31 agosto 2018

E questo comunicato ufficiale della Santa Sede (forse!) potrebbe convincere i più ostinati, don compresi, che stanno facendo mega galattiche arrampicate sugli specchi:

Praticamente al card. McCarrick sono state imposte le dimissioni prontamente accettate da Papa Francesco il quale ha imposto all'ex cardinale una vita di silenzio e preghiera in un luogo che gli verrà indicato. Tanto perché Papa Francesco avrebbe coperto tale cardinale.

Oltre a questo non si sa cosa altro aggiungere se non dire che c'è chi è contro Papa Francesco a prescindere e quindi comunque la si mette è colpevole. In questo caso inutile qualunque spiegazione

p.s: ci sta anche il caso di un don in facebook che ha lanciato una petizione pro-Viganò. Meglio stendere su questo caso un velo pietoso, anzi facciamo anche più di uno


VATICAN.VA


E con questo servizio dal TG Rai di ieri sera si chiude questa vicenda di mons. Viganò e vaticanisti suoi aiutanti nel redigere il dossier antipapa Francesco. È fin troppo chiaro chi è che ha fatto una pessima figura.


Non c’è da aggiungere altro. Il don si commenta da se.



Li avete dimenticati gli attacchi fatti anche a Papa Benedetto accusato di aver coperto casi di pedofilia? Eppure anche lui l’ha combattuta. Provate ora a chiedervi da che parte stanno coloro che accusano i papi di aver coperto casi di pedofilia quando invece l’hanno o la stanno combattendo. Chiedetevi da che parte sta chi sostiene che la pedofilia dei sacerdoti è meno grave di chi sacerdote non è...

Pedofilia, la Santa Sede: basta attacchi il Papa pronto a incontrare le vittime

Nuove rivelazioni dagli Stati Uniti Padre Lombardi: accuse infondate, Bendetto XVI è una guida rigorosa.
Benedetto XVI è «disponibile a nuovi incontri» con le vittime degli abusi pedofili, mentre verso i colpevoli la Chiesa deve mandare avanti correttamente i giudizi canonici e «collaborare» con le autorità civili «per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali». Mentre la Santa Sede ribadisce la totale volontà di trasparenza dagli Stati Uniti arriva un altro attacco nei confronti di Ratzinger. Nel 1985, dice il Washington Post, anni prima di diventare Papa, il cardinale Joseph Ratzinger sconsigliò di ridurre allo stato laicale un sacerdote californiano che aveva molestato minori. 

Il quotidiano pubblica una lettera del 1985, firmata da Ratzinger, in cui si esprimevano preoccupazioni sugli effetti che la rimozione di un prete avrebbe avuto «per il bene della chiesa universale». La corrispondenza è stata ottenuta in esclusiva dall’agenzia di stampa Ap e secondo la testata «rappresenta la sfida finora più forte all’insistenza che Ratzinger, l’attuale Papa Benedetto XVI, non giocò alcun ruolo nel blocco della rimozione dei preti pedofili quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede». La lettera è parte di anni di corrispondenza tra la Diocesi di Oakland e il Vaticano sull’opportunità di ridurre allo stato laicale padre Stephen Kiesle. 

Intanto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha ribadito i punti fermi della strategia della Santa Sede per trascinare la Chiesa fuori dalle secche della crisi sugli abusi pedofili. Una strategia che comprende anche la pubblicazione sul sito web della Santa Sede - probabilmente lunedì, secondo quanto si è appreso - di “linee guida” a livello di procedure canoniche nella gestione dei casi di pedofilia. In un’intervista a Radio Vaticana, padre Lombardi ha richiamato la linea “rigorista” dell’attuale pontificato, assieme alla disponibilità di Ratzinger ad incontrare nuovamente le vittime di abusi annunciata nella lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda sullo scandalo pedofilia. «Molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale», perchè «gli abusi feriscono a livello personale profondo». Per questo, «nel contesto dell’attenzione alle vittime», ha spiegato il gesuita, «il Papa ha scritto di essere disponibile a nuovi incontri con esse». L’incontro è in preparazione. Ma, ha puntualizzato padre Lombardi, tutto deve avvenire «in un clima di serenità e riservatezza», e non deve essere «oggetto di clamore mediatico». Insomma, probabilmente dell’incontro si saprà a cose fatte. «Non c’è un’indicazione di programmi concreti - ha insistito il direttore della Sala stampa vaticana - affinchè l’evento non diventi oggetto di aspettativa e di clamore mediatico, anzichè essere un momento sereno e profondo, come è giusto che sia».

«Accanto all’attenzione per le vittime - ha detto comunque senza giri di parole padre Lombardi a Radio Vaticana - bisogna continuare ad attuare con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali». «Solo così - ha aggiunto - si può pensare di ricostituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale: la trasparenza e il rigore si impongono come esigenze urgenti di una testimonianza governo saggio e giusto nella Chiesa».

Per il resto, di fronte allo «stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte» e di «insinuazioni fondate» che cercano di «logorare la credibilità» del Papa e della Chiesa, padre Lombardi è tornato a fare scudo al Pontefice, «guida coerente sulla via del rigore e della veracità» che «merita tutto il rispetto e il sostegno di cui gli giungono ampie testimonianze da ogni parte della Chiesa». Oggi è stata la volta del presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco, che in un’intervista alla Cnn ha difeso la linea di trasparenza adottata da Ratzinger. Anche se - ha osservato rispondendo ad una domanda su un possibile complotto contro la Chiesa - sembra che ogni atto del Papa «irriti» certi ambienti, e «uno si deve chiedere il perchè».

Non è comunque la prima volta che Ratzinger incontra vittime di abusi. Nell’aprile del 2008, durante il suo viaggio negli Stati Uniti, il Papa incontrò a Washington sei abusati, ormai adulti, che provenivano da Boston, la città dove nel 2001 è deflagrato lo scandalo e nella cui sola diocesi si sono contate più di mille vittime. Sempre nel 2008, Ratzinger ha incontrato alcune associazioni di vittime in Australia, a Sydney, dove peraltro pubblicamente stabilì chiaramente che i religiosi macchiatisi di tali atti dovevano essere portati «davanti alla giustizia». Nell’aprile del 2009, in Vaticano, Benedetto XVI ha invece incontrato i discendenti della comunità aborigena canadese, vittime - oltre che di un violento processo di sradicamento dalla cultura di origine - anche di abusi sessuali ai danni di minori. 

29 agosto 2018

Nessuna contestazione al Papa in piazza San Pietro. La folla urla “I-ta-lò”, non “Vi-ga-nò”

Coretto sul sagrato della basilica vaticana. Per qualche giornalista era un inno all'ex nunzio Viganò. Ma erano i cresimandi di Lucca che salutavano il proprio vescovo, Italo Castellani




Roma. Al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, questa mattina, si è alzato da parte di un gruppo di fedeli un coro che ha destato inizialmente stupore. A un primo ascolto, infatti, sembrava che scandissero ripetutamente la parola “Viganò”, a sostegno esplicito dell'ex nunzio negli Stati Uniti autore del memoriale che accusa tra gli altri Papa Francesco di aver coperto Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington al quale è stata tolta la porpora lo scorso luglio. Un coretto, “Vi-ga-nò! Vi-ga-nò!”, che però non era tale. Secondo quanto confermano fonti presenti sul sagrato, il gruppo avrebbe inneggiato al vescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, che proprio in quei momenti si stava avvicinando al Papa. Non “Vi-ga-nò!”, dunque, bensì “I-ta-lo!”. Nell'impazzimento anche mediatico di questi giorni, tra dossier e baruffe anche tra giornalisti e storici della chiesa, capita anche questo.

Ah! Ecco, Marco Tosatti che probabilmente è il peggio e più velenoso tra tutti i vaticanisti italiani, anche di Socci

Ah! Ecco, Marco Tosatti che probabilmente è il peggio e più velenoso tra tutti i vaticanisti italiani, anche di Socci


Sarebbe stato Marco Tosatti, il vaticanista de La verità, a convincere l’ex nunzio apostolico a Washington Carlo Maria Viganò a redigere un documento per denunciare Papa Francesco I, colpevole secondo il monsignore di avere «coperto» per cinque anni il cardinale McCarrick, poi travolto dallo scandalo degli abusi sessuali su seminaristi e giovani sacerdoti.

L’offerta di aiuto del vaticanista

È stato lo stesso Tosatti a raccontare all’agenzia di stampa Associated Press com’è andata. Tosatti ha parlato con monsignor Viganò e ascoltato il suo racconto, lo ha persuaso a renderlo pubblico e si è offerto di aiutarlo a scrivere e correggere le 11 pagine del documento che poi l’ex nunzio ha dato ai media nel giorno in cui Bergoglio rientrava da Dublino dopo il viaggio in Irlanda durante il quale ha chiesto perdono alla comunità irlandese per le gravi colpe della Chiesa cattolica in tema di pedofilia, altro scandalo questo, dopo quello americano, venuto alla luce recentemente.

il documento scritto nel salone di casa Tosatti

Tosatti racconta che i due, lui e l’arcivescovo, si sono seduti fianco a fianco su un tavolo di legno nel salotto del giornalista e hanno lavorato per tre ore piene il 22 agosto al fine d produrre le 11 pagine che stanno colpendo duramente la Chiesa e in particolare la figura del Pontefice, peraltro il primo che abbia davvero alzato il velo sugli scandali americano e irlandese.

La telefonata per incontrarsi

Tosatti ha dichiarato all’Associated Press che Vigano, di cui non è amico ma che aveva conosciuto in precedenza, lo aveva chiamato poche settimane prima per chiedere di incontrarsi. Voleva incontrarlo per raccontargli le vicende che sono diventate la base della sua testimonianza contro il Papa. Le accuse di Viganò hanno messo in crisi il papato di cinque anni di Francesco. ma la rivelazione di Tosatti, del suo aiuto a Viganò nello scrivere il memoriale, è a sua volta clamorosa.

Corriere della sera

28 agosto 2018

Accuse al Papa: l’ex nunzio Viganò ha mentito, ecco le prove


Papa Francesco non ha voluto commentare l’atto di accusa che l’ex nunzio Carlo Maria Viganò ha pubblicato nei suoi confronti, chiedendo ai giornalisti di maturare da soli un’opinione. Così, in poche ore, la  redazione UCCR ha preso sul serio il memorandum di Viganò e l’invito del Papa e ha trovato prove schiaccianti che smentiscono il passaggio chiave della testimonianza del già controverso ex nunzio, facendo crollare (o, alla peggio, ridimensionando fortemente) la sua accusa al Papa.
Prima però quattro chiarimenti (chi è impaziente si rechi più sotto).
1) Qual è l’accusa di Viganò: l’ex nunzio non ha accusato Francesco di aver coperto un atto di pedofilia realizzato dal card. McCarrick, lo ha accusato di non avergli dato ascolto quando lo avrebbe avvertito nel 2013 delle varie notizie/voci a carico del cardinale riguardanti rapporti sessuali con adulti (seminaristi) risalenti a cinquant’anni prima, mettendolo anche a conoscenza che Benedetto XVI gli avrebbe per questo «imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza». Scrive Viganò: nonostante Francesco abbia «saputo da me il 23 giugno 2013» dei «crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti», il Papa lo avrebbe «coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli» e ha permesso che il cardinale trasgredisse l’ordine di Ratzinger. Non si parla di pedofilia, né lo accusa di aver coperto un pedofilo anche perché l’accusa dell’abuso di un minore è emersa soltanto nel 2018. Appena l’arcidiocesi di New York ha ricevuto e valutato come “credibile” tale accusa di pedofilia nei confronti di McCarrick (risalente al 1977), Francesco è intervenuto tempestivamente rimuovendolo dal ministero pubblico.
2) Operazione mediaticaAl di là dei contenuti dell’accusa, “l’operazione Viganò” non è la testimonianza di coscienza di un “coraggioso vescovo”, come viene fatta passare dai portavoce della resistenza tradizionalista. E’ semplicemente un salto di qualità nella loro guerra d’odio al Papa, avendo fallito con i manifesti anonimi e la ridicola accusa d’eresia contenuta nella “Corretio filiali”. Da giorni, nei blog degli haters di Francesco circolavano voci di una “sorpresina” per l’Incontro mondiale delle famiglie, non essendo stati in grado né di farlo annullare né di sovrastarlo mediaticamente con un incontro parallelo (invitato d’onore il card. Burke), che si è rivelato un flop (in Italia ampiamente sponsorizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, Marco Tosatti, Aldo Maria Valli e Corrispondenza Romana). Le 11 pagine di accusa dell’arcivescovo Viganò sono state pubblicate in contemporanea sui blog della resistenza, a partire da LifeSite News (il cui fondatore John-Henry Westen aveva organizzato l’evento-flop parallelo a Dublino) lasciando trasparire l’idea di una regia. In Italia l’operazione “dimissioni del Papa” è stata affidata a Marco Tosatti e a Maurizio Belpietro (direttore de La Verità), e questo la dice lunga sulla poco professionalità della messinscena.
3) Viganò e l’oscura biografia. Qualcuno ci ha criticato per aver ricordato il passato torbido di mons. Viganò (da noi chiamato “oscuro”), dicendo che è un argumentum ad personam. In realtà, avevamo sottolineato la validità delle accuse dell’ex nunzio in quanto circostanziate da date, nomi ed incontri, ma rilevando l’assenza di prove e documenti a sostegno. Viganò dunque ci chiede di fidarci di lui, della ricostruzione che ha prodotto, delle sue supposizioni, dei suoi ricordi e della sua versione. Per questo diventa rilevante mostrare che non è affatto una persona affidabile e gli scandali che lo hanno travolto lo testimoniano (lo vedremo nel successivo punto), come tra i tanti ha anche osservato il principale vaticanista statunitense, John L. Allen«La lettera di Viganò è basata solo sulla supposizione e sulla sua connessione dei punti. Quando qualcuno si lancia in delle accuse con tanta leggerezza, è difficile sapere quanto seriamente dovrebbe essere preso. E Viganò ha una storia» che lo tradisce.
4) Viganò fece distruggere le prove di un insabbiamento di abusiLa storia di mons. Viganò è torbida come l’operazione meschina che ha messo in atto. In queste ore il vaticanista di Rai1, Aldo Maria Valli, membro della resistenza e scelto da Viganò come depositario del suo memoriale, sta dipingendo l’ex nunzio come un “nonno buono e santo”, appassionato della verità e bruciante d’amore per la sua Chiesa, tanto da dover rendere pubblica la sua testimonianza in onore a Dio. Valli però tace sul coinvolgimento del sant’uomo Viganò in appalti gonfiati e false fatturazioni, sul fatto che l’ex nunzio ha dovuto versare 180mila franchi svizzeri alla sorella Rosanna, che lo ha denunciato per appropriazione indebita di denaro, sul fatto che suo fratello, mons. Lorenzo Viganò, ha affermato pubblicamente: «mio fratello mi ha derubato, ha approfittato della mia malattia per tagliarmi fuori dalla gestione del nostro, e sottolineo nostro, patrimonio». Viene taciuto il fatto che Benedetto XVI lo cacciò negli USA e che lui si opposementendogli spudoratamente. Quel che non avevamo scritto lo abbiamo appreso solo da poco: Viganò, grazie al suo ruolo di nunzio apostolico negli USA, intervenne per far annullare un’indagine e per distruggere le prove di insabbiamento di abusi sessuali riguardanti il suo amico conservatore John Nienstedt, ex arcivescovo di St. Paul e Minneapolis (il quale ha confermato la copertura nel 2014).
LA BUGIA DI MONS. VIGANO’: CROLLA L’ACCUSA A FRANCESCO
Prendendo sul serio il memoriale di Carlo Maria Viganò si ricava che l’accusa a Papa Francesco -come già detto- è quella di aver disatteso il presunto ordine di Benedetto XVI nei confronti del card. McCarrick ad una vita di silenzio e preghiera a causa della sua condotta immorale quando era prete. Viganò non porta prove dell’intervento del Papa emerito, dice solo: «Non mi è noto quando papa Benedetto abbia preso nei confronti di McCarrick questi provvedimenti, se nel 2009 o nel 2010, perché nel frattempo ero stato trasferito». Tuttavia accusa il Papa di aver lasciato che il prelato facesse vita pubblica, celebrasse messe, si recasse in Vaticano e consigliasse nomine. Ecco le parole di Viganò: «Era evidente che a partire dalla elezione di papa Francesco, McCarrick, ormai sciolto da ogni costrizione, si era sentito libero di viaggiare continuamente, di dare conferenze e interviste, ed era il consigliere più ascoltato in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama».
Eppure Viganò sta mentendo. Ampliando l’ottimo lavoro di Michael J. O’Loughlin, abbiamo infatti scoperto che McCarrick faceva beata e tranquilla vita pubblica ben prima dell’inizio del pontificato di Francesco (marzo 2013). Il 29 marzo 2011, infatti, McCarrick ha testimoniato davanti al Senato degli Stati Uniti addirittura «a nome della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti», con l’obiettivo di «proteggere i diritti civili dei musulmani americani». Nel giugno 2011, McCarrick celebrava Messa per l’importante ordinazione di alcuni sacerdoti e nellottobre dello stesso anno ha concelebrato con l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, addirittura in Saint Patrick’s Cathedral, cioè il principale luogo di culto cattolico a New York. Nel dicembre 2011 il cardinale partecipava a Meet the press, seguitissimo programma televisivo della NBC, accettando due premi.
Il 16 gennaio 2012 McCarrick si trovava in Vaticano, ricevuto in udienza da Benedetto XVI come membro di una selezione di vescovi degli Stati Uniti e nella stessa occasione ha concelebrato la messa con il card. Wuerl e altri vescovi USA presso la tomba di San Pietro. Nell’aprile 2012, il card. McCarrick era di nuovo in Vaticano, come membro della Papal Foundation per festeggiare l’83° compleanno di Papa Benedetto. Il 28 febbraio 2013 McCarrick era addirittura presente all’incontro Benedetto XVI nello storico giorno delle sue dimissioni: in questa foto il Papa emerito lo saluta, stringendogli le mani, come fece con tutti gli altri cardinali. Ironia della sorte, nel maggio 2013 (due mesi dopo l’elezione di Francesco) lo stesso arcivescovo Viganò ha felicemente concelebrato -senza alcun problema o protesta da parte sua- una messa proprio assieme al cardinale McCarrick, prima della annuale cena dei cardinali della Catholic University of America.
Dunque è chiaro che mons. Viganò ha platealmente mentito proprio nella sua accusa “regina” a Francesco. Il card. McCarnick, al contrario di quanto afferma l’ex nunzio nel suo memoriale, ha fatto vita pubblica fino alla fine del pontificato di Benedetto XVI, presenziando perfino in Vaticano e davanti agli occhi dello stesso Papa emerito e non iniziò solo al momento dell’elezione di Francesco.
Le soluzioni sono due:
1) Benedetto XVI non intervenne per intimare al cardinale americano una vita riservata e di preghiera e quindi Viganò è un bugiardo. Crolla l’accusa a Francesco di aver disatteso tale inesistente imposizione. Viganò mente anche quando scrive di aver ricordato a Francesco il falso intervento del Papa emerito, oppure ha mentito anche a Bergoglio (dato che non ci fu nessun intervento ratzingeriano contro McCarrick).
2) Benedetto XVI intervenne nei confronti di McCarrick ma -come da noi dimostrato- lasciò che il cardinale, accusato di vita sessuale immorale, non obbedisse all’autorità del Papa e quindi celebrasse messa, partecipasse alla vita della Chiesa statunitense e alla vita del Vaticano, addirittura nel giorno del suo compleanno. Si ridimensiona così l’accusa a Francesco, in quanto fu per primo il suo predecessore a disattendere il suo stesso ordine. Viganò resta un bugiardo perché ha sostenuto che il cardinale ha disobbedito l’imposizione a vita privata di Ratzinger solo nel momento in cui è stato eletto Francesco.
L’“operazione dimissioni” imbastita dalla resistenza tradizionalista contro Francesco rischia di diventare un boomerang. Viganò dice il falso a prescindere, in quanto il card. McCarrick fece vita pubblica per tutto il pontificato di Benedetto XVI e non iniziò solo con Francesco. Viganò potrebbe dire il vero, invece, sull’intervento di Ratzinger nei confronti del cardinale -come sostengono senza remore i sedicenti ratzingeriani-, ma allora si complicapurtroppo la posizione dello stesso Benedetto XVI, il quale viene di conseguenza accusato di aver permesso al cardinale McCarrick di disobbedire al suo stesso ordine e -come già detto- frequentare liberamente l’arcidiocesi di New York e il Vaticano, con lui stesso presente. Per questo vale il commento di Massimo Faggioli«che la frangia tradizionalista accetti il rischio di danneggiare Benedetto XVI e Giovanni Paolo II dice molto della loro disperazione».
La redazione

la pedofilia di un sacerdote è meno grave di quella di sacerdote non è? secondo un don molto attivo in rete sembra di si

E voi cosa ne pensate di un don che definisce potente testimonianza contro il Papa quella di un arcivescovo frustrato per non aver fatto carriera, e lo stesso don che ha definito meno gravi gli atti di pedofilia dei preti rispetto a quelli di chi sacerdote non è?

A me un simile don fa vomitare.




 

27 agosto 2018

Papa Bergoglio e i migranti: «se non si può integrare, meglio non accogliere»


Durante l’intervista sul volo di ritorno da Dublino, al Papa è stato chiesto un giudizio sulla vicenda italiana della nave Diciotti e sul tema dell’immigrazione. «Accogliere lo straniero è un principio morale», ha ribadito il Pontefice. «Ma non si tratta di accogliere “alla belle étoile”, no, ma un accogliere ragionevole». Perciò occorre parlare «della prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi nell’Unione Europea».
Salta così, una volta di più, l’immagine costruita da certi media di un Pontefice immigrazionista, schierato irrazionalmente per un’accoglienza selvaggia dei migranti. Non è la posizione della Chiesa. Il Papa ha anche citato la Svezia: «La Svezia è stata un modello. Ma, in quel momento, la Svezia incominciava ad avere difficoltà: non perché non avesse buona volontà, ma perché non aveva le possibilità di integrazione», di migranti. Giudizi in continuità con quanto aveva già detto tante altre volte. Ma avvertendo anche prudenza nel volerli rimandare indietro: «Ho visto in un filmato registrato di nascosto dove si vede ciò che succede a coloro che vengono rimandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti. È doloroso: le donne e i bambini sono venduti, ma gli uomini ricevono le torture, le più sofisticate. Prima di rimandarli indietro, si deve pensare bene, bene, bene».
La situazione della Diciotti e della poco umana condizione dei 134 migranti eritrei a bordo da giorni si è sbloccata solo grazie alla disponibilità mostrata dalla Conferenza Episcopale Italiana che garantirà l’accoglienza a un centinaio di migranti. Una ventina, invece, saranno accolti dall’Albania, con la quale la Farnesina ha stretto un accordo. E altri 20-25 dall’Irlanda. Il ministro Salvini ha ringraziato i vescovi italiani ma è finitosotto inchiesta per sequestro di persona a scopo di coazione. Il portavoce della CEI, don Maffeisha dichiarato«è stata una soluzione concordata con il ministero dell’Interno per sbloccare una situazione dolorosa ed insostenibile». In una recente indagine si è dimostrato che il 60% delle diocesi italiane ha aperto le porte all’accoglienza degli immigrati, facendo seguire atti concreti agli appelli.

24 agosto 2018

Ricordando a due anni dal terremoto

PAPA FRANCESCO - UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro - Mercoledì, 24 agosto 2016

Avevo preparato la catechesi di oggi, come per tutti i mercoledì di questo Anno della Misericordia, sull’argomento della vicinanza di Gesù, ma dinanzi alla notizia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, devastando intere zone e lasciando morti e feriti, non posso non esprimere il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, a tutte le persone che hanno perso i loro cari e a quelle che ancora si sentono scosse dalla paura e dal terrore. Sentire il Sindaco di Amatrice dire: “Il paese non c’è più”, e sapere che tra i morti ci sono anche bambini, mi commuove davvero tanto.

E per questo voglio assicurare a tutte queste persone - nei pressi di Accumoli, Amatrice e altrove, nella Diocesi di Rieti e di Ascoli Piceno e in tutto il Lazio, nell’Umbria, nelle Marche - la preghiera e dire loro di essere sicure della carezza e dell’abbraccio di tutta la Chiesa che in questo momento desidera stringervi con il suo amore materno, anche del nostro abbraccio, qui, in piazza.

Nel ringraziare tutti i volontari e gli operatori della protezione civile che stanno soccorrendo queste popolazioni, vi chiedo di unirvi a me nella preghiera affinché il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la pace per l’intercessione della Beata Vergine Maria.

Lasciamoci commuovere con Gesù.

Dunque rimandiamo alla prossima settimana la catechesi di questo mercoledì. E vi invito a recitare con me una parte del Santo Rosario: “Misteri dolorosi


21 agosto 2018

Lettera del Santo Padre Francesco al popolo di Dio

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Cor 12,26). Queste parole di San Paolo risuonano con forza nel mio cuore constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti. Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità.

1. Se un membro soffre

Negli ultimi giorni è stato pubblicato un rapporto in cui si descrive l’esperienza di almeno mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano di sacerdoti, in un arco di circa settant’anni. Benché si possa dire che la maggior parte dei casi riguarda il passato, tuttavia, col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte; le ferite “non vanno mai prescritte”. Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità. Grido che il Signore ha ascoltato facendoci vedere, ancora una volta, da che parte vuole stare. Il cantico di Maria non si sbaglia e, come un sottofondo, continua a percorrere la storia perché il Signore si ricorda della promessa che ha fatto ai nostri padri: «Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,51-53), e proviamo vergogna quando ci accorgiamo che il nostro stile di vita ha smentito e smentisce ciò che recitiamo con la nostra voce.

Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli. Faccio mie le parole dell’allora Cardinale Ratzinger quando, nella Via Crucis scritta per il Venerdì Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime e con forza disse: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! […] Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr Mt 8,25)» (Nona Stazione).

2. Tutte le membra soffrono insieme

La dimensione e la grandezza degli avvenimenti esige di farsi carico di questo fatto in maniera globale e comunitaria. Benché sia importante e necessario in ogni cammino di conversione prendere conoscenza dell’accaduto, questo da sé non basta. Oggi siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito. Se in passato l’omissione ha potuto diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo ed esigente, diventi il nostro modo di fare la storia presente e futura, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e specialmente le vittime di ogni tipo di abuso possano trovare una mano tesa che le protegga e le riscatti dal loro dolore (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 228). Tale solidarietà ci chiede, a sua volta, di denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona. Solidarietà che reclama la lotta contro ogni tipo di corruzione, specialmente quella spirituale, «perché si tratta di una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito: l’inganno, la calunnia, l’egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità, poiché “anche Satana si maschera da angelo della luce” (2 Cor 11,14)» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 165). L’appello di San Paolo a soffrire con chi soffre è il miglior antidoto contro ogni volontà di continuare a riprodurre tra di noi le parole di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9).

Sono consapevole dello sforzo e del lavoro che si compie in diverse parti del mondo per garantire e realizzare le mediazioni necessarie, che diano sicurezza e proteggano l’integrità dei bambini e degli adulti in stato di vulnerabilità, come pure della diffusione della “tolleranza zero” e dei modi di rendere conto da parte di tutti coloro che compiono o coprono questi delitti. Abbiamo tardato ad applicare queste azioni e sanzioni così necessarie, ma sono fiducioso che esse aiuteranno a garantire una maggiore cultura della protezione nel presente e nel futuro.

Unitamente a questi sforzi, è necessario che ciascun battezzato si senta coinvolto nella trasformazione ecclesiale e sociale di cui tanto abbiamo bisogno. Tale trasformazione esige la conversione personale e comunitaria e ci porta a guardare nella stessa direzione dove guarda il Signore. Così amava dire San Giovanni Paolo II: «Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi» (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 49). Imparare a guardare dove guarda il Signore, a stare dove il Signore vuole che stiamo, a convertire il cuore stando alla sua presenza. Per questo scopo saranno di aiuto la preghiera e la penitenza. Invito tutto il santo Popolo fedele di Dio all’esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno secondo il comando del Signore,[1] che risveglia la nostra coscienza, la nostra solidarietà e il nostro impegno per una cultura della protezione e del “mai più” verso ogni tipo e forma di abuso.

E’ impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio. Di più: ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il Popolo di Dio abbiamo costruito comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva senza vita.[2] Ciò si manifesta con chiarezza in un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – quale è il clericalismo, quell’atteggiamento che «non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente»[3]. Il clericalismo, favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo.

E’ sempre bene ricordare che il Signore, «nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6). Pertanto, l’unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo di Dio. Questa consapevolezza di sentirci parte di un popolo e di una storia comune ci consentirà di riconoscere i nostri peccati e gli errori del passato con un’apertura penitenziale capace di lasciarsi rinnovare da dentro. Tutto ciò che si fa per sradicare la cultura dell’abuso dalle nostre comunità senza una partecipazione attiva di tutti i membri della Chiesa non riuscirà a generare le dinamiche necessarie per una sana ed effettiva trasformazione. La dimensione penitenziale di digiuno e preghiera ci aiuterà come Popolo di Dio a metterci davanti al Signore e ai nostri fratelli feriti, come peccatori che implorano il perdono e la grazia della vergogna e della conversione, e così a elaborare azioni che producano dinamismi in sintonia col Vangelo. Perché «ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 11).

E’ imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. La coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione.

Al tempo stesso, la penitenza e la preghiera ci aiuteranno a sensibilizzare i nostri occhi e il nostro cuore dinanzi alla sofferenza degli altri e a vincere la bramosia di dominio e di possesso che tante volte diventa radice di questi mali. Che il digiuno e la preghiera aprano le nostre orecchie al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani e dei disabili. Digiuno che ci procuri fame e sete di giustizia e ci spinga a camminare nella verità appoggiando tutte le mediazioni giudiziarie che siano necessarie. Un digiuno che ci scuota e ci porti a impegnarci nella verità e nella carità con tutti gli uomini di buona volontà e con la società in generale per lottare contro qualsiasi tipo di abuso sessuale, di potere e di coscienza.

In tal modo potremo manifestare la vocazione a cui siamo stati chiamati di essere «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1).

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme», ci diceva San Paolo. Mediante l’atteggiamento orante e penitenziale potremo entrare in sintonia personale e comunitaria con questa esortazione, perché crescano tra di noi i doni della compassione, della giustizia, della prevenzione e della riparazione. Maria ha saputo stare ai piedi della croce del suo Figlio. Non l’ha fatto in un modo qualunque, ma è stata saldamente in piedi e accanto ad essa. Con questa posizione esprime il suo modo di stare nella vita. Quando sperimentiamo la desolazione che ci procurano queste piaghe ecclesiali, con Maria ci farà bene “insistere di più nella preghiera” (cfr S. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 319), cercando di crescere nell’amore e nella fedeltà alla Chiesa. Lei, la prima discepola, insegna a tutti noi discepoli come dobbiamo comportarci di fronte alla sofferenza dell’innocente, senza evasioni e pusillanimità. Guardare a Maria vuol dire imparare a scoprire dove e come deve stare il discepolo di Cristo.

Lo Spirito Santo ci dia la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio.

Vaticano, 20 agosto 2018

Francesco


[1] «Questa specie di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno» ( Mt 17,21).

[2] Cfr Lettera al Popolo di Dio pellegrino in Cile, 31 maggio 2018.

[3] Lettera al Cardinale Marc Ouellet, Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, 19 marzo 2016.

15 agosto 2018

Il cordoglio di Papa Francesco, preghiera e vicinanza alle vittime di Genova e alle loro famiglie

Il Pontefice vicino a chi soffre per la tragedia nell'Angelus della solennità dell'Assunta

Papa Francesco prega, chiedendo "conforto, coraggio e serenità", per "quanti sono provati dalla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione". "Mentre affido alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita - ha detto all'Angelus -, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari, ai feriti, agli sfollati e a tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, per le vittime e per i loro cari; recitiamo insieme l'Ave Maria".

Nell'Angelus della solennità dell'Assunta, il Papa ha detto che "a Maria Consolatrice degli afflitti, che contempliamo oggi nella gloria del Paradiso, vorrei affidare le angosce e i tormenti di coloro che, in tante parti del mondo, soffrono nel corpo e nello spirito. Ottenga la nostra Madre celeste per tutti conforto, coraggio e serenità". Francesco ha spiegato quindi di pensare "in particolare a quanti sono provati dalla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione".


12 agosto 2018

Dall'Angelus del 12 agosto 2018

Papa Francesco: "vi esorto ad essere protagonisti nel bene! Protagonisti nel bene. Non sentitevi a posto quando non fate il male; ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto. Non basta non odiare, bisogna perdonare; non basta non avere rancore, bisogna pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare pace dove non c’è; non basta non parlare male degli altri, bisogna interrompere quando sentiamo parlar male di qualcuno: fermare il chiacchiericcio: questo è fare il bene. Se non ci opponiamo al male, lo alimentiamo in modo tacito. È necessario intervenire dove il male si diffonde; perché il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che si oppongono con il bene, “camminando nella carità”, secondo il monito di San Paolo."

#SIAMOQUI - Papa Francesco al Circo Massimo


“non lasciatevi rubare i vostri sogni”, “la vita non è una lotteria”. “Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia compiuto qualcosa di bene”

“I sogni sono importanti”, perché “un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato, non potrà capire la vita, la forza della vita”. Lo ha detto il Papa, nel dialogo “botta e risposta” con i giovani al Circo Massimo, in cui ha esortato i presenti a “trasformare i sogni di oggi nella realtà del futuro” e a sognare in grande, stando alla larga dai “sogni della comodità e del benessere, che addormentano i giovani e che fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano”. “E’ triste guardare un giovane da divano”, ha denunciato Francesco tornando su un tema a lui caro: “Giovani senza sogni, che vanno in pensione a 20, 22 anni”. “Un giovane che sogna va avanti, non va in pensione presto!”, ha esclamato Francesco: “I sogni grandi sono quelli che danno fecondità, perché pensano con il noi”. “Il contrario dell’io è il noi”, non il tu, ha precisato infatti il Papa: “I veri sogni sono i sogni del noi. I sogni grandi sono estroversi, condividono, generano nuova vita. E i sogni grandi hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza”. “I sogni dei giovani fanno un po’ paura agli adulti”, ha proseguito Francesco: “Non lasciatevi rubare i vostri sogni”.


“C’è un ragazzo, qui in Italia, che cominciò a sognare alla grande”, l’esempio scelto dal Papa: “Questo giovane, un italiano del XIII secolo, si chiamava Francesco, e ha cambiato la storia dell’Italia. Francesco ha rischiato di sognare in grande. Non conosceva le frontiere, e sognando ha finito la vita. Era un giovane come voi, ma come sognava! Dicevano che era pazzo perché sognava così, e tanto bene ha fatto perché sognava continuamente”. “Un giovane che è capace di sognare diventa maestro, con la testimonianza, perché la testimonianza smuove i cuori”, ha detto Francesco: “Non si comprano i sogni, i sogni sono un dono, un dono che Dio semina nei vostri cuori. Ci sono dati gratuitamente, perché siano offerti gratuitamente agli altri”. No, allora, alla paura: “Siate voi pellegrini sulla strada dei vostri sogni, rischiate su quella strada. Perché la vita non è una lotteria, la vita si fa”. “Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia compiuto qualcosa di bene”, ha affermato il Papa citando Giovanni XXIII ed esortando il “popolo” del Circo Massimo a ripeterlo: “Il pessimismo ti getta giù, non ti fa fare niente. E la paura ti fa pessimista”.

5 agosto 2018

dall'Angelus del 5 agosto 2018

"l’opera di Dio non consiste tanto nel “fare” delle cose, ma nel “credere” in Colui che Egli ha mandato. Ciò significa che la fede in Gesù ci permette di compiere le opere di Dio. Se ci lasceremo coinvolgere in questo rapporto d’amore e di fiducia con Gesù, saremo capaci di compiere opere buone che profumano di Vangelo, per il bene e le necessità dei fratelli."

2 agosto 2018

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.