Gesù, «che era pratico», spiega con gli esempi in cosa consiste questa giustizia superiore: «Inizia dal quinto comandamento del decalogo: "Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non ucciderai'; …Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio". Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere!». E a braccio aggiunge: «Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente si vuol dire che le sue parole uccidono, Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare su di lui, arrivare alle chiacchiere. Le chiacchiere pure possono uccidere perché uccidono la fama delle persone, è tanto brutto chiacchierare. All'inizio puuò sembrare una cosa piacevole e anche divertente, come mangiare una caramella, ma alla fine ci riempie il cuore di amarezza. Penso che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere diventerebbe santo. E' una bella strada». E rivolto alla piazza chiede: «Vogliamo diventare santi? Vogliamo vivere attaccati alle chiacchiere come abitudine? No? Allora siamo d'accordo, niente chiacchiere».
E poi prosegue ricordando che «il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo: "Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello". Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera. Da tutto questo si capisce che Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge».
Infine insiste: «Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio».
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