10 aprile 2017

Il card. Biffi: «Gesù si è fatto serpente». Ora Socci scomunicherà anche lui?

La nuova trovata del giornalista di LiberoAntonio Socci, è aver dato del bestemmiatore a Papa Francesco dopo alcune parole pronunciate in una omelia durante la messa mattutina a Santa Marta.
E’ curioso che a definire così il Pontefice sia il giornalista che si guardò bene dal prendere posizione contro la famosa bestemmia pubblica del (suo) Cavalier Berlusconi, nel 2010.
E’ rimasto invece scandalizzato per questa profonda riflessione del Santo Padre a commento del brano biblico sul serpente di Mosé: «Gesù si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell’umanità, le sporcizie tutte del peccato. E si è “fatto peccato”, si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi. Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: “Si è fatto peccato” e ha preso l’apparenza del padre del peccato, del serpente astuto». Il Papa ha quindi chiesto memoria «di colui che si è fatto peccato, che si è fatto diavolo, serpente, per noi; si è abbassato fino ad annientarsi totalmente. Ognuno di noi oggi guardi il crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non moriamo nei nostri peccati e risponda a queste domande che io vi ho suggerito».
Dopo averlo massacrato in prima pagina chiamandolo blasfemo e «ignorante teologico»ha approfittato per rinnovare il suo pippone mistico sulle profezie catastrofiche che riguarderebbero la Chiesa cattolica. Lo stesso di due, tre, quattro anni fa. Lo stesso che ripeterà fra dieci anni, quando forse si sarà separato completamente dal cattolicesimo.
Eppure il compianto arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, molto amato suo malgrado dai tradizionalisti, pronunciò parole molto simili a quelle di Francesco commentando lo stesso brano biblico, senza mai ricevere lo stesso trattamento che oggi subisce il Papa. Il 17 settembre 2000, commentando un passo biblico, il card. Biffi disse infatti: «Dice la Sacra Scrittura: “quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame restava in vita” (Nm 21,9). Ebbene, dice Gesù, quel serpente sono io: quel serpente è la figura anticipata di quanto sarebbe avvenuto sul Golgota». Se Francesco è stato definito «gnostico» da Socci, perché Biffi rimane impunito? I cristiani sanno bene, infatti, che nella Bibbia il Diavolo è sempre associato al serpente…
D’altra parte, è San Paolo prima di tutti che afferma nella Scrittura: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Cor. 5,18-21). Nella lettera ai Galati definisce Gesù addirittura una “maledizione”: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi» (Gal 3,13). Dio fece Gesù peccato? Cristo divenuto maledizione? I farisei odierni avrebbero ributtato il povero Paolo di Tarso giù da cavallo una seconda volta.
Oltretutto già un anno fa Papa Francesco citò le stesse parole di Paolo, spiegandole con le stesse espressioni usate oggi: «San Paolo dice che Gesù svuotò se stesso, umiliò se stesso, si annientò per salvarci. È più forte ancora: “Si è fatto peccato”. Usando questo simbolo si è fatto serpente. Questo è il messaggio profetico di queste Letture di oggi. Il Figlio dell’uomo, che come un serpente, “fatto peccato”, viene innalzato per salvarci». Anche il teologo padre Angelo Bellonconferma«Dio ha trattato Gesù Cristo come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini». Un diavolo, per l’appunto, o serpente, come ricordato dal card. Biffi. Sono ossimori usati da sempre per far percepire la sproporzione di un Dio che non si vergogna di immergersi nella limitatezza umana e, grazie a questo invischiarsi nei peccati dell’uomo, salva l’uomo dagli stessi. Per sempre.
Non c’è mai stato un Papa che ha bestemmiato, ha scritto il giornalista toscano. Gli ha risposto il vaticanista Andrea Tornielli, ricordando che anche Giovanni Paolo II sottolineò lo stesso paradosso: «L’analogia colpisce ancora di più»commentò Wojtyla, «se consideriamo che la salvezza della morte fisica, provocata dal veleno dei serpenti nel deserto, avviene attraverso un serpente. La salvezza dalla morte spirituale – la morte che è il peccato e che fu causata dall’uomo – avviene attraverso un Uomo, attraverso, il Figlio dell’uomo “innalzato” sulla croce».
«Non ci sono parole»commentava pochi mesi l’Associazione Papaboys rispetto alla quotidiana creatività di Antonio Socci, «solamente la consapevolezza che c’è bisogno di uno psichiatra bravo, ma molto bravo per uno dei più accaniti e violenti sostenitori della “crociata” disumana contro Papa Francesco». Lo psichiatra no, certamente tanto calore umano da parte delle persone che gli sono vicine, per un uomo in crisi esistenziale che sta facendo tanto male a molti cattolici che ancora in lui credono. E ogni giorno si trovano sempre più confusi e lontani dalla comunione ecclesiale.