebbe essere «incitato a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene». E’ utile far notare che tutte le accuse di contraddizione che il “tradizionalismo” rivolge al Papa si riducono sempre alle famose due interviste a Scalfari, è la loro ossessione, un po’ come le Crociate per il laicismo. Peccato che le due interviste siano state anche le uniche che la Santa Sede ha ritenuto «inattendibili nelle singole formulazioni», anche perché lo stesso Scalfari ha ammesso di averle manipolate (sono poi state pubblicate, assieme a tutte le altre interviste a Francesco, in un libro edito dalla Libreria Editrice Vaticana come espressione del rapporto con la stampa, padre Federico Lombardi aveva infatti spiegato«è stato ritenuto più corretto lasciargli la sua natura giornalistica, con l’intervista pubblicata su Repubblica, e non il testo sul sito della Santa Sede». Non aveva senso, infatti, censurarle a causa di due frasi ambigue e scalfarizzate).
In ogni caso Francesco è ritornato sullo stesso concetto, facendo ben capire come la pensa e quel che in realtà disse a Scalfari (e che Scalfari manipolò). Infatti, nel discorso al Parlamento Europeo ha invitatol’uomo a «fare appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella “bussola” inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato». Parla chiaramente della legge naturale, individuabile dal credente come dal non credente attraverso la ragione, alla quale ogni uomo può fare appello per una vita morale. Lo stesso Benedetto XVI spiegava che «la legge morale naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare». Allora Socci era cattolico e papista e non si stracciò le vestiaccusando Benedetto XVI di relativismo.
Infine, lo scrittore ha sparato un’altra munizione per tentare di contrapporre Benedetto XVI a Francesco: nel 2006 il portavoce dell’arcidiocesi di Buenos Aires, padre Guillermo Marcó, non approvò il famoso discorso a Ratisbona del Papa emerito. Socci, venuto a saperlo soltanto in questi giorni, ha subito usato questo episodio come ennesima prova della sua spy-story di un Francesco abusivo in Vaticano a causa di un conclave nullo -bufala smentita da una nota canonista, la prof.ssa Geraldina Boni-, e di un Benedetto XVI ancora regnante -bufala smontata proprio da quest’ultimo che l’ha definita «speculazione semplicemente assurda», così come dal suo segretario personale, mons. Georg Gänswein, che ha parlato di «sciocchezza teologica e anche logica».
Tornando ai fatti citati da Socci, il vaticanista Andrea Tornielli aveva già chiarito come andarono le cose scrivendo: «l’ultima – nel senso della più recente – puntata di questa “guerra” contro il successore di Pietro combattuta con la carta e il web s’inventa un’opposizione tra l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e Papa Benedetto, sul caso Ratisbona». Dopo aver descritto la vicenda ha precisato: «L’intervista di padre Guillermo Marcó fece ovviamente scalpore, anche in Vaticano. Egli spiegò di aver rilasciato l’intervista non in quanto incaricato dei media della diocesi, ma come presidente dell’Istituto per il dialogo interreligioso. Leggendola appare del tutto evidente che il sacerdote parlava a titolo personale (“quelle parole non MI rappresentano”), senza alcun mandato della diocesi né tantomeno dell’allora arcivescovo di Buenos Aires. Ciononostante, visto il comprensibile imbarazzo che quell’intervista – e anche altre dichiarazioni – avevano provocato, padre Marcó, venne rimosso dal suo incarico di responsabile dei rapporti con la stampa, per volere del cardinale Bergoglio, e destinato altrove. Una circostanza che quanti hanno scovato e rilanciato la presunta notizia si guardano dal raccontare, perché rovinerebbe questa nuova pretestuosa accusa. Attribuire al futuro Papa le parole di Marcó, per contrapporlo a Benedetto XVI è dunque un’operazione propagandistica».