31 dicembre 2024

Te Deum



Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.

O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:

Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.

Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,

adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,

tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo sangue prezioso.

Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.

Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.

Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.

Tu sei la nostra speranza
non saremo confusi in eterno.

24 dicembre 2024

“Dio con il nostro battesimo ci ha generati e come nostro papà ci vuole tanto bene” - Buon Natale a tutti voi

 


È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano;

ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro;

ogni volta che volgi la schiena ai principi per dare spazio alle persone; 

ogni volta che speri con quelli che soffrono; 

ogni volta che conosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. 

É Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso te.

– Madre Teresa di Calcutta



23 dicembre 2024

Sacramento della nostra riconciliazione



    Non giova nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nel Vangelo. Scrive Matteo:
    «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1). Segue l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era sposata la Madre del Signore. Luca invece, percorrendo a ritroso la successione delle generazioni, risale al capo stesso del genere umano per dimostrare che il primo Adamo e l’ultimo sono della stessa natura.

    Certo l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto.

    Nessuna figura poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione, preparato da tutta l’eternità, perché lo Spirito santo non era ancora disceso sulla Vergine, né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. La Sapienza non si era ancora edificata la sua casa nel seno immacolato di Maria. Il Verbo non si era ancora fatto carne. Il Creatore dei tempi non era ancora nato nel tempo, unendo in sé in una sola persona la natura di Dio e la natura del servo. Colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva egli stesso essere generato fra tutte le altre creature.

    Se infatti questo uomo nuovo, fatto «a somiglianza della carne del peccato» (cfr. Rm 8, 3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consostanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura.

    In seguito a questa mirabile partecipazione alla nostra natura rifulse per noi, il sacramento della rigenerazione, perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu generato e nacque Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della carne, nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista dice dei credenti: «Non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1, 13).

Dalle «Lettere» di san Leone Magno, papa(Lett. 31, 2-3; Pl 54, 791-793) Sacramento della nostra riconciliazione

16 dicembre 2024

Per primo il Signore ci ha amati

   Tu solo sei veramente il Signore: il tuo dominio su di noi è la nostra salvezza e il servire te significa per noi essere da te salvati.

   E qual è la tua salvezza, o Signore, al quale appartiene la salvezza e la benedizione sul tuo popolo, se non ottenere da te di amarti ed essere da te amati? Perciò, Signore, hai voluto che il figlio della tua destra e l’uomo che per te hai reso forte, fosse chiamato Gesù, cioè Salvatore, infatti è lui che «salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21), e «in nessun altro c’è salvezza» (At 4, 12). Egli ci ha insegnato ad amarlo, quando per primo ci ha amati fino alla morte di croce, incitandoci con l’amore e la predilezione ad amare lui, che per primo ci ha amati sino alla fine.

   Proprio così: ci hai amati per primo, perché noi ti amassimo; non che tu avessi bisogno del nostro amore, ma perché noi non potevamo essere ciò per cui ci hai creati, se non amandoti.

   Per questo «aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1, 1), del tuo Verbo, dal quale «furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal 32, 6). Il tuo parlare per mezzo del Figlio altro non fu che porre alla luce del sole, ossia manifestare chiaramente, quanto e come ci hai amati, tu che non hai risparmiato il tuo Figlio, ma lo hai dato per tutti noi, ed egli pure ci ha amati e ha dato se stesso per noi (cfr. Rm 8, 32. 37).

   Questa è la tua Parola per noi, Signore, questo il tuo Verbo onnipotente, che, mentre un profondo silenzio, cioè un’aberrazione profonda, avvolgeva tutte le cose, dal trono regale si lanciò, inflessibile oppugnatore degli errori, dolce fautore dell’amore.

   E quanto egli operò, quanto disse sulla terra, fino agli insulti, fino agli sputi e agli schiaffi, fino alla croce e al sepolcro, altro non fu che il tuo parlare a noi per mezzo del Figlio: incitamento e stimolo del tuo amore al nostro amore per te. Tu sapevi infatti, o Dio creatore delle anime, che quest’amore non poteva essere imposto alle anime dei figli degli uomini, ma bisognava semplicemente stimolarlo. E sapevi pure che dove c’è costrizione, non c’è più libertà; e dove non c’è libertà, non c’è nemmeno giustizia.

   Hai voluto dunque che ti amassimo noi che non potevamo nemmeno essere salvati con giustizia, se non ti avessimo amato, né potevamo amarti, se non ne avessimo avuto il dono da te. Veramente, Signore, come dice l’Apostolo del tuo amore e noi stessi abbiamo già detto, tu per primo ci hai amati e per primo tu ami tutti coloro che ti amano.

   Ma noi ti amiamo con l’affetto d’amore che tu ci hai infuso. Il tuo amore invece è la tua stessa bontà, o sommamente buono e sommo bene; è lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio; quegli che dall’inizio della creazione aleggia sulle acque, ossia sulle menti fluttuanti dei figli degli uomini, donandosi a tutti, tutto a sé attirando, ispirando, favorendo, allontanando ciò che è nocivo, provvedendo ciò che è utile, unendo Dio a noi e noi a Dio.

Dal trattato «La contemplazione di Dio» di Guglielmo, abate di Saint-Thierry (9-11; SC 61, 90-96)

15 dicembre 2024

Perdonare sempre. Perdonare tutto.



".....E poi, una cosa che ho tanto a cuore: per favore, perdonate sempre. E perdonate tutto. Perdonate tutto e sempre. Ai sacerdoti dico, nel sacramento della Riconciliazione, di non fare troppe domande. Ascoltare e perdonare. Diceva un Cardinale – che è un po’ conservatore, un po’ quadrato, ma è un grande prete – parlando in una conferenza ai sacerdoti: “Se qualcuno [nella Confessione] incomincia a balbettare perché ha vergogna, io gli dico: va bene, ho capito, passa a un’altra cosa. In realtà non ho capito nulla, ma Lui [il Signore] ha capito”. Per favore, non torturare la gente nel confessionale: dove, come, quando, con chi… Sempre perdonare, sempre perdonare! C’è un bravo frate cappuccino a Buenos Aires, che io ho fatto cardinale a 96 anni. Lui ha sempre una lunga fila di gente, perché è un bravo confessore, anch’io andavo da lui. Questo confessore una volta mi ha detto: “Senti, a volte mi viene lo scrupolo di perdonare troppo” – “E cosa fai?” – “Vado a pregare e dico: Signore, scusami, ho perdonato troppo. Ma subito mi viene da dirgli: Ma se stato Tu a darmi il cattivo esempio!”. Perdonare sempre. Perdonare tutto. E questo lo dico anche alle religiose e ai religiosi: perdonare, dimenticare, quando ci fanno qualche cosa brutta, le lotte ambiziose di comunità… Perdonare. Il Signore ci ha dato l’esempio: perdonare tutto e sempre! Tutti, tutti, tutti. E vi faccio una confidenza: io porto già 55 anni di sacerdozio, sì, l’altro ieri ne ho fatti 55, e mai ho negato un’assoluzione. E mi piace confessare, tanto. Ho sempre cercato il modo di perdonare. Non so se è bello, se il Signore mi darà... Ma questa è la mia testimonianza." 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE Cattedrale di Santa Maria Assunta - Ajaccio Domenica, 15 dicembre 2024

11 dicembre 2024

Papa Francesco: “il sacramento della confessione non è per torturare, ma per dare pace”


“Il sacramento della Riconciliazione deve essere un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro; non un tribunale umano di cui aver paura, ma un abbraccio divino da cui essere consolati”. Lo ha ribadito il Papa, nell’omelia della liturgia penitenziale presieduta nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie, che ha inaugurato l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore”, promossa dal Dicastero per l’evangelizzazione. “Una delle cose più belle di come ci accoglie Dio è la tenerezza dell’abbraccio che ci dà”, ha proseguito Francesco a braccio. Poi, rivolgendosi ai “miei fratelli confessori”, ha chiesto loro: “per favore, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito proprio nelle coscienze. Lasciate che la gente dica le sue cose e voi decidete quello con Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra confessione. Il sacramento della confessione non è per torturare, ma per dare pace. Perdonate tutto, come Dio perdonerà tutto a voi”. Alla fine, il Papa ha chiesto ai presenti di recitare insieme a lui di sussurrare, come il pubblicano: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore. Ripetiamolo: o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Quando mi dimentico di Te o ti trascuro, quando alla tua Parola antepongo le mie parole e quelle del mondo, quando presumo di essere giusto e disprezzo gli altri, quando chiacchiero degli altri, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Quando non mi prendo cura di chi mi sta accanto, quando sono indifferente a chi è povero e sofferente, debole o emarginato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i peccati contro la vita, per la cattiva testimonianza che sporca il bel volto della Madre Chiesa, per i peccati contro il creato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per le mie falsità, le mie disonestà, la mia mancanza di trasparenza e legalità, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i miei peccati nascosti, per il male che anche senza accorgermi ho procurato ad altri, per il bene che avrei potuto fare e non ho fatto, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Ripetiamo per qualche istante, col cuore pentito e fiducioso: o Dio, abbi pietà di me, peccatore. In questo atto di pentimento e di fiducia ci apriremo alla gioia del dono più grande: la misericordia di Dio”.

10 dicembre 2024

Quando nel Vangelo ci sta molto di più di quanto sembra ad una prima lettura:



Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.

Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».

Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.

Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose»
. (Lc 5,17-26)


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Al paralitico Gesù perdona i suoi peccati. Scribi e Farisei subito a dire che Gesù bestemmia perché solo Dio può rimettere i peccati. Gesù gli dà la dimostrazione visibile che è Dio perché guarisce il paralitico. Tutti stupiti. Fine spiegazione Vangelo… fine spiegazione non proprio.

Gesù in quanto Dio rimette i peccati. Ma in seguito cosa fa, come si può leggere in altro passo del Vangelo? dice agli apostoli dopo essere risorto:

« Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi » (Gv 20,22-23).

Quindi Gesù che è Dio ha dato il dono dello Spirito Santo agli apostoli e per mezzo di tale dono possono rimettere i peccati.

Ovvio che per rimettere i peccati questi devo anche essere fatti conoscere agli apostoli. Ne segue che i peccati vanno confessati per essere rimessi, e li possono quindi rimettere solo chi ha avuto tale mandato, gli apostoli e suoi successori, cioè i vescovi e che a loro volta danno tale mandato ai sacerdoti.

Ne segue che coloro che dicono… “ah… i miei peccati li confesso solo a Dio!” Oppure “è che vado a raccontare gli affari miei al prete?” sono tali e quali a quei scribi e farisei che dicevano a Gesù che stava bestemmiando perché solo Dio rimette i peccati….

E chi confessa ha avuto il mandato da Gesù che è Dio, e nel Vangelo lo si legge chiaramente

6 dicembre 2024

La forza dell’amore vinca l’orrore della morte


La forza dell’amore vinca l’orrore della morte

Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo

(Tratt. 123, 5; CCL 36, 678-680)

   Prima il Signore domanda, e non una volta, ma due e tre volte, quello che già sapeva, se Pietro lo amava; e per tre volte si sente ripetere da Pietro che lo ama; e per tre volte fa a Pietro la stessa raccomandazione, di pascere le sue pecore.

   Così alla triplice negazione che Pietro pronunziò un tempo, fa riscontro ora la triplice dichiarazione del suo amore, in modo che la lingua non serva all’amore meno di quanto servì alla paura e non sembri avergli fatto dire più parole la temuta morte che la vita presente. Sia dunque impegno dell’amore pascere il gregge del Signore, se il rinnegare il Pastore era stato indizio di paura.

   Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di condizionarle a se stessi e di non considerarle di Cristo, dimostrano di amare non Cristo, ma se stessi, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dall’amore di obbedire, di aiutare, di piacere a Dio. Costoro, cui l’Apostolo rimprovera di cercare il proprio interesse e non quello di Cristo, devono essere messi in guardia dalle parole che Cristo ripete con insistenza: Mi ami? Pasci le mie pecore (cfr. Gv 21, 17), che significano: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua, il mio dominio, non il tuo, il mio guadagno, non il tuo, se non vuoi essere del numero di coloro che appartengono ai «tempi difficili», di quelli cioè che amano se stessi con tutto quello che deriva da questo amore di sé, sorgente di ogni male.

   Coloro, dunque, che pascono le pecore di Cristo, non amino se stessi, per non pascerle come loro proprie ma come di Cristo. Il male che più di ogni altro devono evitare quelli che pascono le pecore di Cristo è quello di ricercare i propri interessi invece di quelli di Gesù Cristo, asservendo alle loro brame coloro per cui fu versato il sangue di lui.

   Colui che pasce le pecore di Cristo deve crescere nell’amore di lui al punto che l’ardore dello spirito vinca anche quel timore naturale della morte, per cui non vogliamo morire anche quando vogliamo vivere con Cristo. Ma per quanto grande sia l’orrore della morte lo deve far vincere la forza dell’amore per colui che, essendo la nostra vita, ha voluto per noi sopportare anche la morte.

   Del resto se la morte comportasse poca o nessuna sofferenza, non sarebbe grande com’è la gloria dei martiri. Se il buon Pastore che diede la sua vita per le sue pecore suscitò tra esse tanti martiri, quanto più debbono lottare per la verità contro il peccato fino alla morte, fino al sangue, coloro ai quali egli affidò le sue stesse pecore da pascere, cioè da formare e guidare. Davanti all’esempio della passione di Cristo non è chi non veda che i pastori devono stringersi maggiormente vicino al Pastore imitandolo, proprio perché già tante pecore seguirono l’esempio di lui: dietro a lui, unico Pastore, anche i pastori sono pecore in un unico gregge. Tutti ha reso pecore sue egli che per tutti accettò di patire, e, al fine di patire per tutti, si è fatto lui stesso agnello.

4 dicembre 2024

Tu mi hai chiamato, Signore, a servire i tuoi discepoli

Dalla «Dichiarazione di fede» di san Giovanni Damascèno, dottore della Chiesa 

(cap. I; PG 95, 417-419)

Tu mi hai chiamato, Signore, a servire i tuoi discepoli

   Tu, Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre; tu mi hai formato nel grembo di mia madre; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino, perché le leggi della nostra natura obbediscono costantemente ai tuoi precetti. Tu hai preparato, con la benedizione dello Spirito Santo, la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà d’uomo o desiderio della carne, ma secondo la tua ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce adottandomi come figlio, mi hai iscritto fra i discepoli della tua Chiesa santa e immacolata.

   Tu mi hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole. Mi hai sostentato con il solido cibo del Corpo di Gesù Cristo nostro Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice divino del suo Sangue vivificante, che egli ha effuso per la salvezza di tutto il mondo.

   Tutto questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra redenzione, ed egli accettò spontaneamente; senza resistere, anzi come uno che era destinato al sacrificio, quale agnello innocente si avviò alla morte da se stesso, perché, essendo Dio, si fece uomo e si sottomise,di propria volontà, facendosi «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 8).

   E così, o Cristo mio Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me, pecorella smarrita, e farmi pascolare in pascolo verdeggiante e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il tuo gregge eletto e nobile. Ora, o Signore, tu mi hai chiamato per mezzo del tuo sacerdote a servire i tuoi discepoli. Non so con quale disegno tu abbia fatto questo; tu solo lo sai. Tuttavia, Signore, alleggerisci il pesante fardello dei miei peccati, con i quali ho gravemente mancato; monda la mia mente e il mio cuore; guidami per la retta via come una lampada luminosa; dammi una parola franca quando apro la bocca; donami una lingua chiara e spedita per mezzo della lingua di fuoco del tuo Spirito e la tua presenza sempre mi assista.

   Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri, perché il mio cuore non mi pieghi né a destra né a sinistra, ma il tuo Spirito buono mi indirizzi sulla retta via, perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo siano veramente fino all’ultimo.

   Tu poi, o nobile vertice di perfetta purità, o nobilissima assemblea della Chiesa, che attendi aiuto da Dio; tu in cui abita Dio, accogli da noi la dottrina della fede immune da errore; con essa si rafforzi la Chiesa, come ci fu trasmesso dai Padri.


Il Verbo di Dio verrà in noi


Dai "discorsi" di san Bernardo, abate


Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell’ultima venuta «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3, 6), e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19, 37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate.

Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria.
Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione.

Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: Se uno mi ama, - dice - conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (cfr. Gv 14, 23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: Chi teme Dio, opererà il bene (cfr. Sir 15, 1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: «Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato» (Sal 118, 11).
Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nùtriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso.

Se conserverai così la parola di Dio, non c’è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che «come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste» (1 Cor 15, 49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l’uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l’ha creato, tutto l’ha redento e tutto lo glorificherà.

(Disc. 5 sull’Avvento, 1-3; Opera omnia, Edit. cisterc. 4 [1966], 188-190)

3 dicembre 2024

Guai a me se non predicherò il Vangelo!

Guai a me se non predicherò il Vangelo!

Abbiamo percorso i villaggi dei neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani. Questa zona non è abitata dai Portoghesi, perché estremamente sterile e povera, e i cristiani indigeni, privi di sacerdoti, non sanno nient'altro se non che sono cristiani. Non c'è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno che insegni loro il Credo, il Padre nostro, l'Ave ed i Comandamenti della legge divina.
Da quando dunque arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli.
Perciò, non potendo senza empietà respingere una domanda così giusta, a cominciare dalla confessione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo apostolico, il Padre nostro e l'Ave Maria. Mi sono accorto che sono molto intelligenti e, se ci fosse qualcuno a istruirli nella legge cristiana, non dubito che diventerebbero ottimi cristiani.
Moltissimi, in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno!
Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!
In verità moltissimi di costoro, turbati a questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del loro cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?» (At 9, 6 volg.). Mandami dove vuoi, magari anche in India.

(Lett. 20 ott. 1542, 15 gennaio 1544; Epist. S. Francisci Xaverii aliaque eius scripta, ed. G. Schurhammer I Wicki, t. I, Mon. Hist. Soc. Iesu, vol. 67, Romae, 1944, pp. 147-148; 166-167)

20 novembre 2024

Un numero considerevole di Cattolici non credono alla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, fondamenta della Fede

Un nuovo sondaggio ha rivelato che il 69% dei Cattolici che vanno a Messa crede nella reale presenza di Gesù nell’Eucaristia – un risultato che mette in dubbio l’accuratezza del sondaggio bomba del 2019 del Pew Research Center, che aveva rivelato che solo un terzo dei cattolici praticanti credono in questo principio fondamentale della Fede Cattolica, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica. Lo scrive Jonah McKeown in un articolo per la Catholic News Agency del 16 giugno 2024 [QUI], che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’inglese. La notizia è, che il 31% dei Cattolici praticanti non crede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e che essi si definiscono contemporaneamente come Cattolici. Prima che mancanza di fede è dissonanza cognitiva.

La Vinea Research, una società cattolica che ha condotto il nuovo sondaggio alla fine del 2022, afferma che il linguaggio utilizzato per il suo sondaggio, diverso da quello di Pew, ha prodotto un risultato che “rappresenta in modo più accurato il modo in cui i Cattolici comprendono l’Eucaristia”.

“Utilizzando un linguaggio più comunemente compreso dai Cattolici, la ricerca di Vinea Research indica, che molti più Cattolici di quanto si pensasse inizialmente, hanno una comprensione autentica dell’insegnamento Cattolico fondamentale sulla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia”, ha affermato la società in un comunicato stampa.

Lo studio Pew del 2019 è stato ampiamente citato come catalizzatore del Risveglio Eucaristico Nazionale, un’iniziativa dei vescovi statunitensi iniziata nel 2022 per diffondere e approfondire la devozione a Cristo nell’Eucaristia. Il Risveglio Eucaristico Nazionale culminerà con il Congresso Eucaristico Nazionale, un’importante incontro che si terrà a Indianapolis dal 17 al 21 luglio.

Il sondaggio di Vinea Research del 2022 è stato condotto in modo indipendente, ha affermato Hans Plate, il fondatore di Vinea Research, senza alcun coinvolgimento o sponsorizzazione da parte dei vescovi statunitensi o del Risveglio Eucaristico Nazionale. Nell’ambito del sondaggio, Vinea Research ha campionato 2.200 persone, fornendo a metà degli intervistati la formulazione originale del Pew e all’altra metà domande che Vinea Research ha riformulato per riflettere meglio il linguaggio Cattolico.

Il sondaggio Pew aveva chiesto agli intervistati cosa pensavano che la Chiesa insegni riguardo all’Eucaristia e anche cosa credono personalmente, usando la stessa domanda per entrambi:

Durante la Messa cattolica, il pane e il vino

a. Diventano effettivamente il corpo e il sangue di Gesù Cristo

b. Sono simboli del corpo e del sangue di Gesù Cristo

Le domande riformulate di Vinea Research, tenendo conto del fatto che il Catechismo della Chiesa Cattolica descrive Gesù come “veramente presente” nell’Eucaristia, recitano come segue:

Quale delle seguenti affermazioni descrive meglio l’insegnamento Cattolico sul pane e sul vino usati per la Comunione?

a. Gesù Cristo è realmente presente nel pane e nel vino dell’Eucaristia

b. Il pane e il vino sono simboli di Gesù, ma Gesù non è veramente presente

c. Non sicuro

Indipendentemente dall’insegnamento ufficiale della Chiesa Cattolica, cosa credi personalmente riguardo al pane e al vino usati per la Comunione?

a. Gesù Cristo è veramente presente nel pane e nel vino dell’Eucaristia

b. Il pane e il vino sono simboli di Gesù, ma Gesù non è veramente presente 

Hans Plate ha detto alla CNA, che tra gli intervistati che hanno risposto alle domande originali del sondaggio di Pew, il 41% ha espresso fede nella Presenza Reale, leggermente superiore, ma non dissimile, al risultato del sondaggio di Pew. Tuttavia, tra coloro che hanno ricevuto le domande riformulate, il 69% ha espresso complessivamente di aver fede nella Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.

“Non voglio paragonare il mio sondaggio a quello di Pew, ma sto paragonando il linguaggio di Pew a un linguaggio più accurato in ambito Cattolico. La formulazione conta in modo significativo”, ha detto Hans Plate.

Ha anche notato che il livello della fede nella Presenza Reale varia considerevolmente in base alla partecipazione alla Messa auto-riferita. Tra i Cattolici che affermano di partecipare “raramente” alla Messa, solo il 51% ha espresso di credere nella Presenza Reale. Al contrario, l’81% dei cattolici che frequentano settimanalmente e il 92% che frequentano più di una volta a settimana hanno dichiarato di credere. Anche tra i cattolici che frequentano solo poche volte all’anno, quasi due terzi affermano di credere nella Presenza Reale.

Il sondaggio di Vinea Research non è il primo a tentare di rivedere le domande poste da Pew per ottenere una comprensione più accurata della fede eucaristica. Nel 2023, il Centro per la Ricerca Applicata all’Apostolato (CARA) della Georgetown University ha condotto un sondaggio modificando la formulazione delle domande e ha rilevato che il 64% degli intervistati “ha fornito risposte che indicano che credono nella Presenza Reale”. Dal sondaggio è emerso inoltre, che il 95% dei partecipanti settimanalmente alla Messa e l’80% di coloro che partecipano almeno una volta al mese credono nella Presenza Reale.

Hans Plate si è affrettato a sottolineare che il sondaggio di Vinea Research non smentisce in alcun modo la necessità di un Risveglio Eucaristico Nazionale. Oltre al numero ancora considerevole di Cattolici che non credono nella Presenza Reale, ha osservato che il suo sondaggio ha scoperto una popolazione Cattolica che raramente frequenta la Messa, comunque crede che Gesù sia realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’Altare.

korazym.org

16 novembre 2024

Verso la scomparsa del cattolicesimo. Il sondaggio che la Chiesa tedesca non ha voluto divulgare

… e in Italia le cose non è che vanno meglio



«La generazione (tedesca) socializzata cristianamente e attiva a livello ecclesiale uscirà tra poco dal mondo del lavoro e morirà nei prossimi tre decenni. Poi crollerà anche la facciata della Chiesa. Dietro ad essa apparirà una minoranza di fedeli, che non sarà più grande della comunità religiosa dei testimoni di Geova». Così, in modo lapidario, si è espresso Markus Günther nella Frankfurter Allgemeine Zeitung alla fine dell'anno scorso, qualche giorno dopo il Natale. L'uscita dal mondo del lavoro è un fatto degno di nota, in modo particolare se si tiene conto del sistema tedesco di "tasse obbligatorie" per l'appartenenza alla Chiesa. L'articolo parla di una ricerca statistica affidata dalla Chiesa cattolica in Germania al rinomato istituto demoscopico di Allensbach. I risultati sono stati così catastrofici che non sono stati presentati al grande pubblico. Alcuni dati: il 68 per cento ha risposto alla domanda sul come mai è cattolico con una risposta del tipo: «Perché così si possono festeggiare i momenti importanti della vita in Chiesa, per esempio il matrimonio e il battesimo». In seconda posizione si trova la motivazione: «Semplicemente, fa parte della tradizione della nostra famiglia».

Ogni tre ragazzi che vengono cresimati (o confermati, secondo il vocabolario teologico luterano) uno non crede in Dio. Per quanto riguarda l'andare alla Messa domenicale vi è stata un'ulteriore perdita del 10 per cento tra quei pochi che ci vanno ancora. Per quanto riguarda poi il popolo tedesco in generale, il dato più interessante è che solo un terzo dei tedeschi crede nella risurrezione di Cristo. Tenendo conto del fatto, dice il commentatore della FAZ, che formalmente due terzi dei tedeschi appartengono ad una confessione cristiana, è un dato importante. Ovviamente a una statistica si può far dire ciò che si vuole, ma certamente questi dati, pur tenendo conto del fatto che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da delle pietre (Lc 3,3), non possono essere negati, tanto più che, come dice il Vangelo di Giovanni, solo la «verità ci può far liberi» (Gv 8,32). 

Ora, la verità non è la registrazione di cose pretese vere, come spesso fanno le statistiche, ma la mia esperienza mi permette di confermare che molti dei risultati che la statistica di Allensbach rileva sono senz'altro "veri". Se poi si chiedesse quante persone credono che la nascita verginale di Maria non sia un mito, ma una realtà storica e teologica, ci troveremmo certamente di fronte ad un dato sconcertante. Probabilmente credono in essa — pur tenendo contro delle riduzioni che su questo avvenimento vengono fatte nel Corano —, in forza del loro libro sacro, più musulmani che cristiani nei paesi industriali.

I dati statistici sono interpretati dal giornalista tedesco con un'analisi molto acuta, ma non nuova. La crisi religiosa non è dovuta al fatto che la Chiesa sia troppo poco «aggiornata» nei confronti del nostro tempo. La Chiesa evangelica lo è in tutte le questioni poste dai media oggi: sacerdozio per le donne, abolizione del celibato, liberalità in questioni etiche, completa accettazione degli omosessuali e dei divorziati risposati, ma essa è ancora più in crisi della Chiesa cattolica, le loro chiese sono ancora più vuote. La questione essenziale, così Markus Günther, è invece che le Chiese devono annunciare all'uomo di oggi «verità assolute». Questo è il suo compito e proprio in esso fallisce. Per questo le persone si affidano a un eclettismo religioso in cui provano a darsi delle risposte riguardanti esigenze assolute […].

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B - Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Gesù allerta i suoi discepoli che questo mondo passerà e li invita a riflettere, cosi come invita a riflettere ciascuno di noi: su cosa stiamo fondando la nostra vita? 

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,24-32)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

9 novembre 2024

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B - Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». 


2 novembre 2024

O Dio, onnipotente ed eterno, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso tutte le tue creature, concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti, perché immersi nella tua beatitudine ti lodino senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.


.... Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all`Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce:
"La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello"
Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell`Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.  

Non avranno più fame,
né avranno più sete,
né li colpirà il sole,
né arsura di sorta, perché l`Agnello che sta in mezzo al trono
sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi"

************

Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro". 

E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate". 

E Colui che sedeva sul trono disse:
"Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse:
"Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. Ecco sono compiute!

Io sono l`Alfa e l`Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
darò gratuitamente
acqua della fonte della vita.

Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio .

Andrea Cionci e Padre Giorgio Maria Faré: Ribellione Travestita da Coraggio

In questo video esploriamo le figure controverse di Andrea Cionci e Padre Giorgio Maria Faré, due personaggi che, anziché difendere la verità, alimentano falsità e confusione tra i fedeli. Cionci, con la sua teoria del "Codice Ratzinger," afferma che Papa Benedetto XVI non ha mai rinunciato al munus papale, cercando di delegittimare Papa Francesco. Questa teoria è stata ampiamente smentita dal Codice di Diritto Canonico e dallo stesso Papa Benedetto.

Ancora più grave è l’alleanza tra Padre Faré e Don Minutella, prete scomunicato per ribellione. Minutella è noto per le sue finte "locuzioni" e "possessioni" da santi come Padre Pio, scene teatrali recitate per ingannare i fedeli più vulnerabili. Queste messinscene rappresentano un oltraggio alla vera fede cattolica e sono un chiaro esempio di come il sensazionalismo possa travisare il messaggio della Chiesa.

Scopri come queste teorie non abbiano alcun fondamento canonico o spirituale e perché la Chiesa, sotto la guida legittima di Papa Francesco, continuerà a prosperare nonostante questi attacchi interni.



*********

2024_Comunicato del Preposito Generale riguardo al P. Faré

Con grande sorpresa e dolore ho appreso le esternazioni del mio confratello, P.
Giorgio Maria Faré OCD, attraverso il suo podcast sulle reti sociali.
Il 13 ottobre scorso egli affermava pubblicamente di non voler celebrare più la S.
Messa in unione con Papa Francesco, in quanto Francesco non sarebbe, secondo il suo
erroneo ragionamento, il legittimo pontefice.
Condivido lo sconcerto espressomi da numerosi fedeli, oltre ai confratelli e alle
consorelle nel Carmelo, a riguardo di questa presa di posizione di P. Faré.
Dato che mi è affidata la cura di tutti i frati dell’Ordine, ribadisco la nostra decisione
di restare sempre in comunione con la Santa Chiesa cattolica e con il Papa, per un cammino
di fede e di carità con tutto il popolo santo di Dio.
Auspico che sia risanata presto la ferita inferta da P. Faré all’unità della Chiesa, lo
scandalo provocato a molti fedeli, lo sconcerto e il dolore causato al nostro Ordine.
Spero anche che P. Faré risponda alla nostra paterna ammonizione con il suo
completo ravvedimento, per non incorrere nell’esclusione dalla comunione con la Chiesa,
ricordando al confratello quanto fosse importante per la nostra santa Madre Teresa di Gesù
il poter morire “figlia della Chiesa”.

Roma, 18 ottobre 2024.

Fr. Miguel Márquez Calle, OCD
Preposito Generale




XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B - Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28b-34)

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.



 

27 ottobre 2024

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B - Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.



13 ottobre 2024

SALMO 117 Canto di gioia e di vittoria

Gesù è la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata testata d’angolo (At 4,11)


Celebrate il Signore, perché è buono; *

    eterna è la sua misericordia.

Dica Israele che egli è buono: *

    eterna è la sua misericordia.

Lo dica la casa di Aronne: *

    eterna è la sua misericordia.

Lo dica chi teme Dio: *

    eterna è la sua misericordia.

Nell’angoscia ho gridato al Signore, *

    mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

Il Signore è con me, non ho timore; *

    che cosa può farmi l’uomo?

Il Signore è con me, è mio aiuto, *

    sfiderò i miei nemici.

È meglio rifugiarsi nel Signore *

    che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore *

    che confidare nei potenti.

Tutti i popoli mi hanno circondato, *

    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, *

    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato come api, †

    come fuoco che divampa tra le spine, *

    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, *

    ma il Signore è stato mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore, *

    egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria, *

    nelle tende dei giusti:

la destra del Signore ha fatto meraviglie, †

    la destra del Signore si è alzata, *

    la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Non morirò, resterò in vita *

    e annunzierò le opere del Signore.

Il Signore mi ha provato duramente, *

    ma non mi ha consegnato alla morte.

Apritemi le porte della giustizia: *

    entrerò a rendere grazie al Signore.

È questa la porta del Signore, *

    per essa entrano i giusti.

Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, *

    perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori *

    è divenuta testata d’angolo;

ecco l’opera del Signore: *

    una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno fatto dal Signore: *

    rallegriamoci ed esultiamo in esso.

Dona, Signore, la tua salvezza, *

    dona, Signore, la tua vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. *

    Vi benediciamo dalla casa del Signore;

Dio, il Signore, è nostra luce. †

    Ordinate il corteo con rami frondosi *

    fino ai lati dell’altare.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, *

    sei il mio Dio e ti esalto.

Celebrate il Signore, perché è buono: *

    eterna è la sua misericordia.

12 ottobre 2024

Il testamento spirituale di Sammy Basso


“Carissimi,

Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c’è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l’ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose, e il fatto di non poter consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso…

E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole, e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto, e visto che si tratta dell’ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l’essenziale senza cose superflue o altro….

Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la Progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte. Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.

Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito.

Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!

In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questo a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.

Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.

Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato.

Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.

Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.

È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!

Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto.

E da Cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.

L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di veder la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.

Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile.

Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.

Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei.

Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.

Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.

Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora….

Famiglia mia, fratelli miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi,

Vi voglio bene.

Sammy

PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...”

Grazie di tutto Sammy ❤️

11 ottobre 2024

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B - Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,17 -30)

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».




Papa Giovanni XXIII - Discorso alla Luna (11 Ottobre 1962)

 

"Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto - a guardare a questo spettacolo. Gli è che noi chiudiamo una grande giornata di pace. Di pace. Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.

Ripetiamo spesso questo augurio! E quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo "Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l'eternità". Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno "Voi da che parte venite?", i figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, "Ah, noi siamo i vostri figlioli più vicini, voi siete il Vescovo di Roma".

Ma voi, figlioli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere, per la diffusione della verità e della pace cristiana. In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. 

La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme, paternità e fraternità, è grazia di Dio. Tutto, tutto! Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così, guardandoci così nell'incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello, se c'è, qualche cosa che ci può tenere un po' in difficoltà. Niente. Fratres sumus. La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è la luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare con la grazia sua tutte le anime.

Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. Apparteniamo quindi ad un'epoca nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto, e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto. Finisco dandovi la benedizione. 

Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero. Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla Basilica di là, che io ho veduto coi miei occhi - non a quei tempi, si capisce, ma recentemente - e che ricorda la proclamazione del dogma della Divina Maternità di Maria. Ebbene, invocando Lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il Figliol Suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace, e anche un poco di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione. Accoglietela di buon animo.
Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alle impressioni di questa sera! Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra.
Fede, speranza, carità, amore di Dio, amore di fratelli, e poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene.
Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite "Questa è la carezza del Papa".

Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualche... dite una parola buona: "Il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza".
E poi tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre, sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.

Così dunque vogliate attendere alla benedizione che vi do e anche alla buona notte che mi permetto di augurarvi, con la preghiera però che non si cominci... solamente... Oggi noi iniziamo un anno, un anno, chissà... speriamolo bene! Il Concilio comincia e non sappiamo quando finirà, potesse finire prima di Natale, ma forse forse non riusciremo a dir tutto, a intenderci su tutto bene.
Ci vorrà un altro ritrovo, ma se il ritrovarci così deve sempre allietare le nostre anime, le nostre famiglie, Roma e tutto quanto il mondo tutto intero, vengano pure questi giorni, li aspettiamo in benedizione".