11 aprile 2015

Megachiese, Bibbia e fatturato E il fedele diventa un cliente

Usa, dilaga la «religione della prosperità» con celebrazioni di massa

NEL TEMPIO SENZA CROCI DI JOEL OSTEEN: 600 DIPENDENTI E UN MUTUO DI 95 MILIONI DI DOLLARI. IL RITO È UNO SHOW CURATO DA UNA REGIA MOLTO PROFESSIONALE

DAL NOSTRO INVIATO HOUSTON (Texas) - Quattordicimila persone cantano e ondeggiano al ritmo di un rock cristiano coinvolgente, eseguito con grande perizia da una band che emerge dietro il podio, sollevata da una pedana mobile. Ai lati del palcoscenico il tocco «new age» di due cascate d' acqua, tra rocce e piante verdissime. Sul soffitto e dietro il palcoscenico viene proiettato un cielo azzurro, attraversato da poche nuvole bianche. Le telecamere che volano sulla platea, montate su lunghi bracci meccanici, trasmettono le immagini della cerimonia sui megaschermi dell' arena, nelle case di milioni di americani e in giro per il mondo. Joel Osteen, il pastore che ogni fine settimana riceve oltre 35 mila fedeli nella sua megachiesa, la più grande d' America, sale sul palco accompagnato dalla moglie, la biondissima Victoria. Insieme pregano e ringraziano Dio con i pugni stretti e gli occhi chiusi, ma poi il sermone di Joel diventa un discorso rassicurante che fa appello ai buoni sentimenti: invita gli uomini a essere padri diligenti e mariti coscienziosi («tratta tua moglie come una regina e ti sentirai un re»), promette l' aiuto di un Dio vicino, pronto ad aiutarci anche nelle piccole cose: a trovare un parcheggio o a superare il risentimento per il continuo aumento del prezzo della benzina. Il pastore parla ai fedeli anche di Cristo e del suo sacrificio, ma nel tempio non ci sono croci. «Come simbolo di pace, unità e amore abbiamo preferito un grande globo che rappresenta il nostro mondo» mi spiega Osteen al termine della funzione religiosa. E in effetti lo sfondo del sermone di Osteen - un sapiente cocktail di preghiera, predicazione, battute, racconti di vita vissuta, informazioni sui servizi offerti dalla congregazione - è dominato da un enorme mappamondo dorato. Il rito, uno spettacolo gradevole governato da una regìa molto professionale, non ha niente a che vedere con una messa, ma è anche lontano dallo stile gridato di molti telepredicatori. Negli Stati Uniti il fenomeno della religione trasmessa in diretta tv e celebrata davanti a vaste platee è in piena espansione. Le megachiese (quelle che ospitano abitualmente oltre duemila fedeli), che trent' anni fa erano poche decine, si sono moltiplicate negli ultimi cinque anni: oggi sono oltre 1.200 (diffuse soprattutto nel Sud e nel West americano) e le loro dimensioni continuano a crescere. «È un fenomeno che si autoalimenta: questi luoghi diventano come dei magneti» spiega Scott Thumma dell' Hartford Institute for Religion Research, l' autore dello studio più recente sulla materia. La gente ha la sensazione che in un posto grande succederà qualcosa di grande, ma ad attrarre sono anche la coreografia, la musica, i servizi offerti da queste megastrutture, oltre ai sermoni di pastori che sono ormai delle vere e proprie star. Un fenomeno che è diventato anche un enorme business. E la cosa non imbarazza affatto i pastori, molti dei quali sono anche amministratori delegati delle rispettive chiese-aziende, abituati a predicare una «religione della prosperità» chiamata da chi li critica «cristianesimo light». Ma per i predicatori-manager religione e business sono una cosa sola perché la ricchezza (secondo l' etica protestante) è una benedizione: «Dio vi vuole winner not whiner (vincenti, non piagnucolosi)» scandisce al microfono Osteen e la platea risponde con un' ovazione. Che si tratti di personaggi spregiudicati o di veri uomini di chiesa che credono nella loro missione, ma anche nella legittimità di un (pingue) guadagno, tutti questi pastori devono essere in primo luogo dei buoni amministratori, perché gestiscono aziende che fatturano decine di milioni di dollari. La Lakewood Church di Joel Osteen, ad esempio, ha 600 dipendenti e un mutuo di 95 milioni di dollari da onorare. Qualche anno fa, quando la vecchia sede da 7.000 posti divenne troppo piccola, il predicatore fece una scommessa: rilevò il palazzo dello sport appena lasciato dai Rockets (la squadra di basket Nba di Houston) e investì un fiume di denaro nella sua ristrutturazione. Molti accusano Osteen di vivere da ricco, ma nei bilanci della congregazione non è stato trovato nulla di irregolare. Assai attento all' immagine, non ha mai sfruttato la tv per chiedere soldi (gli bastano le offerte che arrivano in chiesa o via Internet e gli incassi del supermarket religioso di Lakewood) e ha rinunciato da tempo allo stipendio di 200 mila dollari l' anno. Non un grande sforzo, visto che il primo libro che ha scritto, «Your best life now», ha venduto 4 milioni di copie, garantendogli guadagni milionari. Per quello di prossima pubblicazione gli editori americani si sono sfidati in una vera e propria asta. Se anche avrà lo stesso successo, Osteen incasserà 14 milioni di dollari, polverizzando i record di «My Life» di Bill Clinton e di Giovanni Paolo II. Qualche miglio più in là sorge la Second Baptist Church di Edwin Young, altro celebre telepredicatore. Immersa nel verde di una delle zone residenziali più esclusive della metropoli texana, anche questa megachiesa, frequentata soprattutto da bianchi benestanti, riceve migliaia di fedeli ogni settimana, ma è anche una specie di club. Ci sono aree ricreative per i bambini, ristoranti, campi da tennis e da baseball, sale per concerti e una palestra: la chiesa offre a chi fa ginnastica un iPod con musica classica, rock, soul, canti religiosi o sermoni. Anche qui niente croci, niente messaggi che possono spaventare: solo parole rasserenanti. E grande attenzione a «soddisfare il cliente» con un occhio alla Bibbia e l' altro al fatturato. Chi ha occhi quasi solo per la seconda parte di questa equazione è Creflo Dollar (è il suo vero cognome) vulcanico pastore nero della World Changers Church di Atlanta. Creflo scherza volentieri durante i sermoni sul suo nome e ama ostentare la sua ricchezza: gira in Rolls Royce e ha due jet. Ogni settimana tiene il sermone del sabato sera a New York e quello della domenica ad Atlanta. La cerimonia a volte è preceduta da una illustrazione della situazione finanziaria della chiesa con tanto di proiezione di grafici e tabelle. Il pastore spiega che «fede e ricchezza sono inevitabilmente interconnesse: è la teologia della prosperità». Quello di Dollar è il caso estremo di un fenomeno che va comunque preso sul serio. La religione-spettacolo e i messaggi ipersemplificati di queste chiese sono lontani dall' ortodossia, ma producono cultura popolare e attirano le masse. In un mondo in cui tutti inseguono i consumatori, questi pastori applicano tecniche avanzate di marketing e puntano alla customer satisfaction, convinti che la competizione aiuti a migliorare anche l' «offerta» religiosa. Arrivando una domenica a Houston non è difficile capire perché la destra religiosa americana è molto più liberista e «mercatista» di quella europea. 1.200 * * * Le megachiese (cioè quelle che ospitano abitualmente oltre 2.000 fedeli) negli Stati Uniti 35.000 * * * I fedeli accolti ogni fine settimana dalla chiesa più grande d' America: quella del pastore Joel Osteen Le cerimonie e il business IL FENOMENO Negli Stati Uniti è in piena espansione il fenomeno delle megachiese: i pastori celebrano davanti a vaste platee riti spettacolari che vengono trasmessi anche in tv. Il messaggio che si comunica è sempre molto semplice e rassicurante GLI AFFARI Le megachiese sono spesso gestite come vere e proprie aziende che fatturano decine (in qualche caso centinaia) di milioni di dollari

Gaggi Massimo

fonte: Corriere della Sera