3 luglio 2012

Un mito per tutti: Giordano Bruno

Un po’ similmente all’affaire Galileo, (di cui in queste colonne s’è detto http://www.meridianamagazine.org/20110616/galileo-e-la-chiesa/ la cui sola rimembranza già eccita gli animi e scalda le fantasie d’ogni onesto e verace anticlericale, anche il rogo di Giordano Bruno ravviva i bollori dei più appassionati difensori della libertà contro l’oscurantismo e l’oppressione ecclesiastica di quei tempi come di oggi.

Ed è così che nel giorno della ricorrenza della morte di Giordano Bruno, il 17 febbraio 1600, sui social network più importanti sono apparse pagine dedicate al martire del cosiddetto libero pensiero contro la tirannia della Chiesa cattolica. Tuttavia qualche osservazione occorre pure che si avanzi per disilludere gli illusi e per riportare i fatti storici, i principi epistemologici e le profondità teologiche alle loro corrette misure. In primo luogo occorre descrivere il lato soggettivo. Giordano Bruno, al secolo Filippo Bruno, già! perché era un domenicano che cambiò nome in Giordano in onore del suo maestro, domenicano anch’esso, Giordano Crispo, aveva preso i voti, più per convenienza che per vocazione; i biografi di Bruno attestano infatti che così egli avrebbe più tranquillamente potuto continuare i suoi studi e coltivare i suoi interessi non dovendo provvedere a tutte le consuete preoccupazioni della vita laicale.Bruno, ben presto, dagli studi di filosofia, ponendosi in netta rottura con la metafisica generale e con quella aristotelica in particolare, comincia ad esplorare nuovi orizzonti spostandosi nell’ambito dell’alchimia, della magia, della cabalistica, pur senza mai giungere alla chimica, alla aritmetica, alla fisica o alla astronomia come tanti suoi predecessori e contemporanei ( si pensi proprio a Copernico che, sacerdote anch’egli, dopo la laurea in diritto canonico, conseguì quella in medicina prima ed in astronomia poi ). Bruno, in parole povere, trasmigrò dai rigogliosi terreni della filosofia alle lande paludose dell’esoterismo senza mai giungere ai fertili campi della scienza. Nonostante la sua formazione, tutto era dunque, fuorché un filosofo o uno scienziato. Fu sicuramente per questo e non già, o non solo, per il suo carattere spigoloso, che, dopo il contrasto con i suoi superiori domenicani e dopo aver lasciato l’Italia cominciando i suoi viaggi europei, fu scomunicato dai calvinisti di Ginevra, nonostante si fosse prontamente convertito al calvinismo appena giunto nella città svizzera;fu cacciato dai luterani delle città tedesche che visitò venendo perfino scomunicato, nonostante la sua repentina conversione al luteranesimo, dal sovrintendete della Chiesa luterana di Helmstedt; fu caldamente invitato a lasciare una prima volta Parigi; si recò quindi ad Oxford, polo culturale non più cattolico, dove nonostante ciò nessuno gli accordò un insegnamento in alcuna materia; fu infine cacciato una seconda volta da Parigi dopo avervi fatto ritorno.Sul profilo oggettivo occorre tener presente la complessità dell’intreccio di vari elementi sebbene non tutti in questa sede oggetto di opportuno approfondimento, senza i quali non possono tuttavia cogliersi i chiaroscuri dell’intera vicenda.In primo luogo: il tutto si svolge in un periodo molto turbolento di rivolgimenti e lotte politico-religiose: da poco più d’un cinquantennio l’Inghilterra si è rivoltata contro il Papato e la cristianità, per mano di Enrico VIII e delle persecuzioni di cattolici ad opera della figlia Elisabetta; da meno di un quarantennio di è concluso il Concilio di Trento che ha sancito la reazione cattolica alla rivolta protestante; dopo meno di un ventennio esplode la ferocia della guerra dei trent’anni che si chiuderà nel 1648 con la pace di Westfalia la quale sancirà il principio “cuius regio, eius religio” consacrato nel 1555 dalla Pace di Augusta.
In secondo luogo: allorquando ci si accosti al tema dell’inquisizione si dovrebbe avere la stessa perizia di quando ci si accosta al vino; chiunque abbia il palato raffinato ben sa che dire vino non vuol dire nulla, poiché al mutare del vigneto cambiano le proprietà organolettiche, le fragranze, la gradazione alcolica, il bouquet e tutti gli altri elementi; così quando si parla di inquisizione, spesso, almeno da parte di chi abbia l’intelletto raffinato come dovrebbe essere il palato dei degustatori, sarebbe opportuno tenere in massimo conto le differenze dei tempi, dei luoghi e delle circostanze, essendo sommamente diverse le dimensioni dell’inquisizione cattolica o di quella protestante, di quella medievale, di quella romana o di quella spagnola.L’inquisizione romana ( la stessa che ha giudicato Galileo nel 1616 prima e nel 1633 poi ), infatti, lungi dall’essere ciò che si ritiene nell’immaginario collettivo a seguito di una scarsa dimestichezza con il dato storico e con quello giuridico soppiantata da una propaganda ideologica anti-cattolica ed anti-clericale sempre più crescente che ha offuscato la vera natura dell’istituzione ( con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi difetti ), è stata qualcosa di profondamente diverso di quella spagnola, a tal punto da potersi considerare le medesime parole che lo storico non cattolico e agnostico Leo Moulin utilizzò per l’inquisizione medievale, di cui quella romana altro non fu che la continuazione aggiornata e moderna:
« 1) L’Inquisizione ha sempre agito secondo le regole del diritto. Il suo operato non è mai stato arbitrario, né avrebbe potuto esserlo. 2) L’Inquisizione, prima di tutto, è un organismo di controllo delle anime, di “conversio morum”, di pedagogia, di “riconversione”, piuttosto che uno strumento di repressione. 3) L’inquisizione, molto spesso, ha avuto a che fare con gruppi di “devianti” antisociali, assai più che con individui che rivendicavano la libertà di coscienza cristiana. 4) L’Inquisizione ha avuto a disposizione una gamma molto varia ed estesa di penitenze, che andavano dalle più leggere alle più severe.Queste ultime sono state, proporzionalmente, utilizzate raramente. 5) L’Inquisizione, in ragione della sua propria natura e degli obiettivi che le erano stati assegnati, ha largamente applicato un sistema di perdono, di remissione e di modifica delle pene ».
Ma allora cosa è andato storto nell’affaire Bruno? Diversi fattori, tra i quali, il fatto che le teorie esoteriche di Bruno contrastavano direttamente, senza prove e dimostrazioni ( poiché del resto non erano teorie scientifiche ), gli elementi basilari della fede cristiana. Bruno, infatti, negò la Transustanziazione, contraddissela Verginità di Maria, sostenne l’esistenza di infiniti mondi eterni ( e val la pena precisare che oggi nei confronti di coloro che ammettono l’esistenza degli extraterresti e di infinite civiltà extra-umane non si nutre da parte della comunità scientifica un meno aspro e duro scetticismo di quello chela Chiesariservò per una simile teoria a Giordano Bruno ), sviluppò una concezione panteistica per cui l’universo è Dio e Dio è l’universo, negò il libero arbitrio, professò la metempsicosi, affermò che vi fosse salvezza perfino per i demoni, negò la divinità del Cristo, definì Cristo un mago ed un ingannatore crocifisso per dei buoni motivi. Certo, con la mentalità contemporanea nessun motivo è sufficiente per uccidere un uomo; tuttavia per evitare di inciampare nell’errore più comune, elemento discriminante per distinguere chi sa muoversi nell’ambito storico e chi invece stropiccia la storia, è giudicare il passato con i criteri contemporanei, occorre tener presente delle ulteriori considerazioni:
a) il mondo secolarizzato, anzi espressamente anticristiano ed anti-ecclesiastico, non è stato più tenero nel rispettare l’umanità: il nazionalsocialismo, il comunismo e tutte le tirannie novecentesche che hanno prodotto decine di milioni di morti sono il frutto, infatti, di un mondo totalmente scristianizzato e non per questo più tollerante;
b) i roghi non furono una invenzione dell’inquisizione o della Chiesa del medioevo come ben sa chi sia un po’ pratico di storia, di diritto e di storia del diritto, essendo già la costituzione imperiale del 287 a contemplare una simile pena capitale, poi abrogata dal Codice Teodosiano;
c) il rogo, metodo usato ampiamente non solo dai cattolici, ma anche dagli anticattolici della galassia protestante che si sparpagliò nel nord dell’Europa ed anche da molti non cristiani contro i cristiani medesimi, aveva un preciso significato, che ovviamente non lo giustifica, ma che si deve considerare per comprenderne la ragione: nel motto “contra voluntatem tuam, sed propter salutem tuam”, si cristallizza il senso del rogo, cioè evitare che l’eresia potesse contaminare altre anime da un lato, e dall’altro far sì che l’anima del condannato fosse purgata tramite l’espiazione della sofferenza fisica fino alla morte e quindi salvata nonostante la sua contraria volontà.
A Giordano Bruno, del resto, fu decine di volte offerta la possibilità di correggere le proprie teorie, trovando in lui a volte una contraddittoria disponibilità, altre volte un deciso rifiuto. Si evince quindi che il rogo, lungi dall’essere un torto chela Chiesa compì nei confronti di Giordano Bruno, sia stato, in effetti, il più grande favore che può avergli concesso, avendolo trasformato immediatamente in un martire, e rendendo la sua misera fine una dignitosa copertura per tutte le sue strampalate teorie ( metafisiche, filosofiche, teologiche ) che non trovarono accoglimento nemmeno tra i nemici giurati della Chiesa.Come ha scritto l’amico protestante di Giordano Bruno, l’umanista tedesco Caspar Schoppe, che assistette alla esecuzione della condanna per mano del braccio secolare, « non finirei più se volessi elencare tutte le idee cervellotiche che Bruno sostenne nei suoi libri o in persona. In una parola, era un fautore indefesso di tutto ciò che i filosofi pagani e gli eretici vecchi e nuovi hanno formulato ».In conclusione, la vicenda di Giordano Bruno è molto più complessa per essere risolta secondo i semplicistici schemi ideologici che distinguono tra clericali illiberali ed anti-clericali liberali, poiché è un intricato groviglio di problematiche storiche, politiche, teologiche, esegetiche, filosofiche, scientifiche, epistemologiche, giuridiche, a tal punto che un celebre studioso del caso in questione, il laicissimo storico Luigi Firpo ebbe così a scrivere:« La condanna è stata oggettiva. Dal punto di vista giuridico del tempo non esisteva alternativa. Dal punto di vista del procedimento è un procedimento esemplare ».