1 dicembre 2014

Lo scrittore ateo a Lourdes: «ho percepito una misteriosa energia»

«Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non
spiegabile. […] Io non mi spiego questi miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza». A scriverlo, nel libro “Il Nobel e il monaco. Dialoghi sul nostro tempo” (Giunti Editore 2012), è Luc Montagnier, direttore dell’Istituto Pasteur, scopritore del virus dell’HIV e vincitore del Premio Nobel per la medicina 2008.

Diverse volte ci siamo occupati di quanto accadde a Lourdes e di quanto ancora oggi avviene, come la guarigione miracolosa dalla tubercolosi ossea multipla fistolosa di Elisa Aloi (con tanto di ricrescita ossea), o quella di Erminia Pane, nata senza la retina dell’occhio destro tanto da essere associata all’Unione Italiana dei Ciechi ma che, dopo una visione della Madonna di Lourdes, ha incredibilmente cominciato a vedere tanto da ottenere, in seguito, addirittura il rilascio della patente di guida. D’altra parte lo stesso premio Nobel per la medicina, l’ateo Alexis Carrel, si recò alla grotta di Massabielle intenzionato ad appurare personalmente la falsità dei miracoli ma, dopo aver assistito con i suoi occhi all’immediata guarigione di Marie Bailly affetta da peritonite tubercolare, tubercolosi e pleurite, Carrel si è convertito, raccontando quanto accadutogli nel libro “Viaggio a Lourdes“.

Ma non tutti hanno la grazia del miracolo e in questo non c’è alcuno scandalo. Così come non tutti i malati che si accostavano a Gesù venivano da lui guariti. Solo alcuni, misteriosamente, ricevono la grazia perché la guarigione fisica non è l’essenziale per l’uomo e Dio non si è incarnato per guarirci dalle malattie (a quello ci pensano i medici), l’essenziale è la speranza, la guarigione spirituale dal nichilismo dominante, la percezione di un Volto amico che ci accompagna al destino. Così il miracolo è semplicemente un segno della vicinanza di Dio agli uomini che colpisce uno, ma per aiutare spiritualmente tutti. Lo si capisce nella guarigione da parte di Gesù dei dieci lebbrosi (Lc 17, 11-19), dei quali sono uno torna indietro a ringraziarLo e a riconoscerLo. E solo a lui Gesù disse: “Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!”. Gli altri nove erano guariti grazie da un miracolo ma non salvi. Quel che conta, allora, è la fede e non il miracolo, che è semplicemente un aiuto che Dio concede ad uno perché tutti sperimentino la Sua vicinanza.

Tra coloro che non hanno ricevuto il miracolo a Lourdes c’è anche lo scrittore laico Lorenzo Amurri, su una sedia a rotelle dal 1997 in seguito ad un incidente sugli sci. Nel suo recente romanzo, “Perché non lo portate a Lourdes” (Fandandgo 2014) racconta del suo viaggio alla Grotta accompagnato dall’Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI). Un racconto scritto da un ateo che non si attende nulla da Lourdes, ironico sulla fede, sulla mercificazione della fede che si osserva spesso attorno ai santuari e a luoghi del genere, un reportage dettagliato del viaggio rocambolesco su treni poco adatti al trasporto dei malati. Il tono è caustico e l’interesse principale dello scrittore è sottolineare il mescolamento del sacro al profano.

Tuttavia a Lourdes lo scrittore ha trovato anche un’umanità diversa, forse introvabile. «Non è mai successo nulla di miracoloso nella mia vita», ha raccontato Amurri. «Però ho sentito l’energia, soprattutto nelle ore in cui era meno affollato. È stata una delle poche volte in cui non ricevevo sguardi pietosi o comportamenti imbarazzanti da parte degli altri. Tante persone sole spezzano la loro routine di giorni tutti uguali. I volontari si ammazzano di lavoro, si pagano il viaggio e la sera ci portavano anche al pub». Nessun miracolo, nessuna conversione, diversi disagi ma anche un’umanità vera tra i pellegrini e gli accompagnatori, dove disabili e non sono uguali di fronte a qualcosa di più grande di loro.

Lui stesso ha percepito una misteriosa Presenza alla Grotta, ovviamente descritta in modo laico: «Però sono stato parte di un qualcosa di importante», scrive nel libro, «in un luogo dove la diversità si integra alla perfezione con il mondo che la circonda. E questo, già di per sé, è un miracolo. Al ritorno non ho viaggiato con loro — nonostante la mia atavica paura di volare, ho preferito prendere due aerei piuttosto che rivivere l’esperienza del treno — ma a ridosso della partenza ho visto volti rilassati e felici. Nessuna delusione. Ho toccato con mano la tolleranza e l’aiuto disinteressato dei volontari, che insieme alla fede, sono il motore che alimenta il pellegrinaggio. Pagano per essere lì ad aiutare gli altri. Come Andrea, giovane commercialista che mi accompagnava in bagno sul treno a fumare e che chiacchierava di Kant. E, alla fine, ho portato a casa la percezione nitida della forte energia che sgorga dalla grotta di Massabielle, l’unico posto che ha davvero un senso, e ne toglie a tutto quello che gli uomini le hanno scolpito attorno. Magari è solo un punto di particolare magnetismo sulla Terra, chissà. È un’energia alla quale è stato dato un nome e un credo, ma che a mio avviso non può essere battezzata».

http://www.uccronline.it/2014/11/23/lo-scrittore-ateo-a-lourdes-ho-percepito-una-misteriosa-energia/