25 febbraio 2014

La pietà protestante e Maria: "Lutero riconosceva una grande importanza alla figura di Maria"

Comunemente il culto mariano viene collegato strettamente con la Chiesa cattolica e passa per una forma specificamente cattolica di pietà. Dovendo parlare del cristianesimo della riforma nei suoi rapporti con Maria, non possiamo fare a meno di prendere atto di un dato: gli evangelici criticano con violenza e rigettano spesso in modo rigido forme e modi della devozione mariana praticati dai cattolici. Tale rifiuto e critica hanno avuto inizio già dal tempo della riforma e non si sono spenti neppure oggi, nell’epoca dell’ecumenismo.

D’altra parte nell’area delle chiese e delle comunità ecclesiali della riforma troviamo fin dagli inizi e anche oggi delle testimonianze notevoli di un culto mariano profondo e vivo. Esse mostrano che anche nel protestantesimo si è ben coscienti del fatto che rinunciare a Maria non significa affatto rinunciare a qualcosa di periferico e di poco importante, bensì perdere una componente centrale e ineliminabile del Vangelo. Il Catechismo evangelico degli adulti afferma che Maria fa parte del Vangelo e che essa non è solo cattolica ma anche evangelica. Tale atteggiamento fondamentale è riscontrabile già in Martin Lutero.

Confrontando tutto questo con il protestantesimo attuale si capisce che, in merito a Maria, ci troviamo di fronte non solo a punti controversiali tra le confessioni, ma anche a una polemica intraprotestante, che a volte non lascia nulla a desiderare quanto ad asprezza.

Quanto segue mira piuttosto a informare circa l’atteggiamento che i nostri fratelli separati assumono nei confronti di Maria. Ciò servirà a conoscerci meglio, il che costituisce il primo indispensabile passo sulla via verso l’unità.

Per capire l’atteggiamento odierno dei cristiani della riforma verso Maria è opportuno prendere le mosse da Lutero, il riformatore. Ce lo conferma il fatto che anche oggi essi si richiamano a lui e cercano di assicurarsi il suo avallo per la propria posizione (comunque, il suo atteggiamento e la sua concezione sono stati interpretati in modo differente). Lutero non vuole distruggere la figura di Maria, ma si scaglia contro abusi ed esagerazioni presenti nella Chiesa del suo tempo. Egli vuole evitare tutto ciò che potrebbe collocare Maria troppo a lato di Dio e di Cristo e di impedire che essa, creatura di Dio e quindi incapace di possedere alcunché per propria forza e potere, venga onorata in modo indebito. Dio, che l’ha rivestita di grazia, deve rimanere il destinatario ultimo anche della lode rivolta a Lei.

Lutero nega anche che Maria svolga un ruolo d’intercessione autorevole (simile a quello di Cristo), perché teme che alla base della fiducia in lei ci sia l’idea errata che nell’intercessione ella faccia valere i propri meriti davanti a Dio e a Cristo (inoltre teme che Cristo sia visto come un giudice severo e Maria come colei che incarna l’amore compassionevole). Lutero stesso aveva pensato così un tempo, e aveva perciò cercato rifugio in Maria e nei Santi. Dall’intercessione autorevole Lutero distingue chiaramente la preghiera d’intercessione, che egli riconosce, e nella sua spiegazione al Magnificat del 1522 egli stesso invoca Maria affinché preghi per lui. I motivi portanti di queste sue prese di posizioni vanno ricercati nelle sue istanze fondamentali: solo Dio, solo la grazia, solo la fede.

Per Lutero Maria è l’esempio della volontà non libera, cioè del fatto che solo Dio opera la salvezza, senza la collaborazione dell’uomo (nega il libero arbitrio). Lutero è rimasto decisamente fedele anche alla verità della perpetua verginità di Maria dopo la nascita di Gesù (così come la Chiesa cattolica ed ortodossa). Maria è certamente un modello luminoso per tutti gli uomini e per tutti i cristiani, ma proprio in questo contesto Lutero pone in maniera particolare l’accento sulla sua povertà e sulla sua umiltà, perché ella non ha innalzato se stessa, bensì ha reso onore a Dio.

Le affermazioni mariane del riformatore sorprendono per il loro numero e la loro ricchezza, nonché per il loro contenuto. Possiamo realmente dire che non si è trattato per lui di una questione secondaria. Lo sforza per fondare il culto a Maria su un solido fondamento biblico merita certamente approvazione. La meditazione della Scrittura ci aiuta a vedere Maria nel ruolo assegnatole da Dio e ci mostra come la sua posizione nella fede, nella vita e nella preghiera del cristiano possa essere capita solo alla luce della grazia concessale da Dio. Se Lutero pone la sua mariologia nel contesto della sua teologia, non fa che procedere con coerenza. Ma tale teologia, per quanto cerchi di conformarsi alla Scrittura, è caratterizzata da alcune unilateralità e minimalizzazioni che si ritrovano non da ultimo anche nella sua mariologia. Ad ogni modo le sua affermazioni permettono di dire che Maria potrebbe occupare un posto importante anche in una pietà plasmata dalle istanze e dai principi della riforma, senza che perciò si debba rinunciare a quel che viene considerato essenziale per la concezione evangelica della fede.

Abbiamo visto che Lutero riconosceva una grande importanza alla figura di Maria e che in qualche modo conservò il culto mariano (soprattutto la dottrina della divina maternità, della perpetua verginità e assenza di peccato). Il cristianesimo della riforma presenta indubbiamente in tutti i tempi delle testimonianze che parlano di una genuina e profonda venerazione a Maria.

Riporto ora alcune testimonianze di alcuni evangelici che stabiliscono un collegamento tra Maria e la Chiesa. Secondo W. Stahlin, per esempio, Maria è la rappresentazione dell’umanità che cerca Dio e che si mette a disposizione di Dio come suo strumento. Questa umanità non è altro che la Chiesa, e in questo senso Maria può essere indicata anche come rappresentante di essa. Quando canta il cantico di Maria, la Chiesa «canta nel contempo la lode di Maria come Madre del Signore e canta questa lode anche ad onore del Figlio divino e ad onore di quel disegno della grazia divina che ha eletto la serva a strumento della sua venuta in terra».

L. Vischer, invece, presenta Maria come tipo dell’umanità e della Chiesa tenendo particolarmente conto della prospettica ecumenica. In Maria Dio si rivolge a tutta l’umanità, ed è perciò lei, nella sua qualità di Madre di Cristo, che ha portato il Messia e la salvezza a tutti gli uomini e al mondo. Ella non è la causa della salvezza, ma la sua posizione e la sua funzione dimostrano che l’azione salvifica di Dio non si svolge mai ignorando o passando accanto alla storia. Dio è entrato nella storia per mezzo di Maria, e dunque ella, l’israelita, può rappresentare tutta l’umanità cui Dio mira nella sua azione e che intende raggiungere partendo da Israele. Maria è tipo della Chiesa perché è stata la prima ad aver ascoltato e accolto la parola della grazia in Cristo e la prima a rispondervi con fede; inoltre lo è perché ella «non pretende alcun nome suo proprio, ma permette che venga in primo piano il nome di Cristo: per il fatto che scompare nell’oscurità della storia».

Desidero concludere con una preghiera fatta a Maria dal romantico Novalis, tratta dall’ultimo dei suoi Inni spirituali:

«Ti vedo amorevolmente rappresentata

in mille immagini, o Maria,

ma nessuna di esse è capace di raffigurarti

come la mia anima ti vede».

Maria, Madre nostra, ci guidi nel cammino della vita e, soprattutto, ci porti sempre più vicino al Figlio Suo, per poterlo amare e lodare per le meraviglie da Lui compiute nella nostra vita!

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