27 agosto 2016

“Il terremoto può strapparci tutto eccetto l’umile coraggio della fede”

“Vescovo, non ci ripetere parole di circostanza, le solite cose di voi preti”. Così monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, durante l’omelia per le esequie celebrate nella palestra adiacente all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli: “Ci sta anche che in queste giornate così drammatiche qualcuno direttamente o nei social mi dica questo, nel momento in cui le parole inciampano. Anzi, ditemelo, fratelli e figli miei! Diciamoglielo tutti assieme a Gesù Cristo: ‘Signore sono le solite cose. Qui abbiamo perso tutto o quasi e tu dove stai?’ Apparentemente non c’è risposta. Eppure, cari amici, se guardate appena sotto le lacrime, nessuno più di noi può testimoniare che il terremoto, come la malattia il dolore e la morte, possono strapparci tutto eccetto l’umile coraggio della fede”. Le “solite-cose”, ha spiegato mons. D’Ercole, “possono essere la scialuppa di salvataggio per non affogare nella disperazione e mai come ora possono ridare luce alla nostra speranza. Senza questa sorgente di speranza che è la fede, saremmo sul lastrico della miseria più nera”. Quindi il vescovo, dopo aver citato un episodio del Don Camillo di Guareschi, ha ricordato che “le torri campanarie, che hanno dettato i ritmi dei giorni e delle stagioni, sono crollate, non suonano più” ma “sotto le macerie, c’è qualcosa che ci dice che le nostre campane torneranno a suonare, ritroveranno il suono del mattino di Pasqua”.

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